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Lampada Pitagora - studio ACD architetti

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Il concorso richiedeva l’arredamento della zona angolo; angolo inteso sia come l’incontro di due pareti, sia come luogo in cui rifugiarsi. Progettazione di una lampada con struttura in MDF verniciata a polvere. Al suo interno contiene tre diverse lampadine legate a tre funzioni di illuminazione diverse: illuminazione ambiente, lettura e accompagnamento. Le tre fasce sono separate da due ripiani di separazione. Le lampadine vengono sostenute da un tubolare in acciaio. Il pannello frontale forato da triangoli costituisce l’apertura tramite la quale è possibile effettuare operazioni di manutenzione come il cambio o la pulizia delle lampadine. La chiusura avviene tramite calamita. L’interruttore possiede tre diversi tasti di accensione permettendo così diversi tipi di illuminazione. Pitagora è disponibile in diverse colorazioni a discrezione dell’utente.

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Therapeutic community in Arenys - Josep MiAS ARCHITECTS

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Previously, this health facility complex consisted in a main building, and two auxiliary buildings apart from the first. The proposal links both auxiliary pre-existing buildings maintaining its use as a workshop in the ground floor and adding rooms in the first floor. Thus, a single L-shaped geometry dialogues with the main building. Between both shapes a patio is defined as a relation space and the main outdoor space of the complex.

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The functional programme defined by the owners consists mainly in the extension of the auxiliary pre-existing buildings through the coverage of the patio between them. A corridor is proposed as a system for the entrance and exit of the workshops and the room on the first level. It surrounds the central space of the courtyard. This corridor is a transition between the inner part of the workshops and the patio.

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The addition of rooms in the programme will allow concentrating the internal activities and the management of the main building, apart from giving the patients more spaces in the new building.

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The proposal establishes a great difference between what is maintained and what is newly built. Therefore, the façades and the gable roofs of the old buildings are refurbished with the minimum interventions.

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On the other hand, the exterior T-shaped gallery which links both buildings has a very different tectonic appearance. It is supported by a metallic structure covered with multilayer panels. The new intervention is built with a dry process, with semi-industrial materials which build the corridor, a filter between the rooms and the exterior.

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studio di architettura - giuseppe amico

COMES EXPLORIUM - CpiuA Ceccarelli Associati

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“La cosa più grande è lo spazio perché tutto comprende.” (Talete)

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È proprio questa frase, di uno dei sette uomini più famosi per la loro sapienza, che si ispira EXPLORIUM, il nuovo progetto ideato da CPIUA per Comes , proponendo una nuova concezione di showroom: un luogo dove ripensare e progettare, con uno sguardo al futuro, in grado in grado di creare una sinergia tra la competenza di personale esperto in nuovi materiali e gli strumenti per implementare la progettazione con strumenti tecnologici.

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Crisi in greco significa Cambiamento e lo studio CPIUA ha voluto cogliere una grande opportunità di cambiamento, realizzando per COMES un prodotto rivolto all’edilizia che si differenzi da tutto ciò che è già disponibile. Un’esigenza primaria per fare la differenza e distinguersi, fattori di successo principali per qualsiasi impresa e qualsiasi professionista.

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Niente è più come primae per questo è necessario guardare avanti per intuire nuove tecnologie in grado di dare “materia al futuro”. Il modello che ha dominato il mercato dell’edilizia per tanti anni, non esiste più: è in atto una vera rivoluzione. EXPLORIUM si pone come avamposto per esplorarle nuove frontiere del costruire in previsione delle nuove normative CEE che impongono edifici a consumo energetico quasi zero già nel 2020.

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EXPLORIUM infatti non vuol essere unicamente un ambiente espositivo, ma anche uno spazio a disposizione della comunità dedicato alla cultura in generale non solo a quella dell’abitare, dove creare, sperimentando in tempo reale, materiali e soluzioni tecnologiche. Lo scopo è quello di ridare centralità alle esigenze dell’uomo, al rispetto dell’ambiente, al buon costruire e all’etica della bellezza.

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Un’apertura al territorio che intende contaminare gli spazi di Explorium anche con l’arte, la letteratura, la didattica, la scienza e la storia, sviluppando in tutte le direzionale sue potenzialità di luogo esperienziale creando occasioni di incontro e momenti formativi. Fare cultura attraverso le esperienze e i temi legati al pensiero contemporaneo sull’ecosistema, sulla città, sulla costruzione. Stare in contatto con lo spirito del tempo e della materia: vivere EXPLORIUM come spazio infinito.

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Uno spazio dove le eccellenze del luogo sono sempre benvenute come, ad esempio, gli studenti dell’Istituto Alberghiero di Senigallia che, all’inaugurazione, hanno creato piatti esclusivi per un’esperienza olfattivo-gustativa tutta speciale, connessa a tre luoghi di EXPLORIUM, diversi per ambiti e materiali. Se la materia è energia, qui vibra all’unisono con il gusto. Nel cuore di EXPLORIUM anche una TOUCHROOM che raccoglie materiali selezionati da toccare con mano per uno scambio di idee con il mondo professionale e delle imprese e per migliorare i progetti sotto il profilo tecnico e della sostenibilità.

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CONCORSO LAGO DI VARESE - Paolo Canesso, Anita Brotto, Davide Scapin, mirco brion, Anna Favaro, Giovanni Ballotto, Alessio Bacchin

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INTRO“Necessità di vivere alcune ore all’aria aperta e di rompere la monotonia che ci accompagna ogni giorno al lavoro”. Racchiusa in una frase ormai abituale, amplificata dai mezzi di comunicazione e sottolineata dall’idea di “stress”, si intravedere un’inequivocabile verità: nella società moderna il desiderio di “fuga” e di “inconsueto”, finisce per diventare a tutti gli effetti bisogno. È per questo motivo che città dalle realtà industriali ed economiche ancora molto attive, devono preservare e potenziare le occasioni per rallentare e per trovare un contatto con la natura. Crediamo, però, che in sinergia con il concetto di tutela di aree-percorsi-momenti dedicati al relax, debba svilupparsi, diventando “progetto”, il senso della conoscenza dei luoghi, degli ecosistemi e delle colture fino all’estrema riconoscibilità dei piani naturali e culturali. Il “Concorso di idee per progettazione di infrastrutture di servizio e nuove architetture per la valorizzazione del percorso ciclo pedonale del lago di Varese” sembra la giusta occasione per sviluppare queste tematiche, tracciare delle linee guida per l’analisi, definire un progetto “che nasce dai luoghi” e che dei luoghi vuole diventare indicazione, realizzare uno strumento adattabile alle esigenze delle singole comunità, ma riconoscibile nell’interezza del percorso. Preso atto che i lavori di completamento della pista ciclabile sono molto recenti, il progetto è stato sviluppato con la precisa volontà di potenziare il percorso esistente e di arricchirlo con spunti tematici e progetti puntuali in grado di adattarsi al contesto spiegandolo. La proposta progettuale, filo conduttore alla rilettura del lago attraverso i percorsi, vuole essere soprattutto una proposta metodologica da utilizzare come modello che permetta, pur nella specificità di ogni singola realtà comunale, una riconoscibilità dell’intervento a livello territoriale. Alla base di questa METODOLOGIA si è posta un’attenta analisi dei luoghi, intesi come sovrapposizione di natura e cultura, per individuare emergenze naturali e monumentali, attività e preesistenze da mantenere e tutelare, bisogni e potenzialità.

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L’approccio analitico, accompagnato dalla spinta propositiva, ha portato ad una MAPPATURA del territorio in quattro macro-aree tematiche, bosco – palude – acqua – uomo, e alla DEFINIZIONE PUNTUALE di elementi d’interesse. ll PROGETTO, quindi, è diventato il contenitore di informazioni e di spunti dati dal territorio stesso, e si può condensare in : - REALIZZAZIONE DI UNA PERCORSO PEDONALE (ACCOSTATO DOVE POSSIBILE ALLA PISTA ESISTENTE) CARATTERIZZATO DA UN DISEGNO DI PAVIMENTAZIONE CHE IDENTIFICA LE MACRO-AREE TEMATICHE E CHE DIVENTA SEGNALETICA ORIZZONTALE DEDICATA AL TERRITORIO; - INDIVIDUAZIONE DI NUOVI PERCORSI ALTERNATIVI ALLA PISTA CICLABILE, IPPOVIE, SENTIERI, VIE D’ACQUA, CHE CONDUCANO AD AREE CARATTERISTICHE PER GEOMORFOLOGIA O PER ATTIVITA’; - REALIZZAZIONE DI AREE DEDICATE ALLA SOSTA E AL CAMBIO DI MEZZI DI SPOSTAMENTO IN MODO DA PERMETTERE VISITE DIFFERENZIATE DEL LAGO E DEL SUO TERRITORIO; - REALIZZAZIONE DI PROGETTI PUNTUALI (“GRAFFE”) DA POSIZIONARE IN PUNTI STRATEGICI PER VALENZE PAESAGGISTICHE O IN ZONE IN CUI E’ NECESSARIO RILANCIARE ATTIVITA’ TURISTICHE E RICREATIVE. LA PECULIARITA’ (MA ANCHE LA FORZA) DI QUESTO PROGETTO PUNTUALE SARA’ IL SUO ESSERE MODULARE E COMPONIBILE. - PROGETTAZIONE DI UNA SEGNALETICA DEDICATA, INTUITIVA ED ESCLUSIVA (1- tipo orizzontale: una pavimentazione che, attraverso 4 diverse texture, vuole raccontare le situazioni del territorio che si attraversano; 2- tipo verticale: totem informativi che, attraverso simboli riconoscibili, descrivono le varie attività sparse lungo il percorso.)

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PROGETTO Da tali premesse si può intuire come il progetto, sia a scala urbana che territoriale, parta dagli stessi elementi di base e su questi si componga secondo le esigenze singole, rispondendo così alle naturali potenzialità-difficoltà-esigenze delle comunità. Per rendere più semplice la lettura della proposta d’intervento riassumiamo il contenuto delle tavole di progetto:

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TAV. 1: IL MANIFESTO La prima tavola si pone l’obiettivo di diventare manifesto utile all’utenza della pista ciclabile del lago di Varese, grazie alla grafica semplice e alla ricchezza di dati esposti. Oltre ad informazioni di carattere generale, la tavola vuole essere sintesi dei ragionamenti posti alla base del progetto, mostrandone tutti gli elementi utili alla spiegazione: tematizzazione della pista rispetto alle macro-zone territoriali, indicazione delle proposte d’intervento puntuali e dei percorsi alternativi individuati all’interno di situazioni ambientali particolari.

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TAV. 2: IL METODO Proseguendo nella lettura del progetto si passa all’esposizione specifica del metodo di analisi del territorio, applicabile e facilmente esportabile ad altre situazioni. A seguito di questi ragionamenti, vengono quindi sviluppati alcuni interventi a titolo esemplificativo, dimostrando come l’uso del metodo modulare possa adattarsi alle varie esigenze e, anzi, supportare in modo valido e non limitante progetti ad una scala prettamente urbanistica. Del comune di Biandronno colpisce la bellezza del lungolago e il percorso a diretto contatto con l’acqua. Vista la conformazione dei luoghi, quindi, abbiamo voluto enfatizzare funzioni che favorissero pausa, relax ed intrattenimento, suggerendo perciò la realizzazione di un punto ristoro sull’acqua che possa essere fruito anche al piano superiore come solarium. A contorno del pontile-ristoro, sempre con logica modulare, sono state ricavate delle vasche verdi e con sabbia a servizio di piscine all’aperto, con l’intento di poter usufruire del lago anche dal punto di vista balneare, favorendo un maggiore controllo dei bagnanti. Inoltre è stato pensato un cinema galleggiante: una serie di “chiatte” costituisce una superficie in cui gli spettatori possano sedersi e guardare il grande schermo. La struttura del cinema può essere immaginata come un elemento “itinerante” collocabile in qualunque punto del lago. Procedendo poi verso Cazzago Brabbia e Bodio Lomnago, i moduli base sono diventati spunto per una “programmazione” urbanistica che condensasse pontili in grado di realizzare collegamenti trasversali verso il lago, residenze (monolocali) con fini turistici dedicati ai fruitori della pista ciclabile e, infine, strutture ricettive a sostegno dell’area archeologica.

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TAV. 3: I MODULI Vengono qui descritte nello specifico le componenti base accostabili e combinabili tra loro per realizzare le strutture-contenitori atte a rispondere alle esigenze specifiche dei luoghi in cui sono collocate ma soprattutto preziose per definire un’osmosi tra terra e acqua. Le nuove architetture, infatti, hanno il compito di integrare il percorso, ma soprattutto di relazionarlo con l’acqua ove esso si trova a distanze eccessive dal lago. Questi nuovi elementi sono stati pensati per essere costruiti seguendo una precisa regola dimensionale (modulo 5×5 m ripetuto). Questa standardizzazione non vuole forzatamente uniformare il percorso, ma semplicemente creare un contatto visivo tra tutti i servizi collocati lungo il perimetro del lago. Allo stesso tempo le dimensioni non vincolano forma o funzione, ma al contrario permettono a ciascun comune di costruire secondo le proprie necessità utilizzando i metodi esposti schematicamente.

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Le soluzioni proposte non sono pertanto “obbligate” ma rappresentano un esempio di cosa è stato pensato e un possibile metodo da seguire per rendere il lago di Varese una meta turistica di livello nazionale. Il tutto senza vincolare le ulteriori necessità presenti e future della giunta singola o del comprensorio. Tra le soluzioni ipotizzate sono state approfondite alcune tipologie (somma dei singoli moduli) come il bar, il pontile, lo spazio residenziale per i turisti, il birdwatching e i servizi igienici/punti di sosta che accompagnano il flusso di pedoni o ciclisti. Le dimensioni non sono pertanto “fisse” ma in base alle necessità possono essere aumentate o diminuite, sfruttando il concetto di modulo, senza così incontrare difficoltà di tipo tecnologico o strutturale. Le architetture che si potranno realizzare componendo i singoli moduli avranno pertanto la duplice funzione di unire tutto il territorio attorno al lago e di prolungare la pista verso punti d’interesse e di opportunità offerte dalla natura e che altrimenti verrebbero dimenticati per via della loro posizione periferica rispetto al tracciato stesso della pista. Tali elementi si presenteranno, quindi, come una soletta singola (nel caso dei pontili) o di una doppia soletta (bar, residenze), con partizione verticale in vetro protetta da un sistema di frangisole in legno o in laminato.

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Nello specifico: - Solaio inferiore – struttura in x-lam sostenuta da sistema di palificate in acciaio, rivestita frontalmente con tavole in larice naturale e superiormente con pavimento in legno di larice naturale montato su listelli. - Parete – struttura in x-lam, rivestita sul lato del percorso con tavole in larice, finitura esterna in HPL bianco, montate su listelli verticali per la formazione dello strato di ventilazione e per il passaggio degli scarichi delle acque meteoriche. - Sistema frangisole – sistema di protezione frangisole realizzato con listelli sagomati orizzontali in larice naturale, sostenuti da profili in acciaio. - Solaio superiore – struttura in x-lam con finitura inferiore a vista, rivestita frontalmente con tavole in larice naturale e superiormente con strato di pendenza realizzato con tavole in legno montate su listelli; finitura superiore con lastre di alluminio o zinco-titanio aggraffate. - Struttura interna cabina alloggio – struttura di formazione della cabina realizzata con doppio sistema di morali incrociati in legno per la formazione delle tracce impiantistiche, strato isolante a “cappotto interno” in fibrolegno su morali e pavimentazione in legno di larice naturale; finitura esterna in HPL bianco. - Parete vetrata – serramento esterno scorrevole a tutta parete, con profilo in legno di larice naturale e vetrocamera basso emissivo, schermato all’interno con tendaggio a scorrere su guida a scomparsa. Nell’ottica della lettura unitaria dell’intervento, sono state inoltre prese in considerazione alcune sezioni stradali tipiche per collocazione o problematiche e, su di queste, è stato pensato un progetto di miglioramento sia dal punto di vista della sicurezza e della fruibilità, che da quello dell’arredo urbano.

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PISTA PEDONALE E PAVIMENTAZIONE Prendendo come base la nostra analisi eseguita sull’esistente, abbiamo potuto riconoscere alcune problematiche relative alle sezioni del piano stradale e al rapporto che esiste tra le varie tipologie di percorso (ciclabile, pedonale, veicolare). Indispensabile, quindi, dover fornire alcune possibili soluzioni, soprattutto nei tratti in cui diventa promiscuo il passaggio dei 3 flussi di traffico. Oltre all’utilizzo della “graffa”, la soluzione più idonea ad ottenere percorsi alternativi alla normale pista utilizzata dai ciclisti, lontani dai passaggi carrabili, è sembrata quella di realizzare una pista dedicata ai pedoni, distinta dalla ciclabile per la diversa pavimentazione. Questa soluzione vuole far diventare Varese ed il suo percorso attorno al lago un esempio funzionale ed efficace per poter far coesistere 3 diversi tipi di traffico. In tal modo il “metodo” potrà essere esportato e riutilizzato in realtà simili, con la pretesa di riuscire a risolvere il problema legato alla diversa velocità seguita da uomo a piedi, ciclista e automobile. La volontà di voler interpretare in maniera uniforme l’intero percorso, ci ha spinto a cercare una pavimentazione che nei vari tratti potesse avere una funzione di coordinamento sia visivo che “tattile” per tutta la superficie stradale. Tale espediente ci ha permesso di ricavare delle texture dagli elementi significativi che circondano la pista: partendo dal naturale (alberi, foglie, acqua) sino ad arrivare all’opera umana. Ancor di più questa operazione ci permette di trovare un collegamento tra quanto l’uomo costruisce “artificialmente” e la natura che lo circonda, interventi che, se dialogano costruttivamente con l’esistente, migliorano la vita nostra e di chi ci circonda.

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ILLUMINAZIONE ED ELEMENTI ACCESSORI Altro elemento che accompagna il visitatore è l’illuminazione. Anche in questo caso essa non invade l’ambiente, ma in base alle necessità e alle situazioni opera secondo diverse direzioni. Per esempio, nell’ambiente naturale da tutelare, questa opera tangenzialmente al percorso mentre nell’ambito costruito diventa parte integrante della pavimentazione-seduta-arredo.

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CRISTALPLANT contest 2013 - Ivan De Angelis

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Partecipazione al contest CristalPlant 2013. Ia lavandino si basa su forme semplici e pure come la semisfera tagliata da un piano orizzontale sottile che appoggia solo le estremità perimetrali su di un ulteriore piano orizzontale che ne costituisce la base di appoggio. La sua morfologia riconduce a Saturno caratterizzato dai suoi anelli che ne marcano la circonferenza e il suo diametro.

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CASA A VOLTA - Leo Grazioli

LOOM - Valentina Cerchia

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La cultura del Limite superata dalla globalizzazione, assume forza nel design ponendo l’accento sulla sedia come elemento d’arredo capace di accompagnare l’uomo nelle sue azioni più comuni: lavorare, condividere, rilassarsi, accogliere. In questa focalizzazione, l’esperienza progettuale da gerarchica diventa paritaria e individua più linee guida (creatività, innovazione tecnologica e cultura del design) che danno vita a forme di design consapevoli, frutto della contaminazione con luoghi, culture e stili di vita differenti. Condizione necessaria e sufficiente affinché la cultura del limite venga superata è quindi la contaminazione degli elementi puri… come tradurre nel design tutto questo? Con una contaminazione geometrica di più forme pure che innestandosi tra loro creano lo spirito cosmopolita del nuovo elemento, quale oggetto che appartiene alla vita quotidiana di chiunque, ovunque egli si trovi, in un dinamismo che tocca direttamente i sensi dando spazio alle emozioni.

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Loom, la sedia pieghevole

Loom è la sedia pieghevole che risponde alla cultura del design contaminato, in cui la struttura quale risultante formata da più rettangoli che riecheggiano una moltitudine di soggetti, s’innesta e compenetra il differente materiale di cui sono composte spalliera e seduta, disponibili in più colori che ricordano le diverse etnie, motivo per cui non sono previsti colori accesi. La seduta in polipropilene caricato fibra di vetro si alterna alla struttura in acciaio lucido o spazzolato.

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La conservazione della memoria - Matteo Agnoletto, Maria Luisa Cappelli, Enrico Bergamini, Corrado Bonettini, Nicola Ragazzini, Federico Pelloni

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Non ancora città, ma nemmeno più paese di campagna, Nonantola appartiene a quel gruppo indistinto di centri urbani che negli ultimi decenni sono stati travolti da una intensa crescita edilizia, incapace di riconoscersi in un sistema ordinato e relazionato: agglomerati abitativi regolati dallo strumento del piano particolareggiato e governati dalla tipologia della “palazzina”, nuovi assetti infrastrutturali, se da una parte hanno aumentato l’offerta di servizi e la domanda di abitazione, dall’altra hanno innescato evidenti fenomeni di disarticolazione e di perdita d’identità. Il consumo di suolo e la conseguente frattura con la campagna hanno generato una netta separazione tra l’ambiente urbanizzato e l’ambiente rurale. L’idea presentata coglie le trasformazioni in corso come un’opportunità, osservando il passato per costruire il futuro. Il progetto ricompone il centro di Nonantola in una forma allargata, che comprende il nucleo storico, il tessuto costruito limitrofo e le frange di campagna ancora presenti –seppur ormai ridotte a corridoi ecologici sottili– stabilendo una nuova figura urbana. Questo disegno, che ricuce i tessuti, lavora sulla valorizzazione delle permanenze e coinvolge ampie parti edificate per una visione alternativa in linea con alcune riuscite esperienze già realizzate in ambito europeo, è principalmente incentrato sul rafforzamento delle due componenti dominanti:
  • la campagna: la sinergia tra città e campagna è garantita non solo ricorrendo alle residuali connessioni visive e funzionali rimaste, ma con l’inserimento di pezzature di campagna, o materiali “verdi” quali boschi, prati fioriti e campi chiusi per recuperare l’origine rurale del paese, come auspicato in più occasioni dalle direttive dell’Unione europea con gli investimenti sulle aree agricole urbane. A questa scala di progetto le problematiche di tipo territoriale sono risolte per mezzo di 3 “areali” ecologici: una rete di collegamento ciclo-pedonale al Bosco della Partecipanza, la definizione di un parco agricolo lineare verso il fiume Panaro, la ricostituzione a sud del territorio comunale dell’ager arcifinius come ulteriore riserva ambientale;
  • l’architettura: la trasformazione dello spazio della strada e dello spazio della sosta delinea nuovi quadri architettonici con la definizione di nuovi spazi pubblici e con la ricollocazione dei parcheggi pubblici, disposti in maniera differente, conseguentemente alla mutata configurazione che il progetto definisce per il centro storico e l’interconnessa modificazione di tratti di mobilità primaria.

Il progetto rinuncia a nuove edificazioni, impostando un patto di stabilità tra tessuto edilizio e campagna, dirottando le scarse risorse disponibili su quest’ultima dopo decenni di investimenti eccessivi sul costruito. In questa prospettiva biunivoca, campagna e architettura determinano relazioni tra le zone urbanizzate e le zone agricole. Il progetto tratteggia così un’immagine urbana fondata su inserimenti di tipo “materiale” (pavimentazioni, elementi di arredo, configurazione di zone per il parcheggio) e di tipo “naturale” (alberature, corsi d’acqua, orti, vigneti, prati). Non potendo più ripristinare la condizione rurale ormai perduta con la crescita edilizia, il progetto tenta di salvare i pochi frammenti rimasti di naturalità, recuperandoli all’interno di un processo di conservazione della memoria per mantenere il contatto con l’ambiente della campagna, a tratti ancora persistente negli interstizi urbani e percepibili come pause o vuoti attivi, e non più soltanto come aree in attesa di completamento. Si vuole dunque procedere per aggiunte lievi, ricorrendo ad elementi appartenenti alla tradizione agricola e a tracce recuperate dal substrato storico, e contestualmente per sottrazioni e riposizionamenti, senza tuttavia ridurre le dotazioni dei servizi esistenti per la cittadinanza, ma piuttosto potenziandoli con soluzioni alternative. Il progetto prefigura dunque un affresco per Nonantola: una veduta complessiva composta per parti specifiche tra loro relazionate, che sono i “luoghi architettonici” prescelti per ripensare “la nuova vivibilità per il centro”, da concepire in stretta relazione con le sue frange perimetrali, continuamente in trasformazione a causa del persistere degli ampliamenti residenziali e terziari. Il sistema dei “luoghi architettonici” posti ad anello definisce le connessioni tra centro storico ed espansione urbana: una serie di zone puntuali di nuova identità, necessarie per le saldature del centro abitato con la campagna di Nonantola, come esito dei fondamentali collegamenti con il bosco della Partecipanza a nord-est, con il fiume Panaro a ponente passando per il nuovo Museo della civiltà contadina e con l’aperta campagna a sud usufruendo del percorso ambientale che coinvolge Villa Emma. E’ in questa derivazione dei “luoghi architettonici” dai 3 areali che si compie l’atto rigenerativo per la fondazione tra campagna e architettura. Ai 6 “luoghi architettonici” illustrati nella prima fase del concorso, a cui si rimanda, sono aggiunti ora 3 nuovi “luoghi architettonici” presentati nelle tavole di progetto, concepiti a seguito dell’attività svolta nel laboratorio partecipativo.

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Assonometria generale del progetto

Piazza Gramsci: realizzazione del nuovo “Prato dell’Abbazia” e inserimento di nuove attività commerciali lungo il fronte edilizio– Molti spazi aperti nonantolani denominati “piazze” sono in realtà aree di parcheggio a servizio delle strutture commerciali adiacenti. Il progetto propone qui una delle soluzioni certamente più radicali, ma di strategica importanza estetica e funzionale. In sostituzione dell’attuale parcheggio asfaltato e della quinta arborea innalzata all’inizio del secolo scorso, incongrua e di scarsa potenzialità effettiva considerando l’esposizione prevalente a nord, si prevede il nuovo Prato dell’Abbazia. Il significato di questo luogo è decisivo per la percezione del complesso romanico: in origine i prati definivano le aree limitrofe del sagrato e ancora oggi è possibile ammirare straordinari monumenti architettonici valorizzati dalla sistemazione a prato nell’intorno (si pensi al Campo dei Miracoli di Pisa, al Palazzo della Pilotta a Parma o al Palazzo di Gualtieri per citare solo gli esempi più noti). La sistemazione a verde di questo bordo consente di spostare l’accesso al sagrato in continuità con via Gottescalco, ricostituendo l’asse Pieve di San Michele – Santa Filomena – Abbazia di San Silvestro. Una zona a parcheggio è mantenuta per l’ingresso alla banca e la delocalizzazione dell’attuale Coop ne conserva il piazzale a servizio del centro storico per non depotenziare la portata complessiva della sosta a nord. A terra, coerentemente con le altre raffigurazioni dei nuovi “luoghi architettonici”, è prevista una pavimentazione pedonale in laterizio di recupero come se ne trovano nei paesi medioevali della Toscana, l’inserimento di una soglia in pietra di ingresso al centro storico, una seduta fissa con portabiciclette, la marcatura dell’antico tracciato delle mura. Rispetto alla prima fase del concorso, il progetto prevede la realizzazione del circuito delle mura castellane: presso la cortina edilizia delle antiche mura si propone di realizzare un nuovo marciapiede pedonale di larghezza opportuna pari a 2,4 metri per accogliere dehors di attività ristorative e commerciali, in modo da collocare qui nuove funzioni pubbliche. Il progetto propone anche l’abbattimento del portico incongruo della Banca, agevolando una connessione diretta al giardino della Partecipanza, altro luogo strategico del nuovo circuito delle mura castellane. Il passeggio ottenuto come proseguimento della zona pedonale ricavata sul sedime della strada provinciale sopra descritto, si relaziona con i collegamenti verso l’area urbana della Pieve, il centro storico e i “giardini delle absidi”, modificando la percezione e la qualità funzionale dell’anello del centro. Come a Mantova, si arriva a piedi, attraverso i prati, ai grandi monumenti antichi.

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Il Prato dell'Abbazia

Piazza Liberazione: riqualificazione urbana con nuova pavimentazione, sostituzione degli arredi urbani e dell’illuminazione e insediamento di nuove attività– La seconda azione di intervento è prevista per la riqualificazione di piazza Liberazione. La piazza è preservata nella sua conformazione morfologica e nel suo assetto funzionale. Il progetto prevede lo spostamento della ludoteca e della fonoteca, da ricollocare negli stessi spazi della biblioteca per creare un centro culturale con funzioni gestite simultaneamente. Si propone come integrazione didattica una nuova pavimentazione pedonale in lastre di pietra, sulla quale incidere i nomi dei personaggi illustri di Nonantola, e la creazione di una sorgente dell’acqua come simbolo archetipico della campagna agricola. Il segno principale è una grande scacchiera al suolo, pensata per i giochi dei ragazzi e per eventi culturali e manifestazioni. La scacchiera è anche omaggio ad un illustre personaggio nonantolano: Giambattista Lolli. Il progetto si compone per segni tematici che costituiscono un museo diffuso dei personaggi illustri di Nonantola, per riscoprirne la storia e la tradizione. Un’operazione ulteriormente indicata è il recupero del manufatto dell’antico oratorio di San Rocco da ripristinare nel suo stato originale, con un sagrato pavimentato con tozzetti di laterizio e un prato in erba, insieme agli orti retrostanti, oggi usati come cortili per le funzioni sopra elencate. L’oratorio di San Rocco può diventare un piccolo museo d’arte moderna e contemporanea, per ospitare mostre temporanee di artisti, creando un circuito di eventi e di festival come accade a Ferrara con il BUSKERS Festival, con il quale Nonantola potrebbe costituire una convenzione per un festival dell’arte allargato. L’oratorio di San Rocco come museo d’arte sarà dedicato a Mauro Reggiani, grande pittore nonantolano, famoso a livello internazionale. Le nuove multifunzionalità coincidono con il rafforzamento di nuove attività commerciali (albergo, b&b, atelier, negozi artigianali e di prodotti locali, affitta-camere, botteghe artigianali, laboratori, studi di lavoro per giovani artisti) da inserire nei luoghi in disuso, in particolare modo ai piani terra. Questa operazione di rilancio delle attività può avvenire con un piano a cura dell’Amministrazione comunale che preveda premialità e sgravi fiscali. Gli spazi liberati dallo spostamento della Fonoteca e della Ludoteca possono essere messi a disposizione dall’Amministrazione attraverso un bando pubblico (si veda il capitolo dedicato). Gli spazi liberati con lo spostamento della Fonoteca possono ad esempio essere messi a reddito dal Comune, insediandovi un “caffè dell’arte contemporanea” annesso all’ex Oratorio diventato sede per eventi e mostre d’arte moderna e contemporanea, dove esporre le opere di Reggiani, Borsari, Sighinolfi. Un totem telematico collegato all’infopoint informa della attività in corso a Nonantola e dei luoghi gastronomici e per il pernottamento. Tali interventi mirano ad incentivare insediamenti di qualità nella piazza centrale di Nonantola, per rianimarla e renderla fruibile alle diverse ore della giornata. Anche in questo “luogo architettonico”è prevista la realizzazione di nuove sedute fisse in pietra o utilizzando componenti in laterizio di recupero, eventualmente scelti tra gli scarti delle demolizioni in aree sismiche. L’uso frequente di materiali di reimpiego provenienti da altri edifici era una usanza tipica nell’antichità, praticata anche per l’innalzamento dell’Abbazia. Infine si propone di nominare la piazza in “Piazza Anselmo” in memoria dell’originario atto di fondazione avvenuto per l’Abbazia: “da Fanano, Anselmo tornò nella pianura e, seguendo il corso del Panaro, giunse a Nonantola dove fondò, intorno al 752, l’Abbazia”. In questo procedimento progettuale della conservazione della memoria tracce e segni antichi, racconti letterari, miti e leggende, si relazione per costruire il futuro di Nonantola: è solo la conoscenza del passato che permette di progettare l’avvenire. Il terremoto ha drammaticamente svelato questa fragilità non solo fisica e materiale, ma anche culturale, che il progetto vuole preservare.

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Piazza Liberazione

Il circuito delle mura castellane: realizzazione di un percorso tematico per il turismo e per le scuole, con valorizzazione delle preesistenze– La costruzione del progetto è fondata sul recupero delle tracce della storia: è prevista una pavimentazione pedonale in laterizio di recupero come se ne trovano nei paesi medioevali della Toscana, per la marcatura dell’antico tracciato delle mura. Lungo via Piave una filetta in mattoni inserita nella pavimentazione fissa il tracciato perduto delle mura. Il ripristino di una parte dell’antica cinta muraria, che può essere parzialmente realizzata utilizzando i materiali di recupero scartati nelle zone terremotate, attingendo a vecchi mattoni di cascine o altri edifici che non potranno essere ricostruiti. Per incrementare l’offerta turistica si costituisce un vero e proprio percorso a tema, usufruibile anche come sentiero didattico per le scuole: in corrispondenza delle antiche torri sono collocate delle targhe in pietra per documentare la storia delle mura castellane. Il progetto propone in due punti anche la riapertura del fossato: in corrispondenza dell’antico ingresso a nord, dove si propone anche il ripristino della porta medioevale e lungo via del Macello in adiacenza a piazza Aldo Moro. I fossati saranno sistemati a verde come si può ammirare nei vicini paesi di Soliera e di San Felice sul Panaro.

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Gli elementi del progetto

Parco fluviale: rete di sentieri tematici verso il fiume Panaro attraverso una spina verde o corridoio ecologico di collegamento al nuovo Museo della civiltà contadina– Alla scala territoriale il progetto propone un nuovo collegamento paesaggistico individuato dal corridoio ecologico che diparte dalla Pieve di San Michele, si unisce al “Borgo della Riviera” nel quale si propone di inserire in una delle case coloniche ancora conservate il Museo della civiltà contadina, e giunge per mezzo di una lunga piantata fino al fiume Panaro, attraverso la campagna, intercettando la tangenziale ovest. Si ritiene di grande importanza questo asse territoriale: da un lato per ristabilire la perduta relazione con l’argine del fiume, dall’altro perché i poli qui compresi concorrono all’unione delle preesistenze, intese come luoghi dell’identità rurale che si pongono come atto fondativo della conservazione della memoria. Questo corridoio verde è un parco agricolo lineare e può divenire una passeggiata didattica per le scuole, dove riscoprire la tradizione. Il progetto contempla la sistemazione degli spazi aperti con pavimentazioni in ciottoli di fiume, sedute in laterizio, un sentiero, una fontana e un miglioramento delle piantumazioni per avere delle zone d’ombra con alberi, ricorrendo al ripristino della vegetazione autoctona (siepi, fossi, alberature selezionate tra quelle del Bosco della Partecipanza, orti e vitigni): pochissimi inserimenti saranno sufficienti per valorizzare il percorso.

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Il Parco fluviale

Recupero ex industria tessile Marzotto - Gioacchino Carpinelli, Alessandra Gaeta

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La nostra proposta si basa sull’importanza sociale che la città dà ai suoi spazi nel rispetto delle preesistenze fisiche e nel rispetto dell’ambiente. Abbiamo lavorato seguendo un concetto di sovrapposizione di strati: i nuovi spazi si modellano su una maglia esistente di pilastri e coperture a shed. Alla trama ”rigida” dell’esistente, abbiamo intersecato una nuova trama fatta di percorsi, materiali nuovi, parterres e diversificazione di usi, per poi “richiudere” l’edificio con gli stessi tetti (segno caratteristico di una forte identità architettonica e storico-sociale) ma ritagliati in base alle nuove necessitá di illuminazione degli ambienti. Le interruzioni e bucature delle coperture sono state, quindi, calibrate per non danneggiare il disegno generale della struttura. L’anima e il corpo della fabbrica, cosí importanti per il territorio, rimangono chiaramente visibili divenendo parte di un insieme piú ampio, si aprono, si svuotano e si rendono partecipi della vita pubblica. Il progetto prevede spazi destinati a funzioni autogestite che tengono conto delle esigenze dell’individuo nella sua quotidianità. Abbiamo, allora, proposto spazi a misura d’uomo che possono diventare luogo di attrazione, di scambio sociale e di passaggio ottenendo in questo modo un’area del tutto permeabile, accessibile a chiunque e che produce comunità. L’insieme del “fare architettonico viene mantenuto ed evidenziato anche grazie al disegno a terra degli spazi verdi e delle pavimentazioni che in ogni momento passano da un’“area” ad un’altra mantenendo materiali e forme che si trasformano allontanandosi dall’uso contiguo e adattandosi ai bisogni delle aree a cui appartengono. Il parco e il verde sono, quindi, concepiti come elementi di architettura, non è semplice arredo complementare. Consapevoli degli effetti ambientali del costruire, gli elementi che costituiscono il progetto tengono conto della sostenibilità, considerando l’edificio non solo come un insieme di parti, ma come un organismo. La sfida del progetto consiste nel convertire l’energia rinnovabile locale per gli usi di chi abita. L’obiettivo è quindi la progettazione di “moduli” a impatto ed a costo zero sfruttando le energie rinnovabili, facendo attenzione alla scelta dei materiali. Il progetto, quindi, non solo prevede l’istallazione di appropriate tecnologie che riducono la richiesta energetica, ma utilizza materiali riciclati attribuendo loro destinazioni d’uso diverse da quelle per cui sono stati concepiti.

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Recupero ex industria tessile Marzotto

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RIUSO MAZZOLENI- Concorso di progettazione - Massimiliano Baquè, Chiara Sacchetti, Chiara Francini, Elisabetta Renna, Gaia Mura

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Il concetto di rigenerazione urbana è entrato, ormai, di diritto nel dibattito urbanistico contemporaneo. E’ ormai convinzione condivisa, in tutti i contesti amministrativi e culturali europei, come le azioni di recupero e riuso di settori urbani siano da privilegiare rispetto alle possate e scellerate politiche di consuno massivo di suolo. Il dibattito è ancora vivacemente aperto, tuttavia, su quali siano le forme e le caratteristiche migliori che questo rinnovamento urbano deve concretizzare.

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Planivolumetria

Il progetto proposto per il “riuso” dell’area Mazzoleni di Seriate ha la mira di inserirsi nel dibattito in corso, cercando di portare un contributo teso alla valorizzazione di determinati concetti basilari. Il concetto generatore è quello di un corretto e misurato inserimento nel contesto urbano di Seriate stesso. Senza volersi dilungare in analisi del tessuto urbano, degli squilibri di funzioni preponderanti e di tessuto edilizio carente di servizi, il progetto proposto assume quale paradigma fondante la maglia urbana composta dalle molte direttrici predominanti quali quelle di Via Marconi, del polo servizi sportivi, dell’edificato realizzato ed in progetto su via da Giussano ed infine dei canali. Queste direttrici sono assunte a riferimento, nel tentativo di riconnetterle con il contesto l’area Mazzoleni, attraverso edifici, spazi pubblici, viabilità interne ed esterne. Questo obiettivo del progetto è coniugato al concetto guida dalla sostenibilità della proposta, sia energetica ma anche ambientale ed economica; una sostenibilità che ha portato convintamente a scelte forti come quella di NON usufruire di tutta la potenzialità edificatoria a favore di un maggiore equilibrio progettuale tra pieni e vuoti e di un minor impatto di rigenerazione. La sostenibilità ha inoltre guidato sia la progettazione dei singoli edifici che compongono il masterplan, sia gli spazi pubblici aperti, immaginando così un nuovo quartiere colegato ed interconnesso al contesto a mezzo di viabilità ciclopedonali, ed accessibile dall’ingresso privilegiato di via Marconi. Tale accesso avviene in concomitanza della presenza dell’edificio pubblico, qui ipotizzato a finalità di bilblioteca e centro conferenza. Una presenza fondamentale, quella della destinamìzione pubblica, che connota l’area per la sua valenza di luogo centrale per Seriate.

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Schema distributivo

Il verde pubblico, privato e gli orti urbani organizzati come una “fattoria didattica” sono invece studiati come una sequenza di episodi, o meglio di poli di interesse, che uniscono i fuochi attrattori interni all’area: l’edificio pubblico ed il nuovo polo commerciale direzionale, fino al teatro civico reinterpretato quale eccellenza ospitata all’inetrno di un verde preponderante. Gli spazi pubblici sono stati pensati non come una piazza, ma come una teoria di piazze (piazza della nuova biblioteca, piazza commerciale, piazza verde del teatro, mercato) e fanno da cornice ad una idea di quartiere interconnesso alla città dove la mixitè funzionale di residenza, commerciale, direzionale, turistico alberghiero, cultura ed artigianato di servizio garantisce un intreccio di relazioni che porteranno l’area ad essere una nuovo centro per la città di Seriate. Un nuovo centro complementare e rispettoso di quello storico consolidato. Il progetto assume quale assioma fondante anche la sostenibilità economica, e non solo quella legata alle questioni di generazione e consumo energetico, che hanno portato al bilanciamento prestazionale dei singoli edifici proposti, ma anche quella economico-sociale attraverso la previsione di aree verdi destinate ad “orti sociali” con colegato mercato per la filiera corta. Si è deciso, in questo senso, di inserire inoltre, nella pluralità delle funzioni, anche quella artigianale, pensando ad un polo che sia una sorta di “incubatore di impresa”. Ovvero un luogo a basso costo di esercizio dove possono trovare sede, e luoghi del lavoro, sia quelle aziende messe in difficoltà dalla congiuntura economica, sia le giovani realtà terziarie in grado qui di abbattere i costi di start up. Un luogo dove il basso costo di affitto, gli spazi polifunzionali e la facilità di accesso possano garantire un contesto adeguato alla ri-nascita imprenditoriale ed alla formazione di innovative realtà terziarie, permettendone inoltre lo scambio reciproco di know how.

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Il concetto alla base del progetto è dunque quello di individuare i fili che disegnano la trama sociale ed urbana di Seriate, e che oggi sono lì tutti attorno all’area di concorso. Attendono solo di essere riannodiati in un dialogo rivolto al futuro, capace di guardare ad una nuova centralità per la Città.

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sezione bioclimatica

Concorso Lago di Varese - Stefano Sessa, Chiara Maria Cecconello, ilaria egidi

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L’attuale percorso della pista ciclopedonale del lago di Varese tocca soltanto in minima parte il lago. Gran parte del tracciato si affianca alle strade provinciali, allontanandosi dall’acqua e perdendo così il suo carattere naturalistico. Nei punti di contatto con l’acqua la visuale è ridotta dalla forte presenza dei canneti incolti. Questo rende difficoltoso sia l’osservazione della fauna che l’approccio al lago. L’uomo moderno, abituato ad una vita metropolitana, cerca istintivamente un contatto con la natura e ciò che la abita,allontanandosi dal costruito per ritrovare le proprie radici. Il percorso ciclopedonale ideale dovrebbe esaltare questa esperienza permettendo agli utilizzatori di godere delle bellezze naturali. La gestione separata della pista da parte di ogni singolo comune non consente lo sviluppo armonico del percorso: manca una visione di insieme e quindi il tracciato risulta discontinuo. Infatti da un comune all’altro variano pavimentazione, segnaletica e arredo urbano (che in alcune tratte risulta completamente assente. Altro elemento di frammentazione è la dimensione della pista che, in alcune tratte, non è sufficiente a soddisfare l’alta frequentazione del percorso, accentuandone la promiscuità. Questo porta i ciclisti a manovre pericolose per schivare i pedoni, rendendo il percorso poco sicuro. Attorno al tracciato sono presenti diversi elementi d’interesse storico e paesaggistico che ora non sono adeguatamente segnalati e non permettono al visitatore di cogliere le bellezze del posto. Ad esempio la darsena di Azzate non è integrata nel percorso a causa del cambio di pavimentazione e la poca chiarezza delle indicazioni. La tipicità del lago non è composta solo da elementi naturali ma anche da antropizzazioni (darsene, Chiostro di Voltorre, ghiacciaie) che vanno rese ben accessibili e visibili. Inoltre al di fuori dei luoghi più turistici (Gavirate e Schiranna) si evidenzia una forte assenza di attività pubbliche per il ristoro e noleggio bici. Sono anche carenti gli spazi di sosta/pic‐nic; peraltro, i pochi esistenti sono difficilmente accessibili e dunque in stato di degrado. Ad esempio, lungo la tratta di Bardello la zona di sosta/pic‐nic è nascosta, in ombra, non accessibile in bici, inutilizzabile causa scarsa manutenzione e piena di immondizia. Mirando a rispondere alle problematiche sopra spiegate, il progetto si presenta come un unico gesto unificatore di tutto il percorso, mediante la posa di una nuova pavimentazione e l’aggiunta di edifici multifunzionali.

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1. STRADA: Il tracciato mantiene la sua sede originale per gran parte del percorso ad eccezione del ramo sud est, il quale si separa dalla strada provinciale per ritrovare il legame con l’acqua. La strada ciclopedonale diventa omogenea su tutta la sua estensione. Il progetto per la pista propone di creare una nuova pavimentazione che divida ciclisti da pedoni: la parte pedonale è rialzata rispetto a quella ciclabile per garantire una netta divisione dei percorsi. La sede pedonale è composta da una serie di doghe parallele al tracciato che vanno progressivamente a perdersi nella la natura. Tra queste sono presenti delle fughe che diventano “binari”, non fastidiosi per i pedoni ma di difficile percorrenza per i ciclisti. Nei momenti in cui il ciclista deve attraversare la sede pedonale per dirigersi verso i luoghi d’interesse le fughe non costituiscono un ostacolo, in quanto sono attraversate perpendicolarmente. Esse inoltre svolgono una funzione tecnica di scolo delle acque e permettono alla pista di integrarsi ulteriormente con la natura nel corso degli anni: lo spazio fra le doghe consentirà all’erba di crescere, restituendo il percorso alla natura. I due tracciati, seppur distinti, si presentano come un unico oggetto: il materiale è il medesimo, e la corsia ciclistica si integra nel sistema, presentandosi come la “doga maggiore”. La pavimentazione trae ispirazione dai pontili delle darsene, che vengono integrate nel sistema. Anche l’arredo è inserito nella struttura della pista, posizionandosi nella doga centrale. Questo permette agli elementi di essere accessibili e visibili da entrambi i lati: il progetto prevede l’aumento del numero di panchine, cestini e fontanelle di acqua potabile. Queste ultime, inclinate, facilitano l’utilizzo ad adulti, bambini e animali.

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Gli arredi appaiono come un’estrusione della pista verso l’alto, mantenendo lo stesso colore e materiale della pavimentazione. Il materiale adoperato è un conglomerato cementizio di colore rossiccio; tale caratteristica è conferita dall’utilizzo di pietre rosse locali (es. Porfido di Cuasso) come inerti. Questo rende il materiale sostenibile in quanto facilmente reperibile e recuperabile dagli scarti di lavorazione. La colorazione rossiccia, già presente in natura, si integra meglio con il paesaggio, senza creare forti stacchi come avviene con il cemento grigio. Nel caso delle deviazioni verso i punti d’interesse manteniamo la stessa pavimentazione cementizia rossa. Unica eccezione presente sul tracciato si trova nella Palude Brabbia, sottoposta a vincolo ambientale, dove viene mantenuta l’attuale superficie sterrata, ma uniformata al resto dell’intervento con l’aggiunta di terriccio rosso, per dare unità cromatica. Questa scelta rispettosa è maturata dalla volontà di mantenere intatto il fragile ecosistema di questi luoghi, senza andare a modificarlo in maniera invasiva. Lo scopo è anche quello di sottolineare l’ingresso in un’area naturale protetta.

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I punti d’interesse sono ulteriormente segnalati dalla nuova segnaletica orizzontale e verticale. Il progetto propone una nuova cartellonistica unica per tutti i comuni, inserita anche essa nella doga dell’arredo per renderla visibile da entrambe le corsie; essendo posta perpendicolarmente ai percorsi risulta d’immediata visione. Il progetto, come precedentemente spiegato, punta a ritrovare il contatto con l’acqua e per questo crea delle zone (Biandronno e Bodio) di spiagge artificiali a gradoni. Questi interventi creano delle aree di sosta/pic‐nic dove è possibile sedersi e godere della prossimità dell’acqua.

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2. TORRI: Il progetto propone anche l’introduzione di sette torri (Azzate, Bodio Lomnago, Cazzago Brabbia, Biandronno, Oltrona al Lago, Groppello, Calcinate del Pesce), luoghi di ristoro, noleggio bici e osservazione panoramica, che vanno ad integrarsi con le due torri preesistenti di Schiranna e Gavirate; quest’ultima verrà rivestita con il medesimo materiale di facciate delle torri nuove. Questi nove elementi comporranno un nuovo skyline iconico e visibile da ogni sponda del lago, creando dei momenti di pausa ogni 4 chilometri circa.

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Le nuove torri fungono da rifugio, rimandando alle palafitte tipiche della regione insubrica. Questo riferimento è dato dalla facciata composta da sottili elementi verticali, che garantiscono continuità tra interno ed esterno, fanno penetrare la luce e, allo stesso tempo, proteggono lo spazio interno dagli agenti atmosferici. La scelta della tipologia a torre (dim. 5×5, h 12m), tipica dei casotti di birdwatching, permette di creare dei nuovi punti di osservazione/belvedere al piano tetto. Questi punti potranno essere utilizzati primariamente per l’osservazione della fauna e, occasionalmente, per assistere ad eventi sul lago (gare di canottaggio, fuochi artificiali, ecc). Le ridotte dimensioni e la facciata portante permettono di liberare lo spazio interno e garantire un’ampia flessibilità. La torre “tipo” prevede un accesso al livello strada con una zona servizi flessibile (il magazzino può allargarsi eliminando un bagno) e una zona di parcheggio bici. La circolazione tra i piani avviene mediante una scala che gira attorno al perimetro dell’edificio e permette di godere della vista su ogni lato. Salendo al piano superiore si incontra la zona di ristoro distribuita su due piani, uno dei quali è su doppia altezza con mezzanino. L’arredo interno è costituito da elementi rustici in legno di recupero – ecologico e poco costoso – che rimandano alla tipologia del “rifugio”.

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Anche la torre è interamente in legno, materiale scelto per la sua sostenibilità, facile reperibilità e versatilità. Questo materiale, già presente nel paesaggio, si integra per forme e colori. Il legno, essendo un materiale vivo e in continua mutazione, cambierà con il passare degli anni modificando colore e aspetto della torre. Il segno del tempo verrà impresso sulle superfici enfatizzando nodi, venature e macchie del materiale stesso. Grazie alla flessibilità della pianta il progetto può adattarsi alle diversi esigenze morfologiche. Il primo esempio è quello della torre di Biandronno, che è situata sull’acqua. L’accesso è garantito via terra, tramite un pontile, e via lago. Una caratteristica innovativa della torre è la presenza di botti immerse in acqua e collegate alla torre: lo scopo è quello di permettere una nuova esperienza di birdwatching della fauna lacustre a pelo d’acqua. Questi elementi sono riproposti anche in altri siti, ancorati ai pontili esistenti (Bardello e Biandronno), e permettono di andare a osservare fuori dal canneto che limita completamente la vista (si prevede lo sfoltimento dei canneti dove non vi siano luoghi di nidificazione di specie protette).

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Il secondo esempio è la torre di Oltrona al Lago, che ha l’accesso dall’alto mediante una passerella sospesa, a causa del forte dislivello tra la pista e il lago. In questo modo la torre consente l’accesso. Inoltre, da progetto si prevede una integrazione della torre nel percorso nautico del tour del lago. La riconoscibilità del carattere pubblico degli interventi proposti è enfatizzata dall’omogeneità delle torri e dalla loro facilità di accesso, resa possibile dalla prossimità del percorso. Il porta bici invita a posare la bici e a salire nella torre. A completare la famiglia delle torri sono previsti dei casotti utilizzati, esclusivamente per il birdwatching, che andranno ad aggiungersi a quelli già presenti in Palude Brabbia. Queste installazioni verticali riprendono la tipologia della torre ma in scala molto ridotta (2×2, h 4m) e con una facciata a rami intrecciati per nascondere meglio il fruitore alla vista degli uccelli.

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3. ALTRI INTERVENTI: Il parco di fitodepurazione si inserisce come un supporto fondamentale al depuratore di Bardello, filtrando l’acqua in modo naturale tramite l’utilizzo delle piante. Esso costituisce una fondamentale oasi di ripopolazione della flora e della fauna, decimate negli anni. Le piante e gli animali allevati nel parco potrebbero essere reintrodotte nel lago, contribuendo alla salvaguardia di specie minacciate (es. moretta tabaccata). Questo parco inoltre diventa una zona educativa e ricreativa, che spiega ai visitatori il funzionamento dello ecosistema “lago”. Per quanto concerne i riusi delle zone abbandonate, la scelta progettuale è quella di non demolire gli edifici già esistenti intorno alla pista. Questi oggetti sono inglobati all’interno del percorso e prendono nuova vita con l’acquisizione di una nuova funzione di carattere pubblico. La rovina di Biandronno (alla quale verrà aggiunta una terrazza sull’acqua) e gli edifici di recente costruzione a Bardello diventeranno nuove zone di sosta riparate dal sole. L’intero progetto tiene conto della problematica della eco‐sostenibilità, cercando di mantenere il più possibile il tracciato esistente, onde evitare di alterare il delicato ecosistema del luogo. Dove è prevista la demolizione dell’attuale percorso, è stato tenuto conto del costo per il riporto di terra e nuova piantumazione. Il materiale utilizzato per gli interventi è in gran parte di recupero, per contenere l’impatto ecologico. Gli elementi costruttivi sono quasi interamente prefabbricati, in modo da rendere seriale la produzione, abbattere i costi e accelerare la realizzazione. L’uso del legno grezzo per la torre e del calcestruzzo rossiccio per il percorso permettono di limitare al minimo la manutenzione. I materiali utilizzati sono molto resistenti alle intemperie e dunque di alta durabilità.

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Riteniamo di primaria importanza l’intervento di ripavimentazione e di costruzione delle torri, per uniformare il frammentato percorso del lungolago. Gli elementi di supporto al percorso sono da intendersi come occasioni di ulteriore arricchimento e sviluppo delle potenzialità dei luoghi, ma posso anche essere realizzati in una seconda fase per dilazionare i costi nel tempo.

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Riqualificazione urbana "Piazza San Giovanni Decollato" - LAMA+, alessandro felici, rocco cammarota, alessio santamaria, dario rossi, ermanno d'amico

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Fasi di realizzazione-autocostruzione del prototipo in scala 1:1, FESTARCHlab 2013, 12-19 settembre, P.zza della Repubblica, Terni

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BRUGO_Spazio polifunzionale per associazioni del volontariato - RIZOMA architetture, Architecture for Humanity

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Il progetto promosso da Enel Cuore Onlus e Architecture for Humanity riguarda la realizzazione di uno spazio polifunzionale dedicato alle associazioni del volontariato locale e prevede la realizzazione di due laboratori, di una palestra per la riabilitazione, la sistemazione delle aree esterne con la creazione di un orto sociale, un’area gioco per bambini con disabilità e non solo, uno skatepark. In particolare, il volume contenente i due laboratori e la palestra per la riabilitazione avrà un struttura indipendente in acciaio e sarà definita da pareti sandwich realizzate a secco, fonoisolanti e termoisolanti: La struttura, realizzata al posto di due delle qauttro corsie del bocciodromo esistente, sarà caratterizzata da un alto grado di flessibilità, in modo da poter permettere nel tempo futuro un graduale rinnovo funzionale anche dell’altra zona attualmente destinata al gioco delle bocce.

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La nuova struttura (BRUGO) si presenta quindi come un’architettura “parassita”, un elemento esogeno buono, che ha l’intento di fornire nuovi servizi a scopo sociale per la comunità di San Felice, un volume ed una funzione nuova per il Centro, che ha trovato posto in un angolo del vecchio ammasso canapa, ri-convertito a luogo per lo sport e attivissimo fino al 20 maggio 2012. Ora e nel futuro prossimo, il Centro cambierà pelle un’altra volta: diventerà un edificio efficiente dal punto di vista antisismico, caratterizzato da un alto risparmio energetico grazie agli interventi di green retrofit previsti nell’involucro (cappotto termico, infissi con vetrate basso-emissive, controsoffitti ad isolamento termico, nuovi impianti termo-sanitari) ed alla dotazione di 1200 mq di pannelli fotovoltaici. L’idea progettuale nasce dall’immagine di un bruco (da qui il nome) che entra nel Centro e comincia a svilupparsi, modificando nel tempo lo spazio e gli usi, trasformandosi lui stesso e divenendo una meravigliosa farfalla. L’intento è quindi di rendere riconoscibile l’intervento di EnelCuore-AFH per la comunità, creando nuovi spazi allegri e creativi dove incontrarsi, crescere, sviluppare le proprie capacità.

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Il progetto della nuova struttura interna è completato dalla definizione di nuovi spazi pubblici all’esterno del Centro, in particolare: un nuovo impianto di skatepark dedicato agli adolescenti, una nuova zona gioco per i bambini dai 2 ai 6 anni, con una particolare attenzione ai bimbi con disabilità, ed un orto con funzione terapeutica che verrà progettato con l’aiuto di Slow Food e che sarà gestito dalle associazioni di volontariato che utilizzeranno BRUGO. Rinasce il Centro, con la volontà di divenire la Casa Aperta, il focolare dove un’intera comunità, colpita nei corpi e nelle anime, possa ritrovare la propria straordinaria identità.

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Uffici Monteferro Spa - Lorenzo Facchini

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L’intervento ha interessato il completo rifacimento del primo piano dell’immobile attraverso la ridefinizione degli spazi secondo rinnovati canoni estetici e tecnologici. Una parte del piano è stata riconfermata quale ufficio da destinare in particolare ad incontri e riunioni. Per questa porzione del piano abbiamo realizzato una personalizzazione delle finiture che si è spinta fino alla progettazione di una coppia di elementi d’arredo, una libreria e un supporto tv, realizzati con le guide metalliche di cui Monteferro produttore e leader mondiale. Recentemente infine il progetto è stato integrato con l’installazione di alcune opere realizzate dall’artista Giovanna Canegallo, da noi coinvolta con lo scopo di realizzare delle opere in grado di interpretare il tema produttivo del gruppo industriale committente.

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Installazione urbana al molo S. Lucia - Giuseppe Rociola

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L’area di intervento. Il molo Santa Lucia, punta estrema del porto verso la Cattedrale, è identificata dal diretto legame con la memoria degli Statuti Marittimi e le attività marinare. L’area inoltre instaura specifici rapporti con la struttura urbana: lo spazio delimitato dal muro di chiusura e dalla torre è infatti simbioticamente connesso allo slargo compreso tra palazzo Gadaleta e l’edificio della Guardia Costiera. Il molo si distingue per l’innata vocazione nodale, non chiaramente espressa a causa di processi urbani che lo rendono marginale rispetto al contesto. In questo senso il progetto vuol tentare, pur nella temporaneità dell’iniziativa, di innescare una riqualificazione semantica del luogo.

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L'installazione temporanea e le sue relazioni spaziali e percettive con il molo

Il progetto _ Principi compositivi _ La modernità degli Statuti Marittimi e l’identità portuale della città sono stati tradotti in una strategia progettuale che mira a ridefinire le gerarchie in quell’area così delicata del centro antico. I rapporti strutturali con il tessuto, nel tentativo di risolverne le criticità presenti, fanno da “sostrato” al progetto, un apparato percettivo capace di governare le relazioni – a distanza – fra il molo e le architetture significative che ne costituiscono i principali traguardi visivi. Si tratta di un sistema paratattico nel quale gli elementi, distinti per materiali e funzione, sono “sincreticamente” legati fra loro. Se le relazioni urbane sono utili a riannodare i margini fisici dell’area, la memoria e l’eredità culturale degli Statuti definiscono la “partitura narrativa” del progetto, incentrata sul legame fra il corpus normativo, le attività marinare e il palinsesto del porto. Il sistema paratattico, sintesi critica fra questi diversi ma interagenti aspetti, è costituito da un podio lapideo in rapporto al quale sono posizionati i setti lignei, gli elementi illuminanti e la guida lineare di raccordo percettivo, di seguito analizzati.

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Planimetria generale e strategie compositive. In primo piano la vista d'insieme del progetto in rapporto ai principali nodi urbani

Elementi del sistema _ Il podio _ Definisce il piano d’imposta della “partitura narrativa”. Il suo sviluppo areale introietta gli allineamenti e i nodi urbani significativi: torre Santa Lucia e il muro, palazzo Caccetta, palazzo Gadaleta e l’edificio della Guardia Costiera. L’impiego della pietra di Trani stabilisce un legame con la cultura materiale del luogo.

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La ridefinizione dei margini del porto

I setti _ Le strutture in legno di pino – essenza usata nella cantieristica navale antica – delimitano lo spazio del molo ad ovest, attualmente privo di limiti definiti. Il loro orientamento segue il fianco di palazzo Gadaleta e la recinzione dell’Ufficio della Guardia Costiera. Sono composte da traversi alternati ad elementi distanziatori, secondo la logica di accatastamento del legname in uso nei cantieri marittimi. La “discretizzazione” dei setti consente la mutua percezione dei monumenti che connotano lo spazio del molo, con la possibilità di traguardare la torre o la cattedrale.

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Il sistema paratattico nei suoi elementi costitutivi: il podio, i setti lignei, gli elementi narrativi, la guida di raccordo percettivo

Gli elementi “narrativi” _ Illuminano il podio e riportano il testo di alcune fondamentali disposizioni degli Statuti. L’elemento alto è orientato in rapporto alla facciata dell’Ufficio Marittimo, mentre quello basso si lega idealmente al monumento esistente in piazza Quercia.

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Dettagli costruttivi e fasi di realizzazione

La guida di raccordo percettivo _ L’elemento in acciaio cor-ten orienta la “lettura” dello spazio compreso fra il muro, la torre e l’edificio della Guardia Costiera, gerarchizzandone i diversi ambiti. Si pone perpendicolarmente alla banchina ovest, attestandosi sullo spigolo nord della torre. All’estremità dell’elemento è inciso il logo dell’anniversario.

OFFICE CUBE - Manuel Montaresi, Doriana Pirino, Giancarlo Regnicoli

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Office Building Designed by Manuel Montaresi for Mackeen Development. Doha, Qatar 2013

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Main View

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Entrance

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top view parking area

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Boulevard entrace

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Lobby & info desk area

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Lobby & info Desk area

CONCORSO DI IDEE PER LA REALIZZAZIONE DI UN’AULA MOBILE - Giorgio Silvestri

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Il progetto applica l’idea della mobilità non solo alla fruibilità dell’aula ma alla sua stessa struttura: mobilità e fruibilità si fondono nell’oggetto, che tanto più diventa utilizzabile quanto maggiore la sua capacità di spostarsi sul territorio ma anche di articolarsi in uno spazio diverso secondo che si tratti di essere trasportato con la maggiore facilità possibile o di offrire il massimo di spazio e comfort nella sua essenza di luogo di concentrazione e studio.

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Il mezzo mobile di trasporto, costituito da un autoarticolato, è il vettore di una “macchina per studiare” metamorfica dotata di tutti gli strumenti necessari all’insegnamento ed allo studio ma anche di tutte quelle caratteristiche indispensabili legate alla sua essenza itinerante. La trasformabilità del vano è gestita da pistoni idraulici che mettono in moto un sistema di piani rigidi collegati da cerniere (le due porzioni di pavimento con l’arredo solidale alle stesse e le due pareti laterali vetrate) fissati a binari di scorrimento sul piano della struttura del rimorchio). Nella sua configurazione “aperta” l’aula ha una consistenza di circa 52 metri quadri , con una capienza di 21 posti per i corsisti e di una cattedra per il docente capace di ospitare eventuali altri tre relatori simultaneamente.

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Le postazioni, dotate ciascuna di terminale video, mouse e tastiera, sono costituite da posti singoli o abbinati con struttura solidale a quella del pavimento ribaltabile e finitura in legno multistrato semplicemente verniciato con smalto bianco all’acqua. Ogni postazione singola o doppia è collegata ad una stampante situata sul piano ricavato lungo la parete mobile vetrata; questo piano ha anche funzione di scaffalatura continua per libri di testo o materiale multimediale.

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L’isolamento termico è garantito dalla costruzione a sandwich delle pareti che costituiscono l’involucro, con struttura in alluminio e strato resistente in vetroresina contenente schiuma poliuretanica iniettata a pressione. Le porzioni vetrate sono realizzate con triplo strato trasparente in policarbonato separato da due camere d’aria di 12 mm, per garantire la maggiore leggerezza possibile alla porzione mobile “portata”.

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Le attrezzature per la formazione linguistica sono costituite inoltre da due server da 4Tb ciascuno per l’archivio dei documenti e da una lavagna multimediale, incernierata a scomparsa entro il soffitto interno, mentre il collegamento con il ‘centro-sistema’ presso l’Università per Stranieri di Siena è garantito da un sistema ADSL satellitare.

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Si stima che il consumo orario della dotazione elettronica e del sistema di riscaldamento / raffrescamento a pompa di calore sarebbe di circa 5 kWh; per sopperire a tale consumo si prevede di dotare l’aula di un generatore di corrente alimentato a gasolio della potenza massima di 7,0 kW, da utilizzarsi qualora non sia disponibile un collegamento alla rete elettrica, integrato dalla corrente prodotta dai pannelli fotovoltaici in silicio policristallino installati sulla copertura piana.

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Concorso di architettura in due fasi per la progettazione del Campus universitario USI/SUPSI a Lugano – Viganello - Ambrosetti Mozzetti Siano, AMS architetti

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L’apertura del perimetro e l’opportunità di far fluire all’interno il tessuto urbano ha fortemente condizionato ogni scelta progettuale operata sull’edificio: l’intero insediamento viene pensato permeabile, l’interno pubblico dell’area uno spazio non solo di arrivo ma anche di attraversamento, dove lo spazio collettivo pubblico si ibrida con quello privato.

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Il piano a livello della cittàè inteso come brano di paesaggio e attraversa fluidamente il soprastante volume integrando gli spazi destinati allo studio e la ricerca e le funzioni a più stretto contatto con il pubblico e la strada, in un sistema articolato di percorsi che conducono ai grandi vuoti centrali, giardini con alberi ad alto fusto, connettendo spazi interni ed esterni.

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Una grande e strutturata piazza pubblica al piano terreno. Una terrazza giardino che si affaccia sulla città e sui vuoti centrali dei giardini, sui percorsi pubblici aperti o coperti della città che attraversano il Campus.

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Ricostruzione della scuola primaria "Racagni" a Parma - settanta7 studio associato, Studio di ingegneria Leonisio, Ing. Ugo Trimboli, Studio Venz, DMD Studio Associato, ONLECO s.r.l., Arch. Chiara Martini, Arch. Marina Castrovillari

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L’intervento in oggetto consiste della demolizione e ricostruzione della Scuola Elementare “P. Racagni” a Parma. La nuova costruzione sarà in grado di ospitare le seguenti funzioni:4 sezioni complete di scuola primaria, dotate dei relativi laboratori e servizi; mensa e cucina per gli utenti del complesso scolastico; palestra e spogliatoi; sala polivalente-teatro.

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Il volume può essere suddiviso in tre parti: il corpo della scuola elementare, articolato su tre piani fuori terra; il corpo della mensa è articolato su un piano fuori terra sopra lo stesso è possibile praticare attività all’aperto e che è presente un corridoio diretto per il collegamento con la sala polivalente; il corpo della sala polivalente-teatro situato al primo piano è articolato su un livello e infine la palestra.

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I principali obiettivi del progetto sono stati la realizzazione di spazi didattici pensati per i bambini confortevoli e luminosi; la volontà di creare spazi aperti dedicati sia al gioco che all’apprendimento; la suddivisione delle funzioni contenute nel complesso e quindi la possibilità di accedere in maniera indipendente alle varie parti.

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