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Sospensione urbana - MASSIVE architects, Emiliano Capasso, Roberto Alesi, Jonathan Galli, D'Emidio Serafino, Serena Armandi, Giammario Volatili

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Il cavalcavia diventa un grande parco urbano che viene dominato da un volume sospeso contenente un nuovo tessuto urbano cittadino. Invertire l’archetipo del tetto giardino riproponendo una sorta di città sospesa su un area verde.Relazioni ideali, rapporti concreti tra le parti vengono proiettati all’interno del cavalcavia. Nasce un nuovo borgo/quartiere che vive come un oasi, ma anche come un agglomerato urbano che nasce dalla presenza dei flussi di percorribilità

MASSIVE architects, Emiliano Capasso, Roberto Alesi, Jonathan Galli, D'Emidio Serafino, Serena Armandi, Giammario Volatili — Sospensione urbana

Illustrazione delle ragioni della soluzione proposta e scelte architettoniche e tecnologiche del progetto.

MASSIVE architects, Emiliano Capasso, Roberto Alesi, Jonathan Galli, D'Emidio Serafino, Serena Armandi, Giammario Volatili — Sospensione urbana

La proposta progettuale deriva da un attenta analisi urbana, riguardante i flussi fisici e sociali all’interno della porzione della città in esame. Il progetto punta su una risoluzione delle problematiche architettonico urbane assumendo come propria base teorica il rapporto del cavalcavia con il luogo in esame. Si osserva che il cavalcavia è un collegamento tra due diversi tessuti urbani e due diverse percorribilità. Il primo passo è stato quello di fissare scelte costitutive dell’iter progettuale riguardanti i flussi carrabili, ciclabili, pedonali e le relazioni sociali legate al commercio che il bando metteva in gioco. I flussi vengono ricollocati all’interno della superficie esistente del cavalcavia seguendo l’andamento naturale del nuovo funzionamento stradale urbano. Il senso unico carrabile che parte da via Quadrio verso Via Borsieri struttura anche i flussi pedonali e ciclabili, tenendo conto della chiusura al traffico di Via Guglielmo Pepe. Le funzioni commerciali vengono collocate su un nuovo livello a quota + 6.00 rispetto alla superficie dell’impalcato del cavalcavia. Operate tali scelte strategiche urbane, si è proceduto alla formazione di un concept stratificato: il cavalcavia diventa un grande parco urbano. Il parco si contrappone ad un volume sospeso che contiene un nuovo tessuto urbano cittadino. Invertiamo cosi l’archetipo del tetto giardino riproponendo una sorta di città sospesa su un’area verde. Relazioni ideali, rapporti concreti tra le parti vengono proiettati all’interno del cavalcavia. Nasce un nuovo borgo/quartiere che vive come un oasi, ma anche come un agglomerato urbano che nasce dalla presenza dei flussi di percorribilità. La velostazione si innesta all’interno di questa stratificazione comportandosi da volume autonomo, nella direzionalità perpendicolare alla longitudinalità del cavalcavia. Si tratta di un volume in grado di accogliere circa 600 biciclette, con posti all’aperto e al chiuso. Sono presente una cordonata e sistemi di risalita verticale per l’accesso al piano dell’impalcato del cavalcavia esistente. Dal punto di vista strutturale l’organismo edilizio funziona a partire dall’essenza costruttiva del cavalcavia stesso. In corrispondenza dei piloni del cavalcavia viene impostata una struttura portante costituita da pilastri e setti in acciaio in grado di supportare una piastra in acciaio formata da travi reticolari che accoglie il nuovo tessuto urbano. Quest’ultimo è costituito da micro-architetture in legno assemblate a secco. L’idea è quella di dare al livello + 6.00, rispetto alla superficie del cavalcavia, una connotazione flessibile dal punto di vista delle caratteristiche di organizzazione urbana e degli spazi interni dei singoli eventi commerciali. Le microarchitetture sono realizzate in tinte differenti per favorire la riconoscibilità delle diverse attività commerciali. Il rivestimento del volume sospeso in corrispondenza del cavalcavia è in pannelli di corten a diversi gradi di foratura. La pavimentazione che funge da connettore tra le varie attività commerciali è una pavimentazione continua in cemento da esterni. Lo stesso materiale viene utilizzato nella scansione dei percorsi al livello dell’impalcato del cavalcavia.

MASSIVE architects, Emiliano Capasso, Roberto Alesi, Jonathan Galli, D'Emidio Serafino, Serena Armandi, Giammario Volatili — Sospensione urbana

Descrizione della soluzione progettuale dal punto di vista funzionale I flussi carrabile, ciclabile e pedonale si collocano in maniera longitudinale seguendo l’andamento del cavalcavia. Questi generano diverse spazialità verdi all’interno del livello dell’impalcato esistente, oltre a creare, grazie alla modificazione del loro andamento, spazi per la sosta e spazi per lo smistamento dei flussi. In particolare all’innesto della velostazione nel sistema cavalcavia si forma una zona di smistamento ciclabile che connette tutti e tre i flussi di scorrimento principali. Le risalite verticali (blocchi scale e ascensori) sono tre e sono sempre collegate o a percorsi pedonali oppure alle aree di sosta presenti all’interno della superficie di tale livello. La collocazione dei flussi all’interno del livello, e la loro riconnessione al sistema cittàè pensata sfruttando il più possibile gli accessi al cavalcavia esistente. Nel livello commerciale il nuovo tessuto urbano si comporta da regolatore dei flussi commerciali e garantisce visuali e spazi di sosta fortemente legati allo scenario urbano della città. La pelle in corten forato consente diversi gradi di percezione dell’esistente e differenti gradi di godibilità spaziale in relazione alla percezione della luce naturale all’interno di tale spazio.

MASSIVE architects, Emiliano Capasso, Roberto Alesi, Jonathan Galli, D'Emidio Serafino, Serena Armandi, Giammario Volatili — Sospensione urbana

Planimetria

Descrizione della caratterizzazione del progetto dal punto di vista dell’inserimento nel contesto di riferimento e le relazioni con il tessuto circostante Percorrendo la carrabilità si vanno a creare delle aree parcheggio in Via Quadrio e Via Borsieri in modo da consentire un approccio urbano non puntuale ma in grado di disperdersi all’interno della viabilità cittadina. Riguardo la ciclabilità si è provveduto alla costituzione di un sottopassaggio nei pressi dell’incrocio tra Via Guglielmo Pepe e Via Borsieri, per riorganizzare gli attraversamenti della carrabilità in maniera più essenziale e più sicura, limitandoli al solo attraversamento nei pressi dell’innesto della velostazione sul cavalcavia. Sulle testate sono presenti da un lato una zona verde con un totem pubblicitario dell’area commerciale soprastante, dall’altra si è costituita un’ area di sosta per il ristoro e per lo stazionamento temporaneo delle biciclette.

MASSIVE architects, Emiliano Capasso, Roberto Alesi, Jonathan Galli, D'Emidio Serafino, Serena Armandi, Giammario Volatili — Sospensione urbana

Render di insieme

MASSIVE architects, Emiliano Capasso, Roberto Alesi, Jonathan Galli, D'Emidio Serafino, Serena Armandi, Giammario Volatili — Sospensione urbana

Sezione


Park Line Offices - Guarnieri Architects, Marco Guarnieri

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Marco Guarnieri and Lea Katz were appointed in 2003 to design the new offices and production unit of Pack Line in TelAviv in Israel. Two existing buildings on a site in the district of Holon were completely reorganised to house the new facilities of the company. The new production floor in the shed building was reorganised according to the production requirements of the company. The flow of materials, components and assembled products became the material that organized the production. An input of material and components from one loading bay reaches the storage room or the assembly field. The product once assembled can then be output from loading bay. A continuous structure of offices and services completes the production unit floor.

Guarnieri Architects, Marco Guarnieri — Park Line Offices

Exterior View



The office building was characterized by an elongated layout, but we chose to challenge the organisation of the typology of office building in which offices are normally distributed along a corridor. Instead we proposed to organise half of the floor as formal enclosed offices and the other half as open space offices. This internal layout strategy allowed for a bigger volume to be appreciated by visitors and above all avoided diminishing the experience of guest and users of the building circulating through corridors. A service wall divides the two spatial types of offices, which contains all the services for the office: archives, storing, lighting, air-conditioning, cabling and wiring. The requirements for storage, archiving and air-conditioning of the space determined the pattern and depth of the units hanging from the wall.

Guarnieri Architects, Marco Guarnieri — Park Line Offices

Facade

Guarnieri Architects, Marco Guarnieri — Park Line Offices

Interior View

Guarnieri Architects, Marco Guarnieri — Park Line Offices

Interior View

Guarnieri Architects, Marco Guarnieri — Park Line Offices

Guarnieri Architects, Marco Guarnieri — Park Line Offices

Guarnieri Architects, Marco Guarnieri — Park Line Offices

Guarnieri Architects, Marco Guarnieri — Park Line Offices

Guarnieri Architects, Marco Guarnieri — Park Line Offices

Reforma de vivienda en Ensanche-Centro de Valencia - Sonia Rayos

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Reforma integral de vivienda pasante en el ensanche-centro de Valencia.

Sonia Rayos — Reforma de vivienda en Ensanche-Centro de Valencia

Sonia Rayos — Reforma de vivienda en Ensanche-Centro de Valencia

Sonia Rayos — Reforma de vivienda en Ensanche-Centro de Valencia

Sonia Rayos — Reforma de vivienda en Ensanche-Centro de Valencia

Sonia Rayos — Reforma de vivienda en Ensanche-Centro de Valencia

Sonia Rayos — Reforma de vivienda en Ensanche-Centro de Valencia

Sonia Rayos — Reforma de vivienda en Ensanche-Centro de Valencia

Sonia Rayos — Reforma de vivienda en Ensanche-Centro de Valencia

Sonia Rayos — Reforma de vivienda en Ensanche-Centro de Valencia

Sonia Rayos — Reforma de vivienda en Ensanche-Centro de Valencia

Sonia Rayos — Reforma de vivienda en Ensanche-Centro de Valencia

Sonia Rayos — Reforma de vivienda en Ensanche-Centro de Valencia

Sonia Rayos — Reforma de vivienda en Ensanche-Centro de Valencia

Sonia Rayos — Reforma de vivienda en Ensanche-Centro de Valencia

Sonia Rayos — Reforma de vivienda en Ensanche-Centro de Valencia

Sonia Rayos — Reforma de vivienda en Ensanche-Centro de Valencia

Sonia Rayos — Reforma de vivienda en Ensanche-Centro de Valencia

Sonia Rayos — Reforma de vivienda en Ensanche-Centro de Valencia

Sonia Rayos — Reforma de vivienda en Ensanche-Centro de Valencia

Sonia Rayos — Reforma de vivienda en Ensanche-Centro de Valencia

Sonia Rayos — Reforma de vivienda en Ensanche-Centro de Valencia

Sonia Rayos — Reforma de vivienda en Ensanche-Centro de Valencia

Sonia Rayos — Reforma de vivienda en Ensanche-Centro de Valencia

Sonia Rayos — Reforma de vivienda en Ensanche-Centro de Valencia

Sonia Rayos — Reforma de vivienda en Ensanche-Centro de Valencia

SEMPLICE COME UNA FOGLIA - Alessandro Mello, Dott. Vincenzo Mello, Umberto Mello

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Il Progetto ha inteso garantire un incremento del verde, partendo da un presupposto di base inteso a valorizzare e regolarizzare l’esistente. Il sistema del verde vuole confondersi con quello esistente garantendo così una spiccata identità, con particolare riferimento alle presenze arboree ampiamente diffuse, ma più in dettaglio emerge un sistema di verde alto, di verde basso e di verde a terra. Queste tre configurazioni del verde hanno determinato un approccio progettuale ben definito.

Alessandro Mello, Dott. Vincenzo Mello, Umberto Mello — SEMPLICE COME UNA FOGLIA

Il Concept architettonico-paesaggistico esprime la priorità data dalla costruzione di una rete di percorsi pedonali e carrabili di collegamento che permettono differenti attraversamenti. Gli spazi sono flessibili e facilmente collegabili in modo da configurare superfici maggiori a seconda delle esigenze. Una tettoia ad uso ricovero auto rappresenta una scelta progettuale idonea per non privare spazio al verde. Sono previsti, inoltre, grandi superfici a prato che fungono da connessione tra la casa e il perimetro della proprietà.

Alessandro Mello, Dott. Vincenzo Mello, Umberto Mello — SEMPLICE COME UNA FOGLIA

Alessandro Mello, Dott. Vincenzo Mello, Umberto Mello — SEMPLICE COME UNA FOGLIA

Alessandro Mello, Dott. Vincenzo Mello, Umberto Mello — SEMPLICE COME UNA FOGLIA

Alessandro Mello, Dott. Vincenzo Mello, Umberto Mello — SEMPLICE COME UNA FOGLIA

Alessandro Mello, Dott. Vincenzo Mello, Umberto Mello — SEMPLICE COME UNA FOGLIA

Alessandro Mello, Dott. Vincenzo Mello, Umberto Mello — SEMPLICE COME UNA FOGLIA

Alessandro Mello, Dott. Vincenzo Mello, Umberto Mello — SEMPLICE COME UNA FOGLIA

Alessandro Mello, Dott. Vincenzo Mello, Umberto Mello — SEMPLICE COME UNA FOGLIA

Alessandro Mello, Dott. Vincenzo Mello, Umberto Mello — SEMPLICE COME UNA FOGLIA

National Library of the Czech Republic - Guarnieri Architects, Marco Guarnieri

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Our proposal for the National Library of the Czech Republic consists of two distinct entities: the combined mass of library stacks and offices, and the volume containing the public spaces of the library. The ‘waffle’ serves as a means of storage and collection management; the transparent plinth accommodates consultation spaces and the visiting public. This organization allows us to show the collections as a public volume, and its incredible mass also acts as storage for environmental performance. The inertia of the mass stabilises the internal temperature cycle throughout the year, and the system works with no active heating or cooling.

Guarnieri Architects, Marco Guarnieri — National Library of the Czech Republic

Building in Context



The shape of the waffle allows natural light and air to reach all levels, especially the public floors at ground level. It is supported by ten structural cores within which all the vertical circulation of people, goods and documents within the library is organized.



Guarnieri Architects, Marco Guarnieri — National Library of the Czech Republic

Site Plan

The plinth containing the public areas of the library is a completely transparent glazed volume that enables a visual relationship with the surrounding landscape. The volume of the waffle is wrapped in a skin of scales, which are at times translucent, and at times reflective. The library’s big mass can thus communicate in a versatile way with the surrounding landscape, urban context and environment.

Guarnieri Architects, Marco Guarnieri — National Library of the Czech Republic

Plan

Guarnieri Architects, Marco Guarnieri — National Library of the Czech Republic

Street View

Guarnieri Architects, Marco Guarnieri — National Library of the Czech Republic

View from Park

Guarnieri Architects, Marco Guarnieri — National Library of the Czech Republic

Section

Katsutadai House - Yuko Nagayama & Associates

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A Dwelling with shop at Katsutadai, Chiba prefecture, Japan. The outer part of 1st floor is a Patisserie and the inner part is a Cuisine, 2nd and 3rd floor is a Dwelling for a family of four peoples. This house has an aerial wedge in between 1st and 3rd floor, so that upper part of dwelling is looks like floating above a patisserie as a view on street. This aerial wedge will be changing its character as the photic layer with different times – During the daytime it will be a light-well for a patisserie, and the nighttime the lights leaking from this aperture like a treasure box is opened. And we can see a sole of dwelling volume in a patisserie based on its transparent glass roof. The wall of shop along the street is planed to 1.8 meters height and it is gradually being higher toward the inside. That is based on our intention to create a familiar open space like an empty-lot where is just surrounded by low wall.

Yuko Nagayama & Associates — Katsutadai House

This house has an inter-observing relationship between a shop and a floating dwelling space that makes different independent existence in a single building simultaneously. Each space has a particular sense of distance to the surrounding environment. A shop space is a kind of continuous exterior with the streetscape where is only surrounded by low wall. And a dwelling space is more separated form the surroundings where is floating above the street and has non-openings along the street, so that dwellers cannot see other houses directly and vice versa. Additionally, we put a kind of wind-path in a dwelling part that brings the wind and the sounds form the outside to the inside space, and then dwellers can be feel an atmosphere of the street. When we went their previous house for the first time (1st floor was a shop and 2nd floor was a dwelling), a curtain is closed due to concerning about the eyes from street, and they also troubled with the noise of their child’s footstep form upstairs to patisserie. Therefore, we also attempted a solution of those problems in the schematic design.

Yuko Nagayama & Associates — Katsutadai House

The approach is planed to have an attractive appearance with long length to change the mood between a shop and a dwelling. We intended to change a sense of distance to the surroundings with the situations – such as high public patisserie space and more independent dwelling space, and those senses of distance change the flow of time between the spaces in their life.

Yuko Nagayama & Associates — Katsutadai House

Function dwelling with shop
site area: 100 sqm
architectural area: 79.9 sqm
total floor area: 178.5 sqm
structure: steel
year: 2013

Yuko Nagayama & Associates — Katsutadai House

Yuko Nagayama & Associates — Katsutadai House

Yuko Nagayama & Associates — Katsutadai House

Yuko Nagayama & Associates — Katsutadai House

Yuko Nagayama & Associates — Katsutadai House

Yuko Nagayama & Associates — Katsutadai House

Yuko Nagayama & Associates — Katsutadai House

Yuko Nagayama & Associates — Katsutadai House

Yuko Nagayama & Associates — Katsutadai House

Helena Street 265, São Paulo - Saraiva + Associados

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Saraiva + Associados presents Helena Street 265, an office building with 5 floors above the ground, located in Helena Street, Vila Olimpia, a courtyard of São Paulo, Brazil. Simplicity and strait lines are the architectural concepts behind this building. On its base a glass coated floor conveys lightness to the whole. The volume will be coated on all its height with aluminum studs spaced apart in order to let the natural light inside the office. The monotony of the façade is broken through the service stairs, that circumvents the building, “ripping” the entire volume. This element gives an identity to the building, combining an integrated technical and functional solution on the aesthetics of the set. The Helena Street 265 project aims to become an architectural reference in the urban environment to which it is intended.

Saraiva + Associados — Helena Street 265, São Paulo

Saraiva + Associados — Helena Street 265, São Paulo

Saraiva + Associados — Helena Street 265, São Paulo

Saraiva + Associados — Helena Street 265, São Paulo

Saraiva + Associados — Helena Street 265, São Paulo

Saraiva + Associados — Helena Street 265, São Paulo

Saraiva + Associados — Helena Street 265, São Paulo

PARCO CORVAGLIA_LECCE - Alessandro Mello, Dott. Vincenzo Mello, Umberto Mello

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La stilizzazione di una foglia detta le forme della viabilità, del verde, degli arredi, dell’illuminazione. Operando una stilizzazione di una foglia di quercia l’idea ha preso forma diventando una superficie su cui camminare, un’aiuola che si fa verde, un led che si illumina, una forma di arredo unica e tutta da disegnare.

Alessandro Mello, Dott. Vincenzo Mello, Umberto Mello — PARCO CORVAGLIA_LECCE

Gli ambiti Elevata continuità logica tra gli ambiti assicurata dall’uso coerente degli elementi. Il progetto insiste su diversi domini: •Collezione di querce •Collezione di “frutti dimenticati”•Spazi dedicati ai 5 sensi •Elemento acqua (laghetto) •Collezione di piante da macchia mediterranea lungo il perimetro del parco •Agrumeto •Giochi diffusi per bambini


CCU Maria José Nogueira Pinto - Saraiva + Associados

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Continued Care Unit Maria José Nogueira Pinto is a medium to long-stay and convalescence health care unit, located in Aldeia de Juso, Cascais, Portugal.

Saraiva + Associados — CCU Maria José Nogueira Pinto

It’s architectural project was implemented in an existing building, the previous headquarters of an electric factory. One of the main concerns of our team was the maintenance of the volumetric characteristics, and therefore the chosen intervention reveals itself mainly in the interior spaces, in the new exterior finishes and in the integration of all essential requirements for the good functionality of a health care unit.

Saraiva + Associados — CCU Maria José Nogueira Pinto

The building is composed of 5 above-ground and one underground storeys and has a capacity of 73 beds. The façades are rhythmically marked by ‘rips’, offering a harmonious and contemporary visual to the building.

Saraiva + Associados — CCU Maria José Nogueira Pinto

All entrances have enhanced features either at a visual level or at a functional level. For instance, the peak that is associated to the main entrance does not only emphasize it, but also protects the users from outdoor climatic conditions.

Saraiva + Associados — CCU Maria José Nogueira Pinto

The same idea is actually applied to the entrance of patients since they are most frequented exterior areas. Furthermore, the use of a metallic pergola right at the exit of the mortuary house hides it from the closest surrounding areas.

Saraiva + Associados — CCU Maria José Nogueira Pinto

All materials were applied with the target of highlighting each form and volume of the building by making the general reading clear and simple. S+A project adopted constructive solutions that guarantee thermal insulation in facades, windows/ doors and roofs. These systems should contribute decisively for the resistance, durability, hygiene and easy maintenance of the entire complex.

Saraiva + Associados — CCU Maria José Nogueira Pinto

Saraiva + Associados — CCU Maria José Nogueira Pinto

Saraiva + Associados — CCU Maria José Nogueira Pinto

Saraiva + Associados — CCU Maria José Nogueira Pinto

Saraiva + Associados — CCU Maria José Nogueira Pinto

grand pliè in 2° - gianluca falcinelli

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grand plié in 2ª

gianluca falcinelli — grand pliè in 2°

schizzo della maniglia

“C’è chi nasce per star seduto sulla riva di un fiume, c’è chi viene colpito dal fulmine, c’è chi ha orecchio per la musica, c’è chi è artista, c’è chi nuota, c’è chi è esperto di bottoni, c’è chi conosce Shakespeare, c’è chi nasce madre e c’è anche chi danza!!!”

gianluca falcinelli — grand pliè in 2°

la barra portapanni

Il curioso caso di Benjamin Button

gianluca falcinelli — grand pliè in 2°

schizzo di studio

Ideazione e significato del progetto

gianluca falcinelli — grand pliè in 2°

tavola 01_ambiente

L’ispirazione di questo progetto nasce da un “curioso caso”, quello di aver assistito ad uno spettacolo di danza con protagonista l’étoile del New York City Ballet Ashley Bouder. Nel programma dello spettacolo era compreso un pezzo neoclassico firmato da Ben Stevenson, Three Preludes, che mostrava il passaggio dei due ballerini, un ragazzo ed una ragazza, dai duri esercizi alla sbarra allo scintillante sfoggio del loro talento in palcoscenico. Il quotidiano e costante lavoro di studio emergeva nel gioco dei contrasti, tra prove e spettacolo, l’eterno confronto (o accordo) tra ‘lui’ e ‘lei’. Tra gli esercizi proposti alla sbarra anche il grand plié, uno dei movimenti più importanti della danza. Ed è proprio da questo esercizio, in particolare il grand plié in seconda posizione, che è scaturita l’ispirazione in cui è stato indirizzato il progetto del nostro mobile. Plié significa “piegato”. Partendo da una delle cinque posizioni, si piegano lentamente le gambe mantenendo i piedi “aperti” a circa 180°, senza mai staccare i talloni da terra. Il grand plié prevede un piegamento completo delle ginocchia e nella seconda posizione i talloni non si sollevano da terra. È un esercizio che si fa solitamente alla sbarra. Il piegamento delle gambe caratteristico del grand pliéè diventato l’elemento su cui ci siamo concentrati: il nostro mobile contenitore nasce intorno a questa idea. Anche la sbarra entra in modo significativo e determinante nel progetto, rappresentandone insieme alla posizione i due elementi cardini. Due elementi congiunti e imprescindibili tra loro, uniti e funzionali l’uno dell’altro. Come il pezzo danzato Three Preludes nel programma dello spettacolo sopra citato, i due elementi si fondono in una unione/contrasto tra bianco e nero, luci e ombre, purezza e seduzione, buono e cattivo, maschio e femmina, faticoso lavoro alla sbarra e scintillante sfoggio in palcoscenico.

gianluca falcinelli — grand pliè in 2°

schizzo del progetto

È la leggerezza la linea guida del progetto, partendo da quella che a diritto possiamo definire “l’insostenibile leggerezza della danza”, il lento flusso armonico che attraversa chi vive di danza. La leggerezza dei gesti e la concretezza dei muscoli sono ancora una volta una duplicità unica, che si fonde con la sofisticatezza dei movimenti, da conquistarsi soltanto attraverso un rigoroso allenamento in cui la sbarra è complice insostituibile. L’anima di chi balla si libera del suo corpo, diventa un tutt’uno con il proprio abito. Ecco che il mobile grand plié, ispirandosi a questa armoniosità, diventa “umano”. La sua “pelle” si adatta ai movimenti, la leggerezza della struttura è intensificata dal “vuoto centrale” ispirato alla stessa leggerezza della ballerina impegnata nell’esercizio del grand plié in seconda posizione.

gianluca falcinelli — grand pliè in 2°

tavola 02_progetto

Uso del mobile nel contesto ambientale

Il grand pliéè un mobile in legno composto da un piano d’appoggio, cassetti contenitori e una sbarra, anch’essa in legno, applicabile mediante due supporti di ferro aggiuntivi. Lo spazio domestico pensato per il contenitore grand pliéè la zona giorno. Nasce dalle necessità di chi danza, ma è la sua versatilità ed utilizzo che ci interessa portare avanti. Parte da un concetto di uso pensato su un soggetto ben definito, per poi prenderne tutto il senso ed ampliarlo ad un uso più variegato e molteplice. Il grand plié non si limita ad essere un contenitore, come appare nella sua forma base, ma diventa un complemento d’arredo trasformabile in guardaroba, appendiabiti, piano di appoggio per oggetti d’uso quotidiano, come televisore, bottiglie, libri, computer, etc… Si “apre”, infatti, nel suo utilizzo quotidiano ad ogni possibile destinatario: in particolare modo, l’elemento sbarra, apparentemente specifico per chi fa danza, può trasformarsi in un appendiabiti temporaneo per il proprio guardaroba, oppure elemento per posare gli abiti degli ospiti che si ricevono in casa. Le dimensioni ridotte delle abitazioni di oggi, infatti, precludono spesso dalla possibilità di avere un guardaroba unico per gli ospiti. In questo modo, aggiungendo la sbarra al momento opportuno, si può offrire loro una migliore accoglienza. Il mobile, inserito nella zona giorno, può diventare oltremodo un tavolo oppure una piccola scrivania: il piano d’appoggio è alla giusta altezza e il restringimento nella parte centrale permette di affiancare due sedute. Interessante è anche il vuoto centrale, che ricalca il vuoto creato dalle gambe della ballerina nella posizione del grand plié, rimarcando la simbiosi tra mobile e grand plié e può a sua volta contenere altri oggetti o indumenti d’uso quotidiano. È veramente il luogo dell’abito.

Dati tecnici per la realizzazione e produzione dell’oggetto

Dotazioni, caratteristiche tecniche e dimensionali del mobile/contenitore grand plié:

• Un piano d’appoggio largo circa 120 cm. e profondo 60 cm., con altezza da terra 75 cm. • Numero 4 cassetti di cui due di altezza 10 cm., larghezza 120 cm., ma con differenti profondità, e due con altezza circa 15 cm., larghezza 70 cm. e profondità 60 cm. • Base di appoggio 70×60 cm. • Sbarra in legno a sezione quadrata con angoli smussati da 4 cm. e lunghezza 90 cm. • Numero 2 supporti in tubolare di ferro a sezione quadrata 30×30 mm. a forma di “L”. L’altezza dei supporti è di 115 cm., mentre l’elemento “piegato”è di circa 20 cm.

Nella parte superiore del mobile, subito al di sotto del piano di appoggio, sono inseriti due cassetti, alti 10 cm., opposti tra di loro e con profondità differenti: il primo è profondo 35 cm., mentre il secondo 25 cm. Il più profondo è un “cassetto tecnico”, contenente i due supporti in ferro a forma di “L”, la sbarra in legno e, volendo, alcune stampelle. Come già descritto, nell’estremità superiore i supporti in ferro presentano ciascuno un braccio di 20 cm. di lunghezza: questo permette, quando si appoggiano le stampelle alla sbarra in legno, di avere spazio sufficiente per gli indumenti. La sbarra, smussata agli angoli ed in legno, è appoggiata su due ganci ad “U”. I ganci sono dimensionati rispetto alla sezione della sbarra. Una variante potrebbe prevedere come ganci due tubolari in cui “infilare” la sbarra piuttosto che appoggiarla. I due bracci dei supporti, oltre che in tubolare da 30×30 mm., si possono realizzare in una sezione più leggera, di 30×20 mm., questo per conferire più leggerezza all’insieme. È una valutazione che si può fare in fase progettuale. Nella parte terminale i due supporti in ferro sono dotati di un gommino protettivo alto circa 1 cm. Il “cassetto tecnico”, oltre ai due supporti in ferro, può contiene anche alcune stampelle. Volendo, al kit tecnico si possono aggiungere anche dei “fermi” per trattenere la sbarra in legno ed impedirne lo scorrimento in senso orizzontale. Il cassetto opposto, sempre al di sotto del piano di appoggio, è invece un contenitore vuoto. Nella parte inferiore del mobile sono previsti due cassettoni, alti 15 cm., larghi 70 cm. e profondi 60 cm. Entrambi i cassettoni si aprono soltanto da un lato.

Il mobile grand pliéè realizzato totalmente in legno, utilizzando una doppia essenza chiaro/scura, nella volontà di rimarcare un’interessante bicromia stimolata ancora dai contrasti caratterizzanti lo spettacolo ispiratore: luci e ombre, purezza e seduzione, etc… Oppure, in alternativa, con una stessa essenza, ma trattata diversamente. Oltre all’uso del legno, si possono combinare altri materiali “evoluti”, principalmente composti da materiale riciclato ed essi stessi riciclabili al 100%, lavorati sempre con gli strumenti della falegnameria. Si suggerisce, a titolo esemplificativo, il “Paperstone”, un materiale composito costituito da fibre ottenute al 100% da carta per ufficio riciclata post-consumo e resine a base d’acqua e olii ottenuti dai gusci degli anacardi.

Altro dettaglio importante del mobile sono le “maniglie” che aprono tutti i cassetti: la loro forma ricalca anche in questo caso un passo di danza, nello specifico la quinta posizione.

Ogni maniglia è composta da una coppia di fascette in acciaio. La forma è quadrata, 30×30 mm. e ricalca, non a caso, la sezione dei supporti in ferro alti 115 cm. La loro funzione è, infatti, duplice: da un lato per aprire i cassetti, dall’altro per sorreggere e trattenere i supporti in ferro. Ogni cassetto è fornito di una coppia di maniglie, le troviamo sia da un lato che dall’altro, con specifiche funzioni. Nei due cassetti al di sotto del piano di appoggio (nello specifico quelli alti 10 cm.), servono da apertura dei medesimi, mentre nei cassettoni della parte più bassa (quelli alti 15 cm.), hanno da un lato la funzione di apertura, mentre dall’altro (i cassetti ricordiamo si aprono solo da un lato) servono solo ad “infilare” i due supporti in ferro che sostengono la sbarra in legno. I supporti e la sbarra, infatti, possono essere collocati sia da un lato che dal lato opposto del nostro mobile, a seconda delle esigenze.

Le maniglie nascono come duplice funzione, di “apertura” e di “sostegno”.

La simmetria è un altro elemento caratterizzante il nostro mobile:

• risulta uguale in entrambi i suoi lati, quindi non ha né un fronte né un retro; • i supporti in ferro, come già detto, si possono ancorare alle maniglie di “entrambi” i lati (rimane preferibile il lato dove non si aprono i due cassettoni inferiori, questo permette così di poterli aprire in ogni momento); •è un contenitore che ragiona a 360°.

Nel grand pliè la semplicità delle linee si modella sulle diverse funzionalità, in un “volteggio armonico” che trasforma, di volta in volta, il mobile dedicato all’abbigliamento in un oggetto d’arredo versatile e adatto ad ogni ambiente domestico.

L'ACQUA COME FORMA DI VITA - Alessandro Mello, Dott. Vincenzo Mello

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Un unico livello di progetto ottenuto da un disegno insolito formato dal gioco di colore della pavimentazione che delimita gli spazi a verde. La traccia bianca della pavimentazione sintetizza il rapporto tra il paesaggio creato dall’uomo e il paesaggio selvaggio. Il progetto consta di composizioni che richiamano la natura e la spontaneità della stessa. La presenza dell’acqua è per rendere omaggio alla “vita” e più in dettaglio alla “vita che scorre” attraverso la piccola cascata installata sul biolago. Perfetti spazi aperti profondamente legati alla casa di abitazione con la vetrata e le rigogliose fioriture che fanno da transito.

Alessandro Mello, Dott. Vincenzo Mello — L'ACQUA COME FORMA DI VITA

Alessandro Mello, Dott. Vincenzo Mello — L'ACQUA COME FORMA DI VITA

Alessandro Mello, Dott. Vincenzo Mello — L'ACQUA COME FORMA DI VITA

Alessandro Mello, Dott. Vincenzo Mello — L'ACQUA COME FORMA DI VITA

Alessandro Mello, Dott. Vincenzo Mello — L'ACQUA COME FORMA DI VITA

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Riqualificazione urbanistica delle aree centrali di Codroipo - alessandra beribè, Alessandro Raccagni, ada mecozzi

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La storia del Friuli è storia di un popolo di lavoratori, lo si evince in molti aspetti del quotidiano, ma anche nei segni lasciati sul territorio. E’ in quest’ottica che questa dedizione al lavoro emerge nel tessuto urbano delle sue città, tra le quali Codroipo ne è un fulgido esempio, con la sua tradizione di polo commerciale di riferimento per tutta la zona. Nel bando del concorso per la riqualificazione urbana indetto dalla amministrazione comunale emerge viva la tensione al recupero di quelle aree, un tempo sede di operosi scambi e contrattazioni di bestiame, al ripensamento di un centro storico cresciuto dietro la spinta di uno sviluppo economico, che come spesso accadde nelle economie più dinamiche, non va di pari passo con una pianificazione urbana, quanto mai necessaria in questi casi.

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Nuova sede associazioni e auditorium

Da una prima analisi dello stato di fatto, sono subito emersi due ambiti di intervento, attualmente disgiunti, e da rifunzionalizzare, sia nell’edificato sia nei vuoti urbani che si possono venire a creare dalle demolizioni inserite nel bando. Rifunzionalizzare ed unire, cercando di mantenere fede a quella che era la vocazione di questi luoghi, ed andando a creare delle funzioni complementari in quelli che sono attualmente dei non-luoghi: parcheggi, in superficie, piazzali abbandonti e viabilità strozzate. Le nuove trame relazionali che nascono a partire dal progetto, innescano una progressiva rigenerazione, e divengono “linfa urbana” che pervade gli spazi.

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Schema planimetrico d'insieme

Nell’approccio progettuale al concorso, considerando le varie opzioni lasciate nella disponibilità del progettista, abbiamo optato per una scelta radicale, in grado di liberare il tessuto urbano da tutte le superfettazioni susseguitesi negli anni, mostrando i monumenti e gli edifici più rappresentativi della città nella loro interezza, incorniciati da spazi pubblici ridisegnati seguendo un’ottica di connessione tra i punti nevralgici della città. Nello stesso spirito abbiamo progettato dei nuovi edifici legati allo spazio venutosi a creare: semi-ipogei ed incastonati nel terreno quando devono mitigare salti di quota o altresì sospesi a ponte sotto i quali possano trovare albergo i mercati periodici, od ancora trasparenti ed eterei per far filtrare la luce negli edifici sacri, così come invece di rappresentanza quando devono ospitare sedi di importanti istituzioni pubbliche e private. Percorsi assunti come innervamento degli spazi pubblici, che collegano a varie quote le piazze, ai parchi, agli edifici ed alle stazioni, susseguendosi caratterizzati da diversa materialità a marcarne le differenti gerarchie.

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Percorsi di accesso alla piazza

La pedonalizzazione dell’intera piazza venutasi a creare con le demolizioni è quindi conseguenza logica dei principi che ispirano l’intero progetto. Piazza Santa Maria Maggiore si espande e si fonde con Piazza Garibaldi, a divenire un’isola pedonale interdetta al traffico carrabile. Percorsi pedonali che salgono e scendono da rampe e da scale, passando affianco ad architetture che sembrano piegarsi a divenire parte di un percorso unico, rendendo accessibile il progetto attraverso l’eliminazione delle barriere architettoniche.

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Nuovo blocco privato-pubblico

Nella progettazione del piano sosta si è lavorato su due fronti: da un lato si è intervenuti quasi chirurgicamente eliminando parte dei parcheggi presenti nel centro storico restituendo tali spazi alla pedonalità, dall’altro, con un intervento estensivo, si è realizzato una grande parcheggio semi-interrato in prossimità del Foro Boario, andando così a formare, con la stazione delle autocorriere e quella dei treni un nodo intermodale del trasporto civile, strategico per il flusso dell’utenza.

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Palazzo Associazioni

Considerando il livello della falda acquifera solitamente molto alto in tutta la parte pianeggiante del Friuli, si è optato per una soluzione di compromesso: realizzare un parcheggio semi-interrato, andando a scavare solo per 150 cm rispetto alla quota di città, per non andare incontro a problemi legati ad infiltrazioni d’acqua. La piastra data dalla copertura ad ogni modo, diventa una vera e propria piazza urbana, con portata carrabile per poter ospitare installazioni temporanee, come il luna park, o altre tipologie di spettacoli all’aperto.

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Abside e piazza in notturna

Il dislivello dato dal salto di quota tra la piastra ed il piano di città, è dissimulato in vari modi sui fronti che a quest’ultima si attestano. Sul fronte Sud verso il Foro Boario, dei blocchi a gradonate, che fungono da anfiteatro verso la piastra, ospitano allo stesso tempo dei locali commerciali quali bar, gelaterie ed osterie nei locali a quota zero che si affacciano verso il Nuovo Parco del Foro. Le roccie e terre da scavo risultanti dallo sbancamento del volume destinato al parcheggio vengono reimpiegate nel cantiere, andando a formare i movimenti di terra che caratterizzano il Nuovo Parco del Foro Boario, generando così una importante economia di scala per il progetto.

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Sala consigliare

La viabilità carrabile come già detto viene interrotta sul fronte Nord, permettendo così il collegamento pedonale tra il Foro e la nuova piastra dei parcheggi, attraverso delle rampe che si insinuano tra i blocchi gradonati. Dato il considerevole aumento della superficie impermeabile conseguente alla realizzazione del grande parcheggio, si è provveduto a realizzare delle vasche di espansione all’interno del parco in corrispondenza del platano secolare.

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Residenziale in notturna

I volumi che si interpongono tra parco e piastra parcheggio hanno una duplice funzione. Verso il parco sono, come già detto, locali destinati ad esercizi a vocazione commerciale-ricettiva, quali bar, gelaterie, caffè, oltre che ospitare l’ingresso del parcheggio, nonchè al piano interrato la biglietteria ed i servizi igienici pubblici, il tutto servito ovviamente da un’ascensore che ne garantisce l’accessibilità. Verso la piastra parcheggi invece la copertura degli stessi, anche in virtù del salto di quota diviene gradonata per assistere agli spettacoli organizzati sul piazzale. Come nuova sede comune per le varie associazione culturali che animano la città di Codroipo, ci siamo spinti a disegnare un edificio dalle linee antropomorfe, il quale talvolta si piega per collegarsi con la città, talvolta si solleva quasi sospeso, a lasciarsi permeare dai percorsi che riconnettono il tessuto urbano.

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Spaccato assonometrico zona Foro Boario

La scelta funzionale in questo ambito di intervento era ben determinata dalle linee guida del bando, ci siamo quindi limitati a dargli una forma, un contenuto simbolico, ed a collegarla al’esistente. I locali si aprono con grandi vetrate sul fronte Nord affacciandosi sulla nuova piazza di Santa Maria Maggiore e sul campanile finalmente libero dagli edifici che lo attorniavano. La falda del tetto che asimmetrica si sporge lungo il fronte ovest sembra quasi avvolgersi agli ultimi due piani che ospitano i nuovi uffici comunali, assieme all’arretramento della pianta del piano terra vuole dare un senso di riparo e di abbraccio alla cittadiinanza, che deve vedere l’amministrazione comunale come un qualcosa che gli appartiene. E’ in quest’ottica che si è di proposito lasciata completamente vetrata la sala consigliare, che è il cuore della vita politica comunale, affinchè la trasparenza sia complice di questo avvicinamento. Il volume è percepito a livello prospettico come un unicum con la nuova sede della Banca, tagliato da un asse pedonale che lo attraversa nella sua interezza, conducendo così il pedone direttamente al centro dello spazio pubblico. Con la demolizione del cinema parrocchiale si libera l’abside del Duomo. Nello spazio tra la chiesa e la nuova sede parrocchiale abbiamo pensato un manto erboso, che sia allo stesso tempo area giochi, ed elemento di arredo urbano. Sul fronte Nord della chiesa stessa abbiamo proseguito il sistema delle gradonate, inserendovi delle vasche con fontane che affianchino quello che nel nostro progetto vorrebbe essere il Nuovo Abside del Duomo di Codroipo. Un abside “luminoso”, che irradii con una cascata di luce l’altare attraverso delle vetrate di copertura inclinate, la cui forma viene mutuata dal campanile esistente della chiesa stessa. La stessa vetrata inclinata che di giorno diffonde all’interno dell’edificio la luce sull’altare fin anche sul transetto, di notte al contrario lascia propagare l’illuminazione interna della chiesa stessa verso l’esterno, quasi un faro nel cuore della città.

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Nuovo Foro Boario

La sostenibilità ambientale deve partire dall’analisi del contesto in cui si opera, dalle risorse presenti in loco. Così le biomasse a corta rotazione quali sono i pioppeti, assai diffusi nelle campagne limitrofe, sono state oggetto di particolare attenzione nella ipotesi dell’impianto termico-tecnologico. Dal punto di vista energetico invece sia il nuovo edificio sede della banca, sia l’intero complesso del comune vengono serviti da due impianti termici con accumulo aliminetati a biomassa ed in particolare a pellet. Per quanto attiene invece il complesso del Foro Boario, una unica centrale termica alimentata a cippato di legno posizionata sotto la rampa di accesso Nord dell’edificio sede delle associazioni.

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Mercato coperto sotto Palazzo Associazioni

Per quanto attiene invece l’illuminazione pubblica, abbiamo progettato un sistema “a vela” dalla duplice funzione:ombreggiante durante le ore diurne, sistema di illuminazione durante le ore notturne. La vela in questione è rivestita di pannelli fotovoltaici sull’estradosso, e perciò dovrà essere orientato per quanto possibile verso Sud, in tal modo, offrirà anche la migliore protezione durante le ore del giorno.Nell’intradosso invece sarà finito con una superficie a forma “diamantata” altamente riflettente.Alla sua base nella parte interna della curva sarà ospitato un faro led ad alto coefficiente di Lumen che proiettanto sulla superficie diamantata rifletterà una luce diffusa su tutto l’intorno.

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Sistema di illuminazione

HOUSE 3x1 - CUAC.arquitectura, Javier Callejas Sevilla - www.javiercallejas.com

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On a beautiful plot marked by its position in the middle of an immense agricultural terrain with views to Sierra Nevada comes the commission for designing a home for a young sports enthusiast professional.

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The commission presented a clear program in which the main dwelling would add a second home – apartment that would serve to houseguests or for a possible extension of the main structure in the future. A large gym for promoter use and an area for his mother’s garden characterize the residential space available.

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The proposal will focus on the concepts of structure, platform and topography, developed in an complementary way through three different proposals that allow us to research about the relationship between place and program, views and activity and between possibilities and desires. 3×1. Three different houses as three ideas that inhabit the same space between cultivate area and trees, mountains and sky

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Image by ALVARO CASTELLANO PULIDO

Structure. Continuation of the existing olive mesh. Grid. House vs garden. Repetition of a single element: A hollowed walls. Interchangeable adjacent spaces. Gateway, pool and terraces are arranged on the roof following the guidelines of the walls.

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Platform. Continuation of the existing crops. Viewpoint house vs Buried house. Wall as contention of a elevated garden. Platform as a leisure space above the garden. Tower as a lookout over the landscape device: eye and periscope.

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Topography. Continuation of the existing nature. Mountain vs house. Nature vs Object. Topography that defines the bearing surfaces where the objet-house is situated. House developed around the patio which surrounded the pool. The volume is carved by the orientation of the light orientation and major sights. Vertical and horizontal courtyards structure the relationship between the different spaces of the house.

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tracce domestiche - maps-architetti, Andrea Piccirillo, Massimo Scalera

BCC BUCCINO - CONCORSO IDEE PER LA PROGETTAZIONE DELLA SEDE SOCIALE - Gruppo di Progettazione AVantgarde, Ing. Vincenzo BUFANO, Angelo Sangiovanni, Michelangelo Langone, luca paladino, ing. patrizia paladino

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Che la nuova sede sociale della BCC di Buccino sia un organismo in grado di far interagire il microcontesto in cui dovrà sorgere, con quello più ampio rappresentato dalla realtà locale consolidatasi nei secoli, è quindi prioritario. L’organismo città, la storia dell’urbanistica lo insegna, nasce in origine come un semplice agglomerato di case intorno ad un nucleo che è polo che attrae (tipico esempio è la piazza medievale) ma anche dal quale l’espansione urbana dirama. Quando la distanza da questo baricentro, questo “ombelico del mondo”, diventa troppo ampia per far sentire i suoi influssi, in modo naturale nasce un nuovo centro/polo/ombelico/piazza in cui si insediano i gli edifici simbolo del potere religioso, politico ed economico (appunto le generatrici delle piazze medievali prima citate), intorno ai quali nasce l’espansione di un nuovo insediamento, coerente continuazione del primo e fondamentale precursore di un futuro, al quale trasmette le impostazioni di base: infrastrutture, reti, ecc. La nostra idea, sulla scorta di questa seppur sintetica analisi delle regole sottese ad ogni insediamento urbano, prima che nascesse la moderna urbanistica, che da queste esperienze ha fatto tesoro, è appunto la realizzazione, nel contesto in cui dovrà sorgere la nuova sede sociale della BCC di Buccino, di un omphalos, per dirla con gli antichi greci, un nuovo ombelico/centro del mondo (ovviamente a scala locale), capace di attrarre il futuro abitato e di diramare da esso in coerente continuità con il preesistente, sottolineando nel contempo e ancora di più, il ruolo socio economico avuto nello sviluppo del territorio.

Gruppo di Progettazione AVantgarde, Ing. Vincenzo BUFANO, Angelo Sangiovanni, Michelangelo Langone, luca paladino, ing. patrizia paladino — BCC BUCCINO - CONCORSO IDEE PER LA PROGETTAZIONE DELLA SEDE SOCIALE

Tavola 01

Spazi e relazioni interne: L’edificio, di circa 3200 metri cubi, ha un piano interrato, nel quale ospita le due aree di 500 metri quadri ognuna, da destinare in futuro entrambe ad archivi, ma per una delle quali oggi si richiede un’organizzazione temporanea a parcheggio. La prima delle due suddette aree, quella progettata fin da subito come archivio cartaceo, è ubicata sotto l’area protetta al piano terreno, il cui accesso è riservato al solo personale della banca. Un ulteriore accesso è stato poi previsto carrabile e posto al piano interrato, così da garantire una comoda e sicura movimentazione di materiale cartaceo riservato e di sicuro valore. La seconda area, destinata momentaneamente a parcheggio coperto, è distinta chiaramente dalla prima e conserva, coerentemente con la sua prossima e definitiva destinazione, un punto di contatto fisico con l’altra sua metà, attraverso una spessa parete al momento prevista cieca, sempre per ovvi motivi di sicurezza necessari alla conservazione del materiale di archivio. Quindi, mentre la prima area è una realtà chiusa al momento in se stessa, in ragione della sua natura di deposito di documenti riservati e che ha ragione di interagire solo con la parte di edificio ad esclusivo uso del personale, quella destinata momentaneamente a parcheggio interrato interagisce invece, sia con la sala convegni di oltre 400 metri quadri, dimensionata per 200 persone, nel pieno rispetto di quanto previsto dalla Circolare Ministero Lavori Pubblici 19 giugno 1968, n. 4809, sia con il parcheggio scoperto al piano terra. In collegamento tra le due aree parcheggio è affidato contemporaneamente ad una rampa carrabile che sfrutta diligentemente il naturale dislivello del lotto in cui si è chiamati ad operare e ad un’ampia scala, che costituisce poi una delle 3 uscite di emergenza della sala convegni. Oltre questa comoda ed immediata via di fuga nell’area del parcheggio scoperto, sono state previste quella che raggiunge la piazza e quella interna, attraverso la sala d’attesa della banca, dalla quale si raggiunge ancora la piazza e quindi il parco. Questa via di esodo interna rappresenta nel contempo anche il richiesto accesso diretto ma sicuro, alla sala convegni, attraverso i locali della banca. Nell’area destinata alla sala convegni sono poi ubicati i servizi igienici, un piccolo punto di ristoro, i guardaroba, 2 salette riservate ai conferenzieri e, strategicamente ubicati in posizione baricentrica sotto la piazza, i locali impianti. In considerazione della richiesta di accessi alla sala convegni dall’interno della banca e dal parco, l’ubicazione dei servizi ad essa connessi è stata opportunamente distribuita in due zone distinte e separate, così da poter servire la sala conferenze anche fuori dagli orari di ufficio, quando potrebbe essere utilizzata eventualmente per ospitare convegni organizzati da ordini professionali ed associazioni varie, oppure come occasionale luogo per l’allestimento, di rappresentazioni teatrali, concerti di musica da camera o proiezioni a scopo educativo. Onphalos, con i sui suoi tre distinti livelli, generatisi da un unico punto comune, idealmente individuabile al centro della piazza, va a collocarsi all’interno del lotto di proprietà della BCC, tenendo in debita considerazione quanto previsto nel Pua per la BCC. A quota zero, quindi alla stessa del piano terra dell’edificio progettato, dalla viabilità meccanizzata e pedonale prevista ed esistente, l’accesso all’area si espleta traverso la piazza, con funzione di cerniera tra edificio e parco e tra l’intera area ed il contesto insediativo preesistente. L’area diventa così luogo capace di attrarre la vita locale al suo interno e di interagire con essa anche oltre l’orario di apertura degli uffici. Così come gli uffici sono il nuovo simbolo della crescita dell’economia locale ed insieme il suo nucleo, infatti, il parco e la sala convegni sono luogo e simbolo di quella culturale e sociale, luogo d’incontro e di confronto di un sito che necessariamente deve rapportarsi al contesto in modo funzionale, se con esso vuole interagire, e scongiurare il pericolo reale di essere condannata a rimanere ancora un’area marginale al centro abitato: un “non luogo”. Per scongiurare questa possibilità, ed assicurare invece una continuità ed una sorta di necessario dialogo tra il dentro di questo luogo che per sua stessa natura richiede un necessario margine di chiusura in se stesso ed il fuori che la stessa BCC vuole destinare alla libera fruizione del pubblico, non solo si è pensato ad organizzare l’area in modo che avesse immediato accesso, ma soprattutto un luogo di facile individuazione. Una nuova e forte realtà locale capace di dare un’impronta inconfondibile sia al micro contesto rappresentato dal lotto e dal suo immediato intorno, sia al macro contesto e quindi all’intero territorio comunale. Massima sicurezza dei dati e del materiale contenuto al suo interno ma, al contempo, altrettanta massima apertura al mondo esterno. Questa la ragione dell’ampia vetrata sul parco che abbraccia visivamente l’intero insediamento abitato più antico ed i canali ottici privilegiati verso i luoghi naturali ed ancora incontaminati, ubicati alle spalle dell’edificio. In una continuità dialettica, il piano terra dell’edificio, in buona parte occupato da aree di libero accesso al pubblico, espleta la sua funzione di cerniera e nel contempo filtro, tra il fuori, rappresentato dalla piazza e dal parco ed il dentro rappresentato invece dagli uffici. Una sorta di “hall” dal doppio volume, ospita le 3 casse ed i 4 uffici con 2 impiegati ognuno, oltre ai relativi luoghi di attesa ed i servizi igienici per il pubblico. Allo stesso livello ma con accesso separato e protetto, riservato al solo personale, sono stati previsti i locali per la manutenzione del bancomat (che affaccia sulla piazza) ed i percorsi interni per il suddetto archivio cartaceo ubicato il piano interrato. Ugualmente riservato ma diversamente ubicato, l’accesso all’interno delle casse ed ai servizi igienici riservati al personale. Attraverso i collegamenti verticali previsti nella “cerniera/filtro”, quindi attraverso la scenografica scala e l’ascensore trasparente, si accede al primo piano. In relazione con gli spazi di attesa ubicati nell’area di sbarco scala e ascensore, sono stati individuati l’ufficio della Direzione con i 6 uffici per 2 impiegati alle sue dirette dipendenze, l’ufficio per la Presidenza, la sala riunioni del C.d.A. ed i servizi igienici. La relazione tra l’edificio ed il contesto: Il graduale passaggio tra spazi interni ed esterni dell’edificio pensato per ospitare la Sede Sociale della Banca di Credito Cooperativo di Buccino, è stata affidata a due ambiti contigui ma con peculiarità totalmente diverse, il cui compito è instaurare in modo immediatamente leggibile il non facile legame fisico e percettivo, tra un luogo ben definito e che esige anche la restituzione di un’indubbia immagine di sicurezza ed il suo micro contesto che invece, come già detto, è stato richiesto di libera fruizione. L’idea perseguita nel nostro progetto e quindi quella di creare un legame chiaro e forte tra un lotto che si deve necessariamente integrare con il macro contesto, inteso come totalità del territorio comunale, anche in considerazione dell’importante investimento fatto in esso, dalla BCC. Se il rapporto fisico tra il nucleo abitato e queste aree di recupero non è immediato, diretto è invece il legame visivo tra l’area di cui il lotto di progetto fa parte e l’insediamento più antico di Buccino, aspetto che conduce ad una scelta progettuale di un edificio con una forma in grado di relazionarsi, fisicamente e percettivamente con il suo intorno.

Gruppo di Progettazione AVantgarde, Ing. Vincenzo BUFANO, Angelo Sangiovanni, Michelangelo Langone, luca paladino, ing. patrizia paladino — BCC BUCCINO - CONCORSO IDEE PER LA PROGETTAZIONE DELLA SEDE SOCIALE

Già ad una lettura a grande scala, appare evidente la dichiarata rinuncia ad un edificio dalla forma chiusa in se stessa e la scelta invece di una forma aperta, una sorta di magnete, che abbraccia il suo esterno, relazionandosi non solo alla piazza e al contiguo parco ma, più in là, anche con il centro abitato, capace di attrarre le migliori espressioni economiche e culturali del contesto e di proporsi nel contempo come luogo di crescita delle stesse. L’idea della BCC di apertura all’esterno mediante la realizzazione del parco pubblico, viene così nel nostro progetto ripresa ed amplificata fino a travalicare i limiti del micro contesto del lotto. L’edificio con la sua forma avvolgente, abbraccia la piazza e trasporta la sua vita all’interno dell’edificio, attraverso l’ampia vetrata del doppio volume. Nel contempo, pur mantenendo una netta distinzione tra il dentro ed il fuori ed una chiara gerarchia di spazi e percorsi, in una sorta di processo osmotico la nuova sede della Banca di Credito Cooperativo di Buccino, pur conservando la discrezionalità e la riservatezza che quanto accade in questi luoghi richiede, proietta letteralmente i confini dei suoi ambienti più rappresentantivi, dentro la piazza e verso il nucleo antico del centro abitato. La nostra proposta per la Sede Sociale della Banca di Credito Cooperativo di Buccino è perciò il frutto di una sintesi concettuale e nel contempo espressione di un equilibrio di forme e di materiali. Le vetrate dell’ufficio della Direzione, della Presidenza e della sala riunione del C.d.A. al piano primo e tutto ciò che ai due distinti livelli gravita intorno al doppio volume, entrano nella piazza e nel contempo ripropongono l’immagine del fuori, attraverso le vetrate curve e a specchio del fronte su di essa, reinventandola ed amplificandone gli spazi. Il dentro vede il fuori, liberandosi da un’immagine stereotipata ed abusata di spazi sicuri perché rigidi e austeri, e si dilata fluidamente tra i “pieni” ed i “vuoti” dei materiali, tra il dentro dei suoi uffici ed il fuori dell’esterno incorniciato come un quadro, dalle ampie vetrate. Il fuori invece vede ma non rivede se stesso, reinventato continuamente dalle superfici curve delle vetrate che corrono lungo i fronti, amplificato da un corpo che, con quella essenza eterea, nasconde , quasi rinnegandola, la sua indubbia solidità. La scelta progettuale non mira però a mimetizzare la propria presenza in un contesto di cui si teme il confronto, né tantomeno ad annullarsi in questo ma, al contrario, cercare di farne parte in modo dinamico. Tutto ciò che si materializza nella parete a specchio curva, contribuisce alla creazione dell’ illusione di continui movimenti dell’immobile, sia esso albero, panchina o lampione. La dinamicità della vita all’esterno, viene così trasportata all’interno di un edificio altrettanto vivo, anche oltre l’orario di ufficio. A garantirlo è la sala convegni a cui si può accedere direttamente e liberamente dal parco, attraverso la piazza o i parcheggi. Purtroppo nelle piccole realtà e maggiormente in quelle dell’entroterra del meridione e perciò anche quella di Buccino, è poco realistico sperare in una vita sociale e culturale intensa, che da sola motivi e valorizzi la presenza nell’area di una sala convegni quale luogo di aggregazione capace di garantire la vitalità dell’area in tutto l’arco della giornata. L’area in cui la BCC ha deciso di fare il proprio importante investimento, non ci stancheremo mai di ripeterlo, alla chiusura degli uffici, ogni giorno, corre il serio rischio di ritrovarsi desolatamente ai margini della vita locale. Anche questa la ragione della proposta di utilizzare parte dell’edificabilità dell’area per la creazione di uno spazio d’incontro capace di contribuire, insieme alla suddetta sala, alla realizzazione di un luogo di forte richiamo della vita locale. Chiaramente separato dai locali della banca, ma in stretta relazione con la stessa in orario di ufficio e, sempre, con la piazza, si è previsto uno spazio da destinare a locale pubblico: bar-tavola calda al servizio di clienti e dipendenti in orario di ufficio e bar-gelateria la sera. Nel contempo, anche possibile sede di un circolo di mutuo soccorso, di un’associazione culturale o sportiva, di un centro SNAI, ecc. Uno spazio di proprietà della banca ma sottratto alle sue specifiche funzioni, per destinarlo ad altre capaci di attrarre e di creare movimento in tutto l’arco della giornata e di garantire la vita nell’area anche di sera, quando le luci della piazza, avvolta dal volume inconfondibile della nuova sede sociale della Banca di Credito Cooperativo di Buccino continua a dichiarare la sua essenza di nuovo onphalos, piazza economica che si unisce, come in passato, a quelle preesistenti della piazza religiosa e politica. Dimensioni e costi, i “numeri” del progetto: Sebbene in questa fase dell’iter progettuale sia oltremodo difficile stimare con estrema precisione i costi e anche le stesse dimensioni di ogni singolo ambiente, quanto di seguito riportato ha sufficiente attendibilità. La nostra proposta per la nuova Sede Sociale della Banca di Credito Cooperativo di Buccino prevede un edificio che distribuisce gli ambienti richiesti, su 3 distinti livelli, così come precedentemente descritto. Il livello più basso, totalmente interrato grazie alla realizzazione di un rilevato verso lato valle, che mette in quota l’intero lotto, all’interno dei suoi circa 1800 metri quadrati, contiene la sala convegni per 200 persone, i servizi ad esso relativi, un archivio cartaceo, un parcheggio interrato ed i collegamenti con l’esterno. In questa prima fase abbiamo optato per una scelta che prevede l’altezza degli ambienti di tutti i livelli, interrati e fuori terra, di metri 3.50. Questa scelta comporta, per il piano interrato, uno sviluppo in pianta di circa 1600 metri quadrati, per un conseguente dimensionamento volumetrico di circa 6000 metri cubi, cioè quelli strettamente necessari ad ospitare le funzioni richieste, nelle dimensione dettate dal bando. In ragione delle NTA, queste quantità non sono però computabili ai fini urbanistici. Il piano terra ha invece dimensioni molto più contenute, quantificabili in circa 440 metri quadrati, necessari a contenere le casse, gli uffici, i servizi e tutto quanto necessario per il corretto svolgimento delle funzioni. In base a tale sviluppo in pianta, avremo perciò un dimensionamento planimetrico di circa di 1500 metri cubi. Le dimensioni del primo piano, quello contenente anche gli spazi più rappresentativi, sono invece leggermente maggiori di quelle del piano terra. La piccola variazione è dovuta ai piccoli sbalzi dei volumi della Direzione e della Sala Riunioni del C.d.A., che si proiettano nella piazza. Nel caso del primo piano abbiamo perciò uno sviluppo in pianta di circa 465 metri quadrati ed un conseguente volume leggermente inferiore ai 1600 metri cubi. In totale, i metri cubi previsti per la realizzazione di Omphalos sono circa 9000, di cui soltanto poco più di 3000 computabili a fini urbanistici e quindi contenuti all’interno dei 3200effettivamente realizzabili nel rispetto delle prescrizioni urbanistiche per l’area. Ugualmente all’interno della cifra ipotizzata e dato come limite di spesa dalla committenza, anche i costi preventivati per la sua realizzazione, sebbene a costo di qualche sacrificio nella scelta progettuale. Impianti Progettare e costruire edifici a basso consumo energetico non è più solo questione di sensibilità del progettista e/o del committente, ma un obbligo normativo. Lo scorso 4 giugno, con il DL n. 63/2013, il Governo italiano, anche a seguito della procedura di infrazione avviata dalla Commissione Europea, ha finalmente recepito la Direttiva 2010/31/UE imponendo che entro pochi anni tutti gli edifici siano a energia quasi zero. La data del 31 dicembre 2018 è stata fissata dal legislatore per indicare il termine a partire dal quale “gli edifici di nuova costruzione occupati da pubbliche amministrazioni e di proprietà di queste ultime, ivi compresi gli edifici scolastici, devono essere edifici a energia quasi zero”. Ma anche il settore privato sarà, ovviamente, coinvolto in questa “rivoluzione copernicana” dell’efficienza energetica. Ci sarà solo più tempo. Infatti, a partire dal 1° gennaio 2021 l’obbligo di avere Edifici a Energia Quasi Zero sul nuovo si estenderà anche al settore privato. Approccio L’approccio progettuale usato per la definizione degli impianti a servizio della banca è teso nella direzione di implementare un nZEB (acronimo di Nearly Zero Energy building ovvero Edificio ad Energia Quasi Zero) pertanto un edificio con una determinata prestazione energetica che si riferisce al bilancio fra energia consumata ed energia prodotta prossimo allo zero. La definizione NZEB, pur non essendo un indice della qualità dell’edificio o del comfort abitativo che produce, è entrato nel linguaggio comune essendo stato utilizzato in alcune direttive dell’Unione Europea (n°31/2010) tese al contenimento dei consumi energetici dell’edilizia non soltanto residenziale. Rientrano nell’obiettivo ad esempio gli edifici a basso consumo dotati di un impianto di produzione energetica da fonti rinnovabili (ad es. un impianto fotovoltaico) dove il bilancio annuo complessivo può ritenersi nullo. Nell’ambito del presente lavoro, sono state delineate infrastrutture impiantistiche classiche (impianto elettrico, idrico-sanitario, antincendio), e infrastrutture impiantistiche di efficientamento energetico (impianto fotovoltaico, termico e di condizionamento, sistemi di illuminazione a tecnologia LED), proprio nell’ottica di perseguire un sistema ad impatto ambientale pressochè nullo. Di seguito sono riportate le caratteristiche funzionali salienti deli impianti fotovoltaico, riscaldamento e raffrescamento. Impianto fotovoltaico Al fine di migliorare il massimo risparmio energetico dell’edificio sono stati presi in considerazione i possibili sistemi di produzione di energia da fonti rinnovabili, In particolare il progetto prevede l’istallazione di un impianto fotovoltaico integrato sul tetto dell’edificio, per una potenza pari a 120,000 kWp come di seguito specificato, con l’obiettivo di avere una totale auto produzione di energia elettrica, scelta che, tra l’altro, scelta risulta utile poiché: La banca è fruita di giorno (ovvero nelle ore di sole); la produzione dell’impianto permette di abbattare il fabbisogno energetico della banca; Produttività energetica dell’impianto Dal punto di vista energetico, il principio progettuale usato è quello di massimizzare la captazione della radiazione solare annua disponibile. L’energia elettrica che un impianto fotovoltaico può produrre nell’arco di un anno dipende soprattutto da: - disponibilità della radiazione solare; - orientamento ed inclinazione dei moduli; - rendimento dell’impianto fotovoltaico. Poiché l’irraggiamento solare è variabile nel tempo, per determinare l’energia elettrica che l’impianto può produrre in un fissato intervallo di tempo si prende in considerazione la radiazione solare relativa a quell’intervallo di tempo, assumendo che le prestazioni dei moduli siano proporzionali all’irraggiamento. Impianto termico di riscaldamento e condizionamento La filosofia progettuale è quella di perseguire ed ottenere il massimo rendimento energetico del sistema, mediante l’utilizzo un generatore di calore a pompa di calore geotermica e sistema radiante a pavimento e/o soffitto. La proposta progettuale è incardinata sulle seguenti parti di impianto: - impianto radiante (terminali di impianto); - pompa di calore geotermica (generatore di impianto); - ottimizzazione del sistema di distribuzione e regolazione del fluido termovettore. Il comfort termico Avere l’intera superficie del pavimento e/o soffitto dell’ambiente da riscaldare ad una temperatura superiore a quella degli impianti tradizionali porta a numerosi vantaggi, che si rivelano ottimi motivi per adottare questa tecnologia di impianto al posto di quella tradizionale a radiatori. Studi sperimentali hanno dimostrato come l’uomo per avere una sensazione di comfort debba poter scambiare uniformemente attraverso tutto il corpo e utilizzare i vari tipi di scambio termico nelle seguenti proporzioni: • 40 ÷ 50 % per irraggiamento (scambio con le superfici a diversa temperatura) • 15 ÷ 20 % per convezione (scambio con l’aria) • 2 ÷ 5 % per conduzione (attraverso i punti di contatto, i piedi sostanzialmente) • 30 ÷ 35 % per evaporazione (attraverso sudorazione e respirazione) Con l’impianto radiante, la temperatura superficiale si porta a valori superiori a quelli con impianti tradizionali. Cio porta ad avere, ai piedi degli occupanti il locale riscaldato, un gradiente termico inferiore; in questo modo, lo scambio per conduzione attraverso i piedi si avvicina ai valori ideali, eliminando cosi la spiacevole sensazione di “freddo ai piedi” tipica dei locali a piano terreno di edifici riscaldati a radiatori o ventilconvettori. A questo proposito, si tenga presente che la temperatura superficiale del pavimento e determinata dal fabbisogno termico del locale da riscaldare e che, con il grado di isolamento dei nuovi edifici e le dispersioni limitate del dopo-crisi energetica, essa si mantiene ben al di sotto dei 29°C, che è il limite fisiologico imposto da normativa per evitare i problemi di gonfiore alle gambe riscontrati con i vecchi impianti. Avere temperatura al pavimento intorno ai 26 – 27 ° C fa si che si inneschi un meccanismo di scambio per irraggiamento che porta l’intera struttura a temperature prossime ai 24 ÷ 26 °C. Il corpo umano si trova cosi sottoposto per l’intera sua superficie ad un gradiente termico piu o meno costante; l’uomo scambierà quindi uniformemente attraverso tutto il corpo e in rapporti di scambio molto vicini a quelli sopraesposti. Aria uniformemente alla stessa temperatura impedisce che si inneschino quei fastidiosi moti convettivi causa di circolazione delle polveri negli ambienti riscaldati a radiatori. Tali moti sono causati infatti dalla dilatazione delle molecole d’aria le quali, aumentando di volume specifico, tendono a salire perchè più leggere per poi ridiscendere dopo essersi raffreddate a contatto con il soffitto freddo. Eliminare i moti convettivi significa garantire maggiore igiene e un ambiente più salubre, in quanto non c’è movimento di polveri che sono spesso la causa di fastidiose allergie. Il riscaldamento di una intera superficie di delimitazione del locale da riscaldare si ottiene posando all’interno della superficie stessa tubi percorsi da acqua calda. Ne deriva che la superficie di scambio disponibile al fluido termovettore e notevolmente più elevata di quella negli impianti tradizionali. Quindi, al risparmio dovuto ad una temperatura dell’aria inferiore si unisce il risparmio per temperatura di mandata dell’acqua più bassa: 30 ÷ 40 °C anzichè 60 ÷ 70 °C; infatti, a parità di portata d’acqua, per riscaldare un certo ambiente (a parità quindi di fabbisogno termico) sarà necessario immettere un fluido ad una temperatura tanto più elevata quanto inferiore e la superficie di scambio. Questo significa che in un impianto di riscaldamento a pannelli radianti il fluido termovettore può essere fornito ad una temperatura molto più bassa con notevole risparmio economico nelle spese di gestione. Infatti, avere temperatura di mandata bassa significa aumentare il rendimento dell’impianto di riscaldamento. In base a quanto riportato in si è dato seguito ad una progettazione tale da assicurare un condizionamento dell’edificio (raffrescamento e riscaldamento) e garantire le idonee condizioni climatiche nel rispetto dei requisiti di prestazioni energetiche in linea con la Legislazione vigente, mediante un impianto di riscaldamento e raffrescamento di tipo radiante, alimentato da una pompa di calore geotermica acqua-acqua. Lo scambiare geotermico verrà realizzato all’esterno dell’edificio mediante sonde verticali che estrarranno dal terreno la potenza termica e frigorifera necessaria a garantire il soddisfacimento del fabbisogno termico in riscaldamento e raffrescamento dell’edificio. L’utilizzo della pompa di calore geotermica si concretizza, di fatto, nella realizzazione di un sistema edificio-impianto ad alte prestazioni (rispetto a qualsiasi altro sistema impiantistico Concezione strutturale dell’edificio La struttura a causa della complessità architettonica sarà realizzata con un sistema misto calcestruzzo armato, acciaio, e precompresso. In particolare la struttura a piano terra saràdel tipo intelaiata in calcestruzzo armato, con solai precompressi di tipo alveolare e solo per sala conferenze si utilizzano dei tegoli precompressi del tipo a cavi aderenti pretesi di altezza 80 cm + soletta superiore di 5 cm. La struttura sarà poi solo appoggiata sui muri di contenimento del terreno perimetrali per non creare eccessive rotazioni di impalcato dovute a eccessiva distanza tra baricentro masse e rigidezze. Per la struttura in elevazione parte sarà in c.a. del tipo intelaiata con solai alveolari precompressi e parte in acciaio nella zona sottostante la copertura metallica a cui sarà sospesa con tiranti in acciaio per la massima flessibilità della zona uffici. La copertura sarà a struttura metallica con doppio telo superiore ed inferiore in ETFE trasparente da 25/10 mm che consentirà di coprire i pannelli fotovoltaici sottostanti dalla polvere e dalle intemperie dato che il materiale è completamente antiaderente. L’ETFE, ossia Etilene Tetrafluoro Etilene o come vuole la nomenclatura UPAC poli (etilene-co-tetrafluoroetilene) ha un nome non è dei più semplici ma si sta facendo ricordare come uno dei materiali di maggior interesse nell’architettura moderna. A rendere allettante dal punto di vista progettuale questo materiale è innanzitutto la leggerezza: solo un centesimo del peso posseduto dal vetro a fronte di capacità di trasmettere la luce visibile del 94–97% per un irraggiamento dai 400 ai 600 m ed una perfetta permeabilità ai raggi ultravioletti. Il materiale in questione può contare fra i suoi pregi una temperatura di fusione molto elevata, eccellenti proprietà di resistenza chimica, elettrica e alle radiazioni ad alta energia, e costi di trasporto ed installazione notevolmente contenuti proprio per via del suo peso estremamente basso (350 gr/mq). Inoltre il materiale è interessante per tre qualità non da poco: è in grado di sopportare 400 volte il proprio peso, è autopulente grazie alla propria superficie antiaderente ed è completamente riciclabile. La pellicola ETFE ha, inoltre, una forza di trazione di circa 42 N/mm², con un intervallo di temperatura di funzionamento tra i -185 °C e i 150 °C. Preventivo spesa massima : 1.749.000,00 euro

Gruppo di Progettazione AVantgarde, Ing. Vincenzo BUFANO, Angelo Sangiovanni, Michelangelo Langone, luca paladino, ing. patrizia paladino — BCC BUCCINO - CONCORSO IDEE PER LA PROGETTAZIONE DELLA SEDE SOCIALE


The Gyroid - Christian Lehmkuhl

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“Inspiration is enough to give expression to the tone in singing, especially when the song is without words.”– Franz Liszt

Christian Lehmkuhl — The Gyroid

The House of Hungarian Music (HoHM) is envisioned by our firm to be a destination that will be as distinctive in form as the Hungarian Music it represents. An iconic structure, HoHM will inspire visitors before they even set foot inside the space. It has been created with the intent of being a catalyst for education and communication of Hungarian musical history and genres including Classical, Folk, Contemporary, Pop and Operetta as well as the physics of sound and the physiological nature of hearing. HoHM will take the curious on a journey by using a series of highly experiential design responses merged with the architectural fabric of the building to connect with the senses of touch, sight and sound rather than simply plinthed artifacts.

Christian Lehmkuhl — The Gyroid

Through time the parallels between Music and Architecture, two practices based on rhythm, proportion and harmony have been well documented and quoted, most famously by Johann Wolfgang von Goethe who noted “Music is liquid architecture, Architecture is frozen music.” This bond which is brought together by an underlying code of Mathematics and Geometry has been explored by our firm, in the process unearthing a unique concept which informs the HoHM’s design, the Gyroid.

Christian Lehmkuhl — The Gyroid

The Gyroid contains neither straight lines nor planar symmetries creating dynamic territory for Architectural exploration. For HoHM the single surface shape has been inflated and manipulated to reveal a series of organic and highly flexible spaces, ideal for exhibitions, installations and performance.

Christian Lehmkuhl — The Gyroid

Fragments of glass splinter HoHM’s form to create high levels of natural light as well as an opportunity to view patrons make their way up the building’s circulation from the surrounding landscape. Visitors are drawn directly in to the Center via the park’s primary axis, each space is seamlessly connected by a continuous ramp which snakes its way up the structure. The incorporation of recessed floor slabs at various points within the space creating a series of moments where visitors can view and appreciate the building’s unique shape.

Christian Lehmkuhl — The Gyroid

HoHM’s staff have also been given an enormous amount of consideration and our desire to provide a healthy and enjoyable working environment for employees has resulted in office spaces being located on level 4 rather than on lower levels which is typical in many cultural facilities. This provides staff with ample amounts of sunlight and views and a workspace they enjoy every single day.

Christian Lehmkuhl — The Gyroid

Behind the structure lies a modern amphitheatre built in to the landscape ideal for outdoor musical events and performances. HoHM’s unique shape will not only serve as a backdrop for such events but also an acoustic wall to improve the patron’s experience.

Christian Lehmkuhl — The Gyroid

Our environmental designer has outlined a number of key points regarding the sustainability of HoHM which we have included in the associated diagram. In conjunction with these points we have a particular interest in retaining as much of the surrounding flora and fauna as possible.

Christian Lehmkuhl — The Gyroid

Although our architectural response is far from conservative, we believe the first space to be dedicated solely to Hungary’s musical culture should not be silenced through its design. It should be a bold, contemporary facility which inspires and excites visitors from across the globe that are welcomed in to HoHM.

Missing image

Christian Lehmkuhl — The Gyroid

CONDOMINIO 61 - Alessandro Passardi

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L’immobile oggetto dell’intervento è sito in Via Calepina al n. 61 a Trento. Il progetto prevede l’esecuzione di un intervento di manutenzione straordinaria nel fabbricato sopra specificato che consiste principalmente nel rifacimento totale dell’intonaco esterno al civile dell’intero fabbricato stesso previa demolizione dell’intonaco esistente ormai deteriorato a causa della sua vetustà e dall’azione degli agenti atmosferici. Viene quindi demolito a mano l’intonaco a base di calce esistente e ricostituito previa stesura di un intonaco fibro / rinforzato idrorepellente a base di calce e cemento e di un intonaco di finitura a base di calce naturale. I riquadri delle finestre in marmo verranno completamente ripuliti e i contorni in cls verranno ripuliti e dove necessario ricostruiti; seguirà la tinteggiatura con idropittura muraria siliconica di colore avio. L’intervento prevede inoltre la sostituzione dei serramenti esterni esistenti al piano secondo con nuovi serramenti esterni uguali per forma, materiale, dimensione e dettagli ai precedenti. Verranno anche sistemati i poggioli ed i relativi parapetti sul lato Ovest che presentano un notevole stato di degrado mediante una nuova impermeabilizzazione e la messa a norma dei parapetti metallici esistenti. Verrà inoltre eseguito un intervento di rifacimento del manto di copertura che consiste nella rimozione di tutta la copertura in lamiera e dell’orditura secondaria, la sostituzione delle grondaie e dei pluviali con analoghi in lamiera verniciata; verrà posato un pacchetto di copertura con aerazione composto da: guaina bituminosa, strato di isolamento con 16 cm di lana di roccia oppure con 12 cm di xps accoppiato con un pannello di OSB da 4 cm , piedini regolabili in acciaio inox per dare alla struttura la pendenza attuale, sulla quale sarà posata la struttura secondaria comprensiva di listello per garantire la ventilazione adeguata, e la lamiera aggraffata con relativa guaina antirombo (vedi dettaglio tecnico allegato). I prospetti, successivamente all’intervento, non subiranno alcuna modifica a parte il colore finale e un nuovo basamento.

Alessandro Passardi — CONDOMINIO 61

NORD_OVEST

Alessandro Passardi — CONDOMINIO 61

OVEST_SUD

Alessandro Passardi — CONDOMINIO 61

SUD_EST

Designer e creativi per il restyling della moka LUNIKA - Associazione Culturale Argent de Posh, Fondazione Museo Arti e Industria - Forum di Omegna, FI.MA., francesco fusillo

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Il distretto del casalingo di Omegna può oggi vantare una lunga storia di brevetti; qui hanno preso forma idee che hanno rivoluzionato le abitudini culinarie nel mondo, grazie ad una capacità produttiva ed imprenditoriale d’eccezione. La caffettiera Moka, creata nel 1933, ne è un esempio: realizzata autarchicamente in fusione di alluminio, è stata prodotta negli anni anche in acciaio, plastica, ceramica. Uno sguardo all’evoluzione delle caffettiere permette un excursus completo sugli stili, le mode, le ambizioni che decennio dopo decennio hanno caratterizzato la storia del costume italiano, e non solo.

Associazione Culturale Argent de Posh, Fondazione Museo Arti e Industria - Forum di Omegna, FI.MA., francesco fusillo — Designer e creativi per il restyling della moka LUNIKA

La mostra a Paesaggi Mirati

FI.MA. con Lunika Coffemakers prosegue e completa il percorso storico di un oggetto-icona del made in Italy utilizzando, in esclusiva, un materiale inusuale: il legno. In anteprima, FI.MA., l’Associazione Argent de Posh di Torino e la Fondazione Museo Arti ed Industria – Forum di Omegna, presentano il prototipo di “LUNIKA SENZA MANICO”, il progetto realizzato dal giovane designer Francesco Fusillo, e selezionato quale migliore proposta per rinnovare la produzione di LUNIKA. Il progetto esalta le qualità del legno, razionalizzando e semplificando le forme della Moka. Sfruttando le qualità di isolante termico del materiale, si è potuto pensare di eliminare il manico, rivoluzionando -di fatto – la gestualità del “servire il caffè”.

Associazione Culturale Argent de Posh, Fondazione Museo Arti e Industria - Forum di Omegna, FI.MA., francesco fusillo — Designer e creativi per il restyling della moka LUNIKA

Alcuni materiali usati storicamente per la moka: acciaio e ceramica

Associazione Culturale Argent de Posh, Fondazione Museo Arti e Industria - Forum di Omegna, FI.MA., francesco fusillo — Designer e creativi per il restyling della moka LUNIKA

Lunika - materiali di lavorazione per la realizzazione della moka con raccoglitore in legno

Associazione Culturale Argent de Posh, Fondazione Museo Arti e Industria - Forum di Omegna, FI.MA., francesco fusillo — Designer e creativi per il restyling della moka LUNIKA

Il prototipo per la moka con raccoglitore in legno "Lunika senza manico", realizzata da Francesco Fusillo

Carre Seine - Jean-Baptiste Pietri Architectes

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In the space of fifteen years, Issy-les-Moulineaux has become a leader in the field of HEQ in the inner suburbs of Western Paris.

Jean-Baptiste Pietri Architectes — Carre Seine

This distinction strengthens its status as a new economic platform home to the headquarters of major French and international companies. At the same time, new residential neighbourhoods have sprung up promoting diversity, today’s urban “religion”. To maintain this position, for many years now this commune has been committed to a proactive policy marked in particular by the creation, in 2009, of an environmental quality charter for the buildings constructed in Issy-les-Moulineaux. Even more demanding than the charter required for low energy buildings (BBC), Isséo+ has been drawn up in a participatory manner. It offers construction sector players, planners and developers an innovative and pragmatic tool to maintain the environmental quality of collective residential housing, facilities and commercial properties.

Jean-Baptiste Pietri Architectes — Carre Seine

This development is located in the mixed development zone (ZAC)stretching from the banks of the Seine in Issy-les-Moulineaux opposite Île Saint Germain up to the Jacques Henri Lartigue tramway station on the T2 line. The operation is part of the Val de Seine masterplan which aims to reclaim wasteland in this former industrial area in order to harmoniously link it with the city centre. This site is served by RER C train line and several underground lines (8/9/10/12) which are accessible via buses and footpaths. However, the T2 and RER C lines create a significant urban barrier which isolates this site from the rest of the city. Hence, the development on this islet of landscaped, pedestrian, and cycle areas (ground floor retail premises) running perpendicular to the Seine will open up this part of the city, where non-motorised transport will be a credible alternative to car travel, including for local journeys. Isséo+ label, Carré en Seine demonstrates the use of unusual housing techniques to meet demanding HEQ and thermal regulation specifications (RT 2005/65kw/hr/m²/yr). Small in size, the distinctive character of these homes lies in their high environmental quality and the innovative use of outdoor spaces, which are detached from the façade to form zinc “boxes” oriented towards the views and sunlight.

Jean-Baptiste Pietri Architectes — Carre Seine

This urban construction is made up of three buildings comprised of many distinct architectural elements. First, there are two buildings comprising 69 dwellings (BBC, NF, and HEQ) erected over 4,673m² between Quai de la Bataille de Stalingrad and Rue du Passeur de Boulogne. Secondly, there is a hotel residence with 175 rooms built over 6027m², the technical facilities of which are located in a dark brown brick tower on the 10th floor, a real landmark on Rue du Passeur de Boulogne.

Jean-Baptiste Pietri Architectes — Carre Seine

Surrounding a shared patio, the three buildings provide soft stories and views of the Seine. Density is controlled by breathing spaces, which consist of the landscaped garden (650m²) in the heart of the development and the large area separating the hotel residence from the housing, connected, on the Seine side, via metal walkways. The concrete of the north façade of the tourist residence overlooking the Quai de la Bataille de Stalingrad has received a specific moulding treatment (“ bamboo” model) in order to signal entry into the new district, an important and defining element both during the day and night on the banks of the Seine.

Jean-Baptiste Pietri Architectes — Carre Seine

90% of the housing is interconnected, dual aspect or duplex.

Jean-Baptiste Pietri Architectes — Carre Seine

It is the fruit of a competition launched in 2009 on the design/construction method brought together by a developer, in this case Eiffage, 3rd group of French BTP (Construction and Public Works) and three proposed contractors. Out of the three competing architectural firms, Jean-Baptiste Pietri was chosen along with the landscape engineering firm Atelier Jours. During the competition stage, the Franck Boutté engineering firm was added to this team. The major challenge of this hyper-rational programme was to control density: those involved were asked, in effect, to develop 11,000m²on a plot of only 2500m² and to comply, moreover, with demanding HEQ specifications, particularly those drawn up by the engineering firm Tribu, Assistant Project Manager of the ZAC.

Jean-Baptiste Pietri Architectes — Carre Seine

Jean-Baptiste Pietri Architectes — Carre Seine

Jean-Baptiste Pietri Architectes — Carre Seine

Jean-Baptiste Pietri Architectes — Carre Seine

Recupero del Palazzo Costa-Giani a San Felice sul Panaro - Luca Guerra

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Gli assunti architettonici Alcune scelte base indirizzano la progettazione dell’intervento e si possono così riassumere: 1. fare pulizia delle addizioni incongrue. Queste si concentrano nel cortile interno e corrispondono chiaramente alla scala costruita nel 1986 ed ai servizi igienici a fianco di questa; in tale modo si riporterà così il cortile interno alla sua dimensione originaria. 2. Distinguere chiaramente la preesistenza dai nuovi inserimenti. I nuovi setti, sia di rinforzo strutturale che di semplice divisione interna, saranno in Xlam rivestito in legno lasciato in vista, mentre le pareti esistenti saranno intonacate (salvo quelle di seguito descritte al successivo punto 5). 3. Utilizzare una gamma di materiali ristretta. Intonaco bianco, cemento armato a vista, pannelli lignei e pavimentazione ceramica sono i soli materiali previsti, per assicurare una pulizia formale dell’insieme. 4. Consentire una lettura verticale dell’interno dell’edificio. A tale proposito, nel solaio dei due grandi atri dei piani primo e secondo, verranno praticate della asole lungo la parete nord, lasciando dei passaggi intermedi per accedere alle vetrate o alla parte centrale dell’edificio. Analogamente verranno praticati dei tagli anche nei due solai del passaggio centrale. In entrambi i casi, verranno praticate delle aperture anche in copertura, affinchè una luce zenitale, metta in luce la tessitura muraria delle pareti sottostanti, liberate dagli intonaci. 5. Portare la luce all’interno dell’edificio (nel fulcro vitale dello stesso, davanti all’ufficio del Sindaco). La rimozione della scala esistente libera una porzione di parete, che consente l’ingresso alla luce proveniente da nord di illuminare gli atrii a tutti i livelli, analogamente ai velux in copertura. Lo stesso avviene anche lungo il passaggio centrale di raccordo tra i corpi nord e sud. Inoltre la demolizione dei tamponamenti posti tra le colonne al primo piano dell’andito di collegamento alla nuova scala, illumina questo spazio di raccordo ora privo di luce naturale. Lo stesso accade anche al piano terra. 6. Procedere alla riqualificazione formale dei fronti privi di valore formale ovvero quelli a trasformabilità specifica elevata. Dall’analisi dei fronti risulta che possono considerarsi tali quelli rivolti verso il cortile lungo il Vicolo delle Scuole, e quelli prospicienti il cortile interno. In entrambi i casi la logica di riferimento è renderli espressione di un edificio a uso pubblico.

Luca Guerra — Recupero del Palazzo Costa-Giani a San Felice sul Panaro

Vista del prospetto nord del cortile interno

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