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EDIFICIO PER APPARTAMENTI - DAMIANO CAGLIANI, GIOVANNI CEREDA, ENRICO COGLIATI

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Il progetto prevede la realizzazione di un immobile composto da 4 piani fuori terra a destinazione residenziale ed un piano interrato destinato ad autorimesse e centrale termica. La tipologia dell’intervento si configura quale ristrutturazione edilizia mediante sostituzione ed ampliamento L’edificio sarà composto da 15 unità immobiliari e 16 autorimesse per complessivi 19 posti auto, sarà realizzato con murature e solai in C.A. e dotato di un impianto di climatizzazione di tipo geotermico tale da collocare l’edificio in Classe energetica A e da garantire un impatto 0 per quanto riguarda le emissioni sul posto di gas nocivo in atmosfera. Per garantire il fabbisogno di potenza elettrica necessaria al funzionamento degli impianti verranno posizionati in copertura i necessari pannelli fotovoltaici.

DAMIANO CAGLIANI, GIOVANNI CEREDA, ENRICO COGLIATI — EDIFICIO PER APPARTAMENTI

DAMIANO CAGLIANI, GIOVANNI CEREDA, ENRICO COGLIATI — EDIFICIO PER APPARTAMENTI


rundhaus a neusiedl - h(a)rD - highly revolutionary design

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ancora austria ancora un cerchio ancora una giovane coppia che decide di vivere nella natura in modo sostenibile

h(a)rD - highly revolutionary design — rundhaus a neusiedl

nel verde del burgenland

particolarmente interessanti: la struttura radiale in legno realizzata con componenti semplicissimi la copertura coibentata con giunchi il camino in terra il manto di copertura in cascami di telo da camion il dettaglio di gronda e la catena circolare

h(a)rD - highly revolutionary design — rundhaus a neusiedl

vista ravvicinata in costruzione

h(a)rD - highly revolutionary design — rundhaus a neusiedl

lo spazio interno

h(a)rD - highly revolutionary design — rundhaus a neusiedl

dettaglio della struttura in legno

h(a)rD - highly revolutionary design — rundhaus a neusiedl

...e per scaldarsi ci sarà un camino in terra cruda...

Negozio "QL pelle" - Bianco + Gotti architetti

Conversione ex-silos in Albergo - Andrea Liconti

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Nella zona del Porto di Messina si trovano diverse costruzioni, ormai ridotte a uno stato di forte degrado, ma che sono state il cuore pulsante dell’attività commerciale del porto, che ormai ha perso questa sua vocazione.

Andrea Liconti — Conversione ex-silos in Albergo

Vista Lato Est

In pochi metri infatti sono disposte, l’Antica Dogana, un edificio inizio Novecento, costruito poco dopo il terremoto che distrusse Messina e Reggio Calabria.

Andrea Liconti — Conversione ex-silos in Albergo

Planimetria

Troviamo il mercato Ittico, oggi zona di accumulo immondizia in pieno centro, e infine il Silos del Grano.

Andrea Liconti — Conversione ex-silos in Albergo

Stato di fatto - Prospetto Nord

Questo imponente edificio alto 18 metri e realizzato interamente in cemento armato, presenta dei corpi interni cavi, i silos appunto, che nella parte inferiore presentano una bucatura da cui passavano i carri o i camion e raccoglievano le grandi quantità di grano.

Andrea Liconti — Conversione ex-silos in Albergo

Vicina Dogana

Grano che esercitando una fortissima spinta sulla struttura, costringe i progettisti dell’epoca a realizzare una struttura portante caratterizzata da pilastri larghi addirittura 1.50m.

Andrea Liconti — Conversione ex-silos in Albergo

Prospetto sud originario

Questo permetterà di trattare l’intera struttura con molta libertà, essendo possibile effettuare diverse modifiche che avranno sempre con base la presenza di questi imponenti pilastri e anche perché’, l’intero edificio è intrinsecamente antisismico.

Andrea Liconti — Conversione ex-silos in Albergo

Pianta piano tipo - stato di fatto

Essendo il porto di Messina, ormai, un attracco prettamente turistico, si è pensato di trasformare questo ex-Silos in un moderno albergo, caratterizzato da tutte le comodità, una piazza antistante con sedute, e il piano terra e il primo e il secondo piano fuori terra in negozi.

Andrea Liconti — Conversione ex-silos in Albergo

Sezione longitudinale - stato di fatto

Spesso nel porto attraccano diverse navi da crociera. Questo progetto potrebbe permettere di accogliere, quindi, in modo molto più diretto i turisti che passano da Messina tramite traghetto o quelli che in una giornata, data la fermata della crociera, vogliono fare qualche acquisto o mangiare in un ristorante dotato di una magnifica vista.

Andrea Liconti — Conversione ex-silos in Albergo

Sezione trasversale - stato di fatto

Infatti all’ultimo piano dell’edificio verrà ricavato un ristorante che essendo posto all’altezza di ben 18 metri potrà godere di una vista assolutamente unica.

Andrea Liconti — Conversione ex-silos in Albergo

Prospetto Sud - Stato di fatto

Dalla pianta, sezione e prospetti si evince come l’intero edificio sia caratterizzato da una struttura massiva.

Andrea Liconti — Conversione ex-silos in Albergo

Planimetria - Stato di fatto

Alto 26m, o 30m in corrispondenza della torre, largo 19 m, con pilastri di 1.50 m in cemento armato, l’edificio continua la visuale della cortina della palazzata che si affaccia sulle acque dello stretto.

Andrea Liconti — Conversione ex-silos in Albergo

Fase 2-Demolizione

In sezione e’ possibile vedere gli ex-silos interni. Dal prospetto è invece facilmente visibile denotare l’aspetto prettamente industriale.

Andrea Liconti — Conversione ex-silos in Albergo

Fase 3 - Progetto

Nel lato Nord, quello opposto al mare, è presente il parcheggio Cavallotti, che potrebbe essere usato come parcheggio del futuro hotel.

Andrea Liconti — Conversione ex-silos in Albergo

Planimetria progetto

A destra, sono visibili le tre fasi di costruzione, che comprende la demolizione del vicino mercato ittico, e lascia il vecchio magazzino mercantile posto di fronte il silos, come a protezione della piazza ricavata di fronte al futuro Hotel.

Andrea Liconti — Conversione ex-silos in Albergo

Pianta piano terra

Al piano terra sono ben visibili gli esercizi commerciali, ricavati nella campata centrale. Nelle campate esterne, vengono mantenute i coni degli ex-silos che diventano elemento di illuminazione, trasformando il camminamento in corridoi pubblici.

Andrea Liconti — Conversione ex-silos in Albergo

Vista assonometrica progetto

Dalla vista assonometrica è possibile vedere come la facciata Sud, quella rivolta verso lo stretto, sia stata suddivisa mantenendo la divisione metrica e spaziale dei pilastri originari, unico elemento mantenuto dal progetto originario.

Andrea Liconti — Conversione ex-silos in Albergo

Prospetto Est

Tra i pilastri si aprono le stanze dell’albergo che potranno essere di tre tipi: incassate nella facciata, con una parete vetrata e con un affaccio a sbalzo.

Andrea Liconti — Conversione ex-silos in Albergo

Pianta piano primo

L’edificio si compone, a livello volumetrico, dell’originaria torre e del blocco più basso che è la reception dell’albergo e che diventa anche punto di affaccio a 9m di altezza.

Andrea Liconti — Conversione ex-silos in Albergo

Prospetto Sud

La parte sovrastante dell’ex-silos è caratterizzato da questo grande elemento in acciaio corten, che costituisce la copertura dell’edificio e del ristorante posto sul tetto.

Andrea Liconti — Conversione ex-silos in Albergo

Pianta piano tipo

Di fronte all’edificio, il ritmo della facciata scandito dai pilastri, viene continuato anche nella piazza dove una doppia colorazione della pavimentazione, vengono ricavate delle sedute con delle pensiline.

Andrea Liconti — Conversione ex-silos in Albergo

Prospetto Ovest

Al piano primo, le attività commerciali e il camminamento si mantengono uguali al piano inferiore. Nel blocco destro, dove al piano terra troviamo la reception, nella parte superiore troviamo una zona di affaccio collegato a sua volta anche con l’attività commerciale

Andrea Liconti — Conversione ex-silos in Albergo

Assonometria

Al terzo piano troviamo il blocco reception, che diventa elemento di affaccio per i visitatori dell’albergo e poi le stanze, tutte circa di 60 mq con un proprio wc e che si alternano tra stanza con loggia, stanza con balcone, stanza senza affaccio ma soltanto con parete vetrata

Andrea Liconti — Conversione ex-silos in Albergo

Pianta Ristorante

Al terzo piano troviamo il blocco reception, che diventa elemento di affaccio per i visitatori dell’albergo e poi le stanze, tutte circa di 60 mq con un proprio wc e che si alternano tra stanza con loggia, stanza con balcone, stanza senza affaccio ma soltanto con parete vetrata

Andrea Liconti — Conversione ex-silos in Albergo

Sezione Assonometrica

Ben visibili nella sezione a sinistra i coni in cemento armato, rimanenti dai silos interni e che corrispondono al camminamento esterno del piano terra. Diventando cosi degli elementi di illuminazione interna.

Andrea Liconti — Conversione ex-silos in Albergo

vista prospettica

Le vetrine anche di notte rimangono sempre aperte, e il piano costituisce cosi un porticato pubblico vicino alla piazza antistante.

Andrea Liconti — Conversione ex-silos in Albergo

Sezione cielo-terra

La piazza che si apre di fronte l’ex silos, è caratterizzato da una pavimentazione in marmo nero e bianco che si comporta seguendo il passo metrico del prospetto, scandito dai pilastri.

Andrea Liconti — Conversione ex-silos in Albergo

Sezione assonometrica

In corrispondenza del marmo nero, sono posizionate le sedute in cemento grezzo che sono a loro volta ricoperte da pensiline in acciaio corten che si rifanno otticamente al tetto e che hanno una forma stilizzata ispirata dai gabbiani del porto che aleggiano un po’ ovunque.

Andrea Liconti — Conversione ex-silos in Albergo

Scomposizione in layer

La piazza poi è racchiusa tra l’edificio del mercato, e la dogana e apre verso il mare dove e’ posizionato l’attracco dei vicini aliscafi. In corrispondenza della meta del prospetto è inserito un piccolo punto di verde.

Andrea Liconti — Conversione ex-silos in Albergo

Vista prospetto Sud

Il sistema costruttivo utilizzato è un tipo di sistema misto. Alla struttura in cemento armato pre-esistente, vengono agganciate e imbullonate delle travi IPE 30 in acciaio, su cui viene poggiato successivamente la lamiera grecata, che oltre alle IPE 30è sorretta anche da travetti IPE 15.

Andrea Liconti — Conversione ex-silos in Albergo

Vista dall'alto

Le pareti esterne in cemento prefabbricato, poi sono caratterizzate da pannelli in alluminio bianco satinato, sorretta a sua volta da un sistema di ganci fissato alla struttura in cemento armato e alle travi in acciaio.

Andrea Liconti — Conversione ex-silos in Albergo

Vista portico

All’interno del pacchetto parete è presente un pannello di 5 cm di materiale termico isolante. Le balaustre sono tutte realizzate in acciaio e vetro per permettere la vista dello stretto da ogni punto di vista possibile.

Andrea Liconti — Conversione ex-silos in Albergo

Prospetto Ovest

La copertura e poi realizzate sempre tramite un sistema a scheletro in travi in acciaio IPE e travi IPE a sezione variabile alleggerite.

Andrea Liconti — Conversione ex-silos in Albergo

Vista prospetto Sud

Dalla sovrapposizione in layer si può vedere il tipo di logica costruttiva seguita. Partendo dai pilastri in cemento armato, che sono gli unici elementi mantenuti, vengono aggiunti i piani di calpestio e le pareti esterne.

A questi viene agganciato il rivestimento esterno e gli infissi. Infine i pilastri in acciaio e il telaio in acciaio costituiranno rispettivamente il sistema di supporto della copertura dell’edifico e della vetrata della torre. Ultimo ma no per importanza, il tetto, in acciaio anch’esso.

Una chiesa nella piana - Gianluca Buoncore

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La piana fiorentina si presenta oggi come un sistema caotico e all’apparenza casuale. Tracce, misure, segni sapientemente incisi nel corso dei secoli, sono stati alterati o dimenticati negli anni del dopoguerra. Nei secoli la centuriazione romana è quella che ha impresso i segni più forti al territorio, mantenuti nel tempo o mirabilmente ricostruiti. La montagna è il limite fisico della piana. Dagli etruschi al medioevo sono stati tanti i rapporti che l’uomo ha instaurato tra montagna e pianura fino al sistema di insediamento a pettine delle ville medicee. Sulla partizione centuriale, l’impianto rinascimentale instaura un sistema prospettico, un cannocchiale visivo di collegamento tra monte e piana. La villa, in questo sistema paesistico, rappresenta il fondale scenico, l’elemento ordinatore per eccellenza. Il viale Gramsci, antico decumano, divide da una parte lo sviluppo incontrollato della città, dall’altro l’ultimo frammento inviolato della piana fiorentina. I solchi dei campi paralleli ai corsi d’acqua e le tombe etrusche sono i segni che emergono in quest’area.

Gianluca Buoncore — Una chiesa nella piana

Parallelo alle linee dei campi si inserisce il progetto: un taglio lungo e profondo nel terreno. Attraverso l’incisione l’uomo primitivo si avvicina al sacro: “Il sacrificio genera vita, è causa di vita, il sacrificio fa la vita, e la vita – la purezza –è causa del sacrificio” dice Emilio Villa nel suo libro L’arte dell’uomo primordiale. Dal sacrificio l’uomo primitivo giunge alla religione, arriva a riconoscere un altro da sé. Non è un caso che il mito etrusco della nascita della religione prenda avvio da un sacrificio, un’incisione nel terreno dalla cui terra smossa prende forma Tagete, l’infans, il primum che insegnerà la religione agli Etruschi.

Gianluca Buoncore — Una chiesa nella piana

Nel caos di quel che resta della piana fiorentina, il progetto diventa uno scavo archeologico, una ferita, un taglio per sacralizzare la terra ma anche elemento misuratore e principio d’ordine. Luogo di religione nel senso etimologico: dividere la terra e tenere insieme le due parti in completa dicotomia, la città e la piana. Frammento riemerso, un’enorme pietra resiste all’andamento del solco, omphalos di una croce in assenza.

Gianluca Buoncore — Una chiesa nella piana

Un lieve abbassamento denuncia l’inizio dello spazio sacro, l’invito per l’uomo ad intraprendere il cammino. Simmetricamente a questa, una seconda soglia dove si staglia la croce, in bilico tra la luce e l’ombra, tra l’umano e il divino. La lunga promenade processionnel porta ad abbandonare il piano di campagna per addentrarsi nella terra, scrigno di ombre e custode di rovine. Sotto una grande copertura in aggetto resti, frammenti, rovine abitate. Al centro l’ enorme pietra tombale avvolta e sospesa nell’ombra definisce lo spazio dell’aula.

Gianluca Buoncore — Una chiesa nella piana

Il solco inquadra una porzione di cielo. Al suo interno un ideale tempio colonnato con al centro il naos, cella sacra che custodisce il mistero, basamento per la contemplazione del monte liberato dalla corruzione del paesaggio esterno. Il progetto acquista il carattere di rovina abitata, un corpo scarnificato occupato dalla vita. Vetro trasparente e intonaco bianco si accostano, senza mai confondersi, al béton brut.

Gianluca Buoncore — Una chiesa nella piana

La croce, fuoco prospettico dell’intero progetto, si perde alla vista durante la discesa nella terra. All’interno dell’aula, la luce penetra nell’ombra incombente rivelando lo spazio. La parete absidale, completamente smaterializzata, inquadra il paesaggio della piana in cui il monte, come in un orizzonte leopardiano, è ritagliato ed esaltato come fondale contro il quale si staglia la croce ritrovata: la terra si eleva al cielo alla ricerca del mistero.

Gianluca Buoncore — Una chiesa nella piana

Il tempo avvolge ogni cosa: la terra si sgretola, si logora, si dilava. Ogni elemento risponde al suo volere, alla sua azione, alla sua forza. Tutto è rovina, tutto è frammento, parvenza di un qualcosa che non può più essere. Viviamo il tempo delle rovine e in queste ci muoviamo in cerca di tracce lasciate nella cenere.

Gianluca Buoncore — Una chiesa nella piana

Gianluca Buoncore — Una chiesa nella piana

Gianluca Buoncore — Una chiesa nella piana

project of a private residence with two levels in Melbourne (Aus) - Camberwell - Daniele Russo

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This is a small residence for a married couple, the property where there is an existing their house. of a ground floor with a porch, double garage which leads into the ground floor; a close up for the night, accessible by a staircase. structures and wooden insulated exterior walls. The project is currently in the process of approval by the council of Camberwell – Boroondara – Melbourne – 2014

Daniele Russo — project of a private residence with two levels in Melbourne (Aus) - Camberwell

Existing site

The structure is reinforced concrete

Daniele Russo — project of a private residence with two levels in Melbourne (Aus) - Camberwell

PLAN OF THE GROUND FLOOR (existing house - new house) IN THE CONTEXT OF EXISTING SITE

Daniele Russo — project of a private residence with two levels in Melbourne (Aus) - Camberwell

Shadow Diagram - 9am March 21/September 22

Daniele Russo — project of a private residence with two levels in Melbourne (Aus) - Camberwell

Shadow Diagram 12noon/equinox

Daniele Russo — project of a private residence with two levels in Melbourne (Aus) - Camberwell

Shadow Diagram 3pm

Daniele Russo — project of a private residence with two levels in Melbourne (Aus) - Camberwell

Grand Floor / First floor

Daniele Russo — project of a private residence with two levels in Melbourne (Aus) - Camberwell

Elevations / Sections

Apparecchio Alla Vita - Eduardo Bassolino, Gaspare Oliva, Paolo De Michele, Francesco Aletta, Andrea Di Marino, Dionigia Barbareschi, vincenzo fatigati

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Il progetto per l’ampliamento del cimitero della Confraternita della Misericordia in Campi Bisenzio vuole affrontare la questione della costruzione dell’ordine per la città dei morti e declinare in maniera adeguata il tema architettonico fondamentale del “custodire”.

Eduardo Bassolino, Gaspare Oliva, Paolo De Michele, Francesco Aletta, Andrea Di Marino, Dionigia Barbareschi, vincenzo fatigati — Apparecchio Alla Vita

L’ordine dello spazio cimiteriale non può che realizzarsi a partire dalle misure e dall’organizzazione del sistema delle sepolture che rappresentano la ragione di esistenza della città dei morti. Nello specifico, le misure del loculo, dell’ossarino e dello sterro, organizzati e raggruppati secondo specifiche esigenze che di seguito esporremo, definiscono l’unità dimensionale di base per la costruzione dello spazio cimiteriale.

Eduardo Bassolino, Gaspare Oliva, Paolo De Michele, Francesco Aletta, Andrea Di Marino, Dionigia Barbareschi, vincenzo fatigati — Apparecchio Alla Vita

Pensare all’ordine spaziale e al carattere del cimitero vuol dire immaginare uno spazio che, per geometrie, misure e proporzioni, si differenzi dagli spazi progettati per le attività dei vivi.

Eduardo Bassolino, Gaspare Oliva, Paolo De Michele, Francesco Aletta, Andrea Di Marino, Dionigia Barbareschi, vincenzo fatigati — Apparecchio Alla Vita

Eduardo Bassolino, Gaspare Oliva, Paolo De Michele, Francesco Aletta, Andrea Di Marino, Dionigia Barbareschi, vincenzo fatigati — Apparecchio Alla Vita

Eduardo Bassolino, Gaspare Oliva, Paolo De Michele, Francesco Aletta, Andrea Di Marino, Dionigia Barbareschi, vincenzo fatigati — Apparecchio Alla Vita

Eduardo Bassolino, Gaspare Oliva, Paolo De Michele, Francesco Aletta, Andrea Di Marino, Dionigia Barbareschi, vincenzo fatigati — Apparecchio Alla Vita

Eduardo Bassolino, Gaspare Oliva, Paolo De Michele, Francesco Aletta, Andrea Di Marino, Dionigia Barbareschi, vincenzo fatigati — Apparecchio Alla Vita

Eduardo Bassolino, Gaspare Oliva, Paolo De Michele, Francesco Aletta, Andrea Di Marino, Dionigia Barbareschi, vincenzo fatigati — Apparecchio Alla Vita

Eduardo Bassolino, Gaspare Oliva, Paolo De Michele, Francesco Aletta, Andrea Di Marino, Dionigia Barbareschi, vincenzo fatigati — Apparecchio Alla Vita

Eduardo Bassolino, Gaspare Oliva, Paolo De Michele, Francesco Aletta, Andrea Di Marino, Dionigia Barbareschi, vincenzo fatigati — Apparecchio Alla Vita

Eduardo Bassolino, Gaspare Oliva, Paolo De Michele, Francesco Aletta, Andrea Di Marino, Dionigia Barbareschi, vincenzo fatigati — Apparecchio Alla Vita

Eduardo Bassolino, Gaspare Oliva, Paolo De Michele, Francesco Aletta, Andrea Di Marino, Dionigia Barbareschi, vincenzo fatigati — Apparecchio Alla Vita

Eduardo Bassolino, Gaspare Oliva, Paolo De Michele, Francesco Aletta, Andrea Di Marino, Dionigia Barbareschi, vincenzo fatigati — Apparecchio Alla Vita

Eduardo Bassolino, Gaspare Oliva, Paolo De Michele, Francesco Aletta, Andrea Di Marino, Dionigia Barbareschi, vincenzo fatigati — Apparecchio Alla Vita

Plan Revel - Abitare la Montagna - Alessandro Costa Frola, Arch. Elisa Franchino, Arch. Danilo Chabod

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Il progetto urbanistico previsto ha come obbiettivo la realizzazione di un borgo montano formato da un insieme di edifici architettonicamente omogenei, suddiviso in tre borgate alle quali sono stati dati i nomi di tre fiori montani. Il progetto interpreta in genius loci, cercando di rispettare l’insieme delle caratteristiche del luogo, evitando elementi estranei frutto di una progettazione appariscente che non tiene conto del contesto in cui si inserisce. Le aree verdi, i percorsi, le recinzioni, i muretti di contenimento del terreno e delimitazione delle proprietà, le aree di relazione di gioco, sono stati sistemati in armonia col contesto ambientale. L’illuminazione, le insegne, le bacheche, le fontane e la segnaletica sono tutti elementi che si dovranno collocare in punti strategici.

Alessandro Costa Frola, Arch. Elisa Franchino, Arch. Danilo Chabod — Plan Revel - Abitare la Montagna

Tavola Concorso

La modellazione del versante è stata studiata attraverso terrazzamenti al fine di avere una migliore illuminazione degli ambienti abitativi, migliorare la fruibilità delle aree verdi pertinenziali, e favorire gli apporti termici dovuti all’irraggiamento solare. Il risultato ottenuto sui pendii con questi gradini ha anche lo scopo di rallentare lo scorrimento delle acque meteoriche favorendo il naturale drenaggio e garantendo così il mantenimento del naturale ciclo dell’acqua. Scalinate in pietra permettono il collegamento tra i terrazzamenti. L’attenzione alle risorse naturali è il primo passo da compiere per una progettazione sostenibile. La disposizione degli edifici è stata tenuta in considerazione per avere il migliore irraggiamento solare, favorendo gli apporti termici passivi. La vegetazione prevista è autoctona e distinta nelle due tipologie sempreverde e caducifoglie (da preferire vicino ai fabbricati per favorire l’irraggiamento nei mesi invernali). Inoltre la vegetazione è uno strumento di mantenimento della biodiversità e di regolazione del microclima se disposta in modo adatto alla regolazione dei flussi ventosi. L’attenzione alle risorse naturali è il primo passo da compiere per una progettazione sostenibile.

Alessandro Costa Frola, Arch. Elisa Franchino, Arch. Danilo Chabod — Plan Revel - Abitare la Montagna

Vista a volo di uccello

Per quanto riguarda i materiali al fine di contribuire alla sostenibilità del progetto, sono da preferire quelli locali per garantire il risparmio di risorse per il trasporto, e quelli naturali per evitare processi industriali di produzione potenzialmente inquinanti. L’utilizzo della pietra locale nei tagli e tipologie adatte ai diversi usi, ad esempio garantisce tali requisiti ed inoltre essendo un materiale durevole, ne limita la manutenzione successiva, evitando l’uso di ulteriori risorse. L’accessibilità veicolare alle borgate è stata pensata per ridurre l’impatto visivo, acustico ed ambientale, creando un unico ingresso da Via Pietro Micca alle autorimesse private interrate, annullando il traffico automobilistico all’interno dell’edificato. Dalle autorimesse sono presenti dei collegamenti verticali tramite ascensori (garantendo il rispetto della Legge 13/89) e scale che costituiscono gli unici accessi ai nuclei edificati, oltre alla rete di passaggi pedonali esterni che iniziano dal parcheggio pubblico esterno. I percorsi pedonali delle borgate formati da scalinate e rampe costituiscono un tessuto intricato e creano collegamenti in tutte le direzioni utilizzando passaggi che ogni tanto convergono in terrazze/piazze di ritrovo e di gioco.

Alessandro Costa Frola, Arch. Elisa Franchino, Arch. Danilo Chabod — Plan Revel - Abitare la Montagna

Terrazze ed Aree di ritrovo e gioco

Alessandro Costa Frola, Arch. Elisa Franchino, Arch. Danilo Chabod — Plan Revel - Abitare la Montagna

Vista dell'entrata del complesso residenziale


una parete a bucarest - Preziosi Trivelli Architetti

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il progetto consiste nel disegno di una parete di sfondo in un locale ristorante linee semplici , tagli di luce , toni rilassanti .

Preziosi Trivelli Architetti — una parete a bucarest

Preziosi Trivelli Architetti — una parete a bucarest

Preziosi Trivelli Architetti — una parete a bucarest

Preziosi Trivelli Architetti — una parete a bucarest

Preziosi Trivelli Architetti — una parete a bucarest

Preziosi Trivelli Architetti — una parete a bucarest

Preziosi Trivelli Architetti — una parete a bucarest

Nuova biblioteca comunale. Briosco - D+O architetti associati, Marco Dimiziani, Cristina Ortolani

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Obiettivo principale del progetto è denunciare in modo inequivocabile la funzione urbana del nuovo intervento con un’operazione “fuori scala” che sia rappresentativa dell’impegno dell’Amministrazione a dotare il Comune di servizi all’avanguardia, e che, in opposizione alla frammentazione del tessuto urbano circostante, ne esalti il valore di spazio pubblico, discontinuità architettonica e punto di lettura del paesaggio, assumendo così il ruolo di landmark che dialoga e si inserisce nel contesto.

D+O architetti associati, Marco Dimiziani, Cristina Ortolani — Nuova biblioteca comunale. Briosco

Per dare lettura della nuova Biblioteca alla scala urbana, ne è stato amplificato il “segno” dilatando lo sviluppo architettonico in più corpi di fabbrica disarticolati e collegati da un percorso, elemento riconoscibile, nella sua trasparenza, come segnale luminoso che attraversa l’intero lotto collegando la baita dell’Associazione Nazionale degli Alpini a Via Carducci, una sorta di limite visivo sull’orizzonte in grado di ricostituire ’integrità visiva all’intervento.

D+O architetti associati, Marco Dimiziani, Cristina Ortolani — Nuova biblioteca comunale. Briosco

Il progetto, in aderenza con le richieste del bando, propone un edificio semi ipogeo dove i corpi di fabbrica orientati perpendicolarmente al pendio, sono separati e, come i denti di un rastrello, generano solchi, corti scavate nel terreno su cui si affacciano, per prendere luce e aria, gli ambienti ipogei della biblioteca. Questa diviene, in tal modo, elemento di raccordo tra la piazza che viene proposta alla quota più bassa e l’area a verde pubblico sul livello più alto, integrandone le superfici attrezzate con le coperture a verde dei volumi interrati L’alternanza di pieni e vuoti viene sottolineata anche nella piazza mantenendo cieche e compatte le volumetrie e lasciando aperta la visuale verso le corti a verde scavate nel terreno attraverso la superficie trasparente del percorso di collegamento tra i vari corpi della biblioteca.

D+O architetti associati, Marco Dimiziani, Cristina Ortolani — Nuova biblioteca comunale. Briosco

E’ questo percorso l’elemento che unifica i due temi sopra citati ossia la realizzazione di un segnale alla scala urbana e al contempo la sua integrazione con l’ambiente naturale preesistente; il percorso consente di traguardare sia verso gli spazi verdi retrostanti che verso le sale della biblioteca. La scelta di articolare la biblioteca in più corpi di fabbrica, oltre a garantire migliori condizioni di illuminazione e soluzioni spaziali e di arredo studiate per singole aree funzionali, consente l’utilizzo separato degli ambienti in occasione di attività e manifestazioni che l’Amministrazione e la cittadinanza volessero proporre, lasciando flessibilità d’uso delle singole parti. E’ in quest’ottica che sono state studiate le scaffalature pivotanti della sala di lettura più grande la cui configurazione chiusa sulle pareti esterne consente di liberare una superficie di circa 90 mq. Le corti interne possono integrare lo spazio della sale di lettura in occasione di mostre o eventi ed ampliare le funzioni della biblioteca.

D+O architetti associati, Marco Dimiziani, Cristina Ortolani — Nuova biblioteca comunale. Briosco

Il restauro di Palazzo Mantegna, Cittadella (PD) - Patrizia Valle

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L’ex scuola elementare costruita a metà Ottocento lungo via Indipendenza, l’asse est–ovest della città, vicino a porta Vicenza, costituiva una imponente barriera verso le mura e il gran piazzale retrostante, il cui toponimo “Campo della Marta” richiamava l’originario utilizzo ad orti e giardini, per molti anni adibito a parcheggio. Nel progetto questo spazio diviene cardine per una reinterpretazione del rapporto tra il tessuto costruito urbano e le mura che lo delimitano: questo spazio pubblico, denominato nel progetto Campo dei Giganti, diviene un parco “dentro le mura” fruibile in gran libertà dalla popolazione e utilizzabile come spazio espositivo e teatrale. Infatti, pensato inizialmente come spazio espositivo all’aperto con grandi sculture, è stato successivamente integrato con il progetto di una tribuna lignea, appoggiata sul tappeto erboso, che riprende le strutture dei praticabili e delle macchine leonardesche.

Patrizia Valle — Il restauro di Palazzo Mantegna, Cittadella (PD)

Veduta del Campo dei Giganti e di Palazzo Mantegna dal cammino di ronda. Cittadella (Pd)

Il grande prato, con 4000mq di superficie, è anomalo per dimensioni per una piccola città racchiusa dalle mura: una sorta di Central Park concettuale che si relaziona con il sistema del verde e dell’acqua dei fossati e dei giardini interni ed esterni del recinto murario, costruendo con questi elementi preesistenti un nuovo paesaggio. Il progetto ha consentito di aprire il fronte sud dell’ex scuola elementare verso le mura con una parete in vetro e acciaio; alla gravità delle mura è stata contrapposta la leggerezza e la trasparenza del vetro.

Patrizia Valle — Il restauro di Palazzo Mantegna, Cittadella (PD)

Veduta del Campo dei Giganti e di Palazzo Mantegna dal cammino di ronda, Cittadella (Pd)

Questa trasparenza da reale diviene quindi anche fenomenica per la funzione scelta per il riuso: la sede istituzionale della Municipalità. Due pensiline translucide inoltre affiancano la facciata vetrata e ospitano le attività commerciali poste al piano terra, attivando l’edificio anche la sera.

Patrizia Valle — Il restauro di Palazzo Mantegna, Cittadella (PD)

Veduta della scala e della nuova facciata in vetro di Palazzo Mantegna, Cittadella (Pd)

Patrizia Valle — Il restauro di Palazzo Mantegna, Cittadella (PD)

La pensilina traslucida che affianca la facciata vetrata di Palazzo Mantegna, sullo sfondo le mura di Cittadella (Pd)

Reintegrazione del paramento sud-est delle mura di Cittadella (Pd) - Patrizia Valle

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Il recupero del cammino di ronda completamente restaurato su tutti i quadranti, per una lunghezza complessiva di 1460 metri, ha un duplice significato: permette al visitatore di toccare con mano, percorrere un monumento fino a pochi anni fa irraggiungibile ed è strumento indispensabile per la cura, per la manutenzione e la diagnosi delle patologie, che sono state affrontate nel progetto di restauro, in maniera sistematica, per rallentare il degrado del monumento e che devono essere costantemente monitorate nel tempo. Nel quadrante sud est esisteva il problema di dare continuità al percorso a livello del cammino di ronda anche nel tratto di paramento murario crollato, dove quindi la discontinuità muraria risultava molto accentuata. La procedura d’intervento, concordata con la Soprintendenza, prevede la sopraelevazione della cortina muraria in laterizio, con mattoni nuovi, con le stesse caratteristiche cromatiche dell’esistente, all’interno della quale è stata realizzata una sottile passerella in grigliato di acciaio corten, sospesa dentro il nucleo, a una quota inferiore, che si raccorda al cammino di ronda tramite dei gradini di discesa e risalita verso la torre e il torresino confinanti.

Patrizia Valle — Reintegrazione del paramento sud-est delle mura di Cittadella (Pd)

Veduta della reintegrazione del paramento sud-est delle mura di Cittadella (Pd)

Come per il cammino di ronda, la risarcitura della lacuna è riconoscibile per la tecnica costruttiva adottata e per l’utilizzo di mattoni nuovi posti leggermente sotto livello rispetto all’esistente. Sulla nuova cortina muraria, neutra e volutamente semplificata, per far emergere il rapporto con la parte antica dell’opera, sono stati realizzati una serie di tagli modulari che consentono al visitatore di avere, dall’interno, punti di vista privilegiati orientati sulle principali emergenze urbane e del paesaggio, che rimandano senza cadere in mimesi, alla scansione dell’antico apparato sommitale merlato, riprendendo l’allineamento del cammino di ronda.

Patrizia Valle — Reintegrazione del paramento sud-est delle mura di Cittadella (Pd)

Veduta della reintegrazione del paramento sud-est delle mura di Cittadella (Pd)

Patrizia Valle — Reintegrazione del paramento sud-est delle mura di Cittadella (Pd)

Veduta notturna della reintegrazione del cammino di ronda , Paramento sud-est delle mura di Cittadella (Pd)

Patrizia Valle — Reintegrazione del paramento sud-est delle mura di Cittadella (Pd)

Particolare dei tagli di luce sulla muratura e sulla nuova passerella in grigliato di acciaio, paramento sud-est delle mura di Cittadella (Pd)

sito web maxnobile.it - Paolo Cogotti

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Progettazione del layout del sito per il fotografo Max nobile. Il sito è stato sviluppato in php e si compone di home page che rimanda ai vari contenuti ed ad una serie di gallerie tematiche dove vengono presentate le opere del fotografo.

Paolo Cogotti — sito web maxnobile.it

home page

Paolo Cogotti — sito web maxnobile.it

gallerie

Paolo Cogotti — sito web maxnobile.it

slide show gallerie

Il restauro delle porte di Cittadella (Pd) - Patrizia Valle

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PORTA PADOVA con l’orologio e l’antica campana è forse la più importante delle quattro porte di Cittadella. E’ caratterizzata dalla presenza di un’inusuale scala elicoidale in pietra, racchiusa in un cilindro in muratura, che consente di accedere dalla seconda porta alla galleria, che protegge una parte del cammino di ronda; da questa un cunicolo conduce alla postazione delle guardie, situata nella porta più interna, verso la città.

Patrizia Valle — Il restauro delle porte di Cittadella (Pd)

Porta Padova

Il progetto di restauro e riuso funzionale per fini espositivi di porta Padova e della galleria dell’orologio hanno richiesto il consolidamento, la climatizzazione e protezione degli ambienti, prima infestati dai volatili, e il loro collegamento al camminamento di ronda, oggetto di un importante progetto di ripristino, da noi eseguito in questi ultimi anni, e quindi al percorso che rende fruibile la città, dall’alto delle sue mura. Piuttosto di utilizzare sistemi di consolidamento invasivi, per lasciare quelle ampie e disordinate aperture, si è pensato di consolidare tamponando gli ampi fori di risulta, posti tra i sostegni in laterizio. L’utilizzo di nuovi mattoni, messi a chiusura e a sostegno, in modo da lasciare penetrare la luce, è diventato il tema compositivo prevalente del consolidamento, assieme al completamento della scala elicoidale interrotta. Sono state utilizzate, per l’orbonatura, sottili tavelle, in laterizio di argilla giallo chiaro e rosata, leggermente arretrate rispetto al livello della muratura antica, poste secondo rapporti geometrici precisi a chiusura dei fori e intercalate da piccoli mattoni in vetro bianco di murano. Una scala a chiocciola in acciaio corten completa quella l’esistente, in pietra naturale, e termina, a livello del cammino di ronda, coperta da un cilindro in vetro, che con la sua leggerezza e trasparenza si oppone alla massa muraria della porta, nell’antitesi tra luce e ombra, pesantezza e leggerezza, terra e cielo.

Patrizia Valle — Il restauro delle porte di Cittadella (Pd)

Galleria est di Porta Padova. Particolare dei mattoni in vetro.

PORTA VICENZAè organizzata su tre ordini ed è tripartita: la torre con le originali merlature ghibelline raggiunge i venticinque metri. Per la costruzione della porta sono stati utilizzati ciottoli, conci squadrati e mattoni cotti di varie tipologie. Porta Vicenza è inoltre arricchita da cicli di affreschi nella parte interna; in particolare all’interno della nicchia è dipinto un grande Cristo in croce riconducibile al secolo XVI.

Patrizia Valle — Il restauro delle porte di Cittadella (Pd)

Veduta del cammino di ronda e della copertura in vetro della scala a chiocciola, Porta Padova, Cittadella

Al restauro delle porte quindi è stato connesso il recupero dei lacerti pittorici e degli affreschi, veri tesori nascosti dell’arte cittadellese, affreschi di gusto popolare, che ricordano e augurano la protezione celeste della città e dei suoi abitanti, ma ne rappresentano anche l’ identità. Infine nel Torrione di porta Vicenza è stato inserito un ascensore in vetro e acciaio che consente di ammirare la possenza del costruito storico e di accedere al camminamento di ronda, percorso che rende fruibile la città, dall’alto delle sue mura.

Patrizia Valle — Il restauro delle porte di Cittadella (Pd)

La crocefissione dipinta a fresco XVI secolo, Porta Vicenza, Cittadella (Pd)

PORTA TREVISOè giunta a noi ad uno stato ruderale molto avanzato, demolita in parte nel periodo Napoleonico e caratterizzata da crolli generalizzati dell’apparato sommitale delle murature, è quella che più di tutte aveva perduto la sua connotazione formale e simbolica verso l’esterno, mentre all’interno della città risultava ancora abbastanza conservata, con una Madonna e angeli che sostengono la città murata.

Patrizia Valle — Il restauro delle porte di Cittadella (Pd)

Particolare della crocefissione dipinta fresco, Porta Vicenza, Cittadella (Pd)

Il progetto ha previsto il ripristino dei camminamenti e l’inserimento di passerelle e scale in legno e acciaio a definizione del limite urbano.

Patrizia Valle — Il restauro delle porte di Cittadella (Pd)

Porta Treviso

PORTA BASSANO rappresenta il punto difensivo strategico della città murata; è la più grande, con cinque sistemi di porte e il Mastio alto quasi 30 metri, simbolo del territorio. Qui è stato ripristinato il collegamento con la casa del Capitano delle Guardie, diventata spazio museale, tramite la costruzione di scale e passerelle. Sono state recuperate le strutture lignee interne, l’uscita sulla copertura è stata chiusa da una voltina in vetro come negli altri torrioni restaurati.

Patrizia Valle — Il restauro delle porte di Cittadella (Pd)

Il ripristino del cammino di ronda e l'inserimento di passerelle in legno e acciaio, Porta Treviso, Cittadella (Pd)

Patrizia Valle — Il restauro delle porte di Cittadella (Pd)

Porta Bassano

SPAGHETTI IN TAVOLO - Giuseppe Dilorenzo

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La pasta è considerata l’alimento che simboleggia l’italianità, tanto che negli anni sessanta gli americani ribattezzarono proprio “spaghetti western” i film italiani, che da Sergio Leone in poi, rileggevano con sguardo nostrano il mito della frontiera.

Giuseppe Dilorenzo — SPAGHETTI IN TAVOLO

La prima scena che torna alla mente è quella di Totò in piedi sul tavolo con un ciuffo di spaghetti tra le mani, impegnato in una danza satirica (Miseria e nobiltà), o ancora la scena beffarda di Un americano a Roma, dove “yankee” Nando Moriconi interpretato da Alberto Sordi viene “provocato” da un piatto di spaghetti fumanti. Il legame tra la pasta e il cinema italiano, comunque, è molto stretto e sono davvero tanti gli interpreti di rango che, nell’ambito di pellicole più o meno celebri, hanno avuto a che fare con un bel piatto di pasta.

Giuseppe Dilorenzo — SPAGHETTI IN TAVOLO

L’omaggio alla pasta, intesa come elemento capace di condizionare in meglio l’esistenza, viene dal mondo del design che celebra con “spaghetti in tavolo” questo simbolo identitario della cultura italiana. Un tavolo dalle forme pure e razionali, interamente in cedro massello e impreziosito da elementi verticali in ottone che portano in sé l’essenza ed il ricordo degli spaghetti.

Il tavolo si compone di un top spesso 8 cm la cui stabilitàè garantita per mezzo di 4 appoggi obliqui, che incastrandosi al piano mostrano la loro sezione al commensale. Un’infilata di tondini in ottone del diametro di sei millimetri riporta l’unicità della forma e bordando le estremità del tavolo, si prestano a giochi di luci e riflessi. Una scelta oculata quella di non gerarchizzare alcun posto, un tavolo democratico, insomma senza capotavola!


Wooden House CM - Christophe Meersman

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This new house was built on an open lot in between two houses dating from the second half of the twentieth century. It is the result of the successful cooperation between the architect and the owner, an architect- assistant himself. Although the facade seems to suggest that behind its afromosia panelling only two storeys are hidden, in reality this is a far bigger house. The big window in front, evenly balanced between the two ground floor and the first floor, complicates an unambiguous reading of the layout even more. From the start the design-team opted for a discrete facade, harmoniously linked with the neighbouring houses. This can further be seen in the camouflaging of both the front door and the garage. The placing of the front window proves to be more than an aesthetically pleasing solution. The large window placed on a pedestal brings the rooms on both ground- and first floor a combination of much welcomed privacy and luxurious reclusion from the street.

Christophe Meersman — Wooden House CM

Christophe Meersman — Wooden House CM

Christophe Meersman — Wooden House CM

Christophe Meersman — Wooden House CM

Christophe Meersman — Wooden House CM

Christophe Meersman — Wooden House CM

Christophe Meersman — Wooden House CM

Convention centre and exhibition hall of Le Havre - Paul Andreu architecte paris, Richez_Associés architecture

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Le Havre continued urbanization of ancient basins its immense port, transforming the former Dock Coffee in a convention center. The three long halls of the dock become exhibit space, natural day, while a new volume, coated copper metal interrupts his long ridge to be built a 2,100-seat hall and a 400-seat amphitheater with spectacular panoramic view of the basin. Its facade is a true urban picture rail, support any signage, projections and fixed or moving to the neighborhood level. The convention center appears serenely in all consistent with the values of the Harbour of Le Havre urbanism.

Paul Andreu architecte paris, Richez_Associés architecture — Convention centre and exhibition hall of Le Havre

View from the docks

Paul Andreu architecte paris, Richez_Associés architecture — Convention centre and exhibition hall of Le Havre

The convention hall

Paul Andreu architecte paris, Richez_Associés architecture — Convention centre and exhibition hall of Le Havre

Front view

Paul Andreu architecte paris, Richez_Associés architecture — Convention centre and exhibition hall of Le Havre

Multifonction hall - 2200 seats

Paul Andreu architecte paris, Richez_Associés architecture — Convention centre and exhibition hall of Le Havre

Lobby

SCHLESISCHER STRASSE 20 - Luca Picardi, Luca Valerio Lonardo, Roberto Aruta

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2010- Berlin – Kreuzberg, Germany

Luca Picardi, Luca Valerio Lonardo, Roberto Aruta — SCHLESISCHER STRASSE 20

Early XXth century small flat refurbishment.

Luca Picardi, Luca Valerio Lonardo, Roberto Aruta — SCHLESISCHER STRASSE 20

A typical Berliner workers housing complex, simple and minimal, made of brick walls, wooden partitions and old pipes installations.

Luca Picardi, Luca Valerio Lonardo, Roberto Aruta — SCHLESISCHER STRASSE 20

Maximazing the minimal:

Luca Picardi, Luca Valerio Lonardo, Roberto Aruta — SCHLESISCHER STRASSE 20

space boost with a smart action, providing a complex functional box in a void room to meet all the living needs up to 4 people.

Luca Picardi, Luca Valerio Lonardo, Roberto Aruta — SCHLESISCHER STRASSE 20

Luca Picardi, Luca Valerio Lonardo, Roberto Aruta — SCHLESISCHER STRASSE 20

Luca Picardi, Luca Valerio Lonardo, Roberto Aruta — SCHLESISCHER STRASSE 20

Luca Picardi, Luca Valerio Lonardo, Roberto Aruta — SCHLESISCHER STRASSE 20

Luca Picardi, Luca Valerio Lonardo, Roberto Aruta — SCHLESISCHER STRASSE 20

Luca Picardi, Luca Valerio Lonardo, Roberto Aruta — SCHLESISCHER STRASSE 20

Luca Picardi, Luca Valerio Lonardo, Roberto Aruta — SCHLESISCHER STRASSE 20

Luca Picardi, Luca Valerio Lonardo, Roberto Aruta — SCHLESISCHER STRASSE 20

Luca Picardi, Luca Valerio Lonardo, Roberto Aruta — SCHLESISCHER STRASSE 20

Luca Picardi, Luca Valerio Lonardo, Roberto Aruta — SCHLESISCHER STRASSE 20

Nuova sede IUAV - Franco Fortunato Taunsio

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Il tipo del grande edificio si commisura in modo idoneo con gli edifici di matrice industriale ad esso adiacenti; la pianta a schema basilicale semplifica i caratteri distributivi degli ambienti interni. Così l’esigenza di tenere separate in massimo grado le attività universitarie da quelle culturali aperte al pubblico esterno, vengono soddisfatte dalla concorrenza della distribuzione in pianta e nella stratificazione ai vari livelli; a ovest e sui tre piani sono collocate le 12 aule didattiche, a est si trovano: la sala conferenze al (p.t.) e la sala esposizioni al (1°p.). L’auditorium che può essere utilizzato tanto per le attività dello IUAV, che per manifestazioni esterne, trova collocazione nel corpo centrale e interconnesso alle due ali attraverso due corridoi longitudinali che ne consentono l’uso sia nella dimensione unica, che nella versione suddivisa in 3 parti. Al piano ammezzato al di sopra dell’auditorium, corrisponde un patio semiaperto, delimitato per tre lati da pareti vetrate e terminante a nord con una balconata; due cavedi posti all’ultimo piano, tra il volume dell’atrio principale e la retrostante zona degli uffici universatari, si aprono infine direttamente su questo spazio. Il patio può supportare attività espositive degli spazi più interni ovvero essere luogo di attività ricreative oltre che di snodo per i diversi ambienti del complesso. L’ultimo piano, è destinato unicamente allo IUAV: aule, direzione, studi docenti, segreteria, saletta riunioni. L’atrio principale, collocato sul fronte sud assicura la distribuzione ai vari ambienti e ai diversi livelli interni all’edificio principale. È concepito come un volume unico ed è illuminato dalle finestre sul prospetto e dalla luce zenitale proveniente dalla copertura; è caratterizzato verticalmente dall’ampia apertura a ferro di cavallo nel cui vano si innestano le rampe della scala. L’edificio a torre circolare che ospita le funzioni maggiormente indipendenti dalle attività culturali primarie: al piano terra il bar con relativi servizi; al piano primo il ristorante con cucina e al secondo e ultimo piano la libreria; quest’ultima illuminata prevalentemente dall’alto, è raggiungibile indipendentemente, tanto dall’esterno, che dall’interno dell’attiguo edificio principale. Il blocco principale dei servizi igienici è invece collocato a nord-est, insieme alla seconda scala ed in tal modo può essere utilizzato sia dai visitatori dell’edificio principale che da quelli della connessa torre. Altri servizi sono distribuiti nelle diverse parti e accessibili di volta in volta a tutti i visitatori ovvero solo agli addetti ai lavori. Un deposito attrezzeria, costituito dal volume cilindrico in mattoni a vista è posto nel patio ammezzato. I due edifici, si mostrano prevalentemente in muratura di mattoni a vista; invece per l’edificio principale, la campitura centrale del fronte sud, gli incroci grandi che segnano i fronti sud ed est, la parete ondulata al 1° piano, i gusci conici del fronte ovest e le pareti curvilinee a nord sono in pietra d’Istria; nelle pareti curvilenee a nord e a ovest la pietra bianca è alternata alla pietra serena grigia in corsi orizzontali di diversa altezza; gli incroci secondari delle pareti di sud e di est sono in ferro La parete ondulata al secondo piano è in vetrocemento. La copertura, essenzialmente piana e in gran parte segnata dalla presenza dei frequenti lucernari che illuminano gli ambienti dello IUAV all’ultimo piano. I quattro gusci conici, orizzontali, sopra le aule sono in rame innervato. La relazione possibile con i magazzini LIGABUE attraverso la Banchina Di Ciò, a fronte di un futuro utilizzo degli spazi LIGABUE a destinazione d’uso compatibile con la nuova sede IUAV, si concretizza nella realizzazione di un camminamento coperto che sottolinei la continuità architettonica al livello del terreno, e faccia contemporaneamente da elemento connettivo dei vari corpi. Le dimensioni dell’edificio principale sono: – larghezza (fronte sud) m 46,00; profondità m 48,00 oltre l’abside della parete nord che sporge m 6,00 nel punto massimo; l’altezza prevalente è di m 14,38 (cioè m 12,30 misurati dalla quota + 2,08 della Banchina Di Ciò). La torre misura m 16,00 di diametro e rispettivamente m 10,80 di altezza minima e m 13,20 di altezza massima.

Franco Fortunato Taunsio — Nuova sede IUAV

Prospetto sud e prospetto nord

Franco Fortunato Taunsio — Nuova sede IUAV

Prospetto est e prospetto ovest

The Winery at VIK - Smiljan Radic, Loreto Lyon

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As all Vik Retreat destinations have come to be known, the VIK winery features a unique and unprecedented design, which is at once state-of-the-art, highly sustainable, technologically creative and a stunning visual experience which redefines the wine experience. The winery has been designed by the talented Chilean architect Smiljan Radic.

Smiljan Radic, Loreto Lyon — The Winery at VIK

The visionaries behind Vik Retreats, Carrie and Alexander Vik, embarked on an architectural competition of Chilean architects in 2007, which ultimately lead to the selection of Radic (in association with Loreto Lyon) as the principal architect and designer for the inspired and creative winery design. After winning this competition, the VIK team spent three years working to refine and improve the original design concept and materials. Set amongst the mountains and sweeping valleys with the soaring Andes mountains in the distance, the winery has been thoughtfully designed to have minimal impact on the landscape and has implemented the most cutting-edge and advanced technology while also striving to create a unique design.

Smiljan Radic, Loreto Lyon — The Winery at VIK

The winery’s design features a uniquely transparent, stretched fabric roof that allows for natural sunlight to permeate the winery and thereby to operate without artificial lighting. The entrance to the winery is an arresting visual display of a two-degree sloping plaza of running water streaming over the space, which provides an additional cooling element. Placed throughout the plaza of the running water is a sculptural installation by Smiljan Radic and Marcela Correa, Chile’s talented husband and wife team.

Smiljan Radic, Loreto Lyon — The Winery at VIK

Walkways have been cut into the plaza, allowing visitors to walk through the water-filled landscape. The majority of the building is located underground to naturally cool the wine during the wine making process by maintaining a consistent temperature of 57 degrees using the natural thermal amplitude of the valley. The fabric roof, the primary architectural element which can be seen from the outside, gives the impression of an enormous white wing suspended over this underground winery.

Smiljan Radic, Loreto Lyon — The Winery at VIK

Upon entering the interior of the winery, visitors are immediately immersed in the VIK experience, and will be guided through the internal workings of the winery which takes them through the entire wine making process, depending on the season, from crushing and fermentation to barreling, aging and tasting. On the lower level of the fermentation hall with its stainless steel tanks visitors are attracted to the distant wall flooded with natural light and can gaze down the long colonnade of inclined lit columns through the malolactic barrel cellar into the tasting room where the altar of VIK wine sits in this natural light. In the tasting room Patrick Valette, the chief oenologist, or one of his team present various aspects of VIK and tastings of the various vintages. After a wine tasting, guests have the opportunity to walk upstairs to the glass pavilion to enjoy VIK with culinary indulgences among exceptional design and sculptures by Marcela Correa while viewing the VIK vineyard and winery set in the surrounding majestic nature. Here they can also make their purchase of VIK to enjoy at home with friends and recall their VIK experience.
For more information on the winery and vineyard, please visit www.vik.cl or www.vikretreats.com.

Smiljan Radic, Loreto Lyon — The Winery at VIK

Smiljan Radic, Loreto Lyon — The Winery at VIK

Smiljan Radic, Loreto Lyon — The Winery at VIK

Smiljan Radic, Loreto Lyon — The Winery at VIK

Smiljan Radic, Loreto Lyon — The Winery at VIK

Smiljan Radic, Loreto Lyon — The Winery at VIK

Smiljan Radic, Loreto Lyon — The Winery at VIK

Smiljan Radic, Loreto Lyon — The Winery at VIK

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