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Nuovo insediamento universitario a Cona (FE) - Open Project - architettura ingegneria, Luca Farinelli, Maria Chiara Santi, Michele Filippini, Giulio Cesare Ghermandi, Elisa Mazzola, IN.TE.SO. Ingegneria S.r.l., Davide Bernardinello

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Le preesistenze costruite, le caratteristiche geofisiche e ambientali del lotto, il parcheggio fotovoltaico di imminente realizzazione, hanno tracciato il disegno dell’edificio facendo propendere per una forma che al contempo garantisse permeabilità e fluidità, oltre a rappresentatività e riconoscibilità, senza rinunciare alla facilità di orientamento dei fruitori. La scelta è dunque ricaduta su una conformazione a corte, seppur rivisitata e plasmata in base alle esigenze specifiche dell’edificio.

Open Project - architettura ingegneria, Luca Farinelli, Maria Chiara Santi, Michele Filippini, Giulio Cesare Ghermandi, Elisa Mazzola, IN.TE.SO. Ingegneria S.r.l., Davide Bernardinello — Nuovo insediamento universitario a Cona (FE)

Vista complessiva dell'intervento

Di ascendenza classica, tale forma rimane a lungo associata ai luoghi dello studio e del pensiero oltre che della socialità e dell’incontro; ma offre pure una mediazione tra interno ed esterno, tra l’edificio e la città, generando uno spazio al contempo pubblico e privato, aperto e protetto: isolata dai rumori della strada e dall’inquinamento del parcheggio, essa diviene un luogo intimo che favorisce quello scambio di relazioni e informazioni che è linfa vitale di ogni attività di ricerca e formazione.

Open Project - architettura ingegneria, Luca Farinelli, Maria Chiara Santi, Michele Filippini, Giulio Cesare Ghermandi, Elisa Mazzola, IN.TE.SO. Ingegneria S.r.l., Davide Bernardinello — Nuovo insediamento universitario a Cona (FE)

Vista della corte interna

Verso obiettivi di permeabilità e connessione col contesto si muove l’operazione di “frattura” della corte: per dialogare con l’intorno questa si apre alla strada di accesso mediante un percorso di collegamento che, in corrispondenza dell’accesso principale, diviene vera e propria piazza, estensione della corte interna. Tale processo si approfondisce distaccando dal corpo principale una sua costola: un volume minore concepito per una fruizione anche indipendente dall’attività strettamente didattica, e dunque estesa all’utenza comune.

Open Project - architettura ingegneria, Luca Farinelli, Maria Chiara Santi, Michele Filippini, Giulio Cesare Ghermandi, Elisa Mazzola, IN.TE.SO. Ingegneria S.r.l., Davide Bernardinello — Nuovo insediamento universitario a Cona (FE)

Vista dell'accesso alla corte

Tali aperture necessariamente movimentano la planimetria, introducendo nel rigore simmetrico della tipologia a corte un elemento, per così dire, di violazione della norma. Come nel procedimento delle scienze, che coniugano rigore logico e fantasia intuitiva e fissano in norme il dinamismo della natura, l’edificio armonizza ortogonalità e non ortogonalità, linee rette e curve, staticità e movimento, quadrature e cerchi. Nella medesima direzione va pure il trattamento della copertura e delle facciate, che, pur concepite esse stesse su un impianto regolare, ammorbidiscono i segni e vivacizzano la matericità del volume costruito. Una griglia in acciaio copre l’edificio, da cui si eleva mediante una struttura a pilastri che assolve alla quadruplice funzione di schermare dall’irraggiamento solare le coperture e la corte, di occultare gli impianti alloggiati sul tetto, di slanciare la silhouette dell’edificio e al contempo di renderlo unitario.

Open Project - architettura ingegneria, Luca Farinelli, Maria Chiara Santi, Michele Filippini, Giulio Cesare Ghermandi, Elisa Mazzola, IN.TE.SO. Ingegneria S.r.l., Davide Bernardinello — Nuovo insediamento universitario a Cona (FE)

Vista posteriore dell'edificio

In una fusione armoniosa tra tutte le parti del corpo, la copertura, oltre a riprodurre a terra la sua trama, prosegue il proprio ordito nello scheletro metallico dei frangisole in facciata. Essi, che rappresentano l’aspetto esteriore, la pelle del corpo edificato, cercano di armonizzarsi con il contesto e sposarne cromie e materiali. Si è dunque scelto di farne un pattern modulato sui toni della terra e del mattone, che evoca il cotto della tradizione ferrarese, e al contempo si sposa con la facciata dell’ospedale che gli sta di fronte. Fortemente caratterizzanti e di sicuro impatto, essi assurgono al ruolo di elemento identitario, che regala immediata riconoscibilità all’edificio, e può divenire landmark visibile anche a distanza per chi si avvicini all’edificio.

Open Project - architettura ingegneria, Luca Farinelli, Maria Chiara Santi, Michele Filippini, Giulio Cesare Ghermandi, Elisa Mazzola, IN.TE.SO. Ingegneria S.r.l., Davide Bernardinello — Nuovo insediamento universitario a Cona (FE)

Concept

Concepiti per consentire un elevato confort degli occupanti e regolare l’irraggiamento degli ambienti durante tutto l’arco della giornata, la loro apertura, chiusura e orientamento sarà regolato, in base alle condizioni di irraggiamento, da un sistema automatico integrato con il controllo del flusso luminoso dell’illuminazione artificiale; e all’occorrenza potrà essere forzato con comando manuale per specifiche esigenze funzionali dell’ambiente. Questa impostazione del controllo di tipo locale e non per facciata, unitamente al trattamento cangiante della facciata, offrirà all’osservatore esterno, la visione di un ambiente “vissuto” e “personalizzato” e non una facciata piatta e uniforme.

Open Project - architettura ingegneria, Luca Farinelli, Maria Chiara Santi, Michele Filippini, Giulio Cesare Ghermandi, Elisa Mazzola, IN.TE.SO. Ingegneria S.r.l., Davide Bernardinello — Nuovo insediamento universitario a Cona (FE)

Prospetti e sezioni

Open Project - architettura ingegneria, Luca Farinelli, Maria Chiara Santi, Michele Filippini, Giulio Cesare Ghermandi, Elisa Mazzola, IN.TE.SO. Ingegneria S.r.l., Davide Bernardinello — Nuovo insediamento universitario a Cona (FE)

Analisi energetiche


Edificio residenziale in Via Laghi - Alessandro Bucci Architetti

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L’edificio si inserisce nel contesto in modo sobrio, dando continuità al fronte urbano residenziale. Costituito da una struttura semplice, che non lascia spazio a superflui vezzi stilistici, permette l’inserimento di ampi alloggi impreziositi dal fronte loggiato affacciato verso le chiome degli alberi

Alessandro Bucci Architetti — Edificio residenziale in Via Laghi

Alessandro Bucci Architetti — Edificio residenziale in Via Laghi

Alessandro Bucci Architetti — Edificio residenziale in Via Laghi

Palliative pavilion - SHARE architects

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The new Palliative Station has 14 beds, a meditation room, a therapeutic bath, a palliative counselling service, a IT center and a linen output. The Palliative Station is a carefully looped shape inserted into the landscape to maintain the maximum of the existing tree population.

SHARE architects — Palliative pavilion

The building concept is based on the well-being of patients, visitors and staff. The pavilion offers single and double rooms for terminally ill patients, who are given the opportunity to prepare in a homely environment within the hospital complex, to be discharged to a nursing home or to spend the last days in the presence of their relatives.

SHARE architects — Palliative pavilion

The patient rooms are located on the east side of the building facing the garden. There is the possibility for relatives to stay over night in an extra guest room. From each patient’s room you are able to get on disabled accessible common terraces. Floor to ceiling glazing allows an unrestricted view to the outside.

SHARE architects — Palliative pavilion

The main corridor, connects the clearly separated administrative part from one side of the corridor to the patient rooms on the other side, and loops around a glazed atrium. The lower level of the pavilion is the connector to the existing Oncology building. This gives the opportunity within a short distance to transport the patient to a possible treatment.

SHARE architects — Palliative pavilion

In the basement is a laundry dispenser for 600 staff members, as well as the computer backup hub of the hospital. These functions have their own accessibility. While the exterior appearance is marked by a textured aluminum façade, natural materials were used in all patient areas

SHARE architects — Palliative pavilion

SHARE architects — Palliative pavilion

SHARE architects — Palliative pavilion

SHARE architects — Palliative pavilion

SHARE architects — Palliative pavilion

SHARE architects — Palliative pavilion

SHARE architects — Palliative pavilion

National September 11 Memorial Museum Pavilion - Snøhetta

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On May 15, 2014, President Obama will be present for the dedication of the National September 11 Memorial Museum & Pavilion at the World Trade Center site. The Pavilion and Museum will open to the public for the first time on May 21, 2014.

Snøhetta — National September 11 Memorial Museum Pavilion

In 2004, SNØHETTA was commissioned to design the only building on the memorial plaza. In the years since, the program has changed several times, however it has remained a cultural facility dedicated to visitor comfort and orientation. The design for the building embodies a careful reaction to the horizontal character of the memorial plaza’s design, while also providing the area with a lively organic form that allows the visitor to imagine the site and city in a broader sense. According to Snøhetta’s Founding Partner, Craig Dykers, “Our desire is to allow visitors to find a place that is a naturally occurring threshold between the everyday life of the city and the uniquely spiritual quality of the Memorial. It is important that people physically engage with the building and feel that it helps lead them on to other areas of the site and other thoughts about their experiences there.”

Snøhetta — National September 11 Memorial Museum Pavilion

Snøhetta’s design approach has always been characterized by an exploration of context. The WTC Memorial site carries with it both the power of its history and a new hope for the future. It is a place that conveys the memories and dreams of people around the world who are affected by its presence without forgetting its intimate connection to the people of New York.

Snøhetta — National September 11 Memorial Museum Pavilion

Certain characteristics of the Museum Pavilion will seem reminiscent of the original towers, while at other times these notions are only alluded to. The alternating reflective treatment of the façade will mirror the changing seasons, revealing the Pavilion’s differing qualities throughout the year. Inclined, reflective and transparent surfaces encourage people to walk up close, touch and gaze into the building. Once inside, visitors look out through the Pavilion’s atrium to see others peer in, and begin a physical and mental transition in the journey from above to below ground. Within the atrium, stand two structural columns rescued from the original towers. Although removed from their former location and function, they mark the site with their own profound and aesthetic gesture. The Pavilion’s light and airy materials allow daylight into the Museum below grade, commemorating the Pavilion’s tenuous relationship with the ground, equal parts weightless and hopeful.

Snøhetta — National September 11 Memorial Museum Pavilion

Complementing the power and simplicity of the pools and the trees, Snøhetta has designed a visually-accessible, unimposing, building which is fully integrated into the Memorial site. With its low, horizontal form and its uplifting geometry the Pavilion acts as a bridge between two worlds – between the Memorial and the Museum, the above and below ground, the light and dark, between collective and individual experiences. It also bridges over separate structures: the Path station, Museum and subway station below. Between vertical and horizontal extremes, it is a stepping stone between skyscrapers and the plaza. The Pavilion’s jewel-like, striped façade was developed in collaboration with the Client to allow the building to have a strong resonance for the visitor as well as providing visual and architectural connection to the surrounding urban environment. The flat plane of the Memorial Plaza is pierced by the glass Atrium of the Pavilion, which allows visitors to enter the below-grade Museum and bring with them sunlight from above.

Snøhetta — National September 11 Memorial Museum Pavilion

The name of the Memorial Plaza is “Reflecting Absence.” As visitors cross the Plaza and approach the perimeter of the pools their gaze drops to watch the water cascading into the main pools, then flowing further over the second rim into the inner void. It is a physical reflection of the monumental absence created by the tragic events of September 11. By contrast, Snøhetta’s Pavilion reflects presence: the present moment, the day, the time, the weather, the trees, the surrounding buildings, and especially all the visitors present at the Memorial. While they look down into the Memorial fountains to contemplate and pay respect to the past, they look straight ahead and up at the Pavilion to reflect on the present and the future, bravely and with hope.

Snøhetta — National September 11 Memorial Museum Pavilion

Size: Gross Floor Area: 50,000 square feet, 3 floors, Height: 75 feet max.
Program: Ticketing, Lobbies, Auditorium, Atrium, Family Room, Amenities, Exhibition
Material Choices: Exterior: Treated Stainless Steel Panels and Insulated Glass Interior: Ash Finger Parquet Floor, Ash Ceiling Panels; Ash Wall Panels; Floors: Polished Concrete, Walls: Resin panels.

CENTRALE ELETTRICA PONZA - BioNoise® Ingegneria Ambientale, Cristiano Luci, Romina Ragni, EcasA+ Ambrogio Cosimo Architetto, Roberto Vagni

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Impianto di produzione energia elettrica per l’isola di Ponza di iniziativa della Società Elettrica Ponzese; l’impianto è costituito da quattro gruppi elettrogeni in cabine insonorizzate per complessivi 6,2 MWe. Le opera consistono nella realizzazione dell’area di centrale in località Monte Pagliaro con relativi apparati tecnologici; a ciò si aggiunge la realizzazione di un nuovo cavidotto interrato di 2,5 km per collegare la nuova centrale alla rete elettrica MT esistente. Il progetto è stato sottoposto ad autorizzazione unica presso la Provincia di Latina previa ottenimento di pareri specialistici da parte dell’Autorità dei Bacini della Regione Lazio, del settore aree protette della Regione Lazio e della direzione regionale MIBAC per aspetti paesaggistici ed archeologici. Il progetto esecutivo è stato sottoposto ad autorizzazione del Genio Civile in quanto opera strategica. Il team di progettazione ha eseguito lo studio paesaggistico, l’analisi di impatto acustico ed atmosferico, la valutazione di incidenza ecologica e lo studio geomorfologico, necessari all’ottenimento dei pareri specialistici.

BioNoise® Ingegneria Ambientale, Cristiano Luci, Romina Ragni, EcasA+    Ambrogio Cosimo Architetto, Roberto Vagni — CENTRALE ELETTRICA PONZA

Rendering centrale elettrica SEP SpA - Ponza (LT)

Hans Christian Andersen - House of fairytales - Emiliano Spaziani, Livia Toccafondi, Raffaella Gatti

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Alla dolcezza dei prati fioriti si contrappone il mistero delle schegge che emergono dal terreno. La domanda sulla molteplicità dei livelli è immediata, tema che ricorre appena entrati al coperto con l’affaccio sul livello inferiore dove poggiano i coni metallici. Doppi livelli, doppia consistenza dei materiali, fiori e metallo: materia in movimento e materiale fisso, consistente.

Emiliano Spaziani, Livia Toccafondi, Raffaella Gatti — Hans Christian Andersen - House of fairytales

Il disegno della pavimentazione è in due materiali che si incastrano formando triangoli piani di pietra colorata, frammenti di un mosaico che compongono il racconto del giardino delle favole. Anche il gioco dei bambini richiede uno spazio dal duplice aspetto, come per Andersen la vita oscilla tra due poli: la leggerezza e la ineluttabilità del dolore. Del resto i bambini ci insegnano la gioiosità del combattimento e la felicità della vittoria. Il buono e il cattivo, la luce e il buio, lo scrittore ed il lettore.

Emiliano Spaziani, Livia Toccafondi, Raffaella Gatti — Hans Christian Andersen - House of fairytales

Come gli aspetti della vita sono presentati nelle fiabe? Perché sono presentati? Andersen immagina mondi fantastici fatti con elementi della vita quotidiana che inducono il lettore a fantasticare sulla e nella vita reale come fosse irreale, inducono a interpretare il quotidiano e a usarlo per una storia personale fantastica. Così l’architettura: si muove sul principio enunciato dal titolo, la copertura avvolge il museo con fare protettivo e si protende all’esterno per accogliere rappresentazioni figurate di favole. Il terreno si inclina ed accoglie gli spettatori in un avvallamento, una modifica del suolo che dialoga con la più artificiale tettoia in atteggiamento protettivo.

Emiliano Spaziani, Livia Toccafondi, Raffaella Gatti — Hans Christian Andersen - House of fairytales

Messi a punto i principi legati alla figura di Hans Andersen l’architettura può muoversi libera nella declinazione dei materiali e delle forme per avvicinare il visitatore e lo studioso ai temi anderseniani. Trasparenze e massicce presenze, colori identificativi e luminosi, animano una dialettica tra opposti. Il contrasto crea un senso di spaesamento e proiezione verso la comprensione dei racconti configurati all’interno. Implosione e straniamento come esercizio indotto. Nel parco-giardino emergono volumi dal suolo, le gemme, colorati prevalentemente di blu. Libri compaiono sulle panchine a disposizione di tutti i frequentatori, grandi e piccoli. L’animazione delle volumetrie crea lo straniamento e la curiosità che introduce a farsi avvolgere dall’immaginario fantastico e alla partecipazione al gioco della favola. La familiarità con il mistero che avvolge i personaggi delle storie invita ad avvicinarsi ai contenitori conici che, austeri nella configurazione esterna, diventano domestici all’interno con le vivaci coloriture scelte per distinguerli. L’architettura si muove parzialmente al di sotto del giardino ed affiora in superficie confrontandosi con il volume ampio del Museo. Anche all’interno di quest’ultimo le gemme che si possono traguardare dall’affaccio del piano terra sul piano sottostante.

Emiliano Spaziani, Livia Toccafondi, Raffaella Gatti — Hans Christian Andersen - House of fairytales

La rappresentazione della duplicità dei significati della vita, tema fondante della personalità di Andersen, avviene in questo sdoppiarsi degli elementi architettonici: rifugio e consapevolezza, autonomia e dipendenza, gioco e conoscenza. La curiosità che prevale all’esterno si trasforma in informazioni approfondite sulla storia del poeta e dei suoi scritti. Sistemi tecnologici d’avanguardia sono collocati negli spazi dedicati: tavolette interattive, schermi con proiezioni al tavolino e/o sulle pareti, tavoli espositivi corredati da computer in superficie. Tutto costruito intorno ad un percorso segnato fisicamente sul pavimento. Colori scelti per preparare il visitatore ed introdurlo alle tematiche esposte. L’edificio del museo è organizzato per accogliere visitatori di differenti età e di differenti provenienze. L’architettura che avvolge le parti tematiche della esposizione è costituita da pareti trasparenti rigate da materiale ligneo e metallico; la copertura si appoggia sugli spazi e si piega a volte verso il giardino per creare all’esterno una protezione per possibili rappresentazioni e all’interno del piano espositivo ombre che invitano alla osservazione interna escludendo la vista verso l’esterno.

Emiliano Spaziani, Livia Toccafondi, Raffaella Gatti — Hans Christian Andersen - House of fairytales

La continuità del foglio metallico blu denuncia la voluta continuità fra le esposizioni tematiche che all’interno sono differenziate da colori, dimensione degli spazi e indicatori simbolici. Gli spazi interni si svolgono all’intorno del vuoto centrale che collega i due piani che esplicita la distribuzione del museo nel livello interrato, il piano terra ed il primo piano. Questo VUOTO come centro o cuore del museo è la sottolineatura della metafora lettore-scrittore e fisicità-astrazione. In termini architettonici la dimensione dell’area a disposizione è scandita o, meglio, disegnata in due parti fondative per l’organizzazione degli spazi. Un grande vuoto esterno alberato e fiorito per i visitatori e gli abitanti all’intorno e il pieno fatto di ambienti dedicati ad Andersen in tutte le sue manifestazioni, vita e scrittura, con una copertura che avvolge la Sala decorata con affreschi dipinti da Niels Larsen Stevns e le dimore dedicate compresa la casa Andersen. Il colore della copertura rispecchia metà del cielo all’imbrunire o all’alba, l’invito al sogno nella realtà e l’opposto. La descrizione che si è fatta sul doppio come principio riconosciuto è una sintesi relativa alla determinazione architettonica.

Emiliano Spaziani, Livia Toccafondi, Raffaella Gatti — Hans Christian Andersen - House of fairytales

La fisicità intrinseca della edificazione è adattata alla scelta di intervenire nei luoghi per renderli continui nella discontinuità: affacci sul vuoto da scoprire, rampe per raggiungere il piano interrato che dall’alto si mostra “misterioso”, scoperta del labirinto fra la base delle gemme che al loro interno sono molto luminose, con immagini impresse nelle pareti e apparecchiature elettroniche per il pubblico. L’esterno è gioioso, semplice, familiare. Le figure dei personaggi delle favole sono a grandezza naturale, in metallo corten dipinto. Sono infilate nel terreno su perni che consentono di girarle e usarle come gioco per familiarizzare con esse. Uno specchio d’acqua lineare rispecchia questi personaggi artificiali.

Emiliano Spaziani, Livia Toccafondi, Raffaella Gatti — Hans Christian Andersen - House of fairytales

All’intorno sono i giardini fioriti in grandi vasche strette e lunghe, come righe colorate del terreno. Un grande bassorilievo del terreno, o livello di scavo di 60 cm circa, accoglie nei bordi con gradinate i visitatori per assistere a spettacoli improvvisati o programmati su temi andersoniani eseguiti da improvvisati attori o, in alcune occasioni prevalentemente estive, con compagnie teatrali vere. Oltre allo spazio nell’angolo est dell’area i bambini potranno mettere in scena spettacoli di fronte all’edificio che ospita i laboratori, fra le gemme emergenti che diventeranno fondali per le scene. In quest’ultimo spazio saranno collocate molte sedute fisse. Cubi di cemento colorato disposti a favorire l’ incontro e, nell’insieme, a creare posti per assistere a brevi recite con i bambini seduti sul prato verde. La suddivisione degli spazi del giardino è pensata per un tempo libero di riposo e di relazione e per un tempo libero volutamente interessato alla introspezione tematica sui temi delle favole e sulla vita del loro autore. L’edificio è composto di due piani fuori terra ed uno interrato che si estende fin sotto il giardino e parzialmente sotto l’edificio. La suddivisione tematica degli spazi avviene nella logica temporale degli eventi con esposizione di libri, documenti, testimonianze fotografie e immagini del maestro corredata da postazioni interattive a disposizione del pubblico. Il settore ovest è destinato ai bambini, con spazi attrezzati per l’arte del teatro (costumi, trucco, oggetti per le scene ecc.) animati da laboratori per il disegno e la realizzazione di scenografie e per la manifattura dei costumi; e ovviamente laboratori dedicati all’arte dello storytelling.

Piazza Mazzini - Lecce - Emiliano Spaziani, Livia Toccafondi, Raffaella Gatti

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LA TRASPOSIZIONE DI UN SEGNO IMPONENTE A SEGNO QUASI LUDICO stare camminare osservare giocare incontrare guardare leggere ascoltare La città La struttura urbana della città di Lecce assume caratteri specifici in ogni epoca della sua costruzione. La rigorosa appartenenza alla storia e alle declinazioni architettoniche relative ai periodi di maggiore sviluppo le fa raggiungere altissime qualità nell’edilizia e negli spazi dei differenti “cretti“ (tessiture edilizie e volumetrie corrispondenti), che rispondono ad esigenze di rappresentanza e di uso da parte della comunità insediata. Le ampie superfici degli edifici del “barocco leccese” bordano le strade del centro storico e si confrontano in un insieme unitario delimitato da segni identitari. Esse si fronteggiano nella grande piazza del Duomo con una misurata proporzione fra dilatazione del piano orizzontale e altezze dei lati. Il cretto barocco ingloba le aree dei grandi reperti archeologici e forma quei grandi vuoti nella città dai quali si traguardano le testimonianze della città storica all’intorno. La scacchiera delle pianificazioni ottocentesche imprime l’ordine dell’impianto e segna una nuova dimensione dell’edificato. Dopo una fase di edificazioni rappresentative dell’era fascista, lo sviluppo nel dopoguerra assume un carattere diremo democratico per l’architettura con aperture verso lo spazio della città: grandi finestre, logge, domesticità degli elementi e dei materiali nell’edilizia residenziale. Le piazze sono per le persone e non per manifestazioni del potere, spazi verdi per le famiglie, con elementi di pregio per nobilitare i luoghi. Nel settore a est di viale Cavallotti dove è la piazza Mazzini la scacchiera è precisa, scandisce con geometria esatta le strade e il ritmo dell’edificato. La piazza è il VUOTO come assenza, uno spazio sottratto al disegno per conferire un uso diverso dal pieno. La città si è appropriata di questo vuoto per conferire e mostrare la qualità del quartiere: oggi la destinazione d’uso è prevalentemente terziaria nei piani terra e la piazza è stata trasformata in zone a parcheggio e per rari eventi per coinvolgere la popolazione. Il vuoto rimane oggi inattivo, senza altro che soste lungo i percorsi sotto gli alberi. Una assenza fuori dal tempo, uno svuotamento del cretto senza conquista dello spazio. Un necessario ritorno al racconto della città.

Emiliano Spaziani, Livia Toccafondi, Raffaella Gatti — Piazza Mazzini - Lecce

La nuova piazza Mazzini a Lecce La piazza Mazzini è la prima piazza che si incontra al di là del viale Otranto. Dalla città più antica, percorrendo i luoghi più rappresentativi del centro storico, la piazza Sant’Oronzo e il castello di Carlo V, si giunge per la via Salvatore Trinchese alla piazza. La regolarità dell’edilizia e la sua dimensione ci fanno ritrovare in un diverso clima rispetto alla città monumentale. La stessa presenza del verde, assente nella città barocca, crea un interrogativo sul ruolo, non più affidato alla osservazione dei monumenti ma, forse, dedicato alla dinamicità contemporanea, alla partecipazione sugli eventi e con gli strumenti della più recente tecnologia. La connotazione della piazza oggi è austera e statica. Un aspetto importante figurativamente e nel contempo fermo, autoreferenziale. Nei comportamenti contemporanei l’uso degli spazi urbani ha modificato la forma da assegnare ad essi e tale riflessione incide sulla definizione del progetto trasformativo. Ci si interroga sulla modifica, sull’equilibrio fra oggetti da lasciare per la memoria ed elementi innovativi. Il progetto si propone di riconsegnare ai cittadini la loro piazza con il senso più proprio per la contemporaneità. Uno spazio dinamico, digitale, progettuale e di scambio. Dalla storia al presente. In cui si attivi un sistema relazionale tra lo stare, il camminare, l’osservare, il giocare. Acqua, colori, luci per uno stare vivace e dinamico, con generazioni a confronto e con giochi adeguati. La grande fontana al centro della piazza rimane con un perimetro riservato ridotto (si sottrae l’aiola verde) e all’intorno una nuova pavimentazione pensata come un grande tappeto disegnato da una sequenza dis_ordinata di timbri, dalla forma della pianta della fontana, che compongono un puzzle di materie e colori differenti. Il dis_ordine compositivo di queste timbrature risponde all’idea di attivare delle situazioni possibili da proporre alla collettività. Alle alberature del perimetro e alla fontana sono invece affidati compiti della sfera meno ludica, il ricordo e il racconto. Il gioco del timbro potrà diventare un segno identitario, ovvero un logo, anche per le attività commerciali presenti nella piazza. La dimensione della pavimentazione, la coloritura delle tessere di pietra, le dimensioni degli elementi del puzzle si dilatano e comprimono partendo dalla centralità della fontana per creare alcuni luoghi dello stare nel segno della convivialità, del riposo e del divertimento. Gli altri elementi di progetto, come le alberature, le panche, l’illuminazione e i box per i servizi, si dispongono secondo una griglia ortogonale regolare. In particolare, sono previsti degli spazi all’interno dei box dove poter inserire delle piccole biblioteche: libri da leggere, toccare e sfogliare in strada e in maniera gratuita per la condivisione, il consumo collaborativo e il bookcrossing. La carrabilità, la fontana, gli alberi, l’arredo e le sedute costruiscono la coreografia del nuovo vuoto urbano. Il contatto con gli edifici, la continuità nuova fra negozi e spazio centrale innesca nuovi comportamenti e nuovi usi nella piazza. Una aulica domesticità viene data a disposizione di ogni cittadino recuperando lo spazio, prima separato dal groviglio dei parcheggi e del traffico. A questa operazione di immagine e di cambiamento fisico visibile seguono attente modifiche destinate al miglioramento della funzionalità dell’intorno commerciale e residenziale. La nuova grande piazza si estende nella sua pedonalità per 111 X 127 metri recuperando le sedi carrabili di via Trinchese e la prosecuzione di via S.M. Michele davanti alla Galleria allo scopo di valorizzare le potenzialità urbane e di fruizione pubblica in particolare modo della Galleria. Nello stesso tempo la piazza si accosta a via Sauro e a via Oberdan, che rimangono carrabili, con una sede stradale ridotta a vantaggio di una maggiore larghezza dei marciapiedi per consentire un flusso di percorrenza più veloce e una migliore fruibilità delle attività commerciali. La necessità di mantenere la carrabilità di queste due vie si impone per la presenza di attività che richiedono soste brevi (es. per il carico e scarico merci), negando le quali si provocherebbe una trasformazione radicale degli usi. Nel prevedere il massimo comfort qualitativo di questo spazio pubblico e migliorarne l’attrattività si conferma come necessaria l’opportunità di realizzare un parcheggio interrato che renda significativo e non solo formale il restyling della piazza. Il disegno dell’ingresso e dell’uscita dal parcheggio sotterraneo è ridotto allo stretto necessario per non interrompere la fruibilità della piazza. La progettazione del parcheggio sarà fatta evitando di rimuovere le alberature esistenti, i varchi saranno marginali e puntuali. Per questo motivo si è previsto l’accesso e l’uscita agli angoli sud-est e sud-ovest della piazza (lungo via Oberdan), calibrandone dimensione e uso all’interno del più generale ripensamento della viabilità carrabile, con lo scopo di mantenere relazionata la piazza agli assi viari nord-sud ed est-ovest della città. Si conferma nello stesso tempo la pedonalizzazione di via Trinchese, prevedendone una nuova pavimentazione e illuminazione ed una pista ciclabile in grado di contribuire a rafforzare la relazione sociale tra il centro storico e Piazza Mazzini. Sul lato della piazza che fronteggia la Galleria si prevede l’inserimento di una corsia carrabile per il servizio pubblico e per le emergenze. La fontana e il timbro. La fontana rimane al centro della piazza, la dimensione è ridotta al solo perimetro della vasca, quasi a sottolinearne il ruolo rappresentativo ma che entra a far parte della coreografia generale. Il segno della timbratura nella pavimentazione riprende la forma in pianta della fontana; l’uno e l’altra costituiscono tessere di uno stesso puzzle. Le timbrature, di dimensione pari a circa 6×6 metri, si dispongono nella pavimentazione in modo casuale dal centro verso le estremità della piazza. Le timbrature saranno, come dettagliato nelle tavole, in pietra di Trani, in pietra rossa, in corten microforato con giochi d’acqua nebulizzata, in gomma antitrauma colorata per i bambini e, infine, a prato con piccoli gruppi di piante officinali. Nelle timbrature d’acqua il getto potrà creare giochi estivi per bambini e piccole fontane per chi passeggia nella piazza, contribuendo con l’ombreggiamento delle alberature e l’acqua della fontana al raffrescamento della pavimentazione della piazza. Infine, tasselli per le sedute, della dimensione di circa 3×3 metri, saranno inseriti all’interno di alcune timbrature della pavimentazione e saranno disposti in piccoli gruppi per l’incontro e la sosta. Alla grande fontana sono riservati giochi di luce e di acqua che saranno regolati con modalità concordate con la cittadinanza. Lo scorrere lento e costante dell’acqua creerà un piacevole suono di sottofondo che accompagnerà i fruitori della piazza. Gli arredi e gli spazi per nuovi servizi A corredo delle scelte configurative per rinnovare la spazialità e rendere la piazza più accogliente e adatta all’incontro e allo scambio si sono scelti gli elementi per la seduta, per l’illuminazione e l’osservazione. La sottrazione della corona verde all’intorno del profilo della fontana rende lo spazio più ampio e adatto ad accogliere elementi di seduta di grandi dimensioni. Sulla pavimentazione che è, continua per tutta la superficie della piazza, sono poggiate delle grandi sedute lignee, con struttura di ferro, che si infilano dentro i “boschetti” per sostare soprattutto nelle giornate estive. Questi segni lignei ritagliano le zone della piazza con forme dinamiche e accattivanti. L’incontro e la lettura sono caratteristiche dei comportamenti contemporanei e questa disposizione fra alberi e sedute invita allo stare, al riposare e allo scambio. Queste sedute si prolungano anche al di fuori delle alberature per soste invernali e/o serali. L’unitarietà delle sedute crea ambiti per incontri e distanze nel caso si voglia isolamento ovvero tranquillità. Sui lati est ed ovest della piazza sono state individuate sei aree rettangolari, destinate ad accogliere attrezzature per eventi straordinari come piccoli mercati, ovvero ad offrire spazi per collocare arredi come tavolini e sedute per i locali pubblici. La pavimentazione di tali aree, sempre rigorosamente a livello, è segnata da pietra con taglio differente da quella usata per la tessitura generale. Su quattro delle sei aree sono posati, nei quattro angoli della piazza, piccole architetture destinate ad accogliere alcuni servizi, come il “trova-libri” gratuito, chiosco per giornali e per fiori, bar, wc, scale e ascensori per il parcheggio interrato. La forma e il materiale di queste piccole architetture è scelta in armonia con gli altri materiali usati per l’arredo: legno e supporti in ferro. Listelli in pietra o ridotte sedute fisse potranno essere disegnate per completare e armonizzare la sezione occupata. Infine, all’illuminazione è riservato il ruolo di sottolineare la dimensione della piazza: grandi matite in corten con all’estremità il corpo luminoso cilindrico a LED, disposti a circa 16 metri di interasse, si inseriscono come segnali di misura dello spazio vuoto. A questo sistema si integra quello costituito da una serie di faretti incassati a pavimento, sempre a LED, disposti secondo un disegno irregolare, intorno alla fontana, con lo scopo di enfatizzare lo spazio centrale della piazza e individuare luoghi di incontro anche nelle ore serali. La corona delle piantumazioni di lecci Circondata dalla nuova pavimentazione, essa costituisce il circuito ombroso dello spazio. L’illuminazione e gli arredi la rendono fruibile da giovani e meno giovani. E’ il primo contatto dello spazio-piazza, il filtro fra le fasce commerciali all’intorno, luogo privilegiato per soste brevi, e filtro per le aree più interne, alberate e corredate dai servizi. Il verde intenso dei lecci si unisce alle chiome dei pini lungo tutto il perimetro della piazza e costituisce la cornice della vista verso l’alto. Il progetto modifica questa bordura ombrosa diradando i filari in alcuni punti del perimetro in modo da unire visivamente il dentro della piazza con i flussi perimetrali. Nello stesso tempo nel lato sud, in quello est e nord-est del perimetro-piazza si accentua lo spessore dei filari di pini e lecci con l’intento di creare dei “boschetti”: nel colore intenso del verde dei lecci sono inserite delle specie dalla misura più ridotta ma sempre importanti: il Cercis Siliquastrum, che offre una fioritura primaverile rosa intenso, che in seguito lascia il posto a foglie di un verde brillante chiaro e il Prunus cerasifera var pissardii, dalla chioma rotondeggiante, con una intensa fioritura rosa all’inizio della primavera seguita dalla comparsa di un fogliame viola-bronzo e da piccoli frutti rossi tondeggianti. La scena acquista un sapore protettivo, al contempo rappresentativo e accogliente.

Emiliano Spaziani, Livia Toccafondi, Raffaella Gatti — Piazza Mazzini - Lecce

Emiliano Spaziani, Livia Toccafondi, Raffaella Gatti — Piazza Mazzini - Lecce

Riqualificazione del Waterfront di Gabicce Mare - federigo luzzi, Roberta Pari, Gianmaria Socci, matteo grilli

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L’approccio alla seconda fase del concorso è stato inizialmente impostato sull’ascolto: prima di iniziare a sviluppare e confrontare le nostre idee per costruire il progetto, abbiamo preso atto dei giudizi, dei commenti, delle critiche, delle discussioni fatte nelle sedi preposte e nelle sedi informali, delle opinioni di alcune associazioni del territorio, delle indicazioni dei cittadini, espresse anche attraverso il percorso partecipato promosso dalla P.A. di Gabicce. Abbiamo colto anche suggestioni dai lavori dei nostri colleghi-competitori, raccogliendo così lo stimolo che la procedura, struttura in due fasi, ha voluto dare allo sviluppo di proposte progettuali basate sul confronto e l a circolazione d’idee. Siamo quindi partiti da lontano, indagando il ruolo di Gabicce nel territorio, indagandone l’identità, soprattutto nel passato prossimo e recente, e il rapporto con le cittadine limitrofe e con il paesaggio terrestre e marino. Gabicce vuole svilupparsi su un rapporto di complementarietà con ciò che la circonda. Complementarietà intesa come rapporto di scambio, fondato non sulla sottrazione a proprio favore, ma sul dare e ricevere, attivando azioni virtuose proprio a partire dalle contraddizioni interne e dalla competizioni con gli altri territori. Questo vale sia per il rapporto con il territorio “naturale” sia con le città confinanti e vicine, sia più in generale con l’area nord-marchiginana e/o sud-romagnola. Questa complementarietà si declina, per quanto riguarda il territorio “naturale” in un rapporto di valorizzazione del San Bartolo e del mare, portando a una ricucitura formale, simbolica e materiale fra gli elementi di terra e acqua, attraverso connessioni di reciprocità funzionale e percettiva. Per quanto attiene invece il rapporto con le città limitrofe, l’equilibrio pare ancora sospeso tra una volontà di diversificarsi dal modello storico della costa romagnola di turismo massivo e ludico (benchè anche questo in fase di cambiamento profondo, vedi da esempio la wellness valley) e un desiderio di integrarsi in un sistema economico e sociale che porta benessere, investimenti, solidità. Di quest’apparente ambiguità, di questo rapporto duplice con il paesaggio naturale e con quello sociale ed economico abbiamo fatto uno dei nodi fondamentali del progetto: la relazione con lo spazio naturale diventa il progetto di naturalizzazione del waterfront, ovvero la linea di ricongiunzione, anzi di non interruzione, che parte dal San Bartolo e arriva al molo a confine con il porto canale; o viceversa, che parte dal molo e, con un moto crescente nel vero senso della parola, ovvero con specie arboree che man mano che ci si dirige a sud-est diventano più alte e selvagge, si propaga verso il San Bartolo, in pochissimo spazio, con un gradiente veloce, vivo e vero. Il rapporto con il territorio circostante e in particolare con la prospicente Cattolica, vuole essere di reciprocità: perciò a Gabicce si intende sviluppare ciò che manca a Cattolica (in termini di funzione, immagine e opportunità), ma con lo scopo di dare a Cattolica, e a quella zona della Romagna, l’opportunità di usarlo. E viceversa. Per questo la linea del progetto del waterfront non si ferma sul molo, ma da lì riparte e passa lungo il porto canale, che diventa o si conferma una via di passeggio e di ristoranti e bar e quindi di economia del tempo libero anche invernale, e va a congiungersi, passando per il viale della vittoria, viale di accesso alla parte marina della città, a un insieme di percorsi che crea un sistema urbano più chiaro e compiuto, meno indeciso di quanto la città non esprima adesso.

federigo luzzi, Roberta Pari, Gianmaria Socci, matteo grilli — Riqualificazione del Waterfront di Gabicce Mare

L’altro nodo che ci è parso fondamentale affrontare è quello del rapporto con il mare e con la densità del costruito. Il rapporto però non solo della prima e seconda linea di edifici, ma della città intera. Abbiamo sviluppato e rafforzato per questo l’idea di aprire dei canali visivi, che in realità sono degli spazi fisici, che permettano di vedere il mare da diversi luoghi: la creazione delle piazze è dunque la risposta a questa esigenza, e alcune parziali demolizioni, vista anche la bozza di nuovo Piano Strutturale, ci sono sembrate affrontabili sia politicamente sia economicamente, a fronte di una valorizzazione di grande forza. Gabicce non ha grandi possibilità di espansione se non a sud o in densità: l’area tra il San Bartolo e il canale della foce del Tavollo si è sviluppata negli ultimi anni proprio in alto e in densità. Pensiamo che in questo momento storico si possa pensare allo sviluppo di una città anche togliendo qualcosa perché le economie non risiedono più solo nella condensazione e aggregazione ma anche nella rarefazione, quando fatta in virtù di una visione e di un progetto.

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Le idee di progetto che attuano la filosofia generale sopra descritta sono le seguenti: 1) Qualificare il waterfront come una linea di paesaggio naturale, legando questo spazio al San Bartolo sia idealmente sia fisicamente, includendo nel progetto anche il molo a nord-ovest e chiudendo l’anello con il percorso sul lungocanale, su viale della Vittoria e da qui di nuovo verso piazza Giardini Unità d’Italia. 2) Realizzare una serie di piazze trasversali rispetto al lungomare, che fungano da elementi di cucitura tra la città e il mare e da luoghi di aggregazione e identità. 3) Ridisegnare le gerarchie della viabilità, abbracciando l’ipotesi di rendere la zona a mare della città a forte connotazione pedonale. 4) Conferire al mississipi un ruolo simbolico, insediandovi funzioni e attività che testimonino la visione dello sviluppo della città. Le azioni che traducono le idee in progetto sono le seguenti: IL WATERFRONT Il programma progettuale del waterfront prevede la realizzazione di uno spazio lineare, sostanzialmente complanare alla spiaggia e alla città, con un’identità e un linguaggio unitari dal molo sino alle pendici del San Bartolo. Si tratta di uno spazio sia funzionale ai percorsi, sia di riconfigurazione del rapporto tra la città e il mare e la spiaggia: la volontà è di riavvicinare l’elemento naturale agli edifici, in modo che uscendo di casa, idealmente si mettano subito i piedi nella sabbia. L’attuazione di questo programma è affidata a un insieme di linee intrecciate in cui si sospingono a vicenda i percorsi veloci ovvero essenzialmente i ciclabili, i percorsi lenti e lentissimi, cioè pedonali e per bambini, anziani, persone con difficoltà motorie, e percorsi verdi, linee di erba, arbusti, fusti, sabbia e terra.

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I percorsi saranno più“duri” quanto più veloci: la ciclabile sarà realizzata stabilizzando, tramite fibre polimeriche e ossidi, un impasto di materiali lapidei locali e sabbia, in modo da conferire la giusta compattezza e durabilità al fondo ma mantenedo un’idea di “strada bianca”. I percorsi lenti e lentissimi invece saranno più“morbidi” e realizzati con un impasto di polvere di legno e polimeri, per formare un decking in doghe, lastre o superfici, secondo il progetto di dettaglio. La linea di verde sarà realizzata secondo un gradiente che, in funzione della vicinanza al San Bartolo, prevede la variazione delle dimensioni delle specie arboree, in modo che il verde parta dal molo a ovest con arbusti bassi e poco invasivi e, man mano che ci si avvicina al San bartolo, cresca fino a tuffarsi nella macchia esistente, mischiandosi alla vegetazione e diventandone parte. Il disegno del verde, riprendendo gli studi e la poetica di Gilles Clément e di Piet Oudolf è concepito in modo che vi sia una distribuzione lineare e graduale di frutti, fiori e colori lungo il waterfront al trascorrere delle stagioni: abbiamo per questo alternato e accostato le specie in modo da avere periodi di fioritura distribuiti nel corso dell’anno e lungo il percorso.

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Lo stesso materiale o la stessa tecnologia utilizzata per i percorsi lenti –polvere di legno e polimeri- potrà essere utilizzata per la realizzazione delle piastre dei bagni: si propone, infatti, di ripensare il modo di occupare lo spazio della spiaggia da parte degli stabilimenti, tramite la realizzazione di piastre “plug&play” ortogonali alla battigia e ai percorsi ciclopedonali. Plug&play significa che le piastre saranno attrezzate e cablate in modo da essere utilizzate con la massima semplicità, immediatezza e versatilità possibili da parte dei gestori, istallandovi ciò di cui si ha bisogno. La piastra è dotata di un cavedio che permette il passaggio e la manutenzione dei sottoservizi, che potranno quindi essere adattati alle eventuali rinnovate esigenze dei gestori o alla stagione. Sulla piastra è possibile istallare e aggregare i volumi che ospitano i diversi servizi (cabine, bar, servizi) e sarà possibile istallare anche portali modulari per coprire parzialmente o completamente lo spazio, con teli sia opachi sia trasparenti, in modo da favorire l’utilizzo dei bagni anche oltre la stagione estiva. L’orditura in senso ortogonale alla battigia, che avevamo già proposto nella prima fase del concorso, è ora confermata ed è frutto della volontà di favorire il rapporto della città con il mare, rapporto che dovrà partire dalle nuove piazze e dai nuovi coni visivi e attraversare, appunto senza ostacoli, la spiaggia e gli stabilimenti balneari. Gli elementi terminali del waterfront sono da un lato il molo con il faro, e dall’altro il San Bartolo o il mare, secondo stagione e volontà. Il molo è pensato come un giardino circondato dal mare, tramite la piantumazione di nuovi arbusti, la rigenerazione della superficie di camminamento, pur lasciando il cemento esistente, e la creazione di sedute di legno. La vista dal molo verso il mare e il San Bartolo sarà il contrappunto della vista che si ha della città da monte. Confrontando tra dieci-quindici anni le foto aeree del waterfront con quelle attuali, ci aspetttiamo di vedere una città con qualche vuoto in più e con la linea verde (o rossa o gialla, secondo la stagione) delle piantumazioni del lungomare che hanno attecchito; ci aspettiamo una città che non ha aggredito negli anni a venire l’ambiente e il territorio che la ospita e di cui è parte, a differenza di ciò che accade confrontando parte della costa adriatica attuale con quella di venti o dieci anni fa.

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Le cinque piazze costituiscono, insieme al nuovo waterfront di cui sono complemento, l’azione più rilevante e più visibile sulla città. Nell’intreccio con il lungomare, costituiscono l’ossatura del progetto di rinnovamento del rapporto della città con la spiaggia e più in generale con il mare e il San Bartolo. Le piazze incarnano la relazione di apertura di Gabicce verso il mare, sono la cucitura dello spazio costruito con la spiaggia e a loro volta sono collegate e intrecciate dal nuovo disegno del lungomare. Insieme sono trama e ordito. Elementi comuni ai cinque spazi sono la rimozione, l’apertura, la pulizia, l’importanza della percezione e della socialità, l’utilizzo di materiali più possibile locali o di riuso. La piazza del molo è stata in parte già descritta sopra, perché porzione terminale della nuova linea del waterfront. Qui aggiungiamo che, oltre a essere appunto termine del percorso del lungomare, è anche inizio di un altro, che è il percorso che fronteggia Cattolica e la Romagna, lungo il Tavollo. Osservando Gabicce dal porto di Cattolica, si vedrà questa nuova cortina verde, questo spazio ibrido tra un molo e un giardino, che a noi pare rappresentare bene la futura identità di Gabicce, città di mare, di monte, di verde. E soprattutto città, quindi realtà articolata e complessa. Piazza palme è l’unica delle cinque che si stende parallelamente al mare, sfruttando uno spazio già esistente, semplicemente riupulendolo da alcune piccole costruzioni e dando ordine e unitarietà allo spazio. Si configura come la piazza a mare e può diventare la piazza di ritrovo e degli eventi estivi in quanto obreggiata, aperta sul mare, fresca. Si prevede una pavimentazione realizzata, al pari della pista ciclabile, con uno stabilizzato d’inerti e sabbia con fibre polimeriche e ossidi, in modo da avere una pavimentazione cromaticamente armoniosa con l’antistante spiaggia. Un’operazione più complessa è prevista per le altre due piazze del centro cittadino, ovvero l’asse tra la piazza tra via Fiume e via V. Veneto e il mississipi, e la piazza del municipio. Dal punto di vista spaziale, la prima prevede la realizzazione di un asse che collega la piazza con il pontile e l’edificio nel mare. La piazza, che già esiste, sarà solamente riordinata dal punto di vista degli arredi, dei materiali, della pulizia percettiva, essendo ora un insieme poco chiaro di dislivelli, gazebo, travi in legno, muretti. Qui per la pavimentazione si può pensare all’utilizzo di una pietra calcarea o arenaria: le Marche e la provincia di Pesaro hanno una tradizione storica di estrazione e lavorazione della pietra per l’architettura e per la scultura (Sant’Ippolito, il Furlo, monte Nerone, per citare alcune località note per la pietra). Il pontile potrà essere recuperato con l’uso di doghe in fibra di legno e colla, come per i percorsi lenti del lungomare. Per quanto riguarda poi il Mississipi, abbiamo affrontato l’argomento con la consapevolezza che quell’edificio rappresenta per la comunità e per la P.A. di Gabicce un luogo identitario che se non opportunamente valorizzato all’interno di questo programma vasto di riqualificazione del waterfront, può viceversa diventare un problema di difficile e lunga soluzione. Abbiamo pensato che, come nel passato, quando era luogo di divertimento e svago e rappresentava un certo modello di economia e di vita, dovesse tornare a simboleggiare lo stile di vita attuale di questo tratto di riviera. Ci pare che un nuovo stile di vita sia oggi rappresentato dalla conoscenza e vicinanza con il territorio, dal benessere, da un’economia che parte e arriva nei luoghi dove sono prodotti i beni e i servizi, senza per questo arrivare a una concezione identitaria e regionalistica dei luoghi, senza esaltare in maniera ideologica il locale. Per questo abbiamo pensato a un luogo di conoscenza del territorio, che però potesse sostenersi economicamente, e quindi che fosse un’impresa, ma con il contributo o il sostegno del pubblico perché di pubblico interesse. Abbiamo pensato che la sdtruttura che potesse soddisfare e tenere insieme queste esigenze è quella di S l o w F o o d . Abbiamo quindi preso contatto con la condotta locale, che fa riferimento a Pesaro, e abbiamo condiviso le nostre idee per capire se ci poteva essere spazio di collaborazione. La condotta ha riposto positivamente: abbiamo pensato a un progetto che prevede l’utilizzo di quello spazio per diverse funzioni e imprese legate al cibo e al mare. In primis, un equivalente del mercato della terra, marchio slowfood di mercati cittadini di vendita diretta di prodotti locali. La formula potrebbe essere quella del mercato del mare: le piccole barche che quotidianamente escono a pescare, attraccano nel mississipi e vendono direttamente il pescato del giorno. Saltuariamente, o quotidianamente (dipenderà dalla risposta), sarà possibile allestire spazi e servizi per cucinare all’istante il pesce e venderlo come streetfood e/o fingerfood. O cucinarselo da soli. Questo tipo d’impresa non andrà in conflitto con i mercati del pesce limitrofi perché avrà una dimensione e un approccio diversi. Saranno solo i piccoli pescatori ad attraccare e per comprare occorrerà percorrere il molo, senza auto. Come spesso accade per le iniziative slowfood, sarà non solo un mercato, ma un modo per conoscere i prodotti del mare e modi di pesca alternativi alla grande distribuzione. Il mercato sarà aperto e anzi valorizzerà anche alcuni prodotti non strettamente locali ma di qualità, come i 70 presidi del m a r e già esistenti. Accanto a quest’attività, l’edificio del mississipi potrà ospitare l e i m p r e s e d’indotto, come il piccolo commercio alimentare, prodotti per la pesca e ovviamente incontri, eventi e approfondimenti legati alla conoscenza del mare e del pesce. L’Amministrazione potrà ricercare una formula per favorire l’avvio d’iniziative imprenditoriali, ad esempio calmierando l’affitto dello spazio per i primi mesi dell’attività.

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Il programma per la piazza del municipio è di natura diversa: qui si propone un gesto di forte rottura con il tessuto costruito tramite la demolizione sia dell’edificio che fa da sfondo a viale della Vittoria verso il mare e che ora ospita un hotel, sia la demolizione e ricostruzione degli edifici sulla piazza, compresa la sede del Municipio. In questo modo proponiamo un nuovo spazio e un nuovo disegno che ha come primo effetto quello di, arrivando da viale Vittoria, arteria primaria di accesso alla città sul mare, vedere il mare. Oggi, arrivando a Gabicce, il mare si vede solo scendendo sul lungomare o affacciandosi da piazza Giardini Unità d’Itlaia, e questo ci pare un limite enorme. Inoltre, la demolizione del municipio e degli edifici limitrofi permette di liberare lo spazio e creare finalmente una piazza cittadina, anzi diremo civica, perchè la nostra proposta è di ricostruire nello stesso luogo la nuova sede del municipio, integrata con le funzioni in precedenza insediate negli edifici demoliti. La propostà è di realizzare un edificio multifunzione che ospiti sia il Municipio, sia residenze, sia attività ricettive, in una molteplicità di funzioni effettivamente inedita, ma del tutto coerente con il programma progettuale e con la vocazione della città. Sappiamo che la nuova sede del municipio è prevista in via XXV aprile, fuori dalla città sul mare; qui diamo un’altra opportunità alla città per ripensare quella posizione, ma affermiamo anche che, qualora il municipio dovesse effettivamente trovare sede fuori dalla piazza, la proposta resta attuabile e valida perché non nasce dalla necessità di trovare collocazione al municipio, ma da un disegno complessivo come lo stiamo qui descrivendo.

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L’ultima piazza urbana è quella che prevede la sistemazione di piazza Giardini Unità d’Italia. Qui prevediamo un sistema di collegamento verticale delle due quote piazza e lungomare tramite un ascensore inserito nel nuovo disegno della superficie della piazza e tramite una rampa di uscita sul lungomare basso, ricavata a fianco della scalinata ovest. Si tratta di un intervento conservativo di valorizzazione e facilitazione all’uso del sistema piazza-scalinata monumentale-lungomare, senza stravolgimenti e interventi invasivi, anche in virtù del suo valore storico. In superficie, nella zona verso monte, è prevista una piccola area a parcheggio come appoggio e compensazione per la viabilità proveniente da viale vittoria o da gabicce monte. E’ inoltre prevista una pensilina per lo scambio modale con bike sharing e rent-a-bike e un punto informazioni Infine occorre citare un ultimo intervento, che non possiamo definire propriamente piazza, ma che coerentemente con le altre qui descritte, ha funzione di cucitura tra la città e il mare. Si tratta di un molo, ubicato a ridosso del monte San Bartolo, per la pratica di sport acquatici. Da qui si potrà partire per dei giri in barca, per le immersioni, ma anche praticare i tuffi e il birdwatching da una struttura alta ubicata a fine molo. Poi ovviamente surf, kitesurf, ecc.. L’idea è quella di creare un luogo vicino alla parte più selvaggia della costa di Gabicce, attrezzato per sport anche estremi legati al mare, in modo che chi pratica queste attività sia in diretto contatto con il faraglione del San Bartolo e con il mare più aperto, ma non entri in conflitto con le esigenze di coloro che vivono il mare in maniera più tranquilla e “urbana”.

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La riorganizzazione della viabilità è volta alla creazione di una zona a limitata accessibilità carrabile, che può diventare anche di pedonalizzazione assoluta in determinati periodi dell’anno. Per ottenere ciò si è realizzata una micro-circonvallazione carrabile esterna alla città sul mare che parte dal parcheggio su viale della Vittoria, passa attraverso la nuova rotonda e s’incanala verso Gabicce monte, atraverso piazza Unità d’Italia. In questo modo, di norma il traffico veicolare non entra in città. La prima area di sosta, la più importante, è prevista nel parcheggio esistente tra viale della Vittoria e via Madonna di Loreto. Questo diventa parcheggio e area di scambio modale: qui si può lasciare l’auto e prendere la bici o l’auto elettrica o andare a piedi, date le distanze modeste. Altri nodi di scambio si trovano nell’isocrona dei 4-5 minuti a piedi, ovvero vicinissimi. Ne sono previsti altri tre: uno nella zona del canale, con anche scambio modale con i natanti, uno nella piazza Unità d’Italia e l’ultimo nella zona del lungomare alto, in modo che tutta la città sia coperta dal servizio. Un secondo piccolo parcheggio è previsto proprio nella zona a monte di piazza Unità d’Italia, a fianco della pensilina sede del nodo di scambio e infopoint. La viabilità ciclopedonale è dunque favorita, organizzata e sicura. Oltre ai percorsi dedicati sul lungomare, si prevede la anche realizzazione di un anello ciclabile che dal parcheggio di viale Vittoria, percorre il canale, parte del lungomare, risale in piazza Unità d’Italia (è possibile realizzare percorsi di risalita con pendenza pari all’8%) e torna al parcheggio iniziale passando attraverso la nuova piazza del municipio. Infine è stata organizzata anche la viabilità pedonale: all’interno della zona a traffico limitato, si valorizzano le direttrici che portano dal porto-canale al lungomare, tramite la creazione delle piazze, che diventano poli attrattori, la creazione del giardino sul molo e la riqualificazione della passeggiata lungo il canale. Questo sistema crea una struttura più complessa rispetto alla dualità lungomare- strade interne, creando più aree di passeggio, socialità e commercio. Nella zona alta della città invece la riqualificazione del sistema spiaggia-lungomare alto e spiaggia-piazza unità d’Italia favorisce la fruibilità di questi spazi, oggi confusi a livello percettivo e di uso e “difficili” da praticare e percorrere. L’adeguamento funzionale e architettonico dei percorsi a X di collegamento tra monte e mare, la presenza del molo degli sport d’acqua, l’abbattimento del lungo volume che oggi crea una cesura totale tra sopra e sotto, favoriranno una fruizione “continua” tra mare, spiaggia, verde e monte.

federigo luzzi, Roberta Pari, Gianmaria Socci, matteo grilli — Riqualificazione del Waterfront di Gabicce Mare

La proposta progettuale si caratterizza per l’alto livello di attenzione riposto all’attuabilità degli interventi. Ogni azione o insieme di azioni progettuali (parliamo di azioni progettuali e non solo di progetto perché non si tratta semplicemente di “fare” qualcosa, ma di programmare investimenti, trovare consenso e poi anche progettare) è stata analizzata dal punto di vista della possibilità e/o difficoltà di attuazione. Abbiamo quindi posto come obiettivo per ogni azione, la sua attuabilità in termini di tempi, costi e complessità, intesa questa come combinazione di interdipendenza da altri progetti e numero di soggetti coinvolti. I livelli di attuabilità (basso-medio-alto) individuati negli schemi riportati in tavola 1 sono certamente arbitrari e in fase esecutiva dovranno essere rivisti in funzione di altre componenti che qui e ora non possono essere conosciute e quindi considerate; ma sono comunque frutto di considerazioni specifiche sulla situazione di Gabicce, sulla dimensione della città, sulla complessità del rapporto pubblico-privato, sull’importanza delll’economia del turismo, sulla rilevanza economica e sociale delle concessioni demaniali marittime, che sono una ricca porzione dell’economia complessiva del territorio. Lo schema non individua solamente una matrice di attuabilità, ovvero quanto è complesso attuare i singoli progetti, ma indaga anche la possibilità di realizzare gli interventi per stralci autonomi, aventi specifica voce di spesa, specifico progetto e specifico percorso tecnico amministrativo. Ne emerge che, ad esempio, le piazze sono realizzabili, con livelli di difficoltà diversi, ognuna in maniera autonoma rispetto alle altre. E così è anche per altre azioni di progetto, come le sisatemazioni della viabilità o le sistemazioni dei waterfront. E’ evidente che il rischio della parcellizzazione estrema del programma generale risiede nella perdità d’identità, nella perdita degli obiettivi e della filosofia generale del progetto: un programma così ambizioso ha bisogno della guida di molti soggetti, dagli amministratori ai progettisti, e di un costante controllo e supervisione. Lo scenario futuro che descriviamo con la nostra proposta determina, nell’arco di cinque-dieci anni, alcuni cambiamenti sostanziali: il primo riguarda lo spazio fisico della città di Gabicce, la sua percezione e fruizione da aprte degli abitanti e dei turisti, la sua armonizzazione con il contesto. Il progetto descrive una città con più respiro in temini di spazi urbani: le piazze generano non solo nuovi ambiti di socialità, ma anche una diversa percezione e un diverso modo di fruire e vivere il tessuto urbano, più armonico, più vivo perché pulsante, rispetto alla configurazione attuale, che si connota per un effetto saturazione, soprattutto nella parte di città vicina al mare. Prevediamo una diversificazione e implementazione delle economie della città tramite un ampliamento dell’offerta turistica, sia in termini di varietà sia di quantità dell’utenza; si apre l’offerta a un turismo più giovane grazie allo sviluppo delle attrezzature sportive e all’attenzione per l’ambiente e il cibo, che sono temi di grande rilevanza e attualità e che generano interesse e attenzione in numero sempre più ampio di persone, non solo in Italia. Come nonto il turismo enogastronomico, ambientale, paesaggistico è una delle risorse che tiene in piedi l’economia nazionale, a nostro avviso giustamente perché è una forma di conoscenza consapevole e piacevole allo stesso tempo, non genera effetto turismo di massa, porta ricchezza e risente molto meno della stagionalità rispetto ad altre forme di viaggio e turismo.

federigo luzzi, Roberta Pari, Gianmaria Socci, matteo grilli — Riqualificazione del Waterfront di Gabicce Mare

federigo luzzi, Roberta Pari, Gianmaria Socci, matteo grilli — Riqualificazione del Waterfront di Gabicce Mare

federigo luzzi, Roberta Pari, Gianmaria Socci, matteo grilli — Riqualificazione del Waterfront di Gabicce Mare


Rigenerazione Palazzina ex MOF - Luca Farinelli, Maria Chiara Santi, Michele Filippini, Giulio Cesare Ghermandi, Elisa Mazzola

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Accogliendo le istanze del bando di concorso, la progettazione si è articolata su due livelli, quello architettonico da un lato e quello urbanistico dall’altro; ha tenuto conto inoltre delle esigenze funzionali ed estetiche e delle caratteristiche proprie di un “edificio di rilevante importanza”, un manufatto di valore storico e testimoniale bisognoso di un riuso e di una rifunzionalizzazione che non lo snaturassero, ma al contempo si accordassero con il contesto urbano in cui esso si colloca e con gli scenari futuri che lo vedono protagonista. Si è inteso armonizzare questi due livelli, per formulare un progetto unitario e coerente in ogni sua parte.

Luca Farinelli, Maria Chiara Santi, Michele Filippini, Giulio Cesare Ghermandi, Elisa Mazzola — Rigenerazione Palazzina ex MOF

Si è operato nel rispetto dell’esistente, ovvero di un edificio vincolato, estendendo la medesima attenzione anche al contesto urbano, con le sue emergenze architettoniche, ambiti e luoghi presenti e futuri. I limiti entro cui si è dovuto operare venivano necessariamente ristretti da un lato dai criteri che normano il restauro scientifico, dall’altro dalle esigenze da soddisfare e dai problemi da risolvere.

Luca Farinelli, Maria Chiara Santi, Michele Filippini, Giulio Cesare Ghermandi, Elisa Mazzola — Rigenerazione Palazzina ex MOF

Per quanto riguarda il progetto dello spazio esterno, pur tenendo conto della reale area di pertinenza indicata dalla STU, si è deciso di avanzare una proposta più ampia per la piazza già prevista, volta a meglio individuare due macro-obiettivi, coerenti con quelli perseguiti per la progettazione dell’interno: - valorizzare il contesto assegnando una vocazione sociale agli spazi generati e, viceversa, valorizzare l’edificio mediante la sua integrazione col contesto - far dialogare l’edificio con il presente e il futuro, ma anche con il passato urbano. Si sono quindi reinterpretati elementi che rimandano al contesto cittadino: il Castello Estense è richiamato dalla riproposizione dello schema usato per la pavimentazione della piazza (prevista in pietra di Luserna); vasche d’acqua evocano la vicinanza del Po di Volano, oltre al rapporto che lega Ferrara al fiume sin dalle sue origini; infine, a ricordo dell’originaria destinazione del luogo, mercato dedicato all’ortofrutta, si prevede la piantumazione di peschi: questi alberi, produzione diffusa e di eccellenza di questo territorio, offrono anche una gamma di gradevoli cromie e aromi che virano l’intervento anche in senso multisensoriale.

Luca Farinelli, Maria Chiara Santi, Michele Filippini, Giulio Cesare Ghermandi, Elisa Mazzola — Rigenerazione Palazzina ex MOF

VALORIZZAZIONE COME FACILITAZIONE Per consentire una maggiore facilità di orientamento all’interno dell’edificio, e dunque una sua più estesa fruizione, si è scelto di semplificare i collegamenti. Per farlo si è individuata una gerarchia di percorsi, che privilegia quello verticale del blocco scala-ascensore, ricavato nella torre dell’orologio. Questo elemento, insieme alla rampa che si prevede di collocare all’ingresso dalla piazza, oltre al rispetto delle prescrizioni normative, assicura la piena accessibilità di tutti gli spazi. La facilitazione dei movimenti incentiva l’esplorazione e la conoscenza dell’edificio, e si rivela strumento di valorizzazione.

Luca Farinelli, Maria Chiara Santi, Michele Filippini, Giulio Cesare Ghermandi, Elisa Mazzola — Rigenerazione Palazzina ex MOF

VALORIZZAZIONE COME CONSERVAZIONE Le norme che regolano il restauro scientifico e la <> assegnata all’edificio hanno suggerito di ridurre al minimo gli interventi sull’esterno per mantenerne inalterato l’aspetto e la riconoscibilità. La valorizzazione si declina qui come conservazione, e si traduce nell’integrazione e ripristino di parti crollate o demolite (la balaustra in cima alla torre), e nell’omogeneizzazione di elementi (la parete curva prospiciente il terrazzo al primo piano). Ogni intervento di modifica sarà reversibile e comunque segnalato mediante l’impiego di un materiale non invasivo e chiaramente riconoscibile come estraneo all’impianto originario, quale il vetro.

Luca Farinelli, Maria Chiara Santi, Michele Filippini, Giulio Cesare Ghermandi, Elisa Mazzola — Rigenerazione Palazzina ex MOF

VALORIZZAZIONE COME RIFUNZIONALIZZAZIONE Le modifiche, sempre normate dai parametri del restauro scientifico, vengono riservate all’interno e limitate ai casi in cui servano alla rifunzionalizzazione, dunque alla valorizzazione, dell’edificio. Gli interventi riguardano la torre dell’orologio e il solaio del piano terra. L’apertura di quest’ultimo consente la comunicazione con l’interrato e, garantendogli le idonee condizioni di luce, ne permette l’utilizzo. Modificata per collocarvi una nuova scala e un ascensore vetrato, la torre si trasforma da elemento accessorio in nodo distributivo che raccorda tutti i piani dell’edificio, e si arricchisce pure di una valenza aggiuntiva: concepita come mostra permanente, svolge il racconto della storia cittadina dalle origini alla contemporaneità.

Luca Farinelli, Maria Chiara Santi, Michele Filippini, Giulio Cesare Ghermandi, Elisa Mazzola — Rigenerazione Palazzina ex MOF

L’urban center è collocato al piano Terra; si articola attorno alla sala principale, in cui l’apertura del solaio crea un ballatoio-galleria: qui, tra gli affreschi di Cattabriga, pannelli espositivi informano i cittadini in merito alla vita e alle trasformazioni della città o ospitano mostre temporanee. Ancora al piano terra trovano posto gli uffici, una sala ad uso di associazioni, un bookshop collegato ad una caffetteria, oltre a servizi igienici e magazzini.

Luca Farinelli, Maria Chiara Santi, Michele Filippini, Giulio Cesare Ghermandi, Elisa Mazzola — Rigenerazione Palazzina ex MOF

Al primo piano si trova la sede dell’Ordine degli Architetti. L’accesso avviene dal pianerottolo a cui giungono i collegamenti verticali di scale e ascensore e dove si apre la segreteria, articolata in una zona reception e accoglienza e in un ufficio di supporto. Adiacente al blocco segreteria è la biblioteca, dopo cui si incontrano i servizi e infine la sala del consiglio. Ad essa speculare, sul lato opposto del piano, l’altra sala principale ospita invece la sala riunioni.

Luca Farinelli, Maria Chiara Santi, Michele Filippini, Giulio Cesare Ghermandi, Elisa Mazzola — Rigenerazione Palazzina ex MOF

Il piano interrato, reso fruibile dagli interventi su solaio e torre, è concepito a servizio primario ma non esclusivo dell’urban center: il suo carattere polifunzionale lo rende adatto ad ospitare eventi di varia natura, che vedano la partecipazione dello stesso ordine, e la sinergia dei due principali soggetti coinvolti in questo luogo. Si articola attorno alla zona centrale, visibile dal ballatoio del piano terra, che, a seconda delle esigenze, potrà fungere da sala per letture, incontri e conferenze, o da sala multimediale e interattiva. Un sistema di proiezione a pavimento, integrabile con pannelli a led alle pareti potrebbe animare questo spazio svolgendo svariati temi della storia e dell’attualità cittadina, secondo tracce programmate e gestite da un software centrale di Content Management, eventualmente interfacciabile con l’interazione del visitatore: dalle origini del primo nucleo urbano, all’illustrazione degli scenari e della pianificazione futura, a temi eventualmente indicati dall’Ordine.

Luca Farinelli, Maria Chiara Santi, Michele Filippini, Giulio Cesare Ghermandi, Elisa Mazzola — Rigenerazione Palazzina ex MOF

La progettazione degli arredi, che consentiva più ampi margini di libertà, è stata curata nel dettaglio e calibrata ad hoc per questi spazi, fermo restando un principio di reversibilità, oltre che di eco-compatibilità.

Luca Farinelli, Maria Chiara Santi, Michele Filippini, Giulio Cesare Ghermandi, Elisa Mazzola — Rigenerazione Palazzina ex MOF

Luca Farinelli, Maria Chiara Santi, Michele Filippini, Giulio Cesare Ghermandi, Elisa Mazzola — Rigenerazione Palazzina ex MOF

Luca Farinelli, Maria Chiara Santi, Michele Filippini, Giulio Cesare Ghermandi, Elisa Mazzola — Rigenerazione Palazzina ex MOF

Luca Farinelli, Maria Chiara Santi, Michele Filippini, Giulio Cesare Ghermandi, Elisa Mazzola — Rigenerazione Palazzina ex MOF

Luca Farinelli, Maria Chiara Santi, Michele Filippini, Giulio Cesare Ghermandi, Elisa Mazzola — Rigenerazione Palazzina ex MOF

Da due a tre - Alberto Soana, Silvia Cirabolini, Alberto Soana

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Ricavare una stanza in più dall’ampio soggiorno per dare spazio alla nuova arrivata, riproporzionando la zona giorno senza penalizzarla eccessivamente. Questa è stata l’occasione per affrontare una piccola sfida, riuscendo anche a sfruttare gli spazi di passaggio per nuovi armadi e zona studio, e mantenendo tutti i vecchi arredi ricollocati.

Alberto Soana, Silvia Cirabolini, Alberto Soana — Da due a tre

Alberto Soana, Silvia Cirabolini, Alberto Soana — Da due a tre

Alberto Soana, Silvia Cirabolini, Alberto Soana — Da due a tre

Alberto Soana, Silvia Cirabolini, Alberto Soana — Da due a tre

Alberto Soana, Silvia Cirabolini, Alberto Soana — Da due a tre

Alberto Soana, Silvia Cirabolini, Alberto Soana — Da due a tre

Alberto Soana, Silvia Cirabolini, Alberto Soana — Da due a tre

Ampliamento Galleria d'arte con riqualificazione dell'area pertinente. Cagliari - VPS Architetti, 3TI Progetti Italia Ingegneria Integrata SPA, Mirco Eugenio Pani, Gianluca Anolfo, Luigi Depperu

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Per ridurre l’impatto dell’intervento ed assicurare sia la continuità delle attività della Galleria che la fattibilità economica del programma, si è scelto di non demolire il corpo esistente. L’ampliamento si sovrappone a questo fabbricato ad un piano e cerca una relazione equilibrata con l’edificio storico attraverso un’organizzazione seriale parallela ad esso, dando vita ad un volume sospeso che si configura sui tre lati in relazione al costone roccioso, all’edificio dell’assessorato e all’accesso da Viale San Vincenzo.

VPS Architetti, 3TI Progetti Italia Ingegneria Integrata SPA, Mirco Eugenio Pani, Gianluca Anolfo, Luigi Depperu — Ampliamento Galleria d'arte con riqualificazione dell'area pertinente. Cagliari

Il costone roccioso viene interpretato come un elemento urbano, quasi un’alta facciata, che delimita lo spazio retrostante la Galleria e partecipa alla creazione di una nuova “piazza”, accessibile dai Giardini Pubblici e da viale San Vincenzo. Su questo lato l’ampliamento presenta un fronte sfaccettato, riverberato dalle sistemazioni a terra destinate ad ospitare le sculture. La piazza delle sculture fa parte di un sistema perimetrale di spazi all’aperto formato anche dalla salita da Viale San Vincenzo, dalla rampa pedonale che la collega con i Giardini Pubblici e dal loggiato affacciato sull’Assessorato alla Cultura. A livello pedonale la piazza dà accesso, venendo sia da viale San Vincenzo che dai Giardini Pubblici, ad auditorium, biblioteca, aule, bookshop, caffetteria, giardino pensile e ad uno dei “grottoni” destinato ad attività espositive. L’ampliamento non costituisce un’aggiunta dissonante ma si presenta come un fondale neutro, appena percettibile dalla distanza, che, piuttosto che entrare in concorrenza, valorizza la quinta prospettica neoclassica del viale dei Giardini Pubblici. Un’altra scelta che caratterizza il progetto è la terrazza di copertura, un giardino pensile proteso verso i Giardini Pubblici, la città e il golfo.

VPS Architetti, 3TI Progetti Italia Ingegneria Integrata SPA, Mirco Eugenio Pani, Gianluca Anolfo, Luigi Depperu — Ampliamento Galleria d'arte con riqualificazione dell'area pertinente. Cagliari

Il nuovo edificio ha come fulcro un grande spazio destinato a funzioni espositive. La parte verso il costone è destinata ad ospitare la “Collezione Sarda” mentre le esposizioni temporanee, separate da quelle permanenti, sono pensate come un ambiente flessibile capace di accogliere diverse configurazioni. Le nuove sale espositive sono collegate al corpo dei servizi da un giunto distributivo che consente sia di scendere nella “piazza delle sculture” che di salire sulla terrazza panoramica. La Collezione Ingrao sarà mantenuta nell’attuale edificio, senza introdurre variazioni nelle sale espositive e nella disposizione delle opere.

VPS Architetti, 3TI Progetti Italia Ingegneria Integrata SPA, Mirco Eugenio Pani, Gianluca Anolfo, Luigi Depperu — Ampliamento Galleria d'arte con riqualificazione dell'area pertinente. Cagliari

VPS Architetti, 3TI Progetti Italia Ingegneria Integrata SPA, Mirco Eugenio Pani, Gianluca Anolfo, Luigi Depperu — Ampliamento Galleria d'arte con riqualificazione dell'area pertinente. Cagliari

VPS Architetti, 3TI Progetti Italia Ingegneria Integrata SPA, Mirco Eugenio Pani, Gianluca Anolfo, Luigi Depperu — Ampliamento Galleria d'arte con riqualificazione dell'area pertinente. Cagliari

VPS Architetti, 3TI Progetti Italia Ingegneria Integrata SPA, Mirco Eugenio Pani, Gianluca Anolfo, Luigi Depperu — Ampliamento Galleria d'arte con riqualificazione dell'area pertinente. Cagliari

VPS Architetti, 3TI Progetti Italia Ingegneria Integrata SPA, Mirco Eugenio Pani, Gianluca Anolfo, Luigi Depperu — Ampliamento Galleria d'arte con riqualificazione dell'area pertinente. Cagliari

VPS Architetti, 3TI Progetti Italia Ingegneria Integrata SPA, Mirco Eugenio Pani, Gianluca Anolfo, Luigi Depperu — Ampliamento Galleria d'arte con riqualificazione dell'area pertinente. Cagliari

VPS Architetti, 3TI Progetti Italia Ingegneria Integrata SPA, Mirco Eugenio Pani, Gianluca Anolfo, Luigi Depperu — Ampliamento Galleria d'arte con riqualificazione dell'area pertinente. Cagliari

VPS Architetti, 3TI Progetti Italia Ingegneria Integrata SPA, Mirco Eugenio Pani, Gianluca Anolfo, Luigi Depperu — Ampliamento Galleria d'arte con riqualificazione dell'area pertinente. Cagliari

VPS Architetti, 3TI Progetti Italia Ingegneria Integrata SPA, Mirco Eugenio Pani, Gianluca Anolfo, Luigi Depperu — Ampliamento Galleria d'arte con riqualificazione dell'area pertinente. Cagliari

VPS Architetti, 3TI Progetti Italia Ingegneria Integrata SPA, Mirco Eugenio Pani, Gianluca Anolfo, Luigi Depperu — Ampliamento Galleria d'arte con riqualificazione dell'area pertinente. Cagliari

VPS Architetti, 3TI Progetti Italia Ingegneria Integrata SPA, Mirco Eugenio Pani, Gianluca Anolfo, Luigi Depperu — Ampliamento Galleria d'arte con riqualificazione dell'area pertinente. Cagliari

VPS Architetti, 3TI Progetti Italia Ingegneria Integrata SPA, Mirco Eugenio Pani, Gianluca Anolfo, Luigi Depperu — Ampliamento Galleria d'arte con riqualificazione dell'area pertinente. Cagliari

VPS Architetti, 3TI Progetti Italia Ingegneria Integrata SPA, Mirco Eugenio Pani, Gianluca Anolfo, Luigi Depperu — Ampliamento Galleria d'arte con riqualificazione dell'area pertinente. Cagliari

VPS Architetti, 3TI Progetti Italia Ingegneria Integrata SPA, Mirco Eugenio Pani, Gianluca Anolfo, Luigi Depperu — Ampliamento Galleria d'arte con riqualificazione dell'area pertinente. Cagliari

Ampliamento della Galleria comunale d'arte di Cagliari - Labics

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Concorso internazionale di progettazione per l’ampliamento della Galleria comunale d’arte con riqualificazione dell’area pertinente. L’intervento oggetto del concorso di progettazione ha lo scopo di creare nuovi spazi da destinare a sede per le esposizioni temporanee, uffici, archivi ed aree multifunzionali

Labics — Ampliamento della Galleria comunale d'arte di Cagliari

Labics — Ampliamento della Galleria comunale d'arte di Cagliari

Labics — Ampliamento della Galleria comunale d'arte di Cagliari

Labics — Ampliamento della Galleria comunale d'arte di Cagliari

Labics — Ampliamento della Galleria comunale d'arte di Cagliari

Labics — Ampliamento della Galleria comunale d'arte di Cagliari

Labics — Ampliamento della Galleria comunale d'arte di Cagliari

Labics — Ampliamento della Galleria comunale d'arte di Cagliari

Labics — Ampliamento della Galleria comunale d'arte di Cagliari

Labics — Ampliamento della Galleria comunale d'arte di Cagliari

ESPOSIZIONE

Labics — Ampliamento della Galleria comunale d'arte di Cagliari

PERCORSI

Labics — Ampliamento della Galleria comunale d'arte di Cagliari

MORFOLOGIA

Labics — Ampliamento della Galleria comunale d'arte di Cagliari

Labics — Ampliamento della Galleria comunale d'arte di Cagliari

Labics — Ampliamento della Galleria comunale d'arte di Cagliari

National Maritime Museum of China - Miralles Tagliabue EMBT

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National Maritime Museum of China. Tianjin, China. 2nd Prize. The construction of a national maritime museum marks a milestone of China’s maritime course. It will witness the collection, protection, research and display of human’s maritime activities and natural marine environment, enhance both China’s national cultural power and national quality, especially intensify people’s marine consciousness and improve their knowledge of the ocean.

Miralles Tagliabue EMBT — National Maritime Museum of China

Life itself arose from the oceans. The ocean is vast, covering 140 million square miles. Climate and weather, even the quality of the air people breathe, depend in great measure on an interplay between the ocean and the atmosphere in ways still not fully understood. Not only has the oceans always been a prime source of nourishment for the life it helped generate, but from earliest recorded history it has served for trade and commerce, adventure and discovery. The ocean, with its enormity and mystery, has ever been part of human consciousness. As mystery gave way to mastery, whole bodies of custom, tradition and law arose defining the rights of the ships and mariners who plied the waters and of the States on the rim of the oceans.

Miralles Tagliabue EMBT — National Maritime Museum of China

Design Process We are using the “museum” as a trigger enhancing the relation of people and the ocean. The ocean occupies more than 70 % area of the sphere, we started investigate deeply into the ocean which is composed by the most essential element in the world, “water”.

Miralles Tagliabue EMBT — National Maritime Museum of China

-China is one of the largest Nation in the world which is located on the largest continent, its seaside has creates an interface for the nation to expand and explore from the land to the ocean. -The natural waves and the flow of the water really interest us, it’s a continuous form which varies and changes every moment. By capturing the moment of it we create the second element for the design. -The five-continent is surrounded by the ocean, one of the most interesting phenomena in it is the cold /heat wave, which is continuously moving and swirling, creating a dynamic band which is another element for the museum concept. And if it will be the way that the people will get into and move around inside and outside the building. -The museum will be situated according to the global map, where China is located at the center of the world which also act as a symbol and monument for the New Maritime Museum of China.

Miralles Tagliabue EMBT — National Maritime Museum of China

Superimposing these elements; a new dimension of spaces are created. They are not only the spatial criteria for the museum but the platform for integrating the people and the ocean´s world.

Miralles Tagliabue EMBT — National Maritime Museum of China

The design of the museum will also follow the principle of “Integration of the Museum and Park” and refer to a unified planning on the plots for museum and reserved lands for future development. The museum becomes an interface merging the new city, landscape and the ocean altogether which also becomes an instrument for people having a new scene and interpretation toward the ocean. We are sure that this project is not a single museum but a complex of park, marine experience, museum groups, and community economy and cultural development facilities. The ability of bringing public flow into the museum is also one of our main goals.

Miralles Tagliabue EMBT — National Maritime Museum of China

Landscape In the design of landscape, we utilize the element and the patterns like the wave movement, the biological morphology of the ocean, land and sea resource, as well as the picture ancient chinese form, to create a new coastal space, new urban landscape space, while also create a new building. Let people have a different experience between the building and the landscape. The boundary between the water and land also creates another highlight of the project. The people can have a new experience in the movement through the land to the water exhibition area.

INSTALLAZIONI LUMINOSE PER NEGOZI - Quintino Santantonio, MARIANOLIGHT

RISTRUTTURAZIONE E CONSOLIDAMENTO - Quintino Santantonio


Ningbo New Library - Miralles Tagliabue EMBT

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The construction of a library in Ningbo marks a milestone of China’s course, as it is a historic city with an incredible importance in Chinese literature. Ningbo is known for having the most antique private library of the country, Tianyi Pavillion. It will witness the collection, investigation, restoration of antique books and also the cultural and current ones from the main collection, which will intensify and improve peoples knowledge.

Miralles Tagliabue EMBT — Ningbo New Library

A library is an organized collection of information resources made accessible to a defined community for reference or borrowing. Public and institutional collections and services may be intended for use by people who choose not to, or cannot afford to, purchase an extensive collection themselves, who need material no individual can reasonably be expected to have, or who require professional assistance with their research. Libraries often provide quiet areas for studying, and they also often offer common areas to facilitate group study and collaboration. Libraries often provide public facilities for access to their electronic resources and the Internet.

Miralles Tagliabue EMBT — Ningbo New Library

ANALYSIS OF URBAN ENVIRONMENTREGIONAL CONTEXT The project is located in Ningbo, a seaport city in the northeast of Zhejiang province, People’s Republic of China. It lies south of the Hangzhou Bay, facing the East China Sea to the east. Ningbo borders Shaoxing to the west and Taizhou to the south, and is separated from Zhoushan by a narrow body of water.

Miralles Tagliabue EMBT — Ningbo New Library

CONCEPTUAL DESIGNTHE BOOKS The origin of our idea comes from the analysis and study of the traditional construction, octagonal structured roof covers which we adapted to the different parts of the project with a current shape. With this structure and with the books used as a remakable object we generate the floor of the proyect as a unión of opened books, that invite you towards the entrance os the building.

Miralles Tagliabue EMBT — Ningbo New Library

ROOF STRUCTURE As a reminder of the countries culture, we use the traditional housing roofs in a figurative sense for the roof cover, formed by two different skins. A traslucent skin, which works during the day as an enviromental lighting filtered from the outside and in the late afternoon it turns in to a giant lamp towards the city. And an other tecnological secondary skin as a bioclimatic filter, which protects from the cold winter and the warm summer.

Miralles Tagliabue EMBT — Ningbo New Library

INTEGRATING The design of the library is also the integration of green areas, the new blue axi created in the new masterplan to join the old city with the new one, pedestrion areas and the new projects; creating paved and green areas, interiors, exteriors,… Not only we are projecting a library, it is also a union of different areas of relation where the people who visit can share their cultures, experiences, and knowledge consulting the books.

Miralles Tagliabue EMBT — Ningbo New Library

THE NEW LIBRARY The concept of our project is that the library should contain more meanings. The architectural space should show a new experience for people, have free entrance, hi-tech and should be suitable for all ages and accesible for all kinds of disabilities bringing us pleasure and knowledge at the same time.

Miralles Tagliabue EMBT — Ningbo New Library

LANDSCAPE In the design of the landscape, we utilize the element and the patterns like the shape of the books, connecting the green areas with the sea and pavement causing a harmony that leads the visitors towards the entrance of the building provoking an incredible curiosity that encourages them to go in.

INSPIRATION The idea of the project started with the analysis of the traditional construction of Ningbo’s roof covers, the octogonal shapes. We also studied the shape and function of the books, as it is an remarkable object. Joining these two concepts we reached the inspiration of the plant of the building of our project. In our proposal of the project, we utilize the range of design area, including the entire library and the outdoor exhibition, as well as surrounding urban environment as a whole unified space to design. The idea of our design came from our investigation of the traditional roof covers. We want to create a new center fully equipped with well-developed urban facilities to form a modern city area with a characterized traditional Jiangnan style.

MOBILE IN ACCIAIO CORTEN - Quintino Santantonio

RISTRUTTURAZIONE APPARTAMENTO - Quintino Santantonio

San Giacomo Church - Miralles Tagliabue EMBT

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The Parish complex of San Giacomo is proposed as a catalyst for the area in which it is introduced, creating a new fulcrum that is capable of creating identity within the local community by promo-ting socialization, education and interaction. The building is de­signed to have a welcoming presence that is open to the people, doing so through the use of lightweight organic architecture that contrasts with the robust and compact materiality of the histori­cally important preexisting Ferrara.

Miralles Tagliabue EMBT — San Giacomo Church

The slim profiles of subtle trees encloses the area, creating an intimate and familiar environment where the building controls the scene with sculptural forms while maintaining a dialogue with the surrounding nature by using a formal language inspired by it. Ex-emplified by the design of a large square in front of the church, there is a natural extension and a grouping that leads to sociability where the place of congregation and its union with the broadening space of the church opens up to the city.

Miralles Tagliabue EMBT — San Giacomo Church

The building is positioned in both a visual and spiritual axis with the new bridge and the city beyond the river, but access is achieved via two lateral axes that join the design of the square to the church, acting as two arms open to the community.

Miralles Tagliabue EMBT — San Giacomo Church

The floor design continues laterally, connecting the square to a series of annexed structures that provide educational and recrea­tional services for the community. In addition to new secondary spaces close to the school, the parish complex also maintains a formal dialogue.

Miralles Tagliabue EMBT — San Giacomo Church

A bell tower at the South end notes the presence of the building, protected by a green curtain of trees, becoming a point of reference while emphasizing everyday life and its rituals.

Miralles Tagliabue EMBT — San Giacomo Church

"Chiostro Minore" dell'ex convento di Santa Maria - Piazza Parini. Cantù (CO) - Enzo Mugione, Marco Paris, Giovanni Maffioletti, Valerio Testa, Fabrizio Ferrari, Mauro Cattaneo

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Il “Chiostro Minore” dell’ex convento di Santa Maria è collocato nel centro storico di Cantù e risulta adiacente all’attuale sede del Municipio che occupa il “Chiostro Maggiore dello stesso ex convento. Il complesso nasce, nel 1093, a cura del benedettino Aldalberto da Cluny il quale fonda il monastero in onore della Beata Vergine, grazie anche alle donazioni di terreni ed immobili da parte di privati. Nel XVII secolo viene costruita la chiesa di Santa Maria adiacente al monastero. La successione degli interventi che hanno interessato l’intero complesso del monastero a partire dal 1690, ha modificato in modo sostanziale il chiostro grande. Nel 1816 il monastero viene censito come caserma e una quindicina di anni dopo viene riconosciuto come caserma ufficiale. Il compendio immobiliare si presenta oggi con livelli di degrado fortemente differenziati. Tutti i corpi si sviluppano su due/tre livelli fuori terra, per una superficie lorda di pavimento pari a circa mq 1.500. La ristrutturazione integrale permetterà di insediare i nuovi uffici amministrativi del comune.

Enzo Mugione, Marco Paris, Giovanni Maffioletti, Valerio Testa, Fabrizio Ferrari, Mauro Cattaneo — "Chiostro Minore" dell'ex convento di Santa Maria - Piazza Parini. Cantù (CO)

Enzo Mugione, Marco Paris, Giovanni Maffioletti, Valerio Testa, Fabrizio Ferrari, Mauro Cattaneo — "Chiostro Minore" dell'ex convento di Santa Maria - Piazza Parini. Cantù (CO)

Tav.01 architettonico

Enzo Mugione, Marco Paris, Giovanni Maffioletti, Valerio Testa, Fabrizio Ferrari, Mauro Cattaneo — "Chiostro Minore" dell'ex convento di Santa Maria - Piazza Parini. Cantù (CO)

Tav.02 architettonico

Enzo Mugione, Marco Paris, Giovanni Maffioletti, Valerio Testa, Fabrizio Ferrari, Mauro Cattaneo — "Chiostro Minore" dell'ex convento di Santa Maria - Piazza Parini. Cantù (CO)

Tav.03 strutturale

Enzo Mugione, Marco Paris, Giovanni Maffioletti, Valerio Testa, Fabrizio Ferrari, Mauro Cattaneo — "Chiostro Minore" dell'ex convento di Santa Maria - Piazza Parini. Cantù (CO)

Piano Terra - schema pavimenti

Enzo Mugione, Marco Paris, Giovanni Maffioletti, Valerio Testa, Fabrizio Ferrari, Mauro Cattaneo — "Chiostro Minore" dell'ex convento di Santa Maria - Piazza Parini. Cantù (CO)

Piano Primo - schema pavimenti

Enzo Mugione, Marco Paris, Giovanni Maffioletti, Valerio Testa, Fabrizio Ferrari, Mauro Cattaneo — "Chiostro Minore" dell'ex convento di Santa Maria - Piazza Parini. Cantù (CO)

Dettaglio architettonico scala

Enzo Mugione, Marco Paris, Giovanni Maffioletti, Valerio Testa, Fabrizio Ferrari, Mauro Cattaneo — "Chiostro Minore" dell'ex convento di Santa Maria - Piazza Parini. Cantù (CO)

Dettaglio rinforzo strutturale delle volte

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