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re-FABBRICA - abitare intimità estroverse - manuela schirra, Valentina Crupi, Luca Del Fabbro Machado

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Il progetto propone di rispettare la misura della città in cui si inserisce – riferendosi, con ciò, alla dimensione fisica unitamente a quella sociale – e si costituisce quindi tramite un assetto urbano adeguato a essa. L’urgenza di non essere “smisurato” si deve a una presa di coscienza del luogo che porta a riconosce l’esistenza, in esso, di caratteri riconoscibili in termini di morfologia, paesaggio, densità abitativa e del costruito. Inoltre, la trasformazione proposta per il sito Riboldi-Toscanini vuole prestarsi a una ricucitura delle parti, intrecciando l’area con il tessuto adiacente anche dal punto di vista della permeabilità dello spazio aperto; l’integrazione avviene quindi dando un’importanza centrale al modo in cui il disegno di suolo si adagia a terra aggrappandosi agli spazi aperti circostanti, collegandoli, aggiungendo occasioni e complessità alla loro rete. Interpretare la misura esistente significa, in questo caso, riconoscere i caratteri morfologici che partecipano all’identità di Paderno Dugnano e re-interpretarli, o assecondarli, mantenendoli vivi, attualizzando dunque il luogo secondo necessità spaziali e contributi tecnologici contemporanei. La tipologia residenziale del blocco, i grandi oggetti produttivi, il materiale vegetale, sono elementi che caratterizzano il paesaggio urbano di questa parte del territorio e sono assunti come fondamento del vocabolario formale del progetto. Così il tessuto a griglia dei blocchi residenziali è il riferimento compositivo al quale adeguarsi e diviene dispositivo progettuale per il ridisegno dell’area.

manuela schirra, Valentina Crupi, Luca Del Fabbro Machado — re-FABBRICA - abitare intimità estroverse

re-FABBRICA

I TEMI DEL PROGETTO

manuela schirra, Valentina Crupi, Luca Del Fabbro Machado — re-FABBRICA - abitare intimità estroverse

re-FABBRICA

Blocco rivisto: il tessuto residenziale circostante è formato prevalentemente da edifici di base 12,5×12,5 metri; la tipologia prevalente, quella dei fabbricati che si affacciano direttamente sull’area, è il blocco di quattro/cinque piani con appartamenti e corpo scala centrale. “Blocco rivisto” assume la tipologia del blocco 12,5×12,5×12,5, ma lo re-interpreta dando più spazio e importanza agli spazi comuni e alla distribuzione degli alloggi, nel rispetto delle nuove forme del vivere e in rapporto all’orientamento. Spazio aperto pubblico e comune: anche lo spazio aperto continua la misura circostante, ma ridefinisce gli assetti proprietari, abbattendo i recinti e rendendo tutto il suolo pubblico, comune e percorribile. Lo spazio è fluido e variegato, a volte mantiene proporzioni uguali a quelle del tessuto circostante, altre volte si contrae e diventa più contenuto, riprendendo dimensioni frequenti nei centri storici; a volte è più intimo, a volte meno, ma sempre a misura d’uomo.

manuela schirra, Valentina Crupi, Luca Del Fabbro Machado — re-FABBRICA - abitare intimità estroverse

re-FABBRICA

Differenti e progressivi gradi di privatezza: dal pubblico al privato e dal comune all’intimo secondo differenti e progressivi gradi di privatezza garantiti da composizioni spaziali e materiali permettono una visione più aperta e condivisa del privato verso il pubblico e viceversa. così con sistemi di contrazione ed espansione, o con sistemi di aperture e chiusure (diaframmi) è garantito il passaggio graduale tra differenti tipi di spazio. Così tra aperto e chiuso, coperto e scoperto, si alternano spazio-strada, spazio-corte, spazio-piazza, spazio-home, spazio-office, spazio-bottega e spazio-ristoro, spesso intesi come spazi del co-living, co-housing e co-working interpretati a sistema, e adatti ad ospitare “forme di vivere” plurali, di differenti tagli e categorie. Funzioni diffuse: la distribuzione delle funzioni e degli spazi collettivi è pensata per mescolarsi in modo diffuso sull’area insieme alla residenza. Funzioni pubbliche, servizi, spazi del lavoro e residenza sono quindi alternati, sovrapposti, adiacenti, interscambiabili, e a volte coincidono. Riconoscibilità: griglia e blocchi garantiscono un assetto morfologico riconoscibile, non stridente con il contesto; la ripresa di elementi costruttivi tipici dell’industria presenti nell’area e nei dintorni e la ri-proposizione di quei materiali che rispettano l’identità produttiva del piccolo centro; il mantenimento degli alberi esistenti e l’integrazione del disegno del verde sono volti a tessere relazioni con le aree circostanti, dando continuità a un paesaggio che arriva fino ai vicini ambiti agricoli. energia intelligente: un sistema unico a rete regola e ottimizza i consumi energetici dell’intero intervento; riduzione di sprechi, riciclo delle energie e riduzioni dei consumi per mezzo di composizione spaziali e disegno degli elementi oltre che tecniche e tecnologie costruttive adeguate, in commistione all’uso di energie rinnovabili, sono gli accorgimenti che, messi a sistema, garantiscono un ottima efficienza energetica, garantendo un netto risparmio sui costi di tutto l’impianto e riducendone notevolmente l’impronta ecologica.

manuela schirra, Valentina Crupi, Luca Del Fabbro Machado — re-FABBRICA - abitare intimità estroverse

re-FABBRICA

Nuove forme di vivere e di abitare coesistono in una dimensione urbana data da uno spazio aperto continuo, in cui diversi “gradi di privatezza” riguardano ogni singolo blocco, ma al suo esterno diventano “gradi di intimità nello spazio pubblico”. Il brano di città proposto vuole essere caratterizzato da una mescolanza di utenti e di modi di abitare e lavorare in cui i concetti stessi di abitare e lavorare convergano, per vicinanza fisica e umana, andando a ridefinire il modo di vivere la città. Il progetto costruisce un agglomerato così compatto e isotropo proprio per dare forma e sostanza alla densità e pluralità sociale che vorrebbe insediare; qui gli abitanti – che possono essere famiglie, singles, lavoratori temporanei, anziani soli, etc.. – trovano servizi sotto casa e spazi dove stare dove camminare, incontrandosi tra di loro e incrociando anche lavoratori di ogni genere mentre lavorano o mentre escono per la pausa.

manuela schirra, Valentina Crupi, Luca Del Fabbro Machado — re-FABBRICA - abitare intimità estroverse

re-FABBRICA

manuela schirra, Valentina Crupi, Luca Del Fabbro Machado — re-FABBRICA - abitare intimità estroverse


UTC transportations research building - Ameller & Dubois et associés

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ENGLISH TEXT (VERSIONS FRANÇAISE EN BAS DE PAGE) Sheltering laboratories, classrooms, auditorium, offices and exhibition hall, the building is designed as a three-level open plan. Its façades are clad with wooden panels which provide solar shading, opacities or simple window frames, according to the needs and orientations.

Ameller & Dubois et associés  — UTC transportations research building

Angle sud-est du bâtiment de la recherche et de l'innovation des transports de l'UTC.

The East-West orientation of the parallelepiped is adapted to the prevailing winds. On the northern side of the building (not shown here), the transparency of the glass allows a view on the park and good lighting for the laboratories.

Ameller & Dubois et associés  — UTC transportations research building

On the southern, eastern and western sides of the building, the sunshades are adjustable for offices and fixed for the classrooms and the research laboratory in muscle mechanics. This results in a genuine bioclimatic façade.

Ameller & Dubois et associés  — UTC transportations research building

The implementation of randomly placed open panels, closed or ajar, along with the strict repetition of the carrier grid, enrich the architectural language while avoiding a trivialized reading of a mere office building.

Ameller & Dubois et associés  — UTC transportations research building

With transparencies and large windows on the ground floor, the access and showroom are highlighted, emphasizing the building’s purpose as technological showcase and innovation center. The showroom, located in the southeast corner, presents itself to the visitors at the entrance, widely opened on the park across the hall. On the West side, the project is apt to extend itself with additional industrial halls, easily accessible by the southern common circulation along the access way. Inside the building, a 14-ton suspended staircase seams the three levels of the woodden multiporpose building with dark iron, softened by the light tones of beech.

Ameller & Dubois et associés  — UTC transportations research building

VERSION FRANÇAISE Regroupant laboratoires, salles de cours, auditorium, bureaux et lieu d’exposition, le bâtiment est constitué de plateaux en plan libre sur trois niveaux, implantés à l’abri des crues. Ses façades sont habillées de panneaux en bois constituant, au gré des besoins et des orientations, des brise-soleil, des opacités ou de simples encadrements de baies. Ses terrasses extérieures et ses espaces intérieurs en double-hauteur offrent des lieux de détente intégrés à la composition, tout en proposant une figure homogène qui renforce l’identité et la lisibilité d’un équipement aux fonctions très diverses.

Ameller & Dubois et associés  — UTC transportations research building

L’orientation est-ouest de ce parallélépipède est adaptée aux vents dominants. Au nord, la grande transparence des vitrages permet d’orienter le front bâti vers le parc et d’éclairer largement les laboratoires. Au sud, les brise-soleil sont orientables pour les bureaux, et fixes pour les salles de cours et le laboratoire de recherche en mécanique musculaire. L’ensemble constitue une véritable façade bioclimatique adaptable «à la demande », susceptible de répondre aux souhaits de protection visuelle ou solaire des occupants. La mise en œuvre aléatoire des panneaux ouverts, entrouverts ou refermés, la stricte répétition de la trame porteuse enrichissent le langage architectural en évitant la lecture banalisée d’un simple immeuble de bureaux.

Ameller & Dubois et associés  — UTC transportations research building

Ground floor

Répartis le long des façades en fonction des besoins, les loggias et les jardins suspendus constituent des lieux d’échanges ouverts sur l’extérieur. L’image proposée représente justement et sans ostentation la vocation du bâtiment.

Ameller & Dubois et associés  — UTC transportations research building

Par les transparences et les larges vitrages du rez-de-chaussée, les accès et la salle d’exposition sont valorisés, soulignant la vocation de vitrine technologique du centre d’innovation. La salle d’exposition, implantée à l’angle sud-est, s’offre au regard des visiteurs dès l’entrée. Elle se prolonge par le hall traversant, largement ouvert sur le parc.

Ameller & Dubois et associés  — UTC transportations research building

Les logiques constructives permettent au bâtiment de s’adapter facilement à d’autres organisations tout en conservant l’ensemble de ses qualités.

Ameller & Dubois et associés  — UTC transportations research building

Des possibilités d’extension fonctionnelles sont prévues pour s’intégrer facilement à la composition générale sans adaptation majeure : au nord, dans le prolongement du hall, une galerie où des espaces d’accueil pourront naturellement conduire au futur amphithéâtre de 700 places.

Ameller & Dubois et associés  — UTC transportations research building

À l’ouest, le projet pourra se prolonger par des halles industrielles supplémentaires, aisément accessibles par la circulation commune au sud, le long de la voirie d’accès.

Ameller & Dubois et associés  — UTC transportations research building

Le hall d'accueil traversant le bâtiment du sud au nord.

Au cœur de l’édifice, de son acier verni noir adouci par les tons clairs du hêtre, un escalier suspendu de quatorze tonnes vient sutturer les trois niveaux.

Ameller & Dubois et associés  — UTC transportations research building

Ameller & Dubois et associés  — UTC transportations research building

Ameller & Dubois et associés  — UTC transportations research building

Ameller & Dubois et associés  — UTC transportations research building

Espace de détente vu depuis l'escalier.

Ameller & Dubois et associés  — UTC transportations research building

Loggia de la façade nord et dégagement devant salle de réunion.

Ameller & Dubois et associés  — UTC transportations research building

Le hall d'accueil à la nuit tombée.

Ameller & Dubois et associés  — UTC transportations research building

Nuova sede della croce rossa italiana di Scandiano - Amedeo Mercogliano Architetto

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L’intervento prevede la costruzione della nuova sede della Croce Rossa Italiana in un area nel Comune di Scandiano. L’obbiettivo generale è quello di definire una scelta progettuale non solo per la costruzione della nuova sede, ma si pensa anche alla riqualificazione dell’area con un intervento tale da determinare una rivalutazione architettonica del contesto. La strategia per attuare il suindicato obiettivo è quello di determinare un edificato, capace di rivitalizzare e valorizzare il contesto. Riorganizzare con scelte urbanistiche capaci di suddividere in primo luogo i due traffici, quello veicolare e pedonale; quindi facendo attenzione al posizionamento dell’ingresso e dei parcheggi per gli utenti, liberi e sicuri da interferenze con le operazioni dei volontari. Questo porta ad una scelta architettonica ; mediante la creazione di una struttura composta da due corpi di fabbrica , posti a cavallo del presente canale che divide in due le particelle oggetto di intervento. Si lascia come detto all’esterno un area a parcheggio, mentre all’interno un area di verde attrezzato, percorsi pedonali, ed una struttura a passerella unisce i due corpi di fabbrica. rendedo il tutto un unico corpo, anche se divisi in funzioni nettamente distinte. La prima è stata quella del progetto “ ingresso dalla strada”. Questo ha la configurazione di un area libera da costruzioni, definita “Piazza Incontro”. Infatti si connoterà come un area, dove gli utenti, i volontari, ecc, si possono incontrare, sostare, discutere, organizzare eventi, strategie e procedere anche alla distribuzione dei viveri. Il motore che ha spinto il progetto è stato quello di pensare allora ad un luogo e non ad un edificio, dove due corpi di fabbrica, uno a carattere amministrativo ed a servizio degli utenti, l’altro invece destinato più al solo utilizzo dei volontari costruiscono la nuova sede della Croce Rossa.di Scandiano. Il primo copro di fabbrica che icontriamo è posto sull’area “piazza” e si configura, come detto a destinazione amministrativo, infatti abbiamo al piano terra: · il centralino, · 3 gli uffici, · magazzino / area distribuzione viveri, · autorimessa ambulanze, · magazzino attrezzature, al secondo piano raggiunto da scale interne ed ascensori, abbiamo: · sala corsi / conferenze, · sala esercitazioni, · sala riunioni, mentre una scala esterna porta alla · cucina, · studio. Il secondo corpo i fabbrica vede al piano terra · autorimessa autocarri, · autorimessa pulmini, · magazzino sanitario, · spogliatoio, · docce, · area relax, il piano primo raggiunto con scale interne ed ascensori, · 4 camere con due/tre posti letto e bagno a servizio di ognuna. · area giochi con terrazzo a livello. Visto che al piano terra, per entrambi i corpi di fabbrica si hanno le autorimesse, la sezione pone un altezza interna maggiore al piano terra nella misura di 3,70m, mentre al piano primo 3,00m. La struttura portante è pensata in calcestruzzo armato, con tompagnature in muratura di laterizio a casa vuota e con interposto isolamento termico in pannelli di lana di roccia. Le finiture esterne ed interne sono ad intonaco con malta bastarda e tinteggiate di bianco sia all’interno che all’esterno, cosi da avere una evidente struttura bianca. La copertura di entrambi è prevista piana, e verrà sfruttata per l’istallazione di pannelli solari termici capaci di sfruttare l’energia termica proveniente dal sole per riscaldare l’acqua sanitaria e integrare gli impianti di riscaldamento nei mesi invernali.

Amedeo Mercogliano Architetto — Nuova sede della croce rossa italiana di Scandiano

vista 4

Amedeo Mercogliano Architetto — Nuova sede della croce rossa italiana di Scandiano

planimetria

Amedeo Mercogliano Architetto — Nuova sede della croce rossa italiana di Scandiano

vista 1

Concorso di progettazione,chiesa Santa Maria del Carmine - Pasquale Coppola, Fabrizio Sirica, Francesco Aprea, Mons Alfonso Punzo (liturgista)

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Rapporto con l’ambiente urbano. L’impianto del nuovo complesso parrocchiale è inserito in uno scenario naturale, che si estende tra la pianura nocerino-sarnese e la base dei primi rilievi collinari del parco dei Monti Lattari, all’interno di un area chiusa e poco urbanizzata allungata in direzione ovest-est, delimitata su due lati da lotti agricoli, sul alto Nord da costruzioni abitative che scendono fino alle prime falde del Vesuvio e sul lato sud da una strada interpoderale che una volta allargata diverrà la nuova via di accesso. Si è pensato ad un progetto edilizio che si sviluppa secondo l’asse est- ovest e nord-sud realizzabile in tempi diversi, venendo incontro alle esigenze della committenza. Percorrendo la nuova viabilità da ovest ad est incontreremo l’orto-giardino posto a quota stradale poi l’auditorium, la piazza, il volume della chiesa, il campanile e l’accesso ai garage sottostanti. Il complesso è rialzato rispetto al piano piano di campagna di circa 1mt. Riconoscibilità dell’edificio sacro. L’edificio sacro è costituito da un’aula rettangolare con copertura piana. Alla vista dell’osservatore l’edificio si presenta con una doppia facciata d’ingresso, di cui quella interna vetrata e quella esterna concava, nella quale trova collocazione una croce in rilievo costituita da due elementi stilizzati in pietra lavica a simboleggiare per l’elemento in basso la caducità della vita terrena e per l’elemento in alto l’eternità di Dio il tutto protetto dall’abbraccio della Madre SS., che è simboleggiato dalla concavità della facciata. L’ingresso all’aula liturgica avviene direttamente dalla piazza-sagrato per mezzo di un elemento portale con funzione di mediazione a ricordo degli antichi narteci. L’ingresso stretto ci ricorda le difficoltà nel raggiungimento della salvezza per mezzo della fede. L’edificio sacro denuncia la propria presenza nel territorio elevandosi sugli edifici circostanti e presentando un’immagine candida e rigorosa nella forma. Altro elemento simbolico è il campanile il quale racchiude in se più funzioni. Esso è torre campanaria, che con la propria mole diffonde il richiamo delle campane e segna il paesaggio notturno con la proiezione di quattro fasci di luce ed è elemento di riconoscimento del complesso religioso nel territorio. Inoltre ospita il battistero nella sua base circolare in prossimità dell’ingresso principale. All’interno del battistero è collocata un’opera scultorea costituita da una mano che sostiene una semisfera concava, la mano di Dio misericordioso che ci offre il dono della salvezza per mezzo dell’acqua del battesimo. Il battistero è illuminato dall’alto per mezzo di un sistema che raccoglie la luce alla sommità del campanile e la porta fino alla fonte battesimale. Profilo estetico, formale. L’idea di progetto è quella di creare una relazione armoniosa tra gli spazi aperti e quelli chiusi. L’elemento principale di collegamento è costituito dalla piazza destinata sia a fini religiosi sia aggregativi. L’accesso alla piazza avviene direttamente dalla strada di progetto posta sul lato sud mediante una grande scala che si sviluppa per buona parte di tutto il fronte sud e mediante due rampe per consentire il superamento delle barriere architettoniche nonchè anche l’accesso di autoveicoli per alcuni tipi di funzioni religiose. La pavimentazione della pizza è stata pensata con materiale locale (basalto). Gli edifici che delimitano la piazza hanno tutti uno stesso rivestimento costituito da lamelle di legno di castagno aventi funzione di frangisole con miglioramento delle caratteristiche ambientali. In contrapposizione a questi edifici troviamo la chiesa che presenta un rivestimento per il basamento in pietra lavica locale. Impianto liturgico. L’aula liturgica è costituita da una navata unica orientata secondo l’asse est-ovest delimitata da involucro esterno a forma di parallelepipedo e da un involucro interno costituito da un’altra struttura in legno lamellare distaccata dalle murature e sospesa dal pavimento della natava. Tali elementi sono state utilizzati per riprodurre l’archetipo della capanna simboleggiante il senso effimero della vita, che ci sprona alla continua ricerca della salvezza che avvien per mezzo della fede. L’illuminazione della chiesa avviene in maniera naturale e diffusa dalla parete posta alle spalle dell’altare, mediante un inserto circolare posto nella parete stessa costituito da materiale opaco traslucido, dalla facciata principale tramite una grande vetrata e dalle finestre di forma rettangolari poste sui lati della navata . Il battistero è posto a sinistra dell’ingresso collocato all’interno dello spazio circolare alla base del campanile con l’illuminazione che proviene dall’alto. La cappella feriale di forma trapezoidale è posta al centro della parete di sinistra ed è sede della custodia eucaristica, nell’are presbiteriale sono posti l’ambone, la sede presidenziale e l’altare. Agli uffici, all’area penitenziale e alla sacrestia si ha accesso diretto sia dalla chiesa che dalla piazza esterna. L’acceso al campanile avviene dalla sacrestia tramite una scala che porta al coro che poi prosegue fino alla sommità del campanile. Opere d’arte. La fonte battesimale è collocata all’interno del campanile ove riceve luce d’alto, essa è costituita da un opera scultore rappresentante una mano che sostiene una semisfera concava colma d’acqua. I due elementi acqua e luce sono fondamentali per la purificazione e l’innalzamento a Dio. Il materiale previsto è il cristallo di rocca per la semisfera e il tufo grigio nocerino per la mano. La custodia eucaristica è costituita da un alloggiamento formato da un piatto in cristallo di rocca posto all’interno di una struttura lignea simboleggiante la croce. L’ambone riprende il profilo rettilineo della copertura della chiesa e risulta essenziale in quanto sostegno della parola di Dio, il materiale previsto è il legno di olivo così come per la sede presidenziale che ne riprende il disegno. Aspetti funzionali. Il progetto ha rispettato le norme e i parametri urbanistici oltre alla prescrizioni avute. Funzionalmente la chiesa e la sagrestia sono collegate. Dall’altare è possibile accedere alla sagrestia e agli uffici del parroco. Dalla chiesa è possibile accedere all’area penitenziale e ai servizi posti all’interno della sagrestia. La casa canonica è posta al primo livello della sagrestia e risulta accessibile indipendentemente dall’accesso alla chiesa. Essa è dotata di una porzione adibita a residenza parrocchiale ed una porzione destinata ad ospitare religiosi o bisognosi. L’aula multifunzione prevede un grande salone in cui è possibile montare se necessario un palco per rappresentazioni teatrali nonché di un palchetto sopraelevato con funzione di spazio per la regia e spazi tecnici. Al di sotto dell’aula sono posti dei locali di deposito. Le aule per l’esercizio del ministero sono collocate in un edificio a due piani indipendente, onde poterle utilizzare indipendentemente dalle altre manifestazioni che si potrebbero svolgere all’interno del centro parrocchiale. Aspetti tecnologici. Nella progettazione è stata posta attenzione agli aspetti acustici, illuminotecnici e tecnologi. L’inserimento di pannelli fotovoltaici, sulla copertura dell’aula multifunzionale e sulle aule del ministero permetteranno un’autosufficienza energetica e allo stesso tempo termica. L’acqua recuperata dalle coperture saranno convogliate in apposite condotte per poi essere utilizzate per l’irrigazione dell’orto didattico.

Pasquale Coppola, Fabrizio Sirica, Francesco Aprea, Mons Alfonso Punzo (liturgista) — Concorso di progettazione,chiesa Santa Maria del Carmine

CRIS - Giuseppe Dilorenzo

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Il nuovo polo della Croce Rossa Italiana è situato nella zona periferica a est della città di Scandiano in località Chiozza. Qui il tessuto urbano perde la sua compattezza e si mescola alla campagna. L’area di progetto, delimitata da assi stradali ad alta percorribilità, (via A. Moro e la Strada Provinciale 467r) si pone come occasione per ridefinire il margine urbano, come già avviene con la Strada Provinciale 37, che definisce la città costruita. L’articolazione e la collocazione della nuova sede della CRI sono state studiate tenendo presenti due fattori, uno riguardante la conformazione dell’area e l’altro che cerca di comprendere e reinterpretare in chiave architettonica i ruoli della CRI.

Giuseppe Dilorenzo — CRIS

vista da nord

ASSISTERE, PROTEGGERE e SOCCORRERE sono i fondamenti a cui far riferimento. Il progetto evoca l’immagine di una donna che con un abbraccio assiste e protegge la vita del suo bambino, delle mani che proteggono la fiamma di una candela, allegoria della vita, o ancora la strana storia del soccorso tra “razze differenti”, un ghepardo e una scimmia.

Giuseppe Dilorenzo — CRIS

corte interna

L’accostamento di simili immagini produce strutture inaspettate, e allora questo gesto materno del cingere e proteggere si traduce in linguaggio architettonico. L’edificio assecondando le giaciture delle strade si avvolge su se stesso conformando una corte, al cui interno un albero simboleggia la vita.

Giuseppe Dilorenzo — CRIS

ambiente ad uso relax

Dal punto di vista architettonico vengono introdotti accorgimenti che consentono di migliorare il benessere dei volontari all’interno della sede. L’area di progetto presenta due dei suoi lati prospicienti a strade con traffico veicolare che produce livelli di rumorosità elevati. Per proteggere la parte più interna dell’edificio dalla rumorosità, si adottano 2 strategie. La prima consiste nell’interporre, tra la strada e l’edificio, una cintura verde, la seconda consiste nel far crescere in altezza parte del volume che coincide con l’autorimessa e i magazzini. Tali strategie creano un sistema schermante che migliora l’abbattimento del rumore. Il volume, a sviluppo prevalentemente orizzontale con altezze che vanno dai 3.50m ai 5.10m, si presenta con una forma avvolgente che si richiude su se stessa. Ciononostante si rende permeabile e attraversabile, mettendo in continuità la parte esterna con quella più interna. Lo spazio che si viene a delimitare rappresenta la parte più intima del progetto, uno spazio flessibile che ben si presta ad accogliere qualsiasi attività. Un recinto aperto al cielo diventa il giardino segreto, un luogo raccolto ed evocativo, consacrato alla contemplazione e alle attività che i volontari svolgono. Il progetto adotta strategie di sostenibilità, che tengono conto dell’impatto che queste strutture hanno sull’ambiente circostante. Dal punto di vista del risparmio energetico, sulla copertura della parte più alta dell’edificio, vengono disposti pannelli fotovoltaici che assolvono, in maniera significativa, il fabbisogno energetico dell’intera struttura. Tutto il sistema si avvale della tecnologia di pannelli fotovoltaici ibridi, capaci di fornire, con un unico impianto, energia elettrica e termica. Esteticamente i pannelli sono arretrati dal bordo dell’edificio e vengono mascherati attraverso il suo coronamento. Anche il sistema di raccolta e recupero delle acque meteoriche contribuisce alla sostenibilità dell’intera struttura. Tutte le superfici dei tetti, compresa quella del patio contribuiscono all’accumulo dell’acqua. La cisterna, adeguatamente dimensionata in modo da poter accumulare il maggior quantitativo possibile di acqua piovana, sarà posizionata nella parte sottostante della corte. L’intero edificio gode di luce naturale, che oltre al risparmio energetico, migliora il benessere psico-fisico di chi risiede all’interno. Sui fronti esterni a sud, est e ovest dell’edificio si aprono finestre e grandi aperture, che permettono l’illuminazione degli ambienti di lavoro; all’interno invece una membrana, con differenti gradi di trasparenza, stabilisce un rapporto diretto tra interno ed esterno. Il raffrescamento passivo sfrutta i principi di ventilazione naturale favorendo lo scambio termico tra l’edificio e l’aria a temperatura inferiore. Grazie alla porosità dell’edificio e quindi alla differenza di pressione tra l’interno e l’esterno, le masse di aria fredda vengono attratte respingendo così l’aria calda.

Giuseppe Dilorenzo — CRIS

autorimessa

Il nuovo polo della CRI consente di ridefinire il sistema di relazioni e di fruizione dell’area. L’accesso all’area avviene per mezzo di una nuova rotatoria situata all’intersezione tra via della Repubblica e via A. Moro. Un recinto bordato da alberi perimetra l’intera area mentre all’interno trova posto l’edificio vero e proprio. La struttura si presenta col chiaro impianto di un singolo corpo di fabbrica, rigirante a formare una corte. La geometria dell’edificio trova nelle istanze del contesto lo spunto per torsioni, slittamenti e variazioni volumetriche, che intervengono come deformazioni puntuali dell’impianto e forniscono la fisionomia organica richiesta dal contesto.

Giuseppe Dilorenzo — CRIS

A est e ovest si trovano le due aree a parcheggio, rispettivamente quella per i visitatori e quella per i volontari. La scelta progettuale è stata di considerare lo spazio libero della corte come un interno a cielo aperto, un patio che fosse la stanza più grande dell’edificio. L’interno del patio, interamente lastricato, accoglie una seduta circolare, dal cui centro si erge un albero che simboleggia la vita.

Giuseppe Dilorenzo — CRIS

area di progetto | viabilità primaria

La parte ovest e sud dell’edificio accoglie l’autorimessa e i magazzini. L’autorimessa è stata collocata in modo tale da essere facilmente raggiungibile dai volontari, disponendola in una posizione pressoché centrale e vicina alla zona notte. In questa parte della struttura riservata a magazzini e autorimessa, sono presenti tre zone relax dotate di postazioni internet ed emeroteca, che in caso di incendio fungono da compartimentazione. La parte dei magazzini a sud è quella riservata allo stoccaggio delle merci, con due celle frigorifere, alla quale è annessa una zona front office, per la distribuzione dei viveri (zona relax e compartimentazione nei restanti giorni).

Giuseppe Dilorenzo — CRIS

ideogramma

La parte est dell’edificio è riservata agli ospiti ed alle attività formative, mentre quella a nord ai volontari. Da est si accede alla struttura per mezzo di uno spazio coperto che conduce al patio. Nella zona prospiciente i magazzini, distaccati dagli uffici, si trovano una piccola infermeria e una sala conferenze da cinquantaquattro posti. Gli uffici e la sala riunioni si distribuiscono attorno ad un ambiente illuminato dall’alto da un lucernaio. Separata da una porta, ma comunque in continuità con gli uffici, si trova la zona riservata alla permanenza dei volontari nella sede. L’ampia zona relax, in diretto collegamento con la cucina, è concepita come un ambiente confortevole, provvisto di una piccola biblioteca e zona TV. La zona notte si costituisce di due ambienti, ognuno con cinque posti letto, che si affacciano su un piccolo patio, luogo di relax e contemplazione. Tutti gli ambienti che si affacciano sul patio presentano ampie vetrate dotate di schermature avvolgibili esterne che regolano e modulano il passaggio della luce all’interno. Le vetrate a ovest e sud sono dotate di vetro opaco che cela il contenuto degli ambienti dei magazzini, ma permette l’illuminazione diffusa. A est e nord invece, vi sono vetri trasparenti, che permettono di contemplare un pezzo di natura addomesticata, la stanza più luminosa dell’edificio.

Giuseppe Dilorenzo — CRIS

ideogramma

Giuseppe Dilorenzo — CRIS

Giuseppe Dilorenzo — CRIS

Giuseppe Dilorenzo — CRIS

sezione

Rome Apartment - juri pettenello

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Ristrutturazione di un appartamento per una giovane coppia con bambino a Roma.

juri pettenello — Rome Apartment

Render Interior

juri pettenello — Rome Apartment

Render Interior

Volti e Voci dal Lavoro - Emanuele Marcotullio

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Mostra organizzata dall’ Associazione “Il Paesaggio dell’Eccellenza” con il patrocinio del Comune di Recanati, dell’UNICAM e di Museoimpresa.

Emanuele Marcotullio — Volti e Voci dal Lavoro

Emanuele Marcotullio — Volti e Voci dal Lavoro

Emanuele Marcotullio — Volti e Voci dal Lavoro

Emanuele Marcotullio — Volti e Voci dal Lavoro

Emanuele Marcotullio — Volti e Voci dal Lavoro

Emanuele Marcotullio — Volti e Voci dal Lavoro

Emanuele Marcotullio — Volti e Voci dal Lavoro

Emanuele Marcotullio — Volti e Voci dal Lavoro

Emanuele Marcotullio — Volti e Voci dal Lavoro

Architettura Contemporanea nelle Marche - Emanuele Marcotullio

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ARCHITETTURA CONTEMPORANEA NELLE MARCHE: . Archivi di architettura del 900 . Territori moderni 1945-2000 . Diario contemporaneo 2000-2008 . 1997-2008

Emanuele Marcotullio — Architettura Contemporanea nelle Marche

Mostra organizzata da “Progetti”– Ancona In collaborazione con la SAD, l’Università Politecnica delle Marche con il patrocinio del Comune di Ancona Mole Vanvitelliana

Emanuele Marcotullio — Architettura Contemporanea nelle Marche

Emanuele Marcotullio — Architettura Contemporanea nelle Marche

Emanuele Marcotullio — Architettura Contemporanea nelle Marche

Emanuele Marcotullio — Architettura Contemporanea nelle Marche

Emanuele Marcotullio — Architettura Contemporanea nelle Marche

Emanuele Marcotullio — Architettura Contemporanea nelle Marche

Emanuele Marcotullio — Architettura Contemporanea nelle Marche

Emanuele Marcotullio — Architettura Contemporanea nelle Marche

Emanuele Marcotullio — Architettura Contemporanea nelle Marche


Valorizzazione paesaggi campani - dianarchitecture

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L’ambito di intervento ricade nell’area del “basso casertano” (agro aversano). In tale area le dinamiche di sviluppo ed i processi di trasformazione risultano particolarmente problematici sia in termini di sostenibilità che di equilibrio ambientale-territoriale. Essa è compresa tra i comuni di S. Marcellino (CE), Villa di Briano (CE), Casapesenna (CE) e San Cipriano d’Aversa (CE). La sua superficie è di circa 163 ha, la maggior parte di essi utilizzati per colture agricole stagionali o per frutteti. Il progetto di recupero e valorizzazione dell’area si compone di un parco agricolo ed un parco urbano con una elevata vocazione paesaggistica oltre che ambientale ed economica. Cardine di tutto l’intervento progettuale è la vite “maritata” agli alberi: cioè una pratica che permetteva alla vite di “appoggiarsi” permanentemente a dei tutori viventi (i “mariti”, appunto), così diffusa nel Centro-Sud Italia tanto da svolgere un grande ruolo nella formazione del suo paesaggio rurale. In termini progettuali, la riqualificazione di tale coltura sarà funzionale non solo alla produzione dell’uva, dalla quale si ricava il tipico “vino asprino”, ma anche ad un ridisegno paesaggistico della trama agricola dei campi, nonché alla definizione di percorsi ciclopedonali ai quali farà ombra. Tale ipotesi progettuale, benché riferita ad un preciso contesto territoriale, appare facilmente applicabile nei contesti analoghi, cioè nelle aree agricole intercluse, individuati in tutto il territorio del basso casertano, andando a modulare le differenti soluzioni a seconda delle specifiche necessità e peculiarità ambientali e paesaggistiche.

dianarchitecture — Valorizzazione paesaggi campani

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Complesso parrocchiale Santa Maria del Carmine - Giuseppe Di Vita, Ugo Rosa, Vincenzo Armando Duminuco

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RELAZIONE DI PROGETTO Il nostro progetto vuole testimoniare, attraverso l’architettura, la relazione inscindibile che intercorre tra liturgia e vita quotidiana del credente. Il termine “liturgia”, dal greco leitourghia, deriva dalle radici leit (laòs, popolo) ed ergon (ergazomai, agire, operare). Esso indica perciò l’attività pubblica per antonomasia ed il suo concetto non si fonda, in origine, su alcuna distinzione tra “sacro” e “profano”. Come scrive Thomas Merton (Stagioni liturgiche, cap. 1: La liturgia e il personalismo spirituale): «La celebrazione liturgica, in questo senso antico e primitivo, è un’azione pubblica e sacra nella quale la comunità, al tempo stesso religiosa e politica, accetta e riconosce la propria identità nel culto». Il rilievo dato, fin dal documento preliminare di concorso alle esigenze della comunità dei fedeli andava, a nostro avviso, in questo senso e in questa direzione instradava i progettisti. Si è tentato, perciò, di valorizzare e “concretizzare” architettonicamente e iconograficamente (attraverso quei «segni sensibili», di cui parla Sacrosanctum Concilium 7) il senso cristiano di Liturgia, e cioè” perché“La Liturgia è anche partecipazione alla preghiera di Cristo, rivolta al Padre nello Spirito Santo” (Catechismo della Chiesa Cattolica 1069; 1073). Abbiamo dunque deciso di impostare il nostro lavoro sul tema della unificazione esplicita di quelle che spesso rimangono componenti accostate ma non completamente integrate: l’edificio per il culto, da una parte, i locali di ministero pastorale, il salone (ed anche l’eventuale casa canonica) dall’altra. Il progetto ha, di conseguenza, eliminato ogni soluzione di continuità tra le parti dell’organismo architettonico. Un recinto definisce, circoscrivendola, l’intera area edificata, la compatta ma la articola poi, al suo interno, nel modo più ricco possibile. Da tutto questo non consegue, però, soltanto la compattezza “interna” del complesso, bensì una maniera precisa di relazionarsi a un luogo, privo di qualità paesaggistiche e segnato dalla brutale presenza, a pochi passi, di una centrale elettrica. Questa scelta non va fraintesa. Non si tratta assolutamente di una chiusura “di principio” nei confronti del mondo esterno, ma di una scelta necessaria che deriva da una situazione, di fatto, immodificabile. Adeguarsi al luogo, infatti, vuol dire ascoltare le richieste del luogo stesso ed esso richiedeva, in questo caso, una scelta priva di velleità“contestualistiche” che avrebbero finito per compromettere il senso architettonico e liturgico dell’edificio. Disporre un confine è, del resto, il primo tra i gesti di fondazione e qui si vuole propriamente “fondare la Gerusalemme Celeste”, giardino e, insieme, paradiso (dal sanscrito paradesha confluito nell’iranico pairidaeza, composto di pairi, intorno e daiz, creare, delimitare un luogo). Infatti: «Come edifici visibili le chiese sono immagine che annuncia la Gerusalemme Celeste» (Lettera circolare di regolamento sui concerti nelle chiese, cit. in C. Valenziano, Architetti di Chiese, pag. 52). Nell’asciuttezza con cui questo progetto si manifesta sono dunque pudicamente celate, secondo una tradizione secolare, la ricchezza e il profumo del giardino e del chiostro. Non è la teatralità del gesto a rendere un luogo ospitale e l’ospitalità non viene meno solo perché non è declamata. Il documento sinodale riportato, nei suoi passi salienti, al primo punto del documento preliminare di concorso manifesta con chiarezza una preoccupazione (punto 22, Educazione liturgica): «Occorre che tutti ci rieduchiamo al vero senso liturgico, evitando che lo stile della celebrazione sia snaturato da forme di spettacolarizzazione o manipolazione personalistica; la celebrazione liturgica sia essenziale ed ecclesiale nel rispetto della normativa canonica». In un momento in cui proprio la spettacolarizzazione e la manipolazione personalistica sembrano dominare l’architettura, arte civile per eccellenza, noi artigiani del costruire, non possiamo non fare nostra la preoccupazione espressa dal documento sinodale. La sua esortazione alla “essenzialità” liturgica diventa una sfida a conseguire uguale essenzialità nell’architettura che ne deve costituire la manifestazione costruita. Per questo abbiamo voluto legare le nostre scelte architettoniche e artistiche ad un programma iconografico ispirato all’episodio di Elia sul Monte Carmelo (1Re18) e alla lettura che ne ha dato Benedetto XVI. Ne riportiamo un passo saliente: «…inizia…il confronto tra due modi completamente diversi di rivolgersi a Dio e di pregare. I profeti di Baal, infatti, gridano, si agitano, danzano saltando, entrano in uno stato di esaltazione arrivando a farsi incisioni sul corpo, «con spade e lance, fino a bagnarsi tutti di sangue» (1Re 18,28). Essi fanno ricorso a loro stessi per interpellare il loro dio, facendo affidamento sulle proprie capacità per provocarne la risposta. Si rivela così la realtà ingannatoria dell’idolo: esso è pensato dall’uomo come qualcosa di cui si può disporre, che si può gestire con le proprie forze, a cui si può accedere a partire da se stessi e dalla propria forza vitale. L’adorazione dell’idolo invece di aprire il cuore umano all’Alterità, ad una relazione liberante che permetta di uscire dallo spazio angusto del proprio egoismo per accedere a dimensioni di amore e di dono reciproco, chiude la persona nel cerchio esclusivo e disperante della ricerca di sé. E l’inganno è tale che, adorando l’idolo, l’uomo si ritrova costretto ad azioni estreme, nell’illusorio tentativo di sottometterlo alla propria volontà. Perciò i profeti di Baal arrivano fino a farsi del male, a infliggersi ferite sul corpo, in un gesto drammaticamente ironico: per avere una risposta, un segno di vita dal loro dio, essi si ricoprono di sangue, ricoprendosi simbolicamente di morte». La chiesa, dedicata a Maria SS.ma del Monte Carmelo e l’intero complesso parrocchiale sono state dunque concepite proprio traendo ispirazione da queste parole. Anche l’architettura, infatti ha, oggi, i suoi idoli e tende a chiudersi «nel cerchio esclusivo e disperante della ricerca di sé». Questa “ricerca” arbitraria e narcisista si presenta coi panni di una “originalità” urlata e fine a sé stessa e neppure l’architettura delle chiese ne è esente: la moda pretende il “nuovo” ed ogni giorno sacrifica uomini e donne a questo idolo mediatico. Il Monte Carmelo diventa il tema del grande retablo che filtra la luce dietro l’altare; il fuoco che scende dal cielo, di cui si parla in 1Re18, risposta di Dio alla preghiera di Elia, si fa Presenza dello Spirito sull’altare (rievocato attraverso il “ciborio in forma di pioggia di luce”) e sul tabernacolo, nella preghiera di Cristo a cui la Chiesa partecipa. I materiali che adoperiamo sono pochissimi e si associano ai tre elementi fondamentali di qualsiasi edificio: l’attacco a terra, il corpo, il coronamento. Il muro che delimita e recinta è bianco, semplicemente intonacato. Esso è“portato” da un basamento unico di pietra lavica (sagrato e fondamento di tutto il complesso) che prende visivamente origine dalla croce e si manifesta all’esterno in un segno di ospitalità e accoglienza: un sedile che corre lungo tutto il perimetro e si offre al riposo del viandante. Infine il terzo materiale che fa da coronamento, sospeso e aereo: la maiolica. La piastrella che lo compone reca le iniziali A ed M in azzurro, colore della Vergine Maria, che si incrociano a formare una stella di Davide su fondo bianco. I nostri tre materiali si richiamano, come si vede, alla tradizione costruttiva dell’area mediterranea e, segnatamente, locale (maiolica decorativa, intonaco bianco, pietra vulcanica…). Anche dal punto di vista costruttivo la chiesa è, in ottemperanza alle intenzioni di cui abbiamo detto, semplicissima. Nessun funambolismo statico, nessuna concessione alla moda imperante della spettacolarizzazione ingegneristica, nessun virtuosismo strutturale fine a se stesso. Ogni cosa trova, naturalmente, il suo posto intorno al grande quadriportico che diviene il cuore del complesso. Nella forma e nelle proporzioni il progetto richiama puntualmente la basilica costantiniana di San Pietro e, questo riferimento assume un valore che va molto oltre la semplice indicazione formale: è volontà di vicinanza alla esperienza evangelica originale e richiamo ad una tradizione che non cerca “l’originalità” a tutti i costi né la teatralizzazione narcisista della figura dell’artefice-creatore di novità alla moda. Il coronamento in maiolica, infine, non è solo un elemento decorativo. Esso diviene percorso; un percorso che consente ai fedeli di appropriarsi da ogni punto di vista del loro complesso parrocchiale, di abbracciarlo (letteralmente, giacché cinge l’intero edificio…) e di viverlo. Questo percorso culmina, attraverso una via Crucis costituita da una serie di quattro rampe a leggera inclinazione, sull’ultimo giardino, quello sul tetto, che svolgerà, nello stesso tempo un ruolo tecnico, funzionale e simbolico, a coronare il programma iconografico proprio con le parole finali di Elia sul Monte Carmelo: «…così disse al ragazzo: Vieni qui, guarda verso il mare» (1Re18, 43). UGO ROSAVINCENZO DUMINUCOGIUSEPPE DI VITA

Giuseppe Di Vita, Ugo Rosa, Vincenzo Armando Duminuco — Complesso parrocchiale Santa Maria del Carmine

fronte principale

Giuseppe Di Vita, Ugo Rosa, Vincenzo Armando Duminuco — Complesso parrocchiale Santa Maria del Carmine

La Chiesa

Giuseppe Di Vita, Ugo Rosa, Vincenzo Armando Duminuco — Complesso parrocchiale Santa Maria del Carmine

La Chiesa

Giuseppe Di Vita, Ugo Rosa, Vincenzo Armando Duminuco — Complesso parrocchiale Santa Maria del Carmine

La Cappella feriale

Giuseppe Di Vita, Ugo Rosa, Vincenzo Armando Duminuco — Complesso parrocchiale Santa Maria del Carmine

Il Fonte Battesimale

Giuseppe Di Vita, Ugo Rosa, Vincenzo Armando Duminuco — Complesso parrocchiale Santa Maria del Carmine

Vista dal camminamento perimetrale

Giuseppe Di Vita, Ugo Rosa, Vincenzo Armando Duminuco — Complesso parrocchiale Santa Maria del Carmine

L'accesso ai locali di ministero pastorale

Giuseppe Di Vita, Ugo Rosa, Vincenzo Armando Duminuco — Complesso parrocchiale Santa Maria del Carmine

Vista generale

Sewage Pumping Station in Souk Al Gouma - Maravolo Giuseppe

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Design of a Sewage Pumping Station with an average daily flow of 92,400 m/d. The Sewage Pumping Station will pump the sewage generated from the Souq Al Gomma Commercial and Residential Area The work will also include the installation of a force main from the Sewage Pumping Station to the Ain Zara wastewater treatment plant which is located 11 kilometers to the south. The new Sewage Pumping Station will be constructed adjacent to an existing one which will be demolished once the new pumping station is complete.

Maravolo Giuseppe — Sewage Pumping Station in Souk Al Gouma

Planimetria generale

Maravolo Giuseppe — Sewage Pumping Station in Souk Al Gouma

Tracciato del progetto

Competition for the urban-architectural concept design for the BADEL SITE redevelopment - Emanuele Marcotullio, Alessandro Gabbianelli, Mattia Rebichini, Paola Ricco, Valentina Zappatore

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Introduction. The urban history of Zagreb – a crossroads, border city and capital is built upon the alternation between transitory configuration and permanent configuration. The historical, political and economic alternations have shaped the urban structure and each new modernization process in the city has produced its own specific area and designated it as a new polarity. In the last decade Zagreb has been in search of a new face: a dynamic and active cultural climate acts as the backdrop to a series of actions that involve administrators, institutions and specialized workers in an attempt to identify effective urban strategies for the management and growth of the city. In this context, transforming Badel Block means addressing the many expectations placed on the future of an urban void in search of a new definition and rich in potential to be unveiled.

Emanuele Marcotullio, Alessandro Gabbianelli, Mattia Rebichini, Paola Ricco, Valentina Zappatore — Competition for the urban-architectural concept design for the BADEL SITE redevelopment

The project themes. The most consolidated part of the urban fabric of Zagreb in the areas bordering Badel Block bears the mark of the scansion of the territory caused by the distinct narrow and elongated shape of the typical lot of a medieval city. The project proposal seeks comparison with this urban dimension and reinterprets it in a succession of parallel strips, the dimensions of which relate directly to the subdivision of the building curtain wall of Vlaška Street, with its solids and voids. The void within Badel Block, linked to area’s most recent history and its characteristics as a production area, is in equal measure a central source of inspiration for the project which gives the void itself the critical role of a public space and therefore of a connective element, both within the area and between the area and the urban surroundings with which it relates.

Emanuele Marcotullio, Alessandro Gabbianelli, Mattia Rebichini, Paola Ricco, Valentina Zappatore — Competition for the urban-architectural concept design for the BADEL SITE redevelopment

The project matrix and its formalization on an urban scale. The series of strips is the matrix that makes it possible to carry out a homogeneous intervention on Badel Block. In its constant role as an element that redesigns the lie of the ground, the strip takes on different configurations: where it becomes a landscape fragment, it identifiesthe areas pertaining to urban greenery, namely the areas where plants will be prevalent; where it becomes a spatial device, it takes on the concrete nature of matter and the three-dimensional form of a band that together form a series of sections, or profiles, which take shape in relation to the themes it aims to resolve. Thus the band has a different configuration each time. In some situations its level is so low it meets the ground seeking dialogue with the urban surroundings, elsewhere it meets the pre-existing buildings and relates to them in a variety of ways, and in other cases it becomes three-dimensional and identifies appurtenant spaces for new buildings. In this latter case it becomes the predominant element that defines the new façade of Badel Block on Marticeva Street. With its variety of configurations, the band is the element that most defines the hierarchies between the solids and the voids and that reveals, on the street façade, the trace system that organizes the space within the project area.

Emanuele Marcotullio, Alessandro Gabbianelli, Mattia Rebichini, Paola Ricco, Valentina Zappatore — Competition for the urban-architectural concept design for the BADEL SITE redevelopment

The architecture and its functional characteristics. Where the spatial device of the band acquires a three-dimensional form it identifies a frame within which the architecture is organized without being bound by pre-defined forms, but rather by following an independent compositional logic. The Plug-in boxes are modular elements responsible for the organization of the functional programme; they permit the flexible distribution of the facilities (businesses, offices, residences, public services in general) and for them to be altered and changed over time. Without forgetting the importance of allocating the most accessible spaces to public and commercial activities and carving out a more secluded position for the residences, the proposed configuration for the distribution of the facilities favours the criteria of necessary mixing, to increase the opportunities for using the void within the area. The pre-existing buildings that must not be destroyed represent a privileged place to be used for public activities, and their integration in the project is resolved through the relationship established between them and the band. The latter interfaces with the yeast production factory building through a moderate relationship marked by proximity and adjacency; whereas the approach to the spirits refinery and distillery is more complex, which is skirted and overhung in two points and more deeply encroached on in a third, where the building and the band interlace and end up sharing volumes and spaces.

Emanuele Marcotullio, Alessandro Gabbianelli, Mattia Rebichini, Paola Ricco, Valentina Zappatore — Competition for the urban-architectural concept design for the BADEL SITE redevelopment

The void as an Urban Connector. The strip’s point of arrival on the outside and the intrusion of the public space within the block contribute to the creation of a system of integrated spaces revealing the logic that guides the project. The role of Urban Connector predominantly entrusted to the side that can be penetrated on Šubiceva Street, is not contradicted on the other margins of the area. Thus the entire perimeter of the block participates in the general idea of ensuring the continuity of the paths and increasing the possibility of movement from the inside to the outside of the area and vice versa, and from ground level to the basement level of the car park, where the pertinent areas do not remain isolated but conversely become part of the same system. The void, never monotonous due to the variation in alternating ground levels and the proliferation of possible pathways, has no interruptions and establishes an intense dialogue between the project area and its surroundings.

Emanuele Marcotullio, Alessandro Gabbianelli, Mattia Rebichini, Paola Ricco, Valentina Zappatore — Competition for the urban-architectural concept design for the BADEL SITE redevelopment

The hypothesis for Badel Block: between permanent trace and transitory elements. The Badel Block project centres around the definition of a clear structure (matrix) that acts as a backdrop that assumes different characteristics (landscape fragment, spatial device) and in doing so arranges the space where the variable elements (plug-in boxes), responsible for the organization of the facilities, are installed. The coexistence of permanent traces and transitory elements – the expression of an open work – introduces dynamics into the area that guide the processes of urban growth and stratification and responds to it with logical ordering on the basis of which the area inside the block can then alter and change over time in a flexible manner. BADEL [S]TRIPS takes this condition as a central idea for the development of the area and elevates it to an improvement strategy so that Badel Block can recover an important role in the general process of urban growth and redevelopment and become a vehicle and mirror for relationships that fuel and give life to the city.

Comune di Frugarolo riqualificazione energetica - Gianluca Nieddu

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Il progetto prevede la ristrutturazione energivora dell’intero immobile agendo su pareti esterne con realizzazione cappotto termico spessore 14 cm in polipropilene, sostituzione di serramenti, isolamento del solaio di copertura e del piano terra.

Gianluca Nieddu  — Comune di Frugarolo riqualificazione energetica

municipio di Frugarolo

Particolare attenzione è stata posta alla gestione di un impianto tradizionale a termosifoni prevedendo: sostituzione dei termosifoni lo spostamento dei termosifoni dai sottofinestra la coibentazione della parete sottofinestra internamente controllo della gestione del calore con valvole di piano e termostati di piano valvore wirles per la gestione stanza per stanza dell’impianto in remoto sostituzione caldaia con caldaie ad alto rendimento Acqua calda sanitaria realizzata con pannelli solari

IdeaLampbook . emanuela .sept.2013 - studioarea999.architecture

concorso per la zona sportiva di San Candido (BZ) - arch. ralf dejaco

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concorso di progettazione per il riordino e ampliamento della zona sportiva di San Candido in Val Pusteria (BZ).

arch. ralf dejaco — concorso per la zona sportiva di San Candido (BZ)


Ristrutturazione Mansarda - Studio Bettonica Leone

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Il tema di questo Progetto è stato il riuso di un sottotetto nel Centro Storico di Catania. La distribuzione interna ha seguito le esigenze della committenza nel rispetto dei volumi esistenti. Si è voluto creare una continuità di vivibilità tra ambienti interni ed il grande terrazzo al piano, anche prolungando il blocco cucina e gli arredi senza soluzione di continuità tra interno ed esterno.

Studio Bettonica Leone  — Ristrutturazione Mansarda

Planimetria

Studio Bettonica Leone  — Ristrutturazione Mansarda

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Studio Bettonica Leone  — Ristrutturazione Mansarda

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Studio Bettonica Leone  — Ristrutturazione Mansarda

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Maso LAMPELE - Abitazioni familie Brunner - Norbert Dalsass

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Il luogo e il suo “genius loci” Ci troviamo in un paesaggio naturale sensibile ben in vista. I vigneti si allineano lungo il pendio occidentale della Valle Isarco da Bressanone verso nord. Già da tempi remoti i muri in pietra naturale sostenevano le viti, addolcendo la pendenza del declivio. È da questa collina che sorgerà la nuova casa, utilizzerà la morfologia del luogo e i materiali che la formano. In modo creativo la casa diventerà un edificio di taglio contemporaneo, utilizzando gli elementi presenti. La modestia dei materiali presenti, con la loro naturale tessitura movimentata, assume ora una forma adeguata che si compenetra col paesaggio.

Norbert Dalsass — Maso LAMPELE - Abitazioni familie Brunner

L´inserimento nel paesaggio

Il maso I cambiamenti nella struttura della nostra società ha quasi fatto scomparire i nuclei familiari in cui convivono diverse generazioni. La necessità o meglio la pressione di compattazione nelle città rende quasi impossibile abitare nelle vicinanze della propria famiglia d’origine e, di conseguenza, di creare un ambiente sociale nei rapporti degli spazi. Noi qui ci troviamo in campagna e vogliamo approfittare di questo per offrire a tre generazioni un complesso abitativo che si rifà ai nostri vecchi “masi”, riempendo questo termine nuovamente di contenuto.

Norbert Dalsass — Maso LAMPELE - Abitazioni familie Brunner

Materiali

Bilancio energetico attivo, il „maso“ nuovamente come produttore di energia. Il committente è di professione carpentiere. La sua officina si trova nel piano interrato dell’edificio. Gli scarti delle sue lavorazioni, i trucioli, vengono trasformati in calore. Si rende inutile lo smantellamento altrove degli scarti prodotti dalla carpenteria. Il fabbisogno di energia è del tutto coperto. Ma non basta: l’energia del sole è ancora a libera disposizione, la direzione e l’inclinazione dei tetti sono predisposte per il fotovoltaico. Questo edificio produce molta più energia di quanta esso possa consumare.

Norbert Dalsass — Maso LAMPELE - Abitazioni familie Brunner

Percorsi esterni

Norbert Dalsass — Maso LAMPELE - Abitazioni familie Brunner

Natura

Norbert Dalsass — Maso LAMPELE - Abitazioni familie Brunner

Corte interna

Norbert Dalsass — Maso LAMPELE - Abitazioni familie Brunner

Dall´Interno verso la corte

Norbert Dalsass — Maso LAMPELE - Abitazioni familie Brunner

Scorcio angolare

Norbert Dalsass — Maso LAMPELE - Abitazioni familie Brunner

Sotto terrra?

PROGETTO DI VILLA UNIFAMILIARE - giuseppina leto

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La villa è ubicata in una zona periferica, tutto l’intorno realizza il classico contesto periferico di ville anonime: tettucci spioventi, mostre in pietra, recinzioni in muri a secco, balconi con ringhiere in ferro con fogge antiche, comignoli in pietra, ect. Insomma quell’immagine rassicurante tanto cara alla maggioranza degli abitanti. I committenti sono una giovane coppia, ambedue desiderano una casa moderna, ampia comoda e accogliente, e diversa dalle case vicine, prive di personalità. Date le premesse affrontiamo il lavoro con entusiasmo, e dopo due anni tra progetto e cantiere la villa è terminata; Il progetto ricerca una propria identità attraverso la realizzazione di volumi semplici e articolati tra di loro. Le grandi vetrate e le superfici chiare del piano terra, le bianche pareti che la caratterizzano rendono la costruzione come sospesa e leggera. Si arriva all’ingresso della villa tramite un percorso pavimentato attraversando il giardino antistante; Al pianterreno si trovano un grande salotto, la sala da pranzo la cucina ed i servizi mentre ai piani superiori si trovano le camere, due doppie e una matrimoniale,e due bagni. L’arredamento è molto curato ma sobrio. La villa in estate si mantiene fresca anche nei giorni più torridi, mentre per i mesi invernali dispone di un efficiente impianto di riscaldamento, garantendo un soggiorno confortevole in ogni stagione.

giuseppina leto — PROGETTO DI VILLA UNIFAMILIARE

giuseppina leto — PROGETTO DI VILLA UNIFAMILIARE

giuseppina leto — PROGETTO DI VILLA UNIFAMILIARE

giuseppina leto — PROGETTO DI VILLA UNIFAMILIARE

ristrutturazione appartamento a milano - Andrea Carmignola

Un Dehors a Milano - Studio Bettonica Leone

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L’ampliamento del Bar Rita in Milano è stato pensato per dare trasparenza all’intero locale. Nel rispetto dei limiti e delle prescrizioni della Soprintendenza di Milano in merito al vincolo paesaggistico della Zona Navigli, abbiamo optato per una struttura in ferro e vetro. I colori sono dati dagli arredi e dagli avventori; la luce è fatta di giochi e di tagli, verticali ed orizzontali, che amplificano la calda confusione di questo locale.

Studio Bettonica Leone  — Un Dehors a Milano

Schizzo

Studio Bettonica Leone  — Un Dehors a Milano

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Studio Bettonica Leone  — Un Dehors a Milano

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Studio Bettonica Leone  — Un Dehors a Milano

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Studio Bettonica Leone  — Un Dehors a Milano

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Studio Bettonica Leone  — Un Dehors a Milano

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Studio Bettonica Leone  — Un Dehors a Milano

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