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CASALE.2 - MAURIZIO MASTROIANNI


Concorso di idee Renovatio Urbis VIII edizione - 1° premio - Atelier 27

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“Terzo tempo”

Atelier 27 — Concorso di idee Renovatio Urbis VIII edizione  -  1° premio

Immaginare un nodo di scambio per il tempo libero, in cui si possa passare agevolmente da un’attività sportiva ad una ricreativa culturale, attraverso punti di ristoro, verde e percorsi ciclopedonali, è il tema e l’obiettivo generale che la proposta progettuale si prefigge di raggiungere nell’ottica di manifestare l’identità dell’area dell’Acqua Acetosa, in una posizione di cerniera fra la città consolidata e il cuneo verde della valle del Tevere. La strategia progettuale punta a ricostruire le necessarie sinergie fra i sistemi già presenti, inserendo in un disegno unitario il verde, le attrezzature dello sport e il sistema edilizio sporadico ridefinito funzionalmente.

Atelier 27 — Concorso di idee Renovatio Urbis VIII edizione  -  1° premio

Ridefinizione del suolo Il progetto disegna un fascio di segni che si smaglia per accogliere al proprio interno gli elementi puntuali in un nuovo ordine e agisce tridimensionalmente sulla modellazione del suolo per raccordare diverse quote in una piazza multilivello adeguatamente connessa con il lungotevere dell’Acqua Acetosa, la fine di viale Parioli, viale della Moschea e via dei Campi Sportivi. Le linee del progetto interpretano e si connettono con le linee del paesaggio, con i tracciati stradali e fluviali, e integrano il verde nello spazio pubblico.

Atelier 27 — Concorso di idee Renovatio Urbis VIII edizione  -  1° premio

Azioni sugli edifici Il lavoro sulle preesistenze consente di ridefinire in modo chiaro le relazioni funzionali fra le parti, puntando a costituire un sistema policentrico attrattivo, che offra funzioni diversificate ma dedicate al tipo di utenza già presente, e contribuisca a sviluppare la vocazione attuale dell’area. La riqualificazione degli edifici è anche lo strumento per inserire attività economiche che garantiscano un contributo alla sostenibilità finanziaria dell’opera, ricercando possibili coinvolgimenti di investitori privati in una cornice amministrativa gestita dal Comune. L’edificio attualmente occupato dagli uffici dell’AMA e la retrostante torre sono stati convertiti in un centro polivalente intitolato a Pietro Mennea, che ospiti esposizioni permanenti e temporanee dedicate allo sport, attività didattiche e interattive, insieme con servizi commerciali e di ristoro. L’edificio principale viene restaurato e preservato nel suo valore storico-artistico, in coerenza con le tutele previste dalla Carta per la Qualità del vigente Piano Regolatore di Roma, prevedendo tuttavia un ampliamento in sopraelevazione sopra il volume centrale. La copertura diventa segno iconico dell’intervento, ed è costituita da una superficie in acciaio corten, che estremizza il gesto della piega dei muri dello spazio aperto nel centro del sistema di progetto, e costituisce elemento bioclimatico passivo che migliora il comportamento energetico dell’edificio. I coni in cui termina la piegatura della copertura funzionano come punti di estrazione dell’aria e attivano la ventilazione naturale dell’edificio.

Atelier 27 — Concorso di idee Renovatio Urbis VIII edizione  -  1° premio

Connessioni Il ruolo di nodo di scambio dell’area viene potenziato nella sua dimensione intermodale, intesa anche nell’accezione dell’attività ciclistica e podistica, incrementando le connessioni con le aree limitrofe. Il sistema viene risolto con l’inserimento di due segni paesaggistici forti, incernierati sulla fontana dell’Acqua Acetosa, rilevante emergenza storico artistica, che sono passerelle ciclopedonali di collegamento con il quartiere dei Parioli e con l’altra sponda del Tevere, integrando l’argine del fiume e la sua riqualificazione paesaggistica nella trama del progetto.

Atelier 27 — Concorso di idee Renovatio Urbis VIII edizione  -  1° premio

Atelier 27 — Concorso di idee Renovatio Urbis VIII edizione  -  1° premio

Atelier 27 — Concorso di idee Renovatio Urbis VIII edizione  -  1° premio

Atelier 27 — Concorso di idee Renovatio Urbis VIII edizione  -  1° premio

Atelier 27 — Concorso di idee Renovatio Urbis VIII edizione  -  1° premio

Atelier 27 — Concorso di idee Renovatio Urbis VIII edizione  -  1° premio

Atelier 27 — Concorso di idee Renovatio Urbis VIII edizione  -  1° premio

Atelier 27 — Concorso di idee Renovatio Urbis VIII edizione  -  1° premio

Atelier 27 — Concorso di idee Renovatio Urbis VIII edizione  -  1° premio

Podere del Tiglio - angeli e brucoli architetti

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angeli e brucoli architetti — Podere del Tiglio

angeli e brucoli architetti — Podere del Tiglio

angeli e brucoli architetti — Podere del Tiglio

angeli e brucoli architetti — Podere del Tiglio

angeli e brucoli architetti — Podere del Tiglio

angeli e brucoli architetti — Podere del Tiglio

angeli e brucoli architetti — Podere del Tiglio

angeli e brucoli architetti — Podere del Tiglio

angeli e brucoli architetti — Podere del Tiglio

angeli e brucoli architetti — Podere del Tiglio

angeli e brucoli architetti — Podere del Tiglio

angeli e brucoli architetti — Podere del Tiglio

angeli e brucoli architetti — Podere del Tiglio

angeli e brucoli architetti — Podere del Tiglio

angeli e brucoli architetti — Podere del Tiglio

angeli e brucoli architetti — Podere del Tiglio

PROGETTO DI ABITAZIONE RURALE CON ANNESSO GIARDINO - Gianluca Vergani

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IL PROGRAMMA Il sig. Lissoni ha commissionato la progettazione dell’abitazione in questa zona del territorio cavenaghese poichè per un imprenditore agricolo la miglior cosa, è di abitare vicino al proprio luogo di lavoro. Attualmente infatti, il sig. Lissoni, abita in centro al paese di Cavenago e per recarsi in campagna è costretto ad utilizzare l’automobile, con la nuova abitazione l’auto non sarà più necessaria. Inoltre la presenza di una abitazione, diventerebbe un deterrente contro i frequenti furti che in quella zona gli agricoltori sono costretti a subire. Il programma per la progettazione dell’abitazione, è partito proprio dalla comodità del committente di avvicinarsi al suo posto di lavoro, per tradursi successivamente negli indirizzi che hanno portato alle scelte architettoniche.

Gianluca Vergani — PROGETTO DI  ABITAZIONE RURALE CON ANNESSO GIARDINO

Vista Ingresso

GLI SPAZI FUNZIONALI L’abitazione in pianta si presenta come una farfalla con le ali aperte. L’edificio si sviluppa su due piani, uno interrato in cui prendono posto un box, una cantina, una lavanderia, un locale per il ricovero attrezzi da giardino, un locale sgombero e un lavatoio per evitare che dopo le attività di giardinaggio, si possa accedere direttamente all’abitazione senza ripulirsi. Le aree prettamente inerenti all’abitazione (cantina, box e lavanderia), sono fisicamente divise dai locali dedicati al giardinaggio attraverso la scala e da un muro. L’abitazione di m2 193,15 è organizzata con un ingresso delineato dalla scala che porta all’interrato e da due pilastri circolari che sono l’unico elemento di divisione tra questo spazio, la sala da pranzo a ovest e il soggiorno a est dell’ingresso. L’abitazione è divisa in due parti con funzioni ben distinte, da una parte gli spazi per abitare, cucina, camere e due bagni di cui uno con accesso diretto dalla camera matrimoniale. L’altra porzione è dedicata al soggiorno e agli ospiti, infatti vi è una camera per gli ospiti con bagno esclusivo, uno studio, una stireria e un secondo bagno per gli ospiti.

Gianluca Vergani — PROGETTO DI  ABITAZIONE RURALE CON ANNESSO GIARDINO

Vista lato Nord-Est

L’ARCHITETTURA Esternamente l’edificio si presenta molto simile ad un edificio tradizionale di questa regione della pianura padana, con un tetto a falde in coppi a canale,. La scelta di realizzare un edificio con un tetto a falde, è stato suggerito dalla presenza del cascinotto che ha un tetto a capanna come pure il capannone che ha un tetto a due falde contrapposte. In questo modo l’abitazione non si pone in contrasto con essi, ma si integra anche se la pendenza e la forma complessiva del tetto comunque propone una soluzione innovativa della copertura. L’utilizzo del legno per le finestre, per le persiane, per il parapetto del balcone sul fronte nord e del pergolato sul fronte sud, richiama ulteriormente l’aspetto agricolo dell’edificio come anche lo zoccolo in pietra alto m 1,00 a protezione delle facciate e degli inserti all’interno delle facciate stesse. L’intonaco delle facciate sarà del tipo al quarzo di colore bianco. La forma a farfalla, il pergolato posto sulla zona d’ingresso e il tetto particolarmente spiovente, sono gli elementi innovativi dell’aspetto architettonico della casa, pur rimanendo all’interno della tipologia dell’architettura agricola. Naturalmente pur rispettando le caratteristiche dell’architettura agricola, non mancheranno i confort necessari per un vivere sano e moderno. I serramenti in legno avranno i doppi vetri, sono previsti l’impianto di riscaldamento e di condizionamento, oltre all’isolamento termico delle pareti perimetrali e della copertura.

Gianluca Vergani — PROGETTO DI  ABITAZIONE RURALE CON ANNESSO GIARDINO

Vista Sud-Est

Gianluca Vergani — PROGETTO DI  ABITAZIONE RURALE CON ANNESSO GIARDINO

Vista Nord-Ovest

Gianluca Vergani — PROGETTO DI  ABITAZIONE RURALE CON ANNESSO GIARDINO

Prospetto Ovest

Gianluca Vergani — PROGETTO DI  ABITAZIONE RURALE CON ANNESSO GIARDINO

Prospetto Est

Gianluca Vergani — PROGETTO DI  ABITAZIONE RURALE CON ANNESSO GIARDINO

Dettaglio Muro - Progetto Esecutivo

PROGETTO DI ARREDAMENTO ABITAZIONE - Gianluca Vergani

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Arredamento di un bilocale con progetto delle pavimentazioni e della distribuzione spaziale dell’arredamento

Gianluca Vergani — PROGETTO DI ARREDAMENTO ABITAZIONE

Prospetti della cucina e del bagno disposizione delle piastrelle

Gianluca Vergani — PROGETTO DI ARREDAMENTO ABITAZIONE

Soggiorno arredato

Gianluca Vergani — PROGETTO DI ARREDAMENTO ABITAZIONE

Camera da letto

Gianluca Vergani — PROGETTO DI ARREDAMENTO ABITAZIONE

Cucina arredata

Gianluca Vergani — PROGETTO DI ARREDAMENTO ABITAZIONE

Planimetria abitazione con la disposizione delle piastrelle in tutta la casa e in particolare nel disimpegno

Museo Civico-Archeologico dell’Abbazia di Farfa - Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti

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Una manica del convento è destinata ad a ccogliere i reperti che documentano la storia della nota Abbazia medievale. Una grande teca, in posizione centrale, ospita una trascrizione contemporanea, in dodici scene, del Chronicon Farfense di Gregorio da Catino: tredici laboratori artistici dal nord al sud d’Italia hanno lavorato alla sua realizzazione. Il fruitore si immerge in una narrazione nella quale i reperti archeologici non sono più un muto patrimonio ma connessione conoscitiva, principio di immaginazione.

Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti — Museo Civico-Archeologico dell’Abbazia di Farfa

Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti — Museo Civico-Archeologico dell’Abbazia di Farfa

Gregorio da Catino in un disegno di Lele Luzzati

Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti — Museo Civico-Archeologico dell’Abbazia di Farfa

Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti — Museo Civico-Archeologico dell’Abbazia di Farfa

Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti — Museo Civico-Archeologico dell’Abbazia di Farfa

Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti — Museo Civico-Archeologico dell’Abbazia di Farfa

Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti — Museo Civico-Archeologico dell’Abbazia di Farfa

Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti — Museo Civico-Archeologico dell’Abbazia di Farfa

Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti — Museo Civico-Archeologico dell’Abbazia di Farfa

Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti — Museo Civico-Archeologico dell’Abbazia di Farfa

Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti — Museo Civico-Archeologico dell’Abbazia di Farfa

Stato di fatto.

PLAZA DE LA CULTURA - Stefano Cerolini ARCHITETTO

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Lo más importante es lo que no construimos, es decir, el espacio entre los muros y aún más el espacio entre los edificios. El arquitecto debe llevar su atención primero hacia el espacio, el vacío, y después interesarse en la construcción, lo lleno. La meta de la construcción es, ante todo, la creación del espacio público

Stefano Cerolini ARCHITETTO — PLAZA DE LA CULTURA

«…El hombre organiza el espacio y si las formas están condicionadas por la circunstancia ellas forman igualmente circunstancia, o más aún, la organización del espacio estando condicionado es también condicionante. » Fernando Tavora « Da organizaçao do espaço »

Stefano Cerolini ARCHITETTO — PLAZA DE LA CULTURA

Los muros de la antigua «Plaza de Abastos» continúan mostrándonos su relación íntima con el tejido urbano existente, sin embargo las ruinas imploran su necesidad de volverse el perímetro de acción para un nuevo escenario urbano. Guardando sus entradas, sus recorridos y sus heridas el proyecto de la Plaza de la cultura se inscribe en estas ruinas de la memoria definiendo una nueva geometría urbana, en la que el espacio público penetra transformándose el mismo en la escena de nuevas representaciones urbanas. Atándose y leyendo la complejidad del contexto construido, el proyecto quiere ante todo lanzar el proceso de reapropiación de este lugar a través de un volumen que permite abrir una nueva perspectiva urbana, siguiendo la dirección propuesta por el eje que lleva al «Teatro Municipal». Este último se vuelve el pretexto para crear en este nuevo espacio público una tribuna para todo tipo de representaciones teatrales, teniendo como fondo de escena la gran sala de exposiciones polivalente. Cómo preludio de la definición de programa funcional, el proyecto se compone de 2 niveles que tienen en común el volumen en doble altura del espacio polivalente y que constituyen una superficie construida igual a 1605 m². En planta baja encontramos el polo MEDIATECA Y CONFERENCIAS (337 m² SU), que se abre hacia la gran herida/ventana panorámica que se abre a lo largo de la calle Juan José Ruano y que establece con ella una relación de diálogo y de transparencia. A continuación encontramos el mostrador de recepción principal, con sus locales técnicos y de servicio liado al gran espacio de exposición/polivalente y sus locales anexos (460 m² SU) que están conectados espacialmente con el gran patio público a cielo abierto donde se sitúa el TEATRO DE CALLE (337 m²). Este nivel se completa con un espacio CAFETERÍA Y TIENDA (96 m² SU) inicialmente unidas a la terraza del bar (54 m²). La comunicación vertical se realiza gracias a dos escaleras y un ascensor de servicio. En la primera planta encontramos todos los espacios de trabajo y actividades artístico-culturales. En particular se prevén 190 m² (SU) de oficinas, 55 m² (SU) de salas de música, 82 m² (SU) de talleres manuales y pedagógicos, 113 m² (SU) de áreas de descanso, locales técnicos y de servicio.

Stefano Cerolini ARCHITETTO — PLAZA DE LA CULTURA

La chose la plus important est ce que nous ne costruisons pas, c’est à dire l’espace entre les murs et encore plus l’espace entre les batiments. L’architecte doit apporter d’abord l’attention envers l’espace, le vide, et seulement après il doit s’interesser à la construction, au plein. L’issue de la construction est, avant tout, la création de l’espace public.

Stefano Cerolini ARCHITETTO — PLAZA DE LA CULTURA

«…l’homme organise l’espace et si les formes sont conditionnées par la circonstance, elles forment également circonstance, o encore, l’organisation de l’espace en étant conditionné est aussi conditionnant. » Fernando Tavora « Da organizaçao do espaço »

Stefano Cerolini ARCHITETTO — PLAZA DE LA CULTURA

Les murs de l’ancien Plaza de Abastos continuent à nous montrer leur liaison intime avec le tissu urbain existant, cependant ces ruines crient le besoin de redevenir le périmètre d’action pour un nouveau scénario urbain. Tout en gardant ses entrée, ses parcours et ses blessures, le projet de la «Plaza de la cultura» s’insère dans ces ruines de la mémoire en définissant une nouvelle géométrie urbaine, dans laquelle l’espace public pénètre en devenant lui-même la scène des nouvelles représentations urbaines . En se liant et en lisant la complexité du contexte construit, le projet veut avant tout lancer le processus de réappropriation de ce lieu à travers un volume qui permet d’ouvrir une nouvelle perspective urbaine en reprenant la direction proposée par l’axe qui mène au « Teatro Municipal ». Ce dernier devient le prétexte pour créer dans ce nouveau espace public une tribune pour tous gendre de représentations théâtral en ayant comme fond de scène la grande salle d’exposition/polyvalente. Comme prè-annoncé dans la définition du programme fonctionnel , le projet se compose de 2 niveau qui ont en commun le volume en double hauteur de l’espace polyvalent et qui constituent une surface construite égal à 1.605 m² . Au RDC nous trouvons le pole MEDIATEQUE Y CONFERENCIAS (337 m² SU), qui s’ouvre sur la grande blessure/baie-vitré au long de la calle Juan José Ruano et qui définit avec la rue un rapport de dialogue et de transparence. Ensuite on y trouve le poste d’accueil principal, avec le bloc technique et de service, liés au grand ESPACIO DE EXPOSICION/POLYVALENT et ses locaux annexes (460 m² SU) qui sont connectés spatialement avec le grand patio public à ciel ouvert où prend place le TEATRO DE CALLE (337 m²). Enfin le niveau est complété par un espace CAFETERIA Y TIENDA (96 m² SU) intimement reliés à la terrasse du bar (54 m²). Les liaison verticaux sont assurés par deux escaliers et un ascenseur de service. Au R+1 nous trouvons tous les locaux de travail et des activités artistique-culturaux. En particulier sont prévus 190 m² (SU) des bureaux, 55 m² (SU) de salles de musique, 82 m² (SU) des ateliers manuel et pédagogiques, 113 m² (SU) de zones des détente, bloc technique et de service.

Cilento in Movimento - luisa saracino, COFFICE

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La proposta progettuale espressa in sede di concorso, prende spunto dall’individuazione di una serie di elementi che stabiliscono delle priorità nella complessa narrazione che caratterizza il sistema Parco. Questi elementi salienti di un più esteso e complesso discorso sulla realtà del Parco consistono negli obiettivi e azioni di natura territoriale, che costituiscono il punto di partenza per un nuovo tipo di narrazione, che invece di cominciare dai posti e dalle località, che sono il punto d’arrivo, prova a partire dalle strade, che stabiliscono le modalità per arrivarci. L’idea di progetto tenta innanzitutto di portare alla luce un mondo semisommerso, dalla cultura dell’automobile nonché da un processo di progressiva perdita di memoria collettiva, che è quello delle “strade nel paesaggio”, la cui rilettura è indispensabile alla comprensione di un contesto così complesso dove natura e storia dell’uomo, sono realtà inestricabili. Tracciare un percorso è uno dei gesti più antichi che appartengono al comportamento umano, esprime significati profondi legati al grado di socialità e di cultura. Può essere un gesto individuale, ma più spesso è di natura collettiva e rappresenta la forma concreta e visibile della “comunicazione”. Il tema è dunque provare a raccontare la storia dei luoghi a partire dalle strade, che in Italia, nel Meridione, rappresentano un patrimonio di inestimabile valore, di enorme bellezza, un autentico “monumento diffuso”, da recuperare e valorizzare investendo risorse e idee. Concepire un territorio secondo la rete dei suoi percorsi, promuovendone il miglioramento della circolazione al suo interno, significa promuoverne il processo di conoscenza e quindi di tutela attraverso un uso più consapevole e più“ecologico” dei mezzi di trasporto. In questo senso la metodologia di progetto scelta va ad intercettare l’ elemento di fragilità del Parco, la debolezza della rete infrastrutturale, con l’obiettivo di trasformare una criticità in una risorsa, ridefinendo l’importanza dei percorsi storici e introducendo contenuti nuovi ed attuali nella tradizione. Identificati secondo il tipo di paesaggio che racchiudono, i percorsi all’interno del Parco assumono la forma geometrica di tre anelli: 1. L’anello del mare 2. L’anello della campagna, definito dai percorsi interni che collegano i campi e le coltivazioni tra loro 3. L’anello della montagna, definito dai percorsi di crinale in uso nell’antichità che collegano i borghi montani

luisa saracino, COFFICE — Cilento in Movimento

Francesco Colarossi, Luisa Saracino, Rosamaria Faralli, Massimiliano Foffo, Giovanna Saracino — La Città del Parco Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni © Francesco Colarossi . Pubblicata il 19 Dicembre 2013.

luisa saracino, COFFICE — Cilento in Movimento

In questo modo il paesaggio, pur conservando la sua eterogeneità e la sua ricchezza di elementi naturali, è in certa misura “semplificato” attraverso categorie riassuntive che ne interpretano le peculiarità, offrendo tuttavia ai visitatori possibilità di lettura più immediate. Reti per lo sviluppo sostenibile. Le reti immateriali. Il sistema degli anelli e la comunità.

luisa saracino, COFFICE — Cilento in Movimento

Francesco Colarossi, Luisa Saracino, Rosamaria Faralli, Massimiliano Foffo, Giovanna Saracino — La Città del Parco Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni © Francesco Colarossi . Pubblicata il 19 Dicembre 2013.

luisa saracino, COFFICE — Cilento in Movimento

Molto del futuro di un luogo dipende dalla capacità di offrire suggestioni tanto al visitatore quanto alla comunità residente. Il tema che affronta questo ed altri aspetti connessi è quello generale dell’accoglienza, ovvero della predisposizione di un luogo ad attrarre e “trattenere” i visitatori. L’idea in via di diffusione oggi è quella di un turismo strettamente connesso alle relazioni umane che si instaurano tra il visitatore e la comunità locale. Il viaggiatore da cliente diventa ospite non solo per il gestore della struttura ricettiva ma per tutta la comunità ospitante. E’ un concetto di turismo assai più esteso, una visione che accresce l’idea di cultura della “permanenza”, attraverso l’investimento su risorse esistenti, su reti di contatti tra persone, senza la necessità di sacrificare territorio ma creando o migliorando le condizioni di accoglienza e ospitalità più durature e prive di costi sociali per la comunità. Privilegiare questo tipo di approccio al tema dell’ospitalità significa promuovere un intero territorio oltre la stagione estiva e il singolo evento. Come specificato nella relazione illustrativa al piano del Parco, il Cilento è caratterizzato da un paesaggio estremamente ricco e complesso sotto l’aspetto morfologico; in uno spazio geografico piuttosto contenuto, se raffrontato con altre riserve naturali, convivono ambiti naturalistici differenti tra loro. La parte più interna, caratterizzata da un paesaggio prevalentemente montuoso comunica con la costa attraverso la fascia intermedia occupata per lo più dalle coltivazioni. La definizione dei tre anelli di paesaggio rappresenta la proposta per una nuova impostazione degli itinerari di visita del Parco, creando l’opportunità di incentivare il miglioramento e l’integrazione della viabilità interna di connessione dei tre anelli. A tal proposito sono state individuate almeno due direttrici di attraversamento del Parco lungo le quali potenziare la viabilità su gomma attraverso allargamenti della sede stradale e contenute integrazioni. La prima è quella che unisce Ascea al borgo rurale di Roscigno, attraversa il cuore del parco configurandosi come una vera e propria “strada di parco”. La seconda comincia da Sapri e termina in corrispondenza di Buonabitacolo, dove è prevista la riapertura della stazione ferroviaria, oltre che della linea da Sicignano a Lagonegro fino a Buonabitacolo. Il centro di Buonabitacolo rappresenta inoltre un possibile nodo di scambio intermodale anche per la presenza dello svincolo autostradale. In questo modo la struttura della viabilità su ferro e su gomma è ridefinita secondo l’approccio dell’intermodalità con l’obiettivo di migliorare l’accessibilità ed aumentare il grado di visitabilità del Parco. Particolare attenzione è stata dedicata alle modalità di spostamento, che dovranno avvenire internamente attraverso l’uso di auto e biciclette elettriche. A tal scopo, in corrispondenza dei maggiori nodi di scambio, sono state predisposte delle pensiline fotovoltaiche, per l’alimentazione dei veicoli elettrici da fonti di energia rinnovabile e servizio di car e bike sharing. In tal modo verrebbe notevolmente a ridursi l’impatto ambientale della viabilità su gomma, riuscendo a garantire comunque anzi incentivando le possibilità di spostamento all’interno del Parco. Lo scenario che si configura prevede , dunque, tre “strade di parco” che partendo dalla costa giungono in prossimità dell’anello che unisce i borghi montani, attualmente “tagliati fuori”, che così verrebbero inclusi nei percorsi di visita. Attraverso le strade di parco, concepite in modo da essere percorse lentamente, si svolge la lenta narrazione dal mare alla montagna e viceversa.

luisa saracino, COFFICE — Cilento in Movimento

Francesco Colarossi, Luisa Saracino, Rosamaria Faralli, Massimiliano Foffo, Giovanna Saracino — La Città del Parco Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni © Francesco Colarossi . Pubblicata il 19 Dicembre 2013.

luisa saracino, COFFICE — Cilento in Movimento

Strategie d’intervento.

luisa saracino, COFFICE — Cilento in Movimento

Francesco Colarossi, Luisa Saracino, Rosamaria Faralli, Massimiliano Foffo, Giovanna Saracino — La Città del Parco Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni © Francesco Colarossi . Pubblicata il 19 Dicembre 2013.

luisa saracino, COFFICE — Cilento in Movimento

Su una base infrastrutturale ristrutturata secondo i criteri della sostenibilità e di un maggior grado di accessibilità, si inseriscono le strategie d’intervento atte a promuovere la scoperta e la conoscenza dei luoghi. La suddivisione del paesaggio secondo i tre anelli corrisponde anche ad una diversa caratterizzazione tematica dei tre ambiti di progetto. Le aree tematiche individuate sulla base delle dominanti paesistiche che le caratterizzando, presentano tuttavia degli aspetti comuni e sono uniti dal ruolo di primaria importanza che l’agricoltura svolge nel Cilento e nel vallo di Diano, dall’area costiera alla montagna interna.

Francesco Colarossi, Luisa Saracino, Rosamaria Faralli, Massimiliano Foffo, Giovanna Saracino — La Città del Parco Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni © Francesco Colarossi . Pubblicata il 19 Dicembre 2013.

L’agricoltura diviene una dominante di paesaggio a tutte le quote, a conferma dell’appartenenza del Cilento all’area di cultura magno greca, i cui segni sono tuttora evidenti nella capacità quasi unica di rendere fertile e produttivo qualsiasi tipo di territorio nel Mediterraneo. L’impronta greca, visibile nei resti archeologici, vive tuttora nei sistemi di coltivazioni che hanno resistito al tempo e sono diventati la componente narrativa dei luoghi. Il territorio rurale (comprendendo in esso anche le zone a pascolo e i boschi di produzione) costituisce l’armatura principale dell’intero Cilento, dentro e fuori l’area del Parco, coinvolgendo in estensione gran parte del territorio anche alle quote maggiori. Tale utilizzo storico ha consolidato un millenario assetto dell’ecosistema le cui trasformazioni recenti sono molto meno traumatiche di quelle di altre zone dell’Appennino sia dal punto di vista dell’avanzare dei processi urbanizzativi che da quello, opposto, dell’abbandono e dell’inselvatichimento. Il settore agricolo, nell’ambito territoriale del Parco, è caratterizzato da una spiccata eterogeneità: è possibile individuare, infatti, aree in cui l’agricoltura viene svolta secondo moderne tecniche di coltivazione ed aree montane dell’entroterra cilentano, dove l’agricoltura è ancora di tipo estensivo ed è particolarmente dedita alla pastorizia ed alla cerealicoltura. L’agricoltura del Parco è anche caratterizzata da un elevato grado di tipicità e da tradizioni millenarie.

Francesco Colarossi, Luisa Saracino, Rosamaria Faralli, Massimiliano Foffo, Giovanna Saracino — La Città del Parco Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni © Francesco Colarossi . Pubblicata il 19 Dicembre 2013.

L’anello del mare racchiude tre differenti sistemi del paesaggio costiero: il paesaggio dei rilievi calcarei che comprende il promontorio di palinuro e il golfo di Policastro caratterizzato dalla presenza di eccellenze come gli uliveti secolari e dalla presenza di boschi, sede di attività antiche e tradizionali ed endemismi di grande interesse naturalistico; il paesaggio delle colline costiere noto per l’ulivo pisciottano e i muretti a secco; il paesaggio delle piane costiere e alluvionali: Ascea, Policastro, Palinuro e la conca di Sapri risentono della pressione antropica, dovuta allo sviluppo turistico, eccessiva per un territorio che mostra una evidente fragilità strutturale. I tre ambiti del paesaggio costiero presentano delle criticità comuni che condizionano il comparto produttivo. L’assenza di acqua e di manutenzione idraulica e geologica rappresentano l’occasione per un intervento con forti contenuti ecologici. L’anello del mare pertanto appare come l’ambiente più adatto ad ospitare strutture con impatto ambientale minimo, dedicate soprattutto alla ricerca sugli endemismi floristici, faunistici e vegetazionali (erbetofauna, ittiofauna, avifauna nidificante e migratrice). I nuovi laboratori, da installare in prossimità delle foci dei fiumi, sono concepiti con soluzioni tecnologiche ecologiche e flessibili e sono costituiti da moduli prefabbricati in legno assemblabili e adattabili al trasporto lungo le sponde dei fiumi. Alimentati con fonti rinnovabili (fotovoltaico), sono predisposti anche per la produzione e messa in rete di energia elettrica e per la raccolta e lo stoccaggio dell’acqua piovana per l’alimentazione delle coltivazioni. Piccole e leggere architetture formano una rete intelligente che offrono la possibilità di compensare le debolezze del sistema naturale. Connessa all’attività di ricerca è la rete di strutture ricettive di nuova concezione sul modello degli ostelli, pensati per offrire ai viaggiatori non solo un posto per dormire ma uno spazio multiculturale da abitare temporaneamente scambiando esperienze, con la possibilità di connessione Wi-Fi e spazi comuni dove poter condividere informazioni . Connessi alle strutture ricettive sono i punti di vendita di prodotti a Km 0, risultato della filosofia della filiera corta a sancire un patto tra cittadini e produttori locali per dare a tutti la possibilità di acquistare e consumare prodotti naturali buoni, freschi, sani, di cui si conosca l’origine e le modalità di produzione. L’offerta commerciale si struttura secondo un insieme di piccole reti distribuitive alternative e solidali e assume in questo modo contenuti etici promuovendo insieme al biologico la cultura del gusto e della convivialità. In questo modo, distribuendo le strutture lungo l’anello viario si prova a riequilibrare il sistema di pesi che grava sul territorio, dove alcune località sono sovraccaricate rispetto ad altre che risultano marginali. L’anello della campagna delimita il paesaggio delle colline interne, il cui punto di forza è rappresentato dalle superfici boscate e il cui elemento di debolezza è costituito da un fragile equilibrio geologico che si traduce in assenza di servizi e in una intensa frammentazione degli usi agricoli. Contemporaneamente si registra l’incremento delle superfici investite ad olivo, coltura fondamentale per l’economia delle zone collinari interne poiché riesce ad attivare processi di trasformazione in loco con il conseguente aumento di valore aggiunto. A partire dagli anni ’90, infatti, l’olivicoltura ha subito una fase di rivalutazione; l’introduzione dei Regolamenti Comunitari, con norme volte a ridurre l’impatto ambientale e la diffusione del cooperativismo, hanno determinato la concentrazione dei piccoli impianti di trasformazione in opifici meglio attrezzati per la produzione e la commercializzazione anche all’esterno dell’area del Parco. Questo processo di rivalutazione e ristrutturazione del comparto si è concretizzato nel 1997 con il conferimento dei 2 marchi DOP“Cilento” e “Colline Salernitane”. Anche il settore vitivinicolo ha subito un processo di ammodernamento, che però non si è tradotto in un incremento delle superfici coltivate, così come è avvenuto con l’olivo, per l’evidente motivo che il miglioramento qualitativo si accompagna normalmente ad una riduzione delle rese e quindi della produzione. La viticoltura riveste un ruolo importante, in particolar modo nell’area del Calore Salernitano dove sono presenti marchi DOC, quello del vino “Cilento” e quello del vino “Castel S. Lorenzo”.

Quello dei “piccoli campi”è un paesaggio nel paesaggio, una realtà che racconta la fatica della sussistenza delle famiglie e l’orgoglio di bastare a se stesse , un fenomeno sociale quanto ambientale ormai consolidato. Un secondo fondamentale riconoscimento del sistema agricolo Cilentano è stato operato per le aree a coltivazione promiscua dei “piccoli campi”: esse rappresentano un paesaggio agrario caratterizzante il territorio del Parco, spesso nelle vicinanze dei centri abitati, o nelle aree dove c’è disponibilità d’acqua. La sua genesi ci riporta alla struttura del nucleo familiare cilentano, dove la produzione agricola veniva per lo più finalizzata all’autoconsumo. In questo tipo di organizzazione era quindi importante chela proprietà, ancorché piccola, fosse comunque suddivisa in parcelle ancora minori (anche dislocate in luoghi diversi) destinandole alla produzione dell’olio, del vino, degli ortaggi, dei cereali, di alcune colture arboree frugali (varietà di melo e pero, il fico) e del fieno (in consociazione semmai al vigneto, nelle aree del frutteto misto, o negli spazi di risulta) utile al sostentamento di quei pochi capi animali allevati (conigli, pecore, maiali, polli). I caratteri distintivi di tale paesaggio sono: – presenza quasi costante del vigneto (spesso come bordo tra differenti tipi di coltivazione); – l’organizzazione degli spazi in modo da ottimizzare la eventuale risorsa “acqua”; – la dimensione del campo commisurata alle “forze” familiari disponibili; – la delimitazione di questi fondi con muretti a secco e siepi miste. Complessivamente il sistema colturale si indebolisce diffusamente, ma appare ancora in grado di presidiare il territorio, mantenendo modalità analoghe a quelle del passato, con coltivazioni solo raramente di tipo intensivo e ad alto utilizzo di presidi chimici (concentrate per lo più nelle piane di fondovalle). La frammentazione della proprietà, la produzione spesso legata all’autoconsumo o ad un mercato strettamente locale, la mancanza quasi totale di adeguate strutture di commercializzazione hanno impedito quasi dovunque lo sviluppo di processi di intensificazione o di specializzazione produttiva. Un aspetto forse problematico dal punto di vista economico, una risorsa e l’occasione di intervenire a valorizzarlo e potenziarlo secondo i principi dello sviluppo sostenibile, inglobandolo in un sistema di offerta turistica dove “i piccoli campi” sono percepiti come attrattiva del territorio. In quest’ottica la parte più compromessa di questo ambito di paesaggio assumerebbe più valore proprio in relazione alla sua maggiore criticità che la renderebbe meta di un percorso di visita tematico, soprattutto per l’aspetto che riguarda la capacità dei suoi abitanti di aver saputo coglierne le possibilità produttive rispettandone i limiti costituzionali. Sulla scorta della tradizione ma secondo una visione colta della dimensione rurale, la proposta di progetto prevede il recupero e il riuso di alcune delle strutture abbandonate che si incontrano lungo le strade statali o provinciali, allo scopo di rafforzare il presidio, trasformandole ad esempio in scuole rurali, dove sarà possibile l’apprendimento degli antichi saperi della cultura contadina. Oltre ai singoli manufatti in stato di abbandono è da tener presente l’opportunità di recuperare interi borghi disabitati, come quello di Roscigno, attribuendogli nuove funzioni a cominiciare da quelle ricettive e restituendogli l’importanza culturale che la storia gli ha assegnato. Roscigno è infatti la dimostrazione di come paesaggio naturale e paesaggio antropico fossero nell’antichità entità inscindibili tanto da condizionare per sempre la lettura dei luoghi. L’istituzione di “centri del sapere”, inoltre, potrebbe stimolare l’investimento di risorse destinate al miglioramento dell’accessibilità e della connessione dei percorsi interni alla viabilità autostradale. Un approccio analogo di recupero e rivitalizzazione degli ambienti rurali sembra opportuno per l’anello della montagna che racchiude il paesaggio della montagna interna e costituisce un ambito caratterizzato da una forte varietà di offerta ambientale, unita all’altrettanto significativa disponibilità di suolo sia in termini qualitativi che quantitativi. Elemento centrale del sistema insediativo montano(ma anche del paesaggio nel suo complesso) è la rete arcaica dei percorsi. Il mondo dell’uomo appenninico era talmente recente che molte cose non avevano ancora nome, ma il suo modo di abitare il mondo avrebbe modificato in maniera duratura l’ambiente naturale, anticipando addirittura- sia pure limitatamente- l’integrazione tra il sistema di crinali dell’interno con i promontori e gli approdi sulla costa, fenomeno alla base della struttura territoriale tessuta dagli scambi tra colonie magnogreche e centri lucani. Pruno), coi centri medioevali successivi, materializzano due dei percorsi che dal Vallo di Diano portavano al mare, rispettivamente in corrispondenza di Paestum e Capo Palinuro. Quello di Roccagloriosa, in particolare, era un vasto centro rurale e di scambi, nella cui area è documentata dal IV sec. a. C. una occupazione capillare delle campagne e un tipo arboricoltura intensiva dei terrazzi collinari (vite e olivo). I villaggi di crinale e quelli di controcrinale che sorgono a ridosso dei rilievi maggiori, vanno normalmente a disporsi sulla fascia altimetrica che vede i boschi montani incontrarsi con i campi coltivati. Lungo le linee di crinale, le antiche vie che attraversano dall’alto in basso i centri sono spesso abbandonate o in via di abbandono, e con esse le tracce della storia insediativa e la struttura portante del paesaggio (v. ad es. il caso dei sistemi di mulini nelle zone ricche di corsi d’acqua di portata esigua, che lungo gli impluvi paralleli alle linee dei crinali seguono lo stesso destino di abbandono). Le vie di crinale, solo raramente rotabili, collegano oggi i nodi di una rete che raccoglie le tracce più significanti dell’evoluzione del paesaggio cilentano, e sono in qualche modo la cifra della marginalità-ricchezza del Cilento. Direttrici dell’insediamento, i collegamenti lungo le linee di crinale sono probabilmente tra i caratteri morfologici strutturali più significativi del paesaggio cilentano, sia per la loro straordinaria permanenza nella storia che per il loro influsso sui processi formativi della rete insediativa.

La natura straordinariamente evocativa dei luoghi impone un’azione di tutela attiva che ne restituisca il significato per la civiltà. Restituire alla storia i centri medievali abbandonati, insieme ai sistemi collinari con la rete dei mulini e ai villaggi di carbonai è un’operazione culturale indispensabile e urgente anche in relazione alla riscoperta dei valori della vita rurale per la società moderna. Punti deboli della montagna interna invece sono lo scadente sistema infrastrutturale, la mancata manutenzione e l’indebolimento del presidio, legati alla bassa redditività delle produzioni agricole. La perdita dei saperi e delle tecniche tradizionali e l’impoverimento dei suoli sono i rischi cui la montagna cilentana è maggiormente esposta, aggravati anche da una insufficiente diversificazione dell’uso dei suoli.

Temi di progetto

A come Accessibilità. L’accesso ad un luogo è un tema estremamente delicato e attuale, spesso trascurato per la sua complessità o banalizzato nelle prassi urbanistiche. Accade che percorrendo delle strade improvvisamente ci si ritrova risucchiati in qualche struttura senza essercene resi conto. È il caso soprattutto dei centri commerciali. Ma in generale il senso attribuito al passaggio da un luogo ad un altro si è andato progressivamente perdendo, e la perdita di senso è stata proporzionale alla riduzione delle distanze e dei tempi di percorrenza. C’è stato un tempo in cui entrare in luogo, una casa o anche solo un stanza, era considerato addirittura un gesto sacro. Era il tempo in cui sulla Terra regnava una moltitudine di dèi, e l’esistenza degli uomini più che condizionata dalla presenza del divino era ispirata dalla fusione tra sacro e naturale. L’architettura era allora luogo di contatto e di flusso tra interno ed esterno, superficie attraversabile, confine tra dimensione pubblica e privata, supporto fisico allo svolgimento delle relazioni umane, dove la dimensione collettiva prevaleva nettamente su quella privata. Segue questa premessa la proposta delle pensiline fotovoltaiche come sistema di accessi al parco. Le strutture in legno lamellare e pannelli fotovoltaici in copertura oltre che essere una soluzione sostenibile dal punto di vista tecnologico, mediante il servizio di car sharing rappresentano una piattaforma di condivisione socialmente sostenibile.

Descrizione La pensilina posta a copertura dei parcheggi e costituita da una struttura in legno lamellare, formata da elementi verticali portanti e un impalcato piano leggermente inclinato di 3 gradi, formato da travi principali e secondarie. Lo schema statico cui fa riferimento la sezione trasversale e quello di una trave appoggiata appoggiata su pilastri diagonali binati. Dal punto di vista tecnologico il collegamento tra trave principale e pilastro consiste in un incastro “a coda di rondine” tra legno e legno.

Lo schema strutturale della sezione longitudinale e costituito da un’orditura principale e una struttura secondaria. Lo strato di pannelli, decorati con un motivo che ricorda le foglie dei numerosi alberi del contesto circostante, rappresenta un valore aggiunto per il progetto, incidendo in misura minima sui costi finali di realizzazione oltre a caratterizzare il luogo dove il parcheggio è inserito, conferendogli bellezza e identità. La scelta progettuale di usare un tale sistema di captazione non convenzionale è dettata dalla volontà di dotare la struttura lignea della pensilina di un pannello solare trasparente, leggero e svincolato dagli altri, richiamando metaforicamente la forma e soprattutto la funzione della foglia come elemento in grado di trasformare la luce del sole in energia. L’energia elettrica prodotta viene quindi immessa direttamente nella rete elettrica comunale tramite opportuno allaccio da parte dell’ente gestore dell’energia.

L’elettricità prodotta alimenta le 3 colonne di ricarica per automobili e le 3 colonnine di ricarica per biciclette elettriche. All’ estremità sinistra della pensilina sono collocate le colonnine di ricarica per l’alimentazione dei veicoli elettrici con prese SCAME.

A come Accoglienza. Il Sud è ambiente ospitale per definizione. Accogliente è il silenzio delle strade di paese, rotto solo dal rumore porte che si aprono e si chiudono e di piedi che scendono e risalgono rampe di scale in pietra; i volti di donne anziane incorniciati dagli stipiti delle portefinestra, le sedie appoggiate ai muri nei pomeriggi estivi quando le strade diventano i corridoi di un’unica casa comune. Accoglienza è“una casa con la porta aperta”, dove le regole dell’ospitalità sono il presupposto della visita , e i comportamenti civili non sono imposti da particolari dispositivi di sicurezza ma affidati al senso di responsabilità dei singoli. Predisporre luoghi di sosta lungo strade pubbliche significa non solo offrire un servizio tanto ai visitatori quanto ai residenti ma costituire un vero e proprio presidio del territorio, difendibile proprio per la sua utilità e concepito come una “stanza” aperta sul paesaggio.

A come Adattabilità. Il progetto prevede l’installazione di padiglioni removibili, replicabili e adattabili ad ogni tipologia di attività, dall’ostello, ai punti vendita a km 0, a laboratori per la ricerca. Costituiti da scatole di legno prefabbricate che si aprono e chiudono telescopicamente sono facili da trasportare. Sono dotati alla base di una pedana in legno con piedini regolabili che consentono l’adattamento a qualsiasi tipo di terreno.


Riqualificazione del centro storico di San Giovanni Lupatoto - bianchivenetoarchitetti

Recupero dell'Antico porto di Farfa sul fiume Tevere - Spazi Consonanti, Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino

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Recupero dell’Antico porto di Farfa sul fiume Tevere

Spazi Consonanti, Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino — Recupero dell'Antico porto di Farfa sul fiume Tevere

Spazi Consonanti, Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino — Recupero dell'Antico porto di Farfa sul fiume Tevere

Spazi Consonanti, Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino — Recupero dell'Antico porto di Farfa sul fiume Tevere

Spazi Consonanti, Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino — Recupero dell'Antico porto di Farfa sul fiume Tevere

Spazi Consonanti, Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino — Recupero dell'Antico porto di Farfa sul fiume Tevere

Spazi Consonanti, Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino — Recupero dell'Antico porto di Farfa sul fiume Tevere

Spazi Consonanti, Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino — Recupero dell'Antico porto di Farfa sul fiume Tevere

Spazi Consonanti, Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino — Recupero dell'Antico porto di Farfa sul fiume Tevere

Spazi Consonanti, Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino — Recupero dell'Antico porto di Farfa sul fiume Tevere

Spazi Consonanti, Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino — Recupero dell'Antico porto di Farfa sul fiume Tevere

Stato di fatto.

Spazi Consonanti, Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino — Recupero dell'Antico porto di Farfa sul fiume Tevere

Stato di fatto.

Spazi Consonanti, Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino — Recupero dell'Antico porto di Farfa sul fiume Tevere

Stato di fatto.

Spazi Consonanti, Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino — Recupero dell'Antico porto di Farfa sul fiume Tevere

Spazi Consonanti, Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino — Recupero dell'Antico porto di Farfa sul fiume Tevere

Spazi Consonanti, Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino — Recupero dell'Antico porto di Farfa sul fiume Tevere

Richmond House - RAUM

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The Richmond house is particularly important for the Belgrade based studio RAUM because of its foreign context and the specific terms set by the client. The client wanted to turn a typical 60’s family house into a contemporary home in terms of design and function as well as to get about 50 sqm of additional space.

RAUM — Richmond House

It had to be a cutting edge design well fitted in a typical 60’s London detached housing neighbourhood which at the same time was to be in line with firm local building regulations. While the main intention was to gain on the resale value of the house, the time scale was as important. The client wanted the intervention to be done in such a way that no additional planning permissions are needed, since application period for the permissions could postpone the building process for a long period of time.The design approach was based on turning all these limitations into a specific design value.

RAUM — Richmond House

The idea was to “conceal” the fact that it is a reconstruction of an existing house and to work within boundaries on a design that would appear and act as a newly designed modern home.The traditional functional scheme with lots of partition walls and small secluded spaces was remodeled and set according to the needs of a modern London upper middle class family. The ground floor is designed to operate as an open plan social zone, with a double height volume in the middle and a complementary service area on one quarter of the plan.

RAUM — Richmond House

The first floor is structured as two independent volumes that are connected by a bridge.One volume is exclusively a parent’s zone with a spacious master bedroom, along with a bathroom, a dressing room and a study, while the other one is to accommodate children and all their needs plus potential guests. Two distinctive zones are separated by a double height void that goes all the way from the front to the rear of the house. This is to be seen on both elevations, so that the house performs as “a see through”.

Large glass surfaces and corner windows allow users to be in a constant touch with the outdoors. The ground floor opens up towards the garden and reestablishes the relationship between the house and its natural environment.

Casa BT.BM - angeli e brucoli architetti

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Il progetto riguarda un’unità immobiliare al piano terra e primo di un edificio a blocco a tre piani immerso nella pineta di Milano Marittima. L’abitazione è dotata di un giardino e di un’ampia terrazza con affaccio su uno dei canali di acqua salata della città. Gli attuali proprietari acquistano al grezzo l’immobile e si richiede al nostro progetto di riprogettare e ridistribuire gli interni, valorizzando in particolare il rapporto interno/esterno ed il valore di pregio dell’immobile. Si affida inoltre il progetto di tutti gli interni nonchè di tutti gli arredi fissi e mobili. Gli spazi sono ampi ma non enormi, il collegamento tra i piani avviene tramite una scala a giorno.

angeli e brucoli architetti — Casa BT.BM

Il progetto lavora sulla massimizzazione degli spazi con impiego di materiali naturali di pregio quali il legno in varie essenze (teak, bambù, acero), mosaichini vetrosi, gres lavorato in pasta. Il collegamento tra i piani diventa il fulcro centrale del progetto, con la creazione di un mobile che nasconde una scala leggera e colorata che cambia aspetto in funzione di come viene ‘scomposto’. Nella stessa stanza il mobile ‘gemello’ che costituisce la cucina, anch’esso di aspetto variabile. La camera da letto a piano primo viene percettivamente ampliata rendendo l’adiacente terrazza un suo proseguo esterno, la cui trasparenza rispetto all’ambiente esterno viene modulata attraverso morbide tende a tutt’altezza.

angeli e brucoli architetti — Casa BT.BM

angeli e brucoli architetti — Casa BT.BM

angeli e brucoli architetti — Casa BT.BM

angeli e brucoli architetti — Casa BT.BM

angeli e brucoli architetti — Casa BT.BM

angeli e brucoli architetti — Casa BT.BM

angeli e brucoli architetti — Casa BT.BM

angeli e brucoli architetti — Casa BT.BM

angeli e brucoli architetti — Casa BT.BM

angeli e brucoli architetti — Casa BT.BM

angeli e brucoli architetti — Casa BT.BM

angeli e brucoli architetti — Casa BT.BM

angeli e brucoli architetti — Casa BT.BM

Progetto di riqualificazione Mostra d'Oltremare - Napoli - Giuseppe Raimondo, Michele Della Vecchia

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INTRODUZIONE Obiettivo generale dell’intervento è il miglioramento della qualità degli spazi espositivi della Mostra d’Oltremare per rendere le future attività più competitive a livello nazionale e internazionale, anche grazie al potenziamento delle strutture ricettive e delle strutture per la realizzazione degli eventi, così da concorrere alla riorganizzazione ed espansione delle attività della Mostra d’Oltremare e del contesto urbano in cui si trova (Fuorigrotta e Bagnoli).

Giuseppe Raimondo, Michele Della Vecchia — Progetto di riqualificazione Mostra d'Oltremare - Napoli

Tavola di concorso

1. IL CONTESTO TERRITORIALE SU CUI INSISTE LA MOSTRA superficie kmq Popolazione densità abitativa (ab/kmq) v.a. % Bagnoli 7,9 25.020 2,8 3.143 Fuorigrotta 6,2 75.873 75,2 12.238 TOT 10°municipio 14,1 100.893 7.125 Napoli 117,2 1.013.943 8.646 Fonte: dati Sistema Informativo Anagrafico – Comune di Napoli 2008 Il contesto urbano su cui insiste la Mostra è caratterizzato da importanti funzioni, sia residenziali sia culturali, attorno alle quali sono sorti insediamenti ferroviari che con il passare del tempo sono diventati insediamenti abitativi. Nel corso degli anni il quartiere ha subito un’evoluzione rispetto agli insediamenti iniziali che erano di tipo popolare e che negli anni ‘80-‘90 hanno assunto una diversa connotazione (terziario avanzato, indirizzo alternativo rispetto al precedente industriale fondato, invece, sulla siderurgia). Appare pertanto indispensabile lavorare al miglioramento delle condizioni di fruizione degli spazi collettivi, recuperando, dove possibile, la naturalità preesistente. Potenzialità connesse alla Mostra sono quelle legate al settore di accoglienza e al settore della ricerca scientifica. Il quartiere ospita, infatti, nodi importanti di ricerca scientifica e di innovazione tecnologica (CNR).

Giuseppe Raimondo, Michele Della Vecchia — Progetto di riqualificazione Mostra d'Oltremare - Napoli

Quota + 32,00

2. LA COMPOSIZIONE DEMOGRAFICA DEI QUARTIERI COINVOLTI La popolazione dei quartieri Fuorigrotta e di Bagnoli si presenta con una grossa varietà sia sul piano sociale che economico. Si fa, in particolare, riferimento a due classi sociali prevalenti i lavoratori nel settore terziario, soprattutto alla fascia dei commercianti e nel settore del pubblico impiego. Seppure il termini di superfice le due aree non presentano differenze sostanziali, da un punto di vista demografico è Fuorigrotta ad avere la popolazione più numerosa (circa il 75% di quella complessiva del X Municipalità di Napoli che include Bagnoli e Fuorigrotta), con una densità abitativa di 12.238 abitanti per kmq (contro i 3.143 di Bagnoli). La popolazione residente ha mediamente un’età elevata (nel quartiere si registra il secondo Indice di Vecchiaia più elevato nei quartieri Napoletani).

Giuseppe Raimondo, Michele Della Vecchia — Progetto di riqualificazione Mostra d'Oltremare - Napoli

Quota + 35,50

3. IL SETTORE PRODUTTIVO PRINCIPALE Nella circoscrizione sono presenti numerosi servizi commerciali, caratterizzati da distribuzioni media ed al dettaglio. Il settore produttivo principale è dunque il commercio, che fa registrare il più alto numero di addetti. Il tessuto sociale ed economico che emerge risulta disgregato e non supportato da una solida cultura imprenditoriale. Prima del processo di urbanizzazione il quartiere si presentava come una zona di campagna, con piccole attività agricole. Quel poco di artigianato, nato dall’economia contadina, è oggi quasi del tutto inesistente.

Giuseppe Raimondo, Michele Della Vecchia — Progetto di riqualificazione Mostra d'Oltremare - Napoli

Quota + 39,50

4. IL SISTEMA FIERISTICO ITALIANO: ALCUNI DATI Al fine di comprendere le potenzialità che il sistema fieristico ha a livello nazionale e che possono senza dubbio condizionare anche l’andamento della Mostra di Oltremare, va evidenziato in questa sede che in Italia ci sono: • oltre 120 mila espositori diretti con circa 160.000 marchi rappresentati • 22 milioni di visitatori • manifestazioni, di cui il 20% di livello internazionale • un giro d’affari annuo pari a 10 miliardi di euro

Giuseppe Raimondo, Michele Della Vecchia — Progetto di riqualificazione Mostra d'Oltremare - Napoli

Masterplan

Non meno del 60% dell’indotto generato dalle attività fieristiche, è imputabile alle spese a carattere turistico delle diverse tipologie di soggetti attratti da un evento fieristico. Quattro sono le tipologie di manifestazioni fieristiche principali: • quelle in cui sia i visitatori sia gli espositori sono in prevalenza locali (fiere locali) • quelle in cui invece ad espositori locali corrispondono visitatori extra-locali (fiere basate sull’offerta) • quelle in cui ad espositori extra-locali corrispondono visitatori locali (fiere basate sulla domanda) • quelle che fungono da spazio di incontro tra espositori e visitatori extra-locali (fiere scambio). 5. LA MOSTRA D’OLTREMARE Di recente riqualificazione sono il Palazzo Esedra e il Ristorante della piscina, strutture ricettive che si trovano all’interno della Mostra d’Oltremare. Il primo è un albergo, realizzato negli anni Quaranta che ospita un albergo a 4 stelle con 106 stanze, il secondo un ristorante che ospitava in origine attività diverse tra loro: il Gran Caffè, due ristoranti, il Tetto Giardino e la piscina. Entrambe rappresentano un passo in avanti per la rivitalizzazione dell’intera area fieristica, iniziata con l’inaugurazione, lo scorso anno, del Centro congressi e la riapertura del Teatro dei Piccoli. I lavori di recupero e riconversione sono cominciati nel 2010 e completati quest’anno. Tra le principali destinazioni d’uso della Mostra d’Oltremare sviluppate in un’ottica di riposizionamento strategico della struttura ci sono: • Le due attività ricettive • le attività per lo svago e il tempo libero, distribuite fondamentalmente intorno a due poli il primo coincidente con l’area del parco faunistico e dei divertimenti, oggi zoo ed Edenlandia,; il secondo sostanzialmente riferite all’arena flegrea, all’area della fontana dell’esedra, alla piscina, al teatro mediterraneo, al padiglione Libia, alla gran parte degli immobili compresi tra l’arena e lo zoo, incluso il teatro dei piccoli e le ex serre botaniche. • le attività terziarie a servizio della Mostra d’Oltremare. La visione strategica di ripensamento dell’area è legittimata ulteriormente dalla considerazione che, nel contesto urbano che circonda la mostra d’Oltremare, non sono presenti numerosi servizi di accoglienza che possono essere di supporto sia per i visitatori degli eventi che la mostra accoglie, sia per i residenti. Alla mostra può essere attribuito un ruolo di attrattore e connettore per lo sviluppo essendo uno spazio unico da destinare ad eventi internazionali che può creare opportunità e positive ricadute sul territorio. La Mostra, per le sue origini e la sua collocazione potrà offrire a Napoli ed alla Campania l’opportunità di divenire la fucina internazionale della cultura e dello stile di vita mediterranei nonché di essere la location privilegiata per la realizzazione di eventi innovativi.

Giuseppe Raimondo, Michele Della Vecchia — Progetto di riqualificazione Mostra d'Oltremare - Napoli

Quota + 44,90

6_ QUALITA’ DELLA SOLUZIONE ARCHITETTONICA

Giuseppe Raimondo, Michele Della Vecchia — Progetto di riqualificazione Mostra d'Oltremare - Napoli

Sezioni

6.1 IL CONCEPT L’idea progettuale nasce da una serie di sopralluoghi fatti in loco volti a comprendere e leggere il paesaggio nel suo complesso per meglio poi inquadrare il lotto nel particolare. L’attenzione si è concentrata sull’architettura razionalista della Mostra d’Oltremare nello specifico, e nella conformazione Urbana del Quartiere di Fuorigrotta in generale.. Da una prima analisi sulle tipologie costruttive l’attenzione si è concentrata sul contesto Urbano in cui si inserisce la Mostra d’Oltremare, considerando anche le “emergenze” immediatamente prospicienti, per poi giungere alla conformazione del lotto destinato alla realizzazione dell’Albergo, sia dal punto di vista planimetrico che altimetrico. Le considerazioni sull’inserimento Urbano della MdO e quindi di tutte le criticità che oggi la stessa presenta rispetto alla sua collocazione di “attrattore” all’interno del Quartiere di Fuorigrotta, ha portato ad individuare alcuni punti quali propaggini della MdO nel Quartiere e viceversa, creando inevitabilmente delle “sinapsi” urbane. Per cui il Piazzale antistante la Stazione di Campi Flegrei con la Stazione stessa, l’area su cui insiste la Stazione della Cumana e parte del Piazzale Tecchio, hanno indirizzato le scelte progettuali verso un re-inserimento urbano, “abbattendo” quasi i confini tra interno ed esterno, tra dentro e fuori, puntando ad una continuità risolutiva. Tali aree, attraverso l’interramento di via Massimo, Via Diocleziano e la strada che circoscrive Piazzale Vincenzo Tecchio , diventeranno solo l’inizio di questa promenade architecturale immersa nel verde e che permetterà una ri-connessione dell’intero quartiere, facendo diventare la MdO parte integrante di esso. Approccio similare e consequenziale si è avuto per la soluzione planimetrica ed altimetrica dell’Albergo: un nastro che fa da “introduzione” al parco della Mdo. Da questa analisi generale fatta sono susseguite una serie di considerazioni che hanno poi portato al progetto:: a- Integrazione della MdO con i grossi nodi della mobilità; b- Connessione della MdO con il quartiere; c- Realizzazione di un unico parco Urbano completamente ecosostenibile (con possibilità di funzionamento/gestione modulare); d- Albergo come elemento “introduttivo” al Sistema Parco della MdO. Il masterplan proposto mette in evidenza la scelta, da parte dei progettisti, di suddividere il nuovo Parco della Mostra d’Oltremare in varie macro aree,attraverso un riassetto e una rifunzionalizzazione. I nuovi assi attrezzati in direzione nord-sud, ed est-ovest con il Parco delle essenze Mediterranee, permettono di collegare e di connettere i quartieri limitrofi alla Mostra e la Mostra stessa accorciando notevolmente le distanze rispetto alla attuale condizione viabilistica. Le macro aree saranno: 1 – Città dello sport. La “particellizzazione” delle strutture sportive riscontrate in fase di analisi su Viale Giochi del Mediterraneo ha fatto pensare ad un accorpamento. Ci sarà il nuovo Palargento in sostituzione della struttura provvisoria del Palabarbuto; la nuova piscina Scandone dislocata dall’attuale posizione, che sarà un centro polifunzionale e che diventerà la porta ovest del Parco Urbano. 2- Citta’ dell’arte e dell’architettura contemporanea. Il Padiglione Rodi, Padiglione Albania, la Chiesa ormai sconsacrata, il Teatro dei Piccoli, l’area delle ex Serre Botaniche e altri padiglioni limitrofi saranno adbiti a tali funzioni con l’intenzione di superare il gap internazionale della città . 3- Nuovo parco divertimenti e parco faunistico. L’area sarà attraversata dall’asse verde attrezzato e verrà concepita come un unicum architettonico. Il Parco faunistico attraverso il riutilizzo dei rifiuti vegetali e organici potrà produrre con il supporto del Centro Ricerche per le energie alternative, energia a costo. 4- Parco e centro ricerche delle energie alternative. Esperienze passate che andavano in questa direzione, vedi Friburgo, hanno dimostrato la necessità di avere all’interno di un “quartiere sostenibile” un polo di eccellenza per la ricerca e la sensibilizzazione dell’energia alternativa. 5- Parco della cultura e della cucina mediterranea. Questo parco unito al Parco delle essenze Mediterranee, si porrà come centro per la pubblicità e la conoscenza. 6- Campus Universitario. Il PUA, prevede la realizzazione di un centro congressi in quel sito della Mostra. Crediamo che vista l’abbondanza di questa tipologia di attrezzature nell’area, sarebbe auspicabile prevedere la realizzazione di strutture e servizi per studenti universitari del Politecnico vista la carenza e la necessità. Quest’intervento può essere realizzato attraverso i criteri della “progettazione partecipata” con gli studenti del politecnico. La progettazione specifica di ogni area sopra menzionata, avverrà tramite Concorsi di Progettazione Internazionale garantendo in questo modo il massimo profilo dei progettisti incaricati. . 6.2 IMMAGINE ARCHITETTONICA COMPLESSIVA L’obiettivo generale della proposta progettuale è la realizzazione di un Albergo immediatamente riconoscibile nelle sue varie tipologie, ma nello stesso tempo che sia “sentito” come un’unica aggregazione, dove le diverse funzioni si inseriscano in una sola immagine architettonica complessiva. La riconoscibilità del manufatto è stata data dalla scelta progettuale di intervenire con tipologie architettoniche e funzionali tipiche dell’architettura del paesaggio. L’unicità invece è stata raggiunta dalla scelta di realizzare una copertura che facesse da “nastro”. Punto di partenza nella disposizione funzionale dell’Albergo è la volontà di rendere relativamente autonome le varie attività che in esso si aggregano, permettendo cioè che ognuna di esse possa funzionare autonomamente senza scontrarsi l’una con l’altra. Nello specifico l’edificio nel suo complesso può essere considerato su due ambiti: uno propriamente destinato alla funzione di albergo con le camere (n. 38) disposte su due livelli che si affacciano tutte sul lato sud; ed uno destinato a funzioni utilizzabili in sinergia, come i ristoranti, i wine bar, la tea-room, la cigar room, il centro benessere con piscina e palestra (completamente interrati), la Sala Congressi (interrata parzialmente e con capienza da 500 posti a sedere) disposti anch’essi su due livelli. La disposizione degli spazi interni sia planimetricamente che altimetricamente, ha permesso di garantire l’utilizzo contemporaneo dei vari spazi desinati a diverse funzioni garantendo massima indipendenza e discrezione. Questo ha portato ad individuare punti di accesso posti su quote e distanze diverse l’uno dall’altro, con conseguente definizione di spazi aperti antistanti. Per cui l’ingresso utenti da via Terracina si trova a quota +40,70 (permettendo in contemporanea anche l’accesso al Parco dell’Albergo posto in copertura dello stesso) e, poco distante, l’accesso per i dipendenti della struttura Alberghiera e, al lato opposto attraverso lo scalone monumentale, per i fruitori del Grande Parco della Mdo; lo spazio antistante di ingresso alla Sala Conferenze è posto alla quota +32,00 disposto sul lato sud e direttamente fruibile anche dagli spazi esterni della Mostra. Questa conformazione planimetrica ed altimetrica ha fatto sì che si andassero a creare relazioni diverse tra l’edificio e gli spazi aperti, instaurando un dialogo interno/esterno.

Giuseppe Raimondo, Michele Della Vecchia — Progetto di riqualificazione Mostra d'Oltremare - Napoli

6.3. RELAZIONE TRA IL MONUMENTO E GLI SPAZI APERTI Punto di partenza nella disposizione funzionale dell’Albergo è la volontà di rendere relativamente autonome le varie attività che in esso si aggregano, permettendo cioè che ognuna di esse possa funzionare autonomamente senza scontrarsi l’una con l’altra. Nello specifico l’edificio nel suo complesso può essere considerato su due ambiti: uno propriamente destinato alla funzione di albergo con le camere (n. 38) disposte su due livelli che si affacciano tutte sul lato sud; ed uno destinato a funzioni utilizzabili in sinergia, come i ristoranti, i wine bar, la tea-room, la cigar room, il centro benessere con piscina e palestra (completamente interrati), la Sala Congressi (interrata parzialmente e con capienza da 500 posti a sedere) disposti anch’essi su due livelli. La disposizione degli spazi interni sia planimetricamente che altimetricamente, ha permesso di garantire l’utilizzo contemporaneo dei vari spazi desinati a diverse funzioni garantendo massima indipendenza e discrezione. Questo ha portato ad individuare punti di accesso posti su quote e distanze diverse l’uno dall’altro, con conseguente definizione di spazi aperti antistanti. Per cui l’ingresso utenti da via Terracina si trova a quota +40,70 (permettendo in contemporanea anche l’accesso al Parco dell’Albergo posto in copertura dello stesso) e, poco distante, l’accesso per i dipendenti della struttura Alberghiera e, al lato opposto attraverso lo scalone monumentale, per i fruitori del Grande Parco della Mdo; lo spazio antistante di ingresso alla Sala Conferenze è posto alla quota +32,00 disposto sul lato sud e direttamente fruibile anche dagli spazi esterni della Mostra. Questa conformazione planimetrica ed altimetrica ha fatto sì che si andassero a creare relazioni diverse tra l’edificio e gli spazi aperti, instaurando un dialogo interno/esterno a seconda degli spazi e delle funzioni.

Giuseppe Raimondo, Michele Della Vecchia — Progetto di riqualificazione Mostra d'Oltremare - Napoli

6.4 RELAZIONI CON IL CONTESTO E INSERIMENTO AMBIENTALE Come delineato nei paragrafi precedenti, è stato approntato un accurato esame sulle tipologie architettoniche locali in generale e sulle problematiche poste dalla particolare conformazione del lotto edificatorio. Tali valutazioni hanno portato ad un edificio fortemente relazionato con il contesto sia dal punto di vista formale che planimetrico, e ad un inserimento ambientale volto ad un basso impatto con il luogo. Planimetricamente le scelte si sono orientate verso la definizione di un edificio che, sull’affaccio su via Terracina, non divenisse un nuovo elemento solido e monolitico, ma che, grazie al sua andamento planimetrico, quasi “scomparisse” alla vista L’inserimento ambientale è stato garantito “dall’adattarsi” del nuovo edificio all’orografia del lotto. La decisione di porre in modo sfalsato i piani esterni a tre quote differenti (+39.50, +35.50, +32.20) ha fatto si che non solo si sfruttassero al massimo le quote esistenti evitando quindi eccessivi movimenti del terreno in fase di realizzazione con conseguenti facili connessioni con lo stato dei luoghi, ma che il manufatto “inglobasse” in modo del tutto gradevole l’eccessivo sbalzo tra la quota +39,50 e la quota +32,20. Tale “adattamento”è stato inoltre garantito dalla tipologia di copertura a nastro (completamente calpestabile e rinverdita) che bene si integra nel contesto esprimendo una gradevole connotazione volumetrica, anche grazie all’obiettivo prefissato e raggiunto di non “mostrare” l’eccessivo sbalzo altimetrico presente nel lotto.

Giuseppe Raimondo, Michele Della Vecchia — Progetto di riqualificazione Mostra d'Oltremare - Napoli

7 QUALITA’ DELLE SOLUZIONI ATTINENTI LE TECNICHE DELLA BIOARCHITETTURA E DEL RISPARMIO ENERGETICO

Giuseppe Raimondo, Michele Della Vecchia — Progetto di riqualificazione Mostra d'Oltremare - Napoli

7.1 QUALITÀ ED EFFICACIA DELLE SOLUZIONI ADOTTATE Per quanto riguarda le tecniche di bioarchitettura, va specificato che l’aspetto bioclimatico e di sostenibilità energetica è stato privilegiato attraverso l’attenzione posta su alcuni fattori determinanti, quali lo studio della corretta esposizione degli ambienti e l’adozione di particolari soluzioni planimetriche, capaci di migliorare il bilancio ambientale dei locali, e nella scelta dei materiali e delle tecniche utilizzate per il tamponamento. L’orientamento progettuale del complesso rispetto l’esposizione solare, e quindi alla luce, ha previsto la dislocazione di tutti gli ambienti nella direttrice est-sud-ovest, limitando quasi totalmente l’esposizione al nord. Tra le soluzioni planimetriche, particolare importanza riveste l’utilizzo di due corti interne che, oltre a creare suggestivi spazi prospettici, garantisce soluzioni climatiche importanti. La presenza di ambienti interni all’edificio “aperti”, o meglio senza la copertura di chiusura, permette infatti un naturale “passive cooling” nei periodi più caldi, con la fuoriuscita di aria calda e ricambio d’aria dalle vetrature. Allo stesso tempo la possibilità di avere illuminazione naturale dai pozzi di luce, fa si che gli aggetti sulle pareti laterali di chiusura delle corti rappresentino un utile ostacolo al sole quando l’inclinazione dei suoi raggi è più elevata (nei mesi primaverili ed estivi), facendo in modo che si determinino delle zone d’ombra, ma al contrario non costituiscano alcun impedimento ai raggi del sole quando la loro inclinazione è meno inclinata, e quindi di inverno. Particolare cura sarà infine posta nella progettazione e nella scelta dei materiali di tamponamento ed accessori per la realizzazione dell’isolamento termico di tutte le superfici dell’edificio, sia orizzontali che verticali, sia opache che trasparenti, al fine di ridurre quanto più possibile le dispersioni di calore dall’interno nel periodo invernale ed i rientri di calore dall’esterno nel periodo estivo, in modo da garantire in ogni condizione un elevato comfort ambientale minimizzando contestualmente i costi di esercizio degli impianti di climatizzazione. In particolare si farà ricorso nel progetto definitivo all’utilizzo di sistemi di facciata e di copertura ventilata, sistemi che garantiscono i vantaggi energetici dovuti alla presenza della camera d’aria; nel periodo estivo apporta una ventilazione continua della muratura esterna, grazie al moto ascensionale d’aria, attenua l’afflusso termico che tenta di penetrare all’ interno dell’edificio e facilita l’evaporazione dell’ acqua depositata durante la costruzione; nei periodi più freddi si ha invece una limitata fuoriuscita termica dall’interno verso l’esterno, dovuta all’assenza di ponti termici, e una più rapida dispersione del vapore acqueo che si forma nei periodi invernali, mantenendo gli ambienti interni più caldi. Per quanto riguarda le soluzioni che concernono il risparmio energetico, nel progetto è stata prevista l’utilizzazione di tecnologie che utilizzano l’energia diretta del sole: pannelli solari che assorbono il calore dal sole per produrre acqua calda, pannelli fotovoltaici che utilizzano la luce solare per produrre elettricità. E’ stato inoltre prevista la realizzazione di un sistema di generazione elettrica di tipo fotovoltaico di potenza pari a 20 kWp, con moduli fotovoltaici distribuiti direttamente al suolo, in prossimità delle aree di parcheggio. L’impianto, considerando i parametri di resa media di pannelli correttamente orientati per il Sud Italia, sarà in grado di coprire parte del fabbisogno energetico annuale del complesso. Per ridurre ulteriormente l’impatto ambientale delle opere, data la necessità di provvedere all’irrigazione delle numerose aree a verde del lotto, è stata infine prevista la realizzazione di un sistema di recupero delle acque meteoriche sia dalla copertura del complesso che dalla rete di drenaggio dell’area vegetale, con accumulo all’interno di una cisterna interrata.

7.2 LORO INTEGRAZIONE CON L’ARCHITETTURA Tutte le soluzioni inerenti sia agli aspetti di bioedilizia che di risparmio energetico adottate nel progetto sono state oggetto di un’attenta valutazione del rapporto tra l’utilizzo delle scelte tecniche e l’aspetto estetico ed architettonico del complesso, cercando di integrare l’interazione tra scelte tecniche e architettura e limitare così ogni possibile interferenza sulla qualità architettonica del progetto. Differente è invece la situazione che riguarda l’adozione di moduli fotovoltaici; questi, infatti, potevano interferire negativamente con l’espressione architettonica del complesso visto che, occupando una superficie prossima ai 200 mq, potevano avere un impatto visivo non trascurabile. La scelta progettuale di prevedere la posa in opera dei pannelli non in copertura, come spesso accade, bensì direttamente al suolo, con i pannelli opportunamente orientate a sud ed inclinati su supporti in metallo, in modo da costituire una parte a se stante del progetto, staccata fisicamente dal complesso ma immediatamente riconoscibile, ha limitato l’interferenza del sistema fotovoltaico sul fabbricato, integrando l’impianto con l’area esterna del lotto.

7.3 RAPPORTO CON I COSTI DI REALIZZAZIONE E GESTIONE DELLA STRUTTURA Il ricorso a tecniche di bioedilizia e soprattutto a tecniche di produzione di energia da fonti rinnovabili lascia attendere ad una sensibile riduzione dei costi di gestione della struttura unita ad un migliore confort ambientale dei locali interni alla stessa. In particolare la scelta di tecniche di risparmio energetico che nel progetto avviene mediante l’utilizzo di solare termico per la produzione di acqua calda, di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica da fonte solare ed al recupero dell’acqua piovana per usi irrigui, se da un lato incide sui costi di realizzazione dell’intervento, dall’altro lascia prevedere un importante ricaduta positiva sui costi di gestione del complesso. In particolare i 200 mq di pannelli fotovoltaici rendono la struttura in gran parte autosufficiente dal punto di vista energetico, mentre il recupero delle acque piovane per utilizzi irrigui riduce il consumo di acqua potabile annuo del 40%. Il progetto diviene così un intervento ecosostenibile, in linea con tutti gli attuali principi dello sviluppo sostenibile, in quanto dotato di soluzioni che riducono l’impatto sulle risorse ambientali e intervengono positivamente sui costi di gestione.

8 QUALITA’ FUNZIONALE ED IMPIANTISTICA

8.1 CAPACITA’ DEL PROGETTO DI REALIZZARE INTEGRAZIONE TRA LE FUNZIONI INDIVIDUATE L’idea vincente della scelta in copertura a nastro e completamente rinverdita, oltre a risolvere efficientemente il dislivello altimetrico, ha reso facile e naturale anche l’integrazione tra le funzioni individuate. Se si giunge da qualunque lato alla struttura alberghiera, facilmente si raggiunge un percorso che porti alla funzione desiderata. Nello specifico: a- Lato parcheggi / via Terracina: l’accesso al complesso è dato da una rampa che si immette nel Parco dell’Albergo e garantisce l’ingresso alla hall. Da qui è possibile accedere a tutti i locali posti a quota +39.50 così come, attraverso l’utilizzo delle scale o degli ascensori, alle quote sottostanti. b- Lato Parco Mdo: da questo punto si raggiunge ogni locale dell’Albergo attraverso la copertura dello stesso oppure utilizzando gli spazi connettivi verticali.

8.2 QUALITA’ COMPLESSIVA DELLO SCHEMA ORGANIZZATIVO DEL PROGETTO Le funzioni individuate nell’Albergo in questa preliminare fase progettuale e quindi l’albergo, il ristorante, il sushi bar, il wine bar, la tea room, il centro benessere e la sala conferenze, sono luoghi in cui si svolgono differenti attività, contemporaneamente o in diversi momenti temporali. Questa varietà funzionale ha fatto si che nell’impostazione progettuale si tenesse conto di tali caratteristiche e si organizzassero gli spazi interni in modo da non sovrapporre le attività anche in casi di fruizioni contemporanee. Per cui ai vari ambienti è stato garantito di funzionare comunque “di vita propria” ognuno autonomamente dall’altro oppure, in casi particolare, di confluire in attività contemporaneamente grazie ai collegamenti verticali ed orizzontali esplicitati nei paragrafi precedenti. L’idea è stata sviluppata su previsioni di massima e minima affluenza: a- Massima affluenza: le attività in questo caso non saranno mai di disturbo reciproco, vantaggio garantito dalla lontananza planimetrica e dal distacco altimetrico b- Minima affluenza: avendo ogni funzione un proprio ingresso, anche in casi di attività svolte singolarmente, non si renderà necessaria l’attivazione dell’intera struttura, proprio perché sono stati studiati ingressi indipendenti in ambiti spaziali diversi.

8.3 QUALITA’ DELLE SOLUZIONI IMPIANTISTICHE E DELLA LORO INTEGRAZIONE CON L’ARCHITETTURA Per la definizione delle scelte progettuali operate sono state considerate le priorità derivate dai seguenti aspetti tecnico-prestazionali, che sono stati assunti come indice di buona qualità degli impianti concepiti: Massimo comfort ambientale; Massima semplicità di utilizzo degli impianti; Massima affidabilità degli impianti; Estrema facilità di manutenzione; Minimo costo di gestione Adozione di tecnologie che utilizzino le fonti rinnovabili di energia o assimilate selettivamente indicate nell’allegato D al DPR 412/92 Di seguito una sintetica descrizione delle varie tipologie degli impianti adottate:

a- Impianti elettrici distribuzione fm ed illuminazione Sarà prevista la realizzazione di un impianto di illuminazione normale e di emergenza, nonché di distribuzione della FM ai punti prelievo energia di servizio ed ai locali accessori e tecnici nell’ambito di tutta l’attività. L’alimentazione dell’impianto sarà realizzata mediante propria fornitura di energia elettrica in BT. L’illuminazione che sarà realizzata a servizio dei vari ambienti dell’attività, pur garantendo un elevato grado di efficienza sia da un punto di vista energetico che luminoso, dovrà avere caratteristiche di diffusione, uniformità e tonalità cromatica, atte a massimizzare la sensazione di accoglienza e comfort ambientale dei vari locali, oltre ad assicurare un eccellente livello di illuminamento uniforme ed in assenza di fastidiosi fenomeni di abbagliamento. Per l’illuminazione di emergenza saranno impiegati gruppi autonomi integrati nei corpi illuminanti impiegati per l’illuminazione normale, nonché eventuali corpi illuminati specifici di tipo a basso impatto ed elevato grado di finitura estetica per realizzare la segnalazione luminosa dei percorsi di esodo. La distribuzione delle linee di alimentazione sarà interamente realizzata in esecuzione non a vista, incassata a parete / sottopavimento o entro intercapedine tecnica appositamente predisposta. Particolare cura sarà posta nella fase di progettazione esecutiva alla perfetta integrazione e coordinamento tra gli elementi distintivi architettonici delle strutture e delle finiture interne ed esterne dell’edificio e gli sviluppi e consistenze che saranno delineate per gli impianti e servizi, in modo da garantire un elevato grado di armonia ed un basso impatto estetico degli allestimenti tecnici, mantenendo però contestualmente la massima accessibilità ed agevole manutenibilità degli impianti, unita ad una buona flessibilità di utilizzo dei locali.

b- Impianti speciali Sarà prevista la realizzazione di un impianto di rilevazione automatica incendio, costituito da sensori di fumo e di tipo combinato termovelocimetrico ed a soglia, e da pulsanti di allarme manuale con vetro frangibile. Il sistema sarà di tipo singolarmente indirizzabile, collegato ad una centrale di rilevazione in grado di generare la segnalazione della condizione di allarme ed evacuazione sia localmente, mediante adeguato sistema di avvisatori di tipo ottico-acustico distribuiti nell’ambito dell’attività, che ad eventuale centro presidiato remoto, mediante combinatore operante su rete GSM. Il sistema sarà“robusto”, con elevato grado di insensibilità alle interferenze elettromagnetiche ed alle variazioni delle condizioni termoigrometriche ambientali, e tale da minimizzare i falsi allarmi e la frequenza degli interventi di manutenzione correttiva, gestendo autonomamente la variazione di sensibilità conseguente al progressivo sporcamento dei sensori. Il sistema di rilevazione incendio sarà inoltre impiegato come impianto di allarme ed evacuazione manuale, da attivarsi in caso di emergenza mediante azione sui pulsanti manuali a rottura vetro (uniformemente dislocati nell’edificio), che consenta di fornire il segnale di evacuazione mediante un apposita segnalazione di tipo ottico ed acustico, chiaramente udibile in tutta l’attività. Sarà prevista la realizzazione di un impianto di diffusione sonora. Completeranno la dotazione degli impianti speciali dell’edificio: Un impianto videocitofonico per la gestione degli accessi esterni; Un impianto telefonico interno costituito da centralino e derivati in grado di garantire, oltre alla funzionalità propria di comunicazione con l’esterno, anche la possibilità di intercomunicazione nell’ambito della struttura;

c- Impianto di riscaldamento e ventilazione Sarà prevista la realizzazione di un impianto di riscaldamento mediante utilizzo di fancoil (ventilconvettori). Sarà inoltre prevista la realizzazione di un impianto di ventilazione meccanica con punti di estrazione localizzati in corrispondenza di servizi igienici o aree e disimpegni comuni, funzionale a garantire un adeguato ricambio di aria agli ambienti. Il funzionamento dell’impianto sarà continuativo per tutto l’orario di utilizzo dei locali, con programmazione di servizio settimanale coordinata con l’accensione dell’impianto di riscaldamento in fase invernale, ed indipendente dallo stesso in fase estiva

d- Impianto idrico – sanitario Sarà prevista la realizzazione di un impianto di adduzione idrica a servizio dei blocchi di servizi igienici e dei locali lavaggio e cucina. La distribuzione interna ai locali sarà di tipo a coppia di collettori modulari F/C e tubazione multistrato, in modo da poter garantire la sezionabilità e la manutenibilità di ciascun apparecchio sanitario o di utenza in modo agevole ed indipendente dagli altri, massimizzando la continuità di servizio. La tipologia costruttiva di installazione di tutti gli apparecchi, sanitari e di utenza in genere, saranno scelte ponendo particolare attenzione a tutti gli aspetti di: robustezza, resistenza meccanica, accessibilità, forma e finitura, tali da garantire la massima praticità connessa con tutti gli aspetti di pulizia ed igienizzazione dei servizi. La produzione di acqua calda sanitaria per usi vari sarà realizzata mediante sistema a pannelli solari con collettore ed accumulo separati. Il circuito solare sarà composto da una serie di collettori installati sulla copertura dell’edificio e da un gruppo circolatore attivato da un regolatore differenziale di temperatura nel caso in cui la temperatura dell’acqua all’interno del collettore sia superiore a quella contenuta nell’accumulo. Detto accumulo sarà costituito da un serbatoio verticale con due scambiatori integrati, uno per il circuito solare e l’altro per il riscaldamento ausiliario, legato ad una caldaia alimentata a gas, che entrerà in funzione quando la temperatura dell’acqua dell’accumulo, nella parte a disposizione, scende al di sotto di un particolare livello minimo di temperatura impostabile, su azione da controllo termostatico con autorità da programmazione oraria esterna per limitare il consumo energetico alle ore di attività dell’edificio. Nei servizi igienici a servizio delle aule sarà prevista l’installazione di un gruppo miscelatore termostatico generale, collegato al rispettivo collettore modulare locali, funzionale a garantire l’erogazione dell’acqua calda ad una temperatura di max. 38 °C in corrispondenza dei rubinetti accessibili ai bambini (lavabi a canale, lavabo fasciatoi ecc…), al fine di eliminare il pericolo di scottature per i bambini e consentire l’accumulo e la distribuzione dell’acqua calda sanitaria in rete a temperature più elevate, garanzia di sicura igienicità della distribuzione idrica.

e- Impianto raccolta e smaltimento Sarà prevista la realizzazione di un’adeguata rete di raccolta e smaltimento delle acque usate provenienti dai servizi igienici e dalle cucine. Saranno realizzate reti di scarico separate per le acque nere, provenienti dallo scarico dei vasi, e per le acque saponose bianche, provenienti dallo scarico di lavabi, pilozzi e, previo trattamento degrassatore, di lavelli, lavastoviglie, ecc… Le acque usate saranno raccolte in una fossa settica di tipo tricamerale adeguatamente dimensionata, dalla quale saranno avviate allo scarico in pubblica fognatura. Sarà prevista la realizzazione di un sistema di recupero delle acque meteoriche della copertura, le quali saranno raccolte, mediante opportuna rete di pluviali, in una cisterna di accumulo interrata, realizzata nelle adiacenze del fabbricato, per successivo uso irriguo a servizio delle pertinenze dell’edificio; la quantità eventualmente eccedente la capacità della cisterna sarà veicolata alla pubblica fognatura.

Zentral- und Landesbibliothek - Luciano Motta, Carlin Stapenhorst

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Das Gelände von Tempelhof ist ein immenser offener Raum, der darauf wartet, ein Teil der Stadt zu werden. Damit das möglich wird, muss die Raumkante zwischen bebautem und unbebautem Raum definiert werden. Diese Projekt basiert auf der Fragestellung: Wie ist die Beziehung zwischen dem Tempelhofer Feld und seinen Grenzen? Diese Fragestellung begründet die Notwendigkeit, die Kardinalpunkte zu schaffen, die die Grenzen des Freiraums fixieren, ihm einen Maßstab verleihen, seine Dimension erfahrbar machen und gleichzeitig die neuen um das Tempelhofer Feld gelegenen Quartiere definieren. Das Gebäude der Zentral- und Landesbibliothek ist eines von vier möglichen großmaßstäblichen öffentlichen Gebäuden, die entlang der Radien des mehr oder weniger kreisförmigen Freiraums in ihrer Mitte angeordnet sind. Ihr Gebäude ist weithin sichtbar und fungiert sowohl als Orientierungspunkt als auch als Zielort des Wegesystems, das den Park durchquert. Die Absicht, das Gebäude weithin sichtbar zu machen, hat die Entscheidung bestimmt, beinahe die volle zulässige Gebäudehöhe (59,92m) auszuschöpfen. Die langgestreckte Form (220m) und die große Bauhöhe im Vergleich zum städtebaulichen Umfeld ergeben sich aus der Beschäftigung mit dem Thema des radikalen Maßstabssprung – beinahe so als wäre an diesem Standort ein enormer Zeppelin gelandet. Mit dieser Assoziation im Hinterkopf, provoziert und begünstigt durch die Präsenz des ehemaligen Flughafens, ist das Projekt der Bibliothek entwickelt worden.

Luciano Motta, Carlin Stapenhorst — Zentral- und Landesbibliothek

Suedansicht

Luciano Motta, Carlin Stapenhorst — Zentral- und Landesbibliothek

Lageplan 2000

Luciano Motta, Carlin Stapenhorst — Zentral- und Landesbibliothek

Ostansicht (Nacht)

Luciano Motta, Carlin Stapenhorst — Zentral- und Landesbibliothek

Stadtplatz

Luciano Motta, Carlin Stapenhorst — Zentral- und Landesbibliothek

Nordansicht

Luciano Motta, Carlin Stapenhorst — Zentral- und Landesbibliothek

Grundriss 500

Luciano Motta, Carlin Stapenhorst — Zentral- und Landesbibliothek

Querschnitt 200

Luciano Motta, Carlin Stapenhorst — Zentral- und Landesbibliothek

Laengsschnitt 200

Luciano Motta, Carlin Stapenhorst — Zentral- und Landesbibliothek

Haupteingang

Luciano Motta, Carlin Stapenhorst — Zentral- und Landesbibliothek

Luciano Motta, Carlin Stapenhorst — Zentral- und Landesbibliothek

Luciano Motta, Carlin Stapenhorst — Zentral- und Landesbibliothek

Luciano Motta, Carlin Stapenhorst — Zentral- und Landesbibliothek

Luciano Motta, Carlin Stapenhorst — Zentral- und Landesbibliothek

Modell 500

Blocco R del Policlinico di Monserrato - VPS Architetti, Fabrizio Rossi Prodi

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La proposta progettuale si basa un impianto insediativo che: - arretra i volumi più avanzati previsti sul lato sud-est dal piano attuativo, che risulterebbero troppo vicini alla linea della metropolitana, collocandoli tra i corpi paralleli che proseguono quelli esistenti, all’interno dell’ingombro planimetrico previsto dallo stesso piano attuativo e nel rispetto degli allineamenti e delle altezze; - interseca la prosecuzione dei blocchi con un corpo continuo trasversale che conclude lo sviluppo della maglia modulare, conferendo al complesso una scala adeguata alla grande infrastruttura della metropolitana che lo fronteggia; - consente un orientamento ottimale, in rapporto al clima locale, dell’asse dell’edificio principale sia per quanto riguarda i gli apporti termici solari invernali, che per quanto riguarda il posizionamento in copertura dei pannelli solari sia termici che fotovoltaici; - crea, tramite l’arretramento dei nuovi volumi, un sistema di spazi pubblici capace di mediare, sul piano architettonico e distributivo, tra il nuovo corpo di fabbrica, la grande infrastruttura della metropolitana e i parcheggi; - consente di ulteriori espansioni sia completando gli edifici esistenti, tra il Blocco N e il Blocco D, sia realizzando un nuovo edificio, senza dover modificare il complesso risultante dalla realizzazione del Blocco R, a sud-est del Blocco Q,. - chiarisce il sistema insediativo, compromesso dalla realizzazione del Blocco Q e della viabilità che lo separa dagli altri blocchi, che risulta formato da un complesso articolato, che connette il nuovo Blocco R ai Blocchi C, D, H, G, M, N , e da una sequenza parallela, connessa funzionalmente, formata dal Blocco Q e dal blocco di futura espansione.

VPS Architetti, Fabrizio Rossi Prodi — Blocco R del Policlinico di Monserrato

La scelta localizzativa e insediativa consente di spostare l’accesso principale al Policlinico dal lato nord-est a quello sud-est in modo da intercettare i vari flussi: degli utenti e del personale che arrivano con la metropolitana, del personale che arriva dal parcheggio ad esso dedicato e degli utenti che arrivano dal grande parcheggio ubicato oltre la linea della metropolitana Il verde crea una cornice differenziata su tre lati e caratterizza il nuovo sistema di percorsi e spazi all’aperto; di fatto costituisce il principale materiale utilizzato per misurare e qualificare gli spazi che circondano il policlinico: - sul lato sud-ovest una sistemazione a verde definisce un percorso pedonale inclinato, che borda l’area del policlinico e porta al piazzale di accesso al blocco didattico; - sul lato sud-est un muro verde ad “S” include le scale e gli ascensori della stazione della metropolitana e definisce uno spazio di accesso denominato “piazza della stazione”. Lo stesso muro verde, riducendosi in altezza, ingloba e nasconde alla vista il parcheggio per il personale e si apre in corrispondenza del nuovo ingresso al Policlinico, formando una piazza di acceso attraversata dal percorso veicolare. Sempre su questo lato un filare di alberi misura la piazza della metropolitana formando un viale alberato concluso da un piccolo giardino alberato che anticipa il volume della futura espansione; - sul lato nord-est viene completato il parterre verde esistente, punteggiato da varie specie di palme. Il verde qualifica anche gli spazi chiusi all’aperto, a partire dall’hortus conclusus che, limitato da un muro rivestito in lastre di cotto, completa il perimetro dell’edificio a sud-est creando un giardino alberato a servizio del piano terra, che protegge dal flusso degli utenti e del personale i locali destinati ad ambulatori e Day Hospital, per arrivare alle corti interne che continuano quelle che intervallano i corpi esistenti. Le corti interne sono caratterizzate da diversi tipi di alberature e le terrazze al livello delle degenze da essenze aromatiche. Anche i porticati di ingresso sono attraversati, in corrispondenza di lucernari ellittici, da piante che conferiscono a questi spazi una qualità intermedia tra esterno ed interno

VPS Architetti, Fabrizio Rossi Prodi — Blocco R del Policlinico di Monserrato

La pavimentazione esterna, concepita come un pattern formato da fasce parallele di varie dimensioni, contribuisce a dare continuità al sistema degli spazi pubblici all’aperto che, a partire dalla stazione della metropolitana, portano, da un lato al Blocco Q e al Blocco didattico e dall’altro al nuovo accesso principale, in corrispondenza del quale forma una piazza che porta all’”Hospital Street”, che struttura e serve il policlinico.

VPS Architetti, Fabrizio Rossi Prodi — Blocco R del Policlinico di Monserrato

Il corpo principale del nuovo Blocco R presenta un fronte caratterizzato da uno sviluppo orizzontale accentuato, articolato attraverso arretramenti in sezione delle fasce composte da pannelli rivestiti in lastre di cotto, con diverse colorazioni naturali, e da schermi orientabili scorrevoli. La base è caratterizzata dalla presenza di un lungo muro, rivestito in lastre di cotto e incise con la scritta “POLICLINICO UNIVERSITARIO”, che delimita l’ hortus conclusus e accompagna, piegandosi, verso l’ingresso principale. Sul lato nord-est il rapporto con l’edificio esistente si sostanzia attraverso la mediazione di un telaio che, riprendendo la trama strutturale del prospetto contiguo, incornicia la piazza rialzata, su cui affaccia il bar, e la terrazza al piano superiore. Anche su questo lato la base consiste in un muro rivestito in lastre di cotto che collega la cordonata che porta alla piazza rialzata con la rampa che porta all’attuale ingresso del policlinico. Sul lato sud-ovest la testata del corpo principale si collega con il prospetto dei corpi esistenti tramite un giunto che ne riprende le proporzioni e l’organizzazione.

VPS Architetti, Fabrizio Rossi Prodi — Blocco R del Policlinico di Monserrato

La distribuzione delle diverse aree funzionali risponde ad una impostazione per intensità di cure che si innesta su un’organizzazione dipartimentale. Al piano terra è stata collocata l’area ambulatoriale, al primo piano quella dei ricoveri giornalieri e al terzo piano l’area dei ricoveri ordinari, in continuità con quanto già esiste. Gli ampliamenti del Blocco Operatorio e della Diagnostica per Immagini sono stati realizzati in continuità con gli stessi reparti già operativi a prosecuzione l’uno del Blocco M e l’altro del Blocco G. In particolare il Blocco Operatorio viene ampliato nell’area prossima alla Rianimazione e alla Terapia Intensiva Post-Operatoria. Come richiesto dal bando, il Pronto Soccorso è stato ricavato al piano primo del Blocco D, in prossimità del Blocco Diagnostico e di quello Operatorio in modo da poter gestire al meglio le emergenze. A completamento di quanto contenuto nel programma funzionale, trattandosi di un policlinico universitario, è stata prevista una fascia funzionale al secondo piano destinata ad aule, uffici e studi, pensata per favorire il continuo scambio tra cure, didattica e ricerca.

VPS Architetti, Fabrizio Rossi Prodi — Blocco R del Policlinico di Monserrato

VPS Architetti, Fabrizio Rossi Prodi — Blocco R del Policlinico di Monserrato

VPS Architetti, Fabrizio Rossi Prodi — Blocco R del Policlinico di Monserrato

VPS Architetti, Fabrizio Rossi Prodi — Blocco R del Policlinico di Monserrato

VPS Architetti, Fabrizio Rossi Prodi — Blocco R del Policlinico di Monserrato

VPS Architetti, Fabrizio Rossi Prodi — Blocco R del Policlinico di Monserrato

VPS Architetti, Fabrizio Rossi Prodi — Blocco R del Policlinico di Monserrato


Salford Meadows Bridge - Atelier Zündel Cristea

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The scope of this project is to provide a new crossing for pedestrians, over the River Irwell from the A6, to The Meadow on the North of the river. It will help to unlock the vast development potential of a major corridor linking Salford and Manchester.

Atelier Zündel Cristea  — Salford Meadows Bridge

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The plan is a symmetrical Y, composed of three folded platforms, one being The Bridge. The other two platforms are ramps and terraces that extend along the river, wrap the landscape sculpture and lead people to the existing boardwalk. The entire structure is folding such as to absorb the four meters of difference in level between the two sides of The Irwell River. The superposed platforms allow a soft landing on the shore of Meadows. We see the project as a first element of a future development of The Meadows. It will become a versatile element, a space for contemplation and entertainment, a promenade and a landmark. The Bridge should be an attraction; it can host sports and cultural events. It can encourage exchanges and communication between people and become a true playground. The structural scheme is a Steel Box Girder supported by a single pillar, over a span of 57m. The Bridge beam will be anchored to the concrete pillar, and blocked on the opposite side. Steel Box Girder construction allows considerable freedom in the geometry of The Bridge and an easy maintenance. The dynamic effects will be reduced by folding the deck.

Atelier Zündel Cristea  — Salford Meadows Bridge

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Atelier Zündel Cristea  — Salford Meadows Bridge

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Atelier Zündel Cristea  — Salford Meadows Bridge

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Atelier Zündel Cristea  — Salford Meadows Bridge

PLANMASSE

Colosseo - Allestimento della mostra "Il Rito Segreto" - Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti

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Una mostra sui reperti archeologici degli antichi riti misterici, greci e romani è ospitata nello spazio dei due ambulacri al primo ordine del Colosseo.

Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti — Colosseo - Allestimento della mostra "Il Rito Segreto"

E’ il ritmo architettonico del monumento a suggerire la forma e la dimensione degli elementi spaziali che costituiscono l’allestimento. Sono volumi di austero metallo che, nelle risonanze di suoni e immagini affioranti, stimolano nel fruitore la costruzione di un percorso individuale nella foresta di una storia millenaria.

Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti — Colosseo - Allestimento della mostra "Il Rito Segreto"

Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti — Colosseo - Allestimento della mostra "Il Rito Segreto"

Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti — Colosseo - Allestimento della mostra "Il Rito Segreto"

Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti — Colosseo - Allestimento della mostra "Il Rito Segreto"

Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti — Colosseo - Allestimento della mostra "Il Rito Segreto"

Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti — Colosseo - Allestimento della mostra "Il Rito Segreto"

Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti — Colosseo - Allestimento della mostra "Il Rito Segreto"

Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti — Colosseo - Allestimento della mostra "Il Rito Segreto"

Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti — Colosseo - Allestimento della mostra "Il Rito Segreto"

Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti — Colosseo - Allestimento della mostra "Il Rito Segreto"

Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti — Colosseo - Allestimento della mostra "Il Rito Segreto"

Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti — Colosseo - Allestimento della mostra "Il Rito Segreto"

Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti — Colosseo - Allestimento della mostra "Il Rito Segreto"

Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti — Colosseo - Allestimento della mostra "Il Rito Segreto"

Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti — Colosseo - Allestimento della mostra "Il Rito Segreto"

Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti — Colosseo - Allestimento della mostra "Il Rito Segreto"

Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti — Colosseo - Allestimento della mostra "Il Rito Segreto"

Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti — Colosseo - Allestimento della mostra "Il Rito Segreto"

Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti — Colosseo - Allestimento della mostra "Il Rito Segreto"

Giuseppe (detto Mao) Benedetti, Sveva Di Martino, Spazi Consonanti — Colosseo - Allestimento della mostra "Il Rito Segreto"

American Life - Valeria Bongini

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Il loft milanese di Ivana, Giancarlo & family aveva delle grandi potenzialità. Lo si è capito da subito! Sotto le scatole stipate ovunque e dietro le scaffalature e perlinature onnipresenti, c’erano pavimenti ampi e alti soffitti. Quindi le superfici c’erano, serviva solo un miracolo per poterci abitare in meno di un anno! Dopo aver vagliato diverse ipotesi progettuali abbiamo optato, insieme al cliente, per realizzare un grande piano abitativo con living, studio e zona notte e al piano superiore una luminosa mansarda con terrazzo infinito. In questo modo nessuno spazio è stato sprecato: le camere dei bambini, separate da quelle dei genitori, possono usufruire anche del lungo loggiato affacciato sul cortile per giocare, divertirsi e raggiungere comodamente il soggiorno passando all’esterno. Le 3 camere hanno cabine armadio e bagni personali, studiati ad hoc sia per i bambini che per i grandi. Nella parte più buia della casa è stata realizzata una scala in acciaio autoportante, che conduce al piano superiore- alla mansarda appunto- dove troviamo una grande cucina con penisola per 5 persone, un tavolo pranzo e un divano relax; alle spalle di questa, una zona servizi ospita il bagno rosso, la lavanderia e il locale tecnico. Il bello di questo ambiente è la luce: zenitale, proveniente dalle velux e dalla grande vetrata con affaccio sul terrazzo. Anche i colori, scelti con la dolce Ivana, aiutano ad ampliare ed estendere l’ambiente verso l’esterno. La mansarda, ambiente più vissuto e preferito dagli abitanti della casa, è stata creata ex novo, con un recupero di sottotetto esistente; l’intervento è visibile anche dall’esterno. La trasformazione è davvero rilevante. Oltre al rifacimento della facciata, delle aperture e del loggiato, sono state realizzare anche delle fioriere in muratura così da proteggere il terrazzo da sguardi indiscreti!

Valeria Bongini — American Life

Valeria Bongini — American Life

Valeria Bongini — American Life

Valeria Bongini — American Life

Valeria Bongini — American Life

Valeria Bongini — American Life

Valeria Bongini — American Life

Valeria Bongini — American Life

Valeria Bongini — American Life

Valeria Bongini — American Life

Valeria Bongini — American Life

Valeria Bongini — American Life

Valeria Bongini — American Life

Valeria Bongini — American Life

La bottega dei fiori Mocchegiani Giuliano - angeli e brucoli architetti

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Un fiorista che realizza allestimenti floreali e non solo per eventi di vario genere deve spostare la sede della sua bottega, precedentemente nella piazza del paese, in una cantina storica all’interno delle mura della città. Le sue creazioni viaggiano ben oltre il territorio marchigiano, ma resta forte, in esse, la componente artigianale e legata al luogo. Il locale, stretto e profondo, ha un unico affaccio sul fronte strada e l’interno è un succedersi di tre spazi tipologicamente differenti caratterizzati da soffitti ad altezza variabile in parte a volta ed in parte piani con travi in legno e tavelle in cotto. Vi è anche un locale di servizio, in fondo, con soffitto in putrelle di ferro e tavelloni.

angeli e brucoli architetti — La bottega dei fiori Mocchegiani Giuliano

Il progetto parte dalla valorizzazione delle peculiarità materiche e formali di ciascun ambiente per creare uno spazio unitario in cui protagonisti restano la storia del luogo e le armoniose creazioni dell’artista dei fiori. L’armonia del luogo da spazio ad un uso dei materiali sincero e privo di filtri, così come sincere e armoniose sono le installazioni e creazioni create e ospitate all’interno della bottega. L’unica porzione di pavimentazione antica recuperabile viene valorizzata come fosse un tappeto collocato all’ingresso del negozio e sporgente verso l’ambiente esterno.

angeli e brucoli architetti — La bottega dei fiori Mocchegiani Giuliano

angeli e brucoli architetti — La bottega dei fiori Mocchegiani Giuliano

angeli e brucoli architetti — La bottega dei fiori Mocchegiani Giuliano

angeli e brucoli architetti — La bottega dei fiori Mocchegiani Giuliano

angeli e brucoli architetti — La bottega dei fiori Mocchegiani Giuliano

EDIFICI, PERCORSI, INFRASTRUTTURE E TERRAZZE: Recupero del paesaggio agrario tradizionale nel sito San Vincenzo nel comune di Castiglione di Sicilia - Giuseppe Damino, Francesco Savoca

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Obiettivo principale del progetto è preservare il paesaggio agrario descritto attraverso interventi mirati che aspirano a contrastare il sottosviluppo economico, e le conseguenze sociali (emigrazione, invecchiamento della popolazione locale, ecc.), di zone rurali attraverso la produzione di prodotti regionali e la creazione di un turismo a basso impatto sull’ambiente; contrastare l’elevato rischio di catastrofi naturali causato dall’abbandono (incendi e frane); conservare l’identità locale attraverso la promozione di prodotti regionali; conservare la biodiversità legata agli agroecosistemi tradizionali. Essi possono così riassumersi: E -Edifici:Giardino arabo. E’ prevista la rifunzionalizzazione del giardino arabo previa fornitura di terra da coltivo ed essenze di agrumi. P -Percorsi:Percorsi e sentieri.

Giuseppe Damino, Francesco Savoca — EDIFICI, PERCORSI, INFRASTRUTTURE E TERRAZZE: Recupero del paesaggio agrario tradizionale nel sito San Vincenzo nel comune di Castiglione di Sicilia

Pianta

Verranno recuperati i sentieri esistenti ed integrati là dove ormai non più individuabili con lastre di pietra calcarea dello spessore di 10 cm appoggiate sul terreno previa preparazione dello stesso con letto di stabilizzato compattato. Le lastre saranno posizionate in modo da rispettare gli affioramenti rocciosi presenti nell’area. I – Infrastrutture: Cisterna.

Giuseppe Damino, Francesco Savoca — EDIFICI, PERCORSI, INFRASTRUTTURE E TERRAZZE: Recupero del paesaggio agrario tradizionale nel sito San Vincenzo nel comune di Castiglione di Sicilia

Recupero funzionale dell’antica cisterna di accumulo acque meteoriche previo svuotamento della stessa, pulitura delle pareti ed eventuali reintegri di intonaco con malta di calce idraulica, messa in luce ed eventuale ripristino del sistema di raccolta e convogliamento delle acque meteoriche, reintegri dell’intonaco di rivestimento esterno e degli elementi lapidei di coronamento T – Terrazze: Muri a secco e terrazze

Recupero e ripristino di N° 6 terrazzamenti (tre a monte e cinque a valle) e dei rispettivi muri a secco; verrà utizzato il materiale esistente in loco e garantito il rispetto delle antiche tecniche tradizionali di posa a secco. Sono previste inoltre la manutenzione e recupero di colture tradizionali comprese le erbe aromatiche e officinali.

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