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L House - KM429 architettura, Simona Avigni, Alessio Bernardelli

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L’edificio di civile abitazione oggetto del progetto è ubicato a margine dell’abitato di Forlimpopoli, all’interno di un giardino privato di una residenza esistente; la richiesta è quella di realizzare nella proprietà l’alloggio del figlio.

KM429 architettura, Simona Avigni, Alessio Bernardelli — L House

Il nuovo insediamento dialoga sia con la preesistenza, cercando di instaurare un rapporto volumetrico e geometrico, ma anche con il paesaggio limitrofo al fine di salvaguardare il parco esistente e aprirsi su quello circostante.

KM429 architettura, Simona Avigni, Alessio Bernardelli — L House

Nonostante questa ricerca la nuova abitazione trova nei propri spazi l’intimità e la propria privacy attraverso ambienti filtro come il patio posto all’ingresso.

KM429 architettura, Simona Avigni, Alessio Bernardelli — L House

Questo ambiente transitorio a sud è caratterizzato dalla presenza di un copertura piana lignea che modula la rifrazione solare terminando in un camino isolato, figura verticale dell’intervento.

KM429 architettura, Simona Avigni, Alessio Bernardelli — L House


Concorso di idee per la progettazione del nuovo logo dell'Associazione Arcobaleno - Enrico De Bartolomeis, Umberto Barbato

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Il logo proposto comunica in modo chiaro, ma non scontato, i valori della solidarietà, della fratellanza e dell’integrazione degli immigrati che costituiscono la mission dell’Associazione Arcobaleno.

Enrico De Bartolomeis, Umberto Barbato — Concorso di idee per la progettazione del nuovo logo dell'Associazione Arcobaleno

Il concept muove da un preciso intento:rinunciare ad immagini stereotipate ed a simboli grafici ampiamente utilizzati da altre associazioni che operano nel mondo del volontariato, e puntare, invece, su una sorta di ideogramma costituito da una doppia “a”, lettera iniziale delle parole “associazione” ed “arcobaleno” diventando, così, acronimo della onlus che si propone di rappresentare.

Enrico De Bartolomeis, Umberto Barbato — Concorso di idee per la progettazione del nuovo logo dell'Associazione Arcobaleno

La lettera “a” in minuscolo ha una forma volutamente semplice, quasi elementare, e rimanda al tema dell’alfabetizzazione ed ai corsi di italiano per immigrati organizzati dall’associazione. Insegnare a leggere e scrivere costituisce il primo passo per consentire ad un immigrato di integrarsi nel contesto sociale e culturale del “paese ospitante”.

Enrico De Bartolomeis, Umberto Barbato — Concorso di idee per la progettazione del nuovo logo dell'Associazione Arcobaleno

La lettera “A” in maiuscolo è rappresentata mediante un inedito segno grafico generato dall’unione di due figure umane stilizzate, che si incontrano in un abbraccio solidale e diventano metafora del tema dell’accoglienza e del confronto fra persone come momento di crescita e di scambio fra culture diverse. Tali figure sembrano quasi danzare, a ricordare le attività teatrali ed artistiche portate avanti dall’Associazione.

Enrico De Bartolomeis, Umberto Barbato — Concorso di idee per la progettazione del nuovo logo dell'Associazione Arcobaleno

A completare l’immagine del logo concorre la scritta “associazione arcobaleno” ottenuta con lo stesso font adoperato per la “a” minuscola.

Enrico De Bartolomeis, Umberto Barbato — Concorso di idee per la progettazione del nuovo logo dell'Associazione Arcobaleno

Progetto convitto per alunni con mensa a Malles (BZ) - Raffaella Forgione

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Il progetto si sviluppa attorno ad uno spazio centrale, luogo di relazioni ed incontri, una corte semi-aperta, che consente di osservare il paesaggio dei declivi a nord. I corpi contenenti gli alloggi sono disposti ad un livello superiore rispetto all’area della mensa e dei servizi, direttamente servita dalla strada d’accesso con parcheggi, con cui il lotto confina a sud-ovest. Percorsi aerei collegano gli alloggi e conducono al grande tetto-giardino, che si sviluppa sulle due strutture di cui si compone il progetto e che si congiunge idealmente con il verde che circonda l’area del lotto. Gli affacci sono studiati in maniera che gli alloggi conservino la necessaria riservatezza.

Raffaella Forgione — Progetto  convitto per alunni con  mensa a Malles (BZ)

Il progetto consegue un notevole risparmio delle spese di gestione dell’opera, che dipendono dalla qualità dei materiali utilizzati e dal livello di confort e benessere, che la struttura, in assenza di utilizzo degli impianti di condizionamento e di illuminazione, raggiunge. Sono previsti: - materiali ad alta efficienza energetica; - pareti ventilate per sfruttare i benefici dell’”edificio passivo”; - coperture a “verde” per attenuare il suono all’interno dell’edificio, abbassare la temperatura ambientale interna ed esterna in estate, ed assorbire e filtrare le impurità nell’aria; - sistemi di raccolta e recupero dell’acqua piovana per l’irrigazione del giardino della corte; - sistemi d’illuminazione artificiale integrati per il risparmio energetico; - pareti e strutture portanti in legno lamellare, leggere, flessibili, con ottima risposta al sisma ed elevato isolamento acustico e termico (assenza di ponti termici).

Raffaella Forgione — Progetto  convitto per alunni con  mensa a Malles (BZ)

Raffaella Forgione — Progetto  convitto per alunni con  mensa a Malles (BZ)

Raffaella Forgione — Progetto  convitto per alunni con  mensa a Malles (BZ)

Schizzo di studio 1.a

Raffaella Forgione — Progetto  convitto per alunni con  mensa a Malles (BZ)

Schizzo di studio 1.b

Raffaella Forgione — Progetto  convitto per alunni con  mensa a Malles (BZ)

Schizzo di studio 2.a

Raffaella Forgione — Progetto  convitto per alunni con  mensa a Malles (BZ)

Schizzo di studio 3.a

Raffaella Forgione — Progetto  convitto per alunni con  mensa a Malles (BZ)

Schizzo di studio 3.b

Raffaella Forgione — Progetto  convitto per alunni con  mensa a Malles (BZ)

Plastico

Progetto per Ponte Molino - Andrea Fornasiero

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Il progetto consiste in una riedificazione di un hotel all’incrocio tra via San Fermo e Riviera dei Mugnai a Padova, in Veneto vicino ai colli euganei. La posizione risulta strategica in quanto si trova a ridosso delle mura padovane dell’antica porta Ponte Molino, questa si affaccia su un ramo del Bacchiglione dove in passato fino all’anno 1884 risultavano funzionanti trentatré ruote di altrettanti mulini montati su barche, da cui la porta ed il ponte traggono il nome. La porta è alta quasi 26 metri ed è stata il punto di partenza ed il fulcro attorno cui ruota il progetto.

Andrea Fornasiero — Progetto per Ponte Molino

Vista dall'incrocio tra via San Fermo e via Dante

Altro punto fondamentale e problematico del sito è il dislivello presente tra via San Fermo e Riviera dei Mugnai, essendo quest’ultima inferiore di circa un metro e sessanta centimetri, ma queste problematiche hanno permesso di creare riflessioni e soluzioni che arricchiscono il progetto diventando lo snodo su cui si incentra l’edificio e suggerendone la sezione. Il canale costituisce un affaccio strategico per i residenti dell’edificio, il problema risultava essere l’orientamento a nord che di consuetudine ospita la zona notte e non prevede grandi aperture a causa delle correnti fredde, anche in questo caso il problema della presenza della vista migliore a nord ha fatto ragionare sulla forma e sulle dimensioni dei singoli appartamenti, questi infatti si estendono lungo l’asse sud a nord garantendo ache un’ottimo riciclo d’aria e tutti, ad esclusione di uno da quarantacinque metri quadri, godono di almeno due affacci visivi. Le scale hanno un verso di salita da nord verso sud imponendo ad un ipotetico residente la vista sul canale alla salita, quindi anche nel posizionamento delle scale il canale gioca un ruolo fondamentale, la collocazione delle scale all’esterno in posizione laterale rispetto all’intero complesso ha favorito l’apertura di un passaggio precedentemente inesistente tra la zona nord e sud e facilitato in questo modo l’accesso alle zone di risalita alle residenze. Per lo stesso motivo l’accesso alle residenze è favorito da un ballatoio in posizione nord.

Andrea Fornasiero — Progetto per Ponte Molino

Planivolumetrico

Tutto il complesso è formato quindi di quattro piani nella porzione nord e cinque in quella posta a sud facendo sì che l’altezza totale si relazioni con quella dell’edificio posto frontalmente a sud, non superando ma al contrario enfatizzando l’imponente quota della torre. I prospetti sono stati pensati secondo un principio regolatore comune a tutti i fronti, questo principio si compone di aperture verticali alternate a setti pieni e parallelepipedi uscenti. Per l’oscuramento delle aperture è stato pensato ad una facciata mobile con pannelli di grès porcellanato su profili di sostegno in alluminio, la facciata offre così aspetti mutevoli a seconda delle condizioni luminose e dei desideri dei suoi occupanti trasformandosi in una scultura dinamica passando dalle aperture parziali fino alla trasparenza totale. Per creare una continuità tra la porta Ponte Molino e il nostro progetto il materiale scelto è la pietra utilizzata sulla facciata della porta.

Andrea Fornasiero — Progetto per Ponte Molino

Attacco a terra

Andrea Fornasiero — Progetto per Ponte Molino

Primo piano

Andrea Fornasiero — Progetto per Ponte Molino

secondo piano

Andrea Fornasiero — Progetto per Ponte Molino

Attico

Andrea Fornasiero — Progetto per Ponte Molino

Attacco al cielo

Andrea Fornasiero — Progetto per Ponte Molino

Prospetti Sud e sezioni

Andrea Fornasiero — Progetto per Ponte Molino

Prospetto Est e sezione

Andrea Fornasiero — Progetto per Ponte Molino

Prospetto Nord e Sezione

Andrea Fornasiero — Progetto per Ponte Molino

Schema costruttivo

Andrea Fornasiero — Progetto per Ponte Molino

Sezione Costruttiva

Andrea Fornasiero — Progetto per Ponte Molino

Vista sala da pranzo attico

Andrea Fornasiero — Progetto per Ponte Molino

Vista dal passaggio d'entrata

Andrea Fornasiero — Progetto per Ponte Molino

Vista del soggiorno attico

Andrea Fornasiero — Progetto per Ponte Molino

Progetto per l'argine antistante

Piazza Madonna dei Martiri ad Altamura - massimo dicecca, nicola digravina, Antonio Guerrieri

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La riqualificazione di una piazza nel centro storico è sempre evento catalizzatore di dinamicità e qualità che si estendono agli spazi immediatamente contigui. Abbiamo schematizzato quale potrebbe essere la base di una futura strategia di rinnovo che possa estendersi ad altri ambiti simili nel centro storico di Altamura, mettendo a sistema le chiese e le piazze (o gli spiazzi) sui quali si affacciano. Da questa rapida analisi emerge come sia possibile, attraverso una sorta di localizzata agopuntura urbana, portare qualità diffusa in tutto il centro, innescando così meccanismi di riqualificazione che interessino spazi più raccolti come i claustri e più allungati come le vie che collegano le varie piccole piazze.

massimo dicecca, nicola digravina, Antonio Guerrieri — Piazza Madonna dei Martiri ad Altamura

Sono le due chiese, decicate alla Madonna dei Martiri e a San Liberatore, che attraverso la loro storia e la loro dislocazione nell’ambito della piazza guidano l’intervento pratico della progettazione. La loro contiguità nello spazio e la vicinanza a una delle porte del centro storico è un fatto urbano del tutto peculiare. Sono creciute nei secoli condividendo quella che possiamo definire una estensione del loro sagrato, perimetrato dal tracciato che veniva dalla porta e da via Laudati. In maniera quasi naturale quindi, a riparo da questi due flussi veicolari principali, quest’area circoscritta ha da sempre rappresentato un punto dove sostare, dove fermarsi a chiacchierare dopo essere stati in chiesa prima di ritornare alla dimesione più privata del claustro, oppure dove riposarsi una vota entrati nel centro urbano, rifocillandosi alla fontana.

massimo dicecca, nicola digravina, Antonio Guerrieri — Piazza Madonna dei Martiri ad Altamura

Il tempo ha in parte sbiadito la forza catalizzatrice di questo luogo; la chiesa di San Liberatore è stata sconsacrata, le automobili si si sono impadronite della scena. Il progetto quindi nasce come un cammino a ritroso, attraverso il quale restituire alla piazza questa sua dimensione dimenticata. Lo scavo nella memoria diventa vero e proprio atto progettuale di scavo dello “zero” urbano: la quota della parte pedonale e la quota di quella carrabile vengono leggermente sfalsate, quel tanto che basta per la conformazione di due ambiti funzionalmente e morfologicamente differenti, pur sempre abbracciati dall’invaso irregolare della piazza. Numerosissimi sono gli episodi riscontrabili nel centro storico di Altamura nei quali la quota del claustro è più bassa rispetto a quello della strada con cui esso condivide un lato: tale scarto è quasi sempre risolto con dei gradini inseriti in una sorta di zoccolo basamentale, elemento che separa fortemente i due ambiti. Si esprime dunque con lo stesso linguaggio il nostro intervento su questo spazio “a L” ritagliato all’interno della piazza: i due lati esterni, quelli più lunghi, sono cuciti con un unico segno leggermente in rilievo, e permettono di raggiungere la quota inferiore con due gradoni (alzata 25 cm) pensati e disegnati come sedute. Anche in questo infatti il progetto non si discosta dal contesto che lo genera: non esistono vere e proprie sedute nel centro storico di Altamura, le persone sosta(va)no con le sedie sugli usci, oppure proprio sugli scalini che immettono alle abitazioni e verso la strada. Lo spazio così delimitato tra la leggera gradonata e le due chiese non ha sezione regolare,ma scende lievemente nella parte centrale, per poi tornare alla quota urbana in prossimità dei due ingressi, soluzione che permette una totale accessibilità. Il cordolo superiore ha triplice funzione: separazione dalla zona carrabile, alloggio dell’illuminazione (lineare e continua lungo tutta la gradonata) e elemento di appoggio per chi è seduto più in basso. Di fronte alla chiesa di San Liberatore e all’arco di ingresso questo elemento si spezza e diventa verticale, costituendo così una sorta di richiamo per chi si trovasse al di là della porta, su Corso Umberto I; su di esso prevediamo la sistemazione di pannelli informativi.

massimo dicecca, nicola digravina, Antonio Guerrieri — Piazza Madonna dei Martiri ad Altamura

Un intervento sottotono è ciò che in fin dei conti si propone, in un atteggiamento di understatement, si direbbe nei paesi anglosassoni, che non si prefigge di aggiungere niente al valore intrinseco della piazza, ma solo di ripristinarlo, semplice ed intimo com’era un tempo. Anche la fontana rimane là, a svolgere una funzione di cerniera tra i due ambiti prospicenti le chiese. Nessuna aiuola, nessuna piantumazione: non sono elementi tipici di questo centro storico e se ci sono rappresentano episodi sporadici e di certo non localizzati in questa parte di esso.

massimo dicecca, nicola digravina, Antonio Guerrieri — Piazza Madonna dei Martiri ad Altamura

L’intervento si estende anche ai due claustri interessati dal bando, prefigurando per questi una sistemazione che potrebbe applicarsi per omogeneità morfologica agli altri ambiti simili nel centro storico. Per questi è stato pensato un sistema che integri ingressi, sedute e elementi di arredo diffuso, a formare una sorta di cintura attrezzata alla quota più bassa del claustro. Si vuole così evitare di intervenire a sproposito su microrealtà già molto caratterizzate come quelle dei claustri, proponendo una soluzione che ridisegni alcuni brani di esso con l’intento di renderli più vivibili, funzionali e decorosi.

massimo dicecca, nicola digravina, Antonio Guerrieri — Piazza Madonna dei Martiri ad Altamura

Due gradi di variazione - Amedeo Pedata

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Progetto realizzato durante il secondo anno di studi universitari all’interno del laboratorio di progettazione architettonica, tenuto dal prof. arch. Carlo Coppola, sul tema dell’abitazione mista a servizi realizzata attraverso l’utilizzo delle ontologia formali al fine di una progettazione generativa attraverso l’utilizzo dell’ I.A.

Amedeo Pedata — Due gradi di variazione

Planovolumetrico con rappresentazione degli Unit Plot (unità minime di aggregazione pari a 7,2 x 7,2 m per altezza 3,6 m)

Amedeo Pedata — Due gradi di variazione

Planovolumetrico con rappresentazione degli Unit Plot (unità minime di aggregazione pari a 7,2 x 7,2 m per altezza 3,6 m)

Amedeo Pedata — Due gradi di variazione

Planovolumetrico con rappresentazione degli Unit Plot (unità minime di aggregazione pari a 7,2 x 7,2 m per altezza 3,6 m)

Amedeo Pedata — Due gradi di variazione

Pianta Piano Terra

Amedeo Pedata — Due gradi di variazione

Pianta Piano Primo

Amedeo Pedata — Due gradi di variazione

Pianta Piano Secondo

Amedeo Pedata — Due gradi di variazione

Vista a volo d'uccello

Amedeo Pedata — Due gradi di variazione

Vista a volo d'uccello

Amedeo Pedata — Due gradi di variazione

Vista a volo d'uccello

Amedeo Pedata — Due gradi di variazione

Vista a volo d'uccello

Amedeo Pedata — Due gradi di variazione

Fotoinserimento. Vista in prossimità dell'incrocio Viale Europa / Via Enrico Altavilla

Amedeo Pedata — Due gradi di variazione

Vista in prossimità dell'incrocio Viale Europa / Via Alessandro Bisceglia

Amedeo Pedata — Due gradi di variazione

Vista della corte interna con in evidenza gli ascensori ed i ballatoi di distribuzione

Convitto per alunni con una mensa a Malles - Giovanni Fiamingo, Giuseppe Falzea, Angelo Italiano, Maria Giovanna La Spada

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La presenza dei rilievi collinari adiacenti l’area di progetto è bruscamente interrotta dal notevole dislivello messo in bella mostra dal muro di sostegno che delimita a nordest il lotto. Il progetto intende ricostruirne idealmente il profilo mancante, portando la collina dentro l’area di progetto e collocandovi “sopra” le nostre architetture.

Giovanni Fiamingo, Giuseppe Falzea, Angelo Italiano, Maria Giovanna La Spada — Convitto per alunni con una mensa a Malles

In realtà, tale ricostruzione è essa stessa progetto: - sia perché“collina artificiale”, realizzata recuperando la terra di scavo, organizza una promenade attraverso i suoi ripiani erbosi degradanti, utilizzabili per le attività all’aperto e anche come luogo d’incontro; - sia perché ospita al suo “interno” buona parte delle funzioni del piano terra, dei servizi e dello stesso garage a servizio del convitto.

Giovanni Fiamingo, Giuseppe Falzea, Angelo Italiano, Maria Giovanna La Spada — Convitto per alunni con una mensa a Malles

Tutte le altre funzioni vengono racchiuse in tre prismi volumetricamente elementari, che si dilatano progressivamente, fratturandosi e articolandosi plasticamente.

Giovanni Fiamingo, Giuseppe Falzea, Angelo Italiano, Maria Giovanna La Spada — Convitto per alunni con una mensa a Malles

Il primo di questi, collocato sopra la mensa, è definito da una aerea pelle in cotto che, rigirando su se stessa, accoglie la casa del custode, con il suo accesso indipendente. Il secondo prisma, definito da un paramento lapideo, organizza su due livelli la zona dello sport, ospitando nelle sue pieghe un portico che collega “trasversalmente” la zona centrale, la zona convitto, il parcheggio e i servizi della mensa. Il terzo, più aereo e trasparente, ospita le stanze del convitto e si apre al paesaggio circostante attraverso un profilo a “L” che organizza un vero e proprio patio interno.

Giovanni Fiamingo, Giuseppe Falzea, Angelo Italiano, Maria Giovanna La Spada — Convitto per alunni con una mensa a Malles

Le tre architetture, poste sopra la nuova collina artificiale, organizzano lo spazio del parco esterno attraverso una serie di relazioni tensionali, di scorci prospettici e di texture materiche ispirate ai materiali del luogo.

Giovanni Fiamingo, Giuseppe Falzea, Angelo Italiano, Maria Giovanna La Spada — Convitto per alunni con una mensa a Malles

Giovanni Fiamingo, Giuseppe Falzea, Angelo Italiano, Maria Giovanna La Spada — Convitto per alunni con una mensa a Malles

Giovanni Fiamingo, Giuseppe Falzea, Angelo Italiano, Maria Giovanna La Spada — Convitto per alunni con una mensa a Malles

Giovanni Fiamingo, Giuseppe Falzea, Angelo Italiano, Maria Giovanna La Spada — Convitto per alunni con una mensa a Malles

Plasticando - Amedeo Pedata

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Selezioni di Plastici realizzati tra il 2005 ed il 2010.

Amedeo Pedata — Plasticando

Plastico scala 1:200 per una tesi di laurea

Amedeo Pedata — Plasticando

Plastico scala 1:200 per una tesi di laurea

Amedeo Pedata — Plasticando

Plastico scala 1:500 per una tesi di laurea

Amedeo Pedata — Plasticando

Plastico scala 1:100 per una tesi di laurea

Amedeo Pedata — Plasticando

Plastico scala 1:200 per una tesi di laurea

Amedeo Pedata — Plasticando

Plastico scala 1:200 per una tesi di laurea

Amedeo Pedata — Plasticando

Plastico scala 1:700 realizzato per la mostra/convegno "Abitare Avellino"


HOUSE - giovanni, Maria Menichini

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The project is based on a natural composition of spaces remembering the orientation of the house and the narrow and elongated shape. These have been the principles that have characterized the rooms of the living and sleeping. The principal rooms of the home look out on balconie. The dining room and kitchen have look out to East, with the possibility to equip the balcony with tables and chairs. The important element of the living room is the block fireplace with function of filter between the living room and dining room. The dining room is characterized by large windows that illuminate the living room.To the right of the entry there is the dining room with table from eight and the snack that it serves as table for aperitifs and it is integral part of the kitchen.

giovanni, Maria Menichini — HOUSE

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giovanni, Maria Menichini — HOUSE

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giovanni, Maria Menichini — HOUSE

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HOUSE - giovanni, Maria Menichini

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The project is based on a natural composition of spaces, taking into consideration the shape of the house and the existent walls. I have tried to decorate the environments to give a functional and comforting distribution to the apartment.

giovanni, Maria Menichini — HOUSE

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giovanni, Maria Menichini — HOUSE

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giovanni, Maria Menichini — HOUSE

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HOUSE - giovanni, Maria Menichini

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The project is based on a natural composition of spaces, taking into consideration the shape of the house. I have tried to divide the environments to give a functional, comforting and elegant distribution to the apartment.

giovanni, Maria Menichini — HOUSE

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giovanni, Maria Menichini — HOUSE

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giovanni, Maria Menichini — HOUSE

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HOUSE - giovanni, Maria Menichini

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It has tried to develop the living of it as a large open space, but at the same time each part of it has an own importance.

giovanni, Maria Menichini — HOUSE

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The project of reorganization of the furnishes it has interested four parts of the house: - entrance - living room - dining room - kitchen

giovanni, Maria Menichini — HOUSE

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The entrance has been thought as a filter container. The most interested part is to the left of the entry with linear closets to all height. The closets hide the counters, the radiator and various offsets of the wall.

giovanni, Maria Menichini — HOUSE

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The living room is characterized by a minimal element white and red and by a sliding door to all height of red color. The corridor becomes furniture and part of the living room.

The dining room is wonderfully immersed in gray color of the wall and ceiling. The room is illuminated by the suspensions lighting on the table and from a neon to the ceiling.

The kitchen has been reorganized giving importance and prevalence to the lighting, using 4 farettis and 2 suspensions lighting.

HOUSE - giovanni

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The project was developed on a careful analysis of the space to be functional to a person. The basic idea is to have an easy management of the house. You tried to connect all the needs of those living in this house , a living room that represents simplicity and personality, through the search for design objects with a strong character and meaning. In the kitchen with a simple operation of adding two wooden shelves and 2 shelf for pantry use has been re-evaluated and completed in its main function . The service area is designed as a single block lined with wooden panels of various sizes that hide toilet and laundry. The bedroom is characterized on the one wall of the vintage -iron and glass, behind which houses the bathroom and it is useful to illuminate the bedroom. The very basic room with bed and niches container with the addition of the lamp MUUto , on one side there is a large walk-in closet with mirrored door.

giovanni — HOUSE

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giovanni — HOUSE

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giovanni — HOUSE

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giovanni — HOUSE

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GARDEN - giovanni, Maria Menichini

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The idea of project is that to realize a functional, comforting, pleasant and elegant garden in connection with the functions of the house and able to satisfy the applications served as the client.

giovanni, Maria Menichini — GARDEN

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giovanni, Maria Menichini — GARDEN

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giovanni, Maria Menichini — GARDEN

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HOUSE - giovanni, Maria Menichini

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The project is based on a natural composition of spaces, taking into consideration the shape of the house and the structural walls. I have tried to divide the environments to give a functional and comforting distribution to the apartment.

giovanni, Maria Menichini — HOUSE

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Senior City - dep studio

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Il progetto riguarda la realizzazione di una struttura residenziale dedicata ad anziani autosufficienti in un lotto libero collocato poco a nord del centro storico di Cortina d’Ampezzo. Il progetto del nuovo edificio prende avvio dall’analisi delle caratteristiche intrinseche del lotto e, in funzione delle peculiarità rilevate, dalla volontà di enfatizzarne i pregi e limitare il disagio generato dagli elementi di disturbo. L’edificio non si mostra come un monolite compatto ma, al contrario, la volontà di ridurre l’impatto visivo ha suggerito di scomporre il volume in blocchi con specifiche caratteristiche e funzioni. Così le unità residenziali sono inserite in 6 blocchi disposti in modo tale da generare uno spazio interno, privato, su cui affacciano i percorsi. Ogni blocco è separato dagli altri in modo che vi sia continuità visiva tra la corte interna e il paesaggio circostante e viceversa. La pianta dell’edificio disegna una linea spezzata composta da 3 segmenti che si ripiegano su loro stessi delimitando uno spazio interno di forma triangolare. Questa semplificazione è molto chiara se si analizza il limite interno del tracciato in quanto è molto lineare mentre è meno evidente se si analizza il lato esterno che appare molto frastagliato per i continui aggetti presenti sui prospetti verso l’esterno. Questa configurazione consente di individuare una corte interna e uno spazio esterno nonostante non ci sia una vera separazione fra i due ambiti. La corte appare infatti ben individuata ma non completamente separata dallo spazio esterno in quanto in corrispondenza dell’ingresso un lato appare non concluso consentendo un collegamento visivo tra il “dentro” e il “fuori”. In alzato, il rispetto dell’altezza massima consentita dalla normativa è stato possibile adagiando i diversi blocchi che compongono l’edificio a quote diverse, in modo che si abbia la percezione di un edificio di due livelli fuori terra anche se in alcuni punti sono presenti 1 o 2 livelli seminterrati e interrati. I prospetti, movimentati da continui sporti o cambi di direzione dei piani, generano ombre che cambiano nelle diverse ore del giorno. La geometria delle coperture inclinate dialoga in modo diretto con la particolare conformazione delle montagne. Al livello seminterrato trovano posto il box e la sala polivalente e la palestra collegate con l’esterno attraverso grandi vetrate che guardano verso il fondovalle.

dep studio — Senior City

dep studio — Senior City

dep studio — Senior City

dep studio — Senior City

WATERFRONT PANTELLERIA - marianna di lauro , Augusto Umberto Marasco,Cesare Corfone, Chiara Rizzi, Luciana De Girolamo, Alberto Villar Watty, Gerardo Villar Watty, Saul Cruz Davila, Roberto Di Sipio, Claudio Angelucci

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Il Concorso di Progettazione per la riorganizzazione e riqualificazione degli spazi pubblici del lungomare di Pantelleria rappresenta un’occasione per definire una strategia complessiva del rapporto tra la città e il mare a partire dalla valorizzazione degli elementi presenti. Tale strategia si costruisce attraverso il riconoscimento delle potenzialità inespresse dei luoghi e la trasformazione del lungomare in interfaccia osmotica attraverso la quale terra e mare entrano in relazione. Affrontare il tema della rigenerazione del waterfront urbano di Pantelleria vuol dire innanzitutto ripensare al suo ruolo di “dispositivo territoriale” in cui si generano relazioni e flussi e grazie al quale si innescano processi virtuosi di ri-qualificazione dello spazio pubblico e di valorizzazione delle economie territoriali. L’obiettivo generale del progetto è quello di trasformare un’area disorganica e frammentata, ma comunque ricca di energie che la attraversano, in un “commutatore territoriale” in grado di trasferire queste energie al contesto urbano e di tradurle in risorse per il paesaggio. Si tratta di energie derivate dalla forte vocazione turistica dell’isola, ma anche dalle tracce di una memoria storica intimamente legata al territorio. Ad una storia antica in cui Pantelleria aveva un ruolo strategico nel Mediterraneo si contrappone una storia recente (soprattutto dal dopoguerra in poi) contrassegnata dall’assenza di una visione per il futuro dell’isola. Ne consegue una realtà complessa in cui alle bellezze naturali e paesaggistiche fa da contraltare uno spazio urbano essenzialmente privo di qualità. In particolare l’area del waterfront appare come il risultato della giustapposizione di elementi ed interventi disarticolati e poco sensibili al contesto. Costituisce un’importante eccezione il monolitico Castello di pietra lavica, mentre forniscono importanti chiavi di lettura dello spazio pubblico le due piazze principali (piazza Almanza e piazza Cavour) più per le loro potenzialità che per la loro effettiva qualità. Una qualità che il progetto cerca di ottenere attraverso la reinterpretazione delle forme e dell’uso sapiente dei materiali, propri di quell’architettura vernacolare, quasi archetipica, che tanto racconta di un rapporto intimo tra l’uomo e il territorio e che ha prodotto una cultura unica nel Mediterraneo. L’architettura del passato, riletta attraverso i paradigmi che la contemporaneità ci impone (innanzitutto quello della sostenibilità), diventa strumento e indicatore di qualità urbana e paesaggistica.

marianna di lauro , Augusto Umberto Marasco,Cesare Corfone, Chiara Rizzi, Luciana De Girolamo, Alberto Villar Watty, Gerardo Villar Watty, Saul Cruz Davila, Roberto Di Sipio, Claudio Angelucci — WATERFRONT PANTELLERIA

Il waterfront inteso come “dispositivo territoriale a fasi alterne”è il criterio di base che ha guidato tutte le scelte progettuali. Pensare al lungomare come una sorta di “macchina urbana” complessa in cui, secondo uno schema circolare, i circuiti vengono attivati da usi e funzioni diverse e, a loro volta, attivano alcune parti spegnendone altre. Questo permette di concepire il waterfront non come una linea di demarcazione tra terra e mare, ma come un tessuto connettivo a densità variabile. I nuovi edifici progettati, insieme al Castello ed alla Chiesa Matrice, entrano a far parte di un sistema complesso la cui dimensione spazio-temporale varia con le funzioni e gli usi. Così ogni elemento, nonostante la plasticità delle forme e dei materiali (entrambi mutuati dall’architettura tipica pantesca), non è solamente un contenitore di funzioni, ma anche e soprattutto una parte di “un tutto” il cui valore complessivo è sicuramente maggiore di quello della somma delle sue parti.

marianna di lauro , Augusto Umberto Marasco,Cesare Corfone, Chiara Rizzi, Luciana De Girolamo, Alberto Villar Watty, Gerardo Villar Watty, Saul Cruz Davila, Roberto Di Sipio, Claudio Angelucci — WATERFRONT PANTELLERIA

Il principio di interazione è, infatti, l’altro criterio generale seguito per la progettazione. In questo senso il waterfront è stato trattato come un sistema in grado di accogliere in sé la diversità e la varietà, in un’isola in cui la contaminazione è da sempre un leitmotiv: nel corso dei secoli, fino all’Unità d’Italia, la cultura pantesca è stata influenzata dalle civiltà più diverse, da quella fenicia e romana, fino a quella borbonica, senza dimenticare quella araba. Uno dei caratteri identitari di Pantelleria può essere ritrovato proprio in questo suo essere crocevia di popoli e culture. Nel progetto questo si traduce in un sistema in cui le relazioni tra gli “oggetti architettonici”, sono dinamiche, mai fisse, determinate da funzioni che mutano nel tempo o che trasformano lo spazio a seconda delle esigenze a cui devono far fronte (lo spazio pubblico è pensato in maniera da potersi adattare ai più diversi usi, dal semplice “struscio”, agli spettacoli all’aperto). I flussi che attraversano il lungomare lo modellano secondo un disegno che non si compone di fasce distinte, ma di spazi a sezione variabile che aprono prospettive e svelano punti di vista inediti. I capisaldi di questo sistema sono rappresentati: a nord dal Molo Adragna, ripensato nelle funzioni e nella modalità di fruizione, in cui assume un ruolo urbano rilevante l’edificio del mercato ittico; a sud dal nodo funzionale a ridosso del molo Wojtyla; e, in corrispondenza del Castello, dal sistema delle piazze Almanza e Cavour.

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La lettura critica dello stato iniziale dei luoghi è avvenuta utilizzando il principio di potenzialità. In questo senso i “capisaldi” del progetto altro non sono che quelle aree grazie alle quali è possibile svelare l’alto potenziale esistente. Esse rappresentano gli episodi fondamentali, ma non i soli, di una sequenza in cui il lungomare rappresenta lo sviluppo narrativo non lineare. Esso, infatti, è costituito da percorsi (ciclo-pedonale e carrabile), ma anche da spazi pubblici (piazze, aree verdi, promenade) che inviluppano gli edifici, esistenti e di progetto, ricucendo le discontinuità fisiche, ambientali, funzionali e percettive esistenti. Il nuovo edificio del mercato, attraverso la sua architettura fortemente evocativa (si tratta di una reinterpretazione del giardino pantesco) utilizza una potenzialità esistente diventando un fulcro urbano importante. Anche il ridisegno delle piazze Almanza e Cavour, nonostante oggi appaiano come due entità distinte e prive di razionalità, si fonda sulla considerazione che esse rappresentano un elemento significativo da un punto di vista urbanistico e sociale. La loro rinnovata qualità spaziale altro non è che la messa in valore di un potenziale esistente. Infine, si è riconosciuta un’importanza strategica anche a quell’area attualmente occupata dal distributore di carburante. La scelta è stata quella di non delocalizzare questa funzione, ma di integrarla ad altre, sia di tipo urbano che più strettamente legate alla fruizione del mare. In tutto il waterfront, infine, sono state addensate funzioni affinché fosse colmato il gap esistente tra la sua potenziale capacità di soddisfare i bisogni reali (derivanti da ragioni economiche, sociali, culturali) e il ruolo che esso oggi riveste.

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The urban bazaar - SCEG

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Luogo concepito come una galleria d’arte contemporanea. Un ambiente interno rettangolare con prospettiva accentuata, in cui l’attenzione si concentra sui due lati lunghi. La via con esposti i vestiti a passo costante dall’ingresso alla fine, e davanti il piano del bancone. Lo spazio trova unione e identità attraverso la grande tenda illuminata;effimera struttura sospesa di un bazar urbano, che accoglie e mette in mostra i designer internazionali.

SCEG — The urban bazaar

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MANFREDONIA AUTOPOIETIC GATE - marianna di lauro , Raffaele Vitale, Francesco Di Trani, Cesare Corfone, Luciana De Girolamo, Loredana De Meo, Fabio Rinaldi, Pasquale Ciociola, Luisa Di Viesti, Ilaria Rinaldi, Claudio Angelucci.

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“Manfredonia Autopoietic Gate”è un piano strategico per gli spazi pubblici, i servizi e le reti della sostenibilità che racchiude il tentativo progettuale di dare identità, significato e direzionalità‘in post-produzione’ alle grandi aree di espansione residenziale che stanno vedendo la luce nell’area Sud Ovest di Manfredonia mediante la realizzazione di due grandi elementi urbani ed una capillare rete di infrastrutture della sostenibilità. Il piano è una visione urbana ambientale ed architettonica composta da un insieme di strategie pubbliche da traguardare nell’operazione di urbanizzazione del territorio. I due grandi elementi urbani che definiscono il piano sono generati attraverso la lettura dei segni del paesaggio antropizzato locale, storicizzato (come la cava Foglia srl) o in fase di realizzazione (come la viabilità interna ai comparti edificatori) e sono stati definiti come il Parco della sostenibilità ed il Viale della sostenibilità.

marianna di lauro , Raffaele Vitale, Francesco Di Trani, Cesare Corfone, Luciana De Girolamo, Loredana De Meo, Fabio Rinaldi, Pasquale Ciociola, Luisa Di Viesti, Ilaria Rinaldi, Claudio Angelucci.  — MANFREDONIA AUTOPOIETIC GATE

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Spirale al quadrato - Amedeo Pedata

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Progettazione di una biblioteca, di un auditorium e di un parco urbano a Capua, all’interno del recinto preesistente dell’antica “cavallerizza” capuana, in prossimità del fossato cinquecentesco e della porta monumentale “Porta Napoli”. Progettata nel corso del quarto anno di studi in architettura durante il laboratorio di progettazione architettonica tenuto dal prof. arch. Giovanni Di Domenico.

Amedeo Pedata — Spirale al quadrato

Vista del complesso Biblioteca / Parco / Auditorium

Amedeo Pedata — Spirale al quadrato

Vista del complesso Biblioteca / Parco / Auditorium

Amedeo Pedata — Spirale al quadrato

Planovolumetrico dell'intervento

Amedeo Pedata — Spirale al quadrato

Planimetria generale

Amedeo Pedata — Spirale al quadrato

Sezione AA

Amedeo Pedata — Spirale al quadrato

Sezione BB

Amedeo Pedata — Spirale al quadrato

Sezione CC

Amedeo Pedata — Spirale al quadrato

Sezione DD

Amedeo Pedata — Spirale al quadrato

Sezione EE

Amedeo Pedata — Spirale al quadrato

Vista del plastico scala 1:500 con le aree limitrofe all'intervento

Amedeo Pedata — Spirale al quadrato

Vista del plastico scala 1:500 con le aree limitrofe all'intervento

Amedeo Pedata — Spirale al quadrato

Vista del plastico scala 1:200 dell'area di intervento

Amedeo Pedata — Spirale al quadrato

Vista dell'intervento da Sud

Amedeo Pedata — Spirale al quadrato

Vista dell'intervento da Nord

Amedeo Pedata — Spirale al quadrato

Vista dell'intervento da Est

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