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LEVERANO HORIZON TOWER - Gejsu Selimi, Dardan Vukaj , Elton Malo , Saimir Vukaj

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LEVERANO HORIZON TOWER The tower is a new attraction point that fit the tradicional with histori. We propose a new point of view that integrate the city skyline as a new structure in Leverano’s landscape. To increase the accessibility we integrate the tower as a part of “passaturi”. The intersection recalls the atmosphere of Leverano streets, with one stairs for entry and one for the exit. The tower give a 360 view and different experiences. We propose using wind energy turbine for electric cars charging and a full energy independence for the tower.

Gejsu Selimi, Dardan Vukaj , Elton Malo , Saimir Vukaj  — LEVERANO HORIZON TOWER

Leverano Horizon Tower

Gejsu Selimi, Dardan Vukaj , Elton Malo , Saimir Vukaj  — LEVERANO HORIZON TOWER

concept

Gejsu Selimi, Dardan Vukaj , Elton Malo , Saimir Vukaj  — LEVERANO HORIZON TOWER

concept

Gejsu Selimi, Dardan Vukaj , Elton Malo , Saimir Vukaj  — LEVERANO HORIZON TOWER

levels

Gejsu Selimi, Dardan Vukaj , Elton Malo , Saimir Vukaj  — LEVERANO HORIZON TOWER

sectons, elevatons

Gejsu Selimi, Dardan Vukaj , Elton Malo , Saimir Vukaj  — LEVERANO HORIZON TOWER

Gejsu Selimi, Dardan Vukaj , Elton Malo , Saimir Vukaj  — LEVERANO HORIZON TOWER

3D views

Gejsu Selimi, Dardan Vukaj , Elton Malo , Saimir Vukaj  — LEVERANO HORIZON TOWER


Appartamento V+N - Luca S. Sisinni

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L’intervento è consistito nel portare a termine un appartamento nel centro antico della città, a lungo rimasto inagibile a seguito di opere di consolidamento statico post sisma anni ‘80.

Luca S. Sisinni — Appartamento V+N

Luca S. Sisinni — Appartamento V+N

Luca S. Sisinni — Appartamento V+N

Luca S. Sisinni — Appartamento V+N

Luca S. Sisinni — Appartamento V+N

Luca S. Sisinni — Appartamento V+N

abitazione unifamiliare - maria claudia di bello, Guido Puchetti

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L’unità immobiliare oggetto d’intervento si trova in pieno centro storico. Eretto nella seconda metà del XIX secolo su preesistenze edilizie, l’edificio si sviluppa su tre livelli fuori terra. Si tratta di una unità centrale di una sequanza di case a schiera, pertanto caratterizzata da due soli affacci liberi, posti in corrispondenza dei lati lunghi. Il progetto ha preso avvio dalla volontà di consentire alla luce naturale di penetrare liberamente negli spazi abitativi. Da segnalare è il nastro di acciaio , che avvolgendo un pilastro a tripla altezza, si piega a costituire una scala a sbalzo di eccezionale leggerezza. La distribuzione degli spazi interni è stata completamente ridisegnata: al piano inferiore è la zona notte con tre stanze da letto e servizi preceduta da uno spazio di accoglienza/relax. Al piano ultimo è l’ampio soggiorno-pranzo, preceduto dalla cucina con affaccio sulla scala ed aperto sull’ameno terrazzo orientato sui campanili del centro storico e sulla splendida vista del golfo.

maria claudia di bello, Guido Puchetti — abitazione unifamiliare

maria claudia di bello, Guido Puchetti — abitazione unifamiliare

maria claudia di bello, Guido Puchetti — abitazione unifamiliare

maria claudia di bello, Guido Puchetti — abitazione unifamiliare

maria claudia di bello, Guido Puchetti — abitazione unifamiliare

maria claudia di bello, Guido Puchetti — abitazione unifamiliare

maria claudia di bello, Guido Puchetti — abitazione unifamiliare

maria claudia di bello, Guido Puchetti — abitazione unifamiliare

maria claudia di bello, Guido Puchetti — abitazione unifamiliare

maria claudia di bello, Guido Puchetti — abitazione unifamiliare

maria claudia di bello, Guido Puchetti — abitazione unifamiliare

maria claudia di bello, Guido Puchetti — abitazione unifamiliare

maria claudia di bello, Guido Puchetti — abitazione unifamiliare

Cappella nel cimitero del Comune di San Ferdinando di Puglia - Nicola Leone, Salvatore Negro, Franco Mazzoccoli, Sofia Zaccaro

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“IDEA PROGETTUALE PER LA REALIZZAZIONE DI UNA CAPPELLA NEL CIMITERO COMUNALE

Nicola Leone, Salvatore Negro, Franco Mazzoccoli, Sofia Zaccaro — Cappella nel cimitero del Comune di San Ferdinando di Puglia

FOTOPIANO

RELAZIONE TECNICA

Nicola Leone, Salvatore Negro, Franco Mazzoccoli, Sofia Zaccaro — Cappella nel cimitero del Comune di San Ferdinando di Puglia

PLANIMETRIA P.T.

La soluzione compositiva adottata per la progettazione della Cappella del cimitero comunale, persegue le linee guida tracciate dall’A.C. di San Ferdinando di puglia nel bando del concorso d’idee; in particolar modo gli obiettivi perseguiti sono stati la rispondenza a esigenze di carattere funzionale e l’adozione di soluzioni efficaci rispetto ai temi della sostenibilità ambientale e della efficienza energetica. Con l’intervento si è voluto porre in rapporto dialettico la monumentalità del cimitero storico con il concetto moderno di cimitero giardino, nello stesso tempo si è conferito all’organismo architettonico, la funzione di fulcro delle attività spirituali, organizzando un sistema complesso di fruizioni, attraverso una nuova confidenza e semplicità di fronte alla morte, ricercando un nuovo equilibrio fra artificialità e naturalità, fra tecnologia e simbolismo emotivo e consolatorio, di una dialettica fra morte e vita che non può essere quella dell’ombra e del nulla, ma quella di un contrasto fra chiuso e aperto, fra vuoto e pieno, fra interno ed esterno, fra ombra e luce.

Nicola Leone, Salvatore Negro, Franco Mazzoccoli, Sofia Zaccaro — Cappella nel cimitero del Comune di San Ferdinando di Puglia

PLANIMETRIA COPERTURE

Uno dei principi progettuali è stato quello della non accettazione del tipo tradizionale del campo racchiuso, ma quella di utilizzare una forma tipologica aperta, simmetricamente impostata sull’asse mediano (Est-Ovest) tra Viale delle Mimose e Viale delle Margherite, manifestazione di una volontà d’ordine, in opposizione alla disordinata casualità, in grado di rappresentare e valorizzare l’identità’ e la creatività del luogo.

Nicola Leone, Salvatore Negro, Franco Mazzoccoli, Sofia Zaccaro — Cappella nel cimitero del Comune di San Ferdinando di Puglia

PROSPETTO

L’area d’intervento si configura con un trapezio irregolare, delimitato dai quattro viali; a Nord Viale delle Margherite, a Est Viale del Giaggioli, a Ovest Viale delle Mimose e a Sud Viale dei Garofani. Da un punto di vista compositivo, l’organismo edilizio si presenta semplice e d’immediata percezione, l’asse mediano del trapezio, orientato secondo la direttrice Est-Ovest, funge da riferimento ordinatore per l’impianto planimetrico, e diventa asse di simmetria e di equilibrio, capace di conferire all’intera area un assetto di unitarietà formale e funzionale.

Nicola Leone, Salvatore Negro, Franco Mazzoccoli, Sofia Zaccaro — Cappella nel cimitero del Comune di San Ferdinando di Puglia

SCHIZZO PROSPETTICO

Nella composizione generale del progetto risultano fondamentali gli elementi naturalistici (cipressi, acqua, prato), che insieme ai diversi elementi architettonici definiscono spazi di memoria collettiva e di compianto individuale.

Nicola Leone, Salvatore Negro, Franco Mazzoccoli, Sofia Zaccaro — Cappella nel cimitero del Comune di San Ferdinando di Puglia

PLASTICO

I corpi edilizi destinati alle tumulazioni, simmetricamente impostati in asse al percorso rettilineo centrale, sono disposti lungo Viale delle Mimose e Viale delle Margherite.

Nicola Leone, Salvatore Negro, Franco Mazzoccoli, Sofia Zaccaro — Cappella nel cimitero del Comune di San Ferdinando di Puglia

PLASTICO

Il percorso centrale (caratterizzato dalla presenza ritmica di colonne a pianta quadrata (40×40 cm) in mattoni crudi, portanti sulle facce laterali corpi illuminanti con LED a basso consumo che segnano delle verticali luminose, ripercorrendo cosi idealmente la navata della chiesa) converge verso un’area destinata alla preghiera, nella quale si ergono un altare e una croce traforata su una stele di cemento, nella cui parte basamentale è inserita una fontana che alimenta un percorso d’acqua con strutture attrezzate per deporre fiori ai propri congiunti, e si chiude prospetticamente sulle strutture curvilinee degli ossari e delle cellette cinerarie. In contrapposizione all’acqua in continuo movimento, posta a simboleggiare lo scorrere della vita, è prevista un’area a prato che simboleggia la quiete eterna.

Nicola Leone, Salvatore Negro, Franco Mazzoccoli, Sofia Zaccaro — Cappella nel cimitero del Comune di San Ferdinando di Puglia

PLASTICO

I corpi edilizi (A e B) sono concepiti come organismi articolati, tenuti insieme dal percorso pedonale centrale. I due corpi “A”, speculari, sono costituiti da una struttura portante in cemento, rivestita su tre lati da mattoni crudi, mentre il fronte che si affaccia sul percorso pedonale, è rivestito in pietra di Apricena e contiene le lapidi, anche esse in pietra di Apricena. Per ogni corpo edilizio “A” sono previste 90 lapidi disposte su cinque file da 18 ciascuna. Tutte le lapidi sono dotate di un punto luce a LED. I caratteri delle lettere e dei numeri, saranno dello stesso tipo, uguali per tutte le lapidi così come lo spazio riservato alle foto. Non sono previsti portafiori, già compresi in strutture apposite lungo il percorso centrale. Ciò consente di facilitare la raccolta dei rifiuti e migliorare la pulizia e la gestione igienico -ambientale del luogo.

Nicola Leone, Salvatore Negro, Franco Mazzoccoli, Sofia Zaccaro — Cappella nel cimitero del Comune di San Ferdinando di Puglia

PLASTICO

Il solaio di copertura dei loculi, sul fronte delle lapidi, sporge di uno sbalzo di metri 1,20, al fine di creare una protezione alle lapidi sottostanti, ed è destinato a tetto giardino.

I corpi “B” raddoppiano la struttura dei corpi “A”, consentendo di utilizzare le due facciate per le lapidi. La loro disposizione non più parallela ma divaricata rispetto al percorso centrale, crea uno spazio destinato alla preghiera.

Le coperture dei corpi “B” sono a falda, e accolgono pannelli fotovoltaici. L’inclinazione delle falde determina per ogni facciata un numero diverso di file di lapidi, come si deduce dalla sezione: da un lato quattro file, dall’altro cinque. Per ogni corpo edilizio “B” sono previste quindi 162 lapidi disposte su quattro e cinque file da 18 ciascuna.

La somma complessiva delle lapidi dei corpi “A” e “B”è di 504. L’impostazione progettuale dei corpi di fabbrica, coerentemente inseriti nell’area, è stata impostata avendo come base criteri di chiara individuazione delle funzioni. La spazialità dei percorsi di utilizzo risulta, nel progetto, facilmente individuabile e risolta in funzione dell’abbattimento delle barriere architettoniche, inoltre, sono stati adoperati accorgimenti necessari per il contenimento dei consumi energetici, mediante l’uso di materiali e soluzioni tecnologiche e impiantistiche tali da consentire il massimo risparmio energetico e gestionale.

Si prevede anche, un sistema di convogliamento e raccolta delle acque piovane, in un apposita cisterna interrata che mediante un impianto di sollevamento provvederà ad alimentare il sistema idrico di innaffiamento delle aree a verde.

L’impianto elettrico di illuminazione sarà alimentato da pannelli fotovoltaici ubicati sulle coperture dei due corpi edilizi “B” e saranno previsti anche sistemi di illuminazione a LED, a basso consumo, che consentiranno notevoli risparmi energetici.

The mantle of sustainability - Alfio Fabio Finocchiaro, Umberto Rodonò, Delia Lupica, Gianluca Rodonò, Valeria Di Marco

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Il tema concorsuale è quello di avviare un ambizioso progetto architettonico, che apre una strada verso uno sviluppo amichevole nei riguardi dell’ambiente, partendo dalle volumetrie stereometricamente esatte dei corpi di fabbrica della ex sede del Ministero delle Finanze in Roma EUR. La “struttura concettuale” proposta, ideata per risparmiare energia e materia, si preoccupa del benessere dei suoi abitanti, temporanei e non, facendogli vivere un’esperienza che possa costituire un esempio come modello comportamentale per l’approccio verso i temi attuali del riuso e della sostenibilità ambientale. Architectural Generation and (EU)Regeneration. Gli edifici che furono la sede del Ministero delle Finanze, costituiscono un esempio significativo nel panorama architettonico moderno di Roma. La loro ideazione e realizzazione, avvenuta tra il 1957 e il 1961 ad opera dell’architetto Cesare Ligini, ha contribuito a delineare i tratti salienti di quella fase sperimentale che negli anni ’50 ha coinvolto il settore dell’edilizia nei campi di applicazione dell’allora tecniche costruttive innovative e nella creazione di oggetti architettonici dal forte valore simbolico. In questo humus si sviluppa la standardizzazione, la produzione seriale dei componenti, con conseguenti ripercussioni sull’organizzazione degli spazi interni e delle partiture esterne degli organismi edilizi. L’adozione di una regola che si basa su una maglia modulare conduce a organizzazioni compositive semplici e funzionali (razionali). Il tempo ci ha fatto capire la reale efficacia di alcune delle soluzioni adottate sia in termini di flessibilità funzionale sia alla luce delle istanze in materia di sostenibilità ambientale. Il complesso edilizio in questione ha, per genesi, una impostazione modulare e l’idea è quella di rispettare questa “vocazione”. Questa naturale e presente tendenza alla modularità preme verso un confronto sui temi della standardizzazione in edilizia che possono essere oggi re-interpretati e rivisti in chiave di sostenibilità edilizia, con implicazioni di intercambiabilità, varietà, flessibilità funzionali e nuove possibilità espressive.

Alfio Fabio Finocchiaro, Umberto Rodonò, Delia Lupica, Gianluca Rodonò, Valeria Di Marco — The mantle of sustainability

Considerazioni compositive. Implicazioni relative alle variate condizioni fisiche dell’ambiente circostante l’area di progetto, conducono ad una profonda riflessione sulla qualità e quantità della masse in gioco del complesso edilizio. I diversi tentativi per soddisfare i sottostanti requisiti richiesti dal bando: ... garantire un’immagine unitaria del complesso, che dovrà essere riconoscibile e rappresentativo dei caratteri dominanti e ciò anche in rapporto agli elementi di altissimo valore architettonico che interagiranno con le nuove costruzioni …. .... altezza, numero di piani e numero di edifici non possono essere modificati … hanno evidenziato una difficile conciliabilità tra i due suddetti requisiti. Persuasi della maggiore rilevanza del primo requisito, si è ritenuto di derogare da un eccessivo rigore nel rispetto del secondo requisito. La scelta di una ricomposizione volumetrica ha come obiettivo: scomporre l’immagine non dialogante con il costruendo centro congressi e realizzare un elemento unitario di contrappunto, e recuperare il rapporto tra le torri, i corpi di fabbrica bassi e la scala pedonale. Da attente analisi e riflessioni su quel che concerne gli equilibri tra le masse in gioco, la possibilità visuali da e verso il complesso e da e verso la nuova presenza del nuovo centro congressi (Fuksas), scaturisce l’idea di re-distribuire le masse stabilendo così una gerarchia al fine di costruire una percezione dinamica del nuovo. Così gli edifici in questione vengono ridimensionati: Edificio numero 1. A nuova destinazione d’uso Hotel viene mantenuto inalterato nella sua consistenza volumetrica. In sommità viene però aggiunto un livello ad uso tecnico e un’alta serra bioclimatica al fine di caratterizzare la torre e costituire così l’edificio, attualmente, più alto dell’EUR, il faro verso dove guardare da fuori il quartiere per orientarsi e, quello da dove affacciarsi per poter godere delle visuali paesaggistiche migliori; Edificio numero 2. Il corpo di fabbrica che ha come nuova destinazione d’uso Shopping Mall mantiene il volume originario. In parte della copertura viene aggiunta una serra bioclimatica, la restante parte viene trattata a tetto giardino; Edificio numero 3. Destinato a Hotel, l’edificio viene abbassato di tre livelli, per aprire la visuale della torre 1 e del retrostante hotel Lama; Edificio numero 4. Questa torre, destinata anch’essa ad Hotel viene abbassata di ulteriori 3 elevazioni rispetto all’edificio numero 3 con le stesse motivazioni e intenti. Edificio numero 5. Destinato ad uffici. L’attuale lunga cortina viene interrotta in corrispondenza dell’intersezione con l’edificio 4. L’edificio si divide così in due parti: la parte a Sud viene abbassato di un livello mentre quella a nord viene sollevata di uno, in modo da ottenere una differenza, tra i due corpi di fabbrica, di due elevazioni.

Alfio Fabio Finocchiaro, Umberto Rodonò, Delia Lupica, Gianluca Rodonò, Valeria Di Marco — The mantle of sustainability

Soluzione formale per l’involucro. L’idea che sta alla base del concept prende spunto dallo stato attuale in cui versano gli edifici oggetto della competizione e dalla volontà di voler raggiungere una immagine unitaria dell’architettura che si viene a formare. L’unitarietà viene ottenuta utilizzando cinque fasce, nella direzione nord-sud, che rivestono gli spazi e i volumi in questione stabilendo, di volta in volta, risultati estetici diversi in funzione dei diversi usi. Così, trovano posto, sotto questo mantello, nuovi volumi che pareggiano, per quantità, quelli precedentemente sottratti. Tali volumi contengono ambienti di relazione tra i vari corpi di fabbrica del complesso edilizio, al fine di conferire unitarietà dal punto di vista funzionale. Fascia 1. Da nord a sud, la fascia contiene una spazio verde ad uso pubblico, l’involucro poi si solleva per proteggere parte del centro commerciale e individuare sotto di esso e sopra il centro commerciale una serra. Fascia 2. L’involucro avvolge la torre numero 1 per poi adagiarsi, come pergolato sulla copertura della restante parte del centro commerciale. Fascia 3. L’involucro si mantiene orizzontale alla quota di 5 m dal livello strada fino ad incontrare la torre numero 3 per esservi modellato. Sotto la parte orizzontale trova posto la Hall dell’albergo, baricentro geometrico e funzionale dei corpi di fabbrica adibiti ad hotel. Fascia 4. A nord un nuovo bosco ad uso pubblico raddoppia la sua presenza attraverso la riflessione sul prospetto specchiato dell’hotel “Lama”. L’involucro avvolge l’edificio numero 4 che si allunga verso ovest, attenuando l’immagine estetica di torre. A sud, l’involucro arrivato a terra si rialza secondo un piano inclinato con lieve pendenza (6%) che sfora il confine del lotto per inglobare e riattivare la stazione della metropolitana. Sotto il piano inclinato, trovano posto tre livelli ipogei di garage, a servizio del pubblico e di chi lavora nel complesso, zone di carico per gli approvvigionamenti esterni, il servizio car-sharing con parcheggio e torrette di ricarica per le auto elettriche e il bike-sharing. Sopra un’altro bosco artificiale ed uno spazio per manifestazioni pubbliche all’aperto. Fascia 5. Avvolge i due corpi di fabbrica destinati ad uffici incorporando un’attraversamento al lotto da viale Boston.

Alfio Fabio Finocchiaro, Umberto Rodonò, Delia Lupica, Gianluca Rodonò, Valeria Di Marco — The mantle of sustainability

Soluzione tecnologica dell’involucro – Bioclimatica dell’edificio e sostenibilità ambientale. La scelta compositiva per dare uniformità architettonica è quella di dotare il complesso edilizio di un mantello tecnologico, disimpegnato dalle strutture esistenti, che costituisce una pelle attrezzabile con dotazioni per l’involucro. Tali dotazioni dipendono dalle esposizioni, dalle esigenze funzionali e dalle diverse prestazioni richieste per l’interfaccia interno-esterno. Tutto muove dall’individuazione e dal riconoscimento di una regola, una maglia scozzese regolatrice dello spazio che coniuga, dimensionalmente, i corpi di fabbrica esistenti tra loro e gli spazi esterni. I campi più stretti di questa maglia sono i luoghi deputati a essere impegnati dalle componenti strutturali del mantello al fine di renderlo strutturalmente indipendente dagli scheletri portanti degli edifici esistenti. Le componenti strutturali del mantello, realizzate in legno lamellare, principali, verticali e orizzontali nella direzione nord-sud e secondarie, di collegamento tra i vari nastri e i corpi di fabbrica, costituiscono il graticcio del mantello che va completato, in base alle esigenze funzionali, da altre componenti che sono: la passerella di servizio, le serre solari e pannelli solari, i giardini pensili, i terrazzi e i giardini d’inverno. Nella frontiera tra il “mantello” e i corpi di fabbrica esistenti viene apposto l’involucro degli edifici, realizzato in legno e vetro. La regolazione di temperatura e umidità all’interno degli ambienti di vita avviene in modo passivo attraverso le dotazioni bioclimatiche dell’involucro. Lo schema di funzionamento, valido per tutte le stagioni, prevede di prelevare aria dall’esterno che passando per condotte ipogee, viene immessa all’interno degli ambienti. Questo schema vuole rendere la temperatura interna degli edifici come quella del sottosuolo che è pressoché costante durante tutto l’anno (circa 18 °C). Il mezzo che si usa per estrarre o immettere calore è l’aria. immissione: l’aria viene costantemente prelevata dall’esterno attraverso delle torri del vento che sono poste in corrispondenza dei tre edifici più alti. In sommità tali edifici sono dotati di canali orizzontali ad anello dotati di serrande che vengono azionate al variare della direzione del vento nelle diverse stagioni. L’aria, captata dai canali orizzontali viene convogliata attraverso le torri del vento ed immessa nel sottosuolo. condizionamento: i canali di adduzione immettono l’aria prelevata dall’esterno in un collettore che si allunga nel sottosuolo, in corrispondenza del bosco di nord, al fine di aumentare la superficie scambiante. Qui l’aria esterna si arricchisce di calore (inverno) o s’impoverisce (estate), mentre l’umidità viene passivamente regolata dai materiali con cui sono realizzate tali condotte sotterranee. Manufatti massivi di argilla costituiscono l’involucro interno di questi grossi cunicoli, hanno la proprietà di arricchire di umidità l’aria troppo secca o estrarne quella in eccesso quando è troppo umida. utilizzo: l’aria così trattata, attraverso collettori e canali con diramazioni verticali a pettine viene immessa all’interno delle stanze e degli ambienti interni. L’aria, oltre essere usata dagli abitanti, sottrae o cede calore alle grosse masse termiche che già esistono negli edifici: setti murari, solai in calcestruzzo, nuove masse termiche (tramezzature realizzate con materiali dotati di grande inerzia termica rifinite con intonaci d’argilla per la regolazione continua e passiva dell’umidità) e materiali a cambiamento di fase. estrazione: una volta utilizzata, l’aria viene estratta attraverso canali collegati e mantenuti in depressione da camini di estrazione, posti sulle coperture degli edifici, a funzionamento solare nel caso diurno e a vento nel caso notturno. In inverno, ad integrare il sistema di ventilazione naturale contribuisce una delle dotazioni bioclimatiche dell’involucro: la serra solare. E’ un elemento scatolare montato nelle facciate esposte a sud con pannello scaldante rivolto al sole. Tale dispositivo capta aria dall’esterno che viene scaldata e, attraverso tubazioni trasversali all’edificio, viene convogliata negli ambienti esposti a nord al fine di diminuire il discomfort termico tra le due opposte esposizioni. Questo a garantire un livello pressoché costante di temperatura per tutta la profondità del corpo di fabbrica. Per migliorare le condizioni termiche degli edifici, i sistemi passivi saranno integrati con pavimenti radianti. Essi utilizzano come fluido l’acqua riscaldata o raffreddata con macchine ad assorbimento che utilizzano il calore dei pannelli solari termici come fonte principale per l’ottenimento del caldo o del freddo. Nelle giornate buie, queste macchine sono alimentate a gas o con fonti rinnovabili (legno da boschi cedui, pellet). La stratificazione del mantello prevede lo strato destinato a contenere la parte strutturale, una passerella di servizio (larga 60 cm) con funzione di frangisole orizzontale, la serra solare o i pannelli per il solare termico (nei prospetti a sud), i giardini pensili che hanno la funzione di attenuare l’irraggiamento solare e influenzare il clima (renderlo più temperato) in prossimità dell’involucro. Al loro posto, al variare delle esigenze funzionali, possono montarsi terrazzi e serre verdi bioclimatiche per ampliare stanze e dotarle di ambienti che stanno sulla frontiera dell’edificio. L’involucro e costituito da intelaiature in legno e specchiature in vetrocamera basso-emissivo, per gli infissi mobili e fissi, e specchiature opache, attraverso la tecnologia della facciata ventilata, con pannelli di agglomerato di legno riciclato e superficie esterna in elementi di terracotta. Per quanto concerne le superfici di involucro esposte ad est e ad ovest, cioè le esposizioni ortogonali al mantello, esse sono, generalmente, dotate di schermi, frangisole verticali. Le varie tipologie di queste schermature dipendono dal tipo di funzioni presenti negli ambienti con tali esposizioni. La varietà prevede l’utilizzo di semplici reti per gli ambienti comuni o per contenere scale d’emergenza all’esterno degli edifici, fino a sistemi con schermi di elementi di laterizio, orientabili e apribili, per le superfici esterne di stanze e luoghi di rappresentanza.

Alfio Fabio Finocchiaro, Umberto Rodonò, Delia Lupica, Gianluca Rodonò, Valeria Di Marco — The mantle of sustainability

Materiali adottati, tecnologia e energia. I materiali adottati, vogliono essere a basso contenuto ambientale e poco energivori, come si è già accennato, sono: il legno, proveniente da coltivazioni rinnovabili, per quanto concerne la costruzione del mantello, per l’involucro, anche al fine migliorare la qualità termoigrometrica degli ambienti; il legno, proveniente dal riciclo, per i pannelli e le chiusure verticali; l’argilla cruda, per la realizzazione dei canali ipogei di condizionamento e per gli intonaci interni; l’argilla cotta, per le soluzioni estetiche delle facciate opache e degli schermi, anche nel rispetto delle tradizioni locali e nel reperimento dei materiali locali; materiali a cambiamento di fase,(phase change material –PCM) che consentono di immagazzinare energia termica proprio nel passaggio da solido a liquido e viceversa. In particolare le paraffine, sostanze derivate dal petrolio (e oggi tra le più economiche) tra i materiali a cambiamento di fase, risultano molto adatte in quanto hanno temperature di fusione tra i 10 e i 60 gradi, quindi adatte ad applicazioni edilizie nell’impiantistica civile. Pensiamo di usare questi materiali innovativi miscelandoli agli intonaci al fine di assorbire calore in eccesso nelle ore più calde per poi cederlo nelle ore più fresche (sfasamento); Il vetro, per le superfici finestrate e per le serre, come materiale duraturo capace di mantenere inalterata la sua bellezza nel tempo. I componenti edilizi e i semilavorati, verranno posti in opera con tecnologia a secco al fine di rendere le varie parti dell’edificio facilmente manutenibili e disassemblabili alla fine della loro vita utile anche per agevolare il processo di riciclaggio. Per quel che riguarda l’energia l’edificio è pensato per essere passivo ed avere solo piccoli ingressi di energia dall’esterno. In particolare: Calore: è ricavato dal sole e dall’aria e dalla terra e ceduto all’aria e alla terra quando è in eccesso; Elettricità: prodotta dal vento nei camini solari e con pannelli fotovoltaici posti sulle coperture. La giusta attenzione viene posta per il recupero dell’acqua piovana, attraverso le superfici filtranti di coperture, tetti giardino e giardini pensili, accumulata in vasche poste sottoterra e alimentanti il sistema di scarichi dei servizi igienici, l’irrigazione delle superfici a verde, la scorta idrica del sistema antincendio e altri utilizzi in cui non è richiesto l’uso di acqua potabile (come il servizio di lavaggio auto del garage interno dell’hotel). Ridurre le emissioni di CO2, significa utilizzare: materiali come il legno che ha un bilancio di assorbimento durante la sua vita e cessione durante il suo utilizzo pari a zero; materiali poco energivori con emissioni ridotte di CO2 al momento della loro produzione; il verde come superfici di assorbimento per l’anidride carbonica auto elettriche per i mezzi di servizio delle attrezzature ricettive, commerciali e terziarie e per il car-sharing. I benefici sociali saranno attuati in fase di progettazione, di esecuzione e di esercizio. In fase di progettazione la sperimentazione di nuovi componenti e tecnologie con risvolti positivi nei confronti dell’ambiente alimenta una crescita scientifico-culturale verso i temi della sostenibilità. La fase di esecuzione, costituisce il laboratorio pratico per gli attori coinvolti nel processo edilizio. In fase di esercizio, oltre ai risvolti sociali legati alla creazione di nuovi posti di lavoro, alla restituzione al cittadino di spazi ed aree per l’uso pubblico, all’utilizzo di nuovi servizi comuni come il car-sharing e il bike-sharing, l’esempio alimenta una forma educativa nei confronti dei fruitori verso i temi della sostenibilità ambientale.

1994 - Una casa per Mantova - Massimo Sandrinelli, Sergio Leali, Marino Bortolotti

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Il progetto nasce da una idea di città, in cui il monumento e lo spazio da esso determinato si configurano come fatti primari rispetto alla residenza che costituisce il tessuto urbano.

Massimo Sandrinelli, Sergio Leali, Marino Bortolotti — 1994 - Una casa per Mantova

Planimetria generale

Il luogo: - la casa del Mantegna si pone come edificio terminale di un isolato residenziale e, per quanto investita di un valore storico architettonico, mantiene il carattere della residenza; - la Chiesa di S. Sebastiano per la tipologia per cui si ascrive, per il clima storico e teorico a cui fa riferimento, prefigurando lo spazio in cui dovrebbe inserirsi, denuncia l’inadeguatezza dell’intorno attuale; - l’asse viario su cui si affacciano le due architetture, risulta essere uno dei più importanti per Mantova in quanto connette le piazze su cui prospettano gli edifici più rappresentativi della città, quali Palazzo Ducale, il Duomo, il Broletto, S. Andrea, Palazzo Te.

Massimo Sandrinelli, Sergio Leali, Marino Bortolotti — 1994 - Una casa per Mantova

Il contesto urbano

Il progetto: Assumendo questi dati come fondanti il progetto, si è costruito uno spazio collettivo in cui la città si rappresenta attraverso gli elementi che lo compongono. La prima questione a cui si è data soluzione, è stata quella dei confini dell’area di intervento. Poiché la casa del Mantegna costituisce la parte terminale di un isolato non finito si è proceduto alla costruzione di un muro in mattoni che ne evocasse la compiutezza. Per le dimensioni della piazza si sono volute assumere le proporzioni suggerite dall’Alberti nel “De re Aedificatoria”. Per evidenziare il carattere del S. Sebastiano si è collocata simmetricamente ad esso una fontana belvedere, proporzionata alle dimensioni della chiesa e si sono isolati questi due elementi all’interno di uno spazio libero che si ferma ad ovest sui limiti imposti dal concorso, ma che attende una sua dimensione commisurata. A questo punto il nostro progetto si sarebbe potuto considerare finito, ma visto che il tema imponeva la progettazione di una casa, abbiamo pensato ad un manufatto che dichiarasse la sua accidentalità.

Massimo Sandrinelli, Sergio Leali, Marino Bortolotti — 1994 - Una casa per Mantova

Pianta piano terra e prospetto sud

L’abitazione, che si è ipotizzata per un collezionista, è addossata al muro che delimita la piazza, alludendo a quelle costruzioni estemporanee agglomerate a ridosso dei ruderi di antichi edifici ( << ... dei retrobottega, dei laboratori, e magari qualche botteghino di calzolaio o di sarto, come quelli che possiamo vedere contro i fianchi delle antiche Cattedrali che l’estetica dei nostri ingenieri non abbia ancora “ isolate”>>. M. Proust – Alla ricerca del tempo perduto ).

Massimo Sandrinelli, Sergio Leali, Marino Bortolotti — 1994 - Una casa per Mantova

Pianta piano primo e prospetti est e ovest

La casa del collezionista è organizzata in tre corpi distinti: la biblioteca, il corpo scale e l’abitazione vera e propria che a sua volta si sviluppa su due piani corrispondenti alla parte pubblica e a quella privata, rispettivamente al piano terra ed al primo piano. La biblioteca, consistente in un volume a doppia altezza con un ballatoio intermedio, è illuminata dall’alto e prevede un arredo fisso che, per la sua semplicità, delega ai libri che deve contenere, l’espressione dell’identità della stanza.

Brera il Panino Italiano - Matteo Gardino

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Progettazione paninoteca in Rua Ministro Rocha Azavedo 1068, San Paolo Brasile

Matteo Gardino — Brera il Panino Italiano

Matteo Gardino — Brera il Panino Italiano

Matteo Gardino — Brera il Panino Italiano

Matteo Gardino — Brera il Panino Italiano

Matteo Gardino — Brera il Panino Italiano

Matteo Gardino — Brera il Panino Italiano

Matteo Gardino — Brera il Panino Italiano

piano terra

Matteo Gardino — Brera il Panino Italiano

piano primo

Matteo Gardino — Brera il Panino Italiano

Attico BG - VALERI.ZOIA architetti associati

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Il progetto è il rifacimento di un attico, curato nei minimi dettagli, posto al quinto piano di un prestigioso complesso residenziale a Jesolo Lido.

VALERI.ZOIA architetti associati — Attico BG

open/closed

L’attico è stato riorganizzato recuperando una dimensione spaziale interna più funzionale alle necessità dei committenti e migliorando le relazioni spaziali e visive con la terrazza fronte-mare.

VALERI.ZOIA architetti associati — Attico BG

living

Il progetto degli interni, curato nei minimi dettagli, dalle scelte degli arredi ai complementi di arredo, è caratterizzato da una boiserie in rovere, con finitura a poro aperto,che delimita e definisce gli spazi giorno dagli spazi di servizio (bagno, cucina e cabina armadio).

VALERI.ZOIA architetti associati — Attico BG

cucina

VALERI.ZOIA architetti associati — Attico BG

wood

VALERI.ZOIA architetti associati — Attico BG

bathroom

VALERI.ZOIA architetti associati — Attico BG

complementi d'arredo

VALERI.ZOIA architetti associati — Attico BG

pianta e sezione attico


Riqualificazione urbana Via Nizza. Savona - nbs architetti associati, De Carlo Associati, Stefania Villa

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Riqualificazione di Via Nizza e realizzazione di pista ciclabile

nbs architetti associati, De Carlo Associati, Stefania Villa — Riqualificazione urbana Via Nizza. Savona

la nuova passeggiata

La sezione trasversale media di Via Nizza, che oggi appare interamente occupata dal flusso veicolare e dalle numerose infrastrutture “a servizio” dell’auto come i distributori di benzina, le autofficine, i concessionari auto e mezzi pesanti, può essere radicalmente trasformata ed entrare a far parte di un circuito urbano in cui distanze e relazioni si misurano con la scala del pedone e della mobilità dolce.

nbs architetti associati, De Carlo Associati, Stefania Villa — Riqualificazione urbana Via Nizza. Savona

sezione tipo di Via Nizza

La transizione da arteria di transito a luogo urbano si sviluppa con un atto fondativo fondamentale: la ridefinizione del lato mare di Via Nizza, il lato debole, dove maggiore è la frammentazione ma maggiori sono anche le potenzialità.

nbs architetti associati, De Carlo Associati, Stefania Villa — Riqualificazione urbana Via Nizza. Savona

Schema concettuale del progetto

Il progetto definisce un nuovo bordo della strada, caratterizzando sia spazi di relazione e di incontro sia spazi di “transizione” tra città e fronte mare. Questo lato mare dell’arteria oggi soffre della mancanza di permeabilità trasversale, sia visiva sia funzionale, di accesso al litorale, ma, dalla lettura minuta dei percorsi di collegamento tra Via Nizza ed il mare, non emerge tanto la loro esiguità numerica, quanto l’invisibilità. Chi transita lungo Via Nizza individua con difficoltà la possibilità di accedere al mare.

nbs architetti associati, De Carlo Associati, Stefania Villa — Riqualificazione urbana Via Nizza. Savona

Via Nizza - soluzioni tipo

Il nuovo bordo sud di Via Nizza accoglie il percorso ciclabile bidirezionale, il percorso pedonale ed il margine tra le aree a mare, private o in concessione. Nel contempo, il bordo contrapposto, lungo il lato monte dell’arteria, viene ridisegnato da un marciapiede con pavimentazione uniforme e coordinata con le scelte complessive dei materiali inseriti.

nbs architetti associati, De Carlo Associati, Stefania Villa — Riqualificazione urbana Via Nizza. Savona

Via Nizza - nuova rotatoria

Una cromia costante caratterizza la scelta progettuale: pavimentazioni e bordo verticale sono molto definiti e nientaffatto mimetici.

nbs architetti associati, De Carlo Associati, Stefania Villa — Riqualificazione urbana Via Nizza. Savona

Via Nizza - la porta di ponente

La scelta ha privilegiato la necessità di staccarsi dal contesto, in cui prevalgono per grandi campiture i grigi e i bianchi e, in maniera molto disordinata e frammentata, molti colori associabili al tema balneare. E’ stata inserita una base cromatica calda che parte dall’arancio e si declina in inserti più chiari e più scuri a sottolineare i diversi elementi di progetto: le pavimentazioni, i margini a terra ed in alzato, gli ingressi agli stabilimenti balneari, le sedute…

nbs architetti associati, De Carlo Associati, Stefania Villa — Riqualificazione urbana Via Nizza. Savona

Via Nizza - la porta di ponente

Passeggiata a mare e connessioni con Via Nizza I collegamenti trasversali tra Via Nizza e spiaggia costituiscono un elemento molto importante nel sistema delle connessioni tra i diversi ambiti. Il sistema a pettine tra mare e tessuto urbano ha la necessità di assumere una maggiore leggibilità: i collegamenti esistono, ma non emergono. E, date le spalle alla città, inoltrarsi lungo queste sottili linee che traguardano il mare filtra il cambiamento percettivo che si manifesta all’estremo opposto, quando il percorso si interrompe davanti alla prospettiva ampia del litorale.

nbs architetti associati, De Carlo Associati, Stefania Villa — Riqualificazione urbana Via Nizza. Savona

la piazza degli spettacoli

In questo ambito, è possibile realizzare un tracciato ciclopedonale continuo, una passeggiata a mare, dall’andamento curvilineo, contrappuntata dalla presenza di zone di sosta e aree piantumate a palmeto. Il suolo è ligneo nella parte pedonale e realizzato con grigliati in vetroresina ad alta resistenza alla corrosione, di spessore 40 mm per la parte ciclabile. Tale materiale è solitamente utilizzato in ambienti molto aggressivi come il navale e l’industriale, qui selezionato per la sua valenza cromatica (viene realizzato in colori molto vivi ed in accordo cromatico con la scelta effettuata) e per la permeabilità di attraversamento da parte delle acque.

nbs architetti associati, De Carlo Associati, Stefania Villa — Riqualificazione urbana Via Nizza. Savona

la piazza degli spettacoli

nbs architetti associati, De Carlo Associati, Stefania Villa — Riqualificazione urbana Via Nizza. Savona

dettaglio della nuova passeggiata

nbs architetti associati, De Carlo Associati, Stefania Villa — Riqualificazione urbana Via Nizza. Savona

dettaglio della nuova passeggiata

LIPPMANN - Flint Architectes, Mercurio&Oudor, Renaud Architecte

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REQUALIFICATION DE 75 LOGEMENTS ET LA CONSTRUCTION D’UNE TRENTAINE DE LOGEMENTS ET D’UNE CRÈCHE

Flint Architectes, Mercurio&Oudor, Renaud Architecte — LIPPMANN

Vue depuis l'angle Bottière/Venelle

Les logements neufs se déploient selon deux plots distincts, situés aux angles de la parcelle côté Est, leur conférant une variété d’orientations. Ces plots sont traités à l’image de volumes simples, plutôt cubiques, et creusés pour créer des larges loggias. La majorité des appartements disposent d’une double, voire d’une triple orientation d’angle. Les appartements mono orientés le sont côté sud-ouest. Chacun profite d’au moins une vue sur un espace vert, qu’il s’agisse du cœur d’îlot, de la venelle ou du glacis végétalisé de la rue Bottière.

Flint Architectes, Mercurio&Oudor, Renaud Architecte — LIPPMANN

Plan situation

Chacun des deux immeubles de logements comporte 15 appartements répartis sur 4 niveaux au dessus du rez-de-chaussée. Les deux immeubles ont une distribution similaire : trois à quatre appartements sont desservis à chaque étage par un palier central. Les niveaux sont reliés entre eux ainsi qu’au parking commun semi-enterré par un ascenseur et un escalier encloisonné.

Flint Architectes, Mercurio&Oudor, Renaud Architecte — LIPPMANN

Plan masse

La vêture extérieure est composée de bardage métallique laqué de couleur sombre, venant se trouer par endroits pour dessiner des cadres autour de certains percements et laissant apparaître un enduit anthracite mat qui offre une variété de traitement affirmée mais légère. A l’inverse du traitement noir attribuéà la peau extérieur des plots, les loggias sont habillées de bois, leur conférant un aspect chaleureux en adéquation avec leur usage. Les ouvertures des loggias sont tamisées par endroit par des éléments métalliques verticaux reprenant le rythme du bardage.

Flint Architectes, Mercurio&Oudor, Renaud Architecte — LIPPMANN

Plan RDC

La crèche. Le socle végétalisé créant le lien entre logements neufs et requalifiés vient s’épaissir à l’angle de la rue de la Bottière et de la future venelle pour abriter la crèche et lui offrir ainsi une façade urbaine en alignement avec les constructions avoisinantes. Cet équipement reprend donc les codes architecturaux du socle maçonné en béton blanc, qui revêt progressivement une peau lisse au nu extérieur du socle, alternant vitrage clair et remplissage métallique laqué blanc ou mat. L’accès proposé se fait par la venelle piétonne permettant ainsi aux familles d’entrée dans l’édifice en dehors du flux des véhicules sur un axe piéton sécurisé. Le jardin de la crèche, situé entre les deux plots de logements neufs, est compris dans le volume du socle et protégé des vues par la peau métallique blanche. Il déborde néanmoins vers le parc du cœur d’ilot pour profiter du couvert végétal existant.

Flint Architectes, Mercurio&Oudor, Renaud Architecte — LIPPMANN

Plan étages

Les logements requalifiés. L’intervention sur les logements existants consiste à affirmer un soubassement irrégulier modifiant la perception volumétrique du bâti existant. En jouant sur des contrastes de noirs et de blancs et en incluant des inserts métalliques mordorés le principe systématique de percement des façades existantes est atténué

Flint Architectes, Mercurio&Oudor, Renaud Architecte — LIPPMANN

Volumetrie

L’intervention sur les halls d’entrée de la rue Lippmann consiste à les rendre plus repérables de l’extérieur et plus spacieux et confortables à l’intérieur. Les halls d’entrée de la rue Bottière; Ils ne nécessitent pas d’être agrandis et disposent déjà d’une certaine visibilité depuis la rue. L’intervention architecturale consistera donc simplement en une réfection des finitions intérieures. Les appartements seront aussi entièrement refaits pour un gain qualitatif ; revêtements sol et plafond, équipements et finitions.

Flint Architectes, Mercurio&Oudor, Renaud Architecte — LIPPMANN

schéma concept

Flint Architectes, Mercurio&Oudor, Renaud Architecte — LIPPMANN

Façade Rue de La Bottière

Flint Architectes, Mercurio&Oudor, Renaud Architecte — LIPPMANN

Façade venelle

Flint Architectes, Mercurio&Oudor, Renaud Architecte — LIPPMANN

Façade Rue de Gabrielle Lippmann

Flint Architectes, Mercurio&Oudor, Renaud Architecte — LIPPMANN

Coupe logements neuf et crèche

Flint Architectes, Mercurio&Oudor, Renaud Architecte — LIPPMANN

Vue depuis l'angle Lippmann/Bottière

Flint Architectes, Mercurio&Oudor, Renaud Architecte — LIPPMANN

Vue depuis l'angle Venelle/Becquerel

Flint Architectes, Mercurio&Oudor, Renaud Architecte — LIPPMANN

Jardin de la crèche

Dehor RISTORANTE GIOVANNI - Dario Roca, Alessandro Ramondetti

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Il progetto consiste nella realizzazione di un dehor temporaneo per la ristorazione di un locale storico con sede nel centro di Torino. In ferro battuto e plexiglass, con la copertura a pergola in tessuto impermeabile, il dehor è caratterizzato fortemente dal disegno della ringhiera che riprende il motivo originario dei serramenti storici del locale, ma che ne subisce una rivisitazione dichiaratamente contemporanea.

Dario Roca, Alessandro Ramondetti — Dehor RISTORANTE GIOVANNI

Trattandosi di una struttura stagionale è stata progettata facilitandone il montaggio e lo smontaggio, ottimizzandone il peso e le dimensioni degli elementi, rendendo possibile il deposito in uno spazio ridotto. Inoltre essendo la struttura completamente modulare permettendo di modificarne le dimensioni accorciandola o allungandola ed eventualmente di trasformarla in permanente con delle chiusure trasparenti.

Dario Roca, Alessandro Ramondetti — Dehor RISTORANTE GIOVANNI

Dario Roca, Alessandro Ramondetti — Dehor RISTORANTE GIOVANNI

Dario Roca, Alessandro Ramondetti — Dehor RISTORANTE GIOVANNI

Dario Roca, Alessandro Ramondetti — Dehor RISTORANTE GIOVANNI

Dario Roca, Alessandro Ramondetti — Dehor RISTORANTE GIOVANNI

Dario Roca, Alessandro Ramondetti — Dehor RISTORANTE GIOVANNI

Dario Roca, Alessandro Ramondetti — Dehor RISTORANTE GIOVANNI

Dario Roca, Alessandro Ramondetti — Dehor RISTORANTE GIOVANNI

Dario Roca, Alessandro Ramondetti — Dehor RISTORANTE GIOVANNI

Dario Roca, Alessandro Ramondetti — Dehor RISTORANTE GIOVANNI

fabrizio fraboni baroni style - Fabrizio Fraboni Baroni

Wine Culture Centre - Gaspare Ing.Vassallo

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The project proposal (concept) useful to define the basic elements of the project stems from a careful reading of the urban context and landscape, with the specific aim of formulating an intervention able to integrate harmoniously with the territory. The design of the Wine Culture Centre proposes, in a contemporary way, which in its time was defined cellar, from simple factory in the center of art production and research, meeting place, a promoter of culture and tourism.

Gaspare Ing.Vassallo — Wine Culture Centre

Gaspare Ing.Vassallo — Wine Culture Centre

Gaspare Ing.Vassallo — Wine Culture Centre

Gaspare Ing.Vassallo — Wine Culture Centre

Gaspare Ing.Vassallo — Wine Culture Centre

Gaspare Ing.Vassallo — Wine Culture Centre

Gaspare Ing.Vassallo — Wine Culture Centre

Gaspare Ing.Vassallo — Wine Culture Centre

Gaspare Ing.Vassallo — Wine Culture Centre

Rendering di interni - Dario Roca, Alessandro Ramondetti, Elisa Giacosa

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Il progetto consiste nella realizzazione di alcuni rendering d’interni della zona giorno di un appartamento nel Canavese.

Dario Roca, Alessandro Ramondetti, Elisa Giacosa — Rendering di interni

Dario Roca, Alessandro Ramondetti, Elisa Giacosa — Rendering di interni

Dario Roca, Alessandro Ramondetti, Elisa Giacosa — Rendering di interni

Dario Roca, Alessandro Ramondetti, Elisa Giacosa — Rendering di interni

Dario Roca, Alessandro Ramondetti, Elisa Giacosa — Rendering di interni

Wine Culture Centre - Dunamis Architettura s.r.l., Lorenzo Cantalini, Stefano Balassone, Giovanna Marchei, Roberta Pezzuti, Mauro Mauriello

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The Wine Culture Centre project wants to create a space that join the production aspects of the wine with the cultural ones. The wine like instrument of knowledge of the Valpolicella and its old traditions.

Dunamis Architettura s.r.l., Lorenzo Cantalini, Stefano Balassone, Giovanna Marchei, Roberta Pezzuti, Mauro Mauriello — Wine Culture Centre

The context reveals that a large urbanized stripe cuts the rural Valpolicella landscape. The project proposal aims to mend the vineyard landscape.

Dunamis Architettura s.r.l., Lorenzo Cantalini, Stefano Balassone, Giovanna Marchei, Roberta Pezzuti, Mauro Mauriello — Wine Culture Centre

Grapewine rows slide over the plot moulding the Wine Culture Centre building. The prevalent wind direction (NE) in the area suggested the texture of the artificial rows to grant an optimal natural ventilation to the building.

Dunamis Architettura s.r.l., Lorenzo Cantalini, Stefano Balassone, Giovanna Marchei, Roberta Pezzuti, Mauro Mauriello — Wine Culture Centre

The new L-shaped building consists of two overlapped plates that are formed by the movement of the rows coming over the plot. The lightness of the rows contrasts the apparent massiveness of the concrete blocks. During the night also these strong volumes reveal their capacity to transmit light given by the choose of the transparent concrete panels.

Dunamis Architettura s.r.l., Lorenzo Cantalini, Stefano Balassone, Giovanna Marchei, Roberta Pezzuti, Mauro Mauriello — Wine Culture Centre

The genesis of the new rows rereads the image concept of the traditional vertical fruit drying system. The grapes fixed over the net create an organic texture that works the light. In the same way the new artificial rows are defined by a pattern of wood cylinders of bamboo holed in a huge structural glass case. These objects are the principal access road for the light in the whole building, transforming the idea of the hanged grapes in a diaphanous light-transmitting material.

Dunamis Architettura s.r.l., Lorenzo Cantalini, Stefano Balassone, Giovanna Marchei, Roberta Pezzuti, Mauro Mauriello — Wine Culture Centre

Dunamis Architettura s.r.l., Lorenzo Cantalini, Stefano Balassone, Giovanna Marchei, Roberta Pezzuti, Mauro Mauriello — Wine Culture Centre

Dunamis Architettura s.r.l., Lorenzo Cantalini, Stefano Balassone, Giovanna Marchei, Roberta Pezzuti, Mauro Mauriello — Wine Culture Centre

Dunamis Architettura s.r.l., Lorenzo Cantalini, Stefano Balassone, Giovanna Marchei, Roberta Pezzuti, Mauro Mauriello — Wine Culture Centre

Dunamis Architettura s.r.l., Lorenzo Cantalini, Stefano Balassone, Giovanna Marchei, Roberta Pezzuti, Mauro Mauriello — Wine Culture Centre

Dunamis Architettura s.r.l., Lorenzo Cantalini, Stefano Balassone, Giovanna Marchei, Roberta Pezzuti, Mauro Mauriello — Wine Culture Centre

Dunamis Architettura s.r.l., Lorenzo Cantalini, Stefano Balassone, Giovanna Marchei, Roberta Pezzuti, Mauro Mauriello — Wine Culture Centre


SAC - Società Aeroporto Catania s.p.a - Alessandro Siniscalco, Antonio Iovine

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IL LOGO SAC“DIGITALLY REMASTERED”, I TRE LOGHI COMPONENTI E LA MASCOTTE (Marketing Social Cultural OTher TErritorial) ETNEO

Alessandro Siniscalco, Antonio Iovine — SAC - Società Aeroporto Catania s.p.a

L’idea base è l’unitarietà dell’intero progetto. Benchè l’invito è a produrre 3 loghi per le 3 attività da promuovere anche in abbinamento al logo storico della Società Aeroporto Catania, è nei primissimi righi del bando che si interpretano i reali desiderata della committenza: un solo marchio, efficace, icastico, riconoscibile e declinabile nelle tre componenti. Alla luce di questa riflessione basilare, è sembrato naturale che tutto dovesse partire dal logo principale della SAC, quello esistente, intervenendo nel senso di una sua evoluzione, un upgrade grafico che rispecchiasse l’upgrade commerciale e di marketing territoriale in atto e l’anima evoluta e dinamica del Gruppo. In pratica, una sorta di “rimasterizzazione digitale” del logo storico da cui derivare i tre loghi delle attività componenti. Semplificando la genesi del nuovo marchio SAC, possiamo dire che in funzione della possibilità di declinazione del logo principale nelle tre componenti commerciali indicate nel bando, si è intervenuti inserendo un terzo nuovo colore all’interno del logo, il rosso, mentre si è proceduto ad una “stilizzazione” (una maggiore astrazione, in pratica) geometrica del logo esistente per raggiungere il desiderato effetto di ammodernamento. La scelta del terzo colore è ricaduta sul rosso per due motivi innanzitutto: per riunire blu (già presente nel logo storico) e rosso, colori tipici di Catania, sublimati nella livrea della divisa calcistica della squadra della città e perché si è immaginato da subito di abbinare il rosso alla componente commerciale “non aviation”, sia per i rimandi peculiarmente territoriali al fuoco e alla lava dell’Etna, sia per il fascino e collegamento del colore alla passione, invito alla fidelizzazione commerciale. L’astrazione è stata intesa ed utilizzata come medium per arrivare ad un risultato estetico efficace e “senza tempo”, che non insegue una moda effimera o banalmente vernacolare ma, in considerazione della sua “mission”, si candida ad essere rappresentativo della SAC sul piano internazionale e a perpetuarsi senza rischio di denunciare il passare degli anni ma, al contrario, imprimendosi nell’immaginario collettivo affermandosi sempre di più nel tempo. L’aereo stilizzato del logo storico che divide in due il cerchio in cui e racchiuso ora, dopo un ulteriore processo di “sintesi”, divide il cerchio del logo in tre parti (la blu è trattata come unica), ognuna caratterizzato da un suo colore e ognuna rappresentativa di una delle tre attività commerciali componenti. Astrazione ottenuta anche nella livrea mediante l’uso di tre colori fondamentali, giallo , blu e rosso (Mondrian) e utilizzata creando il logo per settori geometrici componibili dai quali, discretizzando il logo e ricomponendolo in diversa, opportuna maniera, si è ricavato anche il simbolo della mascotte: Etneo. Infine, i payoff dei singoli loghi componenti sono stati ideati (così come chiesto dal bando) immaginando slogan rappresentativi che assolvessero al loro compito di riflettere lo spirito della società, rappresentare e creare rimandi immaginari alle caratteristiche del territorio e contenessero sempre le iniziali S A C.

Alessandro Siniscalco, Antonio Iovine — SAC - Società Aeroporto Catania s.p.a

Alessandro Siniscalco, Antonio Iovine — SAC - Società Aeroporto Catania s.p.a

Alessandro Siniscalco, Antonio Iovine — SAC - Società Aeroporto Catania s.p.a

Alessandro Siniscalco, Antonio Iovine — SAC - Società Aeroporto Catania s.p.a

Alessandro Siniscalco, Antonio Iovine — SAC - Società Aeroporto Catania s.p.a

Alessandro Siniscalco, Antonio Iovine — SAC - Società Aeroporto Catania s.p.a

Alessandro Siniscalco, Antonio Iovine — SAC - Società Aeroporto Catania s.p.a

Alessandro Siniscalco, Antonio Iovine — SAC - Società Aeroporto Catania s.p.a

Alessandro Siniscalco, Antonio Iovine — SAC - Società Aeroporto Catania s.p.a

Alessandro Siniscalco, Antonio Iovine — SAC - Società Aeroporto Catania s.p.a

Alessandro Siniscalco, Antonio Iovine — SAC - Società Aeroporto Catania s.p.a

Alessandro Siniscalco, Antonio Iovine — SAC - Società Aeroporto Catania s.p.a

Alessandro Siniscalco, Antonio Iovine — SAC - Società Aeroporto Catania s.p.a

Alessandro Siniscalco, Antonio Iovine — SAC - Società Aeroporto Catania s.p.a

Alessandro Siniscalco, Antonio Iovine — SAC - Società Aeroporto Catania s.p.a

Alessandro Siniscalco, Antonio Iovine — SAC - Società Aeroporto Catania s.p.a

Alessandro Siniscalco, Antonio Iovine — SAC - Società Aeroporto Catania s.p.a

UN GIARDINO A FAVARA - Lillo Giglia , Giuseppe Guerrera

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Noi piantiamo gli alberi e gli alberi piantano noi perché apparteniamo l’uno all’altro e dobbiamo esistere insieme. [J. Beuys]

Lillo Giglia , Giuseppe Guerrera — UN GIARDINO A FAVARA

INIZIATIVA PROMOSSA DA:

Lillo Giglia , Giuseppe Guerrera — UN GIARDINO A FAVARA

- Università degli studi di Palermo, Facoltà di Architettura sede di Agrigento. Corso di “laboratorio V di progettazione architettonica e urbana” 2010/11. Docente: Prof. Arch. Giuseppe Guerrera Collaboratori: Arh. Lillo Giglia, Arch. A. Sacco, Ing. G. Pirrera.

Lillo Giglia , Giuseppe Guerrera — UN GIARDINO A FAVARA

- Farm Cultural Park Favara

Lillo Giglia , Giuseppe Guerrera — UN GIARDINO A FAVARA

Il giorno 25 giugno 2011, in occasione dell’evento Happy Birthday FARMè stato inaugurato a Favara un piccolo giardino che è stato frutto di una coraggiosa scommessa: impiantare nel centro storico, in uno dei tanti vuoti urbani generati dai crolli, un nuovo spazio verde.

Lillo Giglia , Giuseppe Guerrera — UN GIARDINO A FAVARA

LUOGO: FAVARA AG

Lillo Giglia , Giuseppe Guerrera — UN GIARDINO A FAVARA

SITO: si è scelta una piccola area vicino alla Piazza Cavour, in prossimità del Belmonte Hotel.

Lillo Giglia , Giuseppe Guerrera — UN GIARDINO A FAVARA

AREA: per metà di proprietà comunale e metà di proprietà privata; entrambi i proprietari hanno reso disponibile l’area per la sperimentazione.

Lillo Giglia , Giuseppe Guerrera — UN GIARDINO A FAVARA

DESCRIZIONE: l’area era occupata da una casa e dall’ex pescheria Comunale, ambedue crollate, le cui macerie sono state rimosse e prima dell’intervento veniva utilizzata come parcheggio/discarica. Della costruzione che definiva l’angolo dell’isolato non sappiamo nulla. Ciò che restava era un suolo arido, pianeggiante e degradato.

Lillo Giglia , Giuseppe Guerrera — UN GIARDINO A FAVARA

PROGETTO: Il progetto del giardino è stato elaborato dagli studenti durante il workshop conclusivo di fine anno del corso. Il progetto è stato sviluppato in 5 giorni ed ha tenuto conto dei temi sviluppati durante l’Anno Accademico del Laboratorio. Durante la fase progettuale gli studenti sono stati assistiti dai docenti del Corso Arch.Giuseppe Guerrera e Arch. Lillo Giglia. Alla conclusione del workshop una giuria, composta dall’artista Daniele Pario Perra, dagli architetti Leo Micali e Marco Scarpinato e dal notaio Andrea Bartoli, ha valutato diverse soluzioni progettuali; alla fine ha selezionato il progetto da realizzare.

Lillo Giglia , Giuseppe Guerrera — UN GIARDINO A FAVARA

COSTRUZIONE DEL GIARDINO: La chiave della realizzazione di questo giardino gravita fin dall’inizio sul concetto di “coinvolgimento e compartecipazione” da parte dei docenti, degli studenti e degli abitanti del luogo. La volontà di vedere l’opera realizzata da parte di tutti i soggetti interessati ha permesso la concretizzazione del cantiere. Il contributo fondamentale, in parte finanziario e logistico, del BELMONTE HOTEL di FAVARA con l’offerta di svariati materiali costruttivi da parte di alcune aziende locali, hanno consentito la realizzazione dell’opera. La fase esecutiva in cantiere è stata diretta dall’Arch. Lillo Giglia e dal Prof. Arch. Giuseppe Guerrera che con impegno e passione hanno portato a termine i lavori. La necessità di raggiungere velocemente un risultato figurativo, cosa assai in contraddizione con la natura e i tempi di un giardino, ha portato ad individuare soluzioni adeguate a questa circostanza. L’impegno degli studenti con assidue presenze in cantiere, il basilare apporto volontario delle manovalanze locali e la straordinaria collaborazione attiva da parte degli abitanti del luogo è stata inaspettatamente molteplice ed entusiasta; con ogni mezzo disponibile si sono resi utili allo svolgimento di tale scopo e si sono presi carico della gestione e della cura del giardino.

Lillo Giglia , Giuseppe Guerrera — UN GIARDINO A FAVARA

Lillo Giglia , Giuseppe Guerrera — UN GIARDINO A FAVARA

Lillo Giglia , Giuseppe Guerrera — UN GIARDINO A FAVARA

Lillo Giglia , Giuseppe Guerrera — UN GIARDINO A FAVARA

Lillo Giglia , Giuseppe Guerrera — UN GIARDINO A FAVARA

Lillo Giglia , Giuseppe Guerrera — UN GIARDINO A FAVARA

Lillo Giglia , Giuseppe Guerrera — UN GIARDINO A FAVARA

Lillo Giglia , Giuseppe Guerrera — UN GIARDINO A FAVARA

Casa Museo Giacomo Matteotti - MASSARENTE ARCHITETTURA S.R.L. - Donatella Basutto, Alessandro Massarente, Gianni Massarente, Giovanni Mercusa

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La Casa Museo Giacomo Matteotti è già di per sé, programmaticamente, uno spazio espositivo di carattere permanente, volto a illustrare i caratteri della casa di Matteotti, ricostruendone gli spazi attraverso gli arredi e gli oggetti originali.

MASSARENTE ARCHITETTURA S.R.L. - Donatella Basutto, Alessandro Massarente, Gianni Massarente, Giovanni Mercusa — Casa Museo Giacomo Matteotti

La Casa Museo Giacomo Matteotti restaurata

Con il progetto si sono individuati nei tre livelli principali dell’edificio esistente diverse modalità di attuazione degli interventi in relazione alle diverse attività e tipi di utenza: tra questi turisti, studenti delle scuole di diverso ordine e grado, studiosi e ricercatori. Al piano terra è stato realizzato un livello flessibile di accoglienza del pubblico, dove sono ubicati gli ambienti di servizio della Casa Museo (informazioni, guardaroba, bagni, vani tecnici), e nella rimanente parte del piano gli spazi domestici (cucina, soggiorno, pranzo e studio), restaurati e arredati con mobili originari, oltre a una piccola saletta per proiezioni e un apparato di didascalie che introduce i visitatori ai diversi spazi della casa.

MASSARENTE ARCHITETTURA S.R.L. - Donatella Basutto, Alessandro Massarente, Gianni Massarente, Giovanni Mercusa — Casa Museo Giacomo Matteotti

L'ingresso al Museo

Al piano primo, un livello nel quale è stata ricostruita, in base alle fonti disponibili, la fisionomia degli spazi domestici (soggiorno e camere da letto), attraverso l’appropriata collocazione dei mobili e degli oggetti d’arredo originari.

MASSARENTE ARCHITETTURA S.R.L. - Donatella Basutto, Alessandro Massarente, Gianni Massarente, Giovanni Mercusa — Casa Museo Giacomo Matteotti

La Scala di sicurezza esterna

Al piano secondo, un livello nel quale è stata allestita un’esposizione permanente dedicata alla vita e alle opere dello statista. I visitatori a questo livello possono accedere a una saletta informatica e multimediale, dove sono allestite alcune postazioni in cui è possibile selezionare e visionare altri materiali audiovideo legati alla figura di Matteotti, presenti presso istituzioni a livello nazionale e internazionale. Sul fronte ovest sono stati localizzati i nuovi elementi di risalita necessari per la nuova destinazione d’uso dell’edificio.

MASSARENTE ARCHITETTURA S.R.L. - Donatella Basutto, Alessandro Massarente, Gianni Massarente, Giovanni Mercusa — Casa Museo Giacomo Matteotti

Pianta Piano Terra

Il progetto di restauro si fonda sulla necessaria e integrale valorizzazione del giardino, anch’esso soggetto a vincolo, considerato quale parte essenziale per la completa comprensione del luogo e delle memorie ad esso legate. Dal rilievo del giardino, la presenza di essenze arboree, per lo più alloctone, testimonia della scelta di raccogliere e impiantare in questo luogo nuovi tipi di piante, forse memoria di viaggi o di luoghi cari, o forse memoria delle origini trentine della famiglia Matteotti. Anche per questi motivi, il nuovo accesso alla Casa Museo consente ai visitatori di accedere a piedi da sud, attraversando il parco nella sua estensione.

MASSARENTE ARCHITETTURA S.R.L. - Donatella Basutto, Alessandro Massarente, Gianni Massarente, Giovanni Mercusa — Casa Museo Giacomo Matteotti

Pianta Piano Primo

L’apertura al pubblico di tutti e tre i livelli della Casa Museo Giacomo Matteotti ha comportato nel progetto la necessità di affiancare alla scala interna esistente un secondo elemento di distribuzione verticale, tale da consentire sia il deflusso del pubblico dai piani secondo e primo in caso di incendio, sia l’accesso agli utenti disabili a tutti i livelli dell’edificio.

MASSARENTE ARCHITETTURA S.R.L. - Donatella Basutto, Alessandro Massarente, Gianni Massarente, Giovanni Mercusa — Casa Museo Giacomo Matteotti

Pianta Piano Secondo

Dal momento che scala e ascensore costituiscono spesso in edifici storici elementi fisici connotati da dimensioni planimetriche, altimetriche e volumetriche date, spesso caratterizzate da tecniche costruttive e componenti standardizzati, nonché da vincoli e allineamenti con l’edificio esistente, tramite il progetto si è scelto di inserire tale elemento verticale nel testo architettonico esistente attraverso un involucro che ne armonizzasse la presenza, integrando i diversi elementi che ne costituiscono il volume, caratterizzato da un rivestimento vegetale lungo le tre pareti esterne. In questo nuovo corpo, che si innesta nell’edificio originario e costituisce lo sfondo della terrazza esistente, è ripresa una tecnica costruttiva coerente con lo stile dell’edificio e con il carattere del parco, riferita ai modelli della tradizione artigianale ottocentesca, interpretati secondo modalità compositive contemporanee.

MASSARENTE ARCHITETTURA S.R.L. - Donatella Basutto, Alessandro Massarente, Gianni Massarente, Giovanni Mercusa — Casa Museo Giacomo Matteotti

Particolare Pianta Scala di sicurezza

Il progetto ha previsto quindi l’applicazione alle strutture della scala di un’orditura di montanti verticali e correnti orizzontali, composti da profili in ferro, allineati ai pianerottoli della scala e agli spigoli del volume dell’ascensore, zincati e tinteggiati con vernici di tipo ferromicaceo, in grado di riprodurre, attraverso un’orditura di tondini verticali di diverso diametro, l’effetto delle tradizionali strutture in ferro e in ghisa, legati alla realizzazione di cancellate e opere decorative.

MASSARENTE ARCHITETTURA S.R.L. - Donatella Basutto, Alessandro Massarente, Gianni Massarente, Giovanni Mercusa — Casa Museo Giacomo Matteotti

Prospetto Nord con scala di sicurezza esterna

Al fine di garantirne l’apertura al pubblico il progetto ha messo in atto tutti i necessari interventi di adeguamento strutturale dell’edificio che hanno comportato il rinforzo delle fondazioni mediante micropali e il consolidamento delle strutture lignee dei solai mediante l’utilizzo di fibre di carbonio (se controsoffittati) o mediante il consolidamento con barre di acciaio e resine (se rimanenti a vista). Tutti gli impianti, elettrici, idrico sanitari e termici, sono stati adeguati al nuovo utilizzo museale dell’edificio, prevedendo la minore interferenza possibile degli stessi impianti con il carattere degli spazi, ad esempio attraverso il mantenimento, negli spazi arredati con mobili originari, dei radiatori in ghisa esistenti, o anche tramite la collocazione di corpi illuminanti che riproducono oggetti di design in produzione nell’epoca di realizzazione della casa.

MASSARENTE ARCHITETTURA S.R.L. - Donatella Basutto, Alessandro Massarente, Gianni Massarente, Giovanni Mercusa — Casa Museo Giacomo Matteotti

Gli interni restaurati

MASSARENTE ARCHITETTURA S.R.L. - Donatella Basutto, Alessandro Massarente, Gianni Massarente, Giovanni Mercusa — Casa Museo Giacomo Matteotti

Gli interni restaurati

MASSARENTE ARCHITETTURA S.R.L. - Donatella Basutto, Alessandro Massarente, Gianni Massarente, Giovanni Mercusa — Casa Museo Giacomo Matteotti

Planimetria generale di progetto

MASSARENTE ARCHITETTURA S.R.L. - Donatella Basutto, Alessandro Massarente, Gianni Massarente, Giovanni Mercusa — Casa Museo Giacomo Matteotti

MASSARENTE ARCHITETTURA S.R.L. - Donatella Basutto, Alessandro Massarente, Gianni Massarente, Giovanni Mercusa — Casa Museo Giacomo Matteotti

Ristrutturazione "da Rudere a Frottage" - Giacomo Bazzocchi

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Il progetto è nato con l’intento di recuperare un edificio agricolo dimesso e in stato fatiscente facente parte di una ex casa colonica. Le normative erano davvero molto stringenti (come spesso nel bel paese) e quindi la demolizione era fuori questione e si doveva rispettare la sagoma esistente. Per fortuna la capienza che ne conseguiva era sufficiente a trasformare l’edificio in modo apprezzabile.

Giacomo Bazzocchi — Ristrutturazione "da Rudere a Frottage"

Vista dell'ingresso esterno

Si è scelto uno stile un po’ particolare, con un ampio uso di colori accesi pastello, diffusi su tutto l’immobile, e un accostamento di “superficie sfregata” con inserti pietra locale.

Giacomo Bazzocchi — Ristrutturazione "da Rudere a Frottage"

Vista esterna Generale

Nonostante non ci fosse l’obbligo si è puntato su efficentare le prestazioni dell’involucro senza un cappotto ma con una stratigrafia complessa interna alla chiusura verticale esterna, e sopratutto ad installare un’impiantistica (comprensiva di fonti rinnovabili) da accompagnarsi a una ricerca di specifica costruttiva così espansa.

Giacomo Bazzocchi — Ristrutturazione "da Rudere a Frottage"

Vista ingresso dettaglio

Giacomo Bazzocchi — Ristrutturazione "da Rudere a Frottage"

Vista prospetto

Giacomo Bazzocchi — Ristrutturazione "da Rudere a Frottage"

Terrazzo bianco fronte

House for Trees - Vo Trong Nghia Architects

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Under rapid urbanization, cities in Vietnam have diverged far away from their origins as rampant tropical forests. In Ho Chi Minh City, as an example, only 0.25% area of the entire city is covered by greenery. Over-abundance of motorbikes causes daily traffic congestion as well as serious air pollution. As a result, new generations in urban areas are losing their connections with nature. 

Vo Trong Nghia Architects — House for Trees

“House for Trees”, a prototypical house within a tight budget of 155,000 USD, is an effort to change this situation. The aim of project is to return green space into the city, accommodating high-density dwelling with big tropical trees. Five concrete boxes, each houses a different program, are designed as “pots” to plant trees on their tops. With thick soil layer, these “pots” also function as storm-water basins for detention and retention, therefore contribute to reduce the risk of flooding in the city when the idea is multiplied to a large number of houses in the future.

Vo Trong Nghia Architects — House for Trees

Status: Built in 04.2014
Program: Private house
Location: Tanbinh, Ho Chi Minh City
GFA: 226m2 (226.50)
Footprint: 111.66m2
Site area: 474.32m2

Vo Trong Nghia Architects — House for Trees

Vo Trong Nghia Architects — House for Trees

Vo Trong Nghia Architects — House for Trees

Vo Trong Nghia Architects — House for Trees

Vo Trong Nghia Architects — House for Trees

Vo Trong Nghia Architects — House for Trees

Vo Trong Nghia Architects — House for Trees

Vo Trong Nghia Architects — House for Trees

Vo Trong Nghia Architects — House for Trees

Vo Trong Nghia Architects — House for Trees

Vo Trong Nghia Architects — House for Trees

Vo Trong Nghia Architects — House for Trees

Vo Trong Nghia Architects — House for Trees

Vo Trong Nghia Architects — House for Trees

Vo Trong Nghia Architects — House for Trees

Vo Trong Nghia Architects — House for Trees

Vo Trong Nghia Architects — House for Trees

Vo Trong Nghia Architects — House for Trees

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