Può un giardino astratto rivelare il tormento del romantico?
© ifdesign Franco Tagliabue Volontè - Ida Origgi . Published on April 01, 2014.
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Parco urbano
© ifdesign Franco Tagliabue Volontè - Ida Origgi . Published on April 01, 2014.
Il fiume racconta
Attraversa territori, città, paesaggi.
Quello che trasporta è un legame, indissolubile, tra le parti.
Il fiume nasce poco sopra la città, percorre boschi, scava rocce, si adagia in valle, corre in pianura, fino al mare.
È un racconto il fiume. Un libro aperto del territorio che attraversa.
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Un museo all’aperto del territorio
I luoghi del parco narrano questa storia attraverso l’uso dei materiali.
Un ponte tra le parti “trascina” il parterre svelando, come fossero campionature, depositi di
rocce, pietre, sassi, ghiaia, sabbie. Gli utenti del parco potranno camminare sulle superfici metaforicamente trasportate dal fiume. Sedute in pietra permettono di godere della tranquillità del fiume. Qui, come in altre parti del parco verranno messe in evidenza le diverse litologie dei calcari marnosi del Cansiglio, di rocce bioclastiche, arenarie, calcari, marne, conglomerati e argille.
Il lieve declivio accompagna al percorso inferiore che circoscrive la piccola penisola su cui si posiziona l’area dei giochi.
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Sull’altra sponda una pedana di legno abbozza la fluitazione dei segati, mentre altrove tronchi in sezione orizzontale sono gruppi di panche nel parco. I legni utilizzati racconteranno ancora i paesaggi del Livenza: saranno faggi del Cansiglio, salici, olmi, ontani e altre essenze che man mano il fiume incontra sulla via del mare. Apposite targhe segnaleranno specie e provenienza dei legni impiegati.
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Segnalazione di allerta
I livelli del fiume non sono un semplice dato numerico. Quando l’acqua si alza, un sistema di canali la immette in un invaso complesso il cui compito è quello di segnalare i livelli di allerta delle piene. Il primo cerchio indica il primo innalzamento, il secondo, più alto, è una prima allerta, mentre l’ultimo induce l’attenzione più grave. La relazione evidenzia forme che si generano progressivamente nei casi di piena.
In tutti gli altri giorni è una sorta di anfiteatro per giochi e piccoli spettacoli.
Alla stessa maniera il percorso che corre sotto il livello del fiume sarà raccordato ad un invaso drenante che permetterà lo svuotamento ed insieme segnalerà di nuovo la quota dell’acqua.
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Un nuovo manufatto si confronta con le rovine del muro del vecchio bastione. Così facendo si innalza il livello di protezione dall’acqua in caso di esondazione.
La scala finale permette di raggiungere la quota del torrione.
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Il percorso come esperienza.
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Il percorso accompagna i visitatori, ma non è una enunciazione passiva. Corre tangente, si discosta lievemente, poi ritorna al fiume. Quasi si immerge al suo fianco. Alzandosi, si porta tra le fronde: permetterà di raggiungere un punto di vista inconsueto alla quota dei volatili. Scavalca il treno ed il fiume. Poi riscende. È una sequenza percettiva completa ed inaspettata.
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Parco dello sport
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Dal giardino alla foresta: un passaggio graduale.
Il sistema dei parchi di Sacile è un digradare dal giardino urbano di Palazzo Flangini Biglia fino al bosco planiziale previsto dalle strategie di Piano.
In fronte del palazzo si completa lo spazio esistente bordato da scaloni verso il fiume con pedane in legno su cui si poggia un piccolo chiosco-bar affacciato sul Livenza.
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È un paesaggio calibrato che cerca il confronto con le strutture urbane, genera relazioni con il fiume, oltrepassa la ferrovia, si perde nella trama prima diradata e poi fitta dell’impianto boschivo.
È un lento digradare dai profili geometrici e dalle forme resistenti più proprie del repertorio urbano che poi man mano mutano nelle forme più generose del parco urbano per misurasi infine con la dimensione e gli attributi di un parco territoriale, in un succedersi di essenze, dal tiglio urbano, al salice e l’ontano in ripa di fiume, fino ai pioppi oltre la ferrovia.
È una operazione sintetica di traduzione dei linguaggi del paesaggio tradizionale e contemporaneo.
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Natura e artificio
Il paesaggio è un artificio naturale, che organizza spazi per le persone che lo vorranno attraversare.
Due nuovi argini si discostano dal percorso del fiume al fine di determinare un perimetro definito per le esondazioni controllate.
Un terzo rilievo protegge in via definitiva le aree dedicate allo sport, dotate a loro volta di piccole strutture di servizio, al fine di preservare i manufatti e le superfici da possibili danni.
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Queste aree sono ricavate, per via di levare, come radure all’interno del bosco.
Una di queste, ancora più informale, ospita alberi più monumentali o da fioritura (Liquidambar, Quercus Rubra, Acer Campestre, Ulmus, Prunus Piccardi Nigra), eccezione al parco agricolo, come una piazza nel verde.
Non impianti massicci ed invasivi, ma piccoli padiglioni, come detto, come spogliatoi, servizi igienici e ricoveri si posizionano in prossimità dei campi. È un approccio naturale, tutto orientato al paesaggio. La teoria di dune corre tangente al perimetro maggiore costituendo di fatto una tribuna naturale per una vista migliore delle attività.
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Un circuito jogging e un percorso ciclabile permettono di attraversare il parco in tutte le parti, comprese quelle destinate alla produzione.
Così facendo non si riduce la corsa a semplice attività fisica ma si traduce in attività cognitiva, una esperienza didattica e dei sensi ricca di punti di interesse che invogli le persone a usufruire del parco.
Di particolare rilievo sarà il fatto di venire a contatto con i filari destinati alla produzione in uno scambio efficace e proficuo che possa aiutare a percepire il parco come patrimonio della comunità intera.
In riva al fiume un piccolo padiglione vetrato ospita un bar, dei servizi igienici e una piccola sala mostre dedicata alle storie del fiume con la esposizione di una o più imbarcazioni storiche. È possibile pensare anche ad un piccolo approdo per le imbarcazioni.
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Gli impianti produttivi
Una parte consistente del parco è destinata alla produzione.
Le parti con alberi disposti ad intervalli regolari sono destinati alla produzione di legna, mentre quelli più compatti a quello di biomassa.
Il nuovo parco può diventare un serbatoio importante per la produzione di nuova energia sostenibile per l’intera città. Con questo incipit si può ipotizzare un futuro con impianto centrale di teleriscaldamento per un futuro a piena sostenibilità del Comune di Sacile.
In questo caso il parco potrà essere gestito direttamente dall’Amministrazione o dall’Azienda Energetica.
In ogni caso, anche con esiti diversi, il parco destinato alla produzione, oltre ad avere un elevato valore estetico ed a costituire un importante polmone verde per la città, presenta una sostenibilità economica fenomenale, permettendo di ripagare in breve tempo gli investimenti destinati alle strutture sportive e legate al loisir.
È un grande patchwork in cui innestare porzioni di coltivazione con alberi di età differenti, in modo da ottenere un produzione differenziata e permettere investimenti graduali.
A fine ciclo gli alberi potranno essere tagliati per dare spazio a nuove produzioni.
Questa disposizione progressiva e la differenziazione tra gli impianti rappresenta una dote di versatilità importante rendendo molto flessibili le strategie di investimento e di ricavo.
Ma è allo stesso tempo un vero e proprio bosco in cui la disposizione delle alberature genera ritmi inaspettati e spettacolari, un luogo da esplorare.
Al suo interno, nelle parti più stabili non produttive, si potranno predisporre istallazioni ludico ricreative, come percorsi avventura ed altro.
Il tormento dell’astrazione
Gli impianti produttivi determinano una teoria di fasce rette.
Il bosco è comandato da un ritmo acceso, prima rado, poi fitto, poi rado ancora.
Come in una sinfonia, ogni albero ha una posizione precisa, un ruolo nella trama. Compone filari, ma questi, come vibrando, cercano una posizione che non trovano.
Il bosco è una matrice, precisa, volontaria. È un esito della ragione.
I filari si dispongono regolari seppure a comparti differenti per misura e distanza tra gli alberi. Queste piccole variazioni dovute ai cicli di produzione, determinano lievi sfalsamenti, una sorta di irrequietudine della ragione.
Ma la matrice è astratta.
Ha un impianto fermo il bosco, fuori.
Eppure ogni volta che si abbraccia l’intero con lo sguardo, interferenze di ritmo minimali
ingenerano leggere diffrazioni percettive.
Il pioppo tremulo, mai fermo, lascia presagire appena.
Poi improvvise compressioni.
È un tormento di colori, poi vuoti, tronchi, prati, foglie e ancora compressioni.
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Pioppi foliage colorado coi gialli violenti d’autunno, agiscono di contrappunto ai filari retti dei cloni degli impianti a produzione.
Non è mai fermo il paesaggio. Lo sfumato carminio del cornus sibirica in alternanza con il winter flame e la stolonifera flaviramea anticipa piccole radure in una sequenza coinvolgente e assoluta di colori.
Sui crinali dei nuovi argini, i percorsi sinuosi trascinano l’animo nell’esperienza del bosco.
L’aspetto, fuori, è quieto, organizzato, sicuro.
Ma, come avesse un animo, rivela inquietudini interiori.
Dentro è un paesaggio forte, improvviso e compulsivo.
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