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Gratis et Amore Dei - paradisiartificiali

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The collective’s most recent intriguing initiative has been to self-produce small wall lamps as a tribute to abandoned places of worship. After making dozens of sconces, the team installed them in the numerous niches and chapels in the little churches that dot some of the rural areas of northern Italy. Many of these very ancient places are now in ruins due to depopulation of the countryside over the past few decades. Gratis et Amore Dei is not only a decorative object, but it is also a symbolic gesture, assigning a guardian angel to each of these beautiful and enchanted places that risk being forgotten in the modern age. Paradisiartificiali then thought that Gratis et Amore Dei could also serve as the guardian angel of every child. The angel was redeveloped in an alternative version created with children in mind. A music box that plays lullabies was added to it, making Gratis et Amore Dei a charming night light for cribs and night stands.

paradisiartificiali — Gratis et Amore Dei

paradisiartificiali — Gratis et Amore Dei

paradisiartificiali — Gratis et Amore Dei

paradisiartificiali — Gratis et Amore Dei

paradisiartificiali — Gratis et Amore Dei

paradisiartificiali — Gratis et Amore Dei

paradisiartificiali — Gratis et Amore Dei

paradisiartificiali — Gratis et Amore Dei


Riqualificazione dell'area dell'ex Consorzio Agrario - emilio esposito

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La proposta di progetto mira a realizzare un edificio denominato “Palazzo del Turismo” che vuole essere una costruzione capace di riunire in un unico luogo le funzioni collegate alla gestione turistica del territorio comunale. Olbia, per le sue caratteristiche territoriali ed ambientali, per la sua dotazione di terminali per il trasposrto, porto ed aeroporto, capaci di introdurre nel territorio comunale flussi turistici numericamente notevoli, per la presenza di servizi a tutti i livelli, è per vocazione la sede ottimale per una struttura tipo “IAT” (Ufficio di Informazione e Accoglienza Turistica). Gli utenti del servizio IAT sono tutte le persone che desiderano avere informazioni, assistenza e accoglienza di tipo turistico, in particolare i turisti, italiani e stranieri, gli operatori turistici, i giornalisti, le associazioni di categoria, gli enti pubblici e tutti coloro che vogliono attingere alle risorse turistiche del territorio. Il “Palazzo del Turismo” si candida ad essere la sede dello IAT di Olbia e dell’Assessorato al Turismo.

emilio esposito — Riqualificazione dell'area dell'ex Consorzio Agrario

IL PROGETTOORIGINI DELLE FUNZIONI Le funzioni sono scaturite dalle seguenti considerazioni tutte legate al luogo dell’intervento: -il sito si affaccia su via Genova, su via C. Colombo e su via G.Garibaldi attraverso un breve passaggio tra due costruzioni che porta direttamente di fronte alla nuova Casa Comunale, esso è un naturale collegamento tra il fronte mare, su via Genova ed il cuore della città. Pertanto, la prima funzione a cui rispondere con il progetto è favorire e non intralciare questo asse di collegamento individuato. -Il sito può essere una opportunità per ricavare spazi per il parcheggio delle auto sia private, se lo si vede come un luogo collocato ai margini del tessuto urbano del centro storico di Olbia, sia pubbliche se si necessitasse di un’autorimessa per mezzi comunali visto la presenza della nuova casa comunale nelle immediate vicinanze. Pertanto si è individuata la seconda funzione che consiste nel ricavare spazi da destinare a posti auto. -Il sito gode di una posizione centrale, in quanto si trova nel centro storico, è vicino ad altri edifici pubblici, è facilmente raggiungibile sia che si arrivi dalla stazione marittima, sia che si arrivi dall’aeroporto. Nasce l’attribuzione della funzione all’edificio previsto nel sito che è quella di sede istituzionale dei servizi turistici comunali. ORIGINE DELLA FORMA La forma della costruzione in progetto ha risentito dei diversi vincoli emersi dalla analisi del sito che ha evidenziato le seguenti particolarità: lotto a geometria irregolare, lotto circondato da alti edifici con pareti finestrate, lotto con lati corti su strade principali e lato lungo su strada secondaria, lotto parzialmente nascosto alla vista dal mare. Considerando tutti questi fattori la forma della proposta progettuale evidenzia: un piano terra ed un ultimo piano di forma diversa dagli altri piani dell’edificio; una zona a piano terra che funge da piazza coperta e collegamento tra le strade principali e verso il mare; un incastro di volumi nella facciata su via Genova

DESCRIZIONE DELL’IMMOBILE L’intervento riguarda una superficie di circa mq. 2128 lordi disposti su sei livelli, compreso il piano terra, ciascuno di metrature diverse. Due “corpi”, correlati dal medesimo blocco scale ed ascensore, si sovrappongono pur stabilendo una chiara separazione. La parte inferiore presenta un volume a geometria di parallelepipedo e propone vetrate a tutta altezza nei prospetti; è presente uno svuotamento volumetrico del livello di connessione tra i due corpi che, contribuisce ad alleggerire l’immagine complessiva della costruzione; il volume superiore, dedicato a spazio polifunzione, si configura come un solido di rotazione a geometria ellittica, un forte segnale urbano in marcato contrasto con l’orizzontalità del corpo sottostante da cui sembra staccarsi come sospeso in aria. Il volume a geometria di parallelepipedo poggia su un suolo artificiale in c.a. che costituisce la copertura di una autorimessa interrata di circa 1200 mq., con ingresso ed uscita indipendenti su strade diverse che potrà essere adibita, a scelta della Amministrazione, a parcheggio pubblico o parcheggio dei mezzi della Amministrazione stessa qualora se ne ravvisasse la necessità. Il primo livello fuori terra è dato dal piano che, su via Garibaldi coincide con la quota del marciapiede esistente assunto come quota 0.00, mentre su via Genova si solleva dal piano del marciapiede di circa 80.00 cm.. Al piano terra si prevede un unico ambiente di grandi dimensioni di circa 522 mq. che occupa il lotto nella sua parte meno felice per la presenza di un angolo acuto il quale inglobato nell’ampio spazio della sala accoglienza e reception per gli uffici superiori, si percepisce in modo poco evidente come fattore di irregolarità dello spazio. I visitatori della città di Olbia potranno trovare nel luogo detto il “front office” dello IAT, i servizi igienici, una scala che invade lo spazio rendendosi molto visibile essendo su un taglio del solaio del primo piano con il quale si crea un immediato collegamento visivo e funzionale, le scale ed il corpo ascensori che formano l’ossatura verticale della costruzione. Sempre al piano terra sono previsti: • aiuole verdi per circa 110 mq. • un piano porticato che protegge gli ingressi alla sala accoglienza • un percorso scoperto che funge da percorso di collegamento tra via Genova, via Garibaldi e via C. Colombo (i portici ed il percorso si sviluppano per circa 645 mq.)

Il secondo livello che corrisponde alla quota + 4,50 e che occupa circa 409 mq., è occupato da ambienti collegati direttamente alla sala di accoglienza con una scala a vista che invita a salire per visitare una esposizione di produzione artigianale sarda di pregio ( esempi di tessitura, cestineria, arte ebanista, coltelleria ecc.) Il secondo livello qualora fosse necessario per esigenze interne alla Amministrazione si potrebbe configurare come uffici non di accoglienza, ma per gli operatori turistici.

Il terzo livello di circa 445 mq. che corrisponde alla quota +8.10 è un livello dedicato ad uffici così come il quarto livello di circa 455 mq. che corrisponde alla quota +11.7. In questi due livelli la divisione in ambienti prevista in progetto è indicativa in quanto sarebbe da concordare con l’Amministrazione.

Il quinto livello che corrisponde alla quota +15.30 è il livello della copertura piana dell’edificio a geometria di parallelepipedo. Esso contiene un piccolo ambiente che ospita i servizi della sala superiore ed un disimpegno per complessivi 66.00 mq., che consente di uscire sulla terrazza seminata con prato verde per favorire il risparmio energetico, dove sono presenti i pannelli solari per la produzione di acqua calda che alimenteranno il riscaldamento e l’acqua sanitaria nonché i macchinari per il condizionamento estivo.

Il sesto ed ultimo livello che corrisponde alla quota +18.40 è occupato da una sala appoggiata sulla copertura dell’edificio ma da questo separata sia fisicamente perché poggiante su sostegni indipendenti dalla struttura sottostante sia formalmente perché caratterizzata da una forma completamente autonoma . La funzione di questa sala oltre ad essere sala riunioni e rappresentanza si sposerebbe bene con una idea che si vuole suggerire bizzarra ma non assurda e cioè quella di wedding room ovvero sala per celebrare i matrimoni civili. Il luogo potrebbe diventare una attrazione di livello cittadino e non solo potendo arrivare alla dimensione internazionale: Olbia sarebbe una delle poche città che ha pensato e realizzato un luogo dove celebrare i matrimoni civili, che possono anch’essi determinare flussi turistici La cubatura totale prevista è di circa mc. 7620

Le facciate sono previste con poche aperture rivolte verso gli edifici circostanti e con vetrate a tutt’altezza da un piano all’altro allorché la costruzione si dispone perpendicolare a via c. Colombo e consente, posta a m. 5.00 dal confine, maggiore libertà nel disegno delle aperture. La costruzione mostra, inoltre, due incastri volumetrici: il primo è dato da un arretramento della facciata per i primi tre livelli sul fronte mare lato via Genova, il secondo è dato dalla sporgenza di un corpo che allarga di m. 1.50 lo spazio dell’ufficio, prospiciente via Genova posto al terzo livello. Questo allargamento determina la presenza di un corpo a sbalzo posto a quota +8.10, completamente chiuso allorché il volume, a zaino alla facciata, fiancheggia un lotto adiacente. Gli incastri detti alludono alla architettura navale che riecheggia nel progetto. La modularità dell’edificio definisce spazi interni flessibili e agevola le trasformazioni, separando elementi strutturali da partizioni interne e concentrando in un nucleo centrale bagni, ascensori, scale e cavedi.

Istanbul Disaster Prevention and Education Centre - Massimo Fusco Architetto, juan camilo olano, Alessandro Degl'innocenti, Caterina Contu, Stefano Gasparrini, Mattia Soci, Maria Teresa Cecchi

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REPORT OF THE PROJECT Our design concept for the Istanbul Disaster Prevention and Education Centre is based on the effects produced by a seismic phenomenon. A catastrophic and devastating event which is capable of creating drama and destruction whilst, at the same time, it then becomes the generator of new architectural structures, intended as structural upheavals, transforming shapes with subsidence and rotation of volumes that develop different angles and spatial dynamics space that visually intercept with each other. This is the core concept of a desire to symbolize a new life, with new shapes, that is built on the debris that is left to create an easily recognizable and attractive location. The Istanbul Disaster Prevention and Education Centre is a premises designed to diffuse knowledge of the seismic event using specific and innovative building, aiming to alleviate the disastrous effects, and provide the population with information and training and a greater capacity to deal with any future earthquakes. Our solution focuses on conical shapes, not that common in Western architecture but often found in Turkish culture, which look like the petals of a flower emerging from the earth, coming into bloom when in contact with sunlight and developing into a new life; a mix and match of different shapes that fit together around a central inverted cone which is the main entrance, whilst various activities and functions rotate and develop around the heart of the composition. A structural complexity which is resolved by using high technology materials that are able to overcome such difficulties, projecting the entire project into the future. In addition to the inverted central cone, the core of the location from which all the other areas can be reached, the structure branches out to include the main technical activities, a first cone, a second cone, a tilted cone; The stairways and elevators are located in the perimeter area of the main cone. Decentralized to the west we have the car park and to the east, opposite the car park, we find the energy forest.

Massimo Fusco Architetto, juan camilo olano, Alessandro Degl'innocenti, Caterina Contu, Stefano Gasparrini, Mattia Soci, Maria Teresa Cecchi — Istanbul Disaster Prevention and Education Centre

INVERTED CONE The ground floor of the inverted cone hosts the main entrance, the core of the connection routes which lead to the various functions and activities. The first floor is a suspended platform and hosts a multimedia library, accessible from the staircase and elevators. A bar and restaurant are located above the library on the second platform. The glass ceiling allows light to filter onto all three floors, creating a fascinating space which is amplified even further at night by the projection of light beams in a multitude of different directions. The central cone generates a sense of drama due to the interaction of the various volumes and the light effects.

Massimo Fusco Architetto, juan camilo olano, Alessandro Degl'innocenti, Caterina Contu, Stefano Gasparrini, Mattia Soci, Maria Teresa Cecchi — Istanbul Disaster Prevention and Education Centre

TECHNICAL ACTIVITY From the central cone, moving east, we have the area hosting the technical activities, consisting of reinforced concrete blocks which are closed and stacked like boxes to create a spatial flow as they all seem to flow into each other, generating a sense of motion, enveloped in a transparent cover which acts as a sort of showcase window, allowing the sunlight to be filtered whilst illuminating the distribution areas. The image of these volumes is amplified at night when a play of light and shadows allow these spaces to be viewed from the outside. The use of closed volumes is perfect for the activities performed within the premises, such as seismic phenomenon exercises and experiments, medical units and first aid stations. The last room on the ground floor looks onto the garden and is designed to house the shelters, accessible from indoors and outdoors.

Massimo Fusco Architetto, juan camilo olano, Alessandro Degl'innocenti, Caterina Contu, Stefano Gasparrini, Mattia Soci, Maria Teresa Cecchi — Istanbul Disaster Prevention and Education Centre

STAIRWAY AND ELEVATORS We then meet the stairway and elevators place located almost marginally compared to other areas as if they have been designed and inserted in a posthumous stage. In line with the project theme, it is as if the distributive element built to connect the various wings has been added following a seismic phenomenon, as if attempting to foretell the peculiarity of it compared to the entire complex and, at the same time, the necessity of having to use it as it is an important tool used to access the various spaces and levels.

Massimo Fusco Architetto, juan camilo olano, Alessandro Degl'innocenti, Caterina Contu, Stefano Gasparrini, Mattia Soci, Maria Teresa Cecchi — Istanbul Disaster Prevention and Education Centre

FIRST CONE The first cone on the ground floor houses a floor to ceiling exhibition area, the planetarium, located partly inside and partly outside the cone along with a distribution corridor that provides access to the activities performed in the second cone.

SECOND CONE The second cone is directly connected to the first as it is accessed from the same and, on the ground floor, it hosts the multi-media rooms, the 4d room and various facilities. The first floor houses the auditorium which can be accessed via a gallery walkway located inside the first cone. The ends of both cones have sheared parts that are fastened to the ground and glass facades that allow light to enter and provide access to and from the garden. During the night, the perspective image of the cones is enhanced by the light effects on these glass inserts.

CUBE Further ahead we encounter a tilted cube with regular and windowed walls opposite a fully glazed wall that which houses a nursery on the ground floor and offices on the first, second and third floors. The image of the cube about to fall can be seen from the side and the glass wall. This inclination aims to create a spectacular visual effect and also block the direct access of sunlight and prevent the premises from overheating.

PARKING The car park building is located in a perimeter area to the west and is characterized by a tilted parallelepiped shape, as if the whole building is about to collapse into the ground; the top has a green area which can be used as a terrace.

ENERGY FOREST The energy forest is located to the east, opposite the car park, and is made of reinforced concrete parallelepipeds of different heights that seem to emerge from the soil like magmatic rock, creating a jagged cliff. Wind turbines and photovoltaic panels have been installed on top of these elements, as if they were petrified trees capable of generating energy. This area houses the other technical facilities such as storerooms for all the garden maintenance equipment. These volumes are part of an area with exteriors that reflect the longitudinal axis and are designed to represent an explosion of linear dynamic and split-level elements, alternating with stretches of water and sections with a variety of different finishes; there are also flower beds and lawns with hedges of aromatic plants in different heights and colors which create a rainbow of colors according to the different seasons. In contrast to the axial alignment of the green hedges, there are pedestrian pathways within the area providing access to different parts of the garden. The presence of benches installed along the green hedges and the night lights combine to create a mesmerizing evening show, amplified by the light beams projected from the inverted entrance cone, making it stand out and clearly visible even from a distance. This project has also paid particular attention to the use of materials and their application, focusing on Eco-compatibility, durability and easy maintenance factors. Among the various materials used, there was a predominance of zinc-titanium panels used on the surfaces that envelop the cones as if it were a second skin, and are supported by reticular centerings connected to steel beams. Even indoors materials have been used which, in addition to the above features, also meet the sound-absorbent requirements and are easy to clean. The architecture of the building and the exterior elements characterize the entire complex turning it into an integration component with the existing urban fabric and its own tangible identity.

Concorso di idee per la riqualificazione di Piazza Sant'Agostino - Antonio De Martino

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Tre gli elementi caratterizzanti la Piazza:le guglie,in vetro temperato antinfortunistico e struttura in ferro zincato,le pensiline con struttura in ferro zincato elettrocolorato in grigio lucido e copertura in vetri azzurrati,i corpi illuminanti a forma di vela. La proposta progettuale prevede il deflusso del traffico veicolare ad una quota sottostante con la realizzazione di un piano interrato;lungo la nuova arteria è ubicato un parcheggio per 60 autovetture mentre l’accessibilità pedonale avviene mediante tre collegamenti verticali posti all’estremità della Piazza. La scelta dei materiali per il nuovo disegno della pavimentazione è ricaduta sull’utilizzo combinato di cotto,piperno e travertino che garantiscono solidità e facilito di impiego.

Antonio De Martino — Concorso di idee per la riqualificazione di Piazza Sant'Agostino

Tavole di Progetto

Nuova biblioteca comunale. Briosco - Roberto Mallardo, Andrea Di Marino

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PREMESSA Il progetto elaborato per questo concorso mira a stabilire una stretta relazione/integrazione tra l’immagine architettonica suggerita per la struttura, le strategie in materia di sostenibilità dell’intervento e le istanze funzionali in ragione della flessibilità che, per la vocazione sperimentale dell’intervento, rappresenta un elemento fondante dei contenuti del bando. Il raggiungimento di tale obiettivo prioritario non ha potuto prescindere dall’analisi di quei progetti e di quelle costruzioni che adottano, in tale ambito, soluzioni di tipo innovativo. Nel contesto italiano i risultati di questo studio, hanno permesso di rilevare, a meno di rare eccezioni, una carenza progettuale nella ricerca dell’armonia tra le scelte formali, tipologiche, distributive e tecnologiche per la realizzazione di strutture polivalenti. Nel tentativo di raggiungere quest’armonia, sintetizzabile in una possibile “integrità della forma”, risiede il senso del nostro progetto. Si è pensato quindi a una costruzione semi-ipogea, vista l’orografia del terreno, con copertura perfettamente integrata con il parco giochi esistente.La nuova biblioteca si inserisce armoniosamente nel paesaggio, valorizzando ulteriormente le funzioni esistenti del parco giochi e della baita dell’Associazione Nazionale Alpini.

Roberto Mallardo, Andrea Di Marino — Nuova biblioteca comunale. Briosco

IL PROGETTO Il progetto è costituito da due corpi distinti, leggermente ruotati tra loro con altezze diverse: uno è la biblioteca, costituita da una grande sala altamente versatile e convertibile in spazio per l’esposizione, l’altro è la mediateca, che può essere identificata come sala civica, leggermente più alta differenziandosi con l’altro corpo. La tensione e la rotazione tra i due elementi creano una frattura, che oltre a generare l’ingresso, individuano una sorta di luogo di forte socialità per l’utenza. Il vero punto di forza del nostro progetto è il notevole dislivello orografico del terreno, il quale determina la forma alla struttura. Il dislivello viene sbancato e ricostituito artificialmente con una copertura lignea che funge anche da gradonata fruibile al pubblico per eventuali eventi e manifestazioni all’aperto. La complanarità tra il dislivello e la biblioteca genera un armonioso effetto di continuità tra il naturale e il costruito. La mediateca, avendo un’altezza maggiore, si erge spiccando oltre il livello della biblioteca dando una variazione e richiamando visivamente le Alpi, tema richiamato dal progetto.Al suo interno, il progetto si compone di due elementi fondamentali. Le librerie strutturali e le coperture.Le librerie, elemento principale di qualsiasi biblioteca, sono pensate anche come fulcro strutturale, infatti, esse servono sia per fare da muro contro terra areato, sia da sostegno per le grandi travi che reggono la copertura liberando un grande open space di 300mq. Grazie all’utilizzo delle grandi vetrate, la ripetizione delle scaffalature è percepibile anche dall’esterno contribuendo a un’unità del dettaglio e, al contempo, a un tumulto dell’insieme.Altro elemento fondamentale è la copertura, la quale rende superabile il dislivello tra il parco degli alpini e la quota inferiore e che è accessibile anche alle persone disabili, grazie all’uso di un ascensore posto all’interno della struttura.Per quanto riguarda la disposizione interna, la biblioteca e la mediateca sono collegate grazie al locale tecnico, completamente interrato rispetto alle altre strutture.Per sfruttare l’altezza della struttura, si è pensato di soppalcare una parte della biblioteca (70mq), in modo da garantire all’utenza maggiori spazi da fruire. Inoltre, una parte della sala è destinata ai bambini (circa 20/30 posti a sedere), come richiesto dal bando. La mediateca invece è caratterizzata da un’unica sala (85mq), che può accogliere circa 30 posti a sedere, fruibili anche per eventi e convegni pubblici.Per quanto le destinazioni esterne restino invariate, con il nuovo progetto il parco degli alpini trova un nuovo respiro e una nuova centralità compositiva.

Roberto Mallardo, Andrea Di Marino — Nuova biblioteca comunale. Briosco

1.3_EFFICIENZA ENERGETICA ED ECOSOSTENIBILITA’ Particolare attenzione è stata destinata alle nuove normative in tema di ecosostenibilità e di risparmio energetico. Gli strumenti utilizzati, per quel che riguarda il risparmio energetico, sono stati: controllo solare, coibentazione, efficienza dei sistemi meccanici e vetro solare fotovoltaico. Sia la grande sala della biblioteca e sia la mediateca usufruiscono di ventilazione naturale, in estate, e di calore espulso, in inverno. La copertura è stata progettata per offrire il massimo in termini di termoregolazione naturale in tutte le stagioni. Essa è costituita da superfici vetrate e da superfici in legno, il quale, oltre a fungere da seduta per l’utenza in caso di eventi, ha anche la funzione di brise-soleil, i quali assicurano un buon ombreggiamento nei periodi estivi e consentono una buona illuminazione nei periodi invernali, quando l’angolo solare è più basso. La presenza di questi frangisole consente un risparmio energetico che può oscillare tra il 15 e il 25%. In quest’ottica, la struttura permette di trarre vantaggio, con un investimento minore, del controllo della luce per creare anche un elemento d’immagine forte e riconoscibile. Un’altra caratteristica forte del nostro progetto è la costruzione di tipo semi-ipogea, la quale, per la sua ecosostenibilità, porta elevati vantaggi all’intera struttura creando confortevoli condizioni climatiche: refrigerazione in estate e mantenimento del calore in inverno, ma soprattutto elevati risparmi di CO2, che ammontano fino al 50%. Nell’ottica di proporre una realizzazione con caratteristiche di edificio passivo (a energia quasi a zero) abbiamo pensato alla pioggia come risorsa importantissima per la nostra struttura, progettando un impianto per il recupero dell’acqua piovana, da usare per sanitari e per la cura dei giardini esterni. L’impianto sarà composto sostanzialmente da due sottosistemi: quello di accumulo e quello di riutilizzo vero e proprio. Mentre il primo possiede le caratteristiche di un comune impianto di scarico, sia per tipologia dei materiali sia per sistema di posa in opera, il secondo è a tutti gli effetti un impianto di tipo idraulico che serve a prelevare l’acqua stoccata nei serbatoi e a distribuirla agli apparecchi che la riutilizzano. Questi ultimi devono saranno allacciati a un “doppio impianto” (impianto idrico normale e impianto di riciclaggio) che permetta il prelievo differenziato in relazione ai consumi e alla disponibilità delle riserve. Un serbatoio si troverà all’estremità ovest della struttura e servirà all’irrigazione dei giardini esterni, l’altro serbatorio sarà collocato nell’area tecnica interrata e distribuirà l’acqua ai sanitari.. Per il notevole sviluppo del concetto di risparmio energetico, nel rispetto delle vigenti normative in materia di illuminazione e delle relative Leggi Regionali contro l’inquinamento luminoso, si è focalizzata l’attenzione sul sistema di illuminazione efficiente. Utilizzando una sorgente LED si avrà un elevatissimo risparmio energetico, oltre a consumi ridottissimi, e della stessa colpisce la lunga durata di vita che raggiunge le 50mila ore. Certamente il LED per sua stessa natura è la luce più intelligente, ossia modulabile secondo le esigenze reali di chi la usa. Per tali motivi si è pensato di utilizzarlo per l’illuminazione sia interna che esterna. Al contrario delle lampade tradizionali, i LED non tendono a spegnersi improvvisamente esaurita la loro vita utile, ma diminuiscono lentamente il loro flusso iniziale fino a esaurirsi. Infatti, non è prevista la rottura del LED (se non per difettosità), ma si determina un decadimento continuo.

Roberto Mallardo, Andrea Di Marino — Nuova biblioteca comunale. Briosco

Roberto Mallardo, Andrea Di Marino — Nuova biblioteca comunale. Briosco

T.A.U. Trastevere Architecture University - Marco Tanzilli, Claudio Peppi, Laura Sabella

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PREMESSA L’idea di un collegamento in grado di relazionare il colle Gianicolo alla cittàè ormai sedimentata nella coscienza di Roma. Negli anni sono state diverse le proposte progettuali e gli studi che hanno provato a dare una soluzione alla discontinuità creata dal carcere Regina Coeli che di fatto divide il centro storico della città dal Gianicolo. L’intervento previsto da Marcello Piacentini nel PRG del 1931 di Roma, ad esempio, prevedeva la realizzazione di un grande asse centrale che attraversasse l’intera area partendo da piazza della chiesa nuova fino ad arrivare in cima al Gianicolo [fig. 1].

Marco Tanzilli, Claudio Peppi, Laura Sabella — T.A.U. Trastevere Architecture University

Un intervento dai forti tratti razionalisti, tipici della progettazione del ventennio fascista, che prevedeva un assetto speculare rispetto al sopracitato asse e lo sventramento di gran parte del tessuto. Di certo una operazione molto invasiva caratterizzata non solo dalla demolizione del carcere di Regina Coeli ma anche di una notevole parte dell’area urbanizzata intorno ad esso. Di fatto, Roma è abituata a modificarsi con un frenetico e molto spesso violento processo. Basti pensare ai diversi interventi di “ristrutturazione” nel tessuto storico, come ad esempio, sempre per opera dell’architetto Piacentini, via della Conciliazione, o tornando indietro negli anni, con gli interventi di demolizione effettuati dal Sangallo per aprire l’asse di via dei Balluari davanti a palazzo Farnese. Nonostante ciò, l’architettura del Piacentini, o meglio il progetto del quartiere delle accademie a ridosso del Gianicolo, cercava di destabilizzare i tradizionali canoni architettonici a cui Roma era abituata durante i secoli precedenti, senza cercare di rimpastare faticosamente stili passati, pesanti e molto spesso austeri ma determinando un nuovo modo di vedere e vivere l’architettura. Allo stesso modo si è cercato di approcciare al progetto della TAU, tenendo conto però dell’intrinseco valore storico ed estetico del carcere. Per questo si è scelto di conservarne una parte come testimonianza di una architettura, che se pur non voluta e mai accetta si è imposta per decenni all’interno del tessuto urbano. Determinando, proprio per questo suo carattere di indesiderabilità, una forte istanza storica che qualifica l’edificio come un architettura nata in un determinato contesto storico per un preciso motivo e “vivente” in un tempo attuale. La conservazione dell’edificio, inoltre, non è stata scelta come strada di progettazione solo per il valore storico del carcere, ma anche per definire un evoluzione dello stesso. Una successiva fase del processo evolutivo del tessuto urbano; un upgrade funzionale e spaziale del carcere in grado di mettere in relazione l’edificio, che per sua natura funzionale è definibile come un antipolo, con il tessuto urbano limitrofo.

Marco Tanzilli, Claudio Peppi, Laura Sabella — T.A.U. Trastevere Architecture University

AREA DI PROGETTO L’area di progetto si estende per 18.000 mq a cavallo tra lo storico quartiere Regola di Roma e Trastevere. Più precisamente lungo quell’asse che da piazza della Chiesa Nuova, attraversa piazza della Moretta, via della Lungara, il carcere di Regina Coeli e si prolunga verso il Gianicolo. Le problematiche, riscontrabili lungo quest’asse, sono numerose. Tuttavia possono essere riassunte in tre grandi macro-tematiche principali. La prima è il grande e discusso vuoto urbano che sorge su via Giulia in concomitanza con piazza della Moretta [Largo Lorenzo Perosi]. La pubblica amministrazione. ha cercato di risolvere il vuoto urbano soltanto negli ultimi anni promuovendo la realizzazione di un parcheggio seminterrato su tre livelli posto come basamento per edificio caratterizzato da una forte mixitè-funzionale. Tuttavia i lavori sono stati interrotti a causa del ritrovamento di reperti archeologici [Fig. 2]. Ciò ha determinando il permanere di un vuoto urbano nel tessuto su cui negli ultimi anni si è molto dibattuto e che sicuramente dovrebbe essere progettato come un elemento della città contemporanea, dotata di tutte le attitudini di un organismo urbano definito e attuale in grado però di innestarsi consapevolmente nel tessuto esistente.

Marco Tanzilli, Claudio Peppi, Laura Sabella — T.A.U. Trastevere Architecture University

Fig 2 Scavi archeologici Largo Lorenzo Perosi

Tuttavia la previsione di un intervento di edilizia specialistica, atto a risarcire il tessuto lungo il percorso che da Piazza della Chiesa Nuova si protrae fino ad arrivare al Gianicolo, risulterebbe essere l’inefficace conclusione del processo messo in opera con le demolizioni del 1931. Infatti il piano regolatore del ‘31, come già detto in premessa, prevedeva su progetto di Marcello Piacentini, un grande quartiere delle Accademie in grado di riconnettere le aree verdi del Gianicolo con il centro della città. Probabilmente proprio con l’obiettivo di restituire al tessuto eccessivamente urbanizzato una naturalità che potesse essere fruita sia dai residenti sia dai turisti. Infatti, a nostro avviso, la seconda problematica dell’area risulta essere proprio l’eccessiva urbanizzazione, che, se pur frutto di un processo sedimentato nei secoli che di fatto caratterizza il centro storico di Roma, ne determina una notevole densità urbana. La terza, ma non per questo meno importante, problematica è determinata dalla presenza del carcere di Regina Coeli [Fig. 3], il quale fu costruito al posto del quartiere residenziale previsto dal piano regolatore del 1873 per volere dello stato Sabaudo come strumento di repressione e simbolo della loro supremazia su Roma. Il carcere dunque sorge in una posizione sbagliata, fuori dalle previsioni del piano del 1873 e per di più il progetto del Morgini si è basato su un modello di carcere in uso all’inizio dell’800. Ad oggi, infatti, Regina Coeli non risulta rispettare gli standard richiesti dei carceri moderni. La dimensione ristretta delle celle, l’assenza di servizi igienici, lo scarso spazio per l’ora d’aria, l’alta densità dei detenuti e la posizione centrale sono solo alcuni dei motivi per cui già nel 1939 fu prevista la demolizione, che fu rimandata durante la guerra e mai più riiniziata.

Marco Tanzilli, Claudio Peppi, Laura Sabella — T.A.U. Trastevere Architecture University

Carcere di Regina Coeli Fig. 3

IDEA DI PROGETTO Il concept del progetto “TAU” cerca di ristabilire una relazione visiva quanto funzionale tra il Gianicolo e il tessuto urbano. Allo stesso tempo, cerca di inserire all’interno del centro storico, fittamente urbanizzato, degli spazi verdi per riconfigurare lo stesso limitando così il consumo del suolo. La volontà di una riconnessione visiva e non solo funzionale si è sviluppata sin dal primo sopralluogo effettuato, dove il ruolo di “barriera”, che la facciata del carcere assume su via della Lunagra e sul Lungotevere, determina l’impossibilità di percepire il retrostante Gianicolo e dunque il desiderio di raggiungerlo da parte dei fruitori dell’area. Sulla base di questa riflessione è stata individuata una traiettoria spezzata in un punto, vertice di un duplice cono visivo che permette di avere da una parte una vista, attraverso gli edifici, proiettata verso piazza della chiesa nuova; dall’altra, una forte apertura verso il Gianicolo [Fig. 4]. Definendo, di fatto, un fondamentale punto di accesso dalla città verso lo storico colle ad oggi difficilmente raggiungile se non attraverso mezzi di trasporto.

Marco Tanzilli, Claudio Peppi, Laura Sabella — T.A.U. Trastevere Architecture University

Fig. 4

Gli approcci ai due distinti tratti generati dal vertice (Gianicolo/largo Perosi e largo Perosi/Piazza della chiesa Nuova), sono diversi. Nel primo tratto le relazioni tra il colle Gianicolo e la città potrebbero avvenire esclusivamente con la demolizione del carcere. Tuttavia ciò, come già affermato in premessa, non è possibile, in quanto la forza e l’importanza dell’istanza storica di Regina Coeli ne determina la sua conservazione totale o parziale. Per queste ragioni si è optato per la conservazione di una porzione del carcere che si è tradotta in una sezione longitudinale che corre per tutta la lunghezza del manufatto. Parte del carcere, quella esposta a sud, viene dunque conservata, la restante parte eliminata e trasformata in un parco pubblico relazionato allo stesso colle [Fig.5].

Marco Tanzilli, Claudio Peppi, Laura Sabella — T.A.U. Trastevere Architecture University

Fig. 5

Diverso è stato l’approccio lungo il secondo tratto, dove si è cercato di edificare il meno possibile e lasciare più spazio al verde. Infatti largo Lorenzo Perosi in parte, piazza della Moretta e piazza della chiesa Nuova vengo risistemati con zone caratterizzate da un semplice manto erboso. L’unica area che viene edificata è uno dei due lotti che compongono largo Perosi. In questo caso l’intervento cerca ricucire il tessuto attraverso la lettura dello stesso, garantendo comunque una continuità dal vertice delle traiettorie visive.

Marco Tanzilli, Claudio Peppi, Laura Sabella — T.A.U. Trastevere Architecture University

LA RIFUNZIONALIZZAZIONE A causa delle numerose difficoltà e disagi riscontrati a seguito della fusione gestionale delle sedi di architettura della Sapienza, e della diffusione di queste sul territorio del centro storico. Il tema progettuale scelto è l’accentramento delle sedi in questione: Valle Giulia, Quaroni e Fontanella Borghese, in un unico edificio, la TAU [Fig.6]. Cosi da concentrare tutti i servizi in una sola struttura, anch’essa vicina al centro di Roma e a due passi da Trastevere, uno dei quartieri più giovani e dinamici della città.

Marco Tanzilli, Claudio Peppi, Laura Sabella — T.A.U. Trastevere Architecture University

Fig. 6

E’ indubbio il riscontro positivo che un operazione del genere può avere, non solo sulla vita degli studenti universitari, ma anche su quella dei dipendenti della facoltà. Infatti la migliore logistica dell’attività legata ad un unico polo universitario ottimizza sia il “valore tempo” dei docenti, dettato dalla diminuzione dei tempi morti intercorrenti dalle diverse attività lavorative dell’ateneo, sia per il “valore tempo” degli studenti, dato dal recupero dei tempi morti legati alla distribuzione logistica e organizzativa dell’attuale situazione della facoltà. Anche il personale amministrativo sarà ottimizzato con tale processo, portando ad una diminuzione dei costi legati al presidio delle diverse sedi. Inoltre, una facoltà più moderna e competitiva determina sicuramente un senso di benessere e una maggiore propensione allo studio e alla vita universitaria degli studenti che la frequentano. Il primo step per la progettazione della TAUè stato il calcolo della disponibilità totale dei posti messi a disposizione da “La Sapienza” per i futuri architetti, al fine non solo di aumentarli, ma anche di creare un maggior numero di spazi comuni, zone per poter utilizzare il pc, sale lettura, spazi espositivi, nuovi dipartimenti, una mensa e un nuovo piccolo studentato. La nuova facoltà, TAU (Trastevere Architecture University), si sviluppa su due poli. Il primo lungo il tratto Gianicolo/L. L. Perosi è costituito dalla porzione di carcere mantenuta, il secondo, invece, da un nuovo edificio su largo Lorenzo Perosi. La parte del carcere si divide in tre grandi edifici: L’edificio A ospita i dipartimenti, collegati tra loro dai ballatoi che originariamente collegavano le celle. Nell’edificio B trovano spazio le aule e gran parte dei servizi per gli studenti quali il centro stampa, l’area plastici e l’area computer. Infine nell’edificio C, oltre a prevedere ulteriori aule, è collocata la mensa al piano terra del manufatto adiacente a via della Lungara, il quale ospita anche lo studentato formato da 48 posti letto. Lo stesso edificio C, ospita a ridosso di una grande corte, una hall e la segreteria per gli studenti. Il secondo polo è quello su piazza della Moretta ed è facilmente raggiungibile, trovandosi a meno di 5 minuti a piedi dall’ex carcere. L’edificio ospita una grande aula magna intorno alla quale si sviluppa su 5 piani la biblioteca centrale dell’architettura, fornita anch’essa di zone studio e spazi comuni a disposizione degli studenti. L’aula magna e la biblioteca dialogano tra loro in quanto parte di un unico sistema (il nuovo polo universitario), ma possono scindersi ed essere fruite indipendentemente: l’aula magna, data la sua natura progettuale, scollegata dalla biblioteca, permette di essere utilizzata non solo in orario universitario, ma anche come semplice auditorium, dove poter assistere a rappresentazioni teatrali, nonchè organizzare eventi e congressi. Il polo è completato da un’ala direzionale con uffici e sale riunione. In totale il nuovo polo ospiterà 3000 posti per un totale di 46 aule, aumentando di 400 posti l’attuale offerta.

Marco Tanzilli, Claudio Peppi, Laura Sabella — T.A.U. Trastevere Architecture University

TRASTEVERE ARCHITECTURE UNIVERSITY La TAUè composta da quattro edifici distinti: -Edificio A Dipartimenti e aule -Edificio B Aule -Edificio C Aule Mensa e Studentato -Edificio D Biblioteca ed aula magna Essi sono stati progettati per essere 4 unità indipendenti che si sviluppano lungo l’asse di collegamento individuato tra Gianicolo e piazza della Chiesa Nuova. Proprio da quest’ultimo si sviluppano delle “spine dorsali” che si proiettano all’interno delle stecche del carcere. Questi contro assi svolgono una duplice funzione. La prima è quella di distribuire gli spazi interni quali aule, zone comuni, sale lettura e servizi. La seconda è quella di collegare due spazi esterni con altrettante funzioni [Fig. 7].

Marco Tanzilli, Claudio Peppi, Laura Sabella — T.A.U. Trastevere Architecture University

Fig. 7

L’operazione di sezionare il carcere genera, non solo la nuova struttura della TAU, ma anche un parco pubblico a disposizione della collettività, con la funzione di indotto visivo e funzionale verso il Gianicolo. Gli spazi esterni, invece, precedentemente utilizzati per le ore d’aria dei detenuti, vengono riconvertiti a spazi esclusivamente a disposizione degli studenti della TAU; essi sono pavimentati e arricchiti da zone studio, revisione e relax, aule all’aperto e tutta una serie di aree che in una città con un clima favorevole come Roma possono essere utilizzati per più di 6 mesi all’anno. Il contro asse che si innesta dal percorso principale all’altezza di largo Lorenzo Perosi entra all’interno dell’edificio di nuova costruzione per distribuire le diverse aree della biblioteca che si sviluppano intorno alla grande aula magna. Tutti i prospetti che si affacciano sul percorso principale, generatore della sezione, cercano di dialogare tra loro attraverso un unico materiale (lamiera microforata in corten) che si frappone tra un solaio e l’altro. La scelta di segnare il marcapiano nel prospetto nasce proprio dalla volontà di far leggere l’operazione di sezione effettuata sull’edificio (rif. Botta Lugano). Per lo stesso motivo, gli altri prospetti del carcere invece non vengo in alcun modo alterati, e su largo Lorenzo Perosi cercano di dialogare con il contesto. Sempre nei prospetti “sezionati” i grandi ambienti che si sono generati in concomitanza dei “panottici” determinano gli accessi agli edifici e vengono per questo trattati in maniera differente. Infatti, sono totalmente vetrati per permettere una maggiore ariosità e apertura dello spazio interno a tutta altezza e per ottimizzare la visione del parco e della città. Gli interni sono stati strutturalmente ricalibrati e morfologicamente modificati per riuscire ad accogliere le nuove funzioni universitarie. Uno spazio molto articolato, determinato da un susseguirsi di aule e aree studio, di pieni e vuoti, di doppie e triple altezze. Questa nuova configurazione dello spazio interno definisce una grande spazialità che favorisce l’accesso della luce dai lucernari ricavati dalle falde di copertura. Tra le varie doppie e triple altezze concorre un dialogo tanto visivo (vedi Adolf Loos) quanto funzionale (illuminazione). Strutturalmente l’edificio è stato totalmente ripensato a causa del cambio di destinazione e dei maggiori carichi che lo stesso dovrà supportare. Gli edifici A e B e C la dove ospitano le aule presentano una nuova maglia strutturale collaborante con la muratura portante preesistente. Inoltre i pilastri,posizionati lungo i contro assi oltre alla funzione strutturale, assumono anche quella di scansione ritmica degli spazi distributivi rendendoli così ancora più visibili e dichiarati. La TAU, dunque, cerca di inserirsi all’interno del tessuto preesistente generando nuovi percorsi in forte connessione con esso. Al tempo stesso cercando di dichiarare tutta la forza del operazione a cui è sottoposta marcando la differenza tra il solaio e la nuova pelle in corten. Cambiando, cosi, del tutto i suoi connotati tanto funzionali quanto visivi, la TAU si pone l’obiettivo di essere un nuovo polo universitario moderno ed efficiente in grado di venire in contro a tutte le esigenze dei propri utenti.

Marco Tanzilli, Claudio Peppi, Laura Sabella — T.A.U. Trastevere Architecture University

Marco Tanzilli, Claudio Peppi, Laura Sabella — T.A.U. Trastevere Architecture University

Marco Tanzilli, Claudio Peppi, Laura Sabella — T.A.U. Trastevere Architecture University

Marco Tanzilli, Claudio Peppi, Laura Sabella — T.A.U. Trastevere Architecture University

Marco Tanzilli, Claudio Peppi, Laura Sabella — T.A.U. Trastevere Architecture University

Marco Tanzilli, Claudio Peppi, Laura Sabella — T.A.U. Trastevere Architecture University

Marco Tanzilli, Claudio Peppi, Laura Sabella — T.A.U. Trastevere Architecture University

Marco Tanzilli, Claudio Peppi, Laura Sabella — T.A.U. Trastevere Architecture University

Marco Tanzilli, Claudio Peppi, Laura Sabella — T.A.U. Trastevere Architecture University

Marco Tanzilli, Claudio Peppi, Laura Sabella — T.A.U. Trastevere Architecture University

Marco Tanzilli, Claudio Peppi, Laura Sabella — T.A.U. Trastevere Architecture University

Marco Tanzilli, Claudio Peppi, Laura Sabella — T.A.U. Trastevere Architecture University

Marco Tanzilli, Claudio Peppi, Laura Sabella — T.A.U. Trastevere Architecture University

Quartiere delle Accademia tra via della Lungara e il Gianicolo Fig. 1

House and Studio in Mar Chapalico - ATELIER ARSº

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Building a house for a urban geographer and a great connoisseur of architecture and city meant for us the posibility to experiment with a certain way of understanding the architectural project. The plot is in a place called La Floresta – The Forest – a XX mid-century urbanization as a garden city aside Chapala Lake in west Mexico, which since a long time has been known as a retirement place for foreigners due to its great weather. This urbanization has two leading characteristics: the urban space has a high quality due the wide streets and its interraction with the landscape – lake and mountains – and also by the existing vegetation, however the architecture made in this place has no relevance because it has been conceived as a folklorist and stylistic reinterpretation of local tradition. Thus we proposed a project that were able to relate deeply with their natural and cultural environment even if it can´t have direct views of the lake. Can architecture evoke the form of its own landscape? Mar Chapálico – Chapalico Sea – is the name used by old inhabitants of this place to name the lake alluding to its big size. The lake is a place that was formed by volcanic activity millions years ago. The mountains that surrounds it emerged and an existing fiord was divided to produce its shape. That is the reason why we can observe a system of lakes, from the lake Chapala to the Pacific Ocean through Colima state. The reason of the attractive climate is the lake itself, and its capacity of making grow an exuberant vegetation. During the rainy season it is possible to see how the water comes from underground to the surface, which shows us the runoffs that happen all the time in the direction of the lake. The idea of the project is to build a home which is capable to evoke the natural cycle of the place and understand their privileged climate and landscape. That is the reason of the roof of the house to have the capacity to collect the rainwater and conduce it through downspouts and make it emerge from the ground of the reflecting pool located in-front of the house, such as the surrounding landscape does during the rainy season. To complete this idea of “territorial construction” just beside of the reflecting pool, we have built a garden: a lush forest which together with the rear gardens make feel the interior of the house as surrounded by greenery. The initial scheme of the dwelling is made setting back the public areas facing north-south and also making a frontal enclosure space. The volume containing the private areas was placed perpendicularly to the public area of the house also avoiding west sun. The last piece of the house is the studio space that was placed into the public área as a mezzanine with the dining room. The cantilevered condition of the studio makes a terrace under it and produces a shadowed space to obtain a fresh climate for this area in the back yard. The ultimate idea of this project is to understand beyond a house with garden, a house placed within a garden. Interior space. The objetive was to build a surrounded space by greenery and determined by the light filtered through the structural interstices of the roof: a system of u-shaped concrete girders that catch the rainwater and sunlight producing an always changing space. As a way to relate the house with the local artisanal tradition, we proposed two elements: a lattice work for south facade made with the wood of a tree named Palo Dulce. This piece is able to attenuate the sunlight, to produce a particular interior atmosphere it can also fold to manipulate and determine the degree of intimacy of the interior space. This lattice weaved by a fisherman of a near town informs us about craft knowledge still found in the region. The second element is the stone wall that limits the frontal enclosure space. It was made by a local stonemason evoking the stone pavements found in Mezcala; a small isle located in the lake that was used as a jail many years ago.

ATELIER ARSº— House and Studio in Mar Chapalico

Inner facade

ATELIER ARSº— House and Studio in Mar Chapalico

Patio

ATELIER ARSº— House and Studio in Mar Chapalico

Foldable Screens

ATELIER ARSº— House and Studio in Mar Chapalico

Dinner/Studio

ATELIER ARSº— House and Studio in Mar Chapalico

Kitchen

ATELIER ARSº— House and Studio in Mar Chapalico

Studio/Terrace

ATELIER ARSº— House and Studio in Mar Chapalico

Terrace

ATELIER ARSº— House and Studio in Mar Chapalico

Terrace/Backyard

ATELIER ARSº— House and Studio in Mar Chapalico

Floodable Yard

ATELIER ARSº— House and Studio in Mar Chapalico

Screens

ATELIER ARSº— House and Studio in Mar Chapalico

Studio/Kitchen

ATELIER ARSº— House and Studio in Mar Chapalico

Plan

ATELIER ARSº— House and Studio in Mar Chapalico

Studio Plan

ATELIER ARSº— House and Studio in Mar Chapalico

Section

ATELIER ARSº— House and Studio in Mar Chapalico

Section

ATELIER ARSº— House and Studio in Mar Chapalico

Model

1st Prize - Combo Competitions - Poor but Beautiful Competition - BassettBenner

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Like many American cities at the turn of the century, some of New York City’s most iconic monuments of that time were designed as gateways to the city: the Brooklyn Bridge, Pennsylvania Station, Grand Central Station. A visitor passing through each of these corridors would immediately be struck by a sense of awe at having arrived in spaces as soaring and grand as these were, either in the great hall of Grand Central or walking beneath the towering Gothic arches on the Brooklyn Bridge boardwalk. In many cases, the scale of some of these spaces was exaggerated to imbue them with a quality of splendor that was befitting a metropolis as cosmopolitan and symbolic of progress as Manhattan was at the turn of the century.

BassettBenner — 1st Prize - Combo Competitions - Poor but Beautiful Competition

Stair Core

Respecting the tradition of some of these structures, we envision a parking garage that could act as a similar type of gateway that would elevate the pedestrian experience from car to street level.

BassettBenner — 1st Prize - Combo Competitions - Poor but Beautiful Competition

Exterior view

Once through the thick colonnade, the pedestrian is separated from the vehicular traffic and finds him/herself in a completely open and voluminous stair open to the sky above. We intended this space to be as generous and grand as possible to counter the predominant parking garage layout which isolates the stair core in a tight, dark corner of the garage. In this way, the path down or up is as exalted as the gateway spaces of the turn of the last century.

BassettBenner — 1st Prize - Combo Competitions - Poor but Beautiful Competition

Parking deck diagram

The continued development of Midtown West from an industrial neighborhood into a viable business district has left the area lacking in amenities such as food services and outdoor public areas for lunch. The Farmer’s market at the base of the building provides an ideal location for the business community to find fresh dining alternatives.

BassettBenner — 1st Prize - Combo Competitions - Poor but Beautiful Competition

Typical parking deck

A roof garden at the top of the garage is a sanctuary where people can retreat to high above the traffic and noise of the street. The stepped nature of the garden provides a space that is protected from the wind but open to the sky giving the enclosure the feeling of an outdoor room

BassettBenner — 1st Prize - Combo Competitions - Poor but Beautiful Competition

Farmers market

BassettBenner — 1st Prize - Combo Competitions - Poor but Beautiful Competition

Roof garden

BassettBenner — 1st Prize - Combo Competitions - Poor but Beautiful Competition

South Elevation

BassettBenner — 1st Prize - Combo Competitions - Poor but Beautiful Competition

West Elevation

BassettBenner — 1st Prize - Combo Competitions - Poor but Beautiful Competition

Section

BassettBenner — 1st Prize - Combo Competitions - Poor but Beautiful Competition

Plans

BassettBenner — 1st Prize - Combo Competitions - Poor but Beautiful Competition

Parking deck organization


Illuminazione architetturale Led - Carmelo Colaci

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Ideazione e realizzazione di corpi illuminanti led. Realizzazioni custom

Carmelo Colaci — Illuminazione architetturale Led

District Water Board Brabantse Delta - KAAN Architecten

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The project shows a design where new and old meet each other in an ensemble of conservation and innovation. The representative and timeless modular office building enriches the existing Bouvigne estate composed already of a castle, a chapel and a gatehouse. The new building inserts itself in a natural, appropriate and monumental way and divides the estate in two green spaces, an original and elegant French garden and a new productive walnut trees garden. On the view from the castle along the gate building, a surveyable inviting entrance hall has been made. The layered façade, location and configuration of the work places are designed connecting with the green surroundings. The sober and subtle detailing of the building defines the architecture. Flexibility, use of high quality materials, sustainability of the interiors give shape to a comfortable and representative working area. The building is functional and efficient. The practical working places in the meeting rooms and offices are neutral and user friendly. The castle is used as a conference center, while the chapel houses the water board council space.

KAAN Architecten — District Water Board Brabantse Delta

District Water Board Brabantse Delta in Breda, NL

KAAN Architecten — District Water Board Brabantse Delta

District Water Board Brabantse Delta in Breda, NL

KAAN Architecten — District Water Board Brabantse Delta

District Water Board Brabantse Delta in Breda, NL

KAAN Architecten — District Water Board Brabantse Delta

District Water Board Brabantse Delta in Breda, NL

KAAN Architecten — District Water Board Brabantse Delta

District Water Board Brabantse Delta in Breda, NL

KAAN Architecten — District Water Board Brabantse Delta

District Water Board Brabantse Delta in Breda, NL

KAAN Architecten — District Water Board Brabantse Delta

District Water Board Brabantse Delta in Breda, NL

KAAN Architecten — District Water Board Brabantse Delta

District Water Board Brabantse Delta in Breda, NL

KAAN Architecten — District Water Board Brabantse Delta

District Water Board Brabantse Delta in Breda, NL

KAAN Architecten — District Water Board Brabantse Delta

District Water Board Brabantse Delta in Breda, NL

PLAN REVEL_abitare la montagna - Daniele Moro, Gavinelli Architettura, francesca garagnani, Ruggero Biondo, Ruggero Mossotti, Lorenza Bellini, Alessio Biondo

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CONCEPT URBANISTICO L’idea progettuale si propone di creare un “luogo esclusivo”, un insediamento alpino dove l’edificato è organizzato nel rispetto del dialogo che Plan Revel ha con la montagna circostante, abbandonando la costruzione di tipo “cittadina” diffusa nell’intorno a favore di un impianto con moduli più tradizionali.

Daniele Moro, Gavinelli Architettura, francesca garagnani, Ruggero Biondo, Ruggero Mossotti, Lorenza Bellini, Alessio Biondo — PLAN REVEL_abitare la montagna

L’impianto urbano è caratterizzato da uno spazio pubblico, una piazza/passeggiata, ubicata a mezza costa, che attraversa tutto il Plan Revel, che riprende nel suo disegno la forma tipica “allungata” delle strade/piazza dei centri storici dei borghi alpini, come quello di Bardonecchia in particolare. Uno spazio pubblico pensato come un nodo funzionale, elemento di connessione tra la viabilità veicolare e quella pedonale; come spazio sociale di aggregazione per gli abitanti del complesso residenziale, e come percorso panoramico con dislivelli minimi. Si sviluppa lungo l’asse est-ovest, dal quale si può godere di un panorama a 360°, grazie anche ai vari punti “belvedere” presenti. Particolare attenzione è stata posta allo studio dei percorsi secondari, che sono invece in pendenza e trasversali rispetto a quello principale, tali da creare una trama di vicoli, passaggi e scalinate che ricordano quelli delle borgate storiche, e alla conservazione e valorizzazione dei percorsi/sentieri esistenti, elementi di connessione tra Plan Revel e il suo intorno.

Daniele Moro, Gavinelli Architettura, francesca garagnani, Ruggero Biondo, Ruggero Mossotti, Lorenza Bellini, Alessio Biondo — PLAN REVEL_abitare la montagna

La posizione degli edifici è determinata dalla morfologia del terreno e dal rapporto con il sistema dei percorsi; l’attenta interpretazione delle geometrie del rilievo permette che ognuna delle unità abitative contenute negli edifici/blocco abbia accesso indipendente da uno dei percorsi o dalle scale esterne.

Daniele Moro, Gavinelli Architettura, francesca garagnani, Ruggero Biondo, Ruggero Mossotti, Lorenza Bellini, Alessio Biondo — PLAN REVEL_abitare la montagna

Le diverse proprietà, come nella tradizione locale, non sono delimitate da recinzioni. L’osservazione del costruito in montagna ci ha suggerito di mantenere quella continuità visiva che caratterizza proprio gli insediamenti alpini. Non viene volutamente “marcata” la parcellizzazione con elementi di altezza tale da diventare delle barriere, conseguendo un legame ancor più forte con il territorio dovuto al mantenimento della continuità degli spazi aperti. Le uniche “barriere” sono costituite da delimitazioni a verde con essenze di flora locale e dai dislivelli tra le unità abitative dovuti all’ubicazione del costruito che asseconda la morfologia del terreno.

Daniele Moro, Gavinelli Architettura, francesca garagnani, Ruggero Biondo, Ruggero Mossotti, Lorenza Bellini, Alessio Biondo — PLAN REVEL_abitare la montagna

CONCEPT ARCHITETTONICO La soluzione architettonica proposta trova riferimenti nello studio delle forme e degli spazi della tradizione del costruire in montagna, integrandone e reinterpretandone la storicità, con ricerca di materiali e tecnologie all’avanguardia in rispondenza alle esigenze dell’abitare contemporaneo.

Daniele Moro, Gavinelli Architettura, francesca garagnani, Ruggero Biondo, Ruggero Mossotti, Lorenza Bellini, Alessio Biondo — PLAN REVEL_abitare la montagna

La tipologia adottata e la conformazione dell’impianto è stata studiata per dare al luogo immediata riconoscibilità. Ogni blocco di residenze è composto da tipologie edilizie differenti, ognuna con una propria specificità, e dialoganti tra loro, così da permettere una visione organica di tutto il complesso.

Daniele Moro, Gavinelli Architettura, francesca garagnani, Ruggero Biondo, Ruggero Mossotti, Lorenza Bellini, Alessio Biondo — PLAN REVEL_abitare la montagna

Il progetto prevede 61 unità abitative, nel rispetto della volumetria consentita, caratterizzate da un linguaggio architettonico che diventa il “leitmotiv” dell’intervento; un filo comune che lega esteticamente i diversi blocchi residenziali. Gli edifici si presentano con soluzioni fortemente “iconiche” e riconoscibili, si è optato per un linguaggio non vernacolare ma fortemente “evocativo” in continuità con la tradizione. La rivisitazione della residenza tradizionale di Bardonecchia ha portato alla definizione di una tipologia formata da un basamento più massiccio e da una parte superiore più leggera. che nella vista d’insieme pare quasi galleggiare sopra Plan Revel.

L’offerta abitativa è basata su diverse tipologie di appartamento, dal monolocale al quadrilocale, con maggior numero di appartamenti di taglio medio pensati per non intensificare l’intervento. La bassa densità del luogo, infatti, ne preserva l’esclusività garantendo la riservatezza nonostante ogni residenza sia munita di terrazze, cortili, giardini e affacci.

Ogni blocco si sviluppa su due livelli: il piano superiore caratterizzato da un cannocchiale visivo, dove le terrazze e le ampie vetrate consentono un’immediata relazione con il contesto ed il piano inferiore contraddistinto dal diretto contatto con le aree esterne (vassoi verdi); tale configurazione permette di utilizzare i due livelli sia in modo indiviso (appartamenti di metrature importanti) oppure assegnando ad ogni proprietario un singolo piano permettendo all’intero complesso un elevato grado di flessibilità capace di arricchire l’offerta.

L’orientamento nord-sud dei corpi di fabbrica consente di posizionare la zona giorno degli appartamenti sul fronte sud, affaccio privilegiato con vista dominante sul centro storico e sulla vallata; mentre la zona notte esposta a monte, più temperata, godrà di suggestivi scorci sui rilievi circostanti. La buona esposizione solare permette altresì un’equilibrata condizione di soleggiamento alle falde del tetto, sulle quali la neve si scioglie quasi contemporaneamente evitando carichi asimmetrici.

Calitri supernova - OKS architetti

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Il luogo di progetto non ha una vera e propria identità. Si tratta di uno slargo formato dall’ intersezione di due strade. Il sito, come tutto il centro storico di Calitri, è caratterizzato da alcuni aspetti formali quali asimmetrie, dissonanze, cambi di quota e affacci. Non ha quindi una forma geometrica elementare e non viene definito il limite della piazza stessa. Il progetto nasce da queste considerazioni e dalla volontà di creare uno spazio ben definito. Un quadrato (forma regolare con quattro lati uguali) vuole inserirsi nel luogo come un elemento di contrato rispetto al territorio circostante. Il quadrato, lo “Square”, delimita questa “nuova piazza” che attualmente è solo uno incrocio di strade. Questo elemento si addatta (come un tappeto) alla forma e all’andamento del terreno, senza modificarne le caratteristiche morfologiche. L’obietivo è anche quello di creare anche un nuovo punto di vista (dall’ alto) dove è ben visibile la forma della piazza, visto anche lo sviluppo verticale del paese stesso. Mentre atraversando la piazza si percepisce una forma spezzata e apparentemente casuale, fatta di incroci, scorci e cambi di vista prospettici enfatizzando ne gli aspetti che attualmente la connotano La piazza è pensata anche come un grande “schermo orizzontale”, dove grazie al colore bianco e alla forma regolare, vengono proiettate immagini, eventi, situazioni suggestive in modo da creare un legame tra il paese di Calitri e il resto del mondo. I cittadini sono i protagonisti principali di questo luogo, con il quale è possibile interagire, farne parte e avere uno sguardo “altrove”, un monitor verso luoghi lontani, vicini o immaginari.

OKS architetti — Calitri supernova

Il progetto della piazza non modifica le funzioni e i percorsi esistenti, ma vengono solamente migliorati per l’accessibilità. Nel livello superiore vengono aggiunte le sedute e un impianto di illuminazione di notte esalta la forma e il colore della piazza. La pavimentazione in cemento architettonico bianco, viene inserita nello spessore esistente del terreno, in modo da non creare gradini. Quattro proiettori posti in alto, proiettano immagini e filmati direttamente nel pavimento della piazza per creare performance luminose.

OKS architetti — Calitri supernova

OKS architetti — Calitri supernova

OKS architetti — Calitri supernova

OKS architetti — Calitri supernova

Costruire la tradizione - Marialuisa Montanari

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Opera prima. Primo confronto con il lavoro di antiche maestranze locali, composizione empirica di parti, complesso equilibrio di tensioni tra materia e spirito, luogo e memoria. Perseguire con rigore la semplicità, a partire da problemi reali. Una discreta idea di messa in opera della memoria guida le scelte progettuali. Capacità di sottolineare i luoghi senza nasconderne l’esperienza nel corso del tempo, fatta di distruzioni e avvicendamenti. Riconquista da parte dell’architettura di paesaggi.

Marialuisa Montanari — Costruire la tradizione

Marialuisa Montanari — Costruire la tradizione

Marialuisa Montanari — Costruire la tradizione

Marialuisa Montanari — Costruire la tradizione

Marialuisa Montanari — Costruire la tradizione

Marialuisa Montanari — Costruire la tradizione

Marialuisa Montanari — Costruire la tradizione

Marialuisa Montanari — Costruire la tradizione

Marialuisa Montanari — Costruire la tradizione

Marialuisa Montanari — Costruire la tradizione

Marialuisa Montanari — Costruire la tradizione

Prima

Marialuisa Montanari — Costruire la tradizione

Prima

Marialuisa Montanari — Costruire la tradizione

Prima

House 600 - YCL, Tomas Umbrasas, Aidas Barzda, Tautvydas Vileikis, Rokas Kontvainis

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Black concrete apartment building in the heart of pine forest in Vilnius suburbs, Lithuania. Calm volume in the surrounding of a changing spirit of a nature – seasons of the year. Spacious apartments with central staircase creates a solid way of living further from the sounds of the big city.

YCL, Tomas Umbrasas, Aidas Barzda, Tautvydas Vileikis, Rokas Kontvainis — House 600

Black concrete volume in the hug of a nature.

YCL, Tomas Umbrasas, Aidas Barzda, Tautvydas Vileikis, Rokas Kontvainis — House 600

Site plan.

YCL, Tomas Umbrasas, Aidas Barzda, Tautvydas Vileikis, Rokas Kontvainis — House 600

Ground floor.

YCL, Tomas Umbrasas, Aidas Barzda, Tautvydas Vileikis, Rokas Kontvainis — House 600

1st floor.

YCL, Tomas Umbrasas, Aidas Barzda, Tautvydas Vileikis, Rokas Kontvainis — House 600

2nd floor.

YCL, Tomas Umbrasas, Aidas Barzda, Tautvydas Vileikis, Rokas Kontvainis — House 600

Roof floor.

YCL, Tomas Umbrasas, Aidas Barzda, Tautvydas Vileikis, Rokas Kontvainis — House 600

Entrance.

YCL, Tomas Umbrasas, Aidas Barzda, Tautvydas Vileikis, Rokas Kontvainis — House 600

Parking.

Torrefazione Salsese - bamboo studio

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I riferimenti progettuali della Nuova Torrefazione Salsese a Salsomaggiore Terme, città Liberty, ci portano nella Parigi del 1895, anno in cui aprì un negozio chiamato Art Nouveau con l’intento di presentare solo oggetti moderni, opponendosi alle consuete imitazione di stile.

bamboo studio — Torrefazione Salsese

Il movimento mutuò il proprio nome da quel piccolo negozio. Il confronto con un contesto storico di inquietudini estetiche e intellettuali come l’Art Nouveau ha fortemente condizionato il nostro approccio progettuale. Abbiamo cercato di raggiungere una coerente continuità storica, fuggendo da qualsiasi rimando geometrico – formale di maniera che il movimento troppo spesso ha generato. L’importanza storica che il movimento Art Nouveau rappresenta, merita questo tipo di approccio.

bamboo studio — Torrefazione Salsese

bamboo studio — Torrefazione Salsese

bamboo studio — Torrefazione Salsese

bamboo studio — Torrefazione Salsese

bamboo studio — Torrefazione Salsese

bamboo studio — Torrefazione Salsese


PHARMACY - FPAA studio

CONSOLIDAMENTO, RISANAMENTO E RESTAURO DEL PALAZZO EPISCOPALE GRECO CATTOLICO DI ORADEA - ROMANIA - Giorgio Domenici

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Il Palazzo in stile neoclassico, frutto dell’opera dell’architetto Rimonoczi Coloman di Oradea, risale agli anni 1909-1910 e si presenta oggi pressoché intatto nella tipologia originaria, con solo alcune modeste superfetazioni edilizie e distributive. Sino al 1948 l’edificio fu la sede del Vescovado Greco-Cattolico. Dal 1948 per circa 50 anni diventò Biblioteca Regionale Bihor. Durante questo periodo la manutenzione del palazzo lasciò molto a desiderare e tutte le strutture di piano furono sovraccaricate in modo decisamente elevato. Oggi l’edificio monumentale, completamente abbandonato, presenta uno stato di degrado materico rilevante a tutti i livelli, compresa la copertura che consiste in un complesso sistema di incavallature lignee parzialmente spingente sui muri perimetrali. Il progetto tiene conto sia della necessità di lettura filologica delle caratteristiche architettoniche originarie, tipologiche e stilistiche dell’insigne monumento, sia delle necessità d’uso alle cui esigenze si adeguerà la nuova distribuzione interna. Anche gli adeguamenti tecnologici e distributivi imposti dalla normativa vigente per quanto riguarda l’impianto termico, igienico-sanitario, elettrico, fognario, antincendio e le percorrenze per i disabili tenderanno alla preservazione della lettura degli spazi originari, assicurandone però la funzionalità e la praticità.

Giorgio Domenici — CONSOLIDAMENTO, RISANAMENTO E RESTAURO DEL PALAZZO EPISCOPALE GRECO CATTOLICO DI ORADEA - ROMANIA

Il fronte principale del Palazzo.

Le opere di risanamento e consolidamento ricadono in quelle classificabili come interventi di “miglioramento” secondo la normativa italiana attualmente in vigore in materia di costruzioni nelle zone classificate sismiche.

Giorgio Domenici — CONSOLIDAMENTO, RISANAMENTO E RESTAURO DEL PALAZZO EPISCOPALE GRECO CATTOLICO DI ORADEA - ROMANIA

Planimetria di rilievo del piano terra.

Giorgio Domenici — CONSOLIDAMENTO, RISANAMENTO E RESTAURO DEL PALAZZO EPISCOPALE GRECO CATTOLICO DI ORADEA - ROMANIA

Prospetto Sud-Est di progetto.

Giorgio Domenici — CONSOLIDAMENTO, RISANAMENTO E RESTAURO DEL PALAZZO EPISCOPALE GRECO CATTOLICO DI ORADEA - ROMANIA

Prospetto Sud-Ovest di progetto.

Giorgio Domenici — CONSOLIDAMENTO, RISANAMENTO E RESTAURO DEL PALAZZO EPISCOPALE GRECO CATTOLICO DI ORADEA - ROMANIA

Sezione di progetto.

Giorgio Domenici — CONSOLIDAMENTO, RISANAMENTO E RESTAURO DEL PALAZZO EPISCOPALE GRECO CATTOLICO DI ORADEA - ROMANIA

Sezione di progetto.

Giorgio Domenici — CONSOLIDAMENTO, RISANAMENTO E RESTAURO DEL PALAZZO EPISCOPALE GRECO CATTOLICO DI ORADEA - ROMANIA

Particolare del chiostro interno.

Giorgio Domenici — CONSOLIDAMENTO, RISANAMENTO E RESTAURO DEL PALAZZO EPISCOPALE GRECO CATTOLICO DI ORADEA - ROMANIA

Particolare dei locali interni.

Giorgio Domenici — CONSOLIDAMENTO, RISANAMENTO E RESTAURO DEL PALAZZO EPISCOPALE GRECO CATTOLICO DI ORADEA - ROMANIA

Particolare dei locali interni.

Giorgio Domenici — CONSOLIDAMENTO, RISANAMENTO E RESTAURO DEL PALAZZO EPISCOPALE GRECO CATTOLICO DI ORADEA - ROMANIA

Particolare dei locali interni.

T2 Headquarters - Landini Associates

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Showcasing the creation of a new to restore the former Collingwood industrial warehouse into the new headquarters base for T2. The aim was to respect and celebrate the original building, while creating a dramatic statement to represent the T2 company’s ethos. Throughout the building, timber beams, columns and brick walls were sandblasted to bring back their original finish whilst a few scuffs and marks are kept as a remembrance of its history. This was contrasted with T2’s trademark dark, streamlined pallet.

Landini Associates — T2 Headquarters

Perceived constraints were turned into an advantage, exploiting various levels within the warehouse while designing a unified space. This was due to the site being located on a sloped block through to the rear street and resulted in the creation of different arrival experiences for both the public and staff. With the street frontage lower than the general entry, the public is welcomed into the space through an oversized steel framed pivot door into a double height space. Led by concrete steps, guests are greeted by an oversized T2 logo lit by incandescent light bulbs. To the left of the entrance is a Tea Bar/reception, an informal place to stop, drink and chat to guests, personifying T2’s identity. This space also acted as the trial concept for T2’s latest tea-retailing concept T2B, which similarly features a large cast concrete bar and Tea Library.

Landini Associates — T2 Headquarters

The staff entry is from the upper level rear car park, from where they walk down onto a catwalk in the centre of the office warehouse. This acts as the sites backbone, yet separates the space into two, housing different functions of the business. Both sides of the catwalk feature different faces. One, a clean façade featuring sleek black steel panels that hide the catwalk, while the other with a timber panels concealing storage systems. While the rawness and industrial experience is continued upstairs in the tea making, tasting workshop and CEO’s office, a completely different colour palette is employed. Here a white, clean space encourages light and nature to enter the room through the opened windows.

Landini Associates — T2 Headquarters

The development marks a new era for T2, providing an innovative and functional office space that reflects a deep understanding of culture, urbanity, and of course, celebrates the centuries-old art of tea-making.

Project size: 1300 sqm

Landini Associates — T2 Headquarters

Landini Associates — T2 Headquarters

Landini Associates — T2 Headquarters

Landini Associates — T2 Headquarters

Lest we forget. Structures of Memory in the UAE - MILK TRAIN

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‘Lest We Forget: Structures and Memory in the United Arab Emirates’ archives the history of architectural and urban development in the UAE over the past century with a particular focus on the 1970s-1980s, the early days of the founding of the nation and its entrance onto the world stage, a truly dynamic period of innovation, adaptation and experimentation. It also contextualizes the modernist architecture and urban planning of the Emiratates within an international framework, seeking to demonstrate the interplay of international influences with a local vernacular. UAE sit at the crossroad of the East and West, and this crossroad has long been a place where ideas, people and cultures meet.

MILK TRAIN — Lest we forget. Structures of Memory in the UAE

MILK TRAIN — Lest we forget. Structures of Memory in the UAE

MILK TRAIN — Lest we forget. Structures of Memory in the UAE

MILK TRAIN — Lest we forget. Structures of Memory in the UAE

MILK TRAIN — Lest we forget. Structures of Memory in the UAE

MILK TRAIN — Lest we forget. Structures of Memory in the UAE

Cultural complex - Mecanoo

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Programme: Cultural complex of 83,500 m2 with public art museum (13,500 m2), science museum (16,000 m2), youth centre (8,000 m2) and a bookshop (25,000 m2) and 22,500 m2 of underground parking and a new public square totalling 7 hectares.

Missing image

Client: Longgang Government Project address: Longcheng Square, Shenzhen, China Design: 2011 -2013 Realization: 2013 -2015

Mecanoo  —  Cultural complex

Mecanoo designed the winning competition entry for a new 83,500 m2 cultural complex with a public art museum, science museum, youth centre and a bookshop, public square and parking in the Shenzhen district. The new cultural and commercial complex will provide the district with its own landmark and destination and transform the existing Longcheng Park into a lively destination point.

Mecanoo  —  Cultural complex

It will form a dynamic link between the commercial business district, a formal park and gardens and one of the district’s main thoroughfares. The new museum complex will unify the evolving urban fabric and generate a vibrant downtown.

Mecanoo  —  Cultural complex

Urban connector Connecting the cultural complex with the surrounding areas and new residential development was the key consideration for the design. The linearity of the existing urban masterplan created a barrier between the western development area and Longcheng Park, further cutting up the area and contributing to its lack of urban vitality.

Mecanoo  —  Cultural complex

Longcheng plaza will become a lively square which will further strengthen the quarter’s identity and provide residents and visitors with a much needed sense of place.

Arches Four building volumes emerge from the ground to create a series of arches and sheltered public event spaces which frame the central square. Rounded shapes respect the natural flow of pedestrians through the site. These open arches serve as filters, attractors and reference points and allow the building programmes to expand outside while formally symbolising openness and connection.

Different programmes strategically located on the ground floor open outwards into the exterior public space including the city in the exhibition. From within the building interior, two bridges will link to the commercial plinths of the new residential area. Cultural and commercial programmes are linked to contribute to an urban symbiosis.

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