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CITY ARCHIVES BUILDING. GRAIN ELEVATOR REGENERATION - Gabriele Baleisyte

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ARCHIVE- IT’S CITY STORAGE OF COLLECTIVE IDENTITY. OPEN FOR WIDE USE, CLOSED SYSTEM IN WHICH KEPT DOCUMENTARY CAPTURED CITY-CHANGING STORY. DOMINANT OF THE TERITORY The plot of grain in containers converted into parchment scrolls symbol. This archive creates a new complex of buildings, strong site identity. Formed by an attractive new public space is given meaning by the continuous time and grain-flowing metaphor (the main walkway surrounding the plot). THE PRESENT FIXATION IN BUILDING SILHOUETTE The strongest plot-acting derivative of natural Aleksotas slope is used as a current reflection into the history. By reflecting meandering treetops into existing grain elevators building silhouette would soften the contour of the tanks and revitalize the connection between building and slope. In the tanks are keeping the city history and the present moment is stored in the building form.

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VIEWPOINT This territory is a divide between Freda accumulate in upper and lower terraces, and the existing tower is used as a connector between them. Great tower superstructure creates a vertical, as a landmark, highly visible from the upper terrace, where the design of the city cafe. Access is possible from the slope of the lift station, and cafe is becoming a new city viewpoint. A WIDE VISUAL FIELD AXIS ALLOWS VISITORS TO MONITOR THE CITY’S HISTORICAL SETTING. Archive facilities are divided into three main groups: _1) Repository 2) Read-traffic area 3) Service spaces_ Storage and reading room layout and vertical correlation, storage installed above reading rooms. It shortens the document transport path.

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STORAGE Document storage is designed by automatic document transport system. Movement trajectories are maintained the same as in the former grain elevator. Horizontal movement trail circling above the projected storage combines all the tanks and restoration of the building. Vertical movement fitted in each tank for safe custody documents. Lowering the voucher vertical take one designed for visitors and a second staff used more as new documents lifter. Document captures and transfers of horizontal runway work using magnetic principle.

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Ground floor

RECONSTRUCTION OF THE BUILDINGS BECOMES A SYMBOLIC ACT OF BUILDING-FORTRESS, WHICH PROTECTS THE CITY’S MEMORY.

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1st Floor

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2nd Floor

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Shelf system

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Automatic system, traffic path

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Site plan

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Senior City Cortina D’Ampezzo - Andrea Di Marino

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il tema delle residenze , di per se semplice, viene complicato se ad esse va associata la progettazione degli spazzi comuni ad esse complementari al fine di una corretta fruizione. il tema centrale del progetto va quindi individuato nella collaborazione tra spazi comuni e privati. Ciò determina la scelta di operare attraverso una composizione per manufatti. Stabilito il campo collocativo, individuato nel lotto oggetto della progettazione, inseriamo delle stecche residenziali, le quali, orientate secondo le proprie funzioni interne, segnano sul campo quelle che sono le linee guida generatrici di spazzi privati e pubblici, segnando inoltre, tra di essi, una gerarchia ben evidente. la piazza comune, si innesta in un sistema di tensioni, generate dalla contrapposizione delle residenze, essa si divide tra vuoto e pieno assumendo una conformazione dettata del contesto altimetrico.

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STECCHE RESIDENZIALI Tre stecche residenziali, servite a ballatoio, generano 30 alloggi, una delle tre stecche può essere realizzata in un momento diverso dalle prime due. Una delle testate delle stecche è rappresentata da un blocco tecnico(scale ed ascensore) che serve i due piani residenziali fuori terra e quello interrato, che riprende la stessa sagoma dell’ manufatto fuori terra.I tre blocchi sono resi comunicanti grazie ad una passerella chiusa che risolve i dislivelli, rende fruibile con estrema facilità la piazza e la zona adibita alla sosta ambulanza, nonché agli altri spazi comuni. Le residenze sono risolte da una fascia tecnica contenente il bagno e la cucina, che fa da filtro tra il ballatoio e la zona living, il bagno nello specifico può essere fruito sia dalla zona giorno che dalla zona notte, determinando nella fattispecie un assoluta autonomia di quest’ ultima. Il grande elemento pelle ’’serra’’ avvolge e protegge le residenze, risolve il problema del carico da neve e genera un flusso d’ aria controllato da un sistema di domotica, regolando in ultima analisi la temperatura dell’ intero manufatto. Il volume di aria calda generato dalla serra viene quindi utilizzato nei mesi invernali, e lasciato circolare in quelli estivi, il tetto giardino in copertura, unitamente al flusso d’ aria illustrato pocanzi determina un benessere igrometrico altrimenti impensabile. Il terrazzo non va pensato come un ulteriore spazio abitabile, ma tenendo presente che esso sarà utilizzato solo nei mesi estivi va inteso come un prolungamento del salone, condizione concessa da un sistema di infissi a soffietto che permettono al paesaggio di entrare nella residenza

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SPAZIO PER ATTIVITA’ COLLETTIVE gli spazio destinati alle attività collettive, compresa la palestra, si definiscono come un unico blocco. Un volume chiuso, ma traslucido ospita una serie di tramezzi e padiglioni che definiscono i vari spazzi e determinano le varie funzioni (sala polifunzionale, sale hobby, palestra, winter garden), una fascia tecnica divide il manufatto da un piano interrato e ospita cucina, deposito, spogliatoi e wc. Il parallelepipedo pubblico si apre sulla piazza dalla quale viene servita. La piazza costituita da una pavimentazione lignea drenante dispone di una serie di fori che ospitano arbusti a medio fusto, il sistema è pensato per far defluire le acque meteoriche e per evitare l’ accumulo di neve Un sistema di passerelle chiuse assicura il l’ accesso al blocco anche nei mesi invernali, l’ ambulatorio, si trova nel sistema porticato della prima stecca residenziale, in prossimità della zona di sosta di pertinenza dell’ ambulanza. Un parallelepipedo posto all’ ingresso gestisce i flussi e la sicurezza del plesso, ospitando portineria e amministrazione, rappresenta il fulcro direttivo del sistema residenziale La fruizione del plesso è risolta da due circolazioni ad unica corsia, queste sono sovrapposte e cingono il perimetro del lotto. Delle due circolazioni, una, quella a raso serve la zona preposta alla sosta dell’ambulanza e ai posti auto esterni, l’ altra si interra grazie ad una rampa raggiungendo le cantinole, i box e i vari depositi e locali tecnici.

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MATERIALI E SISTEMI ECOSOSTENIBILI. Il materiale prevalente è il legno. Le strutture portanti in legno lamellare e i pannelli lignei isolati costituiscono il 70 % del materiale utilizzato nelle stecche residenziali. In più il materiale plastico delle serre, proviene da azioni di riciclaggio, questi due fattori abbassano enormemente l’ energia grigia sfruttata dal complesso. La termoregolazione della serra e del tetto giardino abbattono notevolmente l’ utilizzo dell’ energia utilizzata per il riscaldamento invernale, in più il parallelepipedo pubblico ospita un sistema di recupero delle acque meteoriche che dalla copertura le convoglia in apposite vasche, per essere poi riutilizzate per i sanitari e l’ irrigazione del verde.

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PAESAGGIO ITALIANO - VOZZARCHITETTI

RACCONTO SU UN TAPPETO DI PAUL KLEE - Michelangelo Pugliese, Agostino Costa

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COME OFFRIRE QUALITA’? Il piccolo abitato di Caria, frazione di Drapia (VV) è un paese agricolo del Vibonese, che negli ultimi 20 anni ha modificato notevolmente la propria struttura economica, architettonica, e urbanistica. La qualità e la dimensione degli edifici ristrutturati o ricostruiti dopo gli anni ‘60 e ‘70 ha contribuito notevolmente a questa trasformazione. Demolire e ricostruire è la prassi ancora in auge, dettata sicuramente da un mercato che lo richiede ma anche da una miope visione culturale dei committenti e da una mancata strategia sulla conservazione e sull’innovazione di questi centri. Quello che impropriamente viene detto qui centro storico, ha mantenuto sostanzialmente solo la sua conformazione urbanistica contingente.

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Gli edifici esistenti conservano ben poco di fasti passati, di pregi architettonici, di un minimo di decoro urbano o di innovazione architettonica o estetica. Si tratta nella realtà di una sovrapposizione di linguaggi complessi, che si sono stratificati nel recente passato, spesso legati più all’edilizia e al mercato che ad una precisa idea di armonia. Una scena urbana dunque difforme, non continua nella sua struttura, nelle altezze o nei colori: balconi sporgenti, intonaci sostituiti, pluviali, parabole, pompe di calore a vista. “Disarmonie”, si potrebbero chiamare ma, che manifestano pienamente lo specchio di una comunità che vive la propria contemporaneità. In realtà quello a cui si assiste oggi è il destino che accomuna molti di quei centri abitati calabresi, che non si distinguono per straordinarie eccellenze architettoniche, ma che sicuramente celano un’anima che abbiamo l’obbligo di tentare di cogliere e restituire.

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QUALE ARMONIA? Ma questa complessità urbana, può trovare in una pavimentazione l’armonia mancante o la soluzione a tutti i mali? Noi crediamo che bisogna innanzitutto essere onesti col proprio tempo, interrogarlo e prendere coscienza di quello che si ha. Con le proprie disarmonie, le giustapposizioni dovute, il buon gusto o meno di chi abita o chi opera e rendere il tutto partecipe in una nuova scena urbana che affronti il tema della contemporaneità. Forse reinterpretando tutti questi segni e facendoli propri, oppure provare a rielaborarli e riportarli ad un possibile pensiero estetico. Insomma cercare di ridare un carattere ed una qualità forte ad un centro urbano oramai povero.

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TEMI DI PROGETTO Il progetto della pavimentazione di Caria, si poggia sostanzialmente su un’idea chiaramente formale di trame e di tessuti filati al telaio, arte che ha avuto in questo centro una diffusa attività fino a quasi la prima metà del ‘900 e dove in ogni casa o famiglia era possibile vederne almeno uno. Il progetto richiama quindi esplicitamente un tessuto, le cui trame poggiano su una libera interpretazione di un dipinto di Paul Klee e cerca di raccontare con discrezione, per tracce ed indizi la piccola storia, i personaggi, le leggende ma anche la vita delle genti che abitano questo luogo e che sono i veri protagonisti. Delle piccole incisioni realizzate sulla pavimentazione, segni, numeri, scritte, saranno le nostre “guide”.

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IL PROGETTO PUNTA SU ALCUNI ELEMENTI: - Un esteso sistema di spazi carrabili e pedonali (840 mq) continui, pavimentati in pietra. Lo spazio è pavimentato con i materiali della tradizione del sud, (tre pietre siciliane) lastre di pietra di due tonalità di grigi, ed un giallo opalino che richiama il colore degli intonaci tipici delle antiche abitazioni di Caria, che si alternano con un disegno a fasce e per campi di dimensioni contenute.

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-Il disegno è scandito da una sequenza di diagonali, che si comprimono e si dilatano secondo regole auree. Il movimento concatenato di linee e fasce tenta di interpretare la dinamica dello spazio e di scomporre la direzionalità costante dell’ asse stradale.

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La pietra si dispone secondo orditure diverse (tessuti), con larghezze e lunghezze diverse disposte “a correre”e trattamenti superficiali diversificati, che conferiscono alla pietra riflessi diversi a seconda delle ore della giornata e sensazioni tattili diversificati. -I tappeti opalini disposti a terra, mantenendo le tracce dei vecchi intonaci, ricordano i drappi per la tradizionale festa del “Corpus Domini” che quasi si pietrificano a terra.

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ASPETTI IDENTITARI E SIMBOLICI. UN OMAGGIO A PAOLO ORSI Il rafforzamento e l’estensione della centralità urbana e della rappresentatività della città all’esterno si realizza attraverso il ritrovamento di tracce del passato. Come in un libro per bambini piccole sorprese rimandano alla nostra conoscenza curiosità e interpretazione. Nella nuova immagine del progetto non vi è nostalgia del passato ma fiducia nel tempo che avanza rinnovandosi, sapendo bene che non ci può essere conservazione senza innovazione.

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CONCETTI SPAZIALI: Il progetto è volutamente e rispettosamente semplice nei confronti dell’esistente: la sua scala è tagliata sull’uomo, gli intenti sono quelli di ricreare un luogo stimolante per riappropriarsi dell’ abitare; colore e materiali suggeriscono ricchezza sensoriale, ma anche tradizione.

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Il vuoto urbano è animato dal gioco divertente di elementi disegnati a terra che invitano alla scoperta in un percorso suggestivo. È un luogo da percorrere e da scoprire. Lo spazio non è immobile né monumentale: tutti i suoi elementi sono a scala umana e producono relazioni mutevoli nel muoversi all’interno di essa.

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SENIOR CITY CORTINA D'AMPEZZO - Cintolo Alessandro, Luigi Arrotta, Luigi Baffa, Paola Arrotta, Stella Battaglia, Aldo Aloisio, Giorgio Canzonieri

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Il mondo dell’uomo innalza i fenomeni naturali e i loro rapporti introducendoli in un’altra sfera, quella del pensato, del voluto, dello stabilito, del costruito, che in un modo o nell’altro sono sempre lontani dalla natura: la sfera delle realtà culturali. In questo mondo della cultura vive l’uomo. Romano Guardini teologo, scrittore

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“Il paesaggio non nasce come un opera d’arte. Lo può divenire solo a posteriori. Esso in prima istanza è l’esito di una serie di modificazioni indotte nel corso del tempo dalle comunità insediate in un certo intorno della superficie terrestre. […] Per questo motivo il paesaggio è quindi un’opera d’arte a posteriori nel momento stesso in cui è anche un’opera d’arte indiretta, vale a dire non prodotta da una vera e propria intenzionalità artistica. Quanto detto consegna il paesaggio a una dimensione ibrida, per la quale esso è interpretabile sia come un sistema di interventi di natura funzionale, legati da relazioni necessarie ma in se stesse discontinue, nonché relativamente casuali, sia come un testo coerente, caratterizzato da una sua finitezza e da una sua organicità.” Franco Purini, Tokyo, 6/6/2007 Intenti progettuali

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L’intenzione alla base della proposta progettuale è quella di concepire un progetto che non sia percepito come estraneo al contesto naturale ed antropico, ma piuttosto come un pezzo di paesaggio, congiunto allo spazio che lo circonda e contaminato da questo. Tale intento prende forma compiuta attraverso la definizione di due semplici e compatti volumi, che segnano in modo netto e deciso l’orizzonte, e le cui sagome sensibilmente distorte si relazionano con il paesaggio, trovando eco nell’articolato profilo orografico delle Dolomiti Ampezzane. Due possenti e laconici blocchi di pietra, che sembrano alludere a massicce concrezioni geologiche, si inseriscono all’interno del paesaggio, disponendosi in maniera indipendente l’uno dall’altro, ma dialogando tra loro e con il contesto, di cui interpretano in forma contemporanea alcuni caratteri salienti: accomunati dalla fitta tessitura del rivestimento lapideo, le loro forme sfaccettate rappresentano infatti un astratto riferimento formale ai tradizionali tetti a falde, mentre l’inserimento di superfici in legno evoca elementi ricorrenti nell’architettura anonima ampezzana. Pur presentando un’immagine potente e rappresentativa, l’intervento riesce a non violentare l’intorno, sia costruito che naturale, ma anzi si dimostra attento alla piccola scala del contesto, di cui recupera anche la tradizionale organizzazione dell’edificato in piccoli nuclei, e riesce al contempo a relazionarsi con l’orizzonte e la monumentalità del paesaggio circostante. I due edifici, stagliandosi contro il profilo dei vicini massicci montuosi, diventano anzi chiave di lettura del paesaggio, suggerendo con la loro disposizione reciproca gli scorci panoramici verso l’abitato, la valle, i monti, e formando essi stesso paesaggio. Dunque un’architettura fortemente legata al contesto e dettata dalle particolarità dei luoghi, che si propone come elemento di transizione tra il paesaggio antropico, in cui si inserisce, ed il paesaggio naturale verso il quale si affaccia, dando forma ad un nuovo elemento identitario del luogo, immediatamente riconoscibile quale nuovo fulcro di riferimento per l’intera comunità locale.

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Caratteristiche architettoniche

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L’archetipo del volume a pianta rettangolare con copertura a falde viene qui sottoposto a un controllato procedimento di sottrazione e deformazione, per ottenere sagome sghembe e spigolose, segmentate da piani di facciata obliqui, che moltiplicano le sfaccettature e introducono scorci inaspettati fra un edificio e l’altro, proponendo ombre e luminosità, visuali panoramiche e relazioni architettoniche tra le parti. L’immagine unitaria dei due edifici è determinata dalla analoga geometria dei volumi e dai materiali dell’involucro esterno: un rivestimento in pietra grigia la cui continuitàè rotta solo da una serie di cavità lignee che sottolineano accessi, logge, aperture finestrate, spazi cioè in cui si realizza e intensifica l’intima relazione che il progetto ricerca con l’intorno. La ricerca della completa integrazione nel paesaggio, contaminata da elementi in diametrale contrapposizione (naturale/antropico), conduce alle principali scelte formali che coincidono con la riconoscibilità dell’edificio e che contrappongono il dentro al fuori, reinterpretando in chiave contemporanea il rapporto conflittuale tra esterno ed interno. I volumi appaiono come corpi compatti, spigolosi, solidi geometrici dagli angoli netti, coronati da coperture a falde di pendenze differenti. Nei prospetti prevale la densa opacità, tendente ai toni scuri, del rivestimento in lastre di pietra locale dalla fitta orditura, senza soluzione di continuità tra pareti e copertura, su cui vuoti e aperture di dimensione varia, apparentemente casuali, disegnano trame compositive libere e differenti tra loro. Tali cavità rivelano una pelle lignea costituita da tavolati in legno di cedro che ne foderano tutta la superficie, rimandando ad ambienti intimi e raccolti, propri della dimensione familiare e domestica, intesa come luogo accogliente e protetto, simbolo della famiglia e dei rapporti con essa. La tridimensionalità di questi spazi concepiti come “sottrazione di materia” dalla massa volumetrica è rafforzata dalla trasparenza e dalla posizione arretrata delle porzioni vetrate che modulano l’afflusso di luce naturale e che proiettano lo spazio interno verso il paesaggio, facendolo idealmente continuare oltre le delimitazioni costruite. Questa fodera in legno definisce di fatto gli spazi dell’abitare all’interno e all’esterno, affrancandone la geometria interna dalla fedele corrispondenza rispetto ai confini murari esterni. Definito l’ermetico, scultoreo, irregolare involucro esteriore, le funzioni abitative sono infatti ricavate in stanze regolari, dalla forma primaria, disposte e suddivise secondo giaciture perpendicolari, appena ruotate rispetto alle pareti esterne. La compatta, uniforme cortina esterna in pietra non lascia intuire la precisa configurazione degli spazi e dei percorsi all’interno, la cui articolazione prevede la compresenza delle funzioni comuni e dei servizi principali al piano terra, secondo uno schema piuttosto libero e conforme all’involucro che li contiene, mentre ai piani superiori gli alloggi si dispongono intorno al collegamento verticale principale secondo uno schema regolare, semplice e ordinato per ottenere la massima razionalizzazione dello spazi. La predominanza dei pieni sui vuoti, il dualismo tra interno ed esterno sono espressione di una ricercata interiorità: l’interno è colmo di persone, avvenimenti, attività; le profonde logge che si aprono sul panorama suggeriscono che il nucleo d’attenzione sia l’edificio stesso, e quanto vi avviene dentro. Tra i due edifici, che dal punto di vista morfologico possono essere considerati una variazione sul tema, limitata alla mera distorsione di un analogo archetipo, uno spazio semipubblico esterno funge da “fermentatore di attività sociali”, una nuova piazza in grado di creare occasioni di ritrovo e di scambio, aprendosi alla vista panoramica verso il paesaggio e l’abitato circostante. Gli accessi principali, scavati specularmente nella sagoma dei due edifici e resi facilmente percepibili dal rivestimento in legno che rompe l’uniformità della cortina muraria, fungono da guida, da invito per il visitatore verso il cuore dell’edificio, configurandosi come ingressi-foyer e fungendo anche da filtri divisori tra le varie funzioni al piano terra. Essi si connettono ai corpi scala di collegamento verticale e di distribuzione alle unità abitative, definendo gli spazi della circolazione principale come una sorta di “vuoto cuneiforme” all’interno del volume dell’edificio. Sia gli spazi abitativi che quelli comuni godono di ampie superfici vetrate che permettono alla luce naturale, anche zenitale, di entrare e illuminare gli interni, e si rivolgono sia verso l’abitato e la valle che verso i monti, offrendo suggestive viste sull’esterno. Ogni unità abitativa è stata concepita in modo da preservare il massimo grado di comfort ed intimità: grazie alle aperture arretrate delle logge è garantita la privacy, senza per questo dover rinunciare ad una sorta di estensione dello spazio domestico in ampie terrazze panoramiche riparate dal sole e concepiti come piccoli giardini privati. Negli interni, sia degli alloggi che delle zone comuni, prevalgono le superfici bianche di pareti e controsoffitti, porte e arredi, per favorire la luminosità degli ambienti e una percezione unitaria dello spazio. I singoli locali sono inoltre caratterizzati dalla posizione variata delle aperture e quindi da diverse prospettive verso l’esterno, nonché dall’andamento piegato del soffitto in corrispondenza delle falde. Gli edifici, sono costituiti da un sistema strutturale in calcestruzzo la cui continuità strutturale permette la realizzazione degli sbalzi e delle pareti inclinate, mentre dal punto di vista energetico l’edificio è concepito come un organismo passivo in grado di sfruttare fenomeni climatici naturali, limitando l’uso di tecnologie invasive: geotermia aria-acqua, riscaldamento a pavimento, pompe di calore, facciate ventilate con sistemi a cappotto,ne determinano l’efficienza dal punto di vista del consumo energetico. Le ampie vetrate a tutta altezza permettono la massima veduta panoramica e il massimo ricavo energetico mentre il profondo aggetto delle logge consente di minimizzare il surriscaldamento estivo, garantendo il comfort abitativo. Dunque pietra, legno e vetro: pochi materiali, semplici, solidi che contribuiscono a creare con originalità e rigore, un’immagine coraggiosa, durevole, alternativa ma sensibile al contesto e agli equilibri presenti.

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Riqualificazione urbana delle aree centrali del capoluogo di Langhirano - S.b.arch. Bargone Associati, Federico Bargone, Francesco Bartolucci, Gianluca Pelizzi, Enrico Auletta

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Teatro e Parco urbano di piazza d'Armi _ L'Aquila - S.b.arch. Bargone Associati, Federico Bargone, Francesco Bartolucci, Gianluca Pelizzi, Enrico Auletta

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UNA CHIESA PER L’AQUILA - Bartolomeo Dungino, vincenzo petrone

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L’area di intervento è immediatamente a ridosso di due assi viari, via Antonio Pennella e via Amleto Cencioni ed è posizionata di fronte al cimitero comunale. Il complesso parrocchiale è posto su di un lotto di forma triangolare che alloggerà la chiesa, con tutte le sue funzioni, la biblioteca e la sala della memoria. Il progetto prevede un unico edificio, di circa 1300 mq, che si apre sulla grande piazza di accesso al luogo di culto, di circa 2000 mq. L’impostazione nasce secondo un asse principale, che guarda verso il cimitero comunale, dal quale si generano cerchi concentrici, onde rigeneratrici, visibili nella forma della copertura. Lungo l’asse principale troviamo la sala delle funzioni e la sagrestia, dal quale si generano due volumi contrapposti quali la sala della memoria, arredata con la sedia Jolly “serie Olivieri”, ed al lato opposto la biblioteca di lettura, le aule per la catechesi ed i servizi igienici, il tutto collegato attraverso un filtro “il porticato frontale” dal quale si accede ai diversi luoghi. L’ubicazione dell’aula liturgica conferirà alla nuova chiesa la centralità alla scala urbana necessaria all’edificio di culto , punto di riferimento di questa parte della comunità cittadina.

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vista interna

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Cappella della Memoria

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Sezione


casa G&T - antonio lombardi

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Un progetto nato per gioco, una coppia appena sposata poi diventati cari amici.

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Ristrutturazione di un appartamento di ca 110mq tipica edilizia degli anni ‘70 con lungo corridoio centrale che disimpegna su camere e servizi. Il progetto tende a creare una separazione tra la zona notte e la zona giorno attraverso l’utilizzo di atmosfere e tempi diversi sottolineati da un utilizzo diversificato dei vari punti luce che sottolineano ora accentuandoli ora lasciandoli mimetizzare nell’ambiente circostante alcuni sistemi di separazione degli spazi che più che dividere uniscono. Colori tenui e forti si amalgamano a riflessi metallici e a trasparenze calibrate. La stretta collaborazione con la committenza ha permesso una lenta evoluzione del progetto anche dopo la sua effettiva realizzazione, definendo la casa come un lento work in progress una sinfonia di interventi mai urlati che accompagnano pian piano la crescita della famiglia.

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CONNESSIONE DINAMICA - Michele Allegretti, Giuseppe Dizonno, Vincenzo de Gennaro, Paolo Tattoli

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PREMESSA

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Tavola 1

Il persistente sogno barese di vedere scomparire il ferro che occupa l’estesa area centrale di Bari, così come riporta l’art. 3 del bando in oggetto, muove i suoi primi passi negli anni ‘30 del secolo scorso. E’ un punto su cui si sono misurati i diversi strumenti urbanistici della città, a partire dal piano Petrucci del 1937, che ipotizzava lo spostamento della ferrovia come determinante per il riassetto della città, al successivo piano Piacentini – Calzabini che ne confermava la localizzazione prevedendo la sistemazione in trincea. Successivamente il problema del “nodo ferroviario” fu affrontato come priorità anche dal PRG vigente; la prima bozza del piano Quaroni presentata nel 1968 rappresentava il sistema della viabilità urbana e metropolitana come elemento portante del disegno di piano, considerandolo insieme elemento di relazione con il territorio e di razionalizzazione della città esistente; vedeva grandi arterie autostradali e strade di scorrimento veloce raggiungere il cuore dell’area urbana con funzione di ricucitura delle diverse parti della città e considerava il riassetto del sistema ferroviario condizione essenziale per la sua razionalizzazione. Prevedeva, infatti, lo spostamento a sud del tracciato ferroviario e la localizzazione della stazione passeggeri in posizione ortogonale all’attuale fascio di binari in quello che il piano definiva il “luogo degli scambi”; l’area ferroviaria doveva essere sostituita da un grande asse di distribuzione e da aree destinate ad attività terziarie e direzionali, con superfici a verde che avrebbero dovuto costituire il “luogo centrale “della città. Nel passaggio dalla “bozza di piano” alla versione definitiva l’intervento previsto si conformò al modello proposto dalle FFSS, consistente nel mantenimento del tracciato attuale con alcune correzioni locali. Successivamente a vari tracciati alternativi e a numerose soluzioni proposte, nel 1993 venne predisposto dallo studio “Renzo Piano Building Workshop” un progetto per la nuova stazione di Bari, che nelle intenzioni del progettista avrebbe dovuto “unificare e razionalizzare i servizi prevedendo anche un riassetto del piano del ferro”. Il progetto del Parco Sud recuperava “una fascia a mare da adibire a parco in conseguenza alla dismissione della tratta ferroviaria che si snoda lungo la linea costiera in direzione Lecce”. In definitiva si è assistito in questo settantennio al trascinamento di una non-soluzione di un tema strategico per la città di Bari.

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Tavola 2

DESCRIZIONE DELL’INTERVENTO

Il progetto di interramento della ferrovia comporta il superamento della frattura esistente sia di carattere urbanistico che sociale, tra la parte nord e quella sud del centro abitato e migliorerà la percorribilità carrabile tra le due zone non più sottoposta alle interruzioni dei passaggi a livello e sottovia/cavalcavia carrabili. L’intervento proposto prevede la conservazione del fabbricato storico della Stazione Centrale in Piazza Moro e la realizzazione di due piani interrati: il primo destinato a servizi della stazione e attività commerciali, il secondo ad una quota di circa – 14,00 m s.l.m per l’accesso ai treni. Il tema dominante dell’intervento è la connessione dei sei quartieri centrali della città di Bari (Libertà, Murat, Madonnella, Picone, Carrassi e San Pasquale) attualmente separati dal tracciato ferroviario, attraverso una proposta progettuale caratterizzata dalla realizzazione di nuovi spazi di aggregazione socio-culturale, spazi per lo sport e per la musica, verde attrezzato, percorsi sia carrabili che ciclo-pedonali, nuove aree a parcheggio interrate e a raso, edifici per residenza e terziario. L’intervento in oggetto prevede a partire da ovest (via Brigata Regina) verso est (viale Magna Grecia) le seguenti opere: • un boulevard che collega via Brigata Regina con via Magna Grecia, della dimensione trasversale di circa 30 m caratterizzato da: sistemi semaforici automatizzati, due carreggiate a doppia corsia per senso di marcia, pista ciclabile a doppio senso di marcia, corsia preferenziale per il trasporto pubblico; • nuovi edifici per la residenza con un volume di circa 140.000 mc ; • un parco urbano; • ampliamento dell’attuale Conservatorio con nuovi spazi a servizio dello stesso e della comunità barese (collegati attraverso una passerella pedonale), quali un anfiteatro e un auditorium; • una piscina comunale coperta e attrezzature per lo sport; • nuovi edifici universitari: spazi per la didattica, residenze per studenti, biblioteca; • edifici a servizio della ferrovia: uffici, dopolavoro ferroviario, mensa, ecc; • nuovo Terminal-bus per il trasporto pubblico urbano in prossimità della stazione centrale che sostituisce l’attuale presente in Piazza Moro; • nuova sistemazione del verde e della pavimentazione di Piazza Moro con mantenimento dell’attuale fontana; • recupero della linea ferroviaria sopraelevata su Corso Italia a servizio delle Ferrovie Appulo Lucane, con un percorso ciclo-pedonale; • riqualificazione di parte dell’area ex Caserma Rossani quale luogo di aggregazione sociale, recupero degli edifici esistenti e riconversione degli stessi tramite attività commerciali, sistemazione di spazi a verde e nuova pavimentazione; • realizzazione nella restante parte dell’area ex Caserma Rossani di un Terminal-bus per il trasporto pubblico interurbano e parcheggio interrato; • conservazione dell’attuale sovrappasso pedonale tra via Unità d’Italia e Corso Cavour; • eliminazione del cavalcavia tra via Unità d’Italia e Corso Cavour; • riqualificazione dell’area compresa fra via Unità d’Italia e via Amendola attraverso aree verdi e spazi pavimentati; • realizzazione di edifici per uffici in prossimità dell’ex area Fibronit; • eliminazione del Ponte Giuseppe Garibaldi.

La chiesa delle pietre perdute - Andrea Jasci Cimini

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la Chiesa delle Pietre Perdute

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Le pietre raccontano storie. Storie felici, storie tristi storie tragiche. Non dimenticano ma a volte sono dimenticate. La chiesa delle pietre perdute vuole riportare alla luce delle storie perse in seguito agli eventi del 6 aprile 2009. L’intento è di costruire la chiesa con il materiale proveniente dalle macerie dei paesi del cratere sismico. Pietre provenienti da edifici distrutti scuole, case, negozi, che attendono atterra di essere raccolte e riposizionate. Dare continuità culturale al mondo aquilano ripartendo da quegli elementi fondamentali che hanno costruito da millenni i suoi spazi urbani. Sogno che fra 50 anni una domenica mattina, un piccolo bimbo possa girare attorno alla chiesa alla ricerca della pietra donata dal suo bisnonno. Un processo concettuale che vuole rendere partecipe la collettività alla costruzione della chiesa.

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Un processo che va aldilà dell’aspetto formale ma che basa le radici su qualcosa di più profondo sulla memoria e sull’amore per la propria terra.

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Da un punto di vista funzionale la Chiesa si sviluppa su due livelli attorno ad un patio. Al piano interrato trova spazio la cappella della memoria (una cripta) dove è costante la presenza delle pietre perdute massi più grandi a ricordo della fondamenta della città e delle sue radici cristiane.

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senior city cortina d'ampezzo [partecipazione] - nicolò spinelli architetto, marco volpi

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RIFLESSIONI& OBIETTIVI PROGETTUALI il progetto per ‘Senior city’ nasce da una profonda riflessione riguardo al particolare carattere sociologico su cui un centro per anziani necessita di fondarsi. Al fine di rendere possibile e garantire, nel suo complesso, una qualità del vivere e dell’abitare che va oltre la semplice risposta funzionale delle attività classificate in una tabella di bando. L’attenzione al più diversificato bacino di utenza, richiede che gli spazi creati, interni ed esterni, rispondano e si relazionino tra loro secondo le svariate necessità appartenenti alle diverse generazioni ed età di chi lo abita o lo visita. secondo il principio per cui un’architettura possa definirsi ‘sociale’ se e solo se crea senso di unione e aggregazione tra tutti i potenziali utenti. secondo la convinzione che il benessere psicologico non si detti meramente dalla qualità degli spazi architettonici, bensì dalle atmosfere di cui questi si arrichiscono nel momento in cui accolgono le attività da svolgere. affinchè lo spirito collettivo e comunitario, tipico e fondante della società montana, possa divenire un valore aggiunto per l’architettura ospitante. specialmente in un contesto climatico rigido che costringe, per praticamente metà del periodo dell’anno, a vivere gli spazi interni. un’architettura il cui obiettivo vuole essere una contemporanea reinterpretazione sintetica di quei caratteri sociali, abitativi, geografici, insediativi e architettonici tipici del paesaggio montano. affinchè possa legarsi al contesto in cui si insedia in nome della continuità.

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APPROCCIO INSEDIATIVO& RELAZIONE AL CONTESTO l’architettura di montagna ha da sempre un rapporto speciale con il contesto su cui si insedia. nel rapporto tra volume interrato e volume fuori terra, si lascia modellare dall’orografia del terreno e lo modella al tempo stesso in un rapporto così stretto da divenirne spesso un tutt’uno, sfruttando le potenzialità date dal pendio. mediante la rimozione di terreno in eccesso, il progetto si sviluppa a seguito della definizione di una quota di riferimento che, in relazione alle accessibilità carrabili e pedonali date dal contesto, prevede la possibilità di servire tutti gli spazi e le attività collettive del centro. una piastra che concentra alla stessa quota tutte le attività collettive, capace di garantire privacy alle residenze poste ai piani superiori e risolvendo le complicazioni in termini di accessibilità e barriere architettoniche. La modificazione orografica del sito mediante l’intervento progettuale crea quel necessario stretto rapporto tra architettura e natura. tra spazio antropico e contesto naturale. garantendo luce naturale e orientamento ideale per quelle attività che ne necessitano e inserendo nella porzione seminterrata le altre. i volumi contenenti le residenze, tre blocchi rettangolari di differenti proporzioni e diversi livelli, vengono disposti, sopra alla piastra dei servizi, totalmente fuori quota.

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SVILUPPO VOLUMETRICO& CARATTERI TIPOLOGICI l’intero progetto si compone dunque di una piastra che, incastrandosi nel terreno e fungendo da appoggio ai diversi corpi sovrastanti fuori terra, viene sottratta di volume creando nuovi spazi aperti, facendosi modellare e rimodellando il terreno su cui si sviluppa. La piastra, contenente le attività collettive, stringe un forte legame con il terreno in cui si insedia e con cui dialoga: un puro monolite che sembra ricordare la roccia, la montagna. Appunto presentandosi regolare, pulita, rettilinea e costante sui suoi fronti, è in grado di sottolineare il suo ‘aggancio’ al terreno, risolvendo e semplificando le questioni dettate dal terreno in pendenza. Armoniosamente con essa, i volumi fuori terra che si poggiano su di essa, acquisiscono l‘aspetto volumetrico tipico dell’architettura montana: corpi con copertura a doppia falda vengono reinterpretati in chiave contemporanea secondo un processo di astrazione tettonica che sottolinea e mostra la purezza dei volumi. parallelepipedi di differenti proporzioni, sovrapposti tra loro in modo da creare il singolo, il doppio o il triplo livello, slittano tra loro e si dispongono non allineandosi, ma secondo quanto suggerito dal contesto e da terreno, cadendo in aggetto sulla piastra, dialogando reciprocamente, determinando doppie altezze in alcuni spazi interni alla piastra al fine di garantire luce naturale e un dinamismo prospettico. La composizione architettonica si sviluppa secondo la volontà di sottolineare un contrasto, sia in termini cromatici che materici tra piastra, terreno e corpi a doppia falda. questi ultimi, rivestiti su tutti i lati con listelli lignei verticali ed equidistanti tra loro, definiscono pulizia, costanza nella composizione nel disegno dei prospetti. Diventando, in corrispondenza dei terrazzi e delle finestrature, sistemi di schermatura mobili.

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CARATTERI SOCIALI& LAYOUT DISTRIBUTIVO gli obiettivi dell’intervento progettuale aspirano ad un’architettura in cui spazi interni, esterni e le relazioni tra loro sappiano garantire coesione sociale per e tra le svariate categorie o generazioni di utenza. Al fine di determinare con essa una qualità del vivere e dell’abitare che sia capace, relazionata agli aspetti sociali, culturali e geografici del luogo, di soddisfare il benessere delle persone che ne usufruiscono. La piastra contenente tutte le attività collettive, alla quota di riferimento a cui si accede pedonalmente a nord tramite una minima risistemazione dello spazio pubblico adiacente la strada carrabile già esistente, rimodella il terreno stendendosi perimetralmente sul sito di progetto. In essa, serviti da un unico e continuo sistema distributivo con frequenti affacci verso l’esterno, i diversi spazi abidibiti ad attività ricreative e di ricevimento, si concentrano, si affacciano e trovano sfogo, una accanto all’altra, verso un’intima corte-giardino interna, che proseguendo verso nord, determina lo spazio verde all’aperto della struttura. attorno alla corte, a nord si sviluppano portineria [con amministrazione a piano superiore] e sala polifunzionale, ad est il poliambulatorio, ad ovest sala tv, cucina e sala hobby/mensa, mentre, agli angoli opposti, i servizi. A sud ovest, in doppia altezza, viene disposta la serra-giardino, con un collegamento verticale che permette la risalita verso la copertura della piastra-servizi, adibita a piazza-solarium-zona relax. in previsione della seconda fase di ampliamento, la corte, in un primo tempo aperta verso sud, viene chiusa dal corpo di fabbrica, su cui poggia sopra il terzo blocco per 10 residenze, ospitante palestra e relativi spogliatoi. Infine, da nord ovest, sia alla quota della piastra-servizi che al piano inferiore, con collegamento diretto alla strada carrabile ora esistente, si sviluppano gli spazi adibiti per il parcheggio delle vetture, per il diretto carico-scarico, per cantine, magazzini, magazzino cippato e aree rifiuti. anche questa porzione della struttura, in previsione della realizzazione, in una seconda fase, di ulteriori 10 parcheggi, predispone ad ovest la possibilità di scavo per garantire la metratura richiesta, senza dover compromettere la porzione di edificato pre-costruita. infine i collegamenti verticali per le unità abitative vengono concentrati, sempre in diretto accesso dal sistema distributivo orizzontale della piastra, in corrispondenza dei tre corpi di fabbrica che si sviluppano fuori terra che, presentando aggetti, poggiano direttamente sulla piastra. definendone, in copertura, spazi at- trezzati e riservati all’aperto. I blocchi residenziali, rispettivamente ad uno, due [per la seconda fase di realizzazione] e tre livelli, servono 5 unità da 55 mq per piano, con un salotto di incontro con terrazzo in comune per ciascun piano. Gli appartamenti presentano due sole tipologie di taglio, al fine di rispondere ad una equa qualità delle cellule abitative e alla loro massima economicità degli spazi.

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TECNOLOGIA BIOCLIMATICA E APPROCCIO SOSTENIBILE La strategia progettuale scelta, oltre ad essere guidata da valori formali e distributivi volti alla reinterpretazione dei principi insediativi tipici dell’ architettura montana e spinti da una esplicita volontà di sottolineare l’ importanza del suo spirito comunitario, è stata dettata anche dalla necessità di creare una architettura che possa essere sostenibile, bioclimaticamente, dal punto di vista energetico e di confort termico. L’ utilizzo di strategie progettuali “passive”, quali i brise-soleil che avvolgono gli elementi fuoriterra e che permettono un controllo dell‘irraggiamento solare, serramenti a bassa emissione che garantiscono un ottimale isolamento termico, permette di minimizzare l’ utilizzo di impianti meccanici. Inoltre, la scelta di incastonare la piastra delle funzioni comuni nel terreno in modo da sfruttare l‘ inerzia termica di esso e proteggere gli ambienti sui fronti nord ovest, e l’apertura di una corte centrale che permette, ai locali annessi, di essere raggiunti da luce naturale, intendono garantire un certo benessere igrotermico nell’edificio. In riferimento alla volontà di rendere l’ edificio il più autosufficiente possibile, si è oltretutto prevista la disposizione di pannelli fotovoltaici sulle falde esposte a sud-est dei due corpi fuoriterra piu alti per un totale di 250 mq di superficie utile ed un rendimento annuo di 45000 kWh. Da ultimo, sfruttando la conformazione dei volumi e della corte centrale si è inoltre prevista la possibilità di creare un sistema di raccolta delle acque piovane per garantire l’acqua necessaria agli impianti di irrigazione esterni e agli scarichi sanitari.

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REALIZZAZIONE& AMPLIAMENTO Rispondendo alla volontà di realizzare le funzioni richieste in due fasi costruttive, l’intervento progettuare tende a favorire l’ampliamento secondo una logica non solo in termini costruttivi ed esecutivi ma con la volontà di definirne da subito le funzioni messe tra loro a sistema. La prima fase di realizzazione prevede la costruzione della piastra lungo i lati nord, est ed ovest del sito, permettendo la possiblità di espandere il complesso ad ovest, mediante semplice il semplice scavo e inserimento di ulteriori 10 parcheggi con relative cantine al livello inferiore già connesso tramite la disposizione di una rampa carrabile circolare a doppio senso e a sud, mediante la costruzione di un’ala atta ad ospitare, in adiacenza alla serra-giardino, la palestra, relaivi servizi e sopra di essa il terzo blocco adibito alle 10 unità abitative, disposte su due livelli. escludendo opere di sostruzione che potrebbero compromettere il sistema strutturale pre-costruito e quindi complicare le tecniche costruttive e di realizzazione.

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Smart Harbor - william montecchi, Benedetto Nastasi, Lucia Maccallini

Casa nel Parco dei Nebrodi - mariano farinella

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Il paesaggio dei Nebrodi e l’orografia dell’ampio uliveto terrazzato hanno segnato la scelta insediativa di questo progetto, una casa di vacanza studiata per una coppia con tre figli che ama ospitare molti amici. Il lotto ricade all’interno del parco regionale, su un’altura che proietta Caronia alla costa messinese, abbracciando la vista delle Eolie.

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La composizione progettuale delle parti è ispirata alla tradizionale aggregazione volumetrica delle abitazioni rurali siciliane, qui regolata da una grande piastra basamentale su due differenti quote, che delinea geometricamente il palinsesto di connessione tra l’edificio principale, destinato ad abitazione padronale, ed il corpo di fabbrica ad un’unica elevazione, adibito a dependance per gli ospiti: emergente il primo, che risulta modulato su geometrie stereometriche fondate sull’intersezione di due blocchi ed esaltate da tagli d’angolo ed aperture vetrate; disteso in orizzontale il secondo, con partizioni strutturali esplicitate all’esterno con setti in pietra che inquadrano i grandi affacci sul panorama, rimando ai “cunsarri” in pietra a secco della tradizione contadina.

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Il preciso utilizzo dei materiali, intonaco bianco per i volumi emergenti e pietra dorata di Mistretta per le parti più a contatto con il terreno, amplifica la complessità degli scorci prospettici e dei percorsi di collegamento tra le parti costruite ed il ricco contesto paesaggistico. Il risultato ultimo è quello di un’architettura viva nella quale i punti di vista sono mirati ad evidenziare ora porzioni precise di paesaggio, ora scorci di elementi costruiti.

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GEMINI 60M - Alessandro Pannone

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Gemini 60 m è uno yacht che si caratterizza per l’ eleganza delle forme e per le proporzioni armoniche tra le parti. L’ idea centrale era di disegnare uno yacht imponente dalle linee classiche che durassero nel tempo, che disponesse di ogni comfort possibile. Allo stesso tempo ho voluto caratterizzarlo con un look contemporaneo. La prua quasi dritta e la sovrastruttura con alcuni elementi scuri rendono Gemini molto aggressivo. Un’impressione visiva d’impatto, perché doveva rappresentare la sintesi tra un exterior design grintoso , anche se di spunto classico, ed un’organizzazione degli interni razionale, efficiente ma, allo stesso tempo, in grado di soddisfare ogni esigenza armatoriale. Uno yacht di 60m in acciaio e alluminio, con prua quasi dritta, colori classici e pista di atterraggio per elicottero, rende Gemini adatta ad un armatore che voglia raggiungere il suo yacht in qualsiasi momento di libertà. Sul ponte di prua ho previsto una zona tecnica; a seguire, una prima vasca Jacuzzi con prendisole e divano. Su questa con vista, a 180 gradi, vi è una delle due cabine armatoriali. Proprio le cabine armatoriali segnano un punto fondamentale di caratterizzazione degli interni. Una è sul ponte principale, posizionata a prua, con una larghezza tutto baglio e terrazze apribili. Al ponte inferiore è collocata la seconda:super panoramica. Amo definire entrambe armatoriali perché sono equivalenti in quanto a comfort e finiture. Entrambe le cabine sono dotate di sala massaggi, palestra e bagni con sauna. Altre piscine le ritroviamo nel pozzetto a poppa con vetro panoramico e sul ponte superiore vicino all’ elipad. Queste scelte degne di una vera SPA galleggiante sono state operate per consentire all’armatore di poter accogliere ospiti di livello oppure di adibire lo yacht a charter di lusso. La poppa, oltre ad essere un garage tender può essere allestita come zona relax. Una volta posizionato in acqua il tender , lo spazio si vive come una terrazza sul mare. Altro garage tender lo ritroviamo a prua con apertura a murata. Quando la prua é aperta si viene a creare una sequenza di cinque terrazze allestite con il massimo comfort. La prima a livello dell’ acqua, la seconda sul ponte principale , la terza sul ponte superiore la quarta con piscina e elicottero, e l’ ultima sul sundeck.

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Progetto della nuova sede abruzzese dell'Azienda Saga srl - Pino Bova, romina carniato, Sandro Di Fabio

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Il progetto ha previsto la completa demolizione e ricostruzione dei locali esistenti annessi al capannone.L’obiettivo è stato quello di dare una nuova veste ad una sede che contiene in se la tradizione ed il cuore di un’azienda nata anni fa, e che continua oggi attraverso una rinnovata attività.Le scelte progettuali mirano ad enfatizzare il panorama circostante, le grandi vetrate degli uffici incorniciano il suggestivo Monte Velino e tagli di vetro individuano scorci prospettici.L’intervento si è articolato in due fasi lavorative, una iniziale, in cui si è proceduto con i lavori di sistemazione interna,ed una successiva con la sistemazione del piazzale antistante.Il progetto d’interni ha previsto la realizzazione di un ingresso reception, due uffici, una sala riunioni con annesso angolo bar, una sala operativa collegata con il capannone ed una sala rack; parte degli arredi interni è stata disegnata e realizzata su misura, in rovere sbiancato con dettagli in vernice bianca e nera, così come il bancone della reception, con struttura in cartongesso, piani in vetro e rivestimento in rovere sbiancato nella parte frontale.Il pavimento è stato realizzato con sistema flottante con finitura in grès, per consentire il passaggio degli impianti. Al fine di evitare il riflesso della luce sui pavimenti, sono stati utilizzati corpi illuminanti che diffondessero luce indiretta. L’ingresso agli uffici è definito da una pedana a terra in legno massello e da un portone con apertura a bilico e anta fissa in vetro, rifinito in grès grigio all’esterno, con maniglione in acciaio inox e finitura in legno nella parte interna; una parete rivestita in laminam, finitura corten, illuminata a raso da un taglio di luce nel muro, caratterizza la sala d’attesa; lo spazio interno è reso flessibile attraverso una parete vetrata di circa 5 mt che separa la sala riunioni dagli ambienti di passaggio. All’esterno, una serie di fioriere-sedute rivestite in travertino, delinea lo spazio, distribuendo i percorsi carrabili e pedonali e le aree di sosta. L’uso del verde, si inserisce perfettamente nel contesto, ed al tempo stesso svolge la funzione di separare e proteggere la parte più interna del piazzale dal traffico diretto all’area del capannone. Come testimonianza della vecchia attività produttiva dell’azienda una porzione del nuovo giardino è dedicata all’esposizione delle antiche attrezzature, disposte su basamenti in acciaio, realizzati grazie alla collaborazione ed all’abilità degli operai della Saga srl. Il progetto ha previsto il rifacimento della recinzione esterna, una nuova insegna di esercizio ed un nuovo cancello d’ingresso, di larghezza 6,40 mt, con apertura a battente, caratterizzato da lastre in acciaio inox tagliate a laser e ricorsi in legno. La posizione pianeggiante del lotto ha richiesto una particolare attenzione alla raccolta e allo smaltimento delle acque piovane e relativi sistemi di depurazione.

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"SENIOR CITY" Cortina D'Ampezzo - Andrea Marinucci, Claudio Testa

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Premessa Un terzo della vita si trascorre nella condizione di persona anziana. Questa inedita opportunità, può essere colta come occasione per una “nuova stagione di vita”. Occorre quindi riferirsi al termine “anziano” avendo consapevolezza della sua pluralità di significato. Una quota significativa di anziani è relativamente “giovane” e “attiva” non solo nella loro personale trama relazionale ma anche, benché con visibilità minima, nella trama sociale e, spesso, in termini di solidarietà economica e finanziaria, danno corpo all’ormai consueta affermazione dell’anziano come “risorsa sociale”. L’anziano non è un numero per costruire un aggregato, non è uno strumento per raggiungere scopi ed interessi altrui. L’anziano non è il mezzo, ma è il fine. È un importante “individuo” titolare dei suoi diritti pieni, inalienabili e non trasferibili.
Obiettivo fondante e principale ispiratore di ogni azione della residenza per anziani è la realizzazione di una struttura innovativa, ove l’offerta di servizi adeguatamente programmati garantiscano la migliore qualità di vita dell’anziano residente, nel pieno rispetto delle proprie individualità, dignità e privacy, senza sottovalutare gli aspetti collettivi ed i bisogni specifici “ad personam”, sostenendo e promuovendo, ove possibile, le capacità dei soggetti attivi ed autonomi e facilitando la fruizione degli spazi e dei servizi disponibili ad ogni singolo ospite temporaneo. La sfida che sollecita il potenziale presente nelle persone anziane è capire come si possano favorire processi e percorsi nei quali l’età anziana sia pensata e vissuta come età da scoprire e da inventare, nella quale ridare spazio alla creatività e dove possano essere progettate la formazione continua, l’organizzazione del proprio tempo per sé o come scelta di impegno da condividere con altri. Non c’è niente di naturale nella solitudine degli anziani. L’isolamento non è il frutto di una loro inclinazione, ma è il portato di barriere sociali che possono essere rimosse. Serve sviluppare il confronto culturale in ordine al patrimonio di esperienza, conoscenza, cultura delle persone anziane, valorizzando quanto di esso può rappresentare un bagaglio prezioso per le successive generazioni. E’ per questo che si vuole costruire un progetto che diventi capace di generare un sistema aperto, ove stabilire degli standard qualitativi che facciano interagire ed integrare tra loro i vari attori.

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Descrizione del Progetto Il progetto nasce dall’incontro di 3 sistemi fondamentali quali il sistema dei percorsi, dello spazio collettivo e della residenza. Essi, interagendo tra loro, danno vita a delle dinamiche che sono proprie di una città:
  • percorsi intesi come vie di comunicazione, di spostamento ed accesso
  • spazio collettivo inteso come piazza, luogo comune di aggregazione aperto e/o chiuso ove condividere passioni ed esperienze
  • residenza intesa come casa, luogo in cui riposare e ricercare la propria privacy

Sistema dei percorsi Il sistema dei percorsi nasce dalla consapevolezza che la naturalità del paesaggio e del suolo stesso conferiscono grande qualità all’area di progetto. Nel progetto parte del suolo si trasforma, attraverso operazioni di terreno, in percorsi capaci di servire quote differenti e di mettere in collegamento diretto l’esterno con gli spazi collettivi interni e, successivamente, gli spazi collettivi con la residenza. I percorsi cambiano in funzione degli spazi da servire divenendo da aperti a coperti in prossimità delle aree collettive e da coperti a chiusi garantendo massima accessibilità alle aree residenziali. Essi mantengono, in ogni caso, la possibilità di volgere lo sguardo verso il paesaggio. Tutti i percorsi chiusi sono climatizzati. L’accesso all’area di progetto avverrà tramite la viabilità preesistente del lotto adiacente alla quale, come visibile da elaborato, verranno apportate delle modifiche minime. Oggetto dell’intervento di modifica è l’attuale rampa di discesa che verrà ampliata in modo da creare una contropendenza al fine di ricavare una piccola piazza di sosta semicoperta. Su di essa affacceranno l’accesso pedonale e carrabile ai parcheggi interrati, l’ingresso principale della senior city e l’ingresso al presidio medico. L’altezza netta della piazza semicoperta e dell’ingresso ai parcheggi interrati è di 3,60m al fine di garantire un agevole posizionamento dei mezzi di soccorso. La viabilità carrabile di progetto entra all’interno dell’edificio a livello piazza, servendo i due livelli interrati di parcheggio, e fuoriesce nei pressi del bordo ovest dell’area per servire i parcheggi esterni. Si raccorda, infine, con la viabilità preesistente. A stretto contatto con i parcheggi preesistenti del lotto adiacente è prevista la realizzazione di un accesso a percorsi pedonali, su più quote, che generano lo spazio destinato a winter garden (aperto a tutta la comunità). I percorsi sono delle lingue di terreno, pavimentate in pietra e legno, che si inseriscono all’interno dell’area di progetto e si trasformano in un sistema in grado di collegare le varie zone collettive e private della senior city. Le operazioni di terreno creano quattro dislivelli, collegati tra loro da rampe, che si dividono procedendo indipendentemente a quote differenti. Il percorso più esterno, ad est, delimita il perimetro del lotto, prosegue lambendo il blocco residenziale, si trasforma in una passeggiata adiacente e parallela al Rio preesistente, del quale cerca di valorizzare la presenza, prosegue verso la sala polifunzionale ricavata all’interno del blocco centrale ed infine si raccorda con l’ingresso principale della senior city. I due percorsi intermedi, entrando all’interno dell’edificato, hanno il compito di trasformare la naturalità del suolo in un visibile filtro, tra la senior city e la preesistenza, capace di favorire ed ospitare parte dell’interazione tra l’esterno e l’interno dell’area di progetto. Il percorso a livello inferiore, che permetterà l’accesso diretto all’area, diventerà un giardino pensile destinato a coprire la piccola piazza sottostante. A livello superiore, invece, il percorso sarà copertura del giardino pensile e balconata panoramica. Il percorso più interno, adiacente alla strada di accesso carrabile e all’area di parcheggio, diventerà area di verde attrezzato, dotata di sedute, destinata a servire il wintergarden e si raccorderà con la piccola piazza di accesso all’area di progetto permettendo, inolte, l’ accesso pedonale ai parcheggi interrati.

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Sistema dello spazio collettivo Il sistema dello spazio collettivo ha lo scopo di accogliere le funzioni della vita comunitaria. Nel progetto è stata preferita la disposizione delle funzioni alla quota di attacco a terra degli edifici poichè in stretta relazione con il sistema dei percorsi. Ciò permette di collegare il collettivo alle aree di accesso pedonale e carrabile, alle aree di parcheggio coperte ed esterne ed agli spazi prettamente residenziali. Tra i blocchi dotati di funzioni collettive abbiamo inoltre la presenza di aree esterne verdi e/o pavimentate che ne aumentano la qualità spaziale favorendone l’integrazione con il paesaggio naturale. Il collettivo sarà distribuito a quota piazza di ingresso all’area e a livello di basamento del blocco est. Esso conterrà, nella zona adiacente alla piazza semicoperta, un’area di ingresso dotata di portineria, un’accesso pedonale alla senior city ed un piccolo presidio medico. All’interno della senior city saranno subito collocate le funzioni collettive destinate all’aggregazione quali sale hobby, completamente vetrate e munite di affaccio rivolto ad ovest, collegate tra loro da una sistema di corridoi vetrati, chiusi e riscaldati, che permette l’accesso alla sala polifunzionale contenuta nel blocco centrale. Quest’ultima, dotata di cucina comune, dispensa e bagni, affaccia in parte verso le sale hobby ed in parte verso uno spazio aperto coperto panoramico. Il blocco est, suddiviso in 2 porzioni, conterrà al suo interno un’area pedonale coperta aperta e un’area per attività fisica munita di spogliatoi e deposito. Grazie al collegamento diretto tra la porzione pedonale ed il sistema dei percorsi, che hanno origine dal winter garden, quest’area sarà facilmente accessibile anche dall’esterno dell’area di progetto. La facilità di accesso aumenterà, in previsione, le possibilità di utilizzo di quest’area collettiva che potrebbe essere non solo funzionale alla senior city.

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Sistema della residenza La volumetria edificabile è stata scomposta in 3 blocchi simili per dimensione e composizione architettonica, con orientamento nord-sud. Ciascuno di essi conterrà 10 unità abitative modulari disposte su 2 livelli. La prima fase di realizzazione prevederà la costruzione del blocco centrale e di quello ad ovest che, accorpati a formare un unico edificio, condivideranno parte dei ballatoi di accesso alle residenze. Quello piu ad ovest è stato, come visibile da planimetria, ruotato sull’asse nord-est/sud-ovest con lo scopo di creare un’apertura tra i 2 blocchi capace di migliorare l’esposizione e l’irraggiamento solare negli spazi di relazione. Le unità abitative, modulari, presentano una zona di ingresso, un bagno per disabili ed una zona cottura di 5,00 mq, una zona giorno di 20,00 mq ed una zona notte di 15 mq. Gli accessi alle residenze sono disposti lungo un ballatoio vetrato chiuso e riscaldato, contenuto all’interno della volumetria dell’edificio, che, grazie alle sue dimensioni, funge da corridoio e da spazio di relazione. Ogni unità abitativa è mono affaccio e presenta aperture verso il paesaggio. Tutti i balconi, che sono degli spazi coperti aperti, appartengono alla volumetria dell’edificio e sono rivestiti esternamente in modo da garantire 2 livelli differenti di privacy. Si passa da una maggiore apertura verso l’esterno in corrispondenza della zona giorno alla possibilità di isolarsi, con la chiusura delle partizioni esterne, in corrispondenza della zona notte. Come a simulare l’aggregazione di piu unità abitative la copertura dei blocchi residenziali nasce dall’unione di piu coperture a doppia falda che ripropongono la modularità del residenziale sottostante, a livello di ripartizione, e per forma lo skyline delle montagne. L’inclinazione delle falde aumenta man mano che ci si sposta verso nord (si passa dal 20% al 40%). Ciò permetterà di ridurre, in previsione dell’installazione di un impianto fotovoltaico e/o solare termico, le zone d’ombra create dalle falde. Nella seconda fase sarà realizzato il blocco est a completare il quantitativo di alloggi richiesti.

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piano interrato

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piano primo

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Tavola di Concorso

Pietre d'allerta in Terra d'Otranto_Una rinascita - Giorgio Danesi

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Tesi di Laurea Magistrale in Architettura IUAV-Venezia abstract Il lavoro di tesi che viene proposto ha come oggetto lo studio e il progetto di recupero di Torre S. Caterina, parte del sistema di avvistamento costiero cinquecentesco nel territorio di Nardò, in provincia di Lecce. La tesi inizia con l’inquadramento generale del sistema difensivo della Terra d’Otranto, soffermandosi sull’individuazione delle tipologie in cui è possibile suddividere le torri e sul loro legame con le masserie fortificate dell’interno. Segue l’ analisi territoriale a diverse scale riguardanti le tematiche relative a risorse ambientali, produttive e turistiche. Il progetto si concentra sull’area limitrofa alla torre e sul rapporto con il vicino centro abitato di Santa Caterina. Vengono affrontati la relazione con il tessuto urbano, il miglioramento dell’accessibilità e della visibilità della torre, introducendo un sistema di percorrenza pedonale e disboscando in modo selettivo la vegetazione, al fine di ritrovare la reciprocità visiva con il paese. La torre assume la nuova funzione di centro di promozione della produzione enogastronomica locale: infatti il territorio di Nardò su cui sorge ha mantenuto nel tempo un ruolo centrale nell’ agricoltura salentina e pertanto è significativo che la torre, che un tempo contribuiva alla difesa delle derrate alimentari, ricostruisca questo legame nel nuovo progetto. Dal dialogo con realtà già affermate e operanti a livello nazionale e internazionale che promuovono la cultura del gusto, come ad esempio Slow-Food con i Mercati della Terra, viene l’ idea di affiancare alla torre un mercato contadino dove far incontrare chi compra e chi produce. L’analisi della situazione interna al comune e dei flussi turistici esterni determina la necessità di attivare il mercato con estensioni diverse a seconda delle stagioni e con un sistema espositivo flessibile. Viene prevista anche una cucina-laboratorio del gusto, realizzata in un nuovo edificio parzialmente inserito nel fianco della collina. La torre diventa il polo di attrazione del sistema come sede di eventi e manifestazioni legate alla promozione della cultura enogastronomica locale e lavora in sinergia con il mercato e la cucina. Gli interventi sull’ edificio sono finalizzati al suo restauro conservativo e al mantenimento degli spazi originari dell’edificio. Questa tesi vuole proporre un esempio di rinascita di luoghi ed edifici, che pur essendo molto significativi dal punto di vista pesaggistico e architettonico, sono oggi in condizione di degrado e inutilizzati. Il messaggio da trasmettere, infine, è che il recupero e il restauro delle torri costiere, attuato con continuità su tutto il litorale e in sinergia tra le diverse amministrazioni locali, è in grado di contribuire sensibilmente alla riqualificazione del territorio e alla sua valorizzazione, fornendo nuovi spunti per lo sviluppo economico e del turismo ecosostenibile della regione.

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Pietre d'allerta in Terra d'Otranto_Una rinascita

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01_Le torri costiere in terra d'Otranto_Analisi storica e tipologica

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02_La qualità paesaggistica, ambientale e agricola del territorio

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03_Analisi interna-esterna ed evoluzione del territorio neretino

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04_La torre: antica sentinella, nuovo landmark territoriale_Concept

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05_Torre Santa Caterina oggi_Planimetria e sezioni del contesto

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06_Progetto per Torre Santa Caterina_Recupero del contesto

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06b_Progetto per Torre Santa Caterina_Recupero del contesto

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07_Torre Santa Caterina oggi_Rilievo dello stato di fatto_Piante

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08b_Torre Santa Caterina oggi_Rilievo dello stato di fatto_Piante

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08c_Torre Santa Caterina oggi_Rilievo dello stato di fatto_Piante

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08_Torre Santa Caterina oggi_Rilievo dello stato di fatto_Prospetti

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08b_Tore Santa Caterina oggi_Rilievo dello stato di fatto_Prospetti

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09_Torre Santa Caterina oggi_Rilievo dello stato di fatto_Sezioni

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09b_Torre Santa Caterina oggi_Rilievo dello stato di fatto_Sezioni

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10_Il Restauro_Analisi dei materiali,dei degradi e degli interventi

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10b_Il Restauro_Analisi dei materiali,dei degradi e degli interventi

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11_Il Restauro_Interventi per il recupero funzionale della torre

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11b_Il Restauro_Interventi per il recupero funzionale della torre

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11c_Il Restauro_Interventi per il recupero funzionale della torre

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11d_Il Restauro_Interventi per il recupero funzionale della torre

Aeroporto di Venezia - compartimentazione meccanica a scorrimento verticale - Filippo Scarpi, S.T.A.F. Fiesole, Barizza Ingegneria

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Compartimentzione meccanica automatica a scorrimento vericale per i voli Extra Schengen dell’ Aeroporto internazionale Marco Polo di Venezia

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dog design - sestri levante - agota orban

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spazio al piano terra di un ’ edificio residenziale destinato ad un attivita di toelettatura cani con SPA

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marchio-biglietto di visita

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angolo di attesa

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reception

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banco reception con il marchio

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lavaggio

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SPA

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angolo attesa - schizzo

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lavaggio - schizzo

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