Composition scene for art installation in 3D Render
© Rendering di Interni 3D . Published on November 29, 2014.
Composition scene for art installation in 3D Render
© Rendering di Interni 3D . Published on November 29, 2014.
Il progetto che presentiamo articola un’idea unitaria che cerca di dare una risposta tanto al parcheggio di testa con i relativi collegamenti pedonali con la città di Moena, quanto alla necessità di ricomprendere e reinterpretare tale manufatti come parte di territorio defilato rispetto alla città, caratterizzata da una dimensione ambientale suggestiva e ricca di potenzialità. Il principio della proposta pone l’attenzione riguardo la necessità di trovare un forte rapporto fisico e visivo tra il nuovo manufatto del parcheggio, inteso quale punto strategico di arrivo a Moena e la città stessa, con la centralità dei suoi luoghi pubblici che si sviluppano tra Piaz de Ramon e Piaz de Sotegrava In termini generali, alla scala della città, il progetto mantiene ferma l’ipotesi del nuovo sottopasso con tunnel che da via Ischia – Strada Saslonch conduce alla Strada Cernadoi, attraverso un nuovo ponte. Analogamente Il parcheggio per 256 auto si articolerà nell’area definita dal bando con accesso fisico dei veicoli disposto a circa 250 mt di distanza dall’attacco del ponte con la Strada Cernadoi (ex SS48 delle Dolomiti). Tale scenario strategicamente già delineato dal bando di concorso, è integrato da un sistema di collegamenti coperti (una sorta di loggia urbana) che costeggiando il fiume si materializza in forma di via pedonale che collega fisicamente il parcheggio con Piaz de Ramon. Lungo tale percorso non si avrà solo la possibilità di relazionarsi diversamente con il fiume e con la dimensione ambientale della gola, ma si avrà l’occasione di trovare spazi commerciali che renderanno tale collegamento una vera e propria promenade urbana la quale, previa demolizione di un modesto manufatto , si innesterà su Piaz de Ramon. In prossimità di tale attacco con la piazza si è immaginato di articolare un manufatto con destinazione commerciale che definirà con decisione questa sorta di porta d’accesso verso il parcheggio, tanto in termini visivi quanto di centralità all’interno della struttura della città. Tale articolazione per parti del progetto complessivo, mantiene un’unitarietà messa in atto attraverso un’economia di mezzi espressivi delle singole unità/parti. Il percorso /loggia lineare, con cui si cerca di rispondere all’esigenza urbanistica di trovare una relazione fisica tra il parcheggio ed il resto della città, funzionerà da segno architettonico deciso ma semplice, con un sua autonoma figurazione architettonica che dialogherà con l’artifiziosa natura della gola e del fiume. Il loggiato con il suo sviluppo lineare tiene insieme figurativamente e funzionalmente i singoli manufatti che si articolano lungo il suo sviluppo, ritmandone e scandendone la consistenza. Per una più agile lettura del progetto illustreremo le singole parti che lo compongono.
© Marco Palazzeschi . Published on November 29, 2014.
1) Il ponte/tunnel Il progetto mantiene ferme le linee generali già individuate; l’area di via Ischia – Strada Saslonch è ridefinita attraverso una rotatoria rispetto alla quale si attesta una rampa a doppia corsia che conduce entroterra, la strada –tunnel che attraverserà l’area delle caserme fuoriuscirà in area diametralmente opposta e diventerà subito ponte; tale manufatto è immaginato a luce unica, realizzato con conci di calcestruzzo armato precompresso, ad alta sezione resistente al fine di enfatizzarne la leggerezza e lo spessore dell’impalcato. Oltre il fiume il manufatto si appoggerà su di una sorta di bastione in cls a vista che rettificherà il crinale di roccia esistente, permettendo di materializzare una sorta di angolo urbano, in forma di elemento cartesiano incastonato nel crinale roccioso, rispetto al quale in sommità il ponte potrà appoggiarsi. Il ponte si articolerà con profonda chiarezza nella vallata, e la sua esile stereometria lo configurerà come una sorta di segno lineare che andrà a dialogare con la medesima misura che, come vedremo, contraddistingue il percorso pedonale.
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2) Il parcheggio di testa Il manufatto del parcheggio si articola su quattro livelli fuori terra, per una capienza effettiva di 256 posti auto (64 posti /piano). L’impianto planimetrico è di semplice figurazione, al fine di ottenere la massima ottimizzazione dei costi e di fruibilità veicolare, ma anche per definire un agile volume che misurando longitudinalmente l’area disposizione, va ad infilarsi tra il versante e l’argine del fiume. Il progetto in questo senso fornisce due diverse chiavi di lettura: una risposta verso il crinale/montagna ed una verso il fiume. Esso non si configura come un manufatto che si inserisce a mo’ di intercapedine verso la montagna stessa, ma bensì propone l’edificio come una sorta di grande muro di sostegno, con la parte contro terra che ospita il programma funzionale e con la parte verso il fiume caratterizzata dalla presenza dei percorsi pedonali di collegamento tra i piani che permetteranno di avere un forte rapporto fisico e visivo con la dimensione ambientale dell’area. Il collegamento viario tra i piani sarà garantito da una rampa circolare di collegamento, disposta planimetricamente all’esterno del manufatto in posizione di testa. Tale dispositivo permetterà di funzionare anche come cerniera e punto di accesso veicolare da Strada Cernadoi. Il piano della copertura, agilmente conquistabile dai piani inferiori del parcheggio attraverso rampe pedonali e un ascensore di servizio, è trattato con una sistemazione a verde, che si raccorda con il camminamento pedonale in quota della Strada Cernadoi. In questo spazio pubblico sono previste una serie di funzioni come il Shelterparking per bici elettriche e spazi per la socializzazione, che cercheranno di fornire al manufatto un’ulteriore centralità funzionale all’interno della struttura della città. Per certi versi si è cercato di superare il concetto di facciata e di manufatto stereometricamente autonomo, per articolare un progetto in sezione che propone un rapporto di ampia apertura con il fiume.
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3) il percorso pedonale. Frontalmente al parcheggio a ridosso ed in quota soprelevata rispetto al fiume, si attesta una sorta di promenade urbana che supera il concetto di percorso pedonale inteso come mero collegamento funzionale con la città. Il principio è quello di trasformare tale programma funzionale in una sorta di esperienza sensoriale, in grado di instaurare un diverso rapporto con la natura dei luoghi attraverso forme architettoniche di grande semplicità. Planimetricamente tale percorso si schematizza analogamente ad una spezzata, articolata in due stecche che ruotano tra loro in prossimità del grande volume cilindrico della rampa del parcheggio. La prima parte del percorso, ovvero la prima stecca, è poco più lunga del parcheggio pluriplano e come la seconda stecca si articola tipologicamente come una sorta di loggia ritmata da un doppio ordine di pilastri (realizzati in cls a vista) alti quanto il parcheggio pluripiano e coperta con un impalcato in legno. Questa prima parte di loggiato si configurerà all’estremità, oltre il basamento di appoggio del ponte, con una rampa di raccordo che collegherà il percorso pedonale ed il piano terra del parcheggio con gli spazi verdi lungo la riva del fiume. In prossimità del volume cilindrico della rampa del parcheggio s’innesterà il secondo tratto di stecca –percorso che si differenzia dal primo per uno sviluppo in alzato più contenuto e da un ritmo serrato di pilastri, questa volta molto più esili e realizzati in legno lamellare. Lungo questo tratto, lasciandoci alle spalle la cerniera di raccordo tra i due percorsi, succedono diverse cose: in prossimità dell’abitato di Moena, l’idea è quella di continuare il tessuto di manufatti residenziali esistenti attraverso un nuovo edificio che ospiterà attività commerciali, frontalmente ad esso il ritmo di pilastri si aprirà, permettendo anche attraverso uno sbalzo verso il fiume di dialogare visivamente con il paesaggio della gola. Proseguendo, il percorso si svilupperà fino a Piaz de Ramon, lungo di esso si potrà trovare una rampa per conquistare la quota della riva del fiume. L’attacco con Piaz de Ramon è risolto, previa demolizione di un esiguo manufatto residenziale esistente, attraverso un disegno di suolo che si fa carico di dialogare con il resto dello spazio pubblico che nella proposta immaginiamo ridisegnato completamente secondo un ovale in acciottolato che misura trasversalmente l’intera area. Un nuovo manufatto con destinazione a servizi e spazi commerciali a scala adeguata ed articolato su più piani andrà a sostituire quello demolito, mantenendone il medesimo rapporto con la piazza. Tale sistema di varchi e manufatti individuerà questo luogo come una vera e propria soglia d’accesso verso il parcheggio di testa; una volta oltrepassata, il percorso diventa una vera e propria parte di città dotata di un mix funzionale che la renderà viva, al di là della presenza del parcheggio, durante tutto l’arco della giornata. Come è facile immaginare il progetto fa proprio un approccio riguardo il tema della sostenibilità che si manifesta attraverso una visione unitaria e strategica che cerca di individuare il giusto equilibrio fra sostenibilità ambientale, economica e sociale. L’uso di un’economia assoluta di mezzi, al fine di minimizzare i costi ma con l’obbiettivo di innescare un dialogo di rispetto con le preesistenze ambientali valorizzandone l’identità, insieme ad una definizione di funzioni in grado di far funzionare il progetto all’interno della struttura sociale della città, rende la proposta di grande sostenibilità in senso allargato. Si evidenzia come le tecniche costruttive possano essere intese innovative sopratutto per il diverso modo in cui sono state declinate, ad esempio la seconda parte pedonale realizzata con pilatsri in legno lamellare si trasformerà in ponte sempre con i medesimi materiali, mentre per la prima parte del percorso si cercherà di utilizzare nel cls a vista dei pilastri, inerti provenienti dai luoghi, ciò garantirà una massima integrazione con il contesto ambientale nella quale il progetto si confronta, oltre ad una durabilità nel tempo e ad una facilità di gestione e manutenzione garantita dalla semplicità dei manufatti proposti. Va evidenziato che il programma, senza snaturarne il senso, si potrà articolare per fasi e tranche d’intervento successive che potranno essere sostenibili finanziariamente a seconda delle disponibilità del soggetto attuatore.
© Marco Palazzeschi . Published on November 29, 2014.
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Rendering of custom furniture
© Rendering di Interni 3D . Published on November 29, 2014.
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Partendo dalle interpretazioni pittoriche dell’artista Veronesi abbiamo voluto trasferire in architettura le sensazioni di ritmo e vibrazione che caratterizzano la musica. Abbiamo osservato i momenti di pausa/silenzio che sono percepibili da una qualsiasi composizione musicale, necessari per creare un corretto equilibrio. Questo concetto è trasferibile nello spazio attraverso pieni e vuoti. Il ritmo diventa la matrice del progetto, scandisce rigorosamente il territorio. Attraverso le differenze di quota, di materiali e di colori si cerca di far percepire al fruitore il senso di vibrazione, ma allo stesso tempo di ordine e rigore ritmico.
© Arch. Luca Giacomoni . Published on November 29, 2014.
Si vengono così a creare una molteplicità di spazi, tutti legati tra loro da percorsi pedonali e/o navigabili. La darsena diventa così l’elemento da dove è più percepibile il concetto di frastagliatura, ma anche di unità del progetto. Esso è ottenuto mediante il taglio dell’argine del naviglio Bussè atto a dotare la città di infrastrutture per uso sportivo canoistico.
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La matrice compositiva planimetrica del quartiere è una sorta di pentagramma basato sul modulo dei 3 metri. Le strisce più grandi emergono dal suolo andando a creare spazi architettonici coperti. Il quartiere diventa un luogo di aggregazione, collegato al centro della città di Legnago, dove è possibile svolgere attività culturali, turistico-sportive e didattiche. Gli edifici lungo darsena sono adibiti a servizi pubblici quali ristorazione, aree fitness – benessere e centri di canottaggio. La frastagliatura della darsena è derivante dalle esigenze canoistiche pensate per il naviglio: in particolare i canali così creati assolvono al meglio le funzioni proprie della pratica di tale disciplina sportiva (ad esempio attracco e rimessaggio delle imbarcazioni). Lungo i canali si sviluppano i pontili necessari all’imbarco/sbarco dei canottieri e, non per ultimo, fungono da filtro e collegamento tra la darsena e l’interno del nuovo quartiere. Il nucleo del canottaggio è costituito da una “piazza d’acqua”realizzata mediante l’accoppiamento parallelo di più canali, la quale rappresenta la principale porta d’accesso alla darsena stessa.
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Il quartiere dispone inoltre di diverse piazze, pubbliche e private, nelle quali si potranno svolgere attività ed eventi di interesse ricreativo – culturale. La piazza principale è situata a ridosso della “piazza d’acqua” e, come le altre, è contornata da numerose terrazze e tribune le quali offrono diversi punti di vista. La parte più interna è riservata ad edifici ad uso residenziale con giardini e piazze privati.
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Il fulcro del quartiere è costituito dall’auditorium che, partendo dagli schemi compositivi iniziali si svincola da essi assumendo una forma più libera e forte, scelta dettata anche dalle esigenze acustiche. Esso si pone in stretta relazione con la città mediante la darsena, dalla quale si hanno gli accessi principali, sia a livello terreno che dal percorso pedonale rialzato. La copertura scendendo verso l’ex zuccherificio va così a creare le gradonate dell’anfiteatro, usufruibile per manifestazioni all’aperto. L’elemento di collegamento degli edifici lungo darsena è costitutito da un percorso pedonale rialzato che si collega a sua volta col centro cittadino mediante il parco urbano esistente. La passerella sospesa permette di avere un percoso lungo darsena, il quale sarebbe altrimenti impedito dalla frastagliatura del naviglio. Lungo la passeggiata è possibile usufruire di diverse tribune e terrazze dalle quali si possono seguire le manifestazioni acquatico – sportive. Inoltre i ponti pedonali trasversali alla darsena sono attrezzati per i momenti di sosta e seduta.
© Arch. Luca Giacomoni . Published on November 29, 2014.
Assolvendo alle esigenze dell’amministrazione comunale, è stato progettato un giardino botanico a fronte dell’anfiteatro; tale struttura è organizzata su dei terrazzamenti lineari che riprendono la matrice progettuale del quartiere. Il giardino si estende inoltre a livello terreno all’interno del lotto, andando a ricongiungersi col parco esistente mediante le due passerelle pedonali sulla darsena sopracitate. Il quartiere è servito infine da cinque accessi carrabili prospicenti la nuova strada di collegamento prevista a servizio della zona commerciale ex – zuccherificio; da qui si parcheggiano le autovetture e si prosegue lungo i percorsi ciclo – pedonali.
© Arch. Luca Giacomoni . Published on November 29, 2014.
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L’accesso della parte ampliata del cimitero comunale di Castelpagano, presentava una situazione di soffocamento dovuto alle quote dell’area antistante: una porzione di terreno delimitato da strade comunali su due lati e dal recinto in muratura di tufo.
© PIETRO PAOLO DEL GROSSO . Published on November 30, 2014.
Il terreno a ridosso del muro di cinta causava problemi di infiltrazione anche alle retrostanti cappelle funerarie.
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Tra l’accesso e il piano di sistemazione del terreno antistante vi era una gradinata poco distesa, delimitata lateralmente da muri di contenimento che ne accentuavano il soffocamento. Sull’ingresso vi era una soletta di copertura la cui quota era allo stesso livello della parte superiore del muro di recizione.
© PIETRO PAOLO DEL GROSSO . Published on November 30, 2014.
L’idea progettuale, dopo un rilievo di tutte le quote altimetriche dell’area, ha voluto liberare il muro di cinta dal terreno, attraverso la realizzazione di una strada di servizio che si frappone tra recinto e nuova sistemazione con piani inclinati e area di parcheggio, che liberano le viste prospettiche e la luce.
© PIETRO PAOLO DEL GROSSO . Published on November 30, 2014.
Una nuova gradinata, con un angolo più disteso, agevola comodamente il superamento dei dislivelli. In alternativa è sempre possibile percorrere la nuova stradina adiacente al recinto.
© PIETRO PAOLO DEL GROSSO . Published on November 30, 2014.
Alla nuova struttura di ingresso si è voluto dare una connotazione di passaggio. Questa é costituita da un muro di notevole spessore che fa da filtro, e dalla copertura che lo attraversa e si appoggia ad esso. Le travi che sorreggono la copertura, per la parte esterna sono impaccate con lastre di corten e denotano volutamente un certo peso come la morte, mentre nella parte interna sono liberate e svuotate, esibendo la leggerezza dello scheletro formato dai profili metallici delle reticolari.
© PIETRO PAOLO DEL GROSSO . Published on November 30, 2014.
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L’intervento si colloca all’interno di una zona industriale caratterizzata dalla presenza di organismi edilizi relativamente recenti e di scarsa qualità architettonica.
© M'ARCH'INGEGNO arch.tti ass.ti Bonfiglio e Gabrielli . Published on November 30, 2014.
Stanti le mediocri condizioni del contesto urbano e la totale assenza di riferimenti, il progetto del nuovo edificio per uffici nasce da imprescindibili vincoli funzionali e si definisce, poi, nella necessità di conferire unitarietà compositiva all’intervento di ampliamento del magazzino.
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I vincoli derivavano sia dalle ridotte dimensioni del lotto che dalla sua ubicazione chiuso su tre lati, con l’unico accesso sul lato ovest ed, infine, dalla presenza di un corpo di fabbrica ad uso magazzino, privo di qualità, ma da recuperare.
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Dati i presupposti, l’ampliamento del magazzino è stato obbligatoriamente realizzato in adiacenza al corpo di fabbrica esistente, del quale è stata demolita la prima campata verso strada, trasferendone la s.l.p. e le funzioni corrispondenti.
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In tal modo, l’ubicazione dell’edificio per uffici non solo definisce un nuovo fronte principale su strada, ma conferisce organicità a tutto l’intervento: “tenendo le distanze” sul fronte est, sottolinea la separazione funzionale; ma nel contempo, attraverso il corpo scala-ascensore e il blocco locali-tecnici, ristabilisce una relazione fra i differenti organismi edilizi e le destinazioni d’uso previste.
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Il telaio della struttura, in c.a. faccia-vista, si mostra per tutto il piano terra, e gli esili pilastri a sezione circolare che definiscono un portico coperto di altezza pari a 4,50m, funzionale a garantire l’accesso al capannone per il carico/scarico delle merci, si arretrano, al primo piano, liberando i fronti dell’edificio.
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L’equilibrio fra “pieni” e “vuoti”è ricostituito dalla contro-parete frangisole in acciaio zincato e dal setto in mattoni faccia-vista sul fronte ovest, che, forti delle loro linee verticali, riportano “a terra” la stecca degli uffici.
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E’ rivestito in lastre di zinco-titanio il volume trapezoidale che, in aggetto sul fronte sud, consente il collegamento fra l’area direzionale ed il terrazzo posto al piano copertura.
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Ristrutturazione di abitazione per famiglia realizzata secondo i principi della casa contemporanea.
© LOAD laboratorio officina architettura design . Published on November 30, 2014.
Gli ambienti living sono ben proporzionati, i corridoi e gli spazi di passaggio ridotti al minimo, la zona notte è nettamente separata dalla zona giorno con stanze da letto riservate e silenziose.
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L’ARCHITETTURA PRODUCE LA SUA IMMAGINE PERCHÈ SCRITTA CON LA MATERIA SOLIDA DELLA PIETRA.
ÈCOME PAROLA NELLA PIETRA.
ÈSPESSO“ARCHETIPO”MATERIALIZZATO CHE PER SUA NATURA NON HA MUTAZIONI.
MA POSSIAMO RAPPRESENTARE UN ORIGINALE COME UNA SORTA DI SIMULACRUM CHE SI TRADUCE IN IMMAGINI DIVERSE DAL SUO ORIGINALE. CIÒ PUÒAVVENIRE ATTRAVERSO LA RAPPRESENTAZIONE DEL SUO“MODELLO”RICOMPONENDONE UNA FORMA CHE HA IL SOLO SCOPO DI DIVENIRE UN NUOVO PROGETTO DI RICONOSCIMENTO DEL MODELLO ORIGINARIO OTTENUTO ATTRAVERSO LA SUA RAPPRESENTAZIONE. QUESTA NUOVA RAPPRESENTAZIONE DIVENTA IL LUOGO TEORICO CHE RESTITUISCE UNA IMMAGINE COME“SINTESI MORFOLOGICA” AI VARI LIVELLI INTERPRETATIVI. UN MOMENTO IN CUI IL SIMULACRO DIVENTA“ALTRA”SCRITTURA, UN POSSIBILE LUOGO DI REGISTRAZIONE DELL’ARCHITETTURA. UN VOCABOLARIO DI ELEMENTI DA CUI LEGGERE I PARADIGMI DEI PROCESSI COSTITUTIVI DELL’ARCHITETTURA CHE DIVENTA ESSO STESSO NUOVO TESTO NARRATIVO. L’ARCHITETTURA CONNESSA ALLA SUA INTRINSECA NATURA CIOÈ QUELLA DI LASCIAR MEMORIA, DIVENTA COSÌ © Gaetano Ginex . Published on November 30, 2014.
© Gaetano Ginex . Published on November 30, 2014.
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Si tratta di un edificio a destinazione residenziale, risalente alla metà degli anni ’50, a due piani fuori terra più un piano seminterrato ed un piano sottotetto con copertura a quattro falde; per un totale di due unità immobiliari di cui una al piano rialzato e una al primo piano, entrambe di proprietà del richiedente.
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E’ un organismo edilizio compatto a pianta quadrata senza particolari caratteristiche sotto il profilo tipologico e compositivo, dignitosamente rigoroso ed indubbiamente in buono stato di manutenzione.
Sebbene lo strumento urbanistico vigente preveda un indice di fabbricabilità tale da determinare una volumetria residua che consentirebbe un sopralzo; e sebbene la distanza tra pareti finestrate sia superione ai 10mt su tutti i fronti, la distanza dal confine sul lato Ovest (3,30mt) imporrebbe un arretramento tale da pregiudicare fortemente sia la dimensione della nuova unità immobiliare, ma soprattutto l’aspetto compositivo di tutto l’edificio.
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Pertanto, l’intervento in progetto prevede il recupero ai fini abitativi del sottotetto esistente volto alla realizzazione di una nuova unità immobiliare di s.l.p. pari a 90,06mq, in ottemperanza a quanto previsto dalla L.R. 12/2005 e s.m.i.
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Trattandosi di una copertura a quattro falde, è facile intuire che la riproposizione, “ad una quota più alta”, della medesima tipologia di copertura costituirebbe un impedimento oggettivo al recupero ai fini abitativi di quella volumetria, poiché l’altezza ponderale di metri 2,40 sarebbe verificata sulla totalità della superficie interessata dall’intervento edilizio solo nel caso di un “open space”; ma, in sede di definizione di uno schema distributivo, sarebbe impossibile riuscire a garantire per ogni singolo locale la superficie minima e l’altezza media ponderale richiesta in relazione alla sua destinazione d’uso.
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Infine, il rispetto dei requisiti di aeroilluminazione per ogni locale (verticale per il 70%) implicherebbe la formazione di un certo numero di abbaini che posti su una copertura a quattro falde non contribuirebbero certo a migliorare la qualità dello spazio interno, e tanto meno le caratteristiche tipologiche dell’edificio.
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Pertanto, poiché, come si evince dalle considerazioni sopraesposte, nel caso di una copertura a quattro falde il risultato non consentirebbe il conseguimento delle finalità della Legge, il progetto proposto in questa sede prevede di variare la tipologia del tetto, adottando una copertura piana posta ad un altezza interna costante di metri 2,55 dal piano di calpestio.
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L’esito progettuale di questa analisi si traduce in un volume leggermente arretrato rispetto al perimetro dell’edificio che per scelte compositive e materiche non si configura come un ampliamento in senso verticale dell’organismo edilizio esistente, bensì ne denuncia chiaramente la sua differenziazione liberandosi dalla logica degli “allineamenti” in modo da operare una scomposizione di quella geometria un po’ rigida attualmente leggibile su tutti i fronti dell’edificio.
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Vi House is a single family home with large windows, skylights above the sleeping area and a pronounced overhang at the entrance. The plant is set to the shape of a V, the living is structured on several levels, from zero to a mezzanine floor visible from the entrance. The sleeping area is topped by a skylight to watch the stars. The house is also the case study for our digital watercolor techniques. Take a look to the extensive Article posted by Ronen Bekerman under workflows.
© Atelier Crilo . Published on November 30, 2014.
DATA: 11/2014
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▸ 3D Visualization – Design Development
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Inserimento di camera per bambino all’interno di appartamento esistente.
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Ristrutturazione di appartamento a San Salvario.
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La dimensione dell’abitazione, appena 35 mq, la posizione all’interno di un quartiere ricco di atmosfera, il budget limitato e la volontà della giovane proprietaria hanno dato vita ad un progetto crudo e curato in ogni dettaglio.
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La cucina è posta in posizione predominante, al di sopra di una pedana utilizzata parzialmente anche come seduta per il tavolo.
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L’altezza interna ha permesso di giocare coi volumi nello spazio mentre le direttrici del progetto sono state riprese dagli andamenti delle vie circostanti.
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Un cubo funzionale in ferro e vetro nasconde l’invasione dell’antibagno all’interno della zona soggiorno (da un lato) ed un grande armadio-ripostiglio (dall’altro).
© LOAD laboratorio officina architettura design . Published on November 30, 2014.
La doccia-hammam consente momenti di relax.
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Ristrutturazione di appartamento a Milano.
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© LOAD laboratorio officina architettura design . Published on November 30, 2014.
© LOAD laboratorio officina architettura design . Published on November 30, 2014.
© LOAD laboratorio officina architettura design . Published on November 30, 2014.
The project is located in Krokskogen forests, outside the town of Hønefoss. Its location on a steep slope gives a fantastic view over the lake Steinsfjorden.
© Atelier Oslo Architects . Published on November 30, 2014.
The site is often exposed to strong winds, so the cabin is organized around several outdoors spaces that provide shelter from the wind and receives the sun at different times of the day.
© Atelier Oslo Architects . Published on November 30, 2014.
The interior is a shaped as a continuous space. The curved walls and ceilings form continuous surfaces clad with 4mm birch plywood. The floor follows the terrain and divides the plan into several levels that also defines the different functional zones of the cabin. The transitions between these levels create steps that provide varies places for sitting and lying down.
© Atelier Oslo Architects . Published on November 30, 2014.
The fireplace is located at the center of the cabin, set down in the floor of the main access level. This provides the feeling of a campfire in the landscape. Seen from all levels in the cabin, you can enjoy the fireplace from far away or lying down next to it. Large glass walls are located in the living and dining areas. The frames of the glass are detailed carefully to avoid seeing it from the inside. This creates a more direct relationship with the nature outside.
© Lars Petter Pettersen . Published on November 30, 2014.
Outside, the cottage has a more rectangular geometry and the walls and roofs are covered with 20mm basalt stone slabs laid in a pattern similar the ones often used for traditional wooden claddings in Norway.
© Atelier Oslo Architects . Published on November 30, 2014.
The lodge consists mainly of prefabricated elements. The main structure is laminated timber completed with a substructure of Kerto construction plywood. The Kerto boards are CNC milled and defines the geometry both externally and internally. The cabin is supported by steel rods drilled directly into the rock, supplemented with a small concrete foundation under the fireplace for stabilization.
© Atelier Oslo Architects . Published on November 30, 2014.
Hytta ligger i en bratt skråning med nyvunnet panoramautsikt over Steinsfjorden. For noen år siden ble skogen i skråningen foran den eksisterende hytta hogget ned av grunneieren, og tomtas kvaliteter endret seg drastisk. Eierne ønsket en erstatningshytte. Størrelse og plassering på tomten er lik den opprinnelige.
© Atelier Oslo Architects . Published on November 30, 2014.
Stedet er vindutsatt og hytta er formet rundt flere uteplasser som gir ly og sol på ulike tider av døgnet. Interiøret er et sammenhengende åpent rom. De buede veggene, himlingene og gulvet, som følger stedets topografi, definerer ulike steder og deler planen inn i fire hovednivåer. Sprangene mellom nivåene danner ulike trapper, sitte- og liggesteder. Hytta blir som et stort møbel. Faste elementer som kjøkkenbenk, baderomsbenk og seng er bygget inn i veggene og følger deres geometri. Oppbevaringsskap er skjult innenfor vegglivet.
© Atelier Oslo Architects . Published on November 30, 2014.
Ildstedet er plassert sentralt i hytta. Peiskappen henger fra taket, mens bålet er nedfelt i gulvet på adkomstnivået. Dette gir følelsen av et leirbål i landskapet som kan oppleves fra de ulike stedene i hytta. De store vindusfeltene i stue og spisedel er detaljert med tanke på at karmene skal være lite synlige fra innsiden, for å styrke kontakten med naturen og utsikten. Lyset endrer seg ettersom man beveger seg oppover i hytta til det mørkere sovestedet.
© Jonas Adolfsen. Published on November 30, 2014.
Hytta består hovedsakelig av prefabrikkerte elementer satt sammen på stedet. Den har ikke innlagt vann eller strøm, men solcellepaneler er integrert i beslaget rundt skorsteinen. Konstruksjonen er en prefabrikkert limtrekonstruksjon med en underdeling av Kerto konstruksjonsfiner. Kertoen er CNC-frest og definerer geometrien både utvendig og innvendig. Innvendig kledning er 4 mm bjørk kryssfiner. Gulvet er kubbegulv av bjørk.
© Jonas Adolfsen. Published on November 30, 2014.
Rundt ildsted og våtsoner er det brukt marmor med samme geometri som kubbegulvet. Hytta er fundamentert med stålbolter boret ned i fjellet, og en mindre ringmur under midtparti/ildsted. Utvendig er vegger og tak kledd med 20 mm steinplater overlappende som et tradisjonelt vestlandspanel. Kledningen gir slektskap til hyttene i nærheten.
© Lars Petter Pettersen . Published on November 30, 2014.
© Lars Petter Pettersen . Published on November 30, 2014.
© Lars Petter Pettersen . Published on November 30, 2014.
© Lars Petter Pettersen . Published on November 30, 2014.
© Lars Petter Pettersen . Published on November 30, 2014.
© Lars Petter Pettersen . Published on November 30, 2014.
© Lars Petter Pettersen . Published on November 30, 2014.
© Lars Petter Pettersen . Published on November 30, 2014.
© Lars Petter Pettersen . Published on November 30, 2014.
© Lars Petter Pettersen . Published on November 30, 2014.
© Lars Petter Pettersen . Published on November 30, 2014.
© Atelier Oslo Architects . Published on November 30, 2014.
© Atelier Oslo Architects . Published on November 30, 2014.
© Atelier Oslo Architects . Published on November 30, 2014.
© Atelier Oslo Architects . Published on November 30, 2014.
© Atelier Oslo Architects . Published on November 30, 2014.
© Atelier Oslo Architects . Published on November 30, 2014.
© Atelier Oslo Architects . Published on November 30, 2014.
© Lars Petter Pettersen . Published on November 30, 2014.
I L❤ve Dogs – foto di Helmut Newton.
© LOAD laboratorio officina architettura design . Published on November 30, 2014.
Grafiche in abitazione privata.
© LOAD laboratorio officina architettura design . Published on November 30, 2014.
Copertina di Life _ Marzo 1967.
© LOAD laboratorio officina architettura design . Published on November 30, 2014.
© LOAD laboratorio officina architettura design . Published on November 30, 2014.
Tre immagini dei più emblematici monumenti della città di Napoli.
© Piero Speranza . Published on November 30, 2014.
© Piero Speranza . Published on November 30, 2014.
© Piero Speranza . Published on November 30, 2014.
Il progetto nasce da un attento studio della periferia di Ravenna e del rapporto con il centro storico. Il quartiere in cui si inserisce l’intervento è oggetto dell’intento da parte del Comune di creare una seconda polarità rispetto al centro storico. È presente una notevole quantità di edifici pubblici, quali lo stadio da calcio “Bruno Benelli”, alcuni edifici delle Forze Armate, Istituti Tecnici e Scuole, tra cui quella Primaria progettata da Giancarlo De Carlo, oltre alla futura nuova sede comunale decentralizzata che il grande lotto vuoto fronte l’area di progetto attende da anni. Il tessuto urbano si identifica con il tipico sviluppo delle periferie italiane della seconda metà del Novecento, dove speculazione edilizia e pessima progettazione hanno di fatto invaso enormi appezzamenti di terreno trasformandoli in anonimi lembi di città. L’edificio di progetto si affaccia su di un’arteria che porta il traffico veicolare verso l’esterno della città, ben collegato con il centro storico da una fermata degli autobus adiacente al lotto. In questo scenario si staglia il progetto N.E.S.T – Nuove Economie Sostenibili per il Territorio.
© pinoni+lazzarini . Published on November 30, 2014.
© pinoni+lazzarini . Published on November 30, 2014.
Ristrutturazione di abitazione per single.
© LOAD laboratorio officina architettura design . Published on December 01, 2014.
L’estro del proprietario ha contribuito a creare un luogo stravagante, vissuto e di sapore, con una forte presenza di oggetti vintage e opere artistiche.
© LOAD laboratorio officina architettura design . Published on December 01, 2014.
© LOAD laboratorio officina architettura design . Published on December 01, 2014.
© LOAD laboratorio officina architettura design . Published on December 01, 2014.
© LOAD laboratorio officina architettura design . Published on December 01, 2014.
© LOAD laboratorio officina architettura design . Published on December 01, 2014.
When or work group first met to talk about the project for the NYC Vision 42 contest, we stuck down every singleadjective, word, thought passing through our minds, anything referring to New York City. We decided to presenthere the short list that came out from our brainstorming, as it has been the very starting point, the real origin of ourproject, the raising of our idea of how to turn the 42nd Street into a wider vision of improvement, both fordowntown life quality and the city’s urban area.
© Studio Fezzardi Stf Architettura & Design . Published on December 01, 2014.
Stars and stripes, the US flag, red‐white‐blue, noise, traffic, yellow taxis, the Statue of Liberty, Mo.Ma., crowded streets,buildings developing vertically, opportunities, technology, development, glass, crowd, people, meltin’ pot, living city24/7, multitude of colours lights and smells, fastness, High Line, Central Park, Frank Lloyd Wright, Empire StateBuilding, pollution, sandwich, Chrysler Building, World Trade Center, 9/11 Memorial Center, Bryant Park, red brick,Guggenheim, Radio City Music Hall, Universal Exposition, Rockefeller Center. These were, in order, the words webegan with; then we made another list of sentences regarding a possible project to recover the area of 42nd Street,and it included: green isle, places to stop and relax, metropolitan urban space revaluation, sense of belonging to a cityor to a nation, people‐friendly spaces, vegetation, natural environment, cleanenergy, pollution, green space, paradise of relax,green passage into the city, climate improvement, meeting place, place of rest, rid of pollution, sense of protection and safety.
© Studio Fezzardi Stf Architettura & Design . Published on December 01, 2014.
From the lively discussion that came out between us, as being urban architect, our project took shape. It providesthe 42nd Street to be transformed into a linear park, where vegetation, places of rest and pedestrians are theprotagonists. Our aim is to realize a people‐friendly walk, surrounded by vegetation, where people can have arelaxing moment, while walking through Manhattan from North to South, to reach the place they work in or just tigo shopping. Plants and trees serve as a scenery along this path, as well as reducing the external noises: people canwalk to their destination while having a moment on their own, away from the daily traffic.Vegetation is the real protagonist, showing up from a series of flower boxes, placed above the street level, in orderboth to avoid interference with the underground utilities and to reduce costs. Red, white and blue –the colours ofthe US flag‐ are the main motif through the changing scenarios. The train slowly crossing them gives the passengersdifferent impressions, a block after another, and its route has been transformed into a slightly wavy one, in order tomake it fit in harmoniously. The train stations become places to relax, with benches, covered spaces, meeting areas.The structural essences have been chosen to contribute reducing pollution; the coloured details (red‐white‐blue) ofthe sceneries derive from the insertion of trees and plants coloured red, white and blue.
© Studio Fezzardi Stf Architettura & Design . Published on December 01, 2014.
© Studio Fezzardi Stf Architettura & Design . Published on December 01, 2014.
© Studio Fezzardi Stf Architettura & Design . Published on December 01, 2014.
© Studio Fezzardi Stf Architettura & Design . Published on December 01, 2014.
© Studio Fezzardi Stf Architettura & Design . Published on December 01, 2014.
casa ag, nel cuore di Biella, si trova all’interno di un interessante edificio residenziale progettato da Domenico Morelli nel 1952, caratterizzato da balconi curvilinei con fioriere a nastro rivestite da preziosi mosaici policromi realizzati dalla ditta Mosaici Odorico su disegno dell’artista Riccardo Chicco. Il progetto di ristrutturazione nega l’impianto distributivo originale ormai desueto, con cucina legata a una zona di servizio esposta a est, e sposta la zona pranzo a ovest, in continuità con il soggiorno. Le porte originali recuperate, come quelle di ingresso e zona giorno eseguite su disegno fuori scala in ferro e legno di faggio, sono connotate dall’uso di vetri Termolux che permettono il fluire della luce naturale tra gli ambienti e ricordano le radici razionali dell’edificio e del suo progettista
© carpano/chiorino architetti . Published on December 01, 2014.
© carpano/chiorino architetti . Published on December 01, 2014.
© carpano/chiorino architetti . Published on December 01, 2014.