Quantcast
Channel: Divisare - Projects Latest Updates
Viewing all 11324 articles
Browse latest View live

Nuovo complesso parrocchiale della Madonna del Carmine a Santa Maria la Carità - Francesco Sagone, Virginia Antonino, Baglieri Filippo

$
0
0

Il luogo fisico e sociale del contesto urbano, assieme ad alcuni spunti raccolti fra realtà e memoria, ha indirizzato l’intervento verso forme architettoniche semplici, inserite in un sistema di spazi aperti generati da una matrice geometrica e da un asse che con il loro ordine si contrappongono al caos urbano circostante.

Francesco Sagone, Virginia Antonino, Baglieri Filippo — Nuovo complesso parrocchiale della Madonna del Carmine a Santa Maria la Carità

Vista prospetto principale

Il volume della Chiesa esprime solidità e rigore plastico: un “monumento” che riscatta la presenza della costruzione rispetto all’anonimato del paesaggio urbano. La forma dell’edificio è la Nave, con la prua verso oriente.Immagine simbolica ma non solo ideologica: il richiamo alla Nave è infatti mediato dalla liturgia, ordinatrice dello spazio e del tempo della celebrazione. L’evocazione spirituale è affidata innanzitutto alla facciata l’ingresso, concisa, con la grande misura della Croce e della Porta. Il campanile è una delle due torri (la “torre” vuole essere anche un fatto identitario per la Frazione, evocando quella millenaria divenuta campanile nell’attuale chiesa di Santa Maria la Carità). Il complesso è distribuito intorno ad un piccolo patio, cuore silenzioso dell’edificio, attorno al quale ruotano tutte le funzioni che compongono la fabbrica. Il sistema degli accessi, presenti su ogni lato, svincola le varie zone minimizzando le interferenze ma, all’occorrenza, permette lo svolgersi all’esterno delle processioni sacre, come quella pasquale e della via crucis, lungo il percorso coperto sul fianco sud della Chiesa. Un giardino con essenze autoctone anticipa e integra il sagrato.

Francesco Sagone, Virginia Antonino, Baglieri Filippo — Nuovo complesso parrocchiale della Madonna del Carmine a Santa Maria la Carità

Prospetto Ovest

L’impianto liturgico E’l’altare il centro focale dell’aula, cinto da un baldacchino tutto dorato. Posto in forte relazione col crocifisso, a partire da esso e intorno ad esso sono stati pensati e disposti i diversi spazi significativi.La disposizione longitudinale/processionale del complesso supera l’altare raggiungendo il Santissimo, a conclusione della sequenza dei poli liturgici, in uno spazio riservato, ma percepibile dall’aula grazie al baldacchino che si lascia attraversare con lo sguardo. Il vano per la custodia eucaristica è utilizzabile come cappella feriale anche autonomamente, grazie ad un ingresso indipendente. L’ icona della Madonna del Carmine è posizionata nel baldacchino, alla destra del Crocifisso. Il fonte battesimale emerge da una vasca ottagonale ribassata che fuoriesce verso il prato (“il signore è il mio Pastore…mi porta e mi conduce per prati erbosi”). Si è scelto di collocare il fonte battesimale in prossimità dell’ambone sia per mettere in risalto lo stretto rapporto fra l’annuncio della Parola e il sacramento del Battesimo sia per essere ben visibile dall’assemblea. Il luogo della penitenza è a lato della porta della Chiesa, defilato per rispettare la dimensione individuale e personale della confessione, ma non nascosto allo sguardo della comunità; segno dominante di questo luogo è il crocifisso rivolto verso il penitente e il confessore. Nel nartece (“passaggio dal terreno al Divino”) prevale il colore blu (la notte che anticipa la piena luce del giorno); il soffitto è un cielo stellato (la costellazione vista da Gerusalemme nella notte di Pasqua). Nelle pareti dell’atrio potrà essere rappresentata la teologia pasquale delle quattro notti (Dio passa per creare, per formare, per liberare, per salvare). La Via Crucis è esterna, lungo un percorso coperto. Le stazioni sono scandite una per una, e conducono ad un monolite prismatico triangolare dove sono rappresentati i tre personaggi di Emmaus (“Gesù spiega il mistero della Pasqua e fa entrare in Chiesa”). La sacrestia ha una collocazione che ne sottolinea la valenza liturgica, non solo quella funzionale: è infatti posta dietro l’abside ed è in diretta connessione con la cappella feriale. Il celebrante può raggiungere l’aula attraverso una porta che da sul presbiterio o lungo un percorso che porta all’ingresso della Chiesa. L’organo e le sue canne sono ai lati della porta d’ingresso all’aula, in appositi vani.

Francesco Sagone, Virginia Antonino, Baglieri Filippo — Nuovo complesso parrocchiale della Madonna del Carmine a Santa Maria la Carità

Prospetto Est

L’apparato figurativo è prevalentemente affidato alla grande opera sospesa sotto la vela del baldacchino in asse con l’altare: un Crocifisso in fil di ferro intrecciato, con alcune scaglie di vetro rosso incastonate nel costato. Particolare attenzione è stata data alla ricerca dei temi per la simbologia dell’altare, dell’ambone, della sede presidenziale, del battistero e della custodia del Sacramento. I materiali saranno il gres, il vetro, il legno, il marmo, anche combinati tra loro. Alle pareti e alle vetrate dell’aula è affidata la rimanente iconografia : i 4 Evangelisti (angelo, leone, toro e aquila), Sant’Antonio di Padova (sulla destra all’ingresso), il cielo e l’oro del battistero.

Francesco Sagone, Virginia Antonino, Baglieri Filippo — Nuovo complesso parrocchiale della Madonna del Carmine a Santa Maria la Carità

Sezione longitudinale

Si è progettato un organismo compatto, su due piani, evitando locali nel sottosuolo a vantaggio di minori costi e di una migliore funzionalità. I corpi che compongono il complesso parrocchiale risultano comunque chiaramente leggibili: da una parte la Chiesa, dall’altra i locali parrocchiali. Tutti gli ambienti sono disposti lungo un unico e arioso corridoio al quale si può accedere da diversi versanti. Al primo piano ci sono le rimanenti 4 aule e la casa canonica. Quest’ultima potrà essere realizzata in un secondo tempo, limitandosi ora ai soli pilastri e travi quali parte di una terrazza attrezzata a servizio delle aule. Tranne che per la Chiesa e il Campanile l’altezza degli altri corpi è nei limiti regolamentari così come le distanza dai confini di proprietà e di zona. Parte dell’area a verde attrezzato è stata utilizzata per l’accesso laterale al lotto e per il parcheggio pertinenziale, che è in diretta connessione con quello pubblico non ancora espropriato. La porzione di area di proprietà in verde agricolo è utilizzata per la coltivazione di piante, con un disegno che vuole farne un luogo d’incontro, integrando il sagrato.

Francesco Sagone, Virginia Antonino, Baglieri Filippo — Nuovo complesso parrocchiale della Madonna del Carmine a Santa Maria la Carità

Prospetto nord

La struttura prevista è di tipo tradizionale giuntata. Il tetto e la grande vetrata a sud potranno essere attrezzati per l’autosufficienza energetica senza interferire con il linguaggio architettonico. Un camino d’aria è stato previsto in fondo alla Chiesa, sopra le canne dell’organo, per facilitare il deflusso dell’aria calda in estate. Le pareti interne sono intonacate con rasatura a calce tinteggiata e alcune rivestite in legno; le superfici di copertura sono in cartongesso tinteggiato, montate su telai zincati ancorati alla struttura del tetto: alcune lastre sono forate per migliorare l’assorbimento acustico, altre sono lisce riflettenti piene, disposte in modo da favorire la diffusione sonora. Il pavimento dell’aula liturgica è in conglomerato di marmo (tipo veneziano) di colore chiaro e di tonalità calda, a gran campitura, intessuto con inserti di marmo rosso, con un disegno che vuole favorire i percorsi liturgici più importanti. Il sistema d’illuminazione interna e le lampade favoriranno l’importanza del luogo sacro e delle sue celebrazioni.

Francesco Sagone, Virginia Antonino, Baglieri Filippo — Nuovo complesso parrocchiale della Madonna del Carmine a Santa Maria la Carità

Sezione trasversale

Francesco Sagone, Virginia Antonino, Baglieri Filippo — Nuovo complesso parrocchiale della Madonna del Carmine a Santa Maria la Carità

Sezione trasversale 2

Francesco Sagone, Virginia Antonino, Baglieri Filippo — Nuovo complesso parrocchiale della Madonna del Carmine a Santa Maria la Carità

Prospetto Sud

Francesco Sagone, Virginia Antonino, Baglieri Filippo — Nuovo complesso parrocchiale della Madonna del Carmine a Santa Maria la Carità

Vista verso l'altare

Francesco Sagone, Virginia Antonino, Baglieri Filippo — Nuovo complesso parrocchiale della Madonna del Carmine a Santa Maria la Carità

Programma iconografico


concorso per stazioni metrò a firenze - VITI MICHELE

$
0
0

ipotesi di accesso per fermate di stazioni metropolitana a Firenze.

VITI MICHELE — concorso per stazioni metrò a firenze

bozzetto - fermate in Piazza della Repubblica

Premio speciale della Giuria quale miglior progetto tra i giovani architetti under 40.

VITI MICHELE — concorso per stazioni metrò a firenze

plastico

VITI MICHELE — concorso per stazioni metrò a firenze

interno

Riprogettazione Interna Locale Commerciale - Gioielleria - Natale Deluca

$
0
0

Riprogettazione Interna di un locale commerciale adibito ad uso gioielleria. Nella progettazione si è tenuto conto delle reali esigenze della Cliente, dello spazio necessario per un esposizione ottimale della merce. Idealmente il locale è stato diviso in 2 , in quanto una parte ( quella subito dopo l’entrata ) è stata pensata per l’esposizione di oggettistica riguardante le Liste Nozze, mentre la seconda parte più indirizzata all’esposizione di gioielli. Il tutto è stato pensato in uno stile fresco e moderno che dia ampia visibilità alla merce in esposizione.

Natale Deluca — Riprogettazione Interna Locale Commerciale - Gioielleria

Tavola Tecnica

Natale Deluca — Riprogettazione Interna Locale Commerciale - Gioielleria

Render di Progetto e Foto del Realizzato

Natale Deluca — Riprogettazione Interna Locale Commerciale - Gioielleria

Render di Progetto e Foto del Realizzato

Natale Deluca — Riprogettazione Interna Locale Commerciale - Gioielleria

Render di Progetto e Foto del Realizzato

Mitigazione, sicurezza,sistemazione rive Arno(FI) - Paolo Del Soldato, Andrea Bacci, Teresa Del Soldato

$
0
0

Progetto di riqualificazione urbana da Piazza Vittorio Veneto a Piazza Paolo Uccello. Intervento di mitigazione, messa in sicurezza e sistemazione rive del fiume Arno. Incarico di coordinamento della Sicurezza in fase di progettazione

Paolo Del Soldato, Andrea  Bacci, Teresa  Del Soldato — Mitigazione, sicurezza,sistemazione rive Arno(FI)

Rive Arno

Paolo Del Soldato, Andrea  Bacci, Teresa  Del Soldato — Mitigazione, sicurezza,sistemazione rive Arno(FI)

Rive Arno

INTERVENTI DI VALORIZZAZIONE DELLA FRAZIONE DI CAVOLANO - Fasan Gino, FABIO COZZI , Piergiorgio Pegolo

$
0
0

II centro di Cavolano, in cui l’area progetto si colloca, vive di un particolare rapporto con il fiume Livenza che ne incide in profondità il suolo con il suo corso ad anse ricorrenti. E’ probabilmente proprio a motivo della specialità del luogo, in rapporto al corso d’acqua, che l’area progetto risulta antropizzata dall’antichità, interessata da opere di urbanizzazione di età tardo antica e da opere di fortificazione di età medioevale, che ne testimoniano ulteriormente l’importanza strategica quale nodo della viabilità in corrispondenza dell’attraversamento del fiume Livenza. L’esame della cartografia storica evidenzia una regola insediativa sviluppata secondo le direzioni principali dell’edificazione medioevale. La costruzione della nuova chiesa (1857-1895) stravolge completamente tale regola insediativa, ruotando di quasi 90° l’asse del nuovo edificio. La rettifica della strada che conduce alla provinciale per Sacile completò l’intervento, dando all’insieme un forte effetto di monumentalità ed introducendo come elemento ordinatore dei luoghi la percezione assiale della facciata.

Fasan Gino, FABIO COZZI  , Piergiorgio Pegolo — INTERVENTI DI VALORIZZAZIONE DELLA FRAZIONE DI CAVOLANO

Lo stato attuale dell’area progetto sembra sentire profondamente dello squilibrio generato dall’inserimento della nuova chiesa: gli spazi circostanti l’edificio ecclesiale soffrono a tutt’oggi di una disarticolazione che pare conseguenza diretta dell’inserimento forzoso del nuovo volume edilizio. Non si riconoscono nell’attuale conformazione degli spazi pubblici ambiti chiaramente deputati all’assolvimento delle funzioni di una piazza, essendo le due superfici triangolari attigue alla chiesa (l’una destinata a giardino, l’altra a parcheggio e ad area polifunzionale) evidentemente luoghi di risulta conseguenti alla costruzione della chiesa.

Fasan Gino, FABIO COZZI  , Piergiorgio Pegolo — INTERVENTI DI VALORIZZAZIONE DELLA FRAZIONE DI CAVOLANO

L’intenzione di riproporre l’orientamento dell’edificazione originaria, ha motivato la proposta di una pavimentazione che richiami (sia pure con rinnovata tecnica esecutiva), nei materiali e nei valori cromatici, le pavimentazioni in ciottoli della tradizione costruttiva friulana ed in cui, i necessari giunti tecnologici enfatizzati fino a diventare fasce in pietra piasentina, disegnano a pavimento un sistema di riferimento per gli spazi pubblici, solidale con l’impianto medioevale desumibile dal tracciato delle mura perimetrali dello storico cimitero. La tessitura della nuova pavimentazione costituisce una sorta di piano ideale sul quale insistono i vari edifici, le loro pertinenze ed il giardino. E’ prevista, inoltre, l’esecuzione del nuovo sagrato in pietra piasentina di fronte alla facciata della chiesa, la realizzazione di alcune panche attorno ad una aiuola verde come luogo di sosta tra la chiesa e la canonica, il rafforzamento della testata della piazza verso la strada con un marciapiede curvilineo, la sistemazione del giardino, la valorizzazione della fontana esistente, la realizzazione di un nuovo parcheggio.

Fasan Gino, FABIO COZZI  , Piergiorgio Pegolo — INTERVENTI DI VALORIZZAZIONE DELLA FRAZIONE DI CAVOLANO

Fasan Gino, FABIO COZZI  , Piergiorgio Pegolo — INTERVENTI DI VALORIZZAZIONE DELLA FRAZIONE DI CAVOLANO

Fasan Gino, FABIO COZZI  , Piergiorgio Pegolo — INTERVENTI DI VALORIZZAZIONE DELLA FRAZIONE DI CAVOLANO

Fasan Gino, FABIO COZZI  , Piergiorgio Pegolo — INTERVENTI DI VALORIZZAZIONE DELLA FRAZIONE DI CAVOLANO

Fasan Gino, FABIO COZZI  , Piergiorgio Pegolo — INTERVENTI DI VALORIZZAZIONE DELLA FRAZIONE DI CAVOLANO

Fasan Gino, FABIO COZZI  , Piergiorgio Pegolo — INTERVENTI DI VALORIZZAZIONE DELLA FRAZIONE DI CAVOLANO

Fasan Gino, FABIO COZZI  , Piergiorgio Pegolo — INTERVENTI DI VALORIZZAZIONE DELLA FRAZIONE DI CAVOLANO

Fasan Gino, FABIO COZZI  , Piergiorgio Pegolo — INTERVENTI DI VALORIZZAZIONE DELLA FRAZIONE DI CAVOLANO

Fasan Gino, FABIO COZZI  , Piergiorgio Pegolo — INTERVENTI DI VALORIZZAZIONE DELLA FRAZIONE DI CAVOLANO

FAITH THAT THE SKY IS NOT FALLING (the personal sanctuary) - W. Allen Zimmerman, Marie Wastiau

$
0
0

concept: A morphology of personal sanctuaries for the reinforcement of the belief that no matter how dire the situation, it’s all going to be ok.

W. Allen Zimmerman, Marie Wastiau — FAITH THAT THE SKY IS NOT FALLING  (the personal sanctuary)

Imagine.

context: An urban peninsula situated in the Grand Union Canal Basin with an area of ca. 1100 m², located to the north of Camley Street Natural Park, and between the elevated rail tracks of St. Pancras Station to the west and the latest new development of King’s Cross to the east. never alone, always together: It’s great to be together, but in the city, aren’t we always together? Are we together too much? When an individual wishes to escape back into oneself for a moment… and be spiritual… Where can we go? Where in the city can we go to get alone? Our smartphone? Our headphones? Is this our alone time in the city? Is this spirituality?

W. Allen Zimmerman, Marie Wastiau — FAITH THAT THE SKY IS NOT FALLING  (the personal sanctuary)

Aerial view.

architecture: The architecture attempts to create a space for personal spirituality in the city. An unrecognizable form is applied to awaken the curiosity of visitor and passerby alike. It is a place that is raw and real, yet uplifting. It is a spirituality one can see, touch and feel. An escape not into the outer dimensions of imagined worlds. But, rather an escape back to the essence of our own reality. Light and dark. Open and closed. Infinite and finite. Primitive, yet profound.

W. Allen Zimmerman, Marie Wastiau — FAITH THAT THE SKY IS NOT FALLING  (the personal sanctuary)

Section.

program:Under. Twelve personal sanctuaries are accessible at ground level, covered by the hovering public platform above. The shaft of each personal sanctuary frames a fragment of the ever-changing sky above, and allows for daylight to filter deep down into the otherwise dark void. Above. The public platform is suspended above ground level in order to form a spatial break with the surroundings and is accessible only by existing public stairs. Due to its relatively small scale, the platform can be described as an intimate public place, serving as an introduction to the personal sanctuaries below. House Rules. The sanctuary shafts may be climbed. Graffiti on the blank concrete body is welcome. And, jumping off the platform edge is not frowned upon. The architecture is integrated into the existing urban fabric but rebels against the tightness of the thread.

W. Allen Zimmerman, Marie Wastiau — FAITH THAT THE SKY IS NOT FALLING  (the personal sanctuary)

Under.

in closing: It’s not about faith in a God or a religion. Rather, it’s about having faith in oneself. For if the sky is indeed not falling, neither are you.

W. Allen Zimmerman, Marie Wastiau — FAITH THAT THE SKY IS NOT FALLING  (the personal sanctuary)

Above.

© Architectenbureau Wil-Ma bvba

W. Allen Zimmerman, Marie Wastiau — FAITH THAT THE SKY IS NOT FALLING  (the personal sanctuary)

Looking up.

W. Allen Zimmerman, Marie Wastiau — FAITH THAT THE SKY IS NOT FALLING  (the personal sanctuary)

Ground plan.

W. Allen Zimmerman, Marie Wastiau — FAITH THAT THE SKY IS NOT FALLING  (the personal sanctuary)

Parts.

W. Allen Zimmerman, Marie Wastiau — FAITH THAT THE SKY IS NOT FALLING  (the personal sanctuary)

Site plan.

W. Allen Zimmerman, Marie Wastiau — FAITH THAT THE SKY IS NOT FALLING  (the personal sanctuary)

Section.

P.R.A.M. 2014, TERZO CLASSIFICATO: PREMIO SUL RESTAURO ED ARCHITETTURE MEDITERRANEE - Giorgio Nugnes

$
0
0

Obiettivo del progetto è ridare vita alla villa sull’isolotto della Gaiola, abbandonata da tempo e completamente vandalizzata, trasformandola nella sede operativa del Centro Ricerca e Divulgazione Area Marina Protetta Gaiola. Il committente, C.S.I. Gaiola Onlus, oggi ha sede nella struttura a terra chiamata “conventino”. In pochi metri quadri si svolge un prezioso lavoro di ricerca e divulgazione che in pochi anni ha ridato lustro (almeno in parte) ad uno dei luoghi più belli della città, riuscendo a difendere l’area marina dagli attacchi dei pescatori di frodo e dei vandali.

Giorgio Nugnes — P.R.A.M. 2014, TERZO CLASSIFICATO: PREMIO SUL RESTAURO ED ARCHITETTURE MEDITERRANEE

fotoinserimento

Inquadramento.

Le Isole della Gaiola si trovano a Napoli, lungo la costa di Posillipo in un area di elevato pregio storico-naturalistico, dal 2002 inserite all’interno dei confini dell’Area Marina Protetta Parco Sommerso di Gaiola e gestita dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei. Dal terrazzo della villa che sovrasta l’Isola maggiore, e dando le spalle al mare aperto, si possono ammirare da destra in lontananza il borgo di Marechiaro e la cosidetta Casa degli spiriti, gli scogli definiti “scuola di virgilio”, la baia di Trentaremi e più in alto il complesso del Pausilypon. Sulla villa e la sua fantomatica “maledizione”, che tante sventure avrebbe causato ai malcapitati proprietari, sono stati scritti fiumi di inchiostro. Per questo che ci si limita ad apostrofare La Gaiola “un paradiso benedetto da una maledizione”, perché proprio per la fantomatica iattura oggi abbiamo potuto recuperare frammenti della sua storia che altrimenti sarebbero persi nell’oblio.

Storia.

Le peschiere sommerse, conservate in maniera eccellente, rappresentano la traccia tangibile dei fasti vissuti da questa zona al tempo di Vedio Pollione; a quel tempo l’isolotto, oggi diviso in due tronconi collegati da un ponticello, era un unico blocco forato da parte a parte da un tunnel la cui volta si è gradualmente assottigliata sino a crollare definitivamente verso la fine dell’800, a questo periodo risalgono le ultime tracce della stessa. Francesco Alvino nel suo scritto “La collina di Posillipo” riferisce che sin dai primi dell’800 sull’isolotto, vi fosse una “rozza osteria” attiva nei mesi estivi mentre nel resto dell’anno veniva abitata da un eremita che viveva della generosità dei pescatori. La testimonianza di Alvino è supportata dalla cartografia storica: nella carta del Duca di Noja del 1775 viene raffigurata l’isola con i due tronconi ancora collegati naturalmente e le peschiere romane semisommerse, mentre nella Carta topografica ed idrografica dei contorni di Napoli del 1817-19 si scorgono sull’isolotto due piccoli corpi di fabbrica, presumibilmente gli stessi presenti nello schizzo del primo ‘800 di A. Gigante che figura in una delle tavole illustrate dello scritto di Alvino. Al misterioso Eremita si deve la costruzione dell’antenata di quella che sarà la teleferica che sino agli anni ‘20 del 900 collegava gli isolotti alla terraferma: era piuttosto un “panaro” napoletano che raccoglieva i viveri offerti dai pescatori. Dell’isola, delle fabbriche presenti su di essa e delle loro modifiche non si conoscono documenti grafici per i successivi 70 anni. La prima vera costruzione documentata è il progetto della società italiana di pescicoltura del 1874, in cui il proprietario, L. De Negri, nell’ambito del progetto per la rifunzionalizzazione ed espansione delle peschiere prevede di realizzare (forse sui resti dell’osteria) una villa per se e la sua famiglia. Il progetto, di cui si conosce solo una pianta, prevede una villa di forma rettangolare con un vano in cima allo scalone nord che viene da mare, il resto dell’isolotto adibito a giardino. La società del De Negri ben presto fallisce e della zona e della villa non vi sono altri documenti fino al decennio 1903-1913, anni in cui il biologo/zoologo R.Gunther, preoccupato dallo stato di abbandono in cui era l’archeologia semisommersa della Gaiola (G. non le individua come peschiere), ne effettua un meticoloso rilievo: in uno dei disegni riporta la sommità dei due scogli (la volta naturale era crollata) e traccia la sagoma della villa e della stanza del custode. Alla pianta rettangolare realizzata da De Negri appare addossato un altro piccolo volume a sud-est: quello che oggi accoglie la scala esterna, non vi è traccia di quando questo sia stato realizzato. Dalle foto dell’infermiera Jeanne, di cui più avanti parleremo, sappiamo di per certo che nel 1907-08 al piano superiore della villa erano presenti due torrette merlate; probabilmente il volume nasce proprio dall’esigenza di una scala che collegasse i due livelli. Questo fa pensare che le torrette,almeno in principio, potessero avere funzione strategica di avvistamento e non residenziale. La teleferica divenne nel tempo un vezzo ed un gioco per i proprietari, un gioco finito male nel 1926. I proprietari della villa erano il medico Hans Braun e il profumiere Otto Grunback, in una notte di tempesta il cavo si spezzò mentre una signora tedesca, Elena Von Parish, stava rientrando sull’isola. La donna venne rapita dal mare e sparì. Dal 1913 al 1993, anno dell’ultimo rilievo, sulla villa si sono avvicendate decine di proprietari e affittuari diversi, tra cui Gianni Agnelli e Lamont Young. Uno di essi ha pensato bene di ristabilire, in tempi non noti, un equilibrio nei volumi che compongono la villa addossando al rettangolo di base un altro volume a sud-ovest, in maniera quasi simmetrica rispetto al precedente; nel frattempo le due torrette del piano superiore si sono fuse in un unico volume rettangolare che non raggiunge però il timpano. Discorso a parte va fatto per l’evoluzione cromatica: nelle foto pubblicate nella Rivista Novità risalenti al 1957, anno in cui era abitata da M.Sandoz, le modanature del timpano, della fascia marcapiano e delle paraste appaiono di colore scuro; se confrontate con le Foto del 1978, anno in cui l’isola diviene la dimora di Ninì Grappone, la differenza è palese: la casa appare tutta intonacata di bianco. Dalle piante del progetto di De Negri e da quelle del rilievo del Gunther si evince che il vano del custode era un ambiente quasi rettangolare e dalle foto amatoriali di Jeanne risulta che ad esso era annesso un portico che serviva da stazione di arrivo della teleferica. Già dalle foto del’57 e successivamente del ’78 il portico è scomparso mentre le facciate sono adornate da modanature di dubbia fattura; dal rilievo del ’93 uno degli angoli esterni è stato smussato ed arrotondato forse per seguire la forma dello scoglio. Altre rilevanti informazioni sull’evoluzione della villa sono fornite dalle foto dell’infermiera Jeanne. Tutte scattate tra il 1907 e il 1909, anni in cui accudiva un’ignota scrittrice che alloggiò nella villa, forse ospite di Nelson Foley. Da una foto scattata nel 1908 dalla terraferma viene confermata la presenza di un volume aggettante sulla facciata nord: le aperture, diverse da come si presentano oggi, sono sormontate da un arco ogivale; nella stessa foto si scorge il pergolato dinnanzi alla sede del custode, il ponticello che collega i due tronconi dell’isolotto che si presenta come una linea retta con una semplicissima ringhiera e le due torrette merlate nettamente separate. In un’altra foto l’infermiera si fa ritrarre in posa dinnanzi alla facciata Sud della villa: gli infissi sugli archi, che oggi sono del portico, suggeriscono una diversa distribuzione interna, delle modanature e delle fasce marcapiano presenti oggi non vi è traccia, i parapetti erano ricavati tra i “merli”, a differenza della condizione attuale in cui sono pieni. Nell’istantanea in cui è immortalata l’infermiera sulla teleferica si scorge un cavo al di sotto del sediolino: questo potrebbe confermare che per tenere stabile il sediolino sospeso era necessaria una barca in mare con un uomo che tirasse un cavo.

Descrizione del progetto, uno scrigno “antico” per una funzione contemporanea. Ora, nonostante l’aspetto originario della villa sia stato alterato, permane l’immenso valore iconografico e paesaggistico del bene, ed in questo delicato contesto s’inserisce il progetto per il centro operativo del C.S.I. Gaiola Onlus. Si prevede di conservare l’aspetto esterno della villa mentre l’interno verrà organizzato secondo le nuove funzioni distribuite nei tre piani. Lo scoglio con le rovine dell’eliporto e della piscina non verrà interessato dal progetto per consentire il completarsi del processo di rinaturalizzazione. Verrà realizzato un punto di attracco per canoe e barche a remi nel lato nord dell’isolotto,ma essa sarà raggiungibile principalmente servendosi di una barca mossa da due verricelli elettrici in grado di portare 18 persone alla volta; lo stesso natante nei giorni di mare mosso e la sera può essere sganciato e con un piccolo motore può essere portato a rimessaggio sulla spiaggia in zona “B”. Il progetto prevede la rifunzionalizzazione del ponticello, il restauro delle scale, la trasformazione del vano del custode in punto di controllo ed il ridisegno delle aiuole. Il sopralluogo ha confermato l’assenza di intonaco, pavimenti e rivestimenti all’interno, che risulta totalmente rimaneggiato. L’analisi della struttura ha presentato solai in condizioni critiche e la distribuzione interna modificata più volte. Si è quindi scelto di svuotare il vano centrale e rifare il solaio che, oltre rincatenare i muri, favorisce la ripartizione di nuovi ambienti. Le murature portanti in Tufo verranno consolidate mediante rinforzi in fibra di vetro, l’intervento interesserà la parte interna della muratura in modo da non alterare l’aspetto esteriore del contenitore, in cui le condizioni dello stato di fatto hanno indotto ad assumere il contrasto tra l’involucro storico e l’interno con spazi contemporanei. Un contrasto omologo all’artificio geometrico della villa con l’asprezza naturale dello scoglio. All’esterno le modanature si presentano tutte rifatte negli anni ‘60/70 con proporzioni alterate ed in gran parte crollate, pertanto si è deciso di non ricostruirle conferendo alle aperture un aspetto assoluto di sapore illuminista. Al contrario, la fascia marcapiano che cinge quasi tutto il perimetro dell’edificio è stata riconosciuta come elemento necessario nella visione d’insieme e sarà restaurata così come il timpano per la forte valenza simbolica. Va rimarcato che in questo progetto non si vuole ricreare un’unità stilistica, (più che perduta, mai raggiunta) ma si vuole conservare quello che ha acquisito negli anni, cioè il valore iconografico di un luogo e di un edificio che appartiene all’immaginario collettivo in nome di una sostenibilità sociale fondamentale in un territorio così martoriato. Al piano terra trova posto un grande salone espositivo centrale con delle semplici teche per accogliere gli innumerevoli reperti recuperati in mare, a destra prendono posto la caffetteria ed il bookshop, a sinistra protetti da una vetrata ci sono il laboratorio asciutto e la biblioteca. Una scala leggera in acciaio e legno porta prima ad una quota intermedia trovano posto i servizi e poi al piano superiore, ove ci sono la sala conferenze che apre sul terrazzo, la sala proiezione e il laboratorio analisi dati. Al piano interrato si scende con la scala del portico che immette nel salone con ristorante e terrazza. Uno stretto e basso corridoio collega quest’ultimo all’altra ala in cui vi è il “laboratorio bagnato” con annesse vasche. Una diramazione del corridoio porta all’acquario illuminato da un piccolo lucernario: un posto suggestivo dove si immagina di meravigliare tanti piccoli visitatori con la vista della ricchezza biologica del luogo.

Ampliamento del Cimitero di Campi Bisenzio (FI) - Fabio Guarrera, Francesco Castro, Beppe Scirè Banchitta, Giovanni Basile, Alberto Leonforte


Meeting di Rimini 2013 - Studio GRISDAINESE

$
0
0

Lo stand che ha rappresentato la presenza di Finmeccanica al Meeting di Rimini 2013, era uno spazio che consentiva ai visitatori di ricevere informazioni riguardanti la gamma di soluzioni tecnologiche “Planet Inspired” che il Gruppo mette in campo per lo sviluppo sostenibile. Questi contenuti unitamente al tema (H)Earth del padiglione che ospitava lo stand, hanno stimolato la ricerca di una soluzione allestitiva per le pareti che fosse molto leggera, di materiale ecocompatibile e dall’immagine grafica fresca ed accattivante, a misura di un pubblico molto giovane qual é il target dell’evento. La soluzione progettuale scelta ha previsto la realizzazione di una quinta in scatoloni di cartone sovrapposti e leggermente sfalsati tra loro con applicazione di stampe su cartoncino e testi in prespaziato adesivo. Sul fronte dello stand una parete grafica con monitor e alcuni cubi colorati erano dedicati all’incontro con i giovani interessati al programma di formazione delle Scuole Speciali di Tecnologia di Finmeccanica. All’interno, un videowall di 3×2 metri, riproduceva le bellissime immagini dal satellite, montate in un affascinante video intitolato “The Climate Change” prodotto da Telespazio del quale era possibile goderne la visione seduti su dei cubi colorati in legno verniciato. Il pavimento in pannelli di OSB, in parte naturale e in parte verniciato di colore bianco, definiva il limite tra lo spazio esterno ed interno accentuandone la distinzione dei contenuti trasmessi dalla comunicazione grafica delle pareti

Studio GRISDAINESE — Meeting di Rimini 2013

Studio GRISDAINESE — Meeting di Rimini 2013

Studio GRISDAINESE — Meeting di Rimini 2013

Studio GRISDAINESE — Meeting di Rimini 2013

Studio GRISDAINESE — Meeting di Rimini 2013

Restauro del Castello di Comezzano - Bruno Tonelli, Matteo Gorlani

$
0
0

The project plans are the restoration of the 15th century Castle, the reconstruction of some volumes partially collapsed during the second half of the 20th century and a new definition and use of the open spaces of the internal court and the ditch. The restoration handles the theme of reconstruction of the ancient volumes together with the aim to keep as much as possible the original parts of the building well maintained to the present. This is pursued with non-invasive and localized interventions, using traditional materials. The language used for the reconstruction of portions of the historical buildings allows to clearly acknowledge the original typology and morphology of the complex. The same portions are at the same time easily recognizable compared to the historical ones. A little recent and utilitarian addition, almost generally collapsed in the last decades, set to the north of the main building is instead reconstructed with a wooden facade which aims to make it appear secondary and at the same time contemporary compared to the ancient walls. The same treatment is used for the closure of a first floor loggia that is transformed in an apartment. These new elements are designed with a modern use of materials (wood and glass), counterpointing the historical brick walls. A proper spatial identity is given again to the ditch, with no more water since the beginning of the 19th century, which is treated as a grass lawn with no trees, with a hedge that encircles it and mediates its relationship with the surrounding countryside. The main court, treated as an internal garden serving the dwellings, is rethought with a paving that underlines the geometry of the spaces and the built volumes, leaving the great part of the spaces as a meadow. A great oak is inserted in relationship with the buildings’ masses and integrates the garden. With the end of 2010 the first phase of the realization was finished with all the roofs and the facades completed, while the general completion of the work with the finishing is scheduled for 2020.

Bruno Tonelli, Matteo Gorlani — Restauro del Castello di Comezzano

Bruno Tonelli, Matteo Gorlani — Restauro del Castello di Comezzano

Bruno Tonelli, Matteo Gorlani — Restauro del Castello di Comezzano

Bruno Tonelli, Matteo Gorlani — Restauro del Castello di Comezzano

Bruno Tonelli, Matteo Gorlani — Restauro del Castello di Comezzano

Bruno Tonelli, Matteo Gorlani — Restauro del Castello di Comezzano

Bruno Tonelli, Matteo Gorlani — Restauro del Castello di Comezzano

Bruno Tonelli, Matteo Gorlani — Restauro del Castello di Comezzano

Bruno Tonelli, Matteo Gorlani — Restauro del Castello di Comezzano

Bruno Tonelli, Matteo Gorlani — Restauro del Castello di Comezzano

Bruno Tonelli, Matteo Gorlani — Restauro del Castello di Comezzano

Bruno Tonelli, Matteo Gorlani — Restauro del Castello di Comezzano

Bruno Tonelli, Matteo Gorlani — Restauro del Castello di Comezzano

Bruno Tonelli, Matteo Gorlani — Restauro del Castello di Comezzano

Bruno Tonelli, Matteo Gorlani — Restauro del Castello di Comezzano

Bruno Tonelli, Matteo Gorlani — Restauro del Castello di Comezzano

Bruno Tonelli, Matteo Gorlani — Restauro del Castello di Comezzano

Bruno Tonelli, Matteo Gorlani — Restauro del Castello di Comezzano

Mild Homes - Andrea Palmas, Danila Lampis, Stefano Cinus, Valeria Piras, Simone Demurtas, Valeria Erasmo

$
0
0

.

Andrea Palmas, Danila Lampis, Stefano Cinus, Valeria Piras, Simone Demurtas, Valeria Erasmo — Mild Homes

Private spaces and neighborhood activities. The arrangement of the different parts of the building has been designed to allow the identification of an interior private space. The rotation of one block has allowed the creation of a filter urban space where different activities contribute to create a strong sense of neighborhood.

Andrea Palmas, Danila Lampis, Stefano Cinus, Valeria Piras, Simone Demurtas, Valeria Erasmo — Mild Homes

Mix housing types. The combination of various houses types (two-room, three-room and four-rooms) helps to increase the programmatic complexity of the intervention and it promotes the cohesion between various social sectors within the same plot.

Andrea Palmas, Danila Lampis, Stefano Cinus, Valeria Piras, Simone Demurtas, Valeria Erasmo — Mild Homes

Private spaces and neighbourhood activities

Privacy and green areas. Blocks enter in green areas which have been studied to ensure more privacy for houses and to separate the common area inside the lot to private open spaces.

Andrea Palmas, Danila Lampis, Stefano Cinus, Valeria Piras, Simone Demurtas, Valeria Erasmo — Mild Homes

Mix housing types

Combination types. The basic module of 50 square meters consists of a day module and a night module with a services/kitchen block. It evolves thanks to the expansion of the sleeping area creating different types. The expansion of this block has repercussions on outdoor patios that grow with the increase of night modules.

Andrea Palmas, Danila Lampis, Stefano Cinus, Valeria Piras, Simone Demurtas, Valeria Erasmo — Mild Homes

Green areas and privacy

Andrea Palmas, Danila Lampis, Stefano Cinus, Valeria Piras, Simone Demurtas, Valeria Erasmo — Mild Homes

Ground floor 50-62-90 m2

Andrea Palmas, Danila Lampis, Stefano Cinus, Valeria Piras, Simone Demurtas, Valeria Erasmo — Mild Homes

First floor 50-62 m2

Andrea Palmas, Danila Lampis, Stefano Cinus, Valeria Piras, Simone Demurtas, Valeria Erasmo — Mild Homes

Street prospect

Andrea Palmas, Danila Lampis, Stefano Cinus, Valeria Piras, Simone Demurtas, Valeria Erasmo — Mild Homes

Andrea Palmas, Danila Lampis, Stefano Cinus, Valeria Piras, Simone Demurtas, Valeria Erasmo — Mild Homes

Ground floor and first floor plants

Andrea Palmas, Danila Lampis, Stefano Cinus, Valeria Piras, Simone Demurtas, Valeria Erasmo — Mild Homes

South prospect

Andrea Palmas, Danila Lampis, Stefano Cinus, Valeria Piras, Simone Demurtas, Valeria Erasmo — Mild Homes

Prefabricated structure x-lam: assembly

Andrea Palmas, Danila Lampis, Stefano Cinus, Valeria Piras, Simone Demurtas, Valeria Erasmo — Mild Homes

Andrea Palmas, Danila Lampis, Stefano Cinus, Valeria Piras, Simone Demurtas, Valeria Erasmo — Mild Homes

Water system block

Andrea Palmas, Danila Lampis, Stefano Cinus, Valeria Piras, Simone Demurtas, Valeria Erasmo — Mild Homes

Andrea Palmas, Danila Lampis, Stefano Cinus, Valeria Piras, Simone Demurtas, Valeria Erasmo — Mild Homes

High School Thazin - Ackermann + Raff

$
0
0

Die neue High School in Thazin ist als Hilfsprojekt in Zusammenarbeit mit ’Projekt Burma e.V.’ entstanden. Mit sieben Klassenräumen und einem Lehrerzimmer bietet die Schule Raum für ca. 350 Schüler. Ein zentraler Pavillon definiert den Schulhof und verbindet die bestehende Grundschule, die Bibliothek, das Schulleiterhaus und die neue High School. Außerhalb der Unterrichtszeiten kann der Pavillon als Versammlungsstätte und für Veranstaltungen vom gesamten Dorf genutzt werden.

Ackermann + Raff — High School Thazin

Die Zweigeschossige Schule basiert auf einer einfachen Grundrisstypologie. Die Architektursprache ist zurückhaltend gewählt und aus der traditionellen Bauweise entwickelt. Pavillon und Schule wurden vorwiegend aus lokalen Materialien, wie Eisenholz, Bambus und Klinker gebaut. Für die Konstruktion der Schule wurde die traditionelle ’brick noggin structure’ gewählt, eine Holzskelettbauweise mit Klinkerausfachung auf einem soliden Betonfundament. Diese massive Gebäudestruktur soll im Falle eines Zyklons als Notunterkunft für die Dorfbewohner dienen, die vorwiegend in Bambushütten leben.

Ackermann + Raff — High School Thazin

Das Holzskelett legt eine Struktur über das Gebäude aus rötlichem Sichtmauerwerk. Der Laubengang wurde mit einem Filter aus Bambus mit einer ornamentalen Wirkung belegt. In den Klassenzimmern wurde auf eine warme und harmonische Raumqualität wert gelegt. Bewirkt wird dies insbesondere durch die abgehängten Bambusmatten, die gleichzeitig die Raumakustik deutlich verbessern. Aufgrund des Klimas werden keine Glasfenster benötigt, lediglich Fensterläden als Regenschutz. Durch die ausstellbare Mechanik entsteht bei geöffneten Fensterläden gleichzeitig ein sehr guter Sonnenschutz. Die Lamellen in den Läden und auch unter dem Dach sorgen für eine gute Durchlüftung und gewährleisten ein angenehmes Raumklima.

Ackermann + Raff — High School Thazin

Für das Holzskelett, die Möbel und den Pavillon wurde das Holz der vorherigen, baufälligen Schule verwendet. Die Klinker wurden in der Region in Handarbeit hergestellt und mit rotem Mörtel verfugt. Alle Bambus- und Holzarbeiten sind vor Ort an der Baustelle bearbeitet worden. Die Farbpigmente der Fensterläden wurden aus der nahegelegenen Stadt Pathein bezogen, die für die Herstellung von Schirmen bekannt ist. Die Pigmente werden dort zur Bemalung der Schirme verwendet.

Ackermann + Raff — High School Thazin

Um die lokale Wirtschaftssituation zu stärken, wurden für den Bau hauptsächlich Dorfbewohner engagiert. Eine kleine Gruppe von gelernten Handwerken aus Pathein hat die Dorfbewohner über die Bauphase hin angeleitet und ausgebildet.

Ackermann + Raff — High School Thazin

Ackermann + Raff — High School Thazin

Ackermann + Raff — High School Thazin

Ackermann + Raff — High School Thazin

Ackermann + Raff — High School Thazin

Concept grafico per sito web - Luigi Colella

$
0
0

Studio di un’idea di presenza sul web che dia un valore aggiunto alle attività del Palazzo attraverso una vetrina che diventi parte integrante di una strategia di comunicazione più completa. La riconoscenza del marchio anche nei servizi che offre, questo è stato il ragionamento alla base del progetto.

Luigi Colella — Concept grafico per sito web

Ci si è chiesti se il concept, idea e progetto, dovesse essere più strategia o creatività. In realtàè stato concepito per entrambe le cose definendo obiettivi di business alla creatività, quest’ultima come polo attrattore ma anche come natura dell’attività principe del Palazzo: la musica e gli eventi culturali che ospita.

Luigi Colella — Concept grafico per sito web

Luigi Colella — Concept grafico per sito web

ROTUNDA - CITYLABORATORY

$
0
0

ROTUNDA is an elemental garden, based on an atmospheric and poetic perception of materials, light, plants and the passing of time. It is a reflection on the fundamental themes of the art of the garden.

CITYLABORATORY — ROTUNDA

The design was inspired by historical garden pools and water bowls, circular architectures as the Pantheon, land art interventions in forests as well as natural elements like rock pools or plants with leafs that collect water as the Umbilicus Rupestres.

CITYLABORATORY — ROTUNDA

Conceived as a device capturing the beauty of nature, the intention is to transform the surrounding landscape into the garden itself by capturing what is outside its boundaries. Water is used as a raw material to create a reflecting surface.

CITYLABORATORY — ROTUNDA

The container is simply a frame that suspends water above the ground: a homogenous black object, assembled in a direct way, minimizing the expression of assembly joints and the contact with the ground. In order to augment the reflective properties and minimize its presence, the entire object is matt black.

CITYLABORATORY — ROTUNDA

The garden is to be filled with water at the beginning of its life and to be left to evolve over time, becoming a climate register device. The garden will over time accumulate leaves, dust and pollen, be inhabited by birds and insects, leading to the cultivation and growth of new life within the garden.

CITYLABORATORY — ROTUNDA

It will be sensible to changing light conditions, fluctuations in temperature and humidity, rainfall and evaporation, allowing visitors to reflect on the passing of time and the experimental qualities of place.

CITYLABORATORY — ROTUNDA

HB6B – one home - Karin Matz

$
0
0

When the apartment on Heleneborgsgatan in Stockholm, Sweden was for sale in 2012 it had been used as furniture storage for 30 years. The previous owner had begun a renovation in the 1980s but fell ill and the apartment was left untouched until his death. Time had been frozen; wallpaper was half removed, only a few tiles and a kitchen faucet were sticking out of a wall, there was no electricity and a bathroom only with signs of rats as inhabitants.

Karin Matz — HB6B – one home

In a city like Stockholm with an enormous housing shortage and with every square meter increasing in price by the minute, this story was somehow impossible to understand and resist. The finished apartment is a result of a fascination for this; a try to let the previous layers and stories of a space live on and at the same time fill the requirements for the new story that will take place.

Karin Matz — HB6B – one home

The apartment is 36sqm and the goal was to fit everything desired by the occupant. In this case: generous spaces, airy sensation, walk in closet, all appliances for everyday life, a large luxury shower / bath, different possibilities of movement, a space which could be divided when wanted. Finally it had to be LIGHT and INEXPENSIVE!

Karin Matz — HB6B – one home

The result is an apartment divided in two parts. One where everything is part of one structure, which is based on the Ikea kitchen units. Everything in this part is completely redone with electricity inside the walls and with all surfaces painted white in order to bring in and reflect light. Here all the functions are squeezed in on top of, in-between, under and inside each other. Bedroom, kitchen, wardrobe and storage are all one.

Karin Matz — HB6B – one home

The second part is left with things free-standing with all surfaces more or less as they have been for the last 20 years. The holes in the the walls have been filled in, loose wallpaper and paint taken down and electrical cables and outlets have been added running on the outside of the walls.
The bathroom becomes the connection between the two parts.

Karin Matz — HB6B – one home

Karin Matz — HB6B – one home

Karin Matz — HB6B – one home

Karin Matz — HB6B – one home

Karin Matz — HB6B – one home

Karin Matz — HB6B – one home

Karin Matz — HB6B – one home

Karin Matz — HB6B – one home

Karin Matz — HB6B – one home

Karin Matz — HB6B – one home

Karin Matz — HB6B – one home

Karin Matz — HB6B – one home

Karin Matz — HB6B – one home

Karin Matz — HB6B – one home

Karin Matz — HB6B – one home

Karin Matz — HB6B – one home


villa unifamiliare con piscina integrata - Silvestro Fiorini

$
0
0

il progetto si descrive da solo …. la forma compatta insieme alla giusta esposizione solare,ne aumentano l’efficienza energetica già dal suo impianto primario,che viene poi arricchito dagli elementi costruttivi ad alta efficienza e studiati per il contenimento energetico, l’uso della domotica e dei pannelli solari per la produzione di energia ne fanno una costruzione con fabbisogno energetico zero ; NZEB.

Silvestro Fiorini — villa unifamiliare con piscina integrata

prospettiva accidentale

La presenza dell’elemento naturale acqua che viene contenuta all’interno della struttura e nel contempo la contiene ne aumenta le caratteristiche di salubrità e relax sia fisico che mentale, la forma infine permette una visione di tutti gli ambienti da e verso lo specchio d’acqua.

Silvestro Fiorini — villa unifamiliare con piscina integrata

vista dell'ingresso

Le immagini, ne sono convinto, non rendono giustizia al progetto.

Silvestro Fiorini — villa unifamiliare con piscina integrata

Silvestro Fiorini — villa unifamiliare con piscina integrata

zona living esterna

Saint-Corneille Library - Patrick Mauger

$
0
0

Restructured and enlarged, the Saint-Corneille library has undergone a complete renewal and been given new volumes. It is incorporated into the remains of the Saint-Corneille Abbey of which only the cloister, a cellar and the external envelope still exist. The archaeological cut-aways provide an understanding of the building’s historic complexity.

Patrick Mauger — Saint-Corneille Library

exterior

The entrance has been redefined through the addition of a contemporary glass volume. From the street, passers-by can see the vaults supporting the ground floor and the cellar, and discover the atmosphere of the setting. The reading spaces have been rethought on each level. The ground floor is given over to current affairs and an arts and leisure sector, while the first floor is devoted to young people, languages and literature. The second floor groups together the social sciences. The basement is used to archive historic documents. A conference space has been laid out in the former chapter house. Lighting is maximised through the creation of new openings in the façade. The introduction of natural light into the building creates a link between inside and outside.

Patrick Mauger — Saint-Corneille Library

façade detail

The simple yet comfortable interior architecture is based on the use of highly resistant materials in dialogue and harmony with each space. The finishes used, such as stone, wood, glass and metal, are both noble and long-lasting.

Patrick Mauger — Saint-Corneille Library

exterior by night

Patrick Mauger — Saint-Corneille Library

Patrick Mauger — Saint-Corneille Library

interior

Patrick Mauger — Saint-Corneille Library

interior

Patrick Mauger — Saint-Corneille Library

interior

Patrick Mauger — Saint-Corneille Library

interior

Patrick Mauger — Saint-Corneille Library

interior

Patrick Mauger — Saint-Corneille Library

interior

Recupero dell’ex casa delle fanciulle - Francesco Sagone

$
0
0

L’edificio comunale, oggetto dell’intervento di realizzazione di un centro specializzato per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo e non, è situato nel comune di Caltagirone, in via Santa Maria di Gesù, in una zona di margine della città, che si affacciata lungo il versante meridionale della città. L’edificio è facilmente raggiungibile sia per chi viene dall’esterno e sia per gli abitanti di Caltagirone . E’ ubicato in una zona urbanistica tra la parte storica della città e la zona di espansione; vicino c’è l’Ospedale, una scuola professionale e dei locali in cui si svolgono attività sportive. L’ex casa delle fanciulle è individuata in catasto al foglio n. 88 partt. 122-123-124-125-126- 127-128.

Francesco Sagone — Recupero dell’ex casa delle fanciulle

L’edificio planimetricamente ha una forma a T, col gambo corto adagiato lungo la Via S.M. di Gesù. A sud l’edificio è adiacente ad altro fabbricato di diversa proprietà, mentre a nord è adiacente con un fabbricato allo stato di rudere, anch’esso di proprietà del Comune, dal cui solaio a livello di strada emerge solo la pilastratura per un primo piano mai realizzato. Verso ovest l’edificio si apre verso la campagna e il paesaggio urbano del centro storico. Esso è costituito da due edifici di diversa struttura adiacenti, uno in muratura ed è probabilmente il più vecchio degli edifici limitrofi e l’altro misto a muratura e cemento armato. Complessivamente è costituito da tre livelli fuori terra più una parte limitata al quarto livello ( terzo piano). Ad ovest l’edificio, dove il terreno degrada e forma una scarpata, presenta un piano seminterrato di limitata estensione, che ospita tre locali tecnici. In sommità il solaio di copertura, non occupato dalla costruzione, forma un’ampia terrazza dalla quale si gode il panorama della città storica e della campagna. E’ stato realizzato nella seconda metà del novecento, anni sessanta, con destinazione ad orfanotrofio, una struttura di accoglienza privata dove sono stati accolti ed educati i bambini orfani, o minori abbandonati o maltrattati dai genitori naturali. Edifici importanti per l’accoglienza, ma poco curati nella architettura e nella funzionalità. Il nostro edificio non si discosta da questa impronta architettonica visibilmente “seriosa” . L’edificio negli anni ha subito delle trasformazioni edilizie con aggiunti di nuovi corpi edilizi che ne hanno impoverito l’aspetto architettonico complessivo e modificato anche la struttura portante. Un ulteriore ampliamento dell’edificio fu eseguito probabilmente negli anni ’70, di cui oggi si vedono solo le strutture in cemento armato del primo livello. Oggi l’edificio in muratura e cemento armato , che chiameremo corpo “B”, è occupato solo in parte dall’INPS ( piano seminterrato, piano terra e primo piano ),mentre l’edificio “A”è occupato dal CRAL, dipendenti del comune di Caltagirone. L’edificio “A” ,con struttura in muratura e uno spessore medio dei muri di cm.50, a piano terra presenta una distribuzione semplice che si articola nel seguente modo: da una parte centrale, con funzione d’ingresso anche per i piani superiori attraverso una scala, si accede sia a destra che a sinistra in due locali. Al primo piano la distribuzione dei locali coincide con quella sottostante, mentre al piano secondo, essendo stata modificata la struttura in muratura con una struttura in c.a.,la distribuzione presenta una grande stanza ,un locale d’ingresso e due bagni. L’edificio ha l’impianto di riscaldamento, mentre l’impianto elettrico è vetusto. Gli infissi presentano problemi di funzionalità e di infiltrazione di acqua. La struttura allo stato attuale non presenta dissesti statici ,mentre è evidente al piano terra una forte umidità di risalita dalle fondazioni. L’edificio “B” adiacente,con struttura mista muratura e cemento armato, ha un’organizzazione degli spazi e delle funzioni articolati lungo i due assi più importanti: l’asse più corto traversale ( direzione Nord) e l’asse più lungo longitudinale (direzione Ovest). Il piano terra presenta un grande atrio d’ingresso da cui,come si è detto, si dipartono i due assi, quello più corto trasversale e quello più lungo longitudinale, lungo i quali sono distribuiti a pettine gli uffici dell’INPS. Al primo piano si accede attraverso una scale posta in fondo a Sud vicino il cortile esterno e la distribuzione delle stanze dei locali servizi è uguale al piano sottostante. All’interno l’edificio ha delle mediocre finiture e presenta funzionante l’impianto di riscaldamento e un impianto elettrico, probabilmente adeguato alle nuove norme, che corre tutto all’esterno dentro canalette. Gli infissi sono in ferro zincato e presentano problemi di funzionalità. Il seminterrato in parte è utilizzato a deposito / archivio e a locale caldaia. Il piano secondo ( terzo livello ) e il piano terzo ( quarto livello ) non sono agibili e sono in totale stato di abbandono e degrado fisico. L’esposizione di tutto l’edificio consente all’intero immobile di avere una buona esposizione solare e una buona luminosità all’interno dei locali. La struttura dell’intero complesso, come si è detto, è composta a Ovest, da una muratura piena di spessore mediamente di cm.60 e ad est da una struttura in cemento armato e allo stato attuale non mostra segni di dissesti statici o cedimenti fondali. Tutta la copertura è a terrazza ed impermeabilizzata con guaina. I prospetti tranne quello lungo la via santa Maria di Gesù e il lato Nord, si presentano con intonaci ammalorati e alcuni prospetti ne sono persino sprovvisti, lasciando intravede le tompagnature o i muri perimetrali, nonché mostrando il forte degrado nei piani non abitati,dove gli infissi esterni in alcuni punti mancano o sono stati rattoppati alla meno peggio. Da qui si ricava un’impressione visiva dell’edificio brutta, seriosa, di totale abbandono, privo di colore e di qualità architettonica. Tutto il complesso edilizio ha una superficie complessiva di circa mq. 3.000, di cui mq. 2.500 circa sono coperti e i rimanenti mq. 500 sono le aree libere del cortile, tutto pavimentato.

Francesco Sagone — Recupero dell’ex casa delle fanciulle

Come si è detto l’intervento è all’interno del PON Sicurezza -obiettivo operativo 2.1 – per lo sviluppo obiettivo convergenza 2007-2013. Il progetto è stato redatto facendo espresso riferimento all’obiettivo 2.1 – diffusione della legalità. Tale misura è destinata a favorire l’integrazione e l’inclusione sociale dei soggetti deboli della popolazione immigrata a rischio di marginalità sociale ed economica, la cui finalitàè quella di porre in essere azioni integrate e strategiche che favoriscano processi di mediazione istituzionale e percorsi di integrazione ed inclusione sociale nei confronti degli immigrati extracomunitari. In tal senso la Amministrazione Comunale di Caltagirone ha indicato come immobile da ristrutturare e convertire in struttura di accoglienza di minori stranieri, l’edificio dell’ex casa delle fanciulle, che dovrà appunto essere utilizzato per l’erogazione di servizi di formazione, orientamento, accompagnamento al lavoro, anche rispetto alla formazione ai mestieri artigianali, mediazione culturale, assistenza socio– psicologica, apprendimento linguistico, attività ricreative e altri servizi. Pertanto la realizzazione di un Centro specializzato per l’accoglienza dei minori stranieri avrà come obiettivo quello di superare le condizioni di marginalità sociale in cui spesso è confinato il fenomeno migratorio; insomma consolidare la cultura dell’accoglienza e costruire una società multietnica e interculturale, nella quale allo straniero si offre pari opportunità. Con il Centro il Comune si propone, anche, di dare sicurezza e legalità al territorio, tramite l’organizzazione strutturata di un percorso di accoglienza che veda interagire varie sinergie. In sintesi le finalità a cui la struttura dovrà assolvere sono : -Realizzare un centro specializzato che sintetizzi al proprio interno simbolicamente tante positività: accoglienza temporanea per minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo e non, spazi di crescita, di lavoro, di cultura e del tempo libero; luoghi di socializzazione secondaria. -Realizzare attraverso il centro un luogo-spazio di incontro e dialogo tra culture diverse, sviluppando attraverso varie attività dinamismi nella convivenza culturale senza gerarchizzazioni e subordinazioni ma nella piena riconoscibilità interetnica. -Realizzare una struttura di accoglienza temporanea finanziariamente sostenibile abbattendo i costi di gestione ed individuando “utili” di esercizio quali i servizi di lavanderia, di stireria, gestione di un cineteatro, di prodotti realizzati all’interno dei laboratori. -Realizzare all’interno del centro, oltre che la ricettività per 88 minori, attività laboratoriali (ebanisteria, lavorazione pietre dure e preziose, artigianato ceramico), attività culturali ( mostre, cineforum) e convegnistica. -Realizzare forme di accoglienza degli immigrati all’interno di un sistema sinergico, in grado di valorizzare la governance locale. -Realizzare misure di informazione, accompagnamento,assistenza e orientamento che aiutino il minore ad acquisire in modo non traumatico capacità di autonomia e spinte auto regolative di vita, attraverso forme di accoglienza partecipata e non reclusiva. -Valorizzare la cultura di origine dei minori stranieri che si avvicineranno alle attività del centro per graduare la ridefinizione dei processi indennitari. -Favorire l’inserimento dei minori stranieri nel mercato del lavoro attraverso l’acquisizione di specifiche competenze professionali. L’intervento progettuale proposto tende ad assecondare queste finalità e con il linguaggio dell’architettura individua nel centro specialistico un importante momento di rinnovamento urbano di un’area di margine della nostra città, nonché una operazione di riqualificazione di un edificio di scarsa qualità architettonica. In generale le funzioni e le destinazioni previste con l’intervento, sono le seguenti: -attività comuni, accoglienza, attività produttive necessarie per assicurare l’autonomia finanziaria per la vita del Centro (quattro laboratori per la lavorazione delle pietre dure, per l’artigianato orafo e per la falegnameria, e per la ceramica), due aule per la formazione alle attività artigianali ed una sala espositiva utilizzabile anche come mercatino etnico, una lavanderia con annessa stireria che funzionerà sia come servizio interno che con prestazione agli utenti esterni a pagamento -30 stanze da letto destinate ai minori immigrati, 15 per le donne e 15 per gli uomini, per complessivi 88 posti letto, oltre ai servizi igienici comuni -cucina e sala da pranzo -locali tecnici per impianti.

Francesco Sagone — Recupero dell’ex casa delle fanciulle

Il progetto propone il mantenimento e il recupero dell’edificio nel rispetto degli elementi costitutivi e formali che lo caratterizzano in considerazione che la destinazione d’uso è la stessa. Sono state pertanto previste modalità di recupero e di restauro pertinenti ad un edificio in muratura e in cemento armato, e l’uso di materiali coerenti con quelli esistenti e con le nuove funzioni proposte. Le innovazioni riguardano esclusivamente l’introduzione di alcuni necessari presidi tecnologici e impiantistici e modesti interventi strutturali che non incidono sulla statica della struttura complessiva dell’edificio, mentre la qualità dell’architettura è stata affidata a pochi elementi compositivi, formali e materici partendo principalmente dal prospetto principale lungo la via Santa Maria di Gesù. Va subito detto che il l’organismo edilizio pensato nella fase iniziale,oltre al recupero dell’ex casa delle fanciulle comprendeva anche una nuova architettura: un ’auditorium di circa 220 posti; elemento quest’ultimo importante per l’impostazione compositiva e organizzativa degli spazi previsti specie a piano terra. Oggi purtroppo tale architettura non rientra in questo intervento e si spera che il Comune possa ottener un altro finanziamento per completare così l’intero organismo edilizio. Il primo atto progettuale è stato un attento studio dell’intera “insula edilizia ” e dei suoi elementi disaggregati, separati, e dunque privati del carattere di complessità che invece la nostra area urbana “di margine” dovrebbe avere in termini di interezza dell’organismo edilizio. La soluzione architettonica a questo tema è stata quella di considerare i due corpi edilizi ( corpo A e corpo B ) come un unico organismo, intervenendo sull’elemento facciata, sul coronamento, sul basamento e sulla partitura delle aperture e sulla loro qualità materica. L’altro tema è stato quello di una distribuzione funzionale delle diverse attività e l finalità del PON con la compatibilità strutturale dell’immobile a centro specialistico di accoglienza per immigrati minori stranieri. Ciò a comportato, come già detto, a non alterare l’equilibrio statico dell’edificio e pertanto gli interventi strutturali sono stati migliorativi e modesti e hanno riguardato la costruzione di una nuova scala di sicurezza posta in aderenza a corpo “A” ,nel cortile Est,in acciaio e conseguentemente la chiusura dei solai, nei diversi piani, della scala interna eliminata. Inoltre per far posto alla nuova scala sono stati abbattuti due ballatoi vetusti o fortemente degradati. Mentre in vano ascensore è stato ricavato all’interno di pozzo luce esistente,in modo da non intaccare la struttura esistente. Un altro punto forza del progetto è stato quello di aprire il Centro di Accoglienza verso la strada o meglio verso la città, con un nuovo “volto” materico, facendo della nozione architettonica di soglia il tema della composizione. Per fare ciò abbiamo subito rientrato l’ingresso principale verso l’interno eliminando,così, la rigida partitura delle tre aperture attuali a filo con il prospetto e creando uno spazio che invita e indirizza il cittadino ad entrare. Il “Volto” ,il prospetto sulla via santa Maria di Gesùè di colore bianco ( uno strato di cappotto da cm.10 ), mentre le aperture, ordinate secondo una partitura armonica con il volume dell’edificio, sono rinquadrate all’esterno da una cornice sporgente di circa cm 20 di acciaio corten che ne esalta il valore plastico e coloristico delle aperture. In alto l’edificio trova la sua conclusione attraverso un ordinato orizzontamento del tetto di copertura, completato da un elemento frangisole, posto nella parte non costruita della terrazza,che sporge di circa un metro. E’ una struttura realizzata in ferro corten e costituita da 14 piani verticali o quinte colorati formati di listelli cilindrici smaltati a diversi colori. Vuoti all’interno, questi listelli in ceramica colorata offrono le migliore prestazioni per quanto riguarda la resistenza al progressivo decadimento degli effetti cromatici. I listelli sono di diversi colori e la loro presenza costituisce un elemento ulteriore di qualità della facciata. Il tetto di copertura, il coronamento su la via Santa Maria di Gesù, è stato pensato a falde inclinate e sarà in parte realizzato, dove c’è la terrazza del terzo livello, con capriate di ferro e dove c’è la copertura piana del quarto livello, con una struttura di forati,coppelle etc il tutto ricoperto da un’adeguata coibentazione e impermeabilizzazione in lastre di rame del tipo Ondulit. A Piano terra il prospetto presenta una parte basamentale in cui vi è una lieve rientranza realizzata in acciaio corten che ne indirizza i movimenti e stabilisce il contatto ed il legame con il luogo. Le nuove aperture a vetro,infatti, indicano e svelano gli spazi interni e le loro funzioni : a sinistra si entra per visitare il mercatino etnico, al centro si entra nell’atrio dell’edificio e a destra in un locale adibito a lavanderia. Tutto il rivestimento esterno dell’immobile è costituito da una coibentazione a “ cappotto”, importante per il risparmio energetico e completato da uno strato di finitura di colore bianco. Questo tipo di coibentazione consente di eliminare i ponti termici e i fenomeni di condensazione del vapor d’acqua, migliora l’inerzia termica dell’edificio ed aumenta la temperatura superficiale degli strati costituenti la struttura edilizia. L’organizzazione spaziale e funzionale, del centro di accoglienza è la seguente e si basa,come già detto, su precise scelte che hanno cercato di coniugare il “carattere” fisico dell’organismo edilizio con le nuove funzioni a cui dovrà assolvere. La prima. L’ubicazione della sala espositiva e del mercatino etnico a piano terra, nella parte dell’edificio di più antica costruzione. Cosicché possa avere un’autonoma fruizione direttamente dall’esterno, dalla strada, dove già esiste un ingresso. A tal fine i vani sono stati resi tutti passanti, aprendo dei varchi ed eliminando gli infissi delle porte. L’esistente scala è stata tolta per ragioni di sicurezza contro gli incendi ed è stata spostata all’esterno, in posizione baricentrica all’intero organismo edilizio e serve da collegamento con i piani superiore. Essa verrà realizzata con una nuova struttura in ferro ed è chiusa da un idoneo rivestimento coibentato. Il vano così risulta compartimentato da porte REI 120 e a prova di fumo. In una stanza più prossima all’ingresso principale del Centro, sono stati ricavati due bagni di cui uno è per i disabili. Oltre l’ingresso dalla via S.M.di Gesù per ragioni di sicurezza per l’attività del mercatino è stato previsto un altro ingresso che dà sul cortile interno lato Ovest. Sempre a piano terra trova ubicazione la lavanderia, da cui si potrà accedere dalla strada, cosicché possa servire, com’è previsto, anche un’utenza esterna. La seconda. L’ubicazione delle attività di formazione e di apprendistato (aule e laboratori) al piano terra, nella parte più interna a Ovest, con spazi a stretto contatto tra loro, per un uso più libero e adattabile nel tempo a nuove esigenze. Assieme ai laboratori trovano posto alche due grandi aule per la didattica e per le riunioni. La continuità interna esterna è garantita, dalle ampie finestrature poste lungo le pareti perimetrali e dai balconi che danno sul cortile interno. La terza. L’ubicazione della zona notte, le stanze da letto, per i maschi e per le donne, in spazi più appartati, al primo e al secondo piano, con una capacità di 45 letti per piano. In ogni piano, oltre ai servizi igienici nelle quantità di legge, sono stati ricavati una stanza per gli assistenti un atriosoggiorno, in posizione centrale e in prossimità dei collegamenti verticali. I bagni sono in comune assieme alle docce e sono organizzati lungo il lato nord-Ovest dell’edificio, in un numero previsto per legge. Le gallerie a sud, attualmente chiuse a vetri, dovranno essere liberate da tali strutture, per assicurare aerazione diretta e illuminazione naturale alle stanze che vi si affacciano, e per poterle utilizzare come balconi, dove poter sostare e coltivare piante in vaso. La quarta. L’ubicazione della sala da pranzo e della cucina all’ultimo piano, perché meglio disimpegnati e perché dalla terrazza si scorge il bel panorama verso la città antica e la campagna. Parte della terrazza per ragioni di funzionalità verrà coperta ,come già si è detto, con una struttura di copertura leggera a falde inclinate. L’innesto di questa nuova struttura darà al fronte sulla Via Santa Maria di Gesù una continuità di prospetto, pur nella diversità dell’impaginato e dei materiali. La sala da pranzo è stata ubicata all’interno dell’attuale piano esistente e potrà ospitare circa 45 posti a sedere ed è dotata di servizi igienici anche per i disabili. La cucina è ampia, ed è completata, funzionalmente, dalla dispensa e dagli spogliatoi per il personale. La parte di terrazza non coperta potrà ospitare sedute e strutture leggere per fare ombra, oltre che piante in vaso. I collegamenti verticali,come già detto, tra i diversi livelli saranno assicurati da due scale compartimentati con funzione di scala d’emergenza e un capiente ascensore. Tutti i collegamenti verticali sono garantiti da due scale compartimentati e da un vano ascensore antincendio posto anch’esso in posizione baricentrica rispetto alle diverse attività svolte all’interno dello stabile. Dalla scala posta a Ovest si accede anche ai vani tecnici del piano seminterrato. Tutti gli spazi, ad eccezione di alcune aree come i ripostigli , depositi e i bagni, hanno un pavimento in gres porcellanato, così da dare continuità e omogeneità all’intero complesso, mentre tutti gli altri servizi igenico-sanitari avranno un pavimento in ceramica ,mentre per la cucina è stato previsto un pavimento in clinker. Tutti i percorsi sono accessibili e praticabili dai disabili in carrozzella.

Francesco Sagone — Recupero dell’ex casa delle fanciulle

Francesco Sagone — Recupero dell’ex casa delle fanciulle

Francesco Sagone — Recupero dell’ex casa delle fanciulle

Francesco Sagone — Recupero dell’ex casa delle fanciulle

Francesco Sagone — Recupero dell’ex casa delle fanciulle

Francesco Sagone — Recupero dell’ex casa delle fanciulle

Francesco Sagone — Recupero dell’ex casa delle fanciulle

Francesco Sagone — Recupero dell’ex casa delle fanciulle

Francesco Sagone — Recupero dell’ex casa delle fanciulle

Francesco Sagone — Recupero dell’ex casa delle fanciulle

Ampliamento Cimitero della Misericordia di Campi Bisenzio - Sara Breschi, Lorenzo Antinori, Nico Fedi, Paolo Oliveri

$
0
0

Dal concept al Masterplan

Sara Breschi, Lorenzo Antinori, Nico Fedi, Paolo Oliveri — Ampliamento Cimitero della Misericordia di Campi Bisenzio

La soluzione di progetto qui proposta delinea alcune strategie principali di intervento derivate dalla prima fase del concept:

  1. Creazione di un parco cimiteriale integrato
  2. Sviluppo di un sistema modulare per la costruzione dei principali volumi, con possibilità di cadenzare l’intervento in più fasi e dai costi contenuti
  3. La creazione di più piani, funzionali e di percorrenza che si intrecciano eliminando ogni barriera architettonica
  4. Modulare uno spazio fortemente simbolico e di raccoglimento

L’idea di progetto nasce da due dinamiche convergenti. La prima è un segno : lo sviluppo del complesso cimiteriale che segue un movimento decrescente lungo un asintoto nella direzione della strada principale. La seconda è il movimento del verde che converge e si integra con gli edifici formando un secondo asintoto speculare al primo. Il terreno viene coinvolto da questo processo e modellato da uno scavo graduale che va in incontro al parco fino a sovrapporsi ad esso. Questa sottrazione dal piano di campagna marca la separazione simbolica tra la città dei morti e i percorsi dei vivi che l’attraversano. I loculi e gli ossari diventano parte dell’architettura. Sono come enormi blocchi di pietra che scandiscono lo spazio e formano lunghe fosse in cui i sepolti riposano in pace. Il percorso dei vivi attraversa il parco rimanendo sopraelevato, in rispetto al suo spazio e al silenzio, al dolore e alla contemplazione. Dove incrocia i volumi dei tumuli, questi gli lasciano il passo ritirandosi solo quel tanto che basta per lasciarlo passare. Il visitatore si trova immerso in un mondo simbolico che è un teatro per il ricordo dei propri cari, per la contemplazione dei valori della vita e del richiamo a quelli della tradizione cattolica. Il punto dove i due asintoti si incrociano è il fulcro del sistema parco. E’ in questo preciso punto che avviene l’ingresso al piano della memoria. L’intersezione centrale dell’impianto si richiama alla croce latina e a quello tradizionale dei complessi cimiteriali della Misericordia.

Il parco cimiteriale si sviluppa dal fronte stradale e si insinua progressivamente nel cimitero. Il verde, che comprende un sistema di alberature e arbusti studiati in dettaglio nella sezione C, abbraccia il costruito e delimita il nuovo dall’attuale complesso cimiteriale. La scansione regolare dell’intervento è ordita secondo direttrici ortogonali ai loggiati del cimitero esistente. E’ uno dei principali richiami e riferimenti al contesto che circonda l’intervento. Queste linee diventano gli stretti volumi degli ossari e dei tumoli nonché gli edifici del crematorio e delle principali funzioni indicate dalla committenza. L’assetto generale come già accennato è relativamente semplice, assialmente definito da due direttrici principali a croce latina, ortogonali l’una con l’altra. Questa disposizione, oltre a marcarne la valenza simbolica, consente al complesso di poter essere costruito per fasi secondo la necessità. Elemento non secondario è l’ideazione di un sistema modulare, anche espandibile in altezza che contiene un dato numero di tumuli e ossarini. Il modulo ha una sua struttura indipendente prefabbricata in cemento per una facile posa in opera e dal basso costo a forma di T, calibrata secondo le misure del modulo di un ossarino e di un tumulo. 80×80 x 225 e 40×40 x 75. L’indicazione di progetto consente un ampio margine di flessibilità sull’ordine temporale degli edifici.

La soluzione qui proposta è stata pensata e articolati nelle seguenti fasi:

  1. Creazione dello scavo nel terreno per le sepolture
  2. Costruzione dell’assetto cruciforme comprendente, il primo braccio sul lato stradale, il volume centrale, con gli accessi al piano delle sepolture e la possibilità di costruire altri edifici come quello del marmista e del deposito o del forno crematorio.
  3. Tutto lo sviluppo successivo avviene a completamento di questo assetto senza bisogno di particolari altri interventi e che raggiunge le cifre di massima date dalla committenza.

Il progetto architettonico

Distribuzione funzionale

Lo spazio è organizzato attraverso un gioco di scansioni di piani, vuoti, elementi vegetali, e volumi che ha come asse il percorso di attraversamento principale che conduce dal nuovo ingresso, localizzato circa a metà del lotto all’edificio, al crematorio, e alla stretta piazza tra questo e il volume posto a chiusura del lotto edificabile. L’area è stata recintata chiudendola con un muro che si ricollega all’attuale cancello di ingresso alla strada sterrata che viene mantenuta e che così segna la linea di demarcazione tra l’intervento e il cimitero preesistente. Questo percorso costituisce anche l’accesso carrabile al progetto, agli automezzi di servizio al parco o di eventuali carri funebri per il trasporto delle salme. Gli altri tre accessi sono prevalentemente pedonali e riservati ai visitatori e agli addetti alla manutenzione. Il primo taglia il complesso in due e si mantiene al livello del piano di campagna, gli altri due costeggiano l’area infossata centrale, consentendo l’accesso alle cappelle gentilizie e l’altro allo spazio dedicato alla dispersione delle ceneri. Tutti e tre confluiscono nell’edificio che contiene il crematorio e altri spazi più pubblici come uffici e spazio ristoro e relax. Le percorrenze completano quelle già esistenti e conducono nel cimitero vecchio, e da questo al nuovo. Le barriere architettoniche sono state completamente eliminate, prediligendo rampe e facilitando l’accessibilità ai piani diversi del complesso. Inoltre tra i due blocchi a chiusura, la piazza stretta e lunga, affacciata sull’area dello spargimento delle ceneri, consente la movimentazione di mezzi di servizio e di manutenzione. La differenza di quota del piano di accesso alle sepolture interrate è colmata attraverso un sistema di rampe che segue l’andamento del terreno la cui pendenza è del 5%.

L’area infossata è uno spazio monumentale, caratterizzato dalla scansione dei volumi alti e stretti dei tumuli. Questi blocchi sono scavati in alcuni punti e oltre a contenere ai lati gli ossarini funzionano come punti di sosta e di attraversamento. La copertura sporgente copre i percorsi che vi si ramificano intorno proteggendo il visitatore dalle intemperie. La disposizione irregolare e sfalsata dei moduli e dei macromoduli risponde all’esigenza di creare spazi tra loro comunicanti ma divisi che ritagliano ambiti più raccolti e privati. L’altra costante presenza è quella del verde. La disposizione degli sterrati e quella dei percorsi è ordita secondo la trama del tessuto erboso e arbustivo. Le alberature che circondano l’area, seguendo lo schema di decrescita indicato nel concept convergono anch’esse al centro. Il verde è un sistema studiato appositamente per il sito e lavora insieme all’architettura nel modellare simbolicamente lo spazio, per esempio, specie arbustive come la salvia e la lavanda, i cui fiori si presentano di colore viola, rimandano al colore simbolico del mistero della morte della tradizione cattolica.

Le funzioni previste nella proposta rispondono alle richieste della committenza e sono state disposte per massimizzarne la fruibilità e l’accessibilità. Il primo blocco funziona come un ingresso. Viene ricompreso nel muro perimetrale e comprende due ambienti separati dal percorso principale: un locale più piccolo in testa per l’accoglienza e la guardiania e uno per il fiorista, facilmente raggiungibile e utilizzabile dall’utenza. Il percorso centrale conduce attraverso il cimitero fino al grande blocco crematorio su due piani al cui interno troviamo: al piano superiore gli uffici e i locali di servizio agli addetti al crematorio, nonché vani tecnici e l’impianto per lo smaltimento dei fumi; al piano terra i locali per la ricezione delle salme, il locale del forno crematorio, la sala del commiato e del saluto, una hall di ingresso in corrispondenza del percorso, servizi igienici e di ristoro e una grande sala aperta sulla corte dove avviene lo spargimento delle ceneri che è racchiusa tra due edifici e è progettata come una grande corte esterna. Tra l’edificio crematorio e quello successivo si inserisce il verde, uno spazio lasciato in previsione dell’espansione delle sepolture interrate e la piazza pavimentata che, come detto, funziona da connettore dei flussi dei visitatori e da spazio di movimentazione e disimpegno funzionale. L’ultimo blocca ospita i locali del marmista, dell’eventuale secondo fiorista e un ampio magazzino per attrezzature e materiale vario. Le cappelle gentilizie sono invece disposte lungo il percorso cerniera e scandite secondo l’orditura dei blocchi del piano delle sepolture. Anche loro sono circondate dal verde e dalle sepolture interrate.

Caratteri architettonici

I blocchi dell’area cimiteriale hanno una struttura in cemento armato a forma di T. Esse contengono 25 tumoli disposti in altezza su di un quadrato 5×5 e da 60 ossari disposti sempre in altezza su di un quadrato 6×10. Questo moduli è poi ripetuto e disposto alternando vuoti e pieni, percorsi e zone verdi. La modularità dei volumi è marcata ancora più nettamente dalla scansione sui prospetti delle lastre quadrate dei tumuli e degli ossarini. L’ambiente è dunque caratterizzato da questi lunghi prospetti intervallati da pieni e vuoti, dalla disposizione irregolare del verde, dalle lunghe file degli sterri. Lo spazio che ne risulta è fortemente protetto, scavato nel terreno. La copertura sporgente dei volumi è parte di questo sistema. Serve a proteggere il visitatore e le sepolture e a ribattere le percorrenze in verticale marcando il senso di percorrenza. Le cappelle gentilizie sono anch’esse modulari e in cemento armato. Ogni cappella contiene lo spazio per otto sepolture. Il volume del crematorio chiude il sistema del cimitero. Si presenta come un corpo massivo in cemento armato faccia a vista le cui pareti si trovano aperture di forma quadrata, disposte irregolarmente lungo i prospetti. Alcune di queste sono finestre che si affacciano sugli spazi interni, mentre altre sono semplici bassorilievi nel cemento. Il lato verso il cimitero è quasi completamente chiuso ad eccezione della sola apertura dell’ampiezza del percorso principale che attraversa il volume. Dello stesso carattere è il prospetto dell’edificio del marmista, fioraio e deposito. Il luogo per lo spargimento delle ceneri è una corte / giardino aperta, delimitata da un muro in cemento, da uno specchio d’acqua e da una quinta di cipressi che garantiscono protezione e intimità.

Lo spazio poi è ulteriormente arricchito dalla presenza di sculture e opere d’arte dell’artista Cristina Iglesias collocati negli spazi svuotati dei volumi delle sepolture e negli spazi a prato circostanti.

Soluzioni tecnologiche, energetiche e ambientali

Materiali

La soluzione tecnologica ritenuta più idonea è quella per i volumi di una struttura portante in cemento armato prefabbricato. La prefabbricazione riduce notevolmente i costi e velocizza la cantierizzazione dei lavori. Inoltre è pensata per essere modulare ed essere combinata, come già spiegato, al modulo originario del tumolo. Questo macromodulo è facilmente ripetibile e costruibile separatamente, questo sempre nell’ottica della costruzione del cimitero in più fasi. La sostenibilità o meno di un’opera infatti non è solo quella della scelta del materiale, ma di come esso viene declinato con efficacia. Il cemento armato permette in questa soluzione di realizzare in relativa economia le opere di scavo e la struttura degli edifici e di creare un solido involucro autoportante per progettare sia la struttura delle tumulazioni che quello degli edifici. Le fondazioni scelte non sono quelle tradizionali a travi rovesce o a platea ma quella a pali. Le problematiche legate al tipo di terreno e alla pericolosità idraulica dell’acqua di falda poco al di sotto della superficie impongono questo particolare tipo di fondazione oltre a prevedere la costruzione di una piscina per isolare l’area riservata alle sepolture a terra.

Verde

Come evidenziato nel concept anche il verde è stato progettato per integrarsi con l’architettura. Qui di seguito sono riportate le essenze ritenute idonee sia alla proposta che alla zona climatica toscana. Le principali alberature sono state disposte a decrescere dal fronte stradale mentre gli arbusti, posizionati anche nel piano delle sepolture, sono stati scelti per permeare lo spazio con profumi e colori diversi lungo i percorsi. Gli elementi vegetali movimentano così quelli inanimati e immobili.

Elenco essenze principali

_ Alberi a foglia persistente

Taxus baccata Laurus nobilis Quercus ilex Cupressus sempervirens

_ Alberi a foglia caduca

Quercus robur pyramidalis Carpinus betulus fastigiata

_ Arbusti a foglia persistente

Teucrium fruticans Nerium oleander Viburnum tinus Evonimus yaponicus Salvia officinalis Lavandula

_ Arbusti a foglia caduca

Punica granatum Spiraea van houttei Cornus sanguinea Weigelia florida

Sostenibilità e uso di energie rinnovabili

Questa proposta affronta la possibilità di utilizzare:

  1. un sistema di ventilazione meccanica controllata con recuperatore di calore
  2. l’installazione di un impianto a pannelli radianti a pavimento alimentato da pompa di calore.
  3. pannelli solari

Il sistema di ventilazione meccanico garantisce il corretto ricambio dell’aria negli ambienti. In questo tipo di impianti la portata d’aria viene garantita tramite l’utilizzo di uno o più ventilatori e permette di ottenere considerevoli vantaggi: partendo dosaggi calibrati dell’aria di rinnovo, il controllo delle correnti d’aria, l’assenza di rumori esterni e limitazione di rumori interni, il controllo sulla qualità dell’aria interna, il contenimento delle dispersioni termiche, la possibilità di recupero energetico tramite scambiatori di calore nonché il minimizzo di cavedi tecnici. Per i locali del marmista si aggiunge l’installazione di un impianto di aspirazione forzata dell’aria centralizzato. Associata alla ventilazione meccanica controllato è opportuno utilizzare un recuperatore di calore che provvede all’immissione nell’ambiente da trattare di aria “pulita” e contemporaneamente all’estrazione dell’ambiente stesso dell’aria viziata. I due flussi scambiano calore all’interno della macchina stessa (o meglio all’interno del cuore della macchina stessa, lo scambiatore) così che il flusso più caldo cede parte della sua energia termica a quello più freddo (scambio entalpico che arriva ad un rendimento del 90%). I vantaggi delle unità di recupero calore sono che avendo il doppio flusso rinnovano l’aria dell’ambiente; grazie ai filtri a bordo macchina vengono anche tenuti sotto controllo gli agenti inquinanti introdotto nell’ambiente; pre-raffrescano l’aria di rinnovo recuperando energia termica a costo zero dall’aria estratta, energia che in un impianto di ventilazione senza recupero di calore andrebbe perduta, con conseguente spreco economico e danno ambientale; riducono l’usura delle apparecchiature degli impianti termotecnici; nel tempo l’impianto si ripaga gradualmente da solo.

Per capire l’importanza dell’efficienza dello scambiatore di calore, di seguito riportiamo alcuni esempi pratici: Aria esterna nell’edificio: – 5 °C Aria interna nell’edificio: + 20°C Aria immessa tramite lo scambiatore: da determinare

ΔT(teorico) = 20 – (-5) = 25 °C ΔT(reale) = η * (ΔT(teorico)) = η * 25, cioè T aria immessa = * 25 + T aria esterna Uno scambiatore di calore che ha un rendimento = 50% determinerà pertanto una temperatura dell’aria immessa nell’abitazione pari a: T aria immessa nell’edificio = 0.5 * 25 + (-5)= 7.5 °C −> viene immessa aria fredda. Per contro, con uno scambiatore di efficienza η= 80%, sarà: T aria immessa nell’edificio = 0.8 * 25 + (-5) = 15°C. E ancora, se lo scambiatore ha una efficienza η= 90%, si avrà: T aria immessa nell’edificio = 0.9 * 25 + (-5) = 17.5 °C. (η) Generalmente, per un’unità di recupero calore, la definizione di rendimento energetico è intesa come il rapporto tra la differenza reale (ΔT(reale)) e la differenza teorica (ΔT(teorico)) delle temperature delle arie in ingresso ed uscita (supposte le due portate in massa eguali):

η = ΔT(reale)/ΔT(teorico) = (T aria immessa – T aria esterna) (T aria interna – T aria esterna)

La pompa di calore, grazie alla sua capacità di funzionare anche come condizionatore d’aria, rappresenta un mezzo per migliorare il livello di comfort degli ambienti abitativi e di lavoro. Inoltre, costituisce un utile strumento per conseguire significativi risparmi energetici, e quindi economici. Il vantaggio nell’uso della pompa di calore deriva dalla sua capacità di fornire più energia (calore) di quella elettrica impiegata per il suo funzionamento in quanto estrae calore dall’ambiente esterno (aria-acqua). L’efficienza di una pompa di calore è misurata dal coefficiente di prestazione “C.O.P.” che è il rapporto tra energia fornita (calore ceduto al mezzo da riscaldare) ed energia elettrica consumata. Il C.O.P. è variabile a seconda del tipo di pompa di calore e delle condizioni di funzionamento ed ha, in genere, valori prossimi a 3. Questo vuol dire che per 1 kWh di energia elettrica consumato, fornirà 3 kWh (2580 kcal) di calore al mezzo da riscaldare. Il C.O.P. sarà tanto maggiore quanto più bassa è la temperatura a cui il calore viene ceduto (nel condensatore) e quanto più alta quella della sorgente da cui viene assorbito (nell’evaporatore). Al di sotto di una temperatura compresa tra – 2°C e 2°C la pompa di calore si disattiva in quanto le sue prestazioni si ridurrebbero significativamente.

L’impianto solare termico comporta considerevoli riduzioni di combustibili fossili e delle emissioni inquinanti in atmosfera, in particolare CO2. Permetto di evitare l’emissione di oltre 1500 kg di CO2 l’anno rispetto ad uno scaldacqua elettrico. Inoltre questa tecnologia genera un risparmio economico associato al mancato utilizzo di fonti tradizionali di energia quali elettrica o combustibili fossili. Dato che l’irraggiamento solare è soggetto a forti variazioni, si utilizza come parametro significativo per gli impianti solari l’energia incidente sulla superficie captante nell’arco di un anno. L’energia che investe la superficie è, in Italia, variabile tra i 1100 e i 1800 kWh/m2 anno e varia in maniera significativa in base alla latitudine e al posizionamento del pannello. L’energia massima che investe una superficie di 10 m2 di pannelli solari, installata a Firenze, rivolta verso sud e inclinata di 45°: 14 MWh/anno circa 1400 kWh/anno*10m2=14MWh/anno.

scala esterna - arch. lino Procolo D'Isanto

$
0
0

Le opere cui trattasi consistono nella realizzazione di una scala esterna scoperta di collegamento tra il piano di campagna ed il terrazzo di copertura . La stessa (come si evince dagli allegati ) è progettata in aderenza al fronte nord e si articola in due rampe semicircolari intervallate da idonei pianerottoli di pari larghezza, il tutto realizzato in struttura in metallica autonoma, controventata ed ancorata con trasversi alla struttura del fabbricato. I gradini saranno del tipo “grigliato” sagomato ed intelaiato.

arch. lino Procolo D'Isanto — scala esterna

elemento isolato

arch. lino Procolo D'Isanto — scala esterna

Viewing all 11324 articles
Browse latest View live




Latest Images