“La scuola e` un luogo da cui si parte o un luogo dove si arriva?Per questa domanda inquietante non ho ancora trovato una risposta. Quando progetti una scuola, cominci pensando che avrai sette aule per seminari. . . Oppure si tratta di qualcosa d’altro, ossia di un luogo che e` fonte di ispirazione? Un luogo dove si conversa, imparando cosa significa conversare? Vi sara` posto per un camino? Vi saranno gallerie anzichè corridoi, perchè la galleria e` la vera aula degli studenti, dove l’allievo che non ha compreso del tutto cià che l’insegnante ha detto può dialogare con un compagno dotato di un udito migliore, e così entrambi possono imparare? Louis I. Kahn,1969
Schizzo di studio
© Riccardo Piccirillo . Published on January 03, 2014.
La ricerca progettuale intorno all’edilizia scolastica `e un argomento di notevole attualità non soltanto in Italia. Essa dovrebbe mobilitare di pi `u per `o l’attenzione degli architetti, e dimostrarsi capace di seguire e di interpretare il continuo evolversi della scienza pedagogica.
Allo stesso tempo il compito degli amministratori e dei legislatori dovrebbe essere rivolto alla preoccupazione suscitata dal costante e progressivo degrado delle istituzioni scolastiche e dei luoghi formativi.
Inoltre i luoghi destinati alla formazione dei giovani dovrebbero non soltanto poter contare su più cospicui finanziamenti, ma rappresentare il baricentro della vita civile di una comunità.
Invece, e` una prassi ormai diffusa quella che fa si che le costruzioni scolastiche vengano realizzate usufruendo di stanziamenti molto limitati e in aree marginali o nelle zone meno qualificate delle città.
Si deve addirittura evidenziare, poi, che sono proprio gli edifici pro-gettati da architetti di fama a nascondere assetti tipologici antiquati che si rivelano totalmente inadeguati a soddisfare le esigenze didattiche. Non e` un caso che dietro la concezione delle scuole dell’infanzia reggiane, tra le pi `u studiate e apprezzate al mondo, non vi sia un architetto ma un pedagogista.
Per raggiungere obiettivi di qualità ampiamente condivisi `e necessario che il progettista sia disponibile a misurarsi con un approccio pluri-disciplinare basato sul coinvolgimento, durante il processo progettuale, di educatori, psicologi e pedagogisti.
E’ chiaro che il lavoro didattico svolto ha dovuto prescindere ampia-mente da queste considerazioni. Tuttavia esse hanno contribuito notevolmente ad orientare l’approccio progettuale. Cioè si è cercato sempre, sostenuti dalla normativa di riferimento, di porre al centro del lavoro le esigenze di coloro che ipoteticamente potrebbero fruire degli spazi immaginati.
Altro punto importante, a sostegno dell’esercitazione, riguarda il fatto che l’architettura nell’ambiente costruito svolge un ruolo determinante nel recupero e/o nella formazione della “identità” di un luogo. Anche questo `e un fenomeno attuale che riguarda tutte le aree a forte concentrazione residenziale. Quelle aree che negli anni ’50 e ’60 sono state invase dalle lottizzazioni le quali hanno ingurgitato preesistenze naturali, emergenze monumentali e caratteri locali. Ci `o ha interessato in particolar modo anche la zona del fondo S. Giovanni, nella quale ricade l’area della nostra trasformazione urbana. Ci troviamo ai piedi del colle Palco, che ospita il castello dei Sanseverino, una zona leggermente in quota rispetto al resto della città, che per secoli `e rimasta fuori da qualsiasi intento edificatorio. Infatti `e dall’inizio degli anni 50 che si sono avute le trasformazioni urbanistiche pi `u rilevanti, con una serie di interventi di edilizia residenziale e scolastica.
a zona, fino ai primi anni del dopoguerra, era caratterizzata dalla presenza rilevante del solo ex complesso conventuale di S. Giovan-ni in Palco. Risale, infatti, al 1960 la costruzione della scuola media e ginnasio “S. Tommaso d’Aquino” che insieme ad alcuni edifici di edilizia popolare chiude i lati, est, ovest e sud della piazza E. Imperio. E’ in quel periodo poi e con quelle trasformazioni che la “piazza” assumerà il suo aspetto definitivo: un vuoto indeterminato asfaltato contenitore e svincolo per automobili. Alle spalle di questo fatto urbano la città continua-va a crescere, estendendosi fino alla linea ferroviaria a sud, compresa tra i due limiti naturali del colle Palco a nord, e della collina Licenella a ovest. Nel 1973 viene realizzata un’altra scuola, confinante con la S.Tommaso D’Aquino, per l’istruzione primaria e materna. Risale invece agli anni ’90 l’inizio di un programma di opere pubbliche che vedrà la realizzazione di un parcheggio tra via Rimembranza e via G. Falcone e del progetto del parco pubblico “Il Boschetto”, ai piedi della collina Licinella, attualmente in corso d’opera.
E’ questa l’area prescelta per il nostro studio, delimitata a est dal segmento di via Rimembranza, a sud dalla perpendicolare Via G. Falcone, a ovest dal “Boschetto” e a nord dal palazzo vanvitelliano. La ricerca ha preso le mosse dall’esigenza in primis di definire a scala urbanistica uno spazio piazza, capace di accogliere l’immagine municipale del palazzo e quella religiosa della chiesa.
In virtù delle dimensioni dell’intero prospetto dell’ex monastero che misura circa 100 m per un’altezza di 18 m; e con la premessa che la morfologia della piazza moderna non può essere soggetta a regole rigidamente canonizzabili che non siano quelle generali della geometria e dell’architettura, si `e deciso di proporre uno spazio rettangolare, da pro-gettare, di circa 120 m x 50 m.
Il compito di circondare questo spazio `e stato affidato a 2 volumi di edilizia residenziale che, fronteggiando il palazzo, chiudono in basso la piazza; a est la delimitazione `e garantita, invece, da un blocco residenziale a corte che sostituisce i due edifici esistenti.
Il palazzo vanvitelliano chiude il terzo lato. A ovest, invece, la piazza `e delimitata da un filare di alberi, intesi come quinta necessaria per la “chiusura” dello spazio. Essi fanno parte di un’area sistemata a verde. La strada, che delimita il parco “Boschetto”, andrà a collegare la parte terminale del corso A. Diaz con la parte iniziale della strada per Ciorani. Proprio in questo punto di snodo si trova uno dei sentieri di accesso del futuro parco archeologico del castello di Mercato S. Severino.
Subito dietro la nuova piazza, e` stato ritagliato, liberando l’area dalle strutture esistenti, un lotto quadrangolare di circa 17.000 mq, nel quale si inserisce il progetto della scuola. Il lotto segue strettamente la forma del-la città. L’andamento dei suoi lati `e dettato dalle direzioni delle strade che lo delimitano: via Rimembranza a est; via G. Falcone a sud; la nuova strada del parco a ovest; e infine una strada di progetto a nord.
Nel dimensionamento della scuola, in termini di aule e sezioni, ci si e` riferiti alle dimensioni delle due scuole attualmente presenti nella zona. Dal censimento effettuato e` risultato che: la scuola media S. Tommaso D’Aquino e` frequentata da circa 580 alunni, quindi 8 sezioni articolate in 24 aule. Mentre la scuola E. Coppola e` composta da: 231 alunni, quindi 2 sezioni articolate in 10 aule per l’istruzione primaria; e da 77 bambini, quindi 3 sezioni per la formazione materna. Durante la progettazione queste dimensioni sono state rispettate tranne che per la scuola materna, per la quale si `e previsto soltanto 2 sezioni.
Seguendo i dettami delle norme tecniche di attuazione della Legge 412 del 1975, si `e scelto un modulo base di 240 cm x 240 cm da utilizzare come matrice dimensionale per la progettazione al fine di consentire una omogeneità di impostazione sia sotto il profilo dimensionale che costruttivo.
A questo punto si `e posto il problema della scuola, cioè individuare spazi architettonici capaci di caratterizzare e realizzare quei rapporti fra individui basilari per l’ordinamento scolastico. In generale due sono i cardini sui quali si impernia il problema della scuola: esigenze urbanistiche, ed esigenze pedagogiche la cui evoluzione, spesso parallela, determina, e ha determinato, l’organizzazione di questa. Pedagogia e urbanistica, quindi, ponendosi, come obiettivo comune, il superamento degli squilibri tra territori in sviluppo e quelli depressi, tra i diversi strati sociali, e quelli all’interno del tessuto delle città contemporanee, giungono alla definizione della scuola come “centro comunitario inteso come nucleo di qualificazione dinamico del territorio.”
Nel nostro caso, l’intento urbanistico `e stato quello di “sistemare”, di ricucire con il nuovo, le fratture tra città e ambiente naturale, tra città e emergenze storiche, create con l’accaparramento fondiario, con la corsa alla lottizzazione, tipiche degli anni ’60. Il fatto poi che il nuovo per noi, è edilizia scolastica è un rafforzativo, per la definizione di cui sopra.
Il progetto ha cercato di dare maggiore forza all’asse visivo rappresentato da via Rimembranza, che punta sul prospetto della chiesa di S. Giovanni, e sul nucleo longobardo del castello in alto. Ci `o attraverso la proposta di un “muro”, cioè una delimitazione netta per tutto il lato est del lotto. Questo corpo di fabbrica, pi `u basso rispetto al resto, e` l’interfaccia tra lo spazio esterno della città e quello interno della scuola. L’estradosso `e ovviamente praticabile; `e un terrazzo (pertinenza della scuola) che permette l’affaccio sulla città e sugli spazi aperti interni e alberati.
Il prospetto esterno, interrotto soltanto dalle bucature degli ingressi dei cortili della scuola e delle attività non residenziali, `e rivestito intera-mente con lastre di pietra naturale per esaltarne la consistenza. Inoltre, all’interno questo corpo di fabbrica si svuota diventando portico per il parco della scuola elementare e materna; invece, per i due cortili della scuola media, e` semplicemente volume intonacato.
Un altro obiettivo dello studio, `e stato quello di “dialogare” con il palazzo vanvitelliano, proponendo la soluzione dei cortili interni sistemati a verde. Il palazzo, infatti, si sviluppa interamente attorno alla centralità del chiostro e del cortile anche qui sistemato a verde dopo il restauro a memoria degli antichi orti dei frati Domenicani. Inoltre, così come verso il costruito si `e cercata la delimitazione, la separazione; allo stesso modo, a ovest verso il parco pubblico in costruzione, la scuola si apre completamente con le attrezzature collettive e quelle per l’educazione fisica. Queste, comuni sia alla scuola media sia a quella elementare, messe a disposizione della comunità esterna nelle ore extrascolastiche, “qualificano” la scuola in senso urbanistico.
Per la progettazione `e opportuna una trattazione approfondita del dibattito sulle relazioni esistenti tra tipologia, pedagogia e architettura della scuola che in Italia, negli anni ’70, ha prodotto materiale di confronto. Non a caso le norme tecniche del 1975, alle quali si `e fatto riferimento, hanno notevolmente recepito quelle soluzioni spaziali e tipo-logiche che riflettono appieno le tendenze delle nuove richieste didattiche e pedagogiche. La scelta tipologica adottata, nel nostro studio, `e quella “a pettine” con le aule disposte in successione e disimpegnate da un corridoio collegato a un percorso di raccordo (galleria).
Lo spazio dell’aula, che le nuove organizzazioni timidamente vogliono superare, non viene affatto cancellato dalla normativa. Infatti essa pro-pone il superamento dell’aula come ambiente chiuso e luogo primario di svolgimento delle attività didattiche.
e esigenze dell’insegnamento attivo richiedono, innanzitutto, che l’aula assuma una dimensione maggiore, per consentire maggiore li-berta` di movimento e, che sia dotata di un proprio spazio verde. Il progetto, infatti, ha previsto tre corpi di fabbrica in direzione est/ovest contenenti le aule, i servizi e i collegamenti verticali (scale e ascensori). Le aule sono state dimensionate tenendo conto della superficie minima così come riportato dalla normativa (1,8 mq/alunno) con le vetrate ori-entrate a sud e aperte sugli spazi sistemati a verde e alberati.
Il corpo di fabbrica perpendicolare ai bracci, in direzione nord/sud, `e composto da un corridoio-galleria, con alle estremità i due vestiboli di ingresso, vero elemento di congiunzione delle aule, i servizi e le attività complementari, con le attrezzature speciali e collettive (palestra e auditorium) e la scuola materna.
La galleria dilatandosi verso est va a contenere, al piano terra gli spazi per le attività complementari (gli uffici, le direzioni didattiche, le sale insegnanti, gli atri e, al centro, la rampa di accesso alla palestra seminterrata) e, al primo piano le attività speciali per la scuola media (artistiche, tecniche, scientifiche e di gruppo) e la biblioteca comune.
Inoltre si e` optato per le attività speciali per uno spazio aperto, continuo, con affaccio sui cortili interamente vetrato e orientato a est. Per `o, la mobilita` interna crea delle relazioni dirette tra una zona di lavoro e l’altra. Quindi si capisce subito quanto sia importante una qualificazione delle diverse aree, attraverso l’arredo fisso, i mobili, i sussidi alle attività pratiche, le attrezzature per le sperimentazioni e le ricerche, per evitare che il tutto si riduca a un unico ambiente indeterminato dove e` possibile fare tutto e niente. Questo ambiente si conclude a sud con la biblioteca, ovviamente, separata dal resto da un parete per ottenere il necessario grado di isolamento acustico e didattico che tale spazio richiede. Anche la biblioteca `e esposta a est con una vetrata che si apre sul prato alberato predisposto per i bambini della scuola elementare e della scuola materna. Quest’ultima, insieme al volume cuneiforme della palestra e a quello piramidale delle attività integrative, si pone, con il suo lato curvilineo, come eccezione alla rigida geometria di matrice razionalista del resto della composizione dove `e la regola che predomina.
Così come, per la scuola media dell’obbligo e per la scuola elementare, l’aula rappresenta l’unità pedagogica minima, per la scuola materna `e la sezione a costituire l’unità pedagogica minima degli spazi per le attività dei bambini. Nel nostro caso `e stata studiata una sezione-tipo di poco pi `u di 115 mq lordi (3,5 mq/alunno) nella quale sono organizzate le varie attività (a tavolino, speciali e pratiche) così come previsto dalla normativa. Le due sezioni, in collegamento e tra loro speculari, si aprono sullo spazio per le attività libere attraverso partizioni mobili vetrate.
La superficie per le attività libere `e comune alle due sezioni, ed e` illuminata dalla parete a tutta altezza in vetro-cemento, “forata” dalla porta dell’ingresso, che guarda a sud sul parco di cui ne segue il profilo.
Infine lo sviluppo volumetrico dei due contenitori delle attività collettive, che si aprono alla comunità, `e una palese citazione della bellissima scuola progettata da V. De Feo nel 1968 a Terni. Qui De Feo conclude gli elementi funzionali della scuola, separati dai razionali volumi delle aule, con un volume definito da un piano inclinato continuo in gran parte percorribile, poichè si articola in gradinate rivolte verso i campi sportivi e ad un teatrino all’aperto. Il piano inclinato, inoltre, ruotando in testata, forma un corpo piramidale, che contiene l’aula magna, il quale si conclude con un precaria soluzione d’attacco con il terreno. Nel nostro caso, invece, si e` cercata l’interruzione e non la continuità, il distacco e non l’attacco con il terreno almeno per quel che riguarda l’auditorium. Il quarto di piramide della copertura, infatti, si interrompe ad un’altezza di 2.60 m rispetto alla quota di ingresso, peraltro a una quota inferiore rispetto al piano terra della scuola. Pertanto il piazzale esterno lastricato e pendente raccorda tale quota negativa dell’ingresso pubblico con la quota zero di progetto. Con il volume della palestra, invece, si ristabilisce la continuità con il terreno almeno per quello che riguarda la parte gradinata, in quanto la falda inclinata di copertura si interrompe laddove inizia a scendere la rampa a gradoni. Anche la quota di calpestio della palestra e dei servizi `e inferiore rispetto al piano terra della scuola, in questo caso, di 2.85 m. L’accesso a tale livello, in parte interrato, `e garantito oltre che da uno dei tre blocchi per i collegamenti verticali, dalla grande rampa interna centrale.
Tutti i servizi della palestra sono stati sistemati al di sotto degli spalti con la possibilità anche di un accesso diretto, attraverso una rampa di scale, dai campi da gioco esterni. Per la copertura della palestra così come per l’auditorium sono state utilizzate, per la struttura portante, delle travi in legno lamellare, mentre il rivestimento di copertura prevede l’utilizzo di nastri di rame patinato.
In definitiva si `e cercato di combinare due logiche architettoniche differenti: la prima, di chiaro stampo razionalista, articolata secondo il concatenamento di volumi puri; l’altra pi `u formalista carica di suggestioni plastiche si inserisce prevalentemente su percorsi espressionistici.
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