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Serpentone Reload - OSA architettura e paesaggio, Gerardo Sassano, Maria Livia Olivetti, Giuseppe BISCAGLIA / Francesco SCARINGI_Associazione BASILICATA 1799 / Ceas Potenza, Pasquale PASSANNANTE, Sara BELLAROSA_NUR / Roma, Mimmo NARDOZZA, Salvatore LAURENZANA

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Cari amici, in queste righe troverete degli appunti che raccolgono, in maniera molto informale, le considerazioni emerse in questi giorni dai ragionamenti rimbalzati tra di noi.

OSA architettura e paesaggio, Gerardo Sassano, Maria Livia Olivetti, Giuseppe BISCAGLIA / Francesco SCARINGI_Associazione BASILICATA 1799 / Ceas Potenza, Pasquale PASSANNANTE, Sara BELLAROSA_NUR / Roma, Mimmo NARDOZZA, Salvatore LAURENZANA — Serpentone Reload

Condividiamo dubbi sull’opportunità di progettare e realizzare sistemi di allestimento e arredo nel parco della Nave, perché costituirebbero dei “fuori scala”: nell’accezione geometrica, rispetto alla mole della stessa Nave e degli edifici residenziali, giacché inevitabilmente troppo minuti, sparirebbero, non terrebbero il confronto con i giganti; nell’accezione simbolico-percettiva, perché funzionerebbero solo nella dimensione della prossimità, per nulla incidendo sulle relazioni tra il quartiere e le altre parti di città.

OSA architettura e paesaggio, Gerardo Sassano, Maria Livia Olivetti, Giuseppe BISCAGLIA / Francesco SCARINGI_Associazione BASILICATA 1799 / Ceas Potenza, Pasquale PASSANNANTE, Sara BELLAROSA_NUR / Roma, Mimmo NARDOZZA, Salvatore LAURENZANA — Serpentone Reload

Piuttosto riteniamo più utile riversare il nostro contributo verso forme di attivazione di idee, opinioni, proposte, attenzioni che funzionino alla scala dell’intera città, portandovi gli sguardi e i passi di cittadini che altrimenti non vi giungerebbero. La formula è quella di un progetto-azione-evento, incisivo più sul piano della consapevolezza che della configurazione dello spazio. Questa, ci si augura, verrà in seguito, sfruttando il terreno di coltura fertile che questo workshop saprà generare. Il progetto-azione-evento dovrebbe inoltre avere, secondo noi, carattere propriamente effimero. Questo perché non vi sarà modo di costruire relazioni con gli attori che vi abitano, tali da configurare un quadro chiaro e consapevole di attese e progettualità condivise. Il rischio sarebbe allora di far precipitare nel luogo l’ennesimo “oggetto” o “collezione di oggetti” non richiesti, che con buona probabilità innescherebbero i medesimi (sacrosanti?) meccanismi di rifiuto che già segnano l’attuale condizione. Ci pare un rischio troppo alto che non vorremmo correre, perché le conseguenze negative sarebbero tutte a carico degli abitanti.

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Cosa fare allora?

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Lavorare sul “quasi niente”, per produrre un forte scarto in termini di immaginario. Aprire il campo a nuove interpretazioni dei luoghi che poi generino interventi di trasformazione perduranti nel tempo più lento della decantazione progressiva di queste e altre interpretazioni.

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Discutendo tra di noi, è venuta fuori la questione dello stigma di cui soffre il quartiere e della necessità di occuparsi della identità come primo atto fondativo di una rigenerazione. La Nave, a sua volta vittima di una stigmatizzazione “interna”, ad opera degli stessi abitanti, ne è forse l’emblema. Occorre allora provare ad addomesticarla, a esorcizzarne la connotazione negativa, ricorrendo al gioco e all’ironia. Come trasformare il punto di vista a partire dall’identità già presente senza avere la pretesa in pochi giorni di sostituire alle consuetudini attuali dei nuovi modi di chiamare le cose (pensate al tentativo commovente nella sua ingenuità, quanto drammatico, di cambiare identità al quartiere ZEN di Palermo, cambiandogli nome…).

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Dunque Nave è, e Nave continui a essere.

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Però la Nave oggi è arenata, incagliata. Perché non provare a metterla in un porto? Il porto ci parla di effervescenza, fervore di attività, relazioni, andirivieni, voci, partenze e ritorni, amori, avventure, esplorazioni…

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Il porto della Nave allora dovrebbe essere l’intero quartiere, che di conseguenza dovrebbe pullulare di navi e barche, tantissime, in arrivo e in partenza da chissà dove.

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Da qui l’idea di attivare il luogo ricorrendo a un oggetto semplicissimo: la barchetta di carta.

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La barchetta è un oggetto dalla familiarità disarmante e pressoché universale; chiunque e ovunque nel mondo, credo, vi avrà giocato almeno una volta o avrà insegnato a un figlio o a un fratello a costruirlo. Miniaturizzare la Nave è un modo per addomesticarla, farsela amica, renderla innocua, attraverso un gioco.

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Migliaia di barchette animeranno il porto: barchette in file, più o meno ordinate, o in gruppi (come riunite in una mini regata!) giungeranno dalla scala mobile e da viale Tirreno; altre partiranno dai corpi scala delle abitazioni, sorprendendo con la loro insolita presenza i signori in uscita dagli androni, distogliendoli dalle loro faccende con l’invito a seguirle; nuvole di barchette ricopriranno, del tutto innocue, le automobili parcheggiate; altre si spingeranno sino al parco giochi dei bimbi, alle scuole e agli altri luoghi del quartiere… Tutte convergeranno presso la grande Nave. Qui le barchette avranno anche un altro compito, quello di aiutarci a prefigurare le possibili vocazioni alla trasformazione dei diversi ambiti di cui si compone il parco pensile. Qui le barchette si daranno delle arie di attrici e si travestiranno di volta in volta da fiori (sospese un po’ sghembe su delle bacchette infilzate nel prato, simuleranno dei giardini fioriti), da playground (basta falciare l’erba in forma di rettangolo, costruire due mini porte di legno e segnare con file di barchette bianche la linea del centrocampo e si può iniziare la partita!), da percorso, indicando delle traiettorie interessanti da seguire nel prato; da pergola, disegnando nel cielo festoni appesi tra i muri della Nave dove questi sono molto alti… sono solo alcuni esempi, ovviamente! Le barchette di carta potranno anche essere coadiuvate da barchette-tatuaggio, realizzando degli stencil che punteggino gli spazi del quartiere (sul tema della grafica e dell’importanza del logo Nave torneremo tra poco). Naturalmente, delle barchette galleggeranno nella fontana dove è tornata l’acqua: questa volta fuor di metafora!

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Sarebbe bello chiedere alla gente di aiutarci a costruire le barchette. Durante le interviste dei primi giorni e poi anche in seguito si potrà fare un servizio di consegna porta-a-porta del kit barchetta: un foglio di istruzioni e dieci fogli A4. Ogni famiglia, se accetta il nostro invito, dovrà realizzare dieci barchette (anche di più, se vogliono!) e portarle con sé il giorno della festa finale per allestire tutti insieme il nostro nuovo porto! Sui fogli i bambini di casa potranno anche fare dei disegni o chi vorrà potrà dare il proprio nome alla barchetta: avremo così delle barchette personalizzate, magari da ricercare poi nel “porto” tra tutte le altre, ingaggiando una caccia al tesoro!

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Le barchette dovrebbero essere di diverse dimensioni, da 20 cm a 1 m di lunghezza, ricorrendo alle dimensioni dei fogli standard. Quelle più grandi potranno avere degli optional, come bandiere cui affidare messaggi, se si vuole. Si diceva oggi di valutare la possibilità di costruirle anche con materiali diversi dalla carta nel caso si vogliano utilizzare per scopi diversi…

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A ciò si aggiunge un altro tema: la stiva della Nave!

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Ci sembra incredibile che quello spazio si debba utilizzare come rimessa: forse è quello spazio il vero volano del quartiere, è una risorsa con un potenziale micidiale che sta lì in attesa.

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In occasione dell’inaugurazione del porto, la Nave aprirà la sua stiva e ci mostrerà il suo carico. Qui pensiamo che si potrebbe allestire una mostra di video installazioni che raccontino il quartiere e il workshop. Qui si apre un mondo di possibilità: ci piacerebbe che fossero gli stessi partecipanti al ws a immaginare una proposta curatoriale per questa instant-exhibition. Ad esempio si possono proiettare ritratti degli abitanti, testi (magari quello bellissimo di Gommalacca che si sposerebbe magnificamente con l’immaginario portuale che stiamo suggerendo… Gerardo e Sara ne sanno di più), fotografie di dettaglio e poi viste di insieme, confrontare lo sguardo dell’insider e quello dello straniero, far vedere il quartiere dal balcone o dalla finestra della cucina o del salotto (se ci pensate, i quartieri “difficili” non vengono mai mostrati dal di dentro, dalle case, da come li vedono gli abitanti per la maggior parte del tempo…) e così via…

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E poi una stiva deve avere delle casse, è chiaro! Allora potremmo affidare ai partecipanti delle semplici cassette di legno o di plastica e chiedere loro di raccogliere indizi interessanti del quartiere, un personale inventario di oggetti, materiali, foglie e sassi o pezzi di asfalto o di ruggine, fiori e cartacce, ma anche disegni o fotografie, quel che vogliono per raccontare il quartiere.

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Questa mostra di immagini e materia segnerà l’inaugurazione del centro d’arte NAVE, acronimo di Nuove Avventure Espressive o che so altro (l’ho pensato mentre lo scrivo, di getto, credo abbiate idee migliori!), che avrà il suo logo e la sua grafica e vivrà delle iniziative che da qui in avanti vi avranno luogo, alcune, mi diceva Gerardo, già programmate, come la mostra Halprin (un enorme onore per noi e anche Mr. Halprin sarebbe entusiasta della location, ne sono certa!) e altre performance coreutiche.

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Servirebbero circa 10.000 barchette. Per fare una barchetta, quando si sa come fare, ci vogliono non più di due minuti… con la forza lavoro di tutti noi, dei partecipanti, degli abitanti, delle scuole, dovremmo farcela: un’opera collettiva nel senso pieno del termine!

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W LA N.AV.E.

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home_space of MGA - Antonio Castiello

Le Tele - Lorenzo Faroldi

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Le tele sono una installazione interattiva formata da piani triangolari tesi tramite cavi di acciaio e agganciati agli edifici circostanti. Il triangolo è la geometria elementare che definisce il piano su cui l’artista si esprime. Le tele permettono la proiezione di filmati e la stampa di immagini su di esse, introducendo così il visitatore ai temi della mostra interna. Una soluzione leggera, economica e totalmente smontabile. La composizione si innesta fra gli edifici come una grande protesi necessaria alla vita dell’intero organismo.

Lorenzo Faroldi — Le Tele

Lorenzo Faroldi — Le Tele

Lorenzo Faroldi — Le Tele

Recupero sottottetto - alessia rimoldi

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recupero di un sottotetto con costruzione di un soppalco inserendo strutture in acciaio

alessia rimoldi — Recupero sottottetto

Casa Re.Co - Alessandro D'Amico

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Il progetto è incentrato sulla ristrutturazione di una singola unità abitativa in un edificio degli anni ‘50 e si colloca all’interno delle mura del centro storico di Bologna, nella rinata zona del Cavaticcio. L’esigenza del cliente di vivere i singoli ambienti in modo separato, ma con una continuità materiale, è stata trasposta nell’assetto distributivo, conservando la distinzione tra zona giorno e zona notte, cucina e sala, operando nel dettaglio per ottimizzare spazi principali e locali di servizio. Nell’ambiente di ingresso e distribuzione principale è stato previsto un ribassamento e all’interno del controsoffitto è stato inserito un impianto di climatizzazione canalizzato. Inoltre, attraverso la realizzazione di arredi fissi su disegno è stato possibile minimizzare spigoli e rientranze preesistenti in un ambiente che si presentava poco funzionale e molto articolato, nonostante le ridotte dimensioni, massimizzando gli spazi adibiti a guardaroba. Un uso controllato del sistema di illuminazione incassato caratterizza soprattutto l’ingresso e la cucina, dove una nuova disposizione ad angolo del mobilio viene inserita in un elemento in cartongesso disegnato appositamente. Nella camera e nella sala risaltano la semplicità degli ambienti, dove poche pareti colorate completano gli elementi di arredo con toni che vanno dal grigio tortora della zona giorno al grigio antracite della zona notte. I toni caldi e freddi si mescolano anche nel bagno, dove un rivestimento in gres color cioccolato ricopre tutte le superfici.

Alessandro D'Amico — Casa Re.Co

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Alessandro D'Amico — Casa Re.Co

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Nuovo complesso parrocchiale della Madonna del Carmine a Santa Maria la Carità - QAYIN ARCHITETTURA, Nicola Scaramuzzi, Fabiagio Salerno, Luca Sammartino, Nicola Bondi, Francesco Sabbatini, David Raveggi, Marco Raggioli

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_“Ha forse di noi sapore il cosmo in cui ci dissolviamo? Afferrano gli angeli veramente soltanto ciò che è loro, da loro defluito, o qualche volta, come per errore, c’è in loro un po’ del nostro essere?”. Rainer Maria Rilke, Elegie duinesi_

QAYIN ARCHITETTURA, Nicola Scaramuzzi, Fabiagio Salerno, Luca Sammartino, Nicola Bondi, Francesco Sabbatini, David Raveggi, Marco Raggioli — Nuovo complesso parrocchiale della Madonna del Carmine a Santa Maria la Carità

Il dramma del paesaggio contemporaneo vive la sua più profonda lacerazione nella distanza. L’incomunicabilità, la mancanza di uno scambio, dice il poeta austriaco, è distanza tra umano e divino, tra fisico e metafisico, tra i molti e il principio. Se nel pensiero classico il principio è capace di generare le forme quali proprie icone, tale, infatti, è il sistema su cui l’Architettura regge se stessa, nel pensiero contemporaneo si manifesta l’impossibilità del Fondamento di tradursi in Figura. Compito dell’Architettura, quale espressione del nostro agire sul mondo, è preparare la strada per il riaccostarsi a quella soglia che separa “opera” e “principio”, le tecniche (téchnai), quali strumenti umani, dai principi primi (archai). La nostalgia, il ricordo (die erinnerung) deve farsi motore di un nuovo possibile riavvicinamento alla bellezza (Kalόn), ciò che è ben costruito, saldamento composto, perché generato secondo i principi e il loro ordine.

QAYIN ARCHITETTURA, Nicola Scaramuzzi, Fabiagio Salerno, Luca Sammartino, Nicola Bondi, Francesco Sabbatini, David Raveggi, Marco Raggioli — Nuovo complesso parrocchiale della Madonna del Carmine a Santa Maria la Carità

Gli sviluppi della tecnica rappresentano oggi l’esperienza di chi attraversa tale paesaggio, a ridosso dell’antico asse Stabiae-Nuceria, come un processo puntuale fatto di frammenti, distanze che si accorciano, tempi che si restringono. La percezione dello spazio che ne deriva risulta così profondamente cambiata perché diversa è la nostra esperienza dello spazio e la nostra coscienza dello spazio stesso.

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Rimisurare il paesaggio, in una realtà che vede i suoi monumenti quali fatti solitari privi di un reale rapporto con la struttura del paesaggio stesso, diventa condizione essenziale per un nuovo orientamento, uno sguardo per orientarsi nuovamente, per trovare nuove forme di persistenza nel territorio dell’Architettura.

QAYIN ARCHITETTURA, Nicola Scaramuzzi, Fabiagio Salerno, Luca Sammartino, Nicola Bondi, Francesco Sabbatini, David Raveggi, Marco Raggioli — Nuovo complesso parrocchiale della Madonna del Carmine a Santa Maria la Carità

Planimetria generale

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Pianta piano terra

Riconoscibilità dell’edificio sacro Tale necessità nella dispersione della periferia industriale, che si fa qui terreno per il progetto del nuovo complesso parrocchiale, deve passare attraverso un riconoscimento della forma, delle figure dell’Architettura, un riconoscimento che passa attraverso la tipologia. Il progetto diviene una riflessione attorno alla basilica, l’evoluzione del tipo come ciò che ancora è in grado di generare progetto attraverso una continua verifica dello stesso, una permanenza che si carica di nuovi attributi. Il progetto segue la traccia di un’Architettura capace di una “propria forma”, una forma icastica, che riconduce solamente a se stessa e alle proprie regole.

QAYIN ARCHITETTURA, Nicola Scaramuzzi, Fabiagio Salerno, Luca Sammartino, Nicola Bondi, Francesco Sabbatini, David Raveggi, Marco Raggioli — Nuovo complesso parrocchiale della Madonna del Carmine a Santa Maria la Carità

Pianta piano meno uno

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Sezione longitudinale

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Sezione trasversale

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Prospetto ovest

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QAYIN ARCHITETTURA, Nicola Scaramuzzi, Fabiagio Salerno, Luca Sammartino, Nicola Bondi, Francesco Sabbatini, David Raveggi, Marco Raggioli — Nuovo complesso parrocchiale della Madonna del Carmine a Santa Maria la Carità

Sezione piazza lato chiesa

Profilo estetico, formale La matrice compositiva si regge sull’equilibrio fissato da due istanze che s’incontrano, due direzioni che appaiono all’inizio del processo di formazione, una contingente, visibile, parallela alla linea che delimita il lotto, l’altra l’asse invisibile est-ovest, un asse che “stando”, si oppone alla disgregazione. Sulla prima s’imposta il volume che contiene e tiene insieme gli ambienti parrocchiali, sull’altra la chiesa rivolta con l’abside a oriente, dal loro incontro nasce la piazza ribassata. La chiesa, elemento d’ordine del complesso parrocchiale, appare come un volume rigoroso interamente bianco, misurato, sia in pianta che in sezione, su un modulo quadrato di 10 metri di lato, una presenza astratta, implicita, che pur appartenendo al proprio tempo, denuncia uno stare che va oltre il tempo stesso, ne è parte, ma non gli appartiene. La facciata è incisa solo da un volume d’ombra che segna la soglia tra l’esterno e l’interno della chiesa, il suo volume, in negativo diventa una cappella per le cerimonie religiose all’aperto, un cubo di 2,5 metri di lato. Percorsa la soglia, superato il portone in bronzo, lo spazio è ricondotto a un’essenzialità assoluta che non accoglie nulla di superfluo, uno spazio permanente, spoglio, circondato da superfici lasciate in calcestruzzo grezzo.

QAYIN ARCHITETTURA, Nicola Scaramuzzi, Fabiagio Salerno, Luca Sammartino, Nicola Bondi, Francesco Sabbatini, David Raveggi, Marco Raggioli — Nuovo complesso parrocchiale della Madonna del Carmine a Santa Maria la Carità

Sezione piazza lato edificio parrocchiale

Impianto liturgico

QAYIN ARCHITETTURA, Nicola Scaramuzzi, Fabiagio Salerno, Luca Sammartino, Nicola Bondi, Francesco Sabbatini, David Raveggi, Marco Raggioli — Nuovo complesso parrocchiale della Madonna del Carmine a Santa Maria la Carità

Lo spazio sacro rinuncia a ogni messa in scena architettonica, si fa anzi scena fissa della cerimonia liturgica e in essa si fonda; prima di essa c’è solo spazio e dopo non rimane altro che spazio. Lungo la navata centrale finestre di forma quadrata percorrono lo spazio filtrando la luce tramite diaframmi in vetro opalino, e producendo una luminosità pulsante. Il presbiterio in fondo alla sala è illuminato da una luce che proviene dall’alto dove l’abside si solleva oltre il colmo del tetto e transita attraverso la croce, realizzata in bronzo. Dalla navata lo sguardo dell’assemblea percorre lo spazio e va verso la luce, che, cadendo, illumina l’ambone, l’altare, il supporto per il cero pasquale, la sede del presidente, le sedute per i ministri. Tali opere si presentano come monoliti affioranti dalla pavimentazione in bronzo, interamente realizzati in marmo bianco. La custodia eucaristica, realizzata in bronzo, è collocata in una cappella ricavata nella navata destra e posta su un supporto in marmo. Il fonte battesimale, nella forma di un prisma a base ottagonale, si prevede realizzato sempre in marmo e da collocarsi nella navata sinistra all’ingresso. Un fonte battesimale per battesimi a immersione è invece previsto nella cappella feriale.

QAYIN ARCHITETTURA, Nicola Scaramuzzi, Fabiagio Salerno, Luca Sammartino, Nicola Bondi, Francesco Sabbatini, David Raveggi, Marco Raggioli — Nuovo complesso parrocchiale della Madonna del Carmine a Santa Maria la Carità

Aspetti funzionali Il percorso ovest-est è riproposto, con soluzioni diverse, anche all’esterno, dove una grande scala collega il sagrato e un frutteto con la piazza ribassata da cui si accede alla parrocchia, al campanile e alla chiesa feriale. Le pareti del corpo parrocchiale e della chiesa circoscrivono uno spazio protetto per accogliere la vita all’aperto della comunità, uno spazio dove forma architettonica e forma di vita s’incontrano. Il piano terra dell’edificio parrocchiale ospita il salone della comunità e la biblioteca, il piano superiore, le aule per le attività pastorali. Una scala, allineata con il volume del campanile, conduce al giardino, che circonda l’interno edificio, e lo separa dalla canonica, che si configura quindi come blocco autonomo realizzabile anche in tempi successivi. Il campanile appare come un volume interamente bianco, alto 25 metri dal livello della piazza e visibile da lontano nella pianura. In cima due lati si aprono, verso il cielo e verso il paese, mostrando le campane. Sull’altro lato della piazza, rispetto alla parrocchia, si accede alla chiesa feriale, accessibile anche dalla chiesa principale. Ancora una volta è la luce a costruire la spazialità interna cadendo dall’alto e attraversando una vasca d’acqua ricavata a est, al livello superiore, dove l’abside rivela il proprio profilo. Una rampa collega, in fondo alla piazza, i due livelli permettendo un facile accesso al centro parrocchiale. Aspetti tecnologici La struttura dell’edificio si prevede realizzata in setti portanti di c.a. Un unico materiale, il cemento bianco definisce omogeneamente i rivestimenti dei fronti esterni e le coperture, rendendo i volumi monomaterici e compatti.

QAYIN ARCHITETTURA, Nicola Scaramuzzi, Fabiagio Salerno, Luca Sammartino, Nicola Bondi, Francesco Sabbatini, David Raveggi, Marco Raggioli — Nuovo complesso parrocchiale della Madonna del Carmine a Santa Maria la Carità

Assonometria zona absidale

Opere d’arte Il progetto artistico si completa con l’immagine della “Madonna del Carmelo con bambino”, collocata nella navata sinistra, le stazioni della via Crucis nelle due navate laterali, sette per lato, una “Crocifissione” posta nella cappella feriale, e un Angelo dietro al coro, sopra all’ingresso. Le opere sono realizzate in tecnica mista, stampate su alluminio e poste su supporti in legno.

QAYIN ARCHITETTURA, Nicola Scaramuzzi, Fabiagio Salerno, Luca Sammartino, Nicola Bondi, Francesco Sabbatini, David Raveggi, Marco Raggioli — Nuovo complesso parrocchiale della Madonna del Carmine a Santa Maria la Carità

QAYIN ARCHITETTURA, Nicola Scaramuzzi, Fabiagio Salerno, Luca Sammartino, Nicola Bondi, Francesco Sabbatini, David Raveggi, Marco Raggioli — Nuovo complesso parrocchiale della Madonna del Carmine a Santa Maria la Carità

Crocifisso

QAYIN ARCHITETTURA, Nicola Scaramuzzi, Fabiagio Salerno, Luca Sammartino, Nicola Bondi, Francesco Sabbatini, David Raveggi, Marco Raggioli — Nuovo complesso parrocchiale della Madonna del Carmine a Santa Maria la Carità

Madonna del Carmine

QAYIN ARCHITETTURA, Nicola Scaramuzzi, Fabiagio Salerno, Luca Sammartino, Nicola Bondi, Francesco Sabbatini, David Raveggi, Marco Raggioli — Nuovo complesso parrocchiale della Madonna del Carmine a Santa Maria la Carità

Via Crucis - V Stazione

QAYIN ARCHITETTURA, Nicola Scaramuzzi, Fabiagio Salerno, Luca Sammartino, Nicola Bondi, Francesco Sabbatini, David Raveggi, Marco Raggioli — Nuovo complesso parrocchiale della Madonna del Carmine a Santa Maria la Carità

Via Crucis - XI Stazione

QAYIN ARCHITETTURA, Nicola Scaramuzzi, Fabiagio Salerno, Luca Sammartino, Nicola Bondi, Francesco Sabbatini, David Raveggi, Marco Raggioli — Nuovo complesso parrocchiale della Madonna del Carmine a Santa Maria la Carità

Via Crucis - III Stazione

Appartamento L - Gianluca Bugeia

Appartamento M - Gianluca Bugeia

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ristrutturazione appartamento

Gianluca Bugeia — Appartamento M

dettaglio

Gianluca Bugeia — Appartamento M

bagno

Gianluca Bugeia — Appartamento M

bagno

Gianluca Bugeia — Appartamento M

dettaglio

Gianluca Bugeia — Appartamento M

bagno

Gianluca Bugeia — Appartamento M

dettaglio

Gianluca Bugeia — Appartamento M

bagno

Gianluca Bugeia — Appartamento M

dettaglio

Gianluca Bugeia — Appartamento M

dettaglio


Pabellón Muestrario Fitologico - David Castañeda Ardila, Sara Paris, Sebastian Gonzalez

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La plaza pabellón muestrario filológico, tiene como estrategia generar una conexión directa de los habitantes del lugar con la reserva ecológica de una manera educativa, aglutinando el programa en un muestrario botánico con especies vegetativas de 5 ambientes básicos asociados a la reserva natural, como modo de conocimiento, cuidado, aprendizaje y estudio del lugar, convirtiéndose así en un pabellón que no busca establecer limites con la reserva, si no al contrario, generando un nuevo imaginario que la incorpore y la enmarque resaltando así sus ambientes y sensaciones.

David Castañeda Ardila, Sara Paris, Sebastian Gonzalez — Pabellón Muestrario Fitologico

David Castañeda Ardila, Sara Paris, Sebastian Gonzalez — Pabellón Muestrario Fitologico

David Castañeda Ardila, Sara Paris, Sebastian Gonzalez — Pabellón Muestrario Fitologico

David Castañeda Ardila, Sara Paris, Sebastian Gonzalez — Pabellón Muestrario Fitologico

David Castañeda Ardila, Sara Paris, Sebastian Gonzalez — Pabellón Muestrario Fitologico

David Castañeda Ardila, Sara Paris, Sebastian Gonzalez — Pabellón Muestrario Fitologico

David Castañeda Ardila, Sara Paris, Sebastian Gonzalez — Pabellón Muestrario Fitologico

David Castañeda Ardila, Sara Paris, Sebastian Gonzalez — Pabellón Muestrario Fitologico

David Castañeda Ardila, Sara Paris, Sebastian Gonzalez — Pabellón Muestrario Fitologico

David Castañeda Ardila, Sara Paris, Sebastian Gonzalez — Pabellón Muestrario Fitologico

David Castañeda Ardila, Sara Paris, Sebastian Gonzalez — Pabellón Muestrario Fitologico

Qatar University - XCOOP, Andrea Bertassi, Cristina Cassandra Murphy (XCOOP)

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Qatar University is a continuously moving forward to be one of the leading educational institutions in the region.

XCOOP, Andrea Bertassi, Cristina Cassandra Murphy (XCOOP) — Qatar University

The males quarter entrances

Following the Office for Metropolitan Architecture masterplan’s vision calling for an increase of the critical mass, the Qatar University is expanding and intends to provide high quality standard of education through a new building for the College of Law and a new one for the College of Education.

XCOOP, Andrea Bertassi, Cristina Cassandra Murphy (XCOOP) — Qatar University

The complex from the main street

The College of Law aspires to be the primer College of Law in the region in recognition of the quality of its academic program, the achievements of its faculty and graduates, and its service to the local and the international community. Its mission is to be committed to provide its students with the finest legal education that shall equip them to an unparalleled professional success.

XCOOP, Andrea Bertassi, Cristina Cassandra Murphy (XCOOP) — Qatar University

Bird Eye view

The College of Education at the Qatar University will be a leading institution in the preparation of education professionals through outstanding teaching, scholarship, and leadership in order to enhance the future of coming generations. The College of Education is committed to provide excellence in the initial advance preparation of education professionals by establishing a foundation in which life-long learning, teaching, research, and community partnership are fostered.

XCOOP, Andrea Bertassi, Cristina Cassandra Murphy (XCOOP) — Qatar University

The males quarter plaza

The design for the two buildings follows the idea of maintaining a distinct and well recognizable identity for each of the two buildings while unifying their reciprocal ambition in achieving high educational goals.

Through a precious singular roof canopy the two masses read as one institution while their diverse facades communicates uniqueness and autonomy. The College of Education Building adopts a vertical mullion facade, expressing the desire for dynamic and endless learning, and the College of Law Building is rigidly wrapped by the same mullion facade organized horizontally.

The designers respond to the firm Male and Female flow’s separation by playing with split levels. By and within the two buildings, males always travel at one meter and 50 centimeters below the females flow.

The whole design meets Green Building design process requirements to qualify for Qatar Sustainability Assessment System (QSAS).

Vidi Vici - XCOOP, Cristina Cassandra Murphy (XCOOP), Andrea Bertassi

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The small shop is a single space of about 35m2 that develops within a length of 10 meters along the main entrance on Boterslot and down till the public courtyard by the back facade. In the basement, Marja Maliaars hosts her laboratory and storage.

XCOOP, Cristina Cassandra Murphy (XCOOP), Andrea Bertassi — Vidi Vici

Translucent polyester resin counter

XCOOP’s project for the interior was generated through a close collaboration with the client, and reflects the concrete creative approach and the critical spirit of the whole collection. The design aims to apply small variations along the traversal section of the shop giving to the counter and the two long walls the duty of re-organizing the space.

XCOOP, Cristina Cassandra Murphy (XCOOP), Andrea Bertassi — Vidi Vici

Springs hats hangers

While one of the two walls is exhibiting the long garments, the opposite wall accommodates eight springs hanged from the high ceiling. These springs, while bouncing, display the hats’ selection of the shop. XCOOP was able to contain the huge collection of unique pieces at an incredibly low budget.

XCOOP, Cristina Cassandra Murphy (XCOOP), Andrea Bertassi — Vidi Vici

Detail of a study model

The counter is made out of polyurethane resin and birch wood. It occupies the whole central length of the space, extending itself even further outside the boundaries of the shop through two loose hangers placed by the store’s front facades when the business is open. The 500 kilos piece was built by XCOOP at Werkplaats Vincent de Rijk in Rotterdam. Along its length, the counter modifies its shape responding to the objects displayed.

XCOOP, Cristina Cassandra Murphy (XCOOP), Andrea Bertassi — Vidi Vici

Retro-illuminated polyester resin counter

The shelf space is a labyrinthine sequence of wooden elements placed at different heights. At each modulus of the counter, the shelves hosts bags and accessory, small niches displaying shirts and jackets.

XCOOP, Cristina Cassandra Murphy (XCOOP), Andrea Bertassi — Vidi Vici

View of the shop from the mezzanine

One of the two long walls is fully occupied by a metal grid offering a frontal view to the long collection. Along the route connecting the two entrances, the eight springs introduce the hat assortment to the shopper. Without removing the items from the spring, the customers can easily place the hats on their heads and look at themselves in the mirror.

XCOOP, Cristina Cassandra Murphy (XCOOP), Andrea Bertassi — Vidi Vici

Counter and springs hats hangers

Pavilion-Pabellón Muestrario Fitologico - David Castañeda Ardila, Sara Paris Herrera, Sebastian Gonzalez Bolivar

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La plaza pabellón muestrario filológico, tiene como estrategia generar una conexión directa de los habitantes del lugar con la reserva ecológica de una manera educativa, aglutinando el programa en un muestrario botánico con especies vegetativas de 5 ambientes básicos asociados a la reserva natural, como modo de conocimiento, cuidado, aprendizaje y estudio del lugar, convirtiéndose así en un pabellón que no busca establecer limites con la reserva, si no al contrario, generando un nuevo imaginario que la incorpore y la enmarque resaltando así sus ambientes y sensaciones.

David Castañeda Ardila, Sara Paris Herrera, Sebastian Gonzalez Bolivar — Pavilion-Pabellón Muestrario Fitologico

David Castañeda Ardila, Sara Paris Herrera, Sebastian Gonzalez Bolivar — Pavilion-Pabellón Muestrario Fitologico

David Castañeda Ardila, Sara Paris Herrera, Sebastian Gonzalez Bolivar — Pavilion-Pabellón Muestrario Fitologico

David Castañeda Ardila, Sara Paris Herrera, Sebastian Gonzalez Bolivar — Pavilion-Pabellón Muestrario Fitologico

David Castañeda Ardila, Sara Paris Herrera, Sebastian Gonzalez Bolivar — Pavilion-Pabellón Muestrario Fitologico

David Castañeda Ardila, Sara Paris Herrera, Sebastian Gonzalez Bolivar — Pavilion-Pabellón Muestrario Fitologico

David Castañeda Ardila, Sara Paris Herrera, Sebastian Gonzalez Bolivar — Pavilion-Pabellón Muestrario Fitologico

David Castañeda Ardila, Sara Paris Herrera, Sebastian Gonzalez Bolivar — Pavilion-Pabellón Muestrario Fitologico

David Castañeda Ardila, Sara Paris Herrera, Sebastian Gonzalez Bolivar — Pavilion-Pabellón Muestrario Fitologico

David Castañeda Ardila, Sara Paris Herrera, Sebastian Gonzalez Bolivar — Pavilion-Pabellón Muestrario Fitologico

David Castañeda Ardila, Sara Paris Herrera, Sebastian Gonzalez Bolivar — Pavilion-Pabellón Muestrario Fitologico

Hotel in Oman - Archea Associati (+) Fabrizio Fraboni Baroni - Fabrizio Fraboni Baroni

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Fabrizio Fraboni Baroni — Hotel in Oman - Archea Associati (+) Fabrizio Fraboni Baroni

Fabrizio Fraboni Baroni architects ITAY / UK / QATAR

Fabrizio Fraboni Baroni — Hotel in Oman - Archea Associati (+) Fabrizio Fraboni Baroni

Fabrizio Fraboni Baroni ITALY / UK / QATAR

Fabrizio Fraboni Baroni — Hotel in Oman - Archea Associati (+) Fabrizio Fraboni Baroni

Fabrizio Fraboni Baroni ITALY / UK / QATAR

Fabrizio Fraboni Baroni — Hotel in Oman - Archea Associati (+) Fabrizio Fraboni Baroni

Fabrizio Fraboni Baroni ITALY / UK / QATAR

Fabrizio Fraboni Baroni — Hotel in Oman - Archea Associati (+) Fabrizio Fraboni Baroni

Fabrizio Fraboni Baroni ITALY / UK / QATAR

Fabrizio Fraboni Baroni — Hotel in Oman - Archea Associati (+) Fabrizio Fraboni Baroni

Fabrizio Fraboni Baroni ITALY / UK / QATAR

Fabrizio Fraboni Baroni — Hotel in Oman - Archea Associati (+) Fabrizio Fraboni Baroni

Fabrizio Fraboni Baroni ITALY / UK / QATAR

Fabrizio Fraboni Baroni — Hotel in Oman - Archea Associati (+) Fabrizio Fraboni Baroni

Fabrizio Fraboni Baroni ITALY / UK / QATAR

Convitto per alunni con una mensa a Malles - AB/A , Archest S.R.L.

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Il progetto per il nuovo convitto riprende in parte il volume originario demolito e si adegua all’intorno andando a ricreare una continuità con il versante a nord dell’area di progetto. Il volume principale sembra quindi risentire della spinta del terreno a nord e la pianta pare così prendere come linea di tracciamento quella della topografia del sito. L’andamento della linea spezzata in pianta e della linea di gronda danno un senso di dinamicità al progetto per ridurre una possibile rigidità volumetrica e quell’effetto di eccessiva chiusura che si potrebbe avere arrivando da sud. Si sono pensati due accessi, quello principale a sud ed uno secondario che collega in maniera più diretta con il percorso pedonale e il plesso scolastico a nord. Si è poi limitata la parte carrabile nella parte sud del lotto in cui chiaramente vengono definiti gli ambiti del parcheggio (che riprende quello già previsto e col quale si pone in continuità), la rampa di accesso all’interrato e la zona di carico e scarico e parcheggio della cucina. Il piano terra raccoglie tutte le funzioni principali quali la zona centrale, la zona dello sport, la mensa, l’alloggio del custode ed il deposito biciclette. La hall ha la funzione, oltre che di accogliere le persone all’ingresso, di gestire i flussi e la connessioni dei vari ambiti tra di loro. L’ufficio del custode, in parte chiuso e in parte aperto nella hall, permette il controllo totale delle persone sia in entrata che in uscita. La zona centrale trova poi una sua possibile estensione sulla corte verde interna sulla quale si affaccia e che può diventare un ulteriore spazio di svago o di studio. Le altre funzioni, quali la sala studio, la sala riunioni e la zona multimediale, sono state pensate come un elemento lineare flessibile, grazie alle pareti mobili che dividono i diversi ambiti. La zona sportiva oltre al locale fitness ospita al piano terra anche i due spogliatoi maschi e femmine e lo spogliatoio allenatori; una scala la collega poi direttamente all’officina e al deposito attrezzi nell’interrato. L’officina sarà quindi in diretta comunicazione e con il garage e con il parcheggio. La mensa e l’alloggio del custode chiudono la parte a nord e si aprono a sud, permettendo, tramite il riutilizzo del terreno derivante dallo scavo del parcheggio, di ricreare il versante e porsi in continuità con esso. La zona del convitto, posta sopra la zona centrale e dello sport, accoglie trentadue stanze per piano in modo misto tra doppie, singole e stanze per gli allenatori. Queste ultime, data la loro minor metratura, semplicemente arretrano sul fronte, dotandosi di una loggia più generosa che crea anche una variazione dietro lo schermo di facciata. La spezzata risolve il corridoio, limitando una fuga prospettica eccessiva e facendola convergere in corrispondenza dello sbarco delle scale e dell’ascensore; permette inoltre l’inserimento del locale pulizie da un lato e una piccola zona attrezzata dall’altro, la quale illumina naturalmente lo sbarco al piano e offre uno scorcio sul declivio a nord. La zona del convitto è in stretta relazione con la hall e la zona centrale. Il deposito sarà invece posizionato nell’interrato in prossimità del blocco scala e ascensore che portano alle camere del convitto stesso. Il progetto per il nuovo convitto di Malles reinterpreta in chiave contemporanea i caratteri tipici della zona, ricercando così non solo l’inserimento nel contesto della ex caserma Wackenell, ma anche in maniera più ampia nel territorio in cui si inserisce.

AB/A , Archest S.R.L. — Convitto per alunni con una mensa a Malles

Vista del fronte

AB/A , Archest S.R.L. — Convitto per alunni con una mensa a Malles

planimetria inserimento

AB/A , Archest S.R.L. — Convitto per alunni con una mensa a Malles

pianta piano terra

AB/A , Archest S.R.L. — Convitto per alunni con una mensa a Malles

pianta piano tipo

AB/A , Archest S.R.L. — Convitto per alunni con una mensa a Malles

vista dall'alto

M.I. RIGENERO - Progetti Integrati di Rigenerazione Urbana - Veronica Pepe, Massimo Izzo, Antonio Abalsamo, Gianpiero Fortunato, Giuseppe Calvo, Lucia Fiore, Davide Izzo, maria veronica izzo, Giuseppe Mariconda, Nicola Parente, Alessia Tarantino

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Il progetto “Mi Rigenero”è stato svolto previa costituzione di un ufficio di Piano presso il comune di Montoro Inferiore (Av), all’uopo costituito, per l’attuazione di interventi di riqualificazione/rifunzionalizzazione di beni di proprietà comunale dismessi o in via di dismissione. L’Ufficio appositamente costituito, coordinato dal responsabile del settore “Edilizia Privata e Servizi alle Imprese” arch. Massimo Izzo, ha visto impegnati, oltre a due consulenti di provata esperienza (arch. Antonio Abalsamo e dott. Gianpiero Fortunato, per le rispettive competenze), 8 giovani professionisti (architetti ed ingegneri iscritti ai rispettivi albi da meno di 5 anni) che grazie ad una borsa di studio di durata semestrale, hanno fornito la loro preziosa opera. Il numero, la dimensione e la localizzazione delle aree oggetto degli interventi (prossime o in aree centrali di alcune delle frazioni di Montoro Inferiore), nonché la complessità delle funzioni da ricercare ed insediare (e la valutazione degli impatti con gli ambiti oggetto degli interventi), hanno suggerito un approccio progettuale teso alla ricerca di una coerenza (ed integrazione) con le risorse e con i fabbisogni, presenti (o potenziali) sia sul territorio comunale che in quello più vasto di appartenenza. L’insieme delle attività, di natura tecnico-amministrativo e formativa si sono mosse all’interno di un approccio e di una metodologia di lavoro che ha inteso sancire il primario ruolo di coordinamento progettuale, metodologico ed economico-amministrativo dell’Ente Pubblico, nelle politiche di gestione e controllo del territorio. Approccio e metodologia di lavoro, suggerito, in particolare, dal preminente Interesse Pubblico sotteso ad ognuno degli interventi, non soltanto per essere, i beni stessi, di proprietà pubblica, ma per le potenzialità di riqualificazione cui si prestano, grazie alla loro localizzazione strategica nel territorio comunale. L’attività dell’Ufficio così costituito, è consistita, oltre che nella redazione degli studi e dei progetti preliminari,anche nella contestuale verifica e divulgazione dei risultati ottenuti, attraverso le seguenti modalità: a) pubblicazione del primo Report delle attività sul sito comunale; b) incontri tra i tecnici, i consulenti, i componenti della Giunta Comunale e diversi operatori economici (imprenditori e tecnici) interessati all’iniziativa, al fine di verificare la fattibilità degli interventi stessi. Gli interventi riguardano 6 lotti di proprietà pubblica, localizzati nelle frazioni di P.zza di Pandola (terreno ed area ex scuola), Misciano (ex scuola, attualmente occupata dal Forum dei giovani), Preturo (ex scuola), Piano (ex scuola), Borgo (ex scuola). Ambiti, quindi, che interessano parti diverse del territorio comunale e, in particolare, parti di tessuti urbani che, grazie a tali interventi, possono vedere innescati meccanismi più generali di riqualificazione, non solo per la migliore rifunzionalizzazione dei lotti stessi, bensì per una accresciuta dotazione di spazi collettivi (verde pubblico, parcheggi, volumi da destinare a servizi pubblici); in sostanza, dei veri e propri “Progetti Integrati di Rigenerazione Urbana”. Nel complesso, gli interventi sui sei lotti, a regime, porteranno notevoli risorse nelle casse comunali (complessivamente €. 2.211.296,00 per il valore dei beni ed € 150.000,00 per spese dell’Amministrazione), oltre ad una serie di funzioni di natura diversa (residenziale, commerciale, servizi pubblici e privati, box privati, parcheggi pubblici, etc.); in sostanza, una operazione che a costo zero per l’Amministrazione Comunale (le borse di studio e le consulenze, saranno recuperate grazie agli oneri che i promotori dovranno versare all’Ente) consentirà di recuperare il valore degli immobili e dei lotti sui quali si attueranno gli interventi, oltre ad una serie di altre opere di riqualificazione che potranno derivare dalle offerte migliorative. Il ricorso, infatti, al sistema della “permuta” previsto dall’art. 53, comma 6, del D. lgs n. 163/2006, comporterà, per gli affidatari dei contratti di appalto, la erogazione del prezzo in denaro a favore del comune per il trasferimento della proprietà del bene, nonché il pagamento delle spese che l’Amministrazione avrà affrontato per tutte le iniziative tecnico/amministrative (progetto, bando, iter amministrativo, etc.). Si aggiunga che la realizzazione di nuovi volumi di natura privata contribuirà in ogni caso a garantire al comune, attraverso le tradizionali imposizioni fiscali (IMU, contributo di costruzione), l’ampliamento della base imponibile e quindi un incremento delle entrate tributarie. L’ufficio di Piano così costituito, inoltre, oltre ai sei progetti complessivamente identificati nel progetto “MI Rigenero”, si è cimentato con altre tematiche e progetti, tra i quali: lo Studio di Fattibilità per la mobilità Intercomunale “le città dei due principati”, il progetto di restauro e rifunzionalizzazione di Palazzo Flodiola, etc..

Veronica  Pepe, Massimo Izzo, Antonio Abalsamo, Gianpiero Fortunato, Giuseppe Calvo, Lucia Fiore, Davide Izzo, maria veronica izzo, Giuseppe Mariconda, Nicola Parente, Alessia Tarantino — M.I. RIGENERO - Progetti Integrati di Rigenerazione Urbana

Salerno Complesso di Santa Sofia Piazza Abate Conforti

Veronica  Pepe, Massimo Izzo, Antonio Abalsamo, Gianpiero Fortunato, Giuseppe Calvo, Lucia Fiore, Davide Izzo, maria veronica izzo, Giuseppe Mariconda, Nicola Parente, Alessia Tarantino — M.I. RIGENERO - Progetti Integrati di Rigenerazione Urbana

Salerno Complesso di Santa Sofia Piazza Abate Conforti

Veronica  Pepe, Massimo Izzo, Antonio Abalsamo, Gianpiero Fortunato, Giuseppe Calvo, Lucia Fiore, Davide Izzo, maria veronica izzo, Giuseppe Mariconda, Nicola Parente, Alessia Tarantino — M.I. RIGENERO - Progetti Integrati di Rigenerazione Urbana

Salerno Complesso di Santa Sofia Piazza Abate Conforti

Veronica  Pepe, Massimo Izzo, Antonio Abalsamo, Gianpiero Fortunato, Giuseppe Calvo, Lucia Fiore, Davide Izzo, maria veronica izzo, Giuseppe Mariconda, Nicola Parente, Alessia Tarantino — M.I. RIGENERO - Progetti Integrati di Rigenerazione Urbana

Veronica  Pepe, Massimo Izzo, Antonio Abalsamo, Gianpiero Fortunato, Giuseppe Calvo, Lucia Fiore, Davide Izzo, maria veronica izzo, Giuseppe Mariconda, Nicola Parente, Alessia Tarantino — M.I. RIGENERO - Progetti Integrati di Rigenerazione Urbana

Veronica  Pepe, Massimo Izzo, Antonio Abalsamo, Gianpiero Fortunato, Giuseppe Calvo, Lucia Fiore, Davide Izzo, maria veronica izzo, Giuseppe Mariconda, Nicola Parente, Alessia Tarantino — M.I. RIGENERO - Progetti Integrati di Rigenerazione Urbana

Veronica  Pepe, Massimo Izzo, Antonio Abalsamo, Gianpiero Fortunato, Giuseppe Calvo, Lucia Fiore, Davide Izzo, maria veronica izzo, Giuseppe Mariconda, Nicola Parente, Alessia Tarantino — M.I. RIGENERO - Progetti Integrati di Rigenerazione Urbana


CLUE is an international lighting competition open to all lighting applications and spaces named Community Lighting for the Urban Environment – CLUE. - Cynthia Gauthier, CLUE

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CLUE is an international lighting competition open to all lighting applications and spaces named Community Lighting for the Urban Environment –CLUE.

Cynthia Gauthier, CLUE — CLUE is an international lighting competition open to all lighting applications and spaces named Community Lighting for the Urban Environment – CLUE.

OUR MISSION
CLUE has set itself the goal of encouraging and challenging young designers such as students (University & Colleges) and emerging Professionals (<5 years in their profession) to develop innovative lighting concepts for interior and exterior spaces, stimulate challenging ideas and recognize the individuals creating those ideas.  

EDITION 01: INTERFACE // Lighting at the edge: between built and unbuilt environments
This edition’s theme is INTERFACE– As we expand the CLUE competition to embrace all types of lighting environments, this year’s theme invites the design community to investigate the integration of light at an interface: a world where two systems, subjects, organizations, etc. meet and interact. To learn more about this edition’s contest visit www.cluecompetition.com.

1ST PRIZE: $5 000 // 2ND PRIZE: $2 500 // 3RD PRIZE: $1 000  

JANUARY 30, 2015, 11:59 P.M. (GMT-5) Deadline for competition registration  JANUARY 31, 2015, 11:59 P.M. (GMT-5) Deadline for projects submission  

FOR ALL DETAILS ABOUT THE COMPETITION / VISIT OUR WEBSITE AT: Linked Text

Evoluzione storico urbanistica del comune di Sant'Egidio del Monte Albino (Sa) - Veronica Pepe

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Redazione della relazione storico-tecnica, documentazione bibliografica, iconografica e cartografica sullo stato dell’ insediamento, sulla evoluzione storico-urbanistica, sulle stratificazioni, sovrapposizioni, adeguamenti e sostituzioni edilizie, documentazione fotografica del comune di Sant’Egidio del Monte Albino, così come disposto dalla L.R. 18.10.2002 n. 26. Regolamento di Attuazione della L.R. n. 26/2002, adottato con delibera di G.R. n. 1751/2003. A) Classificazione e censimento dei Centri Storici della Campania.

Veronica  Pepe — Evoluzione storico urbanistica del comune di Sant'Egidio del Monte Albino (Sa)

Veronica  Pepe — Evoluzione storico urbanistica del comune di Sant'Egidio del Monte Albino (Sa)

Veronica  Pepe — Evoluzione storico urbanistica del comune di Sant'Egidio del Monte Albino (Sa)

Veronica  Pepe — Evoluzione storico urbanistica del comune di Sant'Egidio del Monte Albino (Sa)

Le Manifatture Cotoniere Meridionali di Angri : da architetture del lavoro ad archeologia industriale - Veronica Pepe

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“Nelle fabbriche abbandonate, spesso svuotate dei loro macchinari, ciò che prende il sopravvento è l’approssimazione edilizia, il muro scrostato dall’insinuarsi dell’erba che delimita i vuoti sconfinati, i quali ormai non hanno altro senso che quello del mistero dell’assenza: il vento rasoterra che muove sul pavimento d’asfalto qualche foglio di giornale, la presenza impropria del cielo attraverso i buchi nei lucernari e i resti intrasferibili: basamenti di macchine, cunicoli aperti, fosse, mensole di cemento armato robustissime che non sostengono più nulla. Il fascino della rovina è solo per metà traccia della memoria di ciò che vi avveniva; per l’altra metàè ritorno della costruzione allo stato di materia e niente di meglio dei materiali edilizi si presta a quel dissolvi-mento: non si producono rottami ma polvere, materie prime che ritornano alla terra”. Con queste parole Vittorio Gregotti, ricordando l’infanzia trascorsa nell’opificio tessile paterno, descrive il processo di perdita definitiva delle fabbriche dismesse, di quelle reliquie architettoniche evocative dei ritmi quotidiani di una comunità operosa, dei suoni e dei colori di una civiltà del lavoro inesorabilmente scomparsa. Si tratta di un fenomeno di disgregazione sociale, ancor prima che materiale, che ha investito molti insediamenti industriali, con ricadute significative su intere città e spesso su più vasti comprensori territoriali. Non diversa è la vicenda dello stabilimento delle Manifatture Cotoniere Meridionali ad Angri, il quale ha rappresentato, per circa un secolo, la vita, il lavoro, l’identità della maggior parte dei cittadini angresi. All’inizio della loro attività gli opifici della M.C.M. constavano di un salone di tessitura di 11.250 metri quadrati adatto all’installazione di 1.615 telai automatici; nel 1954 con la realizzazione (piano E.R.P.) di una sala di tessitura di 16.000 metri quadrati il complesso industriale di Angri raggiungeva la sua definitiva conformazione che, per dimensioni e razionalità tecnica, garantiva alle “Cotoniere” una produzione di livello internazionale. Negli anni, le vicende della M.C.M. si snodano secondo un corso parallelo all’andamento generale dell’attività industriale nel Mezzogiorno: al boom degli anni Cinquanta, con l’intensificazione della produzione ed i contestuali ampliamenti strutturali, segue infatti un lungo periodo di crisi, iniziato negli anni Settanta e destinato a concludersi nel 1992 con la cessazione dell’attività degli ultimi residui stabilimenti di Angri, Nocera Inferiore e Fratte. Lo stabilimento occupa attualmente un intero isolato posto tra la via Risi, il cui tracciato delimita ad est il perimetro del nucleo medievale di Angri, e l’ottocentesco corso V. Emanuele, e rappresenta un esempio dello sviluppo insediativo di fine ‘800 tendente al riempimento delle insule. La posizione dell’isolato, adiacente al centro storico, nonché la sua mole ne rendono necessario lo studio dei rapporti con il resto della città nella ricerca di caratteri identificativi dell’area. Per definizione l’identitàè ciò che rimane identico nel tempo, nell’ambito in questione è il progressivo definirsi del rapporto tra il luogo e la sua costruzione. Il ricorso ad un approccio storico consente di comprendere sia il nesso tra questo tipo di insediamento e il resto del territorio, sia le modalità di trasformazione dell’assetto originario, tali da determinare “l’Hic et Nunc” caratterizzanti il recinto dell’ex M.C.M. La città di Angri è definita dall’impianto medievale del borgo centrale strutturato sulle due Vie di Mezzo, l’una secondo la direzione nord-sud e l’altra est-ovest. Tale impianto determina un nucleo compatto di immediata riconoscibilità in grado di instaurare un rapporto bipolare con il recinto dell’ex M.C.M. Nella definizione di questi due poli emerge come nella città storica vi sia una stretta connessione tra la dimensione edilizia e quella urbana, tra i modelli di abitazione e la forma dell’insediamento. L’analisi delle tipologie edilizie appare, quindi, strettamente connessa a quella della morfologia urbana. Il nucleo medievale è costituito da una serie di case a corte, cioè complessi edili plurifamiliari che si articolano su uno o due piani ai lati di un ampio cortile. È’ evidente che la corte non rappresenta un manufatto edilizio isolato, ma un sistema ordinato e organizzato di habitat; si configura, cioè, come un modo di strutturare l’ambiente in relazione ai suoi destinatari. Attraverso lo stesso principio, ma con strumenti diversi, gli opifici si inseriscono all’interno dell’isolato dell’ex M.C.M. con l’esplicita volontà progettuale di distribuzione e di reciproca relazione degli spazi di lavoro. I due poli, si caratterizzano, inoltre, per l’evidente presenza di un manufatto simbolo del potere: - il castello, oggi sede degli uffici comunali, rappresentava la sede delle famiglie nobili, succedutesi nei secoli, aventi come feudo il territorio angrese; - la villa Wenner, fatta costruire dall’omonimo imprenditore svizzero, rappresentava la volontà di manifestare la raggiunta maturità economica nonché il potere di controllo sul lavoro operaio. Le vicende storiche che hanno caratterizzato lo sviluppo urbanistico di Angri hanno visto il lento dissolversi delle mura che cingevano il nucleo centrale della città. In modo del tutto opposto, il recinto dell’ex M.C.M. si è sviluppato passando da un perimetro indefinito, caratterizzato dall’edilizia residenziale presente sui bordi dell’isolato, fino alla realizzazione di un vero muro che isola il complesso dal centro storico che lo circonda . La storia della città determina mutazioni di forma dei bordi del recinto, a tutto ciò si sommano le vicende dell’industria tessile che influiscono sulla natura degli opifici stessi, ovvero strutture con modifiche continue, relative all’evoluzione degli impianti. L’attenzione alla natura dinamica del luogo permette di leggere il rapporto esistente tra i sistemi tipologico, costruttivo e spaziale e le forme di utilizzo che nel tempo si sono susseguite. Tali sistemi presentano dei codici morfologici che a loro volta si riverberano nelle forme degli opifici, uno di questi è la serialità interna nella disposizione degli elementi compositivi e tettonici che determinano in gran parte le forme della fabbrica; serialità che discende in molti casi dal ciclo produttivo, dalla necessità di standardizzare le tecniche costruttive e i componenti utilizzati. Addizione e sottrazione, ma anche, densificazione, destrutturazione, sovrapposizione sono solo alcuni attributi tramite i quali è possibile leggere la corrispondenza tra la storia dell’area dell’ex M.C.M. e il tessuto della città consolidata.

Veronica  Pepe — Le Manifatture Cotoniere Meridionali di Angri : da architetture del lavoro ad archeologia industriale

Veronica  Pepe — Le Manifatture Cotoniere Meridionali di Angri : da architetture del lavoro ad archeologia industriale

Veronica  Pepe — Le Manifatture Cotoniere Meridionali di Angri : da architetture del lavoro ad archeologia industriale

Veronica  Pepe — Le Manifatture Cotoniere Meridionali di Angri : da architetture del lavoro ad archeologia industriale

Veronica  Pepe — Le Manifatture Cotoniere Meridionali di Angri : da architetture del lavoro ad archeologia industriale

Veronica  Pepe — Le Manifatture Cotoniere Meridionali di Angri : da architetture del lavoro ad archeologia industriale

BL783 - CLAUDIO WALTER Arquitectos, Arq. Claudio Walter, Arq. Ana Piuzzi, M.M.O. Leandro Schmithalter, Paola Lambrecht, Ramiro Sosa

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The Lehmann boulevard is named after the founder of the colony Rafaela. It is one of the two foundational axes that intersect each other orthogonally and form the main square of the city that is surrounded by old and leafy tipas (Tipuana Tipu). The urban space is ample with low-rise buildings and a landscape with a predominance of jacarandás (Jacaranda Mimoosifolia) and lapachos rosados (Handroanthus impetiginosus).

CLAUDIO WALTER Arquitectos, Arq. Claudio Walter, Arq. Ana Piuzzi, M.M.O. Leandro Schmithalter, Paola Lambrecht, Ramiro Sosa — BL783

In this situation we have a small plot of land, from the demolition of an old house without historical value. The expectation developer was focused on optimizing economic outcome. In addition to the conditions imposed by the city building code, the budget was limited and the execution time should not exceed 12 months.

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The premise is solved with two blocks linked by circulation seeking to consolidate the front of said boulevard, optimizing climate conditioning in the north facing rear block. The circulatory pattern becomes the vertical axis which orders joint and walkways linking departments with rightful urban windows, closing the south to protect from wind and rain and open to the north.

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The ground floor is for parking, entrance hall and has a small transparent and spatial fluidity shop.

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The visual depth that allows the width of the road and the low altitude environment challenged us to work side walls with the same importance as the main facade. Then the main image of the building is made up of stainless steel screens to filter sunlight and visual for apartments, laminated glass as guardrails and exposed concrete slabs of each floor.

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The lateral were designed with slivers of glass (also willing to improve the light quality inside the units) and aluminum bars generate an irregular grid which seeks to harmonize by contrast with the main facade.

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The rear volume opens through large windows arranged in the living area of the apartments. The housing units are simple and are divided by partitions drywall, allowing flexibility to adapt to different usage patterns.

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Ground floor / Typical floor

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East Facade

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North Facade

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Restauro di un appartamento nel centro storico di Venezia

Alessandro Stefanoni — casa_V

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