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velodromo Maspes-Vigorelli - Alessandro Scandurra / scandurrastudio, Beretta Associati s.r.l, Redesco Progetti s.r.l., MANENS-TIFS S.P.A.

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INQUADRAMENTO URBANO. Il disegno del settore Nord-Ovest di Milano è determinato dal Piano Regolatore del 1884 di Beruto, orientato lungo la direttrice storica del Sempione. Su questo spicchio radiale di Milano si innerva una maglia ortogonale a direzione Nord-Sud. Il quadrato della Nuova Piazza d’Armi, in seguito occupato dalla Fiera, si oppone alla maglia generata dal Sempione e prende piuttosto l’andamento dei tracciati urbani ortogonali. Ci interessa confermare questa caratteristica di luogo – cerniera, riproponendoci al contempo di risolverlo nel disegno dei suoi confini per lasciare un uso del suolo fluido. Il progetto è composto da dispositivi semplici che assemblati propongono una lettura complessa dell’edificio. Una piazza – cerniera, definita da una piattaforma coperta, che ingloba e contemporaneamente lascia autonomo l’edifico pubblico. Il limite dell’area viene quindi spostato a livello della nuova copertura, confine aereo del lotto, mentre le relazioni a terra sono lasciate libere di generarsi, fluidamente, un luogo da farsi, da definirsi nell’uso. QUALITAFORMALE. Oggi il Velodromo Maspes-Vigorelli è di fatto invisibile: la trasformazione nel tempo e la recente emancipazione dell’area lo ha portato ad essere uno strana presenza datata, non sufficientemente importante dal punto di vista del manufatto e non sufficientemente anonimo. Questo stato delle cose ci ha portato a pensare ad un sistema di dispositivi che valorizzino l’edificio esistente e lo integrino in un complesso più ampio ed efficace che non perda di vista l’identità e il valore iconico del Velodromo; dispositivi a diversi livelli di intervento, una struttura implementabile che può innescare rapporti diversi e sempre più diretti con il contesto, in grado di generare un sistema aperto di attività e di potenziali relazioni sociali, che producano gradualmente nel tempo diversi scenari. NUOVA CENTRALITA’. Il progetto mira a far rinascere la struttura del Vigorelli lavorando sullo spazio esterno limitrofo e sul corpo stesso del velodromo, rifunzionalizzandone le singole parti in relazione al tessuto circostante e costruendo quindi 4 diverse situazioni che rivitalizzano l’intero comparto mettendolo a sistema con il contesto. ORGANIZZAZIONE PROGRAMMATICA. La riorganizzazione programmatica del velodromo prevede la suddivisione delle funzioni in 4 macrozone in grado di innestare l’edificio in un vitale complesso di relazioni urbane possibili, definendo 4 fondamentali sistemi urbani: sistema di rappresentanza – Via Arona, sistema commerciale di quartiere – Via Procida, sistema / asse sportivo di zona – Via Savonarola, sistema commerciale ricreativo – City life. STRUTTURE URBANE. Due strutture, due direttrici urbane, due griglie si incontrano e collaborano alla creazione di un nuovo luogo dello stare. Il conflitto tra il sistema radiale del Maspes-Vigorelli, costruito sulla direttrice del Sempione come voluto dal Piano Beruto del 1884 e la Nuova Piazza d’Armi ora Citylife, si risolve nella realizzazione di una grande piazza coperta che integra due sistemi fino ad ora apparentemente inconciliabili. SPAZI PUBBLICI COPERTI. Una sequenza di nuovi spazi coperti restituiscono all’uso quotidiano percorsi, traiettorie e spazi ad oggi poco utilizzati. Aprono prospettive d’utilizzo finora non valutate per il Vigorelli ed il suo contesto, ponendo il velodromo nuovamente al centro della vita quotidiana di quartiere. STRUTTURA / ARCHITETTURA DI RACCORDO. Il nuovo intervento diventa elemento di giunzione nasce in un luogo sin’ora irrisolto e riesce tramite un dispositivo architettonico in grado di raccordare direttici diverse a creare una nuova centralità. PIAZZACERNIERA. Una grande piazza coperta riorienta l’edificio, lo aggancia ad un tessuto urbano perso, lo inquadra in un sistema di riferimenti consentendogli di avere rapporti vicendevoli e aperti con le dinamiche urbane e di quartiere. Sistemazione aree esterne. La sistemazione delle aree esterne è pensata come parte integrante del nuovo sistema di spazio pubblico, pensata come un invito a comportamenti urbani vitali. MEMORIA / FUNZIONI. Il tema del ciclismo e della velocità rimangono centrali nel progetto di riqualificazione del velodromo. La pista esistente rimane ad uso amatoriale e di allenamento, e l’intera struttura mira a divenire una sorta di hub ciclistico-sportivo in grado di attirare interessi sia pubblici che privati. La nuova schermatura richiama l’idea di velocità che da sempre connota l’immaginario collettivo del Maspes-Vigorelli. IDENTITAE PISTA STORICA. Sarà possibile non solo ospitare il ciclismo su pista, professionale ed amatoriale (grazie ad una nuova pista olimpionica smontabile), ma anche dare spazio a tutte le altre specialità: BMX, ciclocross, ciclismo artistico, cilopalla, trial, bike polo. SPAZI IPOGEI / FUNZIONALITA’. Per non realizzare ulteriori volumi in una zona già densamente edificata, con l’obbiettivo di dotare l’impianto di spazi adatti allo svolgimento di tutte le funzioni che una gestione contemporanea di un impianto sportivo richiede. Il progetto individua nei settori a margine del campo da gioco e nel sedime della nuova piazza i siti ideali per la realizzazione di spazi ipogei.

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La piazza coperta

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Viale Duilio

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Facciata storica su via Arona

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Via frà Girolamo Savonarola

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vista della piazza da viale Duilio

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planimetria di concorso

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interno del velodromo


STAIRS - Matias Ragonese, Mariela Claps

RIFUNZIONALIZZAZIONE DEI PLESSI SCOLASTICI LIPPARINI-MICCICHE' E DELLE AREE LIMITROFE - Giovanni Gatto, Fausta Occhipinti, Nunzio Gabriele Sciveres

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L’edificio del plesso scolastico Lipparini è un interessante esempio di architettura moderna per le sue peculiarità plastiche e per l’interessante uso del cemento armato. L’inserimento forzato, avvenuto negli anni sessanta, all’interno di un contesto storico consolidato, ha però creato uno squilibrio sia dal punto di vista urbanistico, che da quello sociale. La collettività ha sempre visto in maniera negativa la presenza dell’edificio considerandola fuori contesto. Diventa allora necessario un intervento che, pur mantenendo gli elementi fondamentali del progetto del Cilia, ricontestualizzi l’edificio nel paesaggio urbano, rendendolo piacevole anche agli occhi della cittadinanza. Viste le buone “condizioni di salute” dell’edificio la demolizione sembra fuori luogo. L’obiettivo diventa allora la valorizzazione dell’edificio esistente rendendolo più pubblico, attraversabile e fruibile dalla cittadinanza. Il processo di rifunzionalizzazione necessario per rivitalizzare l’edificio, ci ha portato alla decisione di mantenere le scuole presenti alla luce sia della reale mancanza di sedi alternative, sia del fatto che spazi culturali dialogano istintivamente con spazi didattici: lo scambio potenziale potrebbe essere interessante. La piazza Italia acquista nuovi spazi collettivi coperti, spazi commerciali, servizi che ne potenzino la dimensione pubblica, uno spazio permeabile e un ingresso verso la Zona UNESCO.

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IL PROGETTO ARCHITETTONICO Il piano terra viene interamente destinato ad attività culturali, la struttura in calcestruzzo è liberata dai tamponamenti in muratura, vengono aggiunti nuovi volumi in vetro e ferro, disposti liberamente all’interno della struttura, che ospitano un caffè libreria sul lato sinistro (ciò rende possibile l’attraversamento verso il piccolo cortile retrostante); una sala conferenze da 128 posti sul lato destro che si apre sul cortile interno; l’ingresso alla scuola Lipparini che si svilupperà ai piani superiori; lo spazio restante è destinato alla circolazione. Il cortile interno, (inteso finora come un retro) assume adesso una valenza nuova, è direttamente collegato alla piazza Italia, ma anche al piano terra dell’edificio Miccichè da qui al corso Mazzini e alla zona Unesco. Va inteso alla stregua di un chiostro su cui gli spazi collettivi si proiettano permettendo scambi e nuovi percorsi. Sul cortile guardano il volume trasparente della sala conferenze, uno spazio espositivo su due livelli e gli start-up per artisti del piano terra del plesso Miccichè. All’interno della scuola Lipparini il terzo ed il quarto piano raddoppiano le aule modificando la distribuzione in maniera analoga a quanto già avviene al secondo piano, questa operazione migliora la distribuzione e da un punto vista climatico elimina il calore presente oggi all’interno dei corridoi vetrati che danno sulla piazza. Il nuovo corpo a due piani completa gli spazi scolastici prima presenti al piano terra: si eliminano undici aule al piano terreno, si recuperano due aule al primo piano, ma si aggiungono sette aule al terzo piano e sette al quarto piano. Gli istituti scolastici potranno dunque usufruire di tre aule supplementari.

IL PROGETTO VEGETALE La messa a punto del progetto del verde rappresenta un’opportunità per integrare ed implementare il nuovo disegno architettonico alla luce degli obiettivi di rivalorizzazione estetico-funzionale dell’edificio. In particolar modo la ridefinizione dei prospetti sulla piazza Italia e sulla corte interna del plesso scolastico passa attraverso la messa a punto di “giardini verticali” che, oltre a rendere meno invasivo l’impatto visuale delle facciate edificate, garantiscono elevati standard di confort termico ed ambientale. Queste pareti vegetali verticali coinvolgono, dunque, la cittadinanza di Scicli non solo dal punto di vista percettivo della gradevolezza della nuova quinta urbana ma anche da quello della responsabilizzazione alla cura di questi nuovi micro-habitat viventi inseriti nel vissuto cittadino. Il vegetale è l’elemento scientificamente deputato alla rigenerazione fisica e mentale degli esseri viventi che, per usufruire di questi privilegi, sono chiamati alla sua costante manutenzione. Se il progetto architettonico libera al pian terreno degli spazi scolastici per destinarli ad un uso pubblico, il progetto paesaggistico integra questi obiettivi socio-funzionali, rendendo l’edificio più permeabile e più istintivamente attrattivo per tutti gli utenti delle strutture coinvolte. I “giardini verticali” divengono un tutt’uno con l’architettura della scuola e questo nuovo insieme biologicamente e socialmente attivo costituisce un filtro vivente che scandisce e ritma i tempi dello scambio continuo fra interno ed esterno dell’edificio-piazza. L’interesse dell’inserimento verde sui prospetti dell’edificio sta infatti nella possibilità di conferire a questa architettura di interesse storico un ulteriore possibilità di dialogo con il presente del vissuto cittadino. Questo camoufflage vegetale rende “sensibile” la pelle dell’edificio, che diviene mutevole al cambiare delle stagioni e porta agli estremi la riflessione sul dualismo temporalità-reversibilità delle pre-esistenze costruite nella città contemporanea. Ad ogni serie di campate verticali dell’edificio moderno corrisponde una scelta di essenze, organizzate per colori differenti: bianche, gialle, rosse e viola. All’interno di ogni sezione cromatica verticale si situa un’ulteriore scansione che coincide con l’alternarsi dei cicli stagionali: primavera, estate, autunno ed inverno. L’effetto della combinazione di queste due variabili produce un abaco tipologico delle essenze ritmato dalle cromie delle infiorescenze stagionali. Il cambiamento climatico ciclico implica l’alterazione cromatica di ciascuna campata vegetale verticale, evidenziata anche dai ritmi della maggiore o minore caducità delle specie arboree. In un periodo come quello corrente di grandi riflessioni critiche e allarmanti sullo stato di salute del nostro pianeta, può risultare di grande interesse la possibilità di monitorare a vista d’occhio le eventuali anomalie climatiche delle stagioni, attraverso un parametro affidabile come quello delle fioriture vegetali. Questa visibilità portata all’estremo, sulla piazza principale di Scicli, delle ricadute locali dell’inquinamento globale, rappresenta un richiamo diretto e concreto alla responsabilizzazione sulle tematiche ambientali di scala planetaria. Queste considerazioni fanno eco all’approccio didattico della soluzione progettuale, che chiama in causa il coinvolgimento degli allievi della scuola nella manutenzione delle essenze vegetali piantumate. I giardini vegetali costituiscono un’appendice didattica della formazione scolastica e rappresentano un bene comune da rispettare e salvaguardare per il proprio e l’altrui benessere. La loro visibilità sulla piazza mette “in scena” le attenzioni dei fruitori dello spazio scolastico e spinge ad un costante confronto con il contesto sociale di appartenenza. Ma si tratta di un movimento biunivoco, dato che anche i fruitori dello spazio pubblico urbano sono chiamati a interagire con gli inserimenti vegetali nelle parti pubbliche dell’edificio. Imparare insieme piantando…

LA VIABILITÀ La viabilità principale, come evidenziato nella tavola di progetto, si sviluppa su un grande asse che va dal quartiere Jungi (da dove arriva pure il traffico proveniente dalla zona costiera), attraversa la città, e si dirige verso Modica. Dei bus urbani, lungo questo, collegheranno le periferie con il centro storico, le scuole, il cimitero e l’ospedale. Sull’asse viario principale, inoltre, sono previste delle zone attrezzate con parcheggio multipiano e servizi accoglienza, uno su via Badiula già realizzato e uno su una superficie di previsione di PRG. Queste sono delle aree di interscambio dove il turista o anche il cittadino parcheggia e tramite bus navetta raggiunge il centro della città. Esso effettuerà, ad alta frequenza, un percorso con delle fermate sui luoghi simbolo del centro storico e del quartiere UNESCO. Sull’area, definita in planimetria, che va oltre la zona pedonale dell’UNESCO e fino a piazza Italia, il traffico sarà limitato ai residenti (ZTL).

CEPIT - fabricio contreras ansbergs, Carlos M Casalía, Matias Verdi, Kieran Randall

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MEMORIA DESCRIPTIVA

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Implantación

IMPLANTACIÓN El edificio planteo reconoce a la mancha urbana de Tandil, en el extremo Sudoeste, como foco principal de afluencia de público al predio. Se reconoce el vínculo entre las calles Los Tilos y Los Álamos, como eje que concentra la mayor afluencia de público. A su vez posee una estrecha relación funcional con el campus universitario, ubicado en dirección Sudeste. En la esquina Sudoeste del terreno, se ubica la plaza, que recibe el flujo peatonal y de transporte público masivo y concentra las funciones cívicas del entorno dentro del predio. Se desarrolla un eje NE / SO, al materializar una calle que cruza el terreno hasta ingresar al edificio y lo atraviesa para conformar los accesos.

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Planta Baja / Etapa 1

PLANTEO FUNCIONAL Se reconoce cada Módulo para Empresas como unidades autónomas. Se los ubica en su totalidad en planta baja a fin de favorecer un acceso franco a cada módulo. Los Módulos se agrupan en torno a patios y espacios comunes que les dan apoyo organizando, de este modo, un conjunto de relaciones funcionales que sustentan el conjunto. Las circulaciones, consolidadas entre los patios y los Módulos para empresas, se alteran en el acceso y el SUM. Se generan ensanches para responder al flujo de público de estos sectores puntuales.

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Planta de Techos

IMAGEN Se plantea un edificio que se muestra como foco de una industria en constante crecimiento en la región. Se genera una pieza simple y reconocible en su carácter morfológico, la cual se potencia por sus relaciones de transparencias. En la fachada, se plantea un tratamiento con materiales livianos, industrializados y modulares. Se acentúa el carácter flexible de un conjunto que responde al crecimiento futuro y a las distintas funciones que pueda requerir el edificio.

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Croquis Idea

ESTRUCTURA Se plantea un edificio organizado por una grilla estructural clara que resuelve la totalidad del edificio. Esta grilla de hormigón armado sustenta la flexibilidad del conjunto y da lugar al agrupamiento de programas y a los cambios sin alterar la grilla.

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Corte Etapa 2 / Crecimiento

SUSTENTABILIDAD En virtud de gestar una pieza sustentable, los patios funcionan como pulmón de los programas que lo contienen y permiten, así, reducir gastos energéticos de acondicionamiento térmico por la correcta aplicación de ventilaciones cruzadas, efecto Venturi de las fachadas ventiladas, como así también el aprovechamiento máximo de las ganancias lumínicas que brindan los paramentos traslúcidos

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Vista NE / Etapa 2

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Vista SE / Etapa 2

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Detalle Fachada

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Croquis Acceso

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Programa

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Esquemas Bioambientales

seabox_01 - Architetto Giacomo Procino

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Si tratta di una simulazione di una piccola architettura contemporanea in legno ambientata lungo la costa cilentana in prossimità del mare, pubblicata come articolo su interni dell’ essere.

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Appartamento al mare 4 - Alessandra Corvi

Club House 'Campo Marte' - Andrea Baresi, StudioBaresi architetti

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Il progetto nasce dalla necessità di avere un luogo di identità all’interno di un parco che fino a pochi anni fa era un campo sportivo militare chiuso al pubblico e che recentemente è stato aperto a tutta la città. Il parco, situato alle porte del centro storico di Brescia, ha ben presto accolto un grande numero di persone ogni giorno, che hanno identificato il nuovo spazio urbano come un punto di riferimento importante per lo svago e il riposo, facilmente accessibile data la sua posizione strategica. Il nuovo centro ricreativo, affiancato da un piccolo impianto sportivo con due campi da tennis e un campo da pallacanestro, è concepito per ospitare quelle attività che permettono una maggiore fruizione del parco e per restituire pienamente uno spazio urbano dotato di servizi al cittadino. L’intervento si definisce a partire da uno stato di fatto che impone la salvaguardia di un piccolo edificio storico esistente che ospitava un deposito del campo militare e il mantenimento della fitta vegetazione che si sviluppava attorno ad esso. L’edificio si sviluppa nelle due direzioni possibili mantenendo al centro il vecchio deposito militare, riconvertito in punto informativo relativo agli eventi del parco, attorno al quale si sviluppa il volume trasparente del centro ricreativo, integrato con il volume in acciaio corten che ospita il bar e i servizi e il corpo più lungo che ospita gli spogliatoi dei campi adiacenti. I corpi di fabbrica sono connessi da una copertura che si inserisce tra la fitta vegetazione, delineando spazi di sosta e luoghi di ritrovo che offrono al visitatore nuove prospettive sul parco e un punto di riferimento per la sua fruizione completa.

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CROSSING-OVER - Patrizia Scrugli, Marianna trapani, Fabrizio Volpe

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La filosofia alla base dell’idea di progetto si ispira al processo di CROSSING-OVER, ovvero allo scambio di geni tra cromosomi che favorisce la ricombinazione genetica e la diversità cellulare tra individui. Ottenere una “ricombinazione territoriale” a Vogogna sarebbe possibile con la messa in campo non solo di interventi di progetto puntuali ma anche attraverso l’ausilio di dispositivi riconoscibili di organizzazione dello spazio pubblico capaci di fondere le due parti di città in una nuova identità urbana, più coesa e riconoscibile.

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L’esigenza che più si avverte a Vogogna è quella di un sistema di collegamenti tra tutte le porzioni di territorio che vada oltre la linearità imposta dalla Via Nazionale. Una versione hard di progetto vedrebbe il ricollocamento di edifici e spazi importanti della vita collettiva – come il Municipio e il Mercato – in parti di città tra loro distinte; in questo modo il peso di Via Nazionale sarebbe notevolmente ridimensionato a favore di un nuovo equilibrio urbano. In una versione soft – sensibile tanto alle esigenze del bando quanto allo stato di fatto – le azioni principali suggerite dal progetto consistono invece nel ridisegno degli spazi aperti oltre la ferrovia MI/DO e nella proposta di nuovi centri di attrazione per la comunità. Queste operazioni hanno entrambe l’obiettivo di una ridistribuzione dei pesi sul territorio urbano e di una saldatura fisica tra le due parti di città. In entrambi i casi l’azione più importante è sicuramente la rivalutazione delle sponde del Toce attraverso il potenziamento delle occasioni di svago all’aria aperta lungo l’argine. Questa operazione potrebbe accompagnarsi alla più ampia prospettiva di nuovi percorsi escursionistici dedicati all’ecologia e ai manufatti di controllo e irregimentazione delle acque del fiume, arricchendo pertanto la rete di sentieri locali legati al Parco della Val Grande.

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I quattro nodi di dettaglio attorno ai quali si articola l’idea complessiva di progetto sono: L’asta viaria principale, La piazza centrale, Il polo dei servizi, Le due porte del paese. L’immagine di riferimento cui si appoggia il progetto è quella dei sentieri di montagna e delle paline segna passo. Serie di pali in legno di altezze e sezioni diverse segnalano i luoghi della collettività assumendo differenti configurazioni e funzioni: “sculture ambientali” ad identificazione delle porte di ingresso in città, doppie pelli in corrispondenza delle facciate degli edifici pubblici, pali dell’illuminazione lungo i marciapiedi, paletti segna passo in corrispondenza dei percorsi escursionistici. _L’asta viaria principale. L’idea principale è che il sistema di pali in legno, da segno/scultura sul territorio diventi in realtà una vera e propria infrastruttura visiva di orientamento e segnalazione attorno alla quale si organizzino i percorsi esistenti da rivalutare e quelli nuovi da attivare. Percezione accessibilità e comunicazione. _La piazza centrale. Il disegno di Piazza Steffanina risale a pochi anni fa ed è in continuità con il disegno che contraddistingue tutte le vie del Borgo Antico. Questo aspetto, unito alla considerazione che una piazza aperta su una via a medio/alto scorrimento non avrà mai una sua intimità, si sono tradotti in un intervento minore, che conferma l’assetto esistente. L’idea è quella di eliminare la pensilina informativa in legno posta nell’angolo della piazza per sostituirla con una serie di elementi totemici in legno che mantengono la destinazione informativa ma che formalmente si declinano in continuità con il resto del progetto. _Il polo dei servizi. Il polo dei servizi raccoglie il Municipio, il Ricreatorio, il futuro Centro Civico, la Piazza del Mercato ed un parco giochi attrezzato. Questi edifici e spazi pubblici al momento non hanno alcun segno che li tenga assieme. Obiettivo del progetto è proprio quello di trovare un linguaggio comune tra il trattamento dei suoli e le facciate degli edifici pubblici che cambi l’immagine generale dello spazio senza tuttavia stravolgerne la logica. _Le due porte del paese. Porta Sud e Porta Nord presentano due condizioni tra loro molto differenti alle quali il progetto si è adattato attraverso l’imposizione di due segni sul territorio simili tra loro nella filosofia ma differenti tra loro nella forma. Serie di pali di legno con inciso il toponimo del paese segnalano le soglie di ingresso ed uscita dal terriorio cittadino. Entrambe le sculture si appoggiano su un letto di ciottoli estratti dal greto del Toce che nasconde l’innesto dei pali a terra e che rende più leggera l’intera opera. Legno: boschi; pietrisco: fiume; un unico segno riassume la duplice natura del territorio di Vogogna. Le due sculture ambientali sono state pensate come oggetti mutevoli e dinamici: la loro percezione infatti varia al variare del punto di vista per effetto della visione cinematica dall’auto, in un continuo gioco di luci e ombre in forte relazione alle condizioni atmosferiche e alle diverse ore del giorno.

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New Central Mosque of Pristina - 3TI_LAB srl, MetroPOLIS, 3TI Progetti Italia Ingegneria Integrata SPA, Antonello Stella, Loris Rossi, Paolo Rossi (rm), Endrit marku, Franca Francescucci, Skender Palloshi, Arber Shala, Florindo Ricciuti , Rezart Struga, Lorin Cekrezi

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The project for the Central Mosque of Prishtina derives from the idea to interpret in a contemporary way the mosque’s architecture and to integrate it in the urban context. By reflecting our time, the mosque assumes traditional, regional and historic forms, abstracted and arranged according to contemporary aesthetics.

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We extracted the underlying formative principles of traditional mosques, which are the creative expressions of Islamic culture, and continued (related) them with the benefits of scientific and technological advancement. The project has been analyzed through its relation and response to its context: first the human factor, then the urban, regional, historical and the cultural context. We identified the architecture of the mosque as a spatial embodiment of the series of rituals that it accommodates, as well as a representation of the spiritual meaning of those rituals, which transcend their functionality.

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The irregularity of the mosque’s site, together with the necessity to orient the Qibla wall toward the Mecca, set a design constraint. Our response to this problem was to give priority to the Wall direction, by rotating the mosque and including the porch, a typical element of traditional Kosovo mosques, on the North-Est site of the area. While the first is axially defined by Mecca direction, the second follows the limit of the area, creating a space which embodies both the mosque’s introversion and a communal gathering place, comparable to the piazza in the west. (public space)

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general plan

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ground floor

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Riqualificazione urbanistica e paesaggistica fascia periurbana ad ovest delle mura. S.Gimignano - irene cicchese

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Il tema progettuale del concorso presentava una forte componente poetica, sia per il pregio del borgo di San Gimignano, che per il contesto paesaggistico di grande potenza. Un paesaggio che conserva in se una forte componente arcaica e che in seguito all’opera umana è diventato arte oltre la natura, mi ha suggerito di intervenire con un gesto forte e scultoreo.

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Terrazze che assecondano l’orografia del terreno e che raccordano gli spazi a differenti livelli di quota diventano il tema unificatore del progetto. Giardini urbani si alternano ad aree recuperate, in una continuità di spazi che diventano luoghi di sosta privilegiati sul paesaggio agrario. L’area di intevento è ambito a forte vocazione pedonale ciclabile, nel quale il traffico veicolare è limitato al transito dei residenti. In quest’ottica anche Piazza dei Martiri è stata ripensata per riacquistare il ruolo di fulcro urbano che la sua ubicazione richiederebbe.

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PADIGLIONE ITALIA EXPO 2015 - Nemesi Studio

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DECLINAZIONE DEL TEMA EXPO L’Italia e l’italianità sono da sempre identificate con l’energia che scaturisce dallo stare insieme, che vuol dire amicizia, comunità, accoglienza. E’ dall’idea di coesione, come generatrice di energia vitale, forza propulsiva del cambiamento per un ritrovato senso di comunità, che siamo partiti per individuare la giusta declinazione al tema generale dell’Expo, per il nostro progetto del Padiglione Italia: To meeat. To meeat (nato dalla crasi dei verbi “meet” e “eat”) vuol dire riconoscersi come parte di una comunità– la Comunità Italia e la comunità globale – e incontrarsi in nome del Cibo, e attraverso il Cibo riscoprire il senso della nostra storia e costruire il senso del nostro futuro. Il tema To meeat stimola il visitatore a ritrovare una nuova consapevolezza del nutrimento come atto naturale e puro, di ritrovata simbiosi con la natura, consapevolezza che è anche riconoscere l’importanza del ritrovarsi insieme per condividere questo momento sacro, nell’ambito di una comunità, locale o globale che sia.

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Attraverso l’immagine avvolgente e accogliente del nuovo Padiglione Italia intendiamo dare vita e forma al tema della connessione e della condivisione, e quindi al valore della Comunità, inteso sia come aspetto peculiare del Paese-Italia, sia come invito a tutto il mondo ad una maggiore responsabilità e solidarietà nella condivisione e gestione delle risorse del Pianeta.

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CONCEPT ARCHITETTONICO Il concept architettonico del Padiglione Italia si ispira a un’idea di architettura sistemica -generatrice di relazioni – che a sua volta costruisce un’architettura-paesaggio: la modalità con cui queste relazioni sono organizzate ed espresse dà vita non ad un unico volume contenitore ma ad un insieme di volumi che costruiscono un paesaggio architettonico, evocante l’immagine di una foresta urbana.

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Se esternamente, verso il Cardo, il progetto del Palazzo Italia si ricompone in una volumetria più rigorosa e unitaria per far fronte alle esigenze funzionali e di comunicazione multimediale espresse dal Documento preliminare alla Progettazione, l’architettura-paesaggio si rivela allo spettatore una volta attraversata la piazza espositiva posta al piano terra, generando una sensazione di sorpresa e un senso di scoperta, che rappresenta la prima tappa del viaggio all’interno del Percorso espositivo vero e proprio. Il percorso del Visitatore inizia immergendosi nella piazza coperta che conduce nella foresta urbana, definita da alberi- volumi architettonici che si appoggiano a terra come grandi radici, definendo una spazialità labirintica che accoglie e avvolge il visitatore. Gli appoggi puntuali dell’edificio, che organizzano al piano terra uno spazio labirintico e ancestrale, presentano infatti una volumetria sinuosa e organica che richiama quella di certe radici giganti della pianta di Mangrovia. Allo stesso tempo questi volumi presentano una pelle che rievoca, anche se in forma astratta, la corteccia delle radici, nel suo essere intricata e ruvida ma anche fluida e avvolgente. La pelle “ramificata”, ad un primo livello di lettura evocativa della natura primitiva-ancestrale dell’architettura del Padiglione (parafrasi architettonica del To meeat nature, la natura ritrovata) vuole essere allo stesso tempo evocazione della rete intesa come rete sociale e quindi comunità (to meet people, il social network) ed anche, come rete neurale, con riferimento specifico al tema del Vivaio (la rete dove si accendono le idee), connotazione concettuale-funzionale sia del padiglione expo che della sua riconversione futura ad edificio destinato alla Ricerca ed Innovazione. I volumi avvolgenti e accoglienti dell’edificio, che si costruiscono attorno allo spazio pubblico della piazza, con la loro preziosa trama intrecciata e simboleggiante l’idea del network, hanno poi il valore di identificare il Padiglione Italia come il cuore simbolico e funzionale di tutte le relazioni diplomatiche italiane all’interno di Expo. Si delinea una architettura-paesaggio che nel suo essere evocazione della natura primitiva e ancestrale, si protende verso l’alto con linee fluide e dinamiche, proprie del linguaggio della contemporaneità: una volta addentratosi nella piazza evocante la foresta primitiva e ancestrale , il visitatore scopre che i volumi del padiglione si aprono e si protendono come grandi braccia verso il cielo, ansiose di toccare il futuro.

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L’articolazione volumetrica del progetto è basata su quattro blocchi principali, organizzati intorno ad un vuoto-piazza centrale, collegati tra loro da elementi-ponte; al loro interno sono organizzate le macro funzioni principali richieste dal Documento Preliminare: Area espositiva, Auditorium, Uffici e Sale riunioni. I quattro volumi architettonici, come se si trattasse di alberi, presentano degli appoggi massivi puntuali a terra che simulano le grandi “radici” del percorso espositivo del piano terra; gli stessi volumi, visti dall’interno della piazza, aprendosi e ampliandosi verso l’alto, si liberano poi con “chiome” leggere, attraverso superfici vetrate su cui si allungano “rami” che in maniera dinamica tessono la trama di queste chiome. Le volumetrie del progetto così articolate costruiscono un’architettura-paesaggio dalla forte urbanità, quasi fosse esso stesso un organismo vivente, dove il Visitatore potrà“arrampicarsi” e godere del panorama che sarà diverso a seconda del blocco architettonico e funzionale in cui si trova, e del livello di riferimento, fino ad arrivare sulla grande terrazza di copertura,dove, affacciandosi, godrà della vista della grande chioma della architettura-foresta.

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Il dinamismo delle volumetrie architettoniche è ottenuto nell’interno della piazza attraverso superfici inclinate dal basso verso l’alto che curvano in corrispondenza degli spigoli, conferendo fluidità e leggerezza all’insieme, offrendo al Visitatore una vista di alto impatto emotivo; l’inclinazione e la curvatura dei volumi sono gestite con angolature che si ripetono per una rapidità ed un’ottimizzazione dei costi di costruzione. Verso l’esterno invece i volumi risultano più compatti e ortogonali, per una maggiore armonizzazione con il fronte del Cardo e gli edifici e quinte che su esso si affacciano.

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Comandante Ferraz Station - Estudio 41, Emerson Vidigal, Eron Costin, Fabio Henrique Faria, João Gabriel Moura Rosa Cordeiro

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In certain places around the world nature sometimes creates adverse conditions for the human body. In these places, thinking a building is almost like building a garment, an artifact that protects and comforts. It is a problem of technological performance, but must be combined with aesthetics. Achieving the human well being is more than working notions of comfort and security; it’s also working spaces in their perceptual and symbolic dimensions.

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A shelter, a safe place. The new home of Brazil in Antarctica. A place of protection and meeting of people for the production of scientific knowledge.

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That’s how is faced the task of designing the new Comandante Ferraz Antarctic Station.

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The void left by fire in 2012 loads of symbolism the importance of this new building, it represents the Brazilian presence in Antarctica as a possibility of scientific contribution along with the international community. It also represents an opportunity for technological development for Brazilian architecture and the domestic industry.

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On the other hand, the design process leads gradually to the understanding of the human life fragility and how one should act to solve construction, functional and sensory problems. In this sense, decisions are taken carefully, respecting nature and understanding that there are challenges to be overcome before getting to the materialized building.

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The proposal for the station Ferraz starts with the interpretation of the territory and geographical conditions of the region. Thus, the implementation of the proposed buildings takes into account the topography of Keller Peninsula and conservation needs in the areas of animal and plant life surrounding, among other factors. Several conditions provided by Environmental Zoning of Use are followed, to minimize impacts on wildlife.

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The sectors are organized into functional blocks that distribute uses. The upper block at level +9.10, houses the cabins, service areas and dining / living. The lower block, level +5.95, incorporated the laboratories and areas of operation and maintenance. This same block houses the central barn and garages, located at level +2.50.

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A transversal block, also at level +5.95, gathers the social uses. In this excerpt are positioned the video room/auditorium, lan house, meeting room/videoconferencing, library, and living room.

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The buildings are suspended on adjustable columns in order to adapt to the changes caused by temperature variation and thawing.

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When deployed, the main blocks, together with boathouse, helipad, parking and fuel tanks, set a logistics square north of the main complex. The deployment is completed with photovoltaic panels plants, also to the north, and wind turbines VAWT southwest.

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Appartamento in città 6 - Alessandra Corvi

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Ristrutturazione di un appartamento su due livelli. Oggetto dell’intervento: -riallestimento e styling della zona soggiorno -creazione di uno studio con annessa area palestra -trasformazione di una camera da letto in una cabina armadio -rifacimento di un bagno -restiling di due camere da letto

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studio

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bagno

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Riqualificazione di Piazza della Libertà, Viale Bechi, aree circostanti la Torre Spagnola e la spiaggia la Rena Bianca - De Marco Francesco Alessio, Caramanna Giuseppe, Spataro Vincenzo

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Il nostro progetto vuole creare una connessione tra le varie parti della città e generare un unico percorso che colleghi il centro di Santa Teresa di Gallura, Piazza della Liberta, Via Bechi e la Via del Mare. Per ricucire lo “strappo” che divide il cuore del paese dalla sua costa si è intervenuto creando una scalinata, che collega ed apre la Piazza della Libertà alla visione della costa e contestualmente la collega alla sottostante Via Bechi che così viene elevata a passeggiata. Le aree periferiche a corona della piazza sono state rese fruibili attraverso il terrazzamento e la sistemazione con essenze locali, allo stesso modo anche le aree intorno alla Torre sono state risistemate ed attrezzate con tabelloni, rettificando dove possibile i percorsi e creando adeguate aree di sosta. Gli interventi continuano anche tra la Via del Mare è la la spiaggia, creando una passerella pedonale e risistemando la parte a valle, interrando i servizi e creando una nuova area di sosta.

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Planovolumetrico

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Viste e Sezioni

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Render e Dettagli

Expo 2015, Padiglione Italia. Milano - Goring & Straja Architects

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LIl progtto si configura come un “bosco” di edifici-albero, che lascia il più possibile sgombero il terreno da occlusioni, ramificandosi verso l’alto e offrendo un rifugio sicuro e protetto all’uomo. Si realizza così una continuità spaziale del livello zero che rafforza ancor di più l’incrocio fra Decumano e Cardo, nodo cruciale della viabilità interna del complesso EXPO. Una struttura in elevazione, verticale e diagonale, costituisce il “tronco” delle architetture; attorno ad essa si espande “l’apparato fogliare” degli spazi architettonici, in un contrappunto fra duro-resistente-chiuso nella parte inferiore, morbido-permeabile-aperto in quella superiore. Albero, cellula, guscio, rifugio, membrana, sono le parole chiave del progetto.

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La configurazione ad albero, oltre a declinare correttamente le prescrizioni concorsuali, è la reinterpretazione in chiave organica di un pensiero complesso che abbraccia molteplici aspetti: culturali, tecnici e didattici a sua volta tradotto in architettura. Questa immagine prefigura nuove strade progettuali e filosofiche, senza perdere di vista l’importanza di un buon funzionamento e di una fluida spazialità: lo scopo dell’architettura resta infatti quello di porsi come interfaccia tra l’uomo e il territorio. L’interpretazione di questo rapporto è resa in maniera egregia dagli edifici: il livello zero viene infatti completamente liberato da tutte le funzioni che non siano ingresso/uscita; una vera a propria piazza coperta caratterizza ciascun edificio, invitando il visitatore a sostare, rinfrescarsi, salire ai livelli superiori, entrare.

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In corrispondenza dell’imprinting degli edifici a terra trovano spazio alcuni specchi d’acqua caratterizzati da una profondità ridotta, che contribuiscono alla mitigazione ambientale indoor, collaborando da una parte con la facciata degli edifici, dall’altra costituendo massa termica per le corti interne. A seconda delle necessità organizzative alcuni di essi possono essere velocemente svuotati per offrire uno spazio aggiuntivo destinato a raduni collettivi. Ideali fonti d’acqua per la vita degli alberi architettonici, i bacini svuotabili sono “tatuati” sul fondale con bassorilievi di reperti storici ed archeologici del nostro Paese, a rappresentanza dei tesori nascosti dalle culture passate che emergono in continuazione al di sotto dei nostri piedi. I bacini permanentemente allagati ospitano invece la vita attraverso la presenza di essenze acquatiche. Si viene così a completare una sorta di orografia artificiale al di sotto del bosco architettonico. Flussi di energie, fluidi e persone passano tutti dalle stesse “vie di distribuzione”: i tronchi ospitano una vera a propria promenade architecturale che conduce il visitatore dal livello zero attraverso gli spazi espositivi, culminando nel ristorante panoramico del Palazzo Italia, dove corpo e spirito trovano congiuntamente il rispettivo climax.

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L’intervento di progetto all’interno del masterplan di Expo consiste nei 5 fabbricati allineati lungo l’asse trasversale del Cardo, il viale dedicato all’Italia e ai suoi rapporti con l’Europa e il Mondo. Gli edifici sono nominati rispettivamente Palazzo Italia, Cardi Sud A e B, Cardi Nord A e B, conformemente alla denominazione prescritta. Palazzo Italia è in sostanza un edificio a corte reinterpretato in chiave contemporanea. Un grande blocco quadrato di 57.5 metri di lato è stato infatti scavato nel mezzo per ricavare un vuoto centrale, attorno al quale articolare diversi elementi significativi: un ampio invaso per eventi al piano zero sovrastato da un grande vuoto soprastante e attraversato dai tronchi delle scale di collegamento tra i diversi livelli dell’edificio; alcuni ambienti interni attorcigliati perimetralmente attorno al fulcro centrale, il tutto che culmina nel terrazzo panoramico all’ultimo piano, protetto da una copertura a shed trasparente. Ai livelli inferiori la forma dell’incavo centrale è stata concepita in modo tale da realizzare un incastro volumetrico e una compenetrazione con l’edificio attiguo del Cardo Nord A.

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I quattro edifici del Cardo sono invece dei corpi in linea e riproducono in forma ridotta e rettilinea il principio della corte centrale del Palazzo e dei tronchi di sostegno/accesso.

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La realizzazione del concept si fonda su alcuni punti programmatici. Tutti gli edifici sono sospesi su una struttura puntiforme dalla griglia irregolare, rappresentata dai tronchi che ospitano gli accessi e la mobilità interna. L’‘immagine prospettica è uniforme per tutto il complesso, al fine di esprimere l’unitarietà del progetto. Questo principio, unito all’atto di liberazione del livello zero, collabora con la scelta di connettere il Palazzo Italia e l’edificio del Cardo Nord A, consentendo i trasferimenti in quota dei visitatori.

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La facciata è l’elemento caratterizzante dalla parte alta – identificata idealmente nel “fogliame” degli edifici-albero – e rappresenta la componente spugnosa, permeabile, osmotica delle architetture. Come accade negli organismi viventi, essa interagisce con l’ambiente circostante, facendosi regolatrice attiva dei trasferimenti di calore, umidità, luce. Per esigenze architettoniche, estetiche e di performance climatica delle costruzioni, si è optato per una tecnologia a doppia pelle ventilata in vetro.con brise solail in telo teso che funge da deflettore di luce e modulatore di temperatura. Questa scelta è motivabile a partire da diverse ragioni. Dal punto di vista estetico, l’esigenza di facciata è quella di dare risalto alla “morbidezza” delle parti alte, traducendo ancora una volta la metafora dell’albero in un manufatto architettonico tangibile, in un involucro che renda percepibile la profondità, trasmettendo in modo efficace l’idea di indefinitezza dei boundaries. Da un punto di vista dell’immagine finale questa soluzione di facciata crea l’opportunità di avere un diaframma fisico da destinare alla comunicazione, attraverso l’impiego di dispositivi grafici all’interno dell’intercapedine. Dal punto di vista impiantistico, l’intercapedine e i dispositivi in essa inseriti possono fungere da regolatori dell’ambiente indoor, lavorando congiuntamente con un verde pensile verticale. La struttura portante verticale è contraddistinta dalla presenza di 4 nuclei distributivi verticali (scala/ascensore), monolitici e leggermente inclinati sulla verticale secondo una logica strutturalmente razionale di parziale auto equilibrio cui i volumi in elevazione risultano letteralmente appesi. I piani superiori (3°, 4° e copertura) costituiscono un grande volume parallelepipedo cavo, alto 9,0m circa, a pianta quadra di lati indicativamente pari a 55×55m, caratterizzata dall’ampio volume vuoto centrale di 20×20m circa. La struttura principale di questo corpo è costituita da una maglia di travi reticolari incrociate che interessano l’altezza complessiva dei due piani e sono allineate con le facciate esterne ed interne. Le membrature sono prevalentemente costituite da tubi rettangolari a nodi saldati.

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I materiali e le soluzioni tecnologiche adottate si fondano su scelte di fondo orientate alla sostenibilità e al comportamento passivo degli edifici, in termini architettonici, impiantistici, logistico-tecnologici. Dal punto di vista architettonico, espedienti classici dell’architettura sostenibile, come la doppia facciata ventilata, il verde in copertura e pensile, le schermature, l’integrazione nel progetto di specchi d’acqua, fanno sì che il progetto sia realmente sostenibile in termini di impatto ambientale.

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Appartamento in città - Alessandra Corvi

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Ristrutturazione di un appartamento di 120 mq. Oggetto dell’intervento: -rifacimento dei bagni -disegno degli arredi su misura

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dettaglio di un bagno -il disegno del mosaico è stato studiato ad hoc

Dondolo - Felice Vaccaro

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E’ pensato in tubolare e piatto metallico, saldati.

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Dondolo in metallo

Europan 11 | Dubrovnik - Giovanni Gatto, Salvatore Rugino, Salvatore Gerbino, Alessio De marco, Vincenzo Pappalardo, Giuseppe Piraneo

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The project is the construction of the park, cultural, the backbone of the entire environmental and social redevelopment of the area through the creation of a system at different altitudes, that shape the physical and visual connection between the area towers, equipped for accessibility, and the area was built to be upstream of the road that separates the walls of the historic city from the project area.

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Particular attention was paid to the need to develop a new front that runs along the entire edge of the area, becoming a new fence. The strips equipped, formed by the buildings of the project are thus partially interrupted only by the jump altitude.

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The coastal part is upgraded through the use of naturalistic engineering and environmental recovery, but also thanks to the architecture design and detachable light with low environmental impact: the cabins and facilities for bathing and are made of bio-ecological materials. The cultural park contains all the equipment and services project tree, small museum, library, residences. The residences on the ground floor, to the square of shops is expected to sell handicrafts or food, especially products that mark the recovery of memories and local identities, often dispersed or hidden by the invasive and messy activities dell’indiscriminata linked to illegal urban expansion. The parking for coaches and those outside are provided for residents, visitors and users of the park have cultural underground. The underground garage has the capacity to accommodate

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Nuova sede EVERmed s.r.l. - Lorenzo Spinazzi

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Quattro pareti massive affiancate allo stabilimento produttivo sono il principio generatore del progetto per la sede amministrativa di Evermed srl. I volumi che ospitano gli uffici dell’azienda trovano posto fra murature rivestite in gres porcellanato con la tecnica della parete ventilata. Il risultato è una struttura massiccia alla quale sono state sottratte porzioni chiuse per destinarle a spazi esterni, l’obiettivo del progetto è rendere l’edificio per uffici una smaterializzazione progressiva del fabbricato produttivo situato accanto.

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PROGETTO di ADEGUAMENTO LITURGICO - Angelo Cataldo

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Punti di intervento Gli interventi da effettuare possono ricondursi alla seguente schematizzazione: • Nuova Cappella del SS. Sacramento (ex Cappella San Antonio) • Nuova Cappella dell’Addolorata (ex Cappella del SS. Sacramento) • Riposizionamento Statua di San Antonio (ex Paliotto ‘700) • Riposizionamento del Crocifisso e della statua dell’Assunta • Spostamento Altare • Sostituzione Ambone • Finiture

Adeguam

Nuova Cappella del SS. Sacramento (ex Cappella San Antonio) L’intervento prevede in prima fase lo smontaggio dell’apparato conformante la cappella di San Antonio, ovvero, altare, statua del santo ed eventualmente parte basamentale. Saranno numerati e siglati i pezzi marmorei che lo compongono e restituiti in formato cartaceo per una fedele ricostruzione in altro sito. In loco sarà valutato anche lo smontaggio della parte basamentale e sarà stabilita l’esigenza di porla alla base del nuovo altare nella nuova conformazione. I materiali smontati saranno adeguatamente riposti per il successivo ri-montaggio. Nella Cappella a farsi sarà collocato il paliotto settecentesco attualmente posizionato nella navata destra, quindi, previo smontaggio dello stesso, numerazione e restituzione grafica, sarà ivi montato. Dall’attuale cappella del Santissimo eseguendo le stesse fasi di smontaggio anzidette, sarà prelevato il tabernacolo, anch’esso di fattura settecentesca e dello stesso stile del paliotto. Paliotto e Tabernacolo saranno fedelmente rimontati, apportando quelle piccole modifiche marmoree atte ad uniformare lo stile e garantire l’estetica nella nuova conformazione; a tal fine saranno utilizzati gli stessi marmi a quelli di cui essi sono composti, nelle cromie e lavorati secondo le stesse forme, lasciando leggermente trasparire l’artefatto realizzato. L’attuale nicchia di San Antonio sarà murata con tavellina laterizia ed intonacata, o eventualmente con struttura rimovibile in cartongesso. La murazione sarà effettuata sottosquadro per lasciar evincere la modifica eseguita. Si rende necessario oscurare la finestra posta sul lato sinistro e concentrare la luce verso l’altarino dalla parte alto-frontale, pertanto si rende necessario sostituire le vetrate policrome con altre opacizzato o oscurate, e realizzare impianto di illuminazione artificiale. Integrazioni marmoree saranno necessarie anche per la parte pavimentale qualora fosse asportato il gradino basamentale dell’attuale altare.

Adeguam

Nuova Cappella dell’Addolorata (ex Cappella del SS. Sacramento) Tale intervento risulta essere contemporaneo, per similarità di procedimenti e fasi a quello precedente. La cappella sarà privata del Tabernacolo settecentesco per montarlo all’interno della nuova cappella del SS Sacramento; in sostituzione dello stesso sarà posata una lastra dello stesso marmo del tipo “Calacatta”. Eventuale incisione letterale sarà concordata con il Parroco e la Diocesi. Nella nicchia superiore sarà collocata la statua dell’Addolorata, attualmente posta nella navata destra.

Adeguam

Riposizionamento Statua di San Antonio (ex Paliotto ‘700) Congiuntamente con le altre fasi di cantiere, sarà già stato asportato il Paliotto settecentesco, per riporlo all’interno della nuova cappella del SS sacramento. Sarà quindi effettuato il ri-montaggio della statua di San Antonio congiuntamente dell’altare smontato dalla cappella omonima attuale. Sarà valutata l’esigenza o meno di importare, nella nuova configurazione, anche il gradino basamentale. Per consentire la collocazione della statua al di sopra dell’altare, sarà separato il baldacchino dalla statua, riposto, e rimontato in funzione delle esigenze liturgiche della comunità.

Adeguam

Riposizionamento del Crocifisso e della statua dell’Assunta La nicchia dell’abside dove attualmente è collocata la statua dell’Assunta, sarà murata sottosquadro con tavellina laterizia e successivamente intonacata, o in alternativa chiusa con lastre di cartongesso rimovibili. La statua dell’Assunta sarà posta nella navata destra in luogo dell’attuale statua dell’Addolorata. Il Crocifisso sarà posto in luogo della statua dell’Assunta, eliminando una parte lignea, aggiunta recentemente per consentirvi l’istallazione nell’attuale posizione. Sarà sospeso con con ganci a scomparsa ammorsati nella muratura, ed eventualmente tirantato con ganci e fune metallica onde prevenirne eventuali ribaltamenti.

Adeguam

Spostamento Altare Nell’ottica di una nuova configurazione della chiesa si tiene in considerazione l’eventualità di Avanzare l’Altare di circa 1 metro, per consentire al parroco di comunicare la parola del Signore ai fedeli presenti in tutte le zone della chiesa, ed in particolare verso i margini delle navate. L’altare, è di fattura recente, realizzato con marmi del tipo “calacatta”. Si propone quindi lo smontaggio, il ri-montaggio in posizione avanzata, ed il posizionamento su di una zoccolatura marmorea per dar maggiore importanza allo stesso, impostando il piano della mensa a circa 90 cm dal pavimento. Si propone inoltre la canalizzazione degli impianti microfonici, onde evitare la visione dei cavi.

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Sostituzione Ambone Si propone l’eliminazione del vecchio ambone, di fattura recente ed in disaccordo con l’Altare. Esso sarà realizzato in blocchi monolitici di pietra lavorata, con canalizzazione delgi impianti microfonici.

Finiture Nelle operazioni di smontaggio e rimontaggio dei vari apparati, si renderà sicuramente necessario effettuare integrazioni di pavimentazione, nonché di pitturazione muraria. La pavimentazione è composta attualmente da lastre lisce in brecciato irpino, quindi di facile reperimento. Necessarie si renderanno operazioni di canalizzazione impianti elettrici per dare la giusta illuminazione alle opere nella nuova conformazione.

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