L’obiettivo del progetto è la creazione di un parco tematico nel quale si instauri rinnovato rapporto dell’area con gli elementi naturali circostanti, acqua e pineta, mediando tra le diverse quote altimetriche del livello del canale e dell’argine. L’iter progettuale è partito da due gesti fondativi che, coerentemente con il progetto “Parco Pineta” di Goncalo Byrne, trasformano la topografia dell’area: il primo è un gesto di sottrazione di terreno, lo scavo, il secondo di addizione, il terrapieno o piattaforma.
© Federico Conti . Published on September 20, 2014.
IL PARCO
Gli scavi
La volontà di restituire all’area la memoria di ciò che ha preceduto le numerose trasformazioni antropiche rinnovando lo stretto rapporto tra acqua e pineta, in parte perduto, conduce ad alcune operazioni di sottrazione di terreno , riassumibili in due gruppi principali.
In primo luogo, il profilo dell’argine del canale Cavetta viene modificato e scavato per creare un nuovo porto turistico.
In seguito, l’area compresa tra il canale e la pineta viene in parte scavata per ricavare un sistema interconnesso di vasche d’acqua organizzato in quattro macro-aree, che si allaccia al preesistente sistema di canali e che diventerà parte integrante della passeggiata all’interno del parco naturalistico. Ad ogni macro-area corrisponde una stagione dell’anno e la quantità d’acqua presente all’interno di quell’area rispecchia idealmente la maggiore o minore frequenza delle maree nella stagione corrispondente.
Le macro-aree sono a loro volta suddivise in zone circoscritte in cui sono ricreati gli elementi naturali tipici del territorio di Jesolo e della laguna veneta: pineta, aree verdi, specchi d’acqua, terre emerse, canneti, canali, orti.
La pineta penetra all’interno del parco con una linea sinuosa che simula la naturale propagazione della masse alberate.
I percorsi vengono realizzati con griglie in acciaio poste su montanti laterali, che sollevano di qualche centimetro il livello delle passerelle dal sottofondo, in stabilizzato.
Le piattaforme
A seguito delle operazioni di scavo sul livello zero dell’area di progetto sono stati ipotizzati dei terrapieni alti tre metri e cinquanta come l’argine del canale Cavetta, destinati a diventare della aree tematiche su cui impostare gli edifici principali del masterplan.
Nel progetto del parco, il disegno di queste piattaforme si ricollega a quello delle terre alte del progetto “Parco Pineta”, utilizzando le masse come elementi disposti in modo che ad uno spazio vuoto corrisponda sempre, dalla parte opposta, uno spazio pieno, in una soluzione di continuità tra l’area residenziale e quella del parco tematico.
Le piattaforme sono collegate da un percorso posto alla quota di tre metri e cinquanta che attraversa l’area in senso longitudinale, mentre una serie di rampe dalla lieve pendenza collegano il livello zero con il percorso.
Le parti pavimentate delle piattaforme e di tutti i percorsi sopraelevati sono realizzate in legno, così come le banchine del porto turistico.
Il risultato è quello di un parco in cui gli elementi naturali (pineta, verde, acqua) costituiscono la base su cui collocare le piattaforme che, circondate su quasi tutto il perimetro dall’acqua, evocano una situazione caratteristica della laguna veneta: le isole artificiali.Su di esse sono posizionati gli edifici e alcune aree verdi, dalle quali si può ammirare il paesaggio circostante senza alcun tipo di ostacolo visivo.
Tutte le scelte progettuali riguardanti l’organizzazione degli elementi naturali, la distribuzione dei percorsi e delle parti pavimentate, sono maturate a partire dall’idea che il parco sia un luogo da scoprire gradualmente. L’intento del progetto è quello di fornire al fruitore una grande varietà di punti di vista e di suggestioni che lo accompagnino in questa scoperta.
La città di Jesolo, una volta conosciuta con il nome di Equilio, era considerata una delle dodici isole che venivano chiamate “Le Venezie”. Dall’analisi del territorio e delle isole artificiali della laguna emergono alcuni elementi tematici ricorrenti che rappresentano un link invisibile tra le isole e le diverse porzioni del territorio lagunare. Questi elementi sono riassumibili in tre aree tematiche: spettacolo, sport e tradizione e spiritualità. Ad ognuna di queste aree tematiche corrisponde nel progetto una piattaforma: un’isola artificiale tematica.
L’isola dello spettacolo
Collocata a ridosso del margine della pineta e posizionata su uno specchio d’acqua artificiale, l’isola del divertimento comprende un teatro all’aperto, una piazza coperta per feste popolari e un bar-ristorante. La superficie dell’isola è divisa in tre parti sfalsate tra di loro e separate da due canali interni. Le tre masse che si vengono così a creare si affacciano sull’acqua evocando le imbarcazioni sulle quali avvenivano le storiche feste nella laguna di Venezia.
Il teatro all’aperto viene ricavato scavando le gradinate all’interno della piattaforma, che scendono fino ad uno specchio d’acqua che si pone tra il pubblico e il palcoscenico, in una situazione che ricorda il teatro di Salemi di Francesco Venezia.
Il bar-ristorante è una struttura leggera in legno con ampie vetrate sul paesaggio, che funzionerà sia come caffetteria del teatro che come servizio di ristorazione indipendente.
L’isola della tradizione
Accessibile dall’ingresso Ovest del parco, l’isola della tradizione e della spiritualità si articola attorno ad un edificio preesistente, destinato dal PRG di Jesolo ad essere riconvertito a museo della tradizione. Tale destinazione viene mantenuta dal progetto, che intende riservare alcune parti del museo alla descrizione, con le forme artistiche e letterarie ritenute più appropriate, del forte carattere spirituale che accomuna i popoli della laguna veneta. L’ingresso dal livello zero all’isola avviene grazie ad una rampa che costeggia una serie di orti posti su livelli di altezza crescenti oppure grazie attraverso una scalinata monumentale. Gli orti saranno dati in gestione agli abitanti di Jesolo che ne faranno richiesta, come avviene per gli orti comunali di Venezia. I prodotti degli orti potranno inoltre essere venduti al mercato coperto che si trova sull’isola, o esportati in laguna attraverso le vie navigabili.
Scavato all’interno dell’isola si trova un grande parcheggio coperto, mentre al di sopra di essa si trovano il mercato coperto, una torre, che funge da landmark per il porto ed ha una zona servizi al piano terra, e un edificio polifunzionale. Quest’ultimo comprende il museo della navigazione al piano terra e la sezione amministrativa del porto turistico al piano primo.
L’isola dello sport
Posizionata in prossimità dell’ingresso Est del parco e a diretto contatto con il canale Cavetta, l’isola dello sport è destinata a contenere un grande impianto dedicato agli sport acquatici, coerentemente con l’obiettivo del masterplan di Tange di rafforzare la presenza di impianti sportivi sul territorio e in continuità con l’area sportiva per il Rugby in fase di realizzazione nell’area progettata da Byrne. La scelta di dedicare questo impianto agli sport acquatici nasce dalla volontà di rievocare le storiche competizioni sulle acque di Venezia e della laguna, che oltre ad essere lo scenario delle regate erano anche il luogo di allenamento della prima squadra di nuoto conosciuta in Italia: la Rari Nantes.
Fondata a Roma il 15 Agosto 1891, la Rari Nantes nacque anche a Venezia nel 1920. Il nome ha un’ispirazione letteraria, preso in prestito da un verso (il 177) del primo libro dell’ Eneide di Virgilio:
“adparent rari nantes in gurgite vasto”.
L’apparire di pochi nuotatori in un ampio mar in tempesta raccontato da Virgilio era proprio identico all’ ardimento dei primi nuotatori, pronti a lanciarsi nelle acque all’interno delle bocche di porto. Per decine d’anni si è nuotato e gareggiato nelle “piscine” Passoni del canale della giudecca e Rari Nantes “Ferrovieri” alla stazione.
Nonostante la costruzione negli anni ‘60 della piscina “C.Gandini”, nell’Isola di San Giorgio, una delle prime vasche coperte d’Italia, gli allenamenti sono continuati di fatto all’aperto, in acqua di mare, e solo nei mesi caldi, finchè nel 1986 fu inaugurata la Piscina Comunale di Sacca Fisola, al tempo l’unica piscina coperta da 8 corsie nel triveneto.
LA PISCINA COPERTA
La piattaforma degli spazi serventi
Una delle questioni più delicate nel progetto di una piscina coperta è il rapporto tra gli spazi serviti e gli spazi serventi che, in un edificio di questo tipo, occupano una percentuale considerevole della superficie complessiva.
Ogni vasca d’acqua richiede ampi spazi per gli impianti di depurazione e climatizzazione dell’acqua, che vanno ad aggiungersi agli ambienti per gli spogliatoi, ai depositi, agli uffici riservati ai gestori dell’impianto e ai necessari servizi. Le superfici riservate a tali spazi, da sole, basterebbero a creare un edificio dalle dimensioni ragguardevoli.
Dallo studio dei vari centri sportivi natatori si evincono alcuni accorgimenti compositivi il cui scopo è quello di alleggerire, almeno percettivamente, l’impatto dimensionale dell’edificio.
La soluzione compositiva ritenuta in questo caso più opportuna prevede la suddivisione dell’edificio in diversi volumi, ciascuno con una precisa connotazione formale oltre che funzionale. Il passo successivo, e probabilmente più importante, consiste nella scelta di racchiudere gli spazi serventi all’interno di una piattaforma che dialoghi tra i diversi livelli dell’area, che contenga gli spazi di accesso e accoglienza al livello zero mentre al livello superiore, grazie alla copertura calpestabile, diventi una piazza pubblica collegata con i percorsi sopraelevati del parco. In questo modo, la piattaforma dell’edificio si fonde con la massa dell’isola dello sport, in una situazione artificialmente ipogea. All’interno di essa si trovano tutti gli ambienti riservati agli impianti, gli spazi della reception (che si affacciano sulla corte interna), una parte degli spogliatoi della piscina, gli uffici, il negozio di articoli sportivi e una palestra con i propri spogliatoi dedicati.
La grande vasca
Se il rapporto tra spazi serventi e spazi serviti rappresenta un tema cruciale dal punto di vista distributivo, la progettazione dello spazio per la grande vasca olimpionica è sicuramente quello più complesso dal punto di vista compositivo. La grande vasca, crocevia tra i diversi scopi dei fruitori dell’impianto, è uno spazio destinato ad essere visto e vissuto da persone che vi si recano per nuotare -i nuotatori – da persone che vi lavorano – il personale istruttore e gli addetti alla stampa – da coloro che assistono a ciò che succede sul piano vasca – spettatori e familiari dei nuotatori.
Confinare la progettazione di questo spazio alla semplice sfera funzionale sarebbe riduttivo e inappropriato. La sua riuscita, infatti, non dipenderà unicamente dall’efficienza funzionale e di fruizione, ma soprattutto dalla qualità complessiva dell’ambiente o, ancor meglio, dalla scena che si verrà a creare. L’uso del termine scena non è casuale, bensì volto a richiamare un paragone con lo spazio del teatro, nel quale la qualità della progettazione della sala si misura tanto sul piano funzionale (la buona visibilità, l’acustica, ecc..) quanto su quello compositivo: la creazione di un ambiente, non di una semplice stanza.
Da queste riflessioni sono dipese le scelte progettuali inerenti lo spazio della grande vasca, concepito come una grande sala teatrale nella quale la vasca è la scena dello spettacolo, a cui si assiste da angolazioni e livelli differenti. Lo spazio della vasca centrale si trova all’interno di un grande volume posto sulla piattaforma ed è articolato su tre livelli differenti: il piano vasca, il piano delle tribune e la piastra degli spazi collettivi.
Il piano vasca
Il piano vasca è lo spazio strettamente riservato ai nuotatori e al personale istruttore ed è dotato di una vasca dalle dimensioni olimpioniche (50m x 25m). Lungo uno dei lati minori della vasca olimpionica si trova un podio in legno dedicato alla ginnastica pre-natatoria che verrà utilizzato, durante le competizioni e le manifestazioni, come luogo di premiazione per gli atleti. Sul lato opposto una grande parete in gran parte vetrata permette l’ingresso della luce naturale oltre che la visione dell’area del parco. Il volume con le tribune contiene al suo interno gli spogliatoi per gli atleti e per i disabili, posizionati su questo livello per la necessità di essere a diretto contatto con il piano vasca. Gli spogliatoi per il personale si trovano in un piccolo volume in legno che funge anche da elemento di separazione tra l’area della piscina e la camera di chiamata per gli atleti.
Il piano delle tribune
Le tribune, interamente realizzate in legno, sono divise in quattro sezioni, di cui tre uguali ed una leggermente più ampia riservata agli addetti della stampa e alle squadre di nuoto.
Ai lati delle tribune si trovano delle logge, ideate per diventare degli spazi collettivi e di aggregazione tra il pubblico, oltre che per collegare la galleria distributiva retrostante le tribune con gli spazi di passaggio antistanti.
Su questo livello, posizionata sul volume degli spogliatoi per il personale istruttore, si trova la terrazza degli atleti, uno spazio collettivo per i nuotatori impegnati nelle competizioni, che si affaccia da un lato sulla vasca olimpionica e dall’altro sulla camera di chiamata atleti.
La piastra degli spazi collettivi
La grande piastra poggia in aggetto sul volume principale dell’edificio. Su questo livello, accessibile sia dalle tribune che dai corpi scale principali, si trovano una serie di spazi collettivi in cui si vuole favorire l’incontro tra i fruitori dell’impianto: nuotatori, personale, spettatori, familiari dei bagnanti, ecc..
A Nord della piastra si trova una terrazza coperta dalla quale si può avere un’ampia vista di Cortellazzo e dell’area del canale Cavetta. Dalla caffetteria della piscina si può assistere a tutto ciò che succede sul piano vasca, sulle tribune e sui ballatoi, in una visione complessiva dello spazio della grande vasca.
La piastra degli spazi collettivi aggetta sul canale Cavetta e sugli altri specchi d’acqua che circondano l’edificio, slanciandosi idealmente verso di essi.
Le vasche secondarie e il centro benessere
Il gymnasium Greco incorporava al suo interno le strutture per l’allenamento del corpo, per l’igiene personale e per il bagno. Allo stesso modo, un impianto sportivo natatorio dotato di una vasca olimpionica necessita anche di altre vasche destinate a soddisfare esigenze diverse. La vasca principale infatti, per le dimensioni e l’elevata profondità, è un luogo pensato per lo sport del nuoto nelle sue diverse sfaccettature: è una vasca per l’allenamento del corpo. Tuttavia, come dimostrato dagli esempi analizzati nei capitoli precedenti, non si può confinare la pratica dell’abluzione nella sola sfera sportiva, poiché i suoi benefici trascendono il semplice benessere del corpo fino ad arrivare a quello della mente, e non bisogna dimenticare l’importanza di quello che viene comunemente chiamato “ritorno all’acqua”, ovvero il riavvicinamento dei neonati al mondo dell’acqua dopo esserne stati immersi per mesi nel grembo materno.
A seguito di queste considerazioni, l’impianto sportivo è stato dotato di altre due vasche, la vasca del ritorno all’acqua e la vasca per l’abluzione, racchiuse all’interno di un volume connesso a quello della vasca principale, e di un centro benessere, che occupa un volume collegato con la palestra al piano terra. La vasca del ritorno all’acqua è destinata ai neonati e alla scuola nuoto per i bambini, oltre che per un uso terapeutico e riabilitativo. La vasca per l’abluzione è pensata per accogliere esigenze legate al leisure, ma le sue dimensioni regolamentari (25 m x 12,5m) la rendono anche idonea ad essere utilizzata come piscina secondaria per le scuole di nuoto e come vasca di riscaldamento e scioglimento durante le competizioni.
Apertura e chiusura
Un altro aspetto cui è stata dedicata molta attenzione è il rapporto tra lo spazio interno e quello esterno, ovvero l’apertura o chiusura dell’edificio verso il contesto, soprattutto per quel che riguarda lo spazio della vasca principale.
Si è scelto di dotare l’impianto natatorio di Jesolo di una tribuna laterale e di aprire con ampie superfici vetrate lo spazio della vasca principale verso il parco, e quello delle vasche secondarie verso Cortellazzo e il canale Cavetta. La piastra degli spazi collettivi è completamente circondata da vetrate, opportunamente schermate, che permettono una visione a 360° dell’area limitando il ricorso alla luce artificiale per la vasca principale.
In generale si è cercato di rendere visibile il contesto da tutti gli spazi collettivi dell’edificio, utilizzando vetrate opacizzate laddove l’interno non doveva essere visibile dall’esterno, come ad esempio nei corridoi e nelle sale comuni degli spogliatoi al piano primo.
Struttura e rivestimento
Come per gli altri edifici progettati per il parco, anche nel caso del centro sportivo natatorio si è scelto di adottare un sistema costruttivo completamente a secco. Questa scelta è stata dettata sia dalla convinzione che le strutture a secco conferiscano una maggiore sostenibilità al progetto sia dalla volontà di renderlo il più possibile flessibile a futuri ampliamenti e modifiche.
Così come un essere vivente, l’edificio possiede una stratificazione composta dalla struttura portante (lo scheletro), una struttura secondaria (il tessuto muscolare) e un rivestimento esterno (la pelle).
La struttura portante è suddivisa in tre gruppi di elementi.
Il primo gruppo è composto da una grande struttura a pilastri e travi reticolari in acciaio che sostiene i volumi delle vasche, la piastra degli spazi collettivi e le relative coperture.
Il secondo gruppo comprende una serie di pilastri scatolari in acciaio che ha il compito di reggere i volumi delle tribune.
Il terzo gruppo, una struttura indipendente composta da pilastri e travi in acciaio, sorregge la piattaforma e il centro benessere.
Si è scelto di utilizzare un sistema di facciata a pannelli in vetro, opportunamente schermati a seconda dell’orientamento e del posizionamento.
Gli elementi strutturali del primo e terzo gruppo sono connessi ad un’intelaiatura secondaria in acciaio sulla quale alloggiano i pannelli del rivestimento esterno. La griglia del telaio segue le altezze degli spazi interni e le dimensioni degli elementi strutturali. I pannelli sono realizzati in tre materiali differenti: in vetro opaco laddove si vuole chiudere l’edificio verso l’esterno e a protezione degli elementi strutturali, in vetro trasparente dove si vuole aprire l’edificio verso il contesto, e in calcestruzzo prefabbricato attorno al basamento. I pannelli in vetro maggiormente esposti ai raggi solari, nelle facciate Est ed Ovest, sono schermati da una pelle esterna in alluminio anodizzato composta da pannelli con una fitta griglia ortogonale.
Le pareti esterne della piastra degli spazi collettivi sono interamente vetrate e vengono schermate da una pelle esterna. Questa circonda la piastra ed è composta da una maglia ortogonale in alluminio anodizzato che si differenzia da quella dei piani inferiori per una trama più rada.
Le chiusure orizzontali variano a seconda delle caratteristiche e delle necessità degli ambienti.
Tutti gli spazi collettivi (reception, tribune, caffetteria, ecc.) presentano una pavimentazione a doghe lignee; i pavimenti del piano vasca e degli spogliatoi sono realizzati in piastrelle ceramiche antiscivolo; gli spazi per la ginnastica pre-natatoria sono realizzati in doghe di legno.
Infine, la copertura della vasca principale è realizzata con elementi leggeri in legno, ed è sostenuta da grandi travature reticolari in acciaio che vengono lasciate a vista.