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1°Design Award "Accendi la tua Idea" - Fabio Provenza

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Il tavolo è un oggetto che arreda lo spazio abitativo. Il tavolo è un luogo d’incontro dove possono sedersi “più” o ” meno” persone relativamente all’occasione che si presenta in un dato momento della giornata. Operazioni di sottrazione (meno) e addizione (più) di triangoli rettangoli (il triangolo è la prima superficie) generano una nuova forma, partendo dal classico rettangolo di partenza di ogni tavolo, volta a stabilire un rapporto spaziale dinamico tra chi siederà attorno al tavolo. L’uso del legno massello di rovere proveniente da riforestazione orienta verso una sensibilità verso l’ambiente ed alla sostenibilità, uno sguardo al futuro.

Fabio Provenza — 1°Design Award "Accendi la tua Idea"

Più e meno non sono quì solo due fattori compositivi nel progetto del tavolo, ma rispecchiano un’ottica legata alla vita vissuta attualmente da una grande percentuale degli italiani, rivoluzionata dai tempi che hanno generato stili di vita più moderati e più parsimoniosi.

Fabio Provenza — 1°Design Award "Accendi la tua Idea"


Housing for Better Urban Environments - luigi bagnasco, davide calzia, irene fino, valentina rossotti

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Il concorso vuole definire un nuovo modo di abitare la città, caratterizzata da un’alta densità abitativa, di cui è esempio la città di Genova. Il progetto punta l’attenzione sull’architettura parassita.

luigi bagnasco, davide calzia, irene fino, valentina rossotti — Housing  for  Better  Urban  Environments

Il parassita: > ricicla la città> sfrutta spazi scartati > è modello di crescita urbana > non consuma suolo, ma densifica la città

Le possibili forme di parassitismo sono: riduzione, addizione, inserzione, connessione, demolizione, espansione.

Utilizzare un parassita per migliorare l’ambiente urbano, significa non consumare spazio ma aumentare la densità della città.

Si tratta di un modello di crescita urbana, che cerca gli spazi di scarto e ricicla il territorio della città.

Il punto di partenza del sistema inizia riempiendo un vuoto urbano con la “cellula madre”.

Essa prende l’energia dal sistema urbano e la restituisce alle cellule nere aggiunte sui tetti. Inoltre, non solo con l’addizione, ma anche con la connessione e l’inserzione, il sistema può essere ripetuto e può espandersi all’infinito.

1° Design Award "Accendi la tua idea" - RIVA 1920 Industria Mobili S.p.A. - Sergio Gallitto, Filippo D'Arrigo

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Progetto di tavolo in massello: SICULO“L’Italia senza la Sicilia non lascia immagine alcuna nello spirito. Qui è la chiave di ogni cosa”. (Johann Wolfgang Von Goethe, Italienische Reise, 1983-1987)

Sergio Gallitto, Filippo D'Arrigo — 1° Design Award "Accendi la tua idea" - RIVA 1920 Industria Mobili S.p.A.

Vista prospettica

Due sono gli elementi fondamentali, le fonti di ispirazione, i “pilastri”, su cui poggia il progetto del tavolo proposto: l’assimilazione dell’elemento-tavolo ad una “architettura” e la Sicilia. A tutti gli effetti, un tavolo può essere traguardato come un’”architettura” vera e propria: in primo luogo, infatti, è un elemento tridimensionale che dunque con lo “spazio”, in senso lato, ha un rapporto strettissimo. In secondo luogo il tavolo concepito risponde perfettamente ai requisiti propri dell’architettura enunciati da Marco Vitruvio Pollione (80 a.c. –15 a.c.) nella sua opera più importante e famosa, De architectura. Queste le tre “categorie” vitruviane, che a parere del grande teorico deve possedere l’architettura: firmitas, utilitas e venustas. Ossia solidità, e bellezza. Attributi, o qualità, che il tavolo proposto soddisfa. La firmitas (solidità) è infatti assicurata dall’uso del legno in massello, come da richiesta nel bando, e dalle sezioni adottate dagli elementi portanti (gambe e traverse, nonché i bordi) che già visivamente trasmettano la sensazione di stabilità, consistenza e robustezza: indici di lunga durata nel tempo. La utilitas (utilità) è insita nell’oggetto tavolo: nel presente caso non è intesa in senso univoco (specificazione funzionale) ma il tavolo può soddisfare, anche con leggere modifiche, diverse funzioni. Può essere tavolo da cucina, da pranzo (si può rendere allungabile per aumentare i posti-tavoli) ma anche scrivania di pregio o ancora tavolo da gioco (ad esempio, realizzandolo in forma quadrata con simmetria su due assi). La venustas (bellezza) infine è determinata dal rapporto dimensionale tra le parti, che rispettano i rapporti proporzionali classici (tipici anche dell’architettura), e il tutto, dalla naturale gradevolezza del legno sempre uguale a se stesso, nei millenni, ma tuttavia sempre “diverso” con le infinite e uniche venature proprie d’ogni pezzo. La bellezza intrinseca del legno, “tagliato” nelle giuste proporzioni, è in questa proposta in impreziosita dall’inserimento di “icone” in ceramica smaltata ricca di colori “naturali”. Si diceva dei riferimenti di base, l’architettura e la sicilianità. I riferimenti culturali in questo senso sono andati principalmente alle architetture classiche per eccellenza, quelle edificate dai coloni greci in Sicilia, e precisamente ai templi dorici arcaici (gli esempi in Sicilia sono tanti e tutti di alta qualità, basta accennare ai quelli di Agrigento, Selinunte e Segesta), “stilizzati” in pochi elementi semplici modernizzati: le gambe, riviste, fungono quindi da “colonne”, il piano richiama una “copertura” piana e le traverse, listate in su suddivisione in metope e triglifi, qui appena accennati ma che trovano concretezza nell’inserimento dell’elemento ceramico di decoro. Alla classicità dei templi siciliani, esempio di alta cultura della bellezza e della proporzionalità applicata all’architettura, si abbina però un riferimento e un richiamo alla cultura contadina e artigianale, detta popolare impropriamente pensata e percepita pertanto come “bassa”. L’ispirazione è data dal tipico “carretto siciliano” le cui paratie variamente decorate con contrasti coloristici solari e insulari trovano riferimento nelle traverse scandite e caratterizzate da decori laterali. Il decoro in ceramica è un omaggio alla millenaria tradizione isolana che ha attinto e preso spunto dai grandi maestri (vasai) del bacino del mediterraneo che hanno operato anche “in loco”: la tradizione si è consolidata in “scuole” o officine di produzione (Caltagirone, Santo Stefano di Camastra, le località più importanti) che ancora oggi vantano grandi artigiani-artisti e una vasta e varia produzione. Il disegno richiama semplicemente la natura e dalla natura sono ripresi i colori che ad essa riportano, soprattutto nella prevalenza del colore verde. Il materiali proposti a vista, per quanto già detto sopra, sono il legno massello, nella specifica essenza noce (nazionale) essendo il noce un albero molto “presente” nell’isola e diffusamente utilizzato in ebanisteria, e la ceramica smaltata per gli e inserti decorativi.

Sergio Gallitto, Filippo D'Arrigo — 1° Design Award "Accendi la tua idea" - RIVA 1920 Industria Mobili S.p.A.

Dettagli dimensionali e tecnici

Sergio Gallitto, Filippo D'Arrigo — 1° Design Award "Accendi la tua idea" - RIVA 1920 Industria Mobili S.p.A.

Render: viste varie

Serra tampone e basso fabbricato MB053 - Mirko Bertinotti Architetto

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Il progetto prevede la realizzazione di una serra tampone attraverso la chiusura del porticato esistente e di un basso fabbricato in legno con relativa recinzione nel giardino di pertinenza.

Mirko Bertinotti Architetto — Serra tampone e basso fabbricato MB053

Mirko Bertinotti Architetto — Serra tampone e basso fabbricato MB053

Mirko Bertinotti Architetto — Serra tampone e basso fabbricato MB053

Mirko Bertinotti Architetto — Serra tampone e basso fabbricato MB053

Mirko Bertinotti Architetto — Serra tampone e basso fabbricato MB053

Mirko Bertinotti Architetto — Serra tampone e basso fabbricato MB053

Prototype for a clinic in Turkey - Polistudio A.e.s. Società Di Ingegneria

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The purpose of our project is to develop a model of hospital building that can be adapted to different conditions of location, size and the functional program. The aim is to develop a proper prototype, to be synthesized in a generative system, which produces a flexible result, adaptable to different needs. The building will preserve its formal and functional identity even in different specific conditions.

Polistudio A.e.s. Società Di Ingegneria — Prototype for a clinic in Turkey

Overall view

We can image this prototype as a peculiar type of organism, with its own physiological and morphological characteristics, that will make it able to adapt to many site conditions, as well as future extensions. For this reason we have been looking for a conceptual and formal reference in biology, trying to find a model that would have helped us defining our prototype. In biological structures, in fact, the logical functional aspects are combined with the aesthetic formal ones, up to merge. In biological systems form is always the result of the optimized functional processes that involve the organism, defining their aspect. For this reason the “organic” form, in a meticulous meaning, is always a functional form.

Polistudio A.e.s. Società Di Ingegneria — Prototype for a clinic in Turkey

Schematic view.

In the bone tissues the displacement of cells forms articulated structures, characterized by the repetition of solid and hollow patterns, making bones rigid and strong, but, at the same time, light. In corals, the branched structure of the organism allows it to optimize its contact with water, and the development of the processes it needs for surviving. The project, imitating the logic of bone tissues and structures, is based on organic aggregation logic, which basic element is a simple cell, within which the logic of the entire system is contained.

Polistudio A.e.s. Società Di Ingegneria — Prototype for a clinic in Turkey

Reference images

The basic cell is a branched element, articulated in three branches displaced in a y-like form. The three branches, the same in size, start from a central point, coinciding with the centre of the circle within which it is inscribed. Every branch ending is a potential hook point within the first cell and a second one, that, depending on its size and orientation defines the whole geometry. From the basic cell it’s possible to create open geometries, allowing an optimal natural lighting and a direct relation with the surroundings. Multiplying the number of cells it’s possible to create closed courtyards that help the spaces organization.

Polistudio A.e.s. Società Di Ingegneria — Prototype for a clinic in Turkey

Aggregation scheme.

From the interior circulation point of view, every cell is characterized by a variable dimension of the branches, contained within 30 a mt maximum radius. In this way, placing safety staircases on the branches endings, and the elevator core in the middle, the circulation diagram is defined. Joining a cell with another, it’s possible to reduce the number of staircases, because they can share the staircase placed near the joint. Following this logic, whatever the final geometry will be, the circulation system is automatically solved. In the same way, also the horizontal compartments are easily defined. In fact, two branches of a single cell can define a fire protection compartment, and the third will define another, that can be joined with the next cell, creating a compartments sequence with a maximum 30 mt long safety route.

Polistudio A.e.s. Società Di Ingegneria — Prototype for a clinic in Turkey

Circulation scheme.

As an example, we defined a typical functional scheme. We decided to develop a quite extensive model, made of three stories high blocks, considering that a better natural lighting and ventilation, as well as a better relation with the surrounding landscape will make this prototype more exclusive and pleasant. Anyway, if circumstances will require it, many other models can be created, even with 4 or 5 floors blocks.

Polistudio A.e.s. Società Di Ingegneria — Prototype for a clinic in Turkey

Functional scheme.

Also the façade follows cellular aggregation logics and It is made of two layers with a technical space in between for maintenance. The interior one is a functional façade, along witch glazed and walled surfaces will alternate, depending on natural light and ventilation requirements of the corresponding interior spaces. The second one is an architectural skin, which transparency and solidity is characterized by the repetition of a single diamond-like module, that will be enlarged or reduced in dimension, defining a gradient like texture.

Polistudio A.e.s. Società Di Ingegneria — Prototype for a clinic in Turkey

Nighttime view of the entrance patio.

The level of transparency of each part of the exterior skink can be designed to regulate the access of natural light, depending both on the exposure of the façade and functional requirements.

Polistudio A.e.s. Società Di Ingegneria — Prototype for a clinic in Turkey

Diagram of the fachade.

Polistudio A.e.s. Società Di Ingegneria — Prototype for a clinic in Turkey

Overall view.

Concorso di idee per la riqualificazione di Piazzale Paoli - Davide Consolati, Paolo Guidotto

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Il progetto nasce cercando di realizzare un luogo collettivo nel quale le persone possano incontrarsi, dialogare e riflettere sulla tragedia che ha colpito il capoluogo aquilano, il 6 Aprile del 2009. Anche durante il periodo di chiusura della fontana (da metà dicembre al 6 Aprile), tale impostazione, aiuterà a mantenere invariata la qualità del nuovo spazio concepito. La prima operazione ha posto l’accento sul come dare origine al bacino della fontana monumentale. Si è quindi ragionato sui perimetri e sulla morfologia dell’area di progetto. Verso sud, lungo la via De Bartholomaeis, si è disegnato un muro di sostegno inerbito. Questa operazione è stata pensata al fine di: – definire con maggior chiarezza il Parco della Memoria e i suoi ingressi; – preservare il nuovo spazio dai flussi carrai; – collocare il locale tecnico a supporto del sistema idrico. La seconda operazione ha invece generato la fontana monumentale che si innesta all’interno dei dislivelli naturali del parco, con la ferma intenzione di ridurre al minimo i movimenti di terra. Sono stati disegnati una serie di gradoni curvilinei che danno origine all’invaso della fontana monumentale, il cui diametro è di circa 30 m.

Davide Consolati, Paolo Guidotto — Concorso di idee per la riqualificazione di Piazzale Paoli

Vista diurna della fontana

La scelta di disporre la fontana dove vi è l’attuale area giochi ha la finalità di assimilare l’impianto delle numerose alberature presenti all’interno di Piazzale Paoli, conservandolo. La fontana si caratterizza, principalmente, per due elementi di natura artistica: – i 99 pali in acciaio corten, disposti all’interno delle fontana, sono testimonianza della città dell’Aquila (città dei 99 castelli, delle 99 piazze, delle 99 fontane e delle 99 chiese). Durante il giorno la loro presenza e la loro particolare disposizione creano un’emozionante scenografia all’interno del Parco della Memoria. Quando invece scende la sera, ogni singolo palo diventa una piccola lanterna luminosa che, grazie anche al riverbero della luce sulla superficie dell’acqua, consente di illuminare l’intera fontana.

Davide Consolati, Paolo Guidotto — Concorso di idee per la riqualificazione di Piazzale Paoli

Planimetria generale

Questo particolare effetto ad alto tasso emozionale è stato pensato in modo approfondito per tenere sempre pulsante il ricordo delle vittime del sisma. – una lama in acciaio corten, dalla quale sgorga l’acqua a cascata. Essa vuole rappresentare il simbolo di rinascita. La lama, grazie anche alle sue notevoli dimensioni, diventa un elemento ad elevato impatto emotivo. E’ per tale ragione che si è deciso di utilizzare questa quinta scenica come elemento per mostrare la data del 6 Aprile 2009 da un lato e i nomi delle 309 vittime dall’altro. Inoltre la forma e l’inclinazione, di alcuni gradi della lama medesima, tendono a enfatizzare le geometrie sinuose delle gradonate.

Davide Consolati, Paolo Guidotto — Concorso di idee per la riqualificazione di Piazzale Paoli

Schemi progettuali

Infine, si è deciso di introdurre, lungo i perimetri posti a nord e a ovest, alcuni segni importanti nella definizione del nuovo Parco. Lungo la via XX settembre, luogo nel quale vi è stato un alto numero di vittime, si è deciso di ampliare lo spazio della pedonalità con un nuovo belvedere verso l’area. Inoltre si è proposta un’installazione artistica al fine di qualificare il nuovo spazio e dare risalto agli ingressi al Parco da via XX settembre. L’opera consiste in una sottile lama di luce che di notte segnerà il nuovo affaccio invitando i passanti a entrare all’interno del Parco. Verso ovest, dove sono presenti le rovine di un edificio crollato, si è avanzata la proposta di sagomare un parapetto di acciaio corten. Anche in questo luogo si è scelto un preciso progetto luminico nell’intento di far emergere il sedime dell’edificio crollato.

Davide Consolati, Paolo Guidotto — Concorso di idee per la riqualificazione di Piazzale Paoli

Sezioni

Davide Consolati, Paolo Guidotto — Concorso di idee per la riqualificazione di Piazzale Paoli

Vista notturna della fontana

Davide Consolati, Paolo Guidotto — Concorso di idee per la riqualificazione di Piazzale Paoli

Vista a volo d'uccello

Davide Consolati, Paolo Guidotto — Concorso di idee per la riqualificazione di Piazzale Paoli

Dettaglio del sistema di illuminazione

Archea Associati (+) Fabrizio Fraboni Baroni - Fabrizio Fraboni Baroni

Casa a Salvadonica - Mattia Benzoni

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La richiesta dei committenti era il progetto di un padiglione che fungesse da ampliamento. La casa unifamiliare esistente è caratterizzata da una forma chiara (pianta rettangolare; tetto a doppia falda) e stilisticamente ben definita, di stile che potremmo definire “post-moderno” (frontone con modanature; intonaco colore grigio a fasce orizzontali).

Mattia Benzoni — Casa a Salvadonica

La scelta progettuale è stata innanzitutto quella di separare fisicamente l’ ampliamento, trattandolo come volume autonomo. La sfida era di riuscire ad affiancare la casa senza copiarla ma, d’ altra parte, evitando scelte che potessero stridere con le forme ed i colori esistenti. Per questo si è scelto innanzitutto di dare una forma semplice all’ edificio e poi di usare come rivestimento il legno (larice) naturale, che negli anni modificherà il suo colore tendendo in alcuni punti al grigio/argento, in altri al nero, altri ancora (quelli protetti da gronde e davanzali) manterranno la tonalità calda che vediamo ora nelle foto.

Mattia Benzoni — Casa a Salvadonica

Il piano inferiore ha i muri perimetrali in cemento armato, lasciato a vista internamente; l’ utilizzo di tavole in abete sabbiate come cassero ha consentito di ottenerne una superficie “organica”. Il resto della struttura (solaio intermedio; scala; muri piano superiore; copertura) è in legno di abete (sistema costruttivo definito X-LAM a solette e pareti piene) lasciato a vista. Sempre in legno di abete lasciato a vista sono i muri divisori e le porte fatte su disegno. La scelta di lasciare tutte le strutture a vista (cemento armato; solette e muri in legno) ha comportato un risparmio dal punto di vista economico e di velocità di esecuzione. L’ isolamento della casa è in fibra di legno. Il rivestimento, come già detto, in doghe di larice naturale posate verticalmente. I serramenti sono anch’essi in legno di larice. La copertura piana è rivestita con lattoneria in zinco-titanio ossidato scuro. L’ ombreggiamento dei serramenti è affidato a delle tende in tessuto a rullo esterne, comandate elettricamente.

Mattia Benzoni — Casa a Salvadonica

Mattia Benzoni — Casa a Salvadonica

Mattia Benzoni — Casa a Salvadonica

Mattia Benzoni — Casa a Salvadonica

Mattia Benzoni — Casa a Salvadonica

Mattia Benzoni — Casa a Salvadonica

Mattia Benzoni — Casa a Salvadonica

Planimetria

Mattia Benzoni — Casa a Salvadonica

Piante

Mattia Benzoni — Casa a Salvadonica

Sezione

Mattia Benzoni — Casa a Salvadonica

Prospetto ovest

Mattia Benzoni — Casa a Salvadonica

Mattia Benzoni — Casa a Salvadonica


PARCO Galleria di Arte Moderna "ArmandoPizzinato" - Ugo Perut, furlan&pierini architetti

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Il centro storico di Pordenone (Portus Naonis) si sviluppa lungo corso Vittorio Emanuele, su una dorsale di origine morenica che a sud scende verso il Noncello e a nord si apre su piazza Cavour per proseguire lungo corso Garibaldi. Essa a ovest è definita dalla roggia Codafora mentre ad est si estende fino a piazza della Motta e al Castello per digradare repentina verso viale Martelli e parco Galvani. Il nome stesso della città richiama la sua stretta relazione con il fiume dal quale, fino ai primi decenni del novecento, traeva i principali benefici economici e commerciali. La via Riviera del Pordenone, trasformata negli ultimi decenni in un asse a scorrimento veloce, di fatto ha interrotto il suo naturale rapporto con il corso d’acqua. Nonostante alcuni interventi edilizi realizzati negli ultimi decenni abbiano modificato il profilo del tessuto urbano che si affaccia sul fiume, chi raggiunge il centro abitato da sud può osservare come emergono imponenti dalla struttura del centro storico l’abside del Duomo con il Campanile e il Castello. Come questi manufatti rappresentano alcune tra le più importanti istituzioni della città, così il nuovo Museo vuole con esse relazionarsi e dialogare, recuperando, per quanto possibile, quell’antico rapporto con il suo corso d’acqua. L’edificio che ospita la Galleria di Arte Moderna e Contemporanea non è pensato soltanto come un “oggetto architettonico” che celebra la sua funzione attraverso la forma; esso “interpreta” il luogo ricercando una omogenea integrazione con l’ambiente naturale e costruito. Il progetto recupera quelle relazioni con il luogo, l’ambito fluviale e la città oggi dimenticate, con la volontà di proporre un edificio coerente e di qualità, pensato per le funzioni che ospita e le persone che lo frequentano. Da meridione, è immediatamente riconoscibile: si presenta come un volume austero, dalla forte carica espressiva che si affaccia, come i principali monumenti cittadini, verso il Noncello. Un segno urbano importante, uno “scrigno” che contiene il sapere e ha la funzione istituzionale di divulgare le nobili discipline dell’Arte. L’orografia dell’area di intervento risulta articolata e complessa. La villa sorge su un leggero rilievo e si apre con il prospetto principale a nord, verso l’ampio parco. Sul retro una scala consente di raggiungere il terreno, più basso rispetto alla quota del piano terra, che a sua volta digrada a sud verso via del Maglio e il fiume Noncello, a est verso una pertinenza, oggi adibita a spazio laboratori, a ovest verso il laghetto. Lungo questo versante il rapporto con il sistema fluviale è stato compromesso con la realizzazione negli anni ‘70 di un complesso residenziale che ha modificato i rapporti e gli equilibri naturali e paesaggistici. Villa Galvani sembra nascere dalla collina sulla quale è costruita con l’accesso, dal parco, alla quota del piano terra ed emergente dal terreno, sugli altri lati. Un basamento con finitura bugnata, sul quale è appoggiato il corpo principale, consolida il legame del fabbricato con il terreno. Il progetto propone un edificio organizzato su due livelli nel quale i percorsi espositivi e distributivi si articolano lungo direttrici che mettono continuamente in relazione interno ed esterno. Questa soluzione risolve il complesso programma richiesto e fa in modo che l’architettura del nuovo edificio, nonostante l’aspetto austero, sia permeabile dall’esterno verso l’interno e viceversa: i colori e i riflessi della natura entrano nei nuovi ambienti con modalità sempre diverse e al contempo la percezione dell’edificio storico rimane inalterata anche se arricchita di inediti punti di vista. Il progetto per la nuova Galleria si configura come la sintesi di due volumi: il primo, ipogeo, la cui altezza fuori terra non supera quella del basamento di villa Galvani; il secondo, ad un piano, appoggiato su di esso definisce il nuovo fronte verso via del Maglio. La terrazza/piazza che risulta dallo scarto tra i nuovi volumi e la villa, si affaccia sul vicino laghetto e rappresenta l’elemento di collegamento tra lo storico edificio e la nuova Galleria d’Arte Moderna; vera e propria estensione dello spazio espositivo interno, è pensata per collocare sculture di grandi dimensioni o essere utilizzata come straordinario luogo a disposizione della città per attività culturali in genere. La rotazione del volume superiore è funzionale ad orientare verso nord le aperture dei grandi lucernari disegnati sulla copertura delle sale espositive del piano terra così da ottenere una illuminazione diffusa naturale omogenea, priva di riflessi e tagli di luce inconsueti e poco gestibili dal punto di vista museografico. Lo “scarto” compositivo ha consentito altresì di realizzare ad est della villa la biglietteria e il bookshop. Dal parco il nuovo ingresso si svela man mano che ci si avvicina a villa Galvani; rispetto al prospetto principale esso rimane sulla sua sinistra ed in posizione arretrata rispetto al filo del fabbricato, collocato volutamente nella parte opposta rispetto all’ingresso principale del parco da viale Dante, per non alterare la percezione complessiva del manufatto storico rispetto all’ambiente, così come consolidatosi nel corso dei decenni. Il volume di ingresso è trattato come una vera e propria galleria, un “passage” munito di ampie vetrate che si innesta sul volume retrostante ospitante le sale espositive, avvolgendo la villa. La terrazza/piazza che definisce volumetricamente parte degli ambienti del piano interrato, prolunga idealmente il filo superiore del basamento della villa fino all’accesso retrostante dalla pubblica via del Maglio La luce è modulata da aperture capaci ora di valorizzare il paesaggio esterno, ora di concentrare l’attenzione verso le pareti espositive. Le sale principali, prive di aperture, costringono l’attenzione dello spettatore verso le opere d’arte. Gli spazi distributivi offrono la possibilità di affacciarsi sul paesaggio circostante, attraverso forometrie che ritagliano particolari punti di vista. Le grandi vetrate che caratterizzano l’atrio di ingresso e lo avvolgono di luce consentendo di godere del parco a nord-est e della terrazza/piazza a sud-ovest, si contrappongono ai grandi lucernari delle sale del piano terra che garantiscono la massima superficie espositiva delle pareti. Le prime sono caratterizzate dalla presenza di grandi lucernari. Al piano terra la sala più ampia si alza nella parte a sud consentendo l’esposizione di opere di grande dimensione. Al piano interrato le sale si affacciano sul corridoio che distribuisce la sala conferenze, il deposito e il percorso che le mette in comunicazione con le sale del piano terra di villa Galvani. Un collegamento, ricavato in prossimità di un foro finestra della sala espositva ad occidente del piano terra della villa, chiude il percorso espositivo principale, riportando il fruitore nella hall di ingresso. Una fessura ritagliata tra il volume emergente e quello ipogeo accoglie la scala che da via del Maglio conduce alla terrazza/piazza. Sulla sinistra, a scendere, una leggera rampa che si “dilata” nel corridoio/foyer interno, accompagna il visitatore verso le sale espositive del piano interrato, la sala conferenze, e i percorsi che consentono di raggiungere il piano terra della villa e la hall della galleria, per uscire, ad est, verso lo spazio esterno opposto. I percorsi interni ed esterni rappresentano la spina dorsale dell’intero progetto; i primi consentono di collegare i nuovi spazi con quelli del fabbricato storico, offrendo la possibilità di organizzare ambiti espositivi diversi; i secondi permettono di attraversare l’edificio collegando via del Maglio con il parco e la nuova struttura museale. La progettazione impiantistica ha inteso perseguire gli obiettivi di tutela dell’ambiente e di risparmio energetico, pensando un edificio energeticamente efficiente dotato di impianti tecnologici che utilizzino energia ricavata da fonti rinnovabili. Anche l’acqua di risorgiva diventa intelligente risorsa progettuale. Il sistema edificio/impianto così realizzato risulta in “Classe A” di certificazione energetica.

Ugo Perut, furlan&pierini architetti — PARCO Galleria di Arte Moderna "ArmandoPizzinato"

Ugo Perut, furlan&pierini architetti — PARCO Galleria di Arte Moderna "ArmandoPizzinato"

Ugo Perut, furlan&pierini architetti — PARCO Galleria di Arte Moderna "ArmandoPizzinato"

Ugo Perut, furlan&pierini architetti — PARCO Galleria di Arte Moderna "ArmandoPizzinato"

Ugo Perut, furlan&pierini architetti — PARCO Galleria di Arte Moderna "ArmandoPizzinato"

Ugo Perut, furlan&pierini architetti — PARCO Galleria di Arte Moderna "ArmandoPizzinato"

Ugo Perut, furlan&pierini architetti — PARCO Galleria di Arte Moderna "ArmandoPizzinato"

Ugo Perut, furlan&pierini architetti — PARCO Galleria di Arte Moderna "ArmandoPizzinato"

Ugo Perut, furlan&pierini architetti — PARCO Galleria di Arte Moderna "ArmandoPizzinato"

Ugo Perut, furlan&pierini architetti — PARCO Galleria di Arte Moderna "ArmandoPizzinato"

Ugo Perut, furlan&pierini architetti — PARCO Galleria di Arte Moderna "ArmandoPizzinato"

Ugo Perut, furlan&pierini architetti — PARCO Galleria di Arte Moderna "ArmandoPizzinato"

Ugo Perut, furlan&pierini architetti — PARCO Galleria di Arte Moderna "ArmandoPizzinato"

Ugo Perut, furlan&pierini architetti — PARCO Galleria di Arte Moderna "ArmandoPizzinato"

Ugo Perut, furlan&pierini architetti — PARCO Galleria di Arte Moderna "ArmandoPizzinato"

Cinema Multiplex 7 sale - Davide Zizzadoro

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Questa struttura, ideata quale presenza su territori d’acqua, ha preso forma attraverso un metaprogetto fondato sul concetto di palafitta, tipologia ritrovata nei “Siti Palafitticoli Preistorici dell’Arco Alpino”, Patrimonio Unesco, rinvenuti nel sito archeologico di Viverone. Riproposto simbolicamente in facciata con strutture metalliche intese come elemento di sostegno ed elevazione dal livello delle acque.

Davide Zizzadoro — Cinema Multiplex 7 sale

Render vista Sud

Davide Zizzadoro — Cinema Multiplex 7 sale

Studio di avvicinamento metaprogettuale

Davide Zizzadoro — Cinema Multiplex 7 sale

Vista interna bar

Davide Zizzadoro — Cinema Multiplex 7 sale

Vista interna area biglietteria

Chang Ucchin Museum - Chae Pereira Architects

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Chang Ucchin (1917-1991) is a preeminent painter of the Korean modern period. He was influenced by European pre-war painters as well as Korean painting. The museum project was initiated by the collaboration of the Chang Ucchin Foundation and the city of Yangju, 10 kilometers north of Seoul. The site is on the edge of a small mountain, at the meeting point of two rivers.

Chae Pereira Architects — Chang Ucchin Museum

From the early days of the competition proposal, we focused on designing a specific space that would reflect the painting’s own character, rather than producing a generic, “perfect” exhibition building. Like the painter’s own art, we would avoid to propose neither a modern museum nor a Korean traditional image. Instead we started from a few selected paintings, describing abstract room images, landscape and animals (tiger, bird, tree and mountain), a house. Scattered rooms, in a traditional pattern, would then be weld together to form a body, floating in a painting like landscape, with a mountain background. The shape of the building itself present the ambiguity of simultaneously being an animal figure, an abstract sign, a traditional house and a labyrinth.

Chae Pereira Architects — Chang Ucchin Museum

The program is simply organized on three levels; a looped circuit first floor that offers sometimes open views or steep mountain slope views, framed by plain exhibition walls and high ceilings. The second level is a succession of separated attic rooms in a semi obscurity that would be fit for paper drawings and small formats. The basement contains services, seminar rooms and secured storage. The whole interior space gives the impression of a labyrinth house where you never get really lost. It offers shadows and contrasted views, avoiding the feeling of being in a perfectly lit conventional museum space.

Chae Pereira Architects — Chang Ucchin Museum

The façades are clad with polycarbonate extruded panels, which were chosen for their seamless weightlessness. White frame and plastic, in a style close to the local agricultural industry was the way chosen to avoid any monumentality or official reverence. The landscape is organized by the previously existing clearing, intervention is kept to a bare minimum; a few concrete walls and paths, the recycling of remaining walls, the preservation of the large chestnut trees that seem to thrive on this side of the mountain, the old picnic place maintained on the river shore.

Chae Pereira Architects — Chang Ucchin Museum

Site area: 6204m²
Building footprint: 671m²
Gross floor area: 1852m²
Competition November 2010
Opening April 2014

Chae Pereira Architects — Chang Ucchin Museum

Chae Pereira Architects — Chang Ucchin Museum

Chae Pereira Architects — Chang Ucchin Museum

Chae Pereira Architects — Chang Ucchin Museum

Chae Pereira Architects — Chang Ucchin Museum

Chae Pereira Architects — Chang Ucchin Museum

Chae Pereira Architects — Chang Ucchin Museum

Chae Pereira Architects — Chang Ucchin Museum

Chae Pereira Architects — Chang Ucchin Museum

Chae Pereira Architects — Chang Ucchin Museum

Chae Pereira Architects — Chang Ucchin Museum

Chae Pereira Architects — Chang Ucchin Museum

Chae Pereira Architects — Chang Ucchin Museum

Chae Pereira Architects — Chang Ucchin Museum

Chae Pereira Architects — Chang Ucchin Museum

Chae Pereira Architects — Chang Ucchin Museum

Chae Pereira Architects — Chang Ucchin Museum

Chae Pereira Architects — Chang Ucchin Museum

Chae Pereira Architects — Chang Ucchin Museum

Chae Pereira Architects — Chang Ucchin Museum

Chae Pereira Architects — Chang Ucchin Museum

Chae Pereira Architects — Chang Ucchin Museum

Chae Pereira Architects — Chang Ucchin Museum

Chae Pereira Architects — Chang Ucchin Museum

Chae Pereira Architects — Chang Ucchin Museum

Chae Pereira Architects — Chang Ucchin Museum

PIAZZA VITTORIO EMANUELE II SALO'-BS - Stefano Lanotte, Laura Mantegazza, whyassociati

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La proposta progettuale prevede di rispondere a queste problematiche individuando alcune tematiche di intervento: - Ridefinizione del centro storico - Riduzione del traffico veicolare - Eliminazione delle aree destinate a parcheggio - Valorizzazione del patrimonio artistico/architettonico - Riqualificazione funzionale - Dialogo architettonico con l’intervento moderno/contemporaneo dell’arch. Viganò

Stefano Lanotte, Laura Mantegazza, whyassociati — PIAZZA VITTORIO EMANUELE II SALO'-BS

La prima risposta del progetto architettonico prevede la riduzione del traffico veicolare, attualmente intenso e distribuito in due corsie nello stesso senso, limitando ad un’unica corsia, ribassata rispetto al livello di calpestio pedonale, la parte carrabile scandendola con dossi artificiali. Viene rimossa anche l’area di sosta in modo da far perdere alla piazza il suo carattere frenetico e caotico facendole assumere l’aspetto ordinato e silenzioso di una piazza pedonale.

Stefano Lanotte, Laura Mantegazza, whyassociati — PIAZZA VITTORIO EMANUELE II SALO'-BS

La piazza si sviluppa lungo un asse longitudinale dalla Torre dell’orologio che scende verso il lago per una lunghezza di circa 180 metri, una larghezza di circa 30mt e con un dislivello di 6 mt.

Stefano Lanotte, Laura Mantegazza, whyassociati — PIAZZA VITTORIO EMANUELE II SALO'-BS

La superficie della piazza viene caratterizzata da “terrazze” che vanno a ridisegnare piccoli spazi pubblici che si relazionano con le attività commerciali adiacenti; esse sono capaci di accogliere eventi e di ricreare un “momento” di sosta offrendo su alcuni lati delle sedute in legno.

Stefano Lanotte, Laura Mantegazza, whyassociati — PIAZZA VITTORIO EMANUELE II SALO'-BS

L’intervento nel suo insieme vuole ripristinare degli aspetti che già nel passato erano presenti e valorizzavano la piazza e vuole dare alla città e ai suoi abitati un nuovo spazio pubblico con una propria identità, versatile e quindi capace di accogliere eventi e di rafforzare la connessione tra importanti e storiche zone di Salò.

Stefano Lanotte, Laura Mantegazza, whyassociati — PIAZZA VITTORIO EMANUELE II SALO'-BS

Stefano Lanotte, Laura Mantegazza, whyassociati — PIAZZA VITTORIO EMANUELE II SALO'-BS

Stefano Lanotte, Laura Mantegazza, whyassociati — PIAZZA VITTORIO EMANUELE II SALO'-BS

Stefano Lanotte, Laura Mantegazza, whyassociati — PIAZZA VITTORIO EMANUELE II SALO'-BS

Stefano Lanotte, Laura Mantegazza, whyassociati — PIAZZA VITTORIO EMANUELE II SALO'-BS

Stefano Lanotte, Laura Mantegazza, whyassociati — PIAZZA VITTORIO EMANUELE II SALO'-BS

X-42: UNDER THE SAME ROOF - Salvo Di Silvestro, Marco De Fonzo

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The challenge of this project was to provide the Client (a worldwide operating firm specialized in furniture design and production) with an extension of the existing headquarters which also had the tasks to provide a contemporary high quality workplace and to enhance the company’s corporate image.

Salvo Di Silvestro, Marco De Fonzo — X-42: UNDER THE SAME ROOF

Prj X-42, North facade

Glass-Tunnel_The entire design solution focuses around a central foyer (codename: glass-tunnel) which connects an existing pavilion (now transformed into a wide showroom, codename: Musterhalle) to the brand new offices and the existing headquarters’ buildings.

Salvo Di Silvestro, Marco De Fonzo — X-42: UNDER THE SAME ROOF

Inside the Glass-Tunnel

The glass-tunnel has become a symbolic and physical gathering space for the personnel; a venue for memorable events, celebrations, and exhibitions. This space marks comings and goings, the beginning and the end of each working day. Along with the outside new courtyard, it also works as a scenic background for conversations and mutual exchange of experience between old and young personnel during coffee breaks. On the east and the west side two wide glazed surfaces lets natural light in and soften the feeling of being inside a building.

Salvo Di Silvestro, Marco De Fonzo — X-42: UNDER THE SAME ROOF

The Glass-Tunnel, looking east

Roof extension_The new offices_ Another challenge during the design process was the connection of the different floor levels of the existing south, east and west buildings into the new office wing, which had also to share the same roof slope with the existing south pavilion to create a single mixed-use volume.

Salvo Di Silvestro, Marco De Fonzo — X-42: UNDER THE SAME ROOF

The new office area on 2nd floor, looking north

Drawings credits: © 2013 X-TERN architects+urban planners

Taxiarchis - Giovanni Voto, Lucia Prataiola

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Come binocolo su un paesaggio di luce accecante, l’opera si protende verso la distesa marina puntando la città di Vieste che si inoltra nell’adriatico. Il corpo, letteralmente in aggetto su un sagrato circolare che costituisce il suo crepidoma, è l’estrusione lineare del fronte principale, che nasce all’ombra della antica casa di campagna viestana.

Giovanni Voto, Lucia Prataiola — Taxiarchis

Vista aerea dell'area di progetto

La memoria della cosidetta “torre” di campagna, filtra nel fronte, e si delinea, al contempo come lieve accenno all’ala della presenza celeste.

Giovanni Voto, Lucia Prataiola — Taxiarchis

Vista laterale

Dopo aver conquistao il sagrato, totalmente in pietra, l’accesso all’aula è anticipato da un piccolo nartece vetrato che è diaframma alla vista della scultura dell’arcangelo interna.

Giovanni Voto, Lucia Prataiola — Taxiarchis

Vista frontale

Quest’ultima è posizionata ai tre qurarti della lunghezza della navata, in modo tale da apparire “sguardo” sul città che è protetta dall’angelo. Un piccola apertura circolare allo zenit illumina esattamente la statuetta. Una feritoia laterale senza vetri esposta a sud calbra l’ingresso della brezza e della luce mattutina.

Giovanni Voto, Lucia Prataiola — Taxiarchis

Vista frontale

Giovanni Voto, Lucia Prataiola — Taxiarchis

Vista sul paesaggio

Giovanni Voto, Lucia Prataiola — Taxiarchis

Schizzo di progetto

Silver Shack - Chae Pereira Architects

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A labyrinth of little alleys, a power plant, slum houses with corrugated metal roofs; Sangsu is on the edge of the ever busy Hongdae. For years this part of the city was a sleepy neighborhood, preserved from development. Maze like streets of low level brick houses coexist with corrugated panel roof shacks. This context was a stimulating landscape both socially and physically, as the recycled elements of the houses around, the informal style of hongdae’s cafes and the power plant’s presence gave us the start for a design; an ambiguous mass of changing colors and variable depth. The housing is clad with layer of translucent polycarbonate fixed on a regular steel frame which let see the aluminum-coated insulation or circulations spaces.

Chae Pereira Architects — Silver Shack

The simple mass contains different housing programs, studios and apartment. Its shape that follows regulation limits was given a massive appearance, while visually floating above ground; two hollow piles support the entire building structure through a cantilevered slab. Budget was very limited, so visual quality, comfort and energy saving had to be reached by using common construction materials; concrete, aluminum-coated insulation. Corrugated polycarbonate sheets, painted cement have been used in an unconventional. Insulation was applied on both sides of the walls and slabs to eliminate thermal bridges (winter) and inertia(summer).

Chae Pereira Architects — Silver Shack

The staircase is a bright space, enclosed by a steel frame and the polycarbonate panels. The light filters through, as well as a fuzzy image of the street’s landscape. The steps are following a curve which complex geometry generates a delicately spiraling handrail. The rough constitution of the house’s industrial materials is balanced by a soft mood in the interior of the apartment, with traditional Korean paper on the walls and light colored birch floors.

Chae Pereira Architects — Silver Shack

The power plant’s steam exhaust creates a shadow on the floor that seems to be made by a cloud. The city creates its own natural landscape.

Chae Pereira Architects — Silver Shack

Completion : 2009
site area : 119m2
total floor : 261m2

Chae Pereira Architects — Silver Shack

Chae Pereira Architects — Silver Shack

Chae Pereira Architects — Silver Shack

Chae Pereira Architects — Silver Shack

Chae Pereira Architects — Silver Shack

Chae Pereira Architects — Silver Shack

Chae Pereira Architects — Silver Shack

Chae Pereira Architects — Silver Shack

Chae Pereira Architects — Silver Shack


Hotel Megot - Giovanni Voto, Benedetta Staderini, Juan Bargos

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Il modello insediativo tipico dei villaggi del centro Africa si riferisce a strutture spaziali circolari o analoghe nella forma. Sia nella concezione della singola capanna ( o parte), della abitazione (o fattoria familiare), che nei piccoli villaggi, organicamente costituiti da queste parti. Il recinto che le tiene insieme infatti spesso riproduce una forma genericamente circolare che comprende a sua volta costruzioni cilindriche o vagamente coniche.​

Giovanni Voto, Benedetta Staderini, Juan Bargos — Hotel Megot

Schizzo di progetto

E’ possibile rilevare, comunque, che al di là di tradizioni costruttive consolidate e di appartenenze socio-culturali le abitazioni primitive hanno una espressa funzione di trasmissione simbolica. “La costruzione dello spazio abitato appare come strumento decisivo per il mantenimento, al di là delle tensioni storiche, di un equilibrio dinamico universale.”1 ​ Fondamentali, dunque, appaiono nella trasmissione degli archetipi l’idea di recinto e la forma tendenzialmente circolare che si dispiegano come temi fondativi della auto rappresentazione spaziale del mondo o del cosmo. La trasmissione dei miti ( o la comunicazione di un esperienza ormai appartenente al passato) avviene, anche attraverso il mondo costruito sia alla scala del villaggio sia alla scala della abitazione composta da più parti. Questo è un problema di identità che ci è apparso cruciale per delineare lo schema aggregativo del progetto, opponendosi a un gratuito tentativo di fascinazione estetica. 1_​Enrico Guidoni, Architettura Primitiva, Electa 1979, Milano

Giovanni Voto, Benedetta Staderini, Juan Bargos — Hotel Megot

Vista frontale

Giovanni Voto, Benedetta Staderini, Juan Bargos — Hotel Megot

Vista interna

Giovanni Voto, Benedetta Staderini, Juan Bargos — Hotel Megot

Vista della piazza interna

Giovanni Voto, Benedetta Staderini, Juan Bargos — Hotel Megot

Vista laterale

Giovanni Voto, Benedetta Staderini, Juan Bargos — Hotel Megot

Vista laterale

Bokjari – Demultiple - Chae Pereira Architects

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As architects, we always pretended that art and architecture, without being the same discipline, had so much overlap it would sometimes difficult to draw a clear line that separated it. What was missing was for us to explore that zone where you don’t know in which side you are standing.

Chae Pereira Architects — Bokjari – Demultiple

In 2013, after experiencing a serious burnout from the construction of our first public building, the Chang Ucchin Museum in Yangju, we got several proposals for medium scale installations. It allowed us to commit to an architecture of a simpler, purer form, free from the weight that comes with making buildings. Although they have different context and subjects, they have a common conceptual direction.

Chae Pereira Architects — Bokjari – Demultiple

Bokjari – Demultiple was made for a week of celebration for the Architecture Week in October 2013, at the feet of the Seoul City Hall, in the very center of the old city. Our aim was to create a new field of perception, but rather than force experiencing subjects into a overwhelming art piece, allow city flaneurs and passer-by to casually sit, check their hair, take pictures, but also experiencing an ambiguous demultiplication of their own image, revealing new qualities of light and city perspectives.

Chae Pereira Architects — Bokjari – Demultiple

The four mirrors created a strong effect of reversing directions; one could see anew the very landscape that was the everyday environment. Some people also ate a sandwich, waiting for a friend.

Chae Pereira Architects — Bokjari – Demultiple

Zzum – Universe Expansion - Chae Pereira Architects

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As architects, we always pretended that art and architecture, without being the same discipline, had so much overlap it would sometimes difficult to draw a clear line that separated it. What was missing was for us to explore that zone where you don’t know in which side you are standing.

Chae Pereira Architects — Zzum – Universe Expansion

In 2013, after experiencing a serious burnout from the construction of our first public building, the Chang Ucchin Museum in Yangju, we got several proposals for medium scale installations. It allowed us to commit to an architecture of a simpler, purer form, free from the weight that comes with making buildings. Although they have different context and subjects, they have a common conceptual direction.

Chae Pereira Architects — Zzum – Universe Expansion

Zzum – Universe Expansion was commissioned by ClayArch museum in GimHae, close to Busan. The big bang expansion model refers to a time before light or materials as we know them, a ripple in a wider landscape of unknown dimensions, the sudden expansion when our universe emerged. Our installation is a reflection on the edges of perception, the idea of finite infinite universe, a space that challenges our sense of limits while allowing free movement and exploration. The figure of ZimZum, the moment of creation of light remains valid, as first proposed by Barnett Newman in 1969.

Chae Pereira Architects — Zzum – Universe Expansion

As a public space, this installation propose to explore the maximum tension between a monumental sculpture, an event that modifies and challenge perception, and the making of a public space, beyond the common sense rules of functionality and comfort. We wanted to create a public space that would be as challenging as an Italian plaza, invaded by the baroque explosion of a marble fountain.

Chae Pereira Architects — Zzum – Universe Expansion

Chae Pereira Architects — Zzum – Universe Expansion

Chae Pereira Architects — Zzum – Universe Expansion

Chae Pereira Architects — Zzum – Universe Expansion

Chae Pereira Architects — Zzum – Universe Expansion

C house - Luca Compri, studio TAU - ing. Roberto Sechi, aei progetti srl, CFE, presotto srl

Patio house - Luca Compri, studio TAU - ing. Roberto Sechi, aei progetti srl, CFE, presotto srl

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