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RECUPERO DI LOGHINO - Pietro Triolo, Antonio Medici, Marco Chierici, Lorenzo Bonfietti, Elena Tassi , Alessandra Varini

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Abbandonata la strada statale, si accede ad una carraia che si snoda nella circostante campagna fra campi coltivati, fossati e pioppeti. Ad un tratto appare un insediamento agricolo organizzato intorno ad un’ampia corte dalla quale spicca una torre con timpano.

Pietro Triolo, Antonio Medici, Marco Chierici, Lorenzo Bonfietti, Elena Tassi , Alessandra Varini — RECUPERO DI LOGHINO

La cascina, caratterizzata da un successione seriale di pilastri che ne cingono la corte è ubicata a breve distanza dal Comune di Pizzighettone, città murata attraversata dal fiume Adda. Da una prima visione assume l’aspetto di un basso fortilizio i cui fronti esterni sono pressoché privi di aperture. Sul lato meridionale si trova l’ingresso in coincidenza di un varco creato con la demolizione di un rustico originariamente allineato al muro di cinta.

Pietro Triolo, Antonio Medici, Marco Chierici, Lorenzo Bonfietti, Elena Tassi , Alessandra Varini — RECUPERO DI LOGHINO

Il progetto di recupero è finalizzato alla realizzazione di un club rivolto principalmente ad un pubblico giovane a destinazione polivalente: ristorante, bar, spazi per congressi e spettacoli e, in progress, alla creazione di camere con servizi da prevedere all’interno della torre. Il club è organizzato su due livelli: al piano terra una zona destinata a cucine, servizi, locali tecnici e la sala ristorante con bar attraversata da una passerella dalla quale è possibile scorgere da strette fenditure vetrate il paesaggio agreste; al piano primo un open space suddiviso da pareti scorrevoli destinato a salette riservate per conferenze e american bar

Pietro Triolo, Antonio Medici, Marco Chierici, Lorenzo Bonfietti, Elena Tassi , Alessandra Varini — RECUPERO DI LOGHINO

Pietro Triolo, Antonio Medici, Marco Chierici, Lorenzo Bonfietti, Elena Tassi , Alessandra Varini — RECUPERO DI LOGHINO

Pietro Triolo, Antonio Medici, Marco Chierici, Lorenzo Bonfietti, Elena Tassi , Alessandra Varini — RECUPERO DI LOGHINO

Gli spazi all’aperto nella zona antistante l’ingresso e ai bordi della piscina sono pensati come luoghi d’intrattenimento attrezzati con gazebi e strutture mobili allestite per piccoli spettacoli.

Pietro Triolo, Antonio Medici, Marco Chierici, Lorenzo Bonfietti, Elena Tassi , Alessandra Varini — RECUPERO DI LOGHINO

Il fluido sistema spaziale intercetta visivamente le permanenze architettoniche della vecchia barchessa a partire dal vano scala che introduce ad un articolato percorso che consente da vari punti di osservazione, la visione complessiva delle diverse attività.

Pietro Triolo, Antonio Medici, Marco Chierici, Lorenzo Bonfietti, Elena Tassi , Alessandra Varini — RECUPERO DI LOGHINO

L’androne è il fulcro della composizione distributiva sul cui fondale si scorge uno specchio d’acqua delimitato da un doppio filare di pioppi cipressini allineati ai tracciati orografici del territorio.

Pietro Triolo, Antonio Medici, Marco Chierici, Lorenzo Bonfietti, Elena Tassi , Alessandra Varini — RECUPERO DI LOGHINO


Castillo de la luz Museum - Nieto Sobejano Arquitectos

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*See the 1st Phase here

Nieto Sobejano Arquitectos — Castillo de la luz Museum

A Hidden Void
The first governor of the Canary Islands ordered the construction of a tower at the end of the fifteenth century, and when it was extended a few years later, the space located between the tower and the new perimeter walls was filled with earth to increase the building’s strength and resistance. That purely defensive need would become the structuring argument of our architectural proposal for the Castillo de La Luz.

Nieto Sobejano Arquitectos — Castillo de la luz Museum

Located in La Isleta, the isthmus at which the Castilian ships protecting the city arrived, it concealed those primitive walls originally beaten by the sea. The passage of time affected not only its initial use and preservation, but also the conditions of its closest environment: the old coastal fortress that was wrapped by the water during high tide became gradually surrounded by the structures of the port and the growing city of Las Palmas. After being involved in battles at the end of the sixteenth century—in which the city was plundered, burnt, and rebuilt—the fortress retained its military role but gradually declined, reaching the twentieth century in a state of ruin. In the 1960s, however, it was partially reconstructed to become an exhibition gallery.

Nieto Sobejano Arquitectos — Castillo de la luz Museum

When undertaking the project to build in the historic castle, which was to be transformed into a new exhibition space equipped with the installations appropriate to a contemporary museum, we decided to begin with a close reading of the circumstances of its past. If, for five centuries, the space between the outer walls and the original tower had remained hidden, filled with earth, our task essentially consisted in emptying it and recovering the view of the primitive fortress, transformed now into the protagonist of the new museum. Where once there was only hardpan, a space up to now concealed from view, a void emerged, covered with a white concrete slab that is separated from the stone walls of the old tower to let natural light pass through narrow skylights. On the exterior, a recently built, fake perimeter pit has been dismantled to free up a vast surface of the terrain on the original, ground level of the fortress, revealing its full dimensions. A new, partially buried pavilion adds complementary spaces for the museum: access, shop, restrooms, storage, and multipurpose hall. A thin horizontal platform that barely emerges from the terrain will be the only visible trace of an intervention that aims at going unnoticed adjacent to the building it serves and complements.

Nieto Sobejano Arquitectos — Castillo de la luz Museum

Any contemporary intervention in historical heritage generates a difficult relationship. On occasions like this one it becomes the expression of a direct and clear response to the apparently insignificant circumstances, which simply demanded one fundamental action. Rather than rebuilding or renovating the Castillo de La Luz (“castle of light”), we merely emptied it, revealing its concealed past, now transformed into a space filled with light—as if paying tribute to its name—by means of an architecture that displays itself and its own history.
Enrique Sobejano
Fuensanta Nieto

CREDITS

Architects: Nieto Sobejano Arquitectos, S.L.P. / Fuensanta Nieto – Enrique Sobejano
Project Architect: Pedro Quero, Alexandra Sobral
Collaborators: Carlos Ballesteros, Mauro Herrero, Juan Carlos Redondo.
Structure: N.B.35, S.L.
Mechanical Engineer: Aguilera Ingenieros, S.A.
Construction:
2003-2004 (1st Phase)
2006-2013 (2nd Phase)

TAVOLINO DELLA PACE - Salvatore Ruggiero

IL PERCORSO DELLA MEMORIA - Massimiliano Lusi

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La proposta di progetto riguarda la ricostruzione di Porta Roma o antica Porta Barete che si trova a Nord-ovest della città e che ha rappresentato da sempre la porta principale tra le numerose della lunga cinta muraria. Inoltre si propone la riqualificazione dell’omonima Via Roma che passando appunto per Porta Barete rappresenta il tratto di strada che collega il territorio alla città penetrando nel minuto tessuto storico del nucleo medievale-barocco. Oltre alle numerose ricostruzioni dovute ai terremoti che periodicamente hanno devastato la città, l’antica porta è stata cancellata quasi definitivamente nell’intervento degli inizi del 1900, con il quale, per ovviare al notevole dislivello della strada che portava al centro della città, si è costruito un cavalcavia in cemento armato passante proprio sul bastione destro della porta, che è stato appunto demolito completamente lasciando solo qualche traccia delle mura ora definitivamente crollate con il terremoto del 6 aprile 2009. Porta Roma oltre a rappresentare la porta principale della città, testimoniata anche dal fatto che fosse l’unica tra tutte le altre ad avere un doppio ingresso con piazza interna, rappresenta a tutti gli effetti la porta urbana della città.

Massimiliano Lusi — IL PERCORSO DELLA MEMORIA

Vista aerea

Il progetto propone la ricostruzione di un complesso polifunzionale sulle tracce dell’originaria Porta Roma, la riconversione del cavalcavia in parco sopraelevato e la sistemazione della piazza all’ingresso del tessuto storico come avviene nelle altre 3 porte punti della città. Le due aree, quella Lauretana e quella del Bervedere, attualmente sono divise fisicamente dal cavalcavia interrato che sovrasta la chiesa di S. Croce e entra direttamente nella stretta via Roma passando da un tessuto disorganico e caotico della costruzione dei primi del 900 a quello minuto del centro storico.

Massimiliano Lusi — IL PERCORSO DELLA MEMORIA

Vista piazza superiore.

L’obiettivo principale è quello di una riqualificazione dell’area attraverso una visione unitaria di tutto il contesto, reinterpretando i suoi caratteri originari e restituendo il carattere di ingresso principale alla città. La nuova porta con ingresso in quota torna ad essere la prima porta urbana della citta’, mentre il parco lineare costituisce la componente principale di collegamento tra questa e il territorio fuori le mura, attraverso un percorso verde che tende a scoraggiare l’uso delle automobili e che ospita una corsia per il tram gommato che assicura il collegamento continuo delle principali realtà produttive e logistiche del territorio alla città.

Massimiliano Lusi — IL PERCORSO DELLA MEMORIA

Piazza inferiore

La nuova porta rappresenta principalmente un luogo pubblico i cui percorsi permettono al visitatore di poter accedere ad ogni punto dell’area; dalla passeggiata verde che collega il parco alla piazza si potrà accedere alle zone sottostanti attraverso delle rampe. Il complesso prevede un sistema polifunzionale costituito dal Museo della Memoria basato su spazi espositivi di collegamento anche con l’adiacente area del tribunale dove sono presenti resti di un antica città romana, attraverso una passerella in quota. L’edificio lungo la strada che serve l’area belvedere invece, verra’ adibita alla biblioteca e mediateca, sfruttando gli spazi ricavati sotto il cavalcavia. Infine è prevista la costruzione di un Auditorium a cui si accederà dalla piazza del livello chiesa e si svilupperà in lunghezza rispetto alla strada sovrastante sfruttando la differenza di quota tra la strada e il piano della chiesa.

Massimiliano Lusi — IL PERCORSO DELLA MEMORIA

Piazza superiore.

Massimiliano Lusi — IL PERCORSO DELLA MEMORIA

Vista interni museo.

Massimiliano Lusi — IL PERCORSO DELLA MEMORIA

Vista interni auditorium

Massimiliano Lusi — IL PERCORSO DELLA MEMORIA

Viste interni museo

Massimiliano Lusi — IL PERCORSO DELLA MEMORIA

Pianta piano chiesa.

Massimiliano Lusi — IL PERCORSO DELLA MEMORIA

Pianta piano strada

Massimiliano Lusi — IL PERCORSO DELLA MEMORIA

Prospetto ovest

Massimiliano Lusi — IL PERCORSO DELLA MEMORIA

Sezione strada

Massimiliano Lusi — IL PERCORSO DELLA MEMORIA

Planivolumetria.

Massimiliano Lusi — IL PERCORSO DELLA MEMORIA

Il percorso e la porta.

Esporre il Compasso d’Oro - Giuseppe Pasquali, fabia masciello, maurizio malabruzzi, Valeria Penna

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“QUESTO NON E’ UN MUSEO. QUESTO E’IL MAGAZZINO DELLA CREATIVITA’ ITALIANA.” E’ la considerazione iniziale da cui si è partiti per trovare il criterio più adatto ad esporre la Collezione Storica del Compasso d’Oro. Una collezione che si presenta come un’ampia “raccolta di oggetti”– destinati ad aumentare nel tempo – eterogenei per categorie tematiche, tipologie, materiali, dimensioni, premi assegnati. Prodotti pensati e realizzati in contesti storici e sociali molto differenti e selezionati da giurie estremamente diverse tra loro. Tutte queste peculiarità– al tempo stesso forza e limite della Collezione – ne fanno più che una testimonianza estetica della storia del design italiano, una prova tangibile della creatività in senso ampio del nostro paese, dalla metà degli anni Cinquanta ad oggi. Un sorta di “laboratorio creativo” che riunisce insieme membri delle giurie, progettisti, aziende, processi produttivi, attività di sperimentazione, prototipizzazione, ingegnerizzazione, in nome del valore estetico, sociale, storico e culturale dei prodotti.

Giuseppe Pasquali, fabia masciello, maurizio malabruzzi, Valeria Penna — Esporre il Compasso d’Oro

Il carattere di “raccolta di oggetti” molto diversi tra loro ma accomunati dalla capacità di emozionare, incuriosire, stupire richiama alla mente le Wunderkammer tedesche, quelle camere delle meraviglie che raccoglievano ogni genere di mirabilia, esposte casualmente in armadi o vetrine contenuti all’interno di grandi ambienti senza una preciso rapporto con lo spazio circostante. Questo stesso principio guida l’idea dell’allestimento proposto per questa Collezione, che ha come caratteristica principale il fatto di essere costituita da un corpus di prodotti in divenire, dinamico e quindi tale da non consentire allestimenti rigidi e bloccati.

Giuseppe Pasquali, fabia masciello, maurizio malabruzzi, Valeria Penna — Esporre il Compasso d’Oro

Gli oggetti – solo quelli premiati – sono disposti in maniera apparentemente “casuale” nello spazio preposto, all’interno di grandi armadi su ruote, mobili e assemblabili in base alle diverse esigenze espositive. Questi contenitori sono realizzati in materiali poveri, secondo un’estetica tipica degli spazi commerciali in cui la preziositàè nel contenuto e non nel contenitore. Inoltre l’idea di magazzino è coerente con l’origine della Collezione storica del Compasso d’Oro, un premio istituito da La Rinascente come riconoscimento e al tempo stesso stimolo alla produzione di oggetti di qualità. Nell’allestimento proposto agli oggetti esposti si alternano schermi in cui scorrono video o immagini di quei prodotti che – per eccessiva dimensione o per temporanea assenza se prestati per altre mostre – non possono essere fisicamente esposti. In realtà la casualitàè solo apparente perché il principio guida dell’esposizione è quello dell’ordine alfabetico dei singoli mobili espositori, quasi come un grosso archivio a cui il fruitore può liberamente attingere. In questo modo ha la possibilità di costruire un suo personale percorso e un approfondimento all’interno della Collezione in base alle specifiche esigenze che possono essere molto diverse a seconda che si tratti di un semplice visitatore o di uno studioso di design.

Giuseppe Pasquali, fabia masciello, maurizio malabruzzi, Valeria Penna — Esporre il Compasso d’Oro

Un allestimento di questo tipo consente infatti il massimo grado di flessibilità non solo fisico ma soprattutto “mentale”. Un luogo pensato non solo per esporre gli oggetti ma per imparare e approfondire la loro storia attraverso la documentazione. Per favorire tutto ciò si privilegerà nell’allestimento un approccio multidisciplinare e multimediale. Da ogni singolo oggetto si potrà infatti risalire mediante applicazioni interattive a:
_ il designer che l’ha ideato;
_ l’azienda produttrice;
_ l’anno in cui è stato premiato;
_ la giuria e le motivazioni del premio;
_elenco dei testi critici sul prodotto-bibliografia
_gli oggetti simili per tipologia o per categoria tematica
Questo luogo deve essere inoltre un laboratorio per i giovani che vogliono continuare e rinnovare la grande tradizione italiana ed europea di questa storia e dell’ADI

Giuseppe Pasquali, fabia masciello, maurizio malabruzzi, Valeria Penna — Esporre il Compasso d’Oro

Giuseppe Pasquali, fabia masciello, maurizio malabruzzi, Valeria Penna — Esporre il Compasso d’Oro

TIRIUSO tavolo - Sergio Aruanno, Coop.arl LEGNO SERVICE Tortolì

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Pezzi avanzati, scarti, blocchi fuori misura, diseredati da armadi, comò, madie, tutti pronti per stufe , da sbriciolare in trucioli o per finire come tacche sotto un mobile traballante. Bianchi, gialli, neri, rossi…….. Basta! Eserciti assopiti negli angoli più remoti di tutte le falegnameria unitevi, è il vostro momento! nasce TIRIUSO, da una poetica di recupero del materiale giacente in ogni falegnameria, materiale di sfrido che inevitabilmente rimane inutilizzato dopo qualsiasi lavorazione. Pezzi troppo corti – troppo stretti – troppo colorati – troppo poco colorati – insomma troppo o poco di qualcosa. Un minestrone multietnico di essenze che assieme trovano l’armonia del gioco, il divertimento li mette tutte d’accordo, nostalgiche reminescenze infantili di oggetti misteriosi e castelli incantati realizzati con le costruzioni in legno. Indefinibile l’ambientazione, riduttivo costringerlo ad una sola funzione, va bene in cucina, va bene come tavolo da studio, è divertente in soggiorno. Prerogativa assoluta, evitare qualsiasi sofisticazione, le essenze sono usate nella colorazione naturale. Sono state lavorate, assemblate, incollate, essenze di faggio, castagno, wengè, noce, rovere, padouk ed infine iroko , il tutto trattato a mano con tampone di cera d’api. Realizzato da una piccola falegnameria composta da giovani artigiani che da anni operano nel settore dell’arredamento su misura.

Sergio Aruanno, Coop.arl  LEGNO SERVICE Tortolì— TIRIUSO tavolo

nome e numerazione

Sergio Aruanno, Coop.arl  LEGNO SERVICE Tortolì— TIRIUSO tavolo

progetto

Sergio Aruanno, Coop.arl  LEGNO SERVICE Tortolì— TIRIUSO tavolo

lavorazione

Sergio Aruanno, Coop.arl  LEGNO SERVICE Tortolì— TIRIUSO tavolo

lavorazione

Sergio Aruanno, Coop.arl  LEGNO SERVICE Tortolì— TIRIUSO tavolo

lavorazione

Sergio Aruanno, Coop.arl  LEGNO SERVICE Tortolì— TIRIUSO tavolo

lavorazione

Sergio Aruanno, Coop.arl  LEGNO SERVICE Tortolì— TIRIUSO tavolo

lavorazione

Sergio Aruanno, Coop.arl  LEGNO SERVICE Tortolì— TIRIUSO tavolo

lavorazione

Sergio Aruanno, Coop.arl  LEGNO SERVICE Tortolì— TIRIUSO tavolo

lavorazione

Sergio Aruanno, Coop.arl  LEGNO SERVICE Tortolì— TIRIUSO tavolo

lavorazione

Sergio Aruanno, Coop.arl  LEGNO SERVICE Tortolì— TIRIUSO tavolo

lavoro finito

Sergio Aruanno, Coop.arl  LEGNO SERVICE Tortolì— TIRIUSO tavolo

lavoro finito

Sergio Aruanno, Coop.arl  LEGNO SERVICE Tortolì— TIRIUSO tavolo

lavoro finito

Sergio Aruanno, Coop.arl  LEGNO SERVICE Tortolì— TIRIUSO tavolo

lavoro finito

Sergio Aruanno, Coop.arl  LEGNO SERVICE Tortolì— TIRIUSO tavolo

lavoro finito

Sergio Aruanno, Coop.arl  LEGNO SERVICE Tortolì— TIRIUSO tavolo

lavoro finito

Sergio Aruanno, Coop.arl  LEGNO SERVICE Tortolì— TIRIUSO tavolo

lavoro finito

Sergio Aruanno, Coop.arl  LEGNO SERVICE Tortolì— TIRIUSO tavolo

lavoro finito

Sergio Aruanno, Coop.arl  LEGNO SERVICE Tortolì— TIRIUSO tavolo

lavoro finito

Sergio Aruanno, Coop.arl  LEGNO SERVICE Tortolì— TIRIUSO tavolo

lavoro finito

Sergio Aruanno, Coop.arl  LEGNO SERVICE Tortolì— TIRIUSO tavolo

lavoro finito

Sergio Aruanno, Coop.arl  LEGNO SERVICE Tortolì— TIRIUSO tavolo

lavoro finito

Sergio Aruanno, Coop.arl  LEGNO SERVICE Tortolì— TIRIUSO tavolo

lavoro finito

Sergio Aruanno, Coop.arl  LEGNO SERVICE Tortolì— TIRIUSO tavolo

lavoro finito

Sergio Aruanno, Coop.arl  LEGNO SERVICE Tortolì— TIRIUSO tavolo

ambientazione cucina

Sergio Aruanno, Coop.arl  LEGNO SERVICE Tortolì— TIRIUSO tavolo

ambientazione cucina

Sergio Aruanno, Coop.arl  LEGNO SERVICE Tortolì— TIRIUSO tavolo

ambientazione soggiorno

Sergio Aruanno, Coop.arl  LEGNO SERVICE Tortolì— TIRIUSO tavolo

ambientazione soggiorno

Sergio Aruanno, Coop.arl  LEGNO SERVICE Tortolì— TIRIUSO tavolo

ambientazione studio

Sergio Aruanno, Coop.arl  LEGNO SERVICE Tortolì— TIRIUSO tavolo

ambientazione studio

Uffici Direzionali "FlyFree" - Cirino Munzu'

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La crescente esigenza di nuovi spazi espositivi da parte della società committente ha motivato la rimodulazione degli spazi interni. Nuove funzioni sono state aggiunte, pur nel rispetto e nella valorizzazione dell’impianto architettonico originario

Cirino Munzu' — Uffici Direzionali "FlyFree"

Cirino Munzu' — Uffici Direzionali "FlyFree"

Cirino Munzu' — Uffici Direzionali "FlyFree"

Cirino Munzu' — Uffici Direzionali "FlyFree"

Cirino Munzu' — Uffici Direzionali "FlyFree"

Cirino Munzu' — Uffici Direzionali "FlyFree"

Cirino Munzu' — Uffici Direzionali "FlyFree"

Microhouse - Aurelia Barone

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Microhouse nasce come mini unità abitativa per le vacanze per due persone. Una piccola casa tranquilla, una specie di rifugio, in cui ritirarsi, e, ogni volta che lo si desidera, dimenticare per un po’ la concitazione della città.

Aurelia Barone — Microhouse

Studiata per inserirsi in modo spontaneo in un paesaggio naturale, è caratterizzata dalla cura nella scelta e nell’accostamento dei diversi materiali e dal design dei suoi spazi e volumi. Lo scopo è perseguire la convinzione che le mini unità abitative risultano più amiche dell’ambiente, perché producono meno rifiuti e sprechi sia nella realizzazione che nella gestione.

Aurelia Barone — Microhouse

Il progetto si focalizza su tre punti: la qualità dello spazio, l’eco-sostenibilità ed economicità di realizzazione, riportare la funzione abitativa alla sua forma originaria di ‘rifugio’ per la famiglia.

Aurelia Barone — Microhouse

Lo studio degli spazi si è concentrato sul disegno di ambienti minimi, ma confortevoli e funzionali, in cui potersi rilassare o svolgere agevolmente le azioni di tutti i giorni. Nei 25 mq a piano terra trovano posto un angolo cottura, un soggiorno /pranzo e un bagno dotato di servizi e doccia. Il soppalco di 10 mq, accessibile attraverso una scala/contenitore marinara (una scala a gradini sfalsati) in legno, accoglie una camera da letto per due persone con un piccolo guardaroba.

Aurelia Barone — Microhouse

Importante nella progettazione degli ambienti è stata sia la scelta di conferire un forte carattere identificativo ai vari ambienti pur disegnando uno spazio fluido e continuo, sia la volontà di creare spazi molto luminosi con grandi aperture capaci di catturare e incorniciare il paesaggio circostante.

Aurelia Barone — Microhouse

Il volume complessivo, nella sua forma, richiama e rielabora in chiave contemporanea, quello della casa disegnata da un bambino: un tetto a falde poggiato su un cubo.

Aurelia Barone — Microhouse

I materiali che compongono questo volume sono il cemento a vista per l’involucro, rivestito nella parte inferiore da pannelli in doghe di larice che in corrispondenza delle due portafinestra scorrono. Il tetto invece è rivestito in lastre di zinco e a seconda dell’orientamento permette l’alloggiamento di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia.

Aurelia Barone — Microhouse

All’interno le strutture sono in metallo, i pavimenti ripropongono il rivestimento esterno in doghe di larice, ma in questo caso nella versione sbiancato. Caratteristica dello spazio interno è la semplicità e linearità ottenuta con superfici continue, pure, intonacate colore bianco su cui si staglia il volume centrale, che contiene il bagno, di colore verde brillante.

Aurelia Barone — Microhouse

Ma l’elemento principale che caratterizza gli interni è la natura, il cui spettacolo entra attraverso i grandi serramenti, dotati di vetrate bassoemissive.

Aurelia Barone — Microhouse

Progetto: Arch. Aurelia Barone

Aurelia Barone — Microhouse

Aurelia Barone — Microhouse

Aurelia Barone — Microhouse


UNI 5 – Surélévation d’un bâtiment administratif - - 6ab Architects & Co., ESPRIT Architettura Architetti Associati, Giulio Sovran - Kaenos Sàrl

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Un volume articulé sur deux étages qui trouvent leurs synthèse et unité grâce à la toiture qui raccorde les volumes et uniforme le geste architectural en un organisme monolithique bien calé sur le bâtiment existant. Le concept architectural s’exprime à travers un nouveau volume qui, en façade, se présente comme un attique, en harmonie avec le bâtiment existant et, au même temps, est mis en évidence comme un élément rajouté, avec sa nouvelle matérialité. Le volume projeté minimise les surfaces en contact direct avec l’extérieur en améliorant les prestations énergétiques de l’enveloppe et le confort des utilisateurs.

6ab Architects & Co., ESPRIT Architettura Architetti Associati, Giulio Sovran - Kaenos Sàrl — UNI 5 – Surélévation d’un bâtiment administratif -

maquette d’étude

6ab Architects & Co., ESPRIT Architettura Architetti Associati, Giulio Sovran - Kaenos Sàrl — UNI 5 – Surélévation d’un bâtiment administratif -

Vue façade sur Av. de l’Université

6ab Architects & Co., ESPRIT Architettura Architetti Associati, Giulio Sovran - Kaenos Sàrl — UNI 5 – Surélévation d’un bâtiment administratif -

Vue façade nord-ouest

6ab Architects & Co., ESPRIT Architettura Architetti Associati, Giulio Sovran - Kaenos Sàrl — UNI 5 – Surélévation d’un bâtiment administratif -

Salle des séances: vue sur le château St. Maire et sur le nouveau Parlement

6ab Architects & Co., ESPRIT Architettura Architetti Associati, Giulio Sovran - Kaenos Sàrl — UNI 5 – Surélévation d’un bâtiment administratif -

Concept

6ab Architects & Co., ESPRIT Architettura Architetti Associati, Giulio Sovran - Kaenos Sàrl — UNI 5 – Surélévation d’un bâtiment administratif -

phases de costruction

6ab Architects & Co., ESPRIT Architettura Architetti Associati, Giulio Sovran - Kaenos Sàrl — UNI 5 – Surélévation d’un bâtiment administratif -

étude de détail

6ab Architects & Co., ESPRIT Architettura Architetti Associati, Giulio Sovran - Kaenos Sàrl — UNI 5 – Surélévation d’un bâtiment administratif -

maquette détail structure

6ab Architects & Co., ESPRIT Architettura Architetti Associati, Giulio Sovran - Kaenos Sàrl — UNI 5 – Surélévation d’un bâtiment administratif -

maquette

6ab Architects & Co., ESPRIT Architettura Architetti Associati, Giulio Sovran - Kaenos Sàrl — UNI 5 – Surélévation d’un bâtiment administratif -

maquette

6ab Architects & Co., ESPRIT Architettura Architetti Associati, Giulio Sovran - Kaenos Sàrl — UNI 5 – Surélévation d’un bâtiment administratif -

maquette

6ab Architects & Co., ESPRIT Architettura Architetti Associati, Giulio Sovran - Kaenos Sàrl — UNI 5 – Surélévation d’un bâtiment administratif -

plan étage - coupe transversale

6ab Architects & Co., ESPRIT Architettura Architetti Associati, Giulio Sovran - Kaenos Sàrl — UNI 5 – Surélévation d’un bâtiment administratif -

coupe costructive

6ab Architects & Co., ESPRIT Architettura Architetti Associati, Giulio Sovran - Kaenos Sàrl — UNI 5 – Surélévation d’un bâtiment administratif -

planche 1

6ab Architects & Co., ESPRIT Architettura Architetti Associati, Giulio Sovran - Kaenos Sàrl — UNI 5 – Surélévation d’un bâtiment administratif -

maquette d’étude

6ab Architects & Co., ESPRIT Architettura Architetti Associati, Giulio Sovran - Kaenos Sàrl — UNI 5 – Surélévation d’un bâtiment administratif -

étude point de vue

6ab Architects & Co., ESPRIT Architettura Architetti Associati, Giulio Sovran - Kaenos Sàrl — UNI 5 – Surélévation d’un bâtiment administratif -

planche 2

6ab Architects & Co., ESPRIT Architettura Architetti Associati, Giulio Sovran - Kaenos Sàrl — UNI 5 – Surélévation d’un bâtiment administratif -

Façade sud-est e Façade nord-ouest

6ab Architects & Co., ESPRIT Architettura Architetti Associati, Giulio Sovran - Kaenos Sàrl — UNI 5 – Surélévation d’un bâtiment administratif -

planche 3

Progetto Piazza in Via Crispi - Antonino Rapisarda

Progetto Preliminare Hotel Astoria - Firenze - Antonino Rapisarda

Residenza Privata - Antonino Rapisarda

parco urbano di Villa Severi - paolo pecchi, Alessandro Cinelli, Alessandro Ferruzzi

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A margine della periferia nordorientale della città, il parco urbano di Villa Severi è collocato in un contesto pedecollinare pregiato che spesso caratterizza e rende celebre il paesaggio toscano, in cui ville storiche con i loro giardini si alternano armoniosamente a oliveti, vigneti, boschi di querce e lecci. Il parco non è ancora “maturo” perchè gran parte delle alberature messe a dimora è poco sviluppata; tuttavia dopo circa dieci anni dalla sua inaugurazione il naturale invecchiamento dei manufatti e un discreto stato di avanzamento della vegetazione consentono di dare un primo giudizio sulla qualità dell’intervento e la riuscita del suo inserimento nell’ambiente delicato in cui si colloca.

paolo pecchi, Alessandro Cinelli, Alessandro Ferruzzi — parco urbano di Villa Severi

vista prospettica dell'intervento

Il disegno del giardino è ovviamente centrato sulla presenza della Villa Severi (in origine casa padronale del matematico Severi, poi ostello della gioventù e adesso distaccamento amministrativo della Provincia) e dei suoi annessi ex colonici, sedi di un animato centro sociale; per analogia con le altre ville storiche presenti in zona, esso è stato concepito dal progetto come spazio disegnato in estensione alla villa stessa, se pur adattandolo alla peculiare funzione collettiva di parco pubblico. Perciò accanto al parterre centrale poco alberato e adatto ad ospitare anche grandi manifestazioni pubbliche vi è stato inserito un ampio specchio d’acqua alimentato da una sorgente storica, zone alberate, un capiente teatro all’aperto incassato nel declivio esistente, un’area ludica per i bambini, nonché una grande balconata integrata da vasche ornamentali, di raccordo tra il grande prato centrale ed il giardinetto recintato della villa stessa; infine riprendendo la tradizione storica delle ville circostanti il vialetto di accesso originario è stato arricchito con la messa a dimora di un doppio filare di cipressi.

paolo pecchi, Alessandro Cinelli, Alessandro Ferruzzi — parco urbano di Villa Severi

scorcio da monte

Gli elementi della composizione architettonica ed in particolare l’impostazione geometrica dei vialetti del parterre, sono tesi a valorizzare le vedute verso la villa e verso le emergenze storico/monumentali circostanti, come la cattedrale, la fortezza medicea, l’acquedotto Vasariano da cui ha origine la sorgente del laghetto, il limitrofo convento dei cappuccini con il parco recintato di piante secolari: punto di vista pubblico impareggiabile quanto inedito per la città.

paolo pecchi, Alessandro Cinelli, Alessandro Ferruzzi — parco urbano di Villa Severi

dettaglio verso "i Cappuccini"

Per ridurre l’impatto del campo di calcio realizzato con poca attenzione negli anni settanta, il progetto prevede una sua riqualificazione mediandone la vista attraverso la risagomatura dei terreni esistenti e integrando all’interno dei terrapieni spogliatoi e tribunette (intervento non ancora realizzato per risorse insufficienti). Il parco è servito da un ampio posteggio, addolcito da siepature e filari alberati, che è utile anche al quartiere residenziale limitrofo altrimenti privo di standard adeguati. I materiali utilizzati per l’intervento sono compatibili con il contesto e con le scarse risorse economiche disponibili al momento della realizzazione; per questo si sono utilizzate tecnologie semplici per la realizzazione dei vialetti, come ghiaetto compattato e drenante nei percorsi rettilinei che tagliano il grande prato centrale, e quadroni di cls gettati in opera per i percorsi sinuosi della parte alta del parco, incassati nei prati in declivio; i muri dei manufatti principali sono stati rivestiti in pietra per una loro migliore integrazione nel contesto, mentre i cordoli come i muretti di sottoscarpa, che costituiscono pancali continui, sono in cls a vista. Il progetto originario dell’illuminazione è stato in corso d’opera adattato a nuove esigenze, incrementando notevolmente i punti luce per far fronte a contingenti problemi di sicurezza.

paolo pecchi, Alessandro Cinelli, Alessandro Ferruzzi — parco urbano di Villa Severi

il ruscello e il lago. sullo sfondo fortezza medicea e cattedrale

Alle alberature esistenti, alcune ormai secolari, sono stati integrati i nuovi impianti vegetali avendo l’accortezza di inserire essenze prevalentemente locali, tipicamente spoglianti a sud della villa (querce, tigli e platani) e sempreverdi a nord della stessa (pini, lecci e sughere); inoltre sono stati messi a dimora alcuni alberi da frutto e numerosi olivi, a ricordare la vocazione agricola della zona.

paolo pecchi, Alessandro Cinelli, Alessandro Ferruzzi — parco urbano di Villa Severi

la cavea con la sottostante sorgente

paolo pecchi, Alessandro Cinelli, Alessandro Ferruzzi — parco urbano di Villa Severi

scorcio sul lago verso il viale cipressato di accesso alla villa

paolo pecchi, Alessandro Cinelli, Alessandro Ferruzzi — parco urbano di Villa Severi

scorcio verso la collina

paolo pecchi, Alessandro Cinelli, Alessandro Ferruzzi — parco urbano di Villa Severi

scorcio sul lago verso la villa

paolo pecchi, Alessandro Cinelli, Alessandro Ferruzzi — parco urbano di Villa Severi

il vialetto di accesso alla villa

Villette a Schiera - Antonino Rapisarda

Edificio Residenziale - Antonino Rapisarda


Riqualificazione di Via Traforo - isola Pedonale - Antonio Felicetti - ZoOu_design

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Il progetto si compone di tre corpi: rifacimento di marcipiaedi nella zona di Via Margherita – Torre pisani, allo scalo della città, la riqualificazione del “traforo” e del suo locale posto all’interno, nel centro storico. Per la riqualificazione del tunnel del centro storico è stato fatto un rivestimento in acciao ceramico nella parte superiore ed una zoccolatura in pietra lavica, nella parte inferiore. Il rivestimento in acciaio ceramico è stato montato in modo da lasciare una piccola camera d’aria tra esso e quello esistente, per tale rivestimento sono stati scenti dei colori abbastanza aaccesi in modo da creare un contrato con quello che poi c’è una volta usciri da tunnel, ossia il centro storico con i suoi colori e la sua architettura, nella parte centrale sono sono state collocate delle stampe di foto storiche che rispoducono le feste patronali della città. All’interno del tunnel è situato un locale di proprietà comunale, di circa 200,00 mq, qui è stata fatta una ristrutturazione per una futura collocazione di uffici o altri servizi.

Antonio Felicetti - ZoOu_design — Riqualificazione di Via Traforo - isola Pedonale

Antonio Felicetti - ZoOu_design — Riqualificazione di Via Traforo - isola Pedonale

dettagli tecnici dell'involucro

Antonio Felicetti - ZoOu_design — Riqualificazione di Via Traforo - isola Pedonale

dettagli tecnici dell'involucro

Antonio Felicetti - ZoOu_design — Riqualificazione di Via Traforo - isola Pedonale

stato originario

By The Way - Antonio Felicetti - ZoOu_design

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Il “By The Way” nasce con lo scopo di diventare un punto di riferimento della città, punto di incontro per gli amanti della buona birra, del vino buono e della cucina ricercata e raffinata, da questi presupposti nasce il progetto che poi subito è diventato realizzazione. Il concetto era quello di creare una sorta di salotto un ambiente accogliente, raffinato, ma non troppo lussuoso, un nuovo concetto di pub, dove la gente possa stare insieme sorseggiando un’ottima birra mangiando qualcosa ascoltando della buona musica live, ma senza stare nella solita atmosfera di pub birreria ma magari reinterpretando i materiali usati in queste. Il materiale principale è il legno, leggermente lavorato utilizzato come pavimento, boaserie e rivestimenti, ed il grande arco che divide la zona tavoli dalal zona bancone e salotto, tutto realizzato su progetto da artigiani locali, nei soffitti viene utilizzata la iuta, elemento presente in numerosi pub birreria. Elemento a cui viene data grande importanza è la luce, viene scelto un raffinato lampadario in metallo a leed che diventa elemento principale del locale ben racchiuso nell’arco che è ben visibile anche dall’esterno, questa sorgente luminosa, ed i suoi applique, emana luce calda che caratterizza la location.

Antonio Felicetti - ZoOu_design — By The Way

Planimetria

Antonio Felicetti - ZoOu_design — By The Way

vista interna dell'arco

Antonio Felicetti - ZoOu_design — By The Way

dettaglio della parete in capitonè di pelle e applique in metallo con luce a leed

Antonio Felicetti - ZoOu_design — By The Way

Dettaglio Lampadario

Antonio Felicetti - ZoOu_design — By The Way

Insegna esterna realizzata interamente a mano da un artigiano locale.

Antonio Felicetti - ZoOu_design — By The Way

vista esterna del gazebino.

Senior City Cortina d'Ampezzo - Alfredo Borghi, Cecilia Carattoni, Vittorino Belpoliti

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Si dimostra sempre delicato l’approccio di una nuova architettura al paesaggio alpino dove fra una natura austera e gli edifici rurali ormai parte di essa, sembra esserci poco spazio per qualcosa d’altro. «L’architetto, come quasi ogni abitante della città, non ha civiltà. Gli manca la sicurezza del contadino, che possiede invece una sua civiltà. L’abitante della cittàè uno sradicato.» sosteneva Adolf Loos in uno scritto del 1910 sull’architettura alpina. Cimentarsi nella progettazione di un nuovo edificio in questo contesto così“genuino” rischia di far emergere l’inciviltà di chi non ha mai abitato queste montagne. Significa lavorare con cura e con tocco leggero per non alterare gli equilibri tra le preesistenze.

Alfredo Borghi, Cecilia Carattoni, Vittorino Belpoliti — Senior City Cortina d'Ampezzo

L’approccio è stato dunque ricercare l’essenziale da inserire in questo paesaggio consolidato provando a contenere il più possibile l’edificato, mitigarlo e allo stesso offrire ai futuri fruitori un susseguirsi piacevole di spazi differenziati, di facile utilizzo e accessibilità, ma sempre a contatto con la natura circostante. L’esistenza di un complesso residenziale pubblico ne ha suggerito il posizionamento adiacente sia per sfruttarne in parte la strada d’accesso sia per ricalcare l’esigenza di una minor dispersione del costruito; quest’ultima condizione ha indotto la creazione tre livelli di alloggi che si presentano come una tipologia tradizionale a falde che mutua le forme dell’architettura rurale alpina. Il complesso si sviluppa in forma di “C” che accoglie abitanti e visitatori e allo stesso tempo crea un’ intima semi corte con un’alternanza di superfici verdi e pavimentate, attrezzate con sedute che delimitano le due superfici.

Alfredo Borghi, Cecilia Carattoni, Vittorino Belpoliti — Senior City Cortina d'Ampezzo

I due blocchi di alloggi, da realizzarsi in fasi successive, distano la misura necessaria per differenziarsi di un piano secondo il movimento naturale del terreno, e sono collegati dal volume dei servizi che vi si insinua seguendo l’andamento delle curve di livello. Si crea così uno sfalsamento di volumi i quali, nonostante restino di facile accessibilità a qualunque utente, risultano modellati sul sito senza eccessivi movimenti di terra.

Alfredo Borghi, Cecilia Carattoni, Vittorino Belpoliti — Senior City Cortina d'Ampezzo

Per rientrare nei parametri del social housing, si è scelta un progettazione razionale per la parte degli alloggi, sia nel sistema distributivo che li lega sia nello sviluppo planimetrico del singolo alloggio. Il corridoio è completamente vetrato e si affaccia sul luminosissimo doppio volume vetrato dell’atrio, diventando così una sorta di ballatoio. Gli alloggi, dalla pianta estremamente pulita, sostanzialmente si ripetono ai vari piani, ma lievi sfalsamenti creano un piccolo gioco di rientranze lungo i ballatoi dove potrebbero trovare posto delle sedute, così da rendere lo spazio distributivo ulteriormente gradevole, se non addirittura vivibile. Lo stesso gioco di sfalsamento volumetrico, assieme all’elaborazione dei piccoli spazi di pertinenza esterna (terrazzi o logge), crea un prospetto meno monolitico, evocando architetture tradizionali presenti in questo territorio.

Alfredo Borghi, Cecilia Carattoni, Vittorino Belpoliti — Senior City Cortina d'Ampezzo

Alfredo Borghi, Cecilia Carattoni, Vittorino Belpoliti — Senior City Cortina d'Ampezzo

Alfredo Borghi, Cecilia Carattoni, Vittorino Belpoliti — Senior City Cortina d'Ampezzo

Alfredo Borghi, Cecilia Carattoni, Vittorino Belpoliti — Senior City Cortina d'Ampezzo

Alfredo Borghi, Cecilia Carattoni, Vittorino Belpoliti — Senior City Cortina d'Ampezzo

Alfredo Borghi, Cecilia Carattoni, Vittorino Belpoliti — Senior City Cortina d'Ampezzo

Alfredo Borghi, Cecilia Carattoni, Vittorino Belpoliti — Senior City Cortina d'Ampezzo

Alfredo Borghi, Cecilia Carattoni, Vittorino Belpoliti — Senior City Cortina d'Ampezzo

Alfredo Borghi, Cecilia Carattoni, Vittorino Belpoliti — Senior City Cortina d'Ampezzo

Alfredo Borghi, Cecilia Carattoni, Vittorino Belpoliti — Senior City Cortina d'Ampezzo

Alfredo Borghi, Cecilia Carattoni, Vittorino Belpoliti — Senior City Cortina d'Ampezzo

Alfredo Borghi, Cecilia Carattoni, Vittorino Belpoliti — Senior City Cortina d'Ampezzo

Progetto di allestimento per la Mostra Permanente della Collezione Storica del Premio Compasso d’Oro a Milano - Andrea Tanganelli

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Il progetto propone di sfruttare lo spazio secondo un criterio che prevede la maggiore esposizione possibile dei beni premiati e menzionati, e la possibilità di integrare e ridistribuire le future entrate con strutture che valorizzino lo spazio esistente. A questo scopo è stato scelto di ricavare un ulteriore piano dove l’intradosso del tetto è più ampio ma senza interrompere l’altezza degli ambienti. Al centro del soppalco, a cui si accede mediante una scala e un ascensore, si apre un pozzo che rende visibili i vecchi macchinari, che diventano parte integrante dell’esposizione.

Andrea Tanganelli — Progetto di allestimento per la Mostra Permanente della Collezione Storica del Premio Compasso d’Oro a Milano

Ingresso

Il soppalco divide lo spazio in 5 aree: la sala di ingresso, il piano soppalcato, l’area sottostante, il pozzo e l’area di uscita. Come ingresso alla mostra sono state scelte le porte nel giardino d’inverno verso via Bramante con uscita dalla parte opposta verso via Ceresio. Il percorso di visita è fruibile liberamente e senza una direzione obbligata e le porte di entrata possono essere utilizzate anche come uscita. Per aumentare lo spazio di esposizione è stato deciso di non inserire ambienti di servizio, biglietteria o guardaroba, per i quali si dovrà trovare una collocazione all’interno del complesso.

Andrea Tanganelli — Progetto di allestimento per la Mostra Permanente della Collezione Storica del Premio Compasso d’Oro a Milano

Prima sala

Entrando nella prima area, c’è una pedana circolare con panche dalla quale è possibile assistere, con cuffie wi-fi, a proiezioni che raccontano la storia e le attività dell’associazione. Nelle pareti sono esposte la Timeline delle edizioni con l’elenco dei beni vincitori e la Hall of fame con i premi alla carriera e internazionali. Sulla parete di fondo si trova “l’Archivio” dove il visitatore può consultare la collezione attraverso dei computer e un tavolo touch screen.

Andrea Tanganelli — Progetto di allestimento per la Mostra Permanente della Collezione Storica del Premio Compasso d’Oro a Milano

Scala

Oltre alla ricerca, è possibile programmare e ricevere via mail o stampare un percorso di visita personalizzato secondo tematiche o argomenti particolari. Il rimanente spazio è interessato all’esposizione vera e propria ed è suddiviso secondo le categorie di appartenenza dell’ADI Design Index insieme ad uno spazio per la Targa Giovani.

Andrea Tanganelli — Progetto di allestimento per la Mostra Permanente della Collezione Storica del Premio Compasso d’Oro a Milano

Pozzo

La ripartizione dell’area tiene conto di alcuni criteri: dimensioni/forme dei beni, quantità dei beni per categoria, periodo di creazione delle categorie. Al piano terra si trovano nell’ordine: design per l’abitare, design per la persona, design per l’ambiente, design dei materiali, design per il lavoro, visual design e ricerca teorica. Nel piano soppalcato si trovano: targa giovani, exhibition design, ricerca per l’impresa, design dei servizi. Ogni area è segnalata con una lettera ed un colore visibili sulle schede descrittive e sui cartellini esplicativi dei beni. L’esposizione di tutti i beni della collezione potrà avvenire in 3 modalità: esposizione del bene o suo componente; rappresentazione fotografica/disegno su pannello; riproduzione su monitor in slide show. I compassi d’oro saranno tutti esposti nelle prime 2 modalità mentre le menzioni che ivi non dovessero trovare posto, saranno riprodotte nei monitor touch screen in loop e con ricerca interattiva. La durata dell’allestimento è di 3 anni secondo la temporalità del premio. Ogni triennio i beni verranno riorganizzati con l’aggiunta delle nuove entrate. Ogni sezione è disposta cronologicamente anche se non esistono interruzioni che scandiscano l’appartenenza di un bene a un’edizione specifica. La visione dei beni è complessiva e ininterrotta.

Andrea Tanganelli — Progetto di allestimento per la Mostra Permanente della Collezione Storica del Premio Compasso d’Oro a Milano

Planimetria

L’organizzazione degli espositori segue il passo delle campate e dalle finestre. Si vengono così a formare dei gruppi o “quadri”, sottogruppi di ogni categoria. Ognuno di questi “quadri” propone una sequenza narrativa in cui ogni elemento concorrogni elemento concorre a far parte della composizione sia esso un pannello, una mensola, un monitor o un oggetto. La collezione è vista come sostanza fluida i cui significati saranno continuamente rinegoziati. I “quadri” sono di 3 tipi: verticali nelle pareti, orizzontali sui tavoli e obliqui nelle bacheche. La struttura di tutti gli espositori è in tubolari metallici neri, con ferramenta ed agganci nascosti. I pannelli sono in fibra di legno pressato a bassa infiammabilità, di colore nero, con rivestimento superficiale in pluristrato melaminico antigraffio di colore bianco. Si tratta di un materiale che resiste a forti carichi, ad elevata umidità ed è prodotto con pratica forestale sostenibile. Dopo il 1° ciclo di vita, il materiale può essere riciclato o sfruttato termicamente (energia priva di CO2). Le bacheche, che si trovano in corrispondenza del pozzo, hanno un ripiano interno obliquo formato da pannelli componibili.

Andrea Tanganelli — Progetto di allestimento per la Mostra Permanente della Collezione Storica del Premio Compasso d’Oro a Milano

Primo piano

La comunicazione e la segnaletica sono inserite nei telai appesi, che sono elementi in tubolare metallico in grado di alloggiare cartelli e schermi e possono scorrere lateralmente lungo dei binari posti a fianco delle catene delle capriate. Appeso al soffitto troviamo anche il sistema di illuminazione formato da binari con faretti orientabili. La movimentazione degli espositori e la modularità degli elementi, consentono di ottenere diverse configurazioni.

Andrea Tanganelli — Progetto di allestimento per la Mostra Permanente della Collezione Storica del Premio Compasso d’Oro a Milano

Esploso

Andrea Tanganelli — Progetto di allestimento per la Mostra Permanente della Collezione Storica del Premio Compasso d’Oro a Milano

Fondo

Andrea Tanganelli — Progetto di allestimento per la Mostra Permanente della Collezione Storica del Premio Compasso d’Oro a Milano

Planimetrie

Casa Poseidon - Jose Orrego

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The project is located in The Poseidon Nautical Club at Pucusana, Lima, over a 529.15sqm plot. The proposal contemplates the development of a two floor single family beach house. The house entry is at street level where there are two parking spots. Downstairs, the first floor is found. The first floor is composed by the service area (the helper´s room and bathroom and laundry), the lobby, theguest’s bathroom, the living room, the dining room anda full equipped kitchen with a pantry. At the terrace, are the pool, a Jacuzzi and the barbeque area. A “U” shape stairs connects the first floor with the second floor of the house. In here you arrive to a corridor which distributes to a family room with a balcony and to the other bedrooms in the house. The three bedrooms have bathroom and closet, and the master room has a bathroom , a walking closet and a balcony. Areas: First floor: 171.70sqm Second floor: 166.00sqm Total area: 337.70sqm

Jose Orrego — Casa Poseidon

Jose Orrego — Casa Poseidon

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