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BATHROOM 47 - Giuseppe Catuogno

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La pianta irregolare e la volontà, da parte dei proprietari, di conservare l’intero rivestimento, hanno costituito il pretesto per una completa revisione di tutto l’ambiente bagno. Le aspettative erano quelle di ottenere un progetto personalizzato, dove poter coniugare il carattere e lo stile di chi lo vive quotidianamente. Dunque, la parola d’ordine risulta essere “sobrietà” che, unita ad un completo disegno su misura di tutti gli elementi dell’ambiente, ha permesso un’organizzazione funzionale ed ha consentito un miglior sfruttamento degli spazi. Colonne, pensili, top e accessori, propongono un’ambientazione dove emerge una semplicità delle forme e dei colori evitando, altresì, ogni esasperazione o sperimentazione.

Giuseppe Catuogno — BATHROOM  47

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Giuseppe Catuogno — BATHROOM  47

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Giuseppe Catuogno — BATHROOM  47

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Giuseppe Catuogno — BATHROOM  47

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Giuseppe Catuogno — BATHROOM  47

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Giuseppe Catuogno — BATHROOM  47

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Giuseppe Catuogno — BATHROOM  47

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Giuseppe Catuogno — BATHROOM  47

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Giuseppe Catuogno — BATHROOM  47

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Giuseppe Catuogno — BATHROOM  47

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Chiesa di S. Martino in Villapizzone a Milano - Nicola Rovere, Domenico Roberto Corapi

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L’incarico che Arch+ Studio ha ricevuto, per il restauro conservativo della Chiesa di San Martino in Villapizzone – per motivi risalenti al finanziamento dell’opera – si è sviluppato nell’arco di due anni ed è stato suddiviso, dal punto di vista precedurale, in due lotti distinti. L’origine del Borgo di Villapizzone affonda le sue radici nel lontano VI secolo dopo Cristo, il luogo era un bosco che si estendeva da Milano ad Arese e deve l’origine del suo nome ad un monaco di origine greca che vi dimorava: Attanasio Piccione. In primo luogo il bosco venne chiamato “bosco Piccione”, successivamente l’area fu disboscata e avviata all’agricoltura e sorsero i villaggi rurali, uno dei quali appunto “Villapizzone” (villaggio-piccione).

Nicola Rovere, Domenico Roberto Corapi — Chiesa di S. Martino in Villapizzone a Milano

Dalla relazione fatta in occasione della visita pastorale di San Carlo Borromeo, il 25 Luglio 1573, il borgo era già quindi denominato Villapizzone, ma nell’ambito della parrocchia non era ancora accertata la presenza di una chiesa. La fondazione della chiesa di S. Martino in Villapizzone risale all’ 11 giugno del 1604 a seguito della donazione da parte del Sig. Antonio Visconti – Istromento di Donazione 28 maggio 1604 – di un terreno libero da costruzioni e destinato ad orto di dimensioni di braccia milanesi 35×24 ( m. 20,82×14,28). In tal senso esiste una testimonianza su una lapide che riporta l’incisione della data di inizio dei lavori all’11 giugno del 1604, la stessa informazione che venne riportata nella relazione della Parrocchia a seguito della Visita Pastorale del Cardinal Giuseppe Pozzobonelli del 1752, dove si nota questa presenza sulla parete esterna del “coro”. La prima testimonianza sull’avanzamento dei lavori presso la fabbrica di S. Martino in Villapizzone giunge a noi tramite una relazione anonima di una visita vicariale del 1632.

Nicola Rovere, Domenico Roberto Corapi — Chiesa di S. Martino in Villapizzone a Milano

L’ impianto planimetrico originario prevedeva una sola navata sulla quale si aprivano delle cappelle di forma rettangolare ed, alla terminazione, una zona absidale di forma pressappoco quadrata denominata cappella maggiore. Nella descrizione della chiesa si evidenzia che è una nuova fabbrica costituita da una navata coperta da una volta e suddivisa longitudinalmente in tre campate uguali. Inoltre viene riportato che il campanile arriva alla quota della sommità della chiesa ma sprovvisto di campane in quanto in via di ultimazione; difatti esse erano poste su due pilastri prospicienti all’entrata della chiesa. Alla fine del secolo XIX avvenne il primo significativo ampliamento, grazie ad un legato di Lire 15.000 che monsignor Giovanni Radice Fossati dona alla parrocchia; in seguito viene rilasciato un Regio Decreto che autorizza la parrocchia di S. Martino in Villapizzone all’utilizzo di questo lascito.

Nicola Rovere, Domenico Roberto Corapi — Chiesa di S. Martino in Villapizzone a Milano

Il parroco Luigi Pellegrini, a seguito di ciò, incarica l’arch. Alfonso Parrocchetti della redazione di un progetto che tenga conto delle nuove esigenze della chiesa in virtù dell’aumento demografico del Borgo e del suo risanamento generale. La realizzazione avvenne tra il 1893 ed il 1896, la determinazione dell’intervento fu anche dovuta alle condizioni generali fatiscenti del manufatto che, a circa tre secoli di vita, si trovava al limite dell’insalubrità in quanto ogni precipitazione atmosferica costituiva fonte di nuove infiltrazioni dalla copertura all’interno della chiesa. L’impianto planimetrico prevedeva un ampliamento teso a realizzare due navate laterali, una cupola impostata su un nuovo transetto e la terminazione della parte superiore del campanile.

Nicola Rovere, Domenico Roberto Corapi — Chiesa di S. Martino in Villapizzone a Milano

Una tipologia con lontane ascendenze cinquecentesche e cara al Parrocchetti in quanto già utilizzata nelle realizzazioni di Santa Maria Assunta in Turro (1886), nel Sacro Cuore alla Cagnola (1888) ed in San Giorgio al Palazzo (1889). In base agli elementi architettonici modificati o aggiunti al corpo di fabbrica della chiesa, tale intervento risulta portante in quanto considera i due elementi fondamentali a cui si farà riferimento durante la ricerca tematica, che si identificano nei due oggetti che sono il campanile e la cupola. Nella seconda metà del XX secolo si registra il secondo ampliamento della fabbrica di S. Martino: il progetto (1967 – 1969) venne affidato all’arch. Agnoldomenico Pica (reperto n°7: pubblicazione “ARTE CRISTIANA”, fascicolo n° 649, luglio 1978). Si giunse alla soluzione progettuale dell’arch. A. Pica dopo essere passati attraverso un’ ipotesi che prevedeva la completa demolizione e ricostruzione della chiesa, ma la Commissione Edilizia convenzionò il rilascio della licenza edilizia alla salvaguardia dell’aspetto scenografico ed ambientale della piazza Villapizzone, predicando la conservazione di tutte le parti visibili dalla piazza e dalle vie adiacenti.

Nicola Rovere, Domenico Roberto Corapi — Chiesa di S. Martino in Villapizzone a Milano

Appare evidente che le tematiche di progetto cambiarono rotta e, da una ricostruzione, si passò ad un delicato intervento di riforma ed ampliamento della chiesa, soddisfacendo le esigenze della Committenza e mantenendo invariata la scenografia della piazza. Il progetto prevedeva la demolizione del presbiterio, aggiunto nel progetto del Parrocchetti con la realizzazione di una sorta di percorso in continuità con il calibro della navata centrale e delle ali del transetto della vecchia chiesa, collegata alla nuova tramite una scalea in Bronzetto di Verona, larga quanto il transetto stesso. Ciò si riassume in un prolungamento di un corpo a due navate che inglobano l’attacco verso terra della torre campanaria. Il restauro architettonico della chiesa di San Martino in Villapizzone (1893) si è quindi concentrato, nella prima fase, sulla cupola e sulla torre campanaria. Il degrado dei due elementi è costituito da una sommatoria di patologie delle quali, le più evidenti, sono l’aspetto della copertura della cupola e degli intonaci della torre campanaria. Rispettivamente si notano le vele della cupola coperte da scandole in zinco che risultano rattoppate provvisoriamente da elementi di altro materiale e foggia e gli intonaci di finitura sulle murature della torre campanaria che risultano invece in uno stadio avanzato di polverizzazione.

Nicola Rovere, Domenico Roberto Corapi — Chiesa di S. Martino in Villapizzone a Milano

La strategia si rivolge al mantenimento e alla conservazione delle preesistenze nel tentativo di accostare i nuovi interventi di progetto all’antico, senza provocare una lesione ma cercando di esaltare le testimonianze storiche. Sulle scelte di progetto, relative alla conservazione degli intonaci, hanno influito le patologie di degrado dell’intonaco più recente – in fase di polverizzazione – e l’esito delle analisi chimiche degli strati sottili, a conferma che durante le ultime opere di ampliamento (1969) era stato applicato un intonaco a base di calce, utilizzato come supporto per la finitura a stabilitura; tutto questo risulta sovrapposto agli intonaci originari. La medesima strategia è stata adottata anche nella seconda fase, in cui ci siamo occupati di tutte le facciate esterne; la fase ultima delle lavorazioni ha visto l’utilizzo di una coloritura di base ottenuta miscelando al grassello polveri di coccio pesto, corrette di tonalità in alcuni casi rispetto al suo aspetto generale tramite velature a base di crema di grassello semicoprente. Le pietre posate in opera sono risultate essere di due tipi ed esclusivamente trattate con lavaggi generali attraverso cicli di nebulizzazione; per la rimozione delle macchie di ossidazione si è invece intervenuti con impacchi e trattamenti puntuali. Inoltre, laddove è si è reso necessario, si è intervenuti per colmare lacune tramite la ricostruzione delle parti mancanti e loro relativa finitura superficiale.

Nicola Rovere, Domenico Roberto Corapi — Chiesa di S. Martino in Villapizzone a Milano

Nicola Rovere, Domenico Roberto Corapi — Chiesa di S. Martino in Villapizzone a Milano

Nicola Rovere, Domenico Roberto Corapi — Chiesa di S. Martino in Villapizzone a Milano

Croce del Bianco - JORNET LLOP PASTOR, Franc Fernández, Antonio Ravalli

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CONDIZIONI: L’ insediamento di Croce del Biacco si presenta, all’ interno della più ampia area metropolitana bolognese, come una struttura isolata. A nord è perimetrata da una via ad alto scorrimento – via Mattei, l’ antica via S. Vitale – che rappresenta anche il principale tramite di collegamento urbano. Su questa via passano le linee d’ autobus che inserendosi su via Martelli connettono il quartiere con il centro di Bologna. A sud il limite è costituito dal passaggio della tangenziale, che si sviluppa in rilevato ed è permeabile solo in due punti: la prosecuzione di via Martelli e più a ovest il sottopasso di via Rivani. Qui si aggancia anche la pista ciclabile che scende da via Mattei e che conduce al centro storico. Le fermate d’autobus su via Martelli e l’ innesto della pista ciclabile di via Mattei, limite ovest del tessuto denso, sono dunque i punti fondamentali di connessione con la città di Bologna. Ad est il quartiere di Croce del Biacco si sfrangia nel tessuto agrario, ancora modellato sulle tracce della centuria romana, sulle quali si attestano strade e percorsi sterrati che conducono fino all’ area dei vivai e al parco del Savena.La struttura interna del tessuto di Croce del Biacco è caratterizzata da un sistema di strade orientate lungo l’ asse nord-sud, che collegano le due vie di perimetro – via Mattei e via Rivani, poi via degli Stradelli Guelfi. Questa forte struttura compone una successione di aree omogenee di forma allungata, un mosaico di blocchi autoreferenziali, che costituisce la quasi totalità del quartiere: a ovest e a nord l’insediamento di Piazza dei Colori e dei blocchi residenziali realizzati negli anni 70, dotati di propri spazi verdi interclusi; al centro l’ area connotata dal polo di servizi – dove sono collocati il centro sportivo privato, il nucleo scolastico di futura espansione, il centro civico con la palestra, il centro ceramico. Più a est l’ area chiusa dalle forti presenze paesaggistiche e monumentali della chiesa di S. Giacomo e di Villa Pallavicini. In quest’ area il quartiere si frammenta in un tessuto meno denso, di transizione con la campagna, affiancato da ampie aree verdi e al cui margine si colloca il centro culturale islamico.In questo contesto l’ antico incrocio di Croce del Biacco determina ancora il baricentro funzionale dell’ area – grazie alla presenza della parrocchia, del centro civico e del polo scolastico – ma si presenta eccentrico, e sbilanciato rispetto alla geometria attuale del quartiere.

JORNET LLOP PASTOR, Franc Fernández, Antonio Ravalli — Croce del Bianco

INGREDIENTI: All’ interno della struttura a macro-zone omogenee si rilevano però elementi singoli e puntali, a scala più minuta, che giocano un forte ruolo nella caratterizzazione dello spazio. Tra i blocchi residenziali e gli edifici di servizio, vi è la disponibilità di diverse aree verdi, spesso mantenute a prato e sottoutilizzate, che garantirebbero, se riattivate, una ampia disponibilità, oggi quasi assente, di spazi aperti a servizio del pubblico. Queste aree sono residui della precedente trama agricola, compensazioni paesaggistiche – come l’ ampia fascia di verde che affianca la pista ciclabile di via Mattei – il cortile retrostante la parrocchia e l’ area verde a cui è accorpato, eccetera. All’ interno di queste zone indeterminate, tra i cortili privati e nei parchi delle ville e della scuola, permangono inoltre le tracce dell’ attività vivaistica che caratterizzava la zona, e che ancora si può ritrovare se ci si muove ad est verso il fiume Savena. Esemplari monumentali di cedri e porzioni di filari di pini costituiscono uno skyline alternativo, che si affianca a quello antropico, ma che risulta molto evidente quando ci si muove all’ interno del tessuto urbano, e che può fungere da sistema di orientamento interno alla Croce del Biacco. Altro elemento di forte presenza è la dotazione di impianti sportivi, che potenzialmente influenza in modo chiaro la vocazione del quartiere ma che, rimanendo privati, si escludono dalla effettiva vita pubblica del vicinato. C’è un ultimo e più importante elemento su cui puntare, di fronte alla necessità di attivare un processo di identificazione collettiva per una comunità eterogenea che oggi non ha spazi ne occasioni per costruirla. È la dimostrata disponibilità da parte della comunità stessa e degli abitanti di Croce del Biacco a prendersi carico della realizzazione e dell’ attivazione degli spazi pubblici, e a farne proprio il loro destino e la loro sopravvivenza. Il progetto dovrà puntare su un processo di costruzione partecipata, che stimoli il contributo di tutti gli abitanti, e che incoraggi una costruzione sociale e civica dello spazi, nonché una presa in “cura” dello spazio che si andrà a realizzare.

JORNET LLOP PASTOR, Franc Fernández, Antonio Ravalli — Croce del Bianco

DISPOSITIVI Il progetto è costituito essenzialmente da un attraversamento ‘dolce’– pedonale e ciclabile – capace di ricucire il tessuto di Croce del Biacco superandone le interruzioni e le discontinuità, legando tra loro le varie specificità e reimpostando su uno spazio comune le centralità presenti e le potenzialità del quartiere. Utilizzando come punti cardinali di appoggio gli innesti della circolazione a scala urbana nel tessuto del quartiere – la pista ciclabile di via Mattei e le fermate degli autobus di via Martelli – e come punti di ‘traghettamento’ le aree aperte residuali, potenziale trama di spazi pubblici, il progetto distende un sistema continuo e riconoscibile. Un ‘tappeto’ bianco – un colore oggi quasi assente nel quartiere, dominato dal grigio dell’ asfalto, dal verde dei parchi e delle aree incolte, e dalla policromia dei blocchi residenziali – la cui morfologia gli permetta, nei punti di scarto di traiettoria, e nei punti di intersezione con il sistema della circolazione, di allargarsi, di espandersi e di diventare nodo di connessioni e punto di concentrazione di attività. Su questo spazio si sedimenteranno programmi diversi e adattabili, sottolineati da segni sottili, ‘deboli’, che permettano interpretazioni multiple e spontanee da parte degli abitanti. Il budget a disposizione verrà impiegato per realizzare l’ hardware del progetto, le sue parti più solide, le infrastrutture impiantistiche e gli interventi pesanti. L’ altra parte del progetto è costituito invece da interventi leggeri, software, che contribuiranno ad espandere e diffondere puntualmente la riconoscibilità e la continuità dell’ intervento, e che, una volta dotati degli strumenti necessari, vernici e giovani esemplari di piante, saranno realizzati direttamente dagli abitanti. La piantumazione dei filari di mandorli, la verniciatura dei lampioni di via Martelli e di Piazza dei Colori da parte di coloro che poi frequenteranno questi spazi contribuirà ad attivare un processo di identificazione della comunità.

JORNET LLOP PASTOR, Franc Fernández, Antonio Ravalli — Croce del Bianco

Suggerendo l’ utilizzo di questi spazi liberi come aree pubbliche per lo sport, sia di carattere temporaneo che permanente, il progetto compensa la scarsità di impianti sportivi pubblici, e promuove l’ attività sportiva libera come meccanismo efficace sia per il presidio spontaneo degli spazi aperti, ma soprattutto per favorire i processi di integrazione tra gli abitanti. La cooperazione sviluppata per il superamento di una sfida sportiva è spesso esempio di scavalcamento delle differenze etniche e di cultura tra i partecipanti.

JORNET LLOP PASTOR, Franc Fernández, Antonio Ravalli — Croce del Bianco

La piazza bianca si collega alla pista ciclabile di via Mattei attraversando Piazza dei Colori, attraverso una striscia in cls accompagnata da una luce a terra, che andrà a sostituire la pavimentazione esistente. Il sistema del ‘tappeto’ bianco potrà espandersi sulla Piazza dei Colori attraverso un’ attività partecipativa – da sviluppare in parallelo alla definizione del progetto dell’ Orto dei Colori’– che preveda di verniciarla seguendo schemi grafici basati sul disegno della pavimentazione esistente. L’ intersezione con la pista ciclabile che conduce in centro, sarà sottolineato dalla risistemazione della sottostazione elettrica esistente, che verrà dotata di una copertura luminosa in policarbonato e luci led, e coperta da una rete per la crescita piante di gelsomino.

JORNET LLOP PASTOR, Franc Fernández, Antonio Ravalli — Croce del Bianco

JORNET LLOP PASTOR, Franc Fernández, Antonio Ravalli — Croce del Bianco

Europan 12: Gjilan - Kosovo - Ferran Viladomat, Enric de la Hoya, Arnau Sañe, Cristina Cordero

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During centuries, Gjilan has been the focus of sudden changes such as wars, earthquakes, economic crisis, political influences,... All of this gave the city the actual urban fabric. With the title good all times we mean to remember all these good moments from each period, over the bad ones that separate the city from the citizens. Now we have a city divided by a main road with huge traffic load, which seems more like a highway than a social point aimed for inhabitants. Our proposal aims to reconnect the city giving the city back to citizens.

Ferran Viladomat, Enric de la Hoya, Arnau Sañe, Cristina Cordero —  Europan 12: Gjilan - Kosovo

Image of the backyards and the river

Nowadays Gjilan has a radial traffic diagram with some new bypass roads. In the proposal we want to reinforce this traffic rings to reduce the cars in the city center. At the same time we aim to recover the river and make it the focus of the new urban diagram.

Ferran Viladomat, Enric de la Hoya, Arnau Sañe, Cristina Cordero —  Europan 12: Gjilan - Kosovo

In the study site, besides the big number of traffic lanes there’s no lack of public space. The problem is the poor quality of them because of the segregation, the relation between buildings and public space and the noise and air pollution of the area result of the traffic load.

Ferran Viladomat, Enric de la Hoya, Arnau Sañe, Cristina Cordero —  Europan 12: Gjilan - Kosovo

In order to find a solution to all these problems we divided the site in 5 islands. The main division will be the river which crosses the new heart of Gjilan connecting the city again. This division organizes all the traffic around the boundaries of the island and it creates a public space untainted by cars in the center of each one. These islands are classified in 3 different groups: Active, Center and Passive. This classification depends on the intensity it will be used for. At the same time, the islands can be understood as a phasing system, which allows us to control the implementation depending on the economic situation., citizens relocation and traffic circulation.

Ferran Viladomat, Enric de la Hoya, Arnau Sañe, Cristina Cordero —  Europan 12: Gjilan - Kosovo

Our proposal creates less and bigger surfaces of public spaces, reduces the traffic jam and isolates the cars from the pedestrian with greenery in between and connects them with the facilities.

Ferran Viladomat, Enric de la Hoya, Arnau Sañe, Cristina Cordero —  Europan 12: Gjilan - Kosovo

The public space is creating a mat which connects the facilities with the public space and other important constructions outside of the site. The materials and vegetation selection were chosen in behalf of local tradition.

Ferran Viladomat, Enric de la Hoya, Arnau Sañe, Cristina Cordero —  Europan 12: Gjilan - Kosovo

The new heart contains the new city hall, the cultural center and the hotel. The main idea is to bring the public space into the building. At the same time the buildings represent the transition element between several scales. The permeability of the buildings allows the connection between the backyards with the main spaces.

Ferran Viladomat, Enric de la Hoya, Arnau Sañe, Cristina Cordero —  Europan 12: Gjilan - Kosovo

One of the most important elements in the project is the recovery of the river. The river flows from the sports facilities, across the residential area, the new city center and flows into the city lungs.

Ferran Viladomat, Enric de la Hoya, Arnau Sañe, Cristina Cordero —  Europan 12: Gjilan - Kosovo

To develop the riverfront we use an adaptable system . This system is based on a variable section, that is going to be used as a guide. This system allows us to design all the way, accommodating the different widths suggesting some uses for children, old and young people.

Ferran Viladomat, Enric de la Hoya, Arnau Sañe, Cristina Cordero —  Europan 12: Gjilan - Kosovo

Several systems have been used to make the city more adaptable. Public spaces incorporate two kind of movable platforms.

Ferran Viladomat, Enric de la Hoya, Arnau Sañe, Cristina Cordero —  Europan 12: Gjilan - Kosovo

Ferran Viladomat, Enric de la Hoya, Arnau Sañe, Cristina Cordero —  Europan 12: Gjilan - Kosovo

Ferran Viladomat, Enric de la Hoya, Arnau Sañe, Cristina Cordero —  Europan 12: Gjilan - Kosovo

Ferran Viladomat, Enric de la Hoya, Arnau Sañe, Cristina Cordero —  Europan 12: Gjilan - Kosovo

Ferran Viladomat, Enric de la Hoya, Arnau Sañe, Cristina Cordero —  Europan 12: Gjilan - Kosovo

Place - Tana

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A’ Design Award & Competition (designaward.com), the worlds’ largest and most diffused international design awards announced results of the 2013 – 2014 design competition: 758 Winners from 77 countries in 74 different design disciplines. Entries were carefully evaluated by an internationally influential jury panel composed of established scholars, prominent press members, creative design professionals and experienced entrepreneurs who devoted great care and attention to details while voting each entry.

Tana — Place

Tana — Place

Concorso nazionale di idee per la sistemazione e pedonalizzazione del lungomare di Napoli - bandito dal Comune di Napoli - Ornella Russo

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CRITERI E IMPOSTAZIONE GENERALE DEL PROGETTO. Dalla relazione tecnica del Comune di Napoli si ricavano gli obiettivi da conseguire che hanno costituito la base sulla quale formulare le idee progettuali. Ferdinando II ipotizzava ed auspicava una complessiva risistemazione dell’area urbana adiacente il lungomare. Nel corso del 1800 sono state presentate molte proposte che tentavano di ricavare aree edificabili attraverso la realizzazione di colmata a mare e la risistemazione della Villa Comunale. Nella seconda metà dell’800 su proposta di A. Gilletta (1869), che si ispirava a quella Gabrielli (1864), venne realizzato l’intervento di colmata a mare che comportò l’ampliamento della Villa Comunale, l’eliminazione della spiaggia e la costruzione di un ampia strada carrozzabile tra il mare e i giardini con ampio trottatoio oltre all’edificazione di vasti fabbricati in siti pregevolissimi ove la popolazione sente il bisogno di espandersi. Questo intervento di radicale trasformazione dei luoghi provocò molte perplessità nell’opinione pubblica, che vedeva alterato il felice rapporto tra il verde ed il mare, in quanto la Villa fu inglobata fra due strade carrozzabili da entrambi i lati. L’enorme incremento del traffico veicolare ha sempre più accentuato la condizione di isolamento della Villa sminuendo quello che in origine costituiva il suo carattere di eccezionalità: e cioè il configurare il limite tra la città e il mare come un giardino lineare di grande pregio sia per l’impianto architettonico che sul piano naturale e ambientale. Il progetto vuole dimostrare che le grandi trasformazioni su ferro previste dal piano trasporti possono costituire, oltre ad un indiscusso vantaggio sul piano funzionale e della mobilità, anche un’occasione eccezionale per ripensare le “forme” del rapporto della città con il mare. E cioè che proprio attraverso i lavori di realizzazione della nuova linea metropolitana con le sue stazioni si possono determinare le condizioni per restituire alla città un lungomare caratterizzato da un’ampia spiaggia, verso cui degradano dolcemente nuovi spazi a verde intesi come nuovo importante spazio pubblico attrezzato della città. Un nuovo luogo di mediazione tra città e mare, in continuità con l’impianto neoclassico della villa, che ha come sua vocazione intrinseca il ripristino di tutta una serie di antiche consuetudini della città di mare, dalla balneazione, alla pesca, alla vendita del pesce, che allo stato attuale permangono anche se negate dalla conformazione dei luoghi. La scelta di fondo del progetto è dunque quella di proporre la prosecuzione “a mare” del tratto di linea metropolitana (LTR) proveniente da Fuorigrotta, coniugando strettamente e direttamente il tema tecnico-infrastrutturale con quello della riconfigurazione della fascia litorale e con i problemi connessi alla protezione del lungomare dalle mareggiate. La proposta di un percorso alternativo della linea rispetto a quello attualmente previsto nel sotto-suolo della Riviera di Chiaia è sostenuta da tre ordini di motivazioni, di cui: - il primo riguarda i vantaggi tecnici ed economici rispetto alle modalità di realizzazione della linea stessa e la possibilità di prevedere in tal modo una sua diramazione verso Posillipo; - il secondo rileva la grande opportunità in termini architettonici e funzionali derivante dal localizzare le nuove stazioni nel cuore del nuovo spazio pubblico; queste infatti ne determinano la centralità fisica anche rispetto ai flussi pedonali di connessione con l’abitato gravitante sulla Riviera di Chiaia; - il terzo considera la grande importanza che può assumere il manufatto della galleria immerso al di là della scogliera attuale per fronteggiare gli effetti delle mareggiate sulla nuova conformazione prevista per il lungomare.

Ornella Russo — Concorso nazionale di idee per la sistemazione e pedonalizzazione del lungomare di Napoli - bandito dal Comune di Napoli

PLANIMETRIA DI PROGETTO

Ornella Russo — Concorso nazionale di idee per la sistemazione e pedonalizzazione del lungomare di Napoli - bandito dal Comune di Napoli

PLANIMETRIA E SEZIONI

Ornella Russo — Concorso nazionale di idee per la sistemazione e pedonalizzazione del lungomare di Napoli - bandito dal Comune di Napoli

PIANTA E VISTA PROSPETTICA

PRIMO PREMIO New International Multipurpose Sports Complex at Triolet-Mauritius - Massimo Lovera, STEGET, + DESIGN FORUM

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CONCEPT The goal of this project is to create a sports centre which is able to enhance the harmony of the local context. Following this aim we have chosen to combine as much as possible the logic of contemporary and international design (distributions functional and energy efficient behaviour of the building) with the dictates of the most ancient doctrine of Vastu Shastra * Placement of access, placement of the main internal activities, orientation of the main flow of natural air, choice of colours, all of these aspects contribute to the achievement of a harmonious design.

Massimo Lovera, STEGET, + DESIGN FORUM  — PRIMO PREMIO New International Multipurpose Sports Complex at Triolet-Mauritius

EAST SIDE VIEW OF TRIOLET SPORTS CENTRE

By formal point of view, we have treated the roof as if it were a sheet of origami in order to create a light and airy shape that is easily recognizable by the visitor and to let the image of which lead back to the lightness and dynamism typical of sporting activities that take place in its internal. Basically, the main building comprises the Sports Hall with related facilities on its main side, the North-East one. The main activity zone is protected from direct sun during the hottest hours of the day and from the rain thanks a relevant overhang of the main roof. An open covered mezzanine allows visitors to watch different sports (badminton, squash and the main court’s activities) protected by sun and rain. This particular “loisir” is in continuity with the terrace of the coffee area that is above the main entrance. The building is rectangular in shape with its longer axis oriented more or less, in the South East-North West direction. All facilities are planned on ground floor only, except for the stands and the “régie” room and the Vip lounge that is provided of an access and elevator own. The big overhang of the main roof, permit to embrace all the different activities in an organic composition. The mirror effect of the false ceiling emphasizes the dynamic characteristic that is the dominant aspect of the centre, and gives always changeable and unpredictable new perspective at the visitors, while they change their point of view. Most of the facilities related to the Sports Hall, changing room, toilets, stores, etc are located under the stands in order to achieve a cost effective design. The Sports Hall has been designed so that it meets international standards in terms of court dimensions, height, spill over areas, floor finishes, lighting and ventilation. The height of the building is dictated by the minimum height of 12.5 metres above the playing surface of volley ball courts as required by the FIVB for international competition.

Massimo Lovera, STEGET, + DESIGN FORUM  — PRIMO PREMIO New International Multipurpose Sports Complex at Triolet-Mauritius

Massimo Lovera, STEGET, + DESIGN FORUM  — PRIMO PREMIO New International Multipurpose Sports Complex at Triolet-Mauritius

CONCEPT

Massimo Lovera, STEGET, + DESIGN FORUM  — PRIMO PREMIO New International Multipurpose Sports Complex at Triolet-Mauritius

GENERAL VIEW OF THE SITE

Massimo Lovera, STEGET, + DESIGN FORUM  — PRIMO PREMIO New International Multipurpose Sports Complex at Triolet-Mauritius

ENTRANCE VIEW

Massimo Lovera, STEGET, + DESIGN FORUM  — PRIMO PREMIO New International Multipurpose Sports Complex at Triolet-Mauritius

YOUTH CENTRE AND VIP AREA VIEW

Massimo Lovera, STEGET, + DESIGN FORUM  — PRIMO PREMIO New International Multipurpose Sports Complex at Triolet-Mauritius

NORTH-EST SIDE VIEW OF TRIOLETS SPORTS CENTRE

Massimo Lovera, STEGET, + DESIGN FORUM  — PRIMO PREMIO New International Multipurpose Sports Complex at Triolet-Mauritius

NORTH-WEST SIDE VIEW OF TRIOLET SPORTS CENTRE

Massimo Lovera, STEGET, + DESIGN FORUM  — PRIMO PREMIO New International Multipurpose Sports Complex at Triolet-Mauritius

INTERNAL SOUTH SIDE VIEW OF MAIN PLAY COURTS

Massimo Lovera, STEGET, + DESIGN FORUM  — PRIMO PREMIO New International Multipurpose Sports Complex at Triolet-Mauritius

INTERNAL NORTH-EST SIDE VIEW OF MAIN PLAY COURTS

Cryon - Tana


Civicoventinove - Tana

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Lounge Bar – 53 mq

Tana — Civicoventinove

Tana — Civicoventinove

Tana — Civicoventinove

The Fairy O, House of Fairytales - B•OND , bam!

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A “FAIRYTALE BREAK” IN THE URBAN FORM OF ODENSE The garden brings visitors to enter in a surreal world in a sudden:the woods, the dunes, a single tall fir, flowers, and grass.The itinerary to the House of Fairytale starts in the garden, which is made with the elements that tells implicitly the fragments and recalls the various scene of the fairytale. The project proposes a flexible form that allows to optimize the display of spaces and increase the surface area depending on the exhibition requirements. The proposed exhibition path follows the narrative structure of fairytales: the beginning, the adventures, the final. This path brings the visitor to explore the world of Andersen, from an overall introduction to the most intimate sphere. It firstly immerses the visitor in the natural world and introducing the history of places,then leads him to underground to discover the characters and the stories then, guided by the reading of the texts, he discovers the author’s life, philosophy,and anecdotes.

B•OND , bam! — The Fairy O, House of Fairytales

The Fairy "O"

B•OND , bam! — The Fairy O, House of Fairytales

The Fairy "O"

B•OND , bam! — The Fairy O, House of Fairytales

The Fairy "O"

B•OND , bam! — The Fairy O, House of Fairytales

The Fairy "O"

B•OND , bam! — The Fairy O, House of Fairytales

The Fairy "O"

B•OND , bam! — The Fairy O, House of Fairytales

The Fairy "O"

B•OND , bam! — The Fairy O, House of Fairytales

The Fairy "O"

B•OND , bam! — The Fairy O, House of Fairytales

The Fairy "O"

B•OND , bam! — The Fairy O, House of Fairytales

The Fairy "O"

B•OND , bam! — The Fairy O, House of Fairytales

The Fairy "O"

Shepherd School of Music - Ricardo Bofill Taller de Arquitectura

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This music school completes the campus of Rice University, construction of which began in the 19th century, and to which James Stirling and Cesar Pelli have also contributed. The programme comprises the construction of an administrative block, classrooms, rehearsal rooms, a studio for a large organ and an auditorium for 1.000 spectators. The different constructions are grouped around a number of interior courtyards, in the style of cloisters, composing a complex which gives the impression of being a single building. The construction in red brick and the simplified classicism of the architectonic vocabulary are in keeping with American traditions and with other examples of the architecture of this Texan university.

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Shepherd School of Music

Client: Rice University, Houston, Texas. Gross area: 13,000 m2

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Shepherd School of Music

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Shepherd School of Music

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Shepherd School of Music

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Shepherd School of Music

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Shepherd School of Music

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Shepherd School of Music

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Shepherd School of Music

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Shepherd School of Music

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Shepherd School of Music

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Shepherd School of Music

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Shepherd School of Music

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Shepherd School of Music

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Shepherd School of Music

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Shepherd School of Music

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Shepherd School of Music

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Shepherd School of Music

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Shepherd School of Music

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Shepherd School of Music

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Shepherd School of Music

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Shepherd School of Music

PATATOCCHIO srl - Antonio Castiello

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Progetto per il nuovo punto vendita di patatine.

Antonio Castiello — PATATOCCHIO srl

MARCHIO AZIENDALE

Il concetto progettuale espresso attraverso la scelta dei materiali, i colori e le luci utilizzate è stato quello di ottenere degli spazi per ricreare una particolare atmosfera country-campagnolo che esprimesse il concetto di: -QUALITA’ & SOSTENIBILITA’ -AMICIZIA &ALLEGRA -INNOVAZIONE & TRADIZIONE.

Il progetto grafico exclusive per la corporate identity-marchio e logotipo è coordinato al concept store ove l’ interior design sfocia nelle dinamiche progettuali di ogni luogo.

Drawings 2 - Giorgio Asciutti

SCILLA, Rione San Giorgio. - Michele Seminara, Marina Tornatora, Ottavio Amaro

ACQUA, alaties beach - Davide Bardini, Emanuele Zaniboni

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L’azzurro mare cristallino, il turchese cielo limpido, le pietre bianche scaldate dal sole, i tramonti infuocati, la ricca vegetazione mediterranea: ogni dettaglio dell’Acqua è pensato per godere dell’incantevole paesaggio naturale dell’isola di Cefalonia (Grecia). Le caratteristiche orografiche del sito vengono conservate e valorizzate nel progetto di recupero dei tre volumi preesistenti in muratura; terrazze organizzate su più livelli degradano verso il mare accogliendo le diverse funzioni del locale: la zona svago e relax, l’area adibita a ristorante e i servizi igienici. Pergolati in legno con cannicciati in bambù si affacciano sulla baia in dialogo con l’incontaminata natura circostante, offrendo riparati e suggestivi punti panoramici. La riqualificazione prevede rivestimenti esterni intonacati arricchiti dagli interventi grafici dello studio creativo Truly Design, comode sedute ricavate dai muretti di cinta a secco in pietra a spacco, arredi e luci disegnati su misura. “A place for dreamers”.

Davide Bardini, Emanuele Zaniboni — ACQUA, alaties beach

Davide Bardini, Emanuele Zaniboni — ACQUA, alaties beach

Davide Bardini, Emanuele Zaniboni — ACQUA, alaties beach

Davide Bardini, Emanuele Zaniboni — ACQUA, alaties beach

Davide Bardini, Emanuele Zaniboni — ACQUA, alaties beach

Davide Bardini, Emanuele Zaniboni — ACQUA, alaties beach

Davide Bardini, Emanuele Zaniboni — ACQUA, alaties beach

Davide Bardini, Emanuele Zaniboni — ACQUA, alaties beach

Davide Bardini, Emanuele Zaniboni — ACQUA, alaties beach

Davide Bardini, Emanuele Zaniboni — ACQUA, alaties beach

Davide Bardini, Emanuele Zaniboni — ACQUA, alaties beach


National Physical Education Institute of Catalonia - Ricardo Bofill Taller de Arquitectura

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A building belonging to the University of Barcelona for the training of physical education teachers, located within the Olympic Ring on Montjuïc. The outcome of the design competition held for the various Olympic facilities resulted in the brief for the INEFC being awarded to Bofill’s team, within the general plan drawn up by Correa, Milà, Margarit and Buxadé. After a number of changes of site and programme, it was finally constructed on the western edge of the Olympic Ring.

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — National Physical Education Institute of Catalonia

The building is austere and noble in appearance, befitting a university building and in keeping with the particular “noucentista” style which predominates on the mountain of Montjuïc. The rectangular plan is composed of two squares which frame the two main training tracks. These two tracks, which are laid out over two storeys, are surrounded by various colonnades inspired by the university typology to create a cloister effect. The hall which separates the two cloisters is the main focus for social activities and for people to meet. The changing rooms and classrooms rise up to north and south of the cloisters, over two floors. The lower floor of the hall accommodates the auditorium, bar and restaurant. Access to the sports fields is by way of the door in the south façade and an external flight of steps.

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — National Physical Education Institute of Catalonia

Program 17 classrooms, a conference room for 400 people, offices, library, audiovisual room, cafeteria, body-building room, wrestling room, sauna, changing rooms, and two 2,500 square Metre sports fields.

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — National Physical Education Institute of Catalonia

Client: Catalan government Gross area 20,000 m2

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — National Physical Education Institute of Catalonia

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — National Physical Education Institute of Catalonia

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — National Physical Education Institute of Catalonia

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — National Physical Education Institute of Catalonia

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — National Physical Education Institute of Catalonia

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — National Physical Education Institute of Catalonia

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — National Physical Education Institute of Catalonia

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — National Physical Education Institute of Catalonia

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — National Physical Education Institute of Catalonia

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — National Physical Education Institute of Catalonia

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — National Physical Education Institute of Catalonia

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — National Physical Education Institute of Catalonia

Château Lafite Rothschild - Ricardo Bofill Taller de Arquitectura

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Underground wine cellars for the ageing of the vintage, with capacity for two thousand barrels. A tunnel connects it with the rest of the château’s underground cellars. Vines grow above the roof of the cellars, and the impact on the surrounding countryside is minimal. The main construction problem lay in the creation of a structure which would provide a large subterranean space free of obstacles to the working of the cellar, but was nevertheless capable of supporting the considerable load represented by a two-metre thickness of cultivated soil bearing down on the roof.

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Château Lafite Rothschild

The plan is octagonal, set within a square with a side of 50 metres which forms a crypt held up by columns and lit by a central skylight that emerges above ground in the middle of a vineyard. The roof of the cellars is slightly sloping, with beams 14 m (46’) in length radiating from the centre. A gallery running round the space for the storage of barrels allows visits without interrupting the delicate processes taking place in the interior. The premises for bottling, tasting and storage have been constructed alongside the cellars. The design of the different elements of the wine cellars, such as doors, columns, balustrades and so on, is based on variations on the geometry of the octagon. The construction ins entirely of architectural concrete, poured in situ.

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Château Lafite Rothschild

client: Eric de Rothschild gross area: 4.000 m2

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Château Lafite Rothschild

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Château Lafite Rothschild

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Château Lafite Rothschild

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Château Lafite Rothschild

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Château Lafite Rothschild

Les Temples du Lac - Ricardo Bofill Taller de Arquitectura

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A complex of 200 houses which completes the development of the ville nouvelle of Saint-Quentin, on the other side of the artificial lake from the site where the Taller built their first housing in France. The way the buildings are laid out by the lakeside recalls the distribution of a Palladian villa, with a central temple of four storeys, two quarter-circle pavilions, and two square pavilims, one at either end. The temple is rectangular, with a large interior courtyard overlooked by all the apartments. The dual orientation is clearly perceptible, since all the openings are centred on the axes of transparency. The pavilions consist of a series of individual two-storey houses. The entrance, vestibule and kitchen are located in the convex part, while the spacious living room enjoys views of the lake. The false perspective of the staircase effectively absorbs the deformation created by the radial structure and leads up to the bedrooms. The pavilions have four floors, and four apartments to a floor, with dual orientation at the corners. The centre is occupied by the vertical circulation core. The pediments of the pavilions and the central temple contain special duplex apartments.

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Les Temples du Lac

client: scc / cnp gross area: 12,000 m2

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Les Temples du Lac

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Les Temples du Lac

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Les Temples du Lac

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Les Temples du Lac

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Les Temples du Lac

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Les Temples du Lac

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Les Temples du Lac

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Les Temples du Lac

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Les Temples du Lac

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Les Temples du Lac

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Les Temples du Lac

Ricardo Bofill Taller de Arquitectura — Les Temples du Lac

Carmelino Buono Abbigliamento - Cibelli + Guadagno architetti associati

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< Cos’è la tradizione? Per noi la tradizione è la reinterpretazione continua e più autentica della cultura e dei segni del passato (più o meno recente), con lo scopo di tramandarla attraverso la sua rigenerazione. Dove per autentica intendiamo non emulativa ma bensì attualizzata. Il prodotto di questa reinterpretazione, qualsiasi esso sia, è un nuovo atto, inequivocabilmente autentico, ma che conserva un forte legame con il contesto e la storia dei luoghi, con la tradizione. In vero, questo processo di continua reinterpretazione autentica della tradizione è stato, da sempre, il segreto della nostra cultura millenaria. E’ stato il motore che ha prodotto in particolar modo in Italia, i migliori momenti della storia architettonica ed artistica dell’uomo. Ma proprio in Italia, dal secondo dopoguerra in poi, si è assistito ad una progressiva e inesorabile amnesia culturale, i cui (devastanti) risultati sono sotto i nostri occhi: le nostre città con le loro propaggini per così dire “moderne”. Nessun dialogo critico con la tradizione, nessun dialogo tra le arti, eppure questa era la nostra peculiarità.> Oggi, sempre più spesso, l’approccio nei confronti della tradizione e della storia, nel migliore dei casi, è di tipo emulativo, statico. Esso produce solo la distorsione della tradizione stessa e la sua morte per asfissia. Nella maggior parte dei casi oggi, tra la buona fede o la colpevole consapevolezza, si assiste al progressivo annichilimento del lascito tradizionale, pensando di preservarlo. L’esito di questo processo progettuale è sicuramente contemporaneo ma intimamente legato alla nostra tradizione quella più preziosa, quella millenaria. Questo legame è nel suo DNA un pò come quello che portano i figli dai padri e dai nonni. Vi sono forme archetipo come l’arco (realizzato in Bronzetto di Apricena) che, nell’immaginario collettivo, veicolano meglio questi rapporti perché sollecitano legami di relazione tra oggetti ed epoche consolidati nella nostra mente, ma vedere un arco e riconoscervi un ritorno al passato è quanto meno affrettato e riduttivo.

Cibelli + Guadagno architetti associati — Carmelino Buono Abbigliamento

Cibelli + Guadagno architetti associati — Carmelino Buono Abbigliamento

Cibelli + Guadagno architetti associati — Carmelino Buono Abbigliamento

Cibelli + Guadagno architetti associati — Carmelino Buono Abbigliamento

Cibelli + Guadagno architetti associati — Carmelino Buono Abbigliamento

Cibelli + Guadagno architetti associati — Carmelino Buono Abbigliamento

Cibelli + Guadagno architetti associati — Carmelino Buono Abbigliamento

Cibelli + Guadagno architetti associati — Carmelino Buono Abbigliamento

Cibelli + Guadagno architetti associati — Carmelino Buono Abbigliamento

Cibelli + Guadagno architetti associati — Carmelino Buono Abbigliamento

Cibelli + Guadagno architetti associati — Carmelino Buono Abbigliamento

Cibelli + Guadagno architetti associati — Carmelino Buono Abbigliamento

Cibelli + Guadagno architetti associati — Carmelino Buono Abbigliamento

Cibelli + Guadagno architetti associati — Carmelino Buono Abbigliamento

Cibelli + Guadagno architetti associati — Carmelino Buono Abbigliamento

Cibelli + Guadagno architetti associati — Carmelino Buono Abbigliamento

Cibelli + Guadagno architetti associati — Carmelino Buono Abbigliamento

Cibelli + Guadagno architetti associati — Carmelino Buono Abbigliamento

Plan Revel - Federico Pelloni, Matteo Cavina

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Il primo segno del progetto è la proposta di creare una nuova piazza per Bardonecchia: Piazza Belvedere, in posizione privilegiata ed assolata, affacciata sulla conca della Val di Susa. Questo nuovo spazio pubblico è destinato a tutta la città, ai suoi abitanti ed ai turisti. I negozi, i bar ed i ristoranti che si affacciano sulla piazza sono al servizio non solo del nuovo insediamento, ma di tutta la zona circostante.

Federico Pelloni, Matteo Cavina — Plan Revel

Vista di Piazza Belvedere

Lo spazio della piazza è ottenuto tramite una leggera modellazione del pendio, con la creazione di un pezzo di paesaggio a terrazze, in cui ogni livello riesce a traguardare il panorama al di sopra di quello sottostante. La più alta delle terrazze è una piastra scavata nel terreno: la fascia esterna ospita le diverse attività commerciali, mentre quella retrostante ospita i garage di pertinenza delle abitazioni.

Federico Pelloni, Matteo Cavina — Plan Revel

Sezione territoriale

Al di sopra di questo paesaggio terrazzato, si innesta un nuovo paesaggio “poligonale” dedicato alle case. Il progetto rilegge in chiave contemporanea la struttura urbana del tipico borgo di montagna, con edifici vicini ma isolati, orientati secondo l’orografia del terreno e con il fronte principale generalmente rivolto verso il sole.

Federico Pelloni, Matteo Cavina — Plan Revel

Planimetria generale

I percorsi tra le case, lungo linee spezzate a risalire il pendio, rimandano ai sentieri di montagna e si riallacciano alla rete dei percorsi forti (le strade) e leggeri (i sentieri, le mulattiere) esistenti. I pentagoni sono giardini, abitazioni, prati, specchi d’acqua, aiuole, boschi, orti condominiali, in un’ottica di condivisione e sostenibilità.

Federico Pelloni, Matteo Cavina — Plan Revel

Schemi concettuali

La disposizione delle abitazioni permette di garantire ad ognuna il giusto soleggiamento e la visuale libera verso il panorama; i materiali, i volumi, gli affacci rileggono invece in chiave contemporanea i caratteri dell’edilizia tradizionale alpina: tetti a falde, copertura con scandole di ardesia, pareti intonacate e piani superiori in doghe di legno.

Federico Pelloni, Matteo Cavina — Plan Revel

Esploso assonometrico dell'unità tipo

Federico Pelloni, Matteo Cavina — Plan Revel

Vista d'insieme a volo d'uccello

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