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Concorso Internazionale di Progettazione Velodromo Maspes-Vigorelli - Morena Architects

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L’obiettivo principale del progetto è di creare un grande centro di promozione dell’attività fisica e di tutte le attività ad essa complementari che ne garantiscano uno svolgimento ottimale. L’idea è di creare un Centro Sportivo Urbano che integri in un unico polo diverse attività sportive, medicina dello sport, prevenzione da traumi, alimentazione e cura della persona, fitness/wellness, attività ricettive per sportivi e attività commerciali legate allo sport e alla cura dell’alimentazione. Il contenitore di sport urbani così concepito costituirebbe una formula unica nel panorama della attrezzature sportive italiane. Da tempo l’attenzione dei Milanesi e dei Lombardi si è rivolta con passione all’attività sportiva di massa come testimonia l’aumento esponenziale di partecipazione agli eventi come la City Marathon e al proliferarsi di attività sportive cosiddette “urbane”come skateboarding, urban trekking ecc. Oggi la tecnologia ci consente di creare un monitoraggio tecnico-medico sulle attività sportive. Mediante semplici software si può controllare in maniera remota lo sforzo, le calorie consumate, la frequenza cardiaca, i chilometri percorsi e molte altre condizioni fisiche. Ciò porta grande vantaggio sia per l’attività agonistica sia per il benessere e la salute di noi comuni sportivi. I Vigorelli deve diventare il “luogo” dello sport e del benessere fisico coniugato con attività commerciali specialistiche. Ad esempio ,attività commerciali quali la promozione di valori nutrizionali legati all’Alimentazione Naturale avente come principio cardine l’utilizzo di alimenti freschi, di stagione, integrali, poco manipolati o lavorati in modo che non perdano i principi nutritivi, oppure attività artigianali legate alla produzione di articoli sportivi e/o abbigliamento slegati dalle produzioni omologate delle multinazionali. In ultima analisi, il pensiero dell’architetto attraverso il “progetto” deve riprendere il tema dell’etica quale principio cardine dell’agire e interagire con la città e il paesaggio urbano. L’etica nel suo senso più pieno acquista ancor più valore se applicata allo sport, in un periodo storico attraversato dalla mancanza di etica nelle attività sportive soprattutto agonistiche, come le cronache d’oggi descrivono tragicamente.

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La forma del velodromo, le sue proporzioni, la dinamica delle strutture, la sinuosità e l’eleganza delle linee che lo caratterizzano ne impongono la conservazione . Il principio è di “congelare” l’intero edificio così come si presenta formalmente oggi e di rivestirlo di una sorta di guscio che ne integri e ampli le funzioni. La struttura portante principale che si accoppia alla struttura esistente è realizzata in legno lamellare creando una prosecuzione dinamica con i setti in calcestruzzo esistenti Le controventature previste saranno in materiale ligneo leggero ad alta resistenza (bamboo) provvisto di giunti metallici di rinforzo nei punti maggiormente sollecitati. Il telaio del guscio che viene così a determinarsi e’ composto de una serie di elementi che, chiudendosi, formano un susseguirsi di romboidi. Essi si ripetono sempre uguali e, saldati tra di loro, creano l’edificio. Tutti gli elementi lignei sia di campitura portante che secondaria, saranno realizzati fuori opera e programmati per un assemblaggio rapido in cantiere. La copertura esterna è composta da elementi prismatici planari che si saldano alla struttura e che sono composti da pannelli coibentati in titanio e vetro basso emissivo. Le esigenze di protezione termica invernale e della protezione termica estiva sono state considerate valutando un guscio termico ad alta prestazione e lo sfruttamento ottimale della luce naturale. La posizione delle aperture vetrate è stata studiata, infatti, per ottenere il massimo beneficio in termini di passività energetica dell’involucro. La composizione volumetrica che si viene così a creare determina un gioco di luci ed ombre che varia continuamente a seconda della posizione dell’osservatore e costituisce valore iconico all’edificio.

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Il “guscio prismatico” si eleva sulla struttura esistente creando un nuovo spazio ad anello in copertura pari a circa 10.000 mq da utilizzare secondo le destinazioni d’uso che vengono descritte nel paragrafo successivo. L’attacco a terra prevede un porticato pubblico urbano sul quale si affacciano i negozi e i servizi ricavati sotto le tribune. Gli ingressi principali avranno degli ascensori e vani scale che porteranno sino all’ultimo piano, dove i nuovi spazi avranno affacci verso la città e saranno sovrastanti l’area gioco . La distribuzione delle uscite/ingressi è stata pensata per garantire il rapido deflusso del pubblico Da ultimo si prevede che gli spazi sportivi vengano coperti da una membrana trasparente in etilene tetrafluoroetilene (Etfe) che ha la proprietà di essere trasparente, autopulente, riciclabile, e un’elevata resistenza ad altissime temperature. E pesa 99% in meno del vetro.

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Questa membrana viene sostenuta da tiranti metallici tubolari microforati che consentono il recupero delle acque meteoriche Parte integrante della nuova costruzione è la pavimentazione esterna. Essa è concepita come un parco urbano, attrezzato con varie attività ludiche e pavimentazioni di densità variabile, con particolare attenzione ai giochi infantili. E’ stata pensato inoltre uno spazio (baby park) che consenta di affidare i bambini in spazi educativi protetti per agevolare l’utilizzo delle attività sportive da parte di genitori. L’area è composta da una serie di figure geometriche inserite in un supporto in calcestruzzo a vista che si densificano o che si fanno rarefatte e che contengono di volta in volta tartan, sabbia, conglomerati “sensoriali”, verde e sistemi di sedute. E’ prevista la strada carrabile di servizio e da ultimo uno skate park.

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Concorso Palazzo del Cinema di Locarno - Morena Architects

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Data l’ubicazione e la visibilità del sito, l’affaccio sullo spazio pubblico del nuovo edificio acquista grande rilevanza urbanistica ed elevato valore iconico per Locarno. Per questo motivo è stato scelto un gesto deciso nella composizione architettonica generale che, pur nella sua precisa componente di prefabbricazione seriale per ridurre i costi di costruzione, vuole costituire la nuova porta della città con una immagine spartana e netta.

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Il fronte principale (sud) emerge dalle increspature del landscape e si compone di sei esagoni che nella loro sovrapposizione formano l’ingresso principale del palazzo del cinema. Ciascuno di questi esagoni che si estrudono lungo il sedime del lotto contiene funzioni diverse. I due esagoni al piano terra disposti ai lati dell’ingresso portano in facciata rispettivamente l’uno una immagine del “pardo” trasformata in pixel luminosi nel rispetto della simbologia del festival, l’altro una serra che può essere parzialmente aperta nei mesi più caldi. I piani superiori contengono tutte le attività richieste dal bando per numero e dimensione come si evince dalla descrizione che segue e dalla scheda tecnica allegata alla presente relazione. Il prospetto frontale e’ caratterizzato da ampie vetrate basso emissive. I prospetti laterali evidenziano una continuità formale con il landscape e si caratterizzano dalla morbida sinuosità delle pareti e da una serie di fori finestra circolari di diverso diametro. I corpi esagonali interrompono e riprendono la loro estrusione lasciando ai diversi piani degli spazi aperti con terrazzamenti e giardini pensili. L’aspetto sobrio del materiale cementizio fotocatalitico si stempera nel rincorrersi delle luci e delle ombre generate dal progetto. Il prospetto nord vuole costruire un omaggio alla città: il giardino verticale delle camelie. Infatti, con il recupero e la depurazione delle acque piovane, si prevede una cultura idroponica verticale composta da camelie, fiore caro a Locarno. Attraverso la coltivazione idroponica si viene così ad evitare l’attacco dei parassiti e l’uso di fertilizzanti chimici in un ambiente ombroso ideale per la crescita del fiore. Per quanto riguarda i locali interrati, è necessario specificare che verranno predisposti tutti gli accorgimenti atti a garantirne la tenuta stagna . Queste parti di edificio verranno realizzate sotto forma di “vasca bianca”. Con la “vasca bianca” è necessario uno strato di impermeabilizzazione supplementare, in quanto la piastra di fondazione e le pareti esterne vengono realizzate come una vasca chiusa in calcestruzzo con elevata resistenza alla penetrazione dell’acqua: questo calcestruzzo viene definito come calcestruzzo impermeabile. Esso deve essere provvisto di dispersore di terra di norma installato nel magrone di sottofondo, al di sotto della piastra di fondazione.

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La struttura del fabbricato è composta de una serie di elementi metallici (travi a doppio T) che, congiungendosi, compongono un esagono. Essi si ripetono sempre uguali per tutti i corpi che , saldati tra di loro, formano l’edificio. Il telaio metallico esagonale è provvisto di adeguati rinforzi sui punti maggiormente sollecitati. Tutti gli elementi saranno realizzati fuori opera e programmati per un assemblaggio rapido in cantiere. Sulle travi verranno applicati gli opportuni fori per il passaggio impianti che saranno interamente contenuti all’interno del pacchetto di copertura. La scelta di assemblare il telaio principale realizzando i componenti in officina consente una estrema riduzione dei tempi di cantiere e la conseguente attenuazione dei disagi alla cittadinanza , data dalla contiguità dell’area di cantiere al centro storico. La configurazione modulare dell’edificio, composto da elementi indipendenti sovrapponibili consente la realizzazione in due o più tappe e una estensione futura praticamente illimitata, rispondendo così agli obbiettivi della committenza illustrati al punto 5.4 del bando di concorso.

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La protezione termica dell’edificio è stata valutata in relazione ai dati climatici della stazione Locarno-Monti e nel rispetto del regolamento sull’utilizzazione dell’energia (Ruen) del 16 settembre 2008. Le esigenze di protezione termica invernale e della protezione termica estiva sono state considerate valutando un guscio termico ad alta prestazione e lo sfruttamento ottimale della luce naturale. E’ stato scelto, per diversi motivi illustrati in seguito, di usare , a copertura del telaio, dei pannelli lignei cross-lam coibentati ad alta densità . Data la forma a “ guscio” del palazzo del cinema e la sua particolare destinazione d’uso che non necessita di grandi aperture e anzi, nella fattispecie delle sale cinematografiche, le nega, e data la assemblabilità dei cross-lam e la loro modalità di incastro ermetico, si ottengono dei valori ottimali di coibentazione termica non realizzabili in un edificio tradizionale. Inoltre i pannelli integrano la struttura portante del fabbricato garantendo le massime prestazioni statiche da vento, neve e sovraccarichi previsti dalla normativa svizzera. Si rammenta che il peso del pannello in legno e’ pari ad 1/3 di un involucro di uguali prestazioni, è eco-compatibile, riciclabile e contribuisce alla riduzione dei tempi di posa in opera. Di conseguenza il peso totale dell’edificio risulta molto ridotto a vantaggio delle fondazioni e della stabilità dell’edificio , considerando la situazione idrogeologica costituente il terreno sottostante I collegamenti con la struttura sottostante avverranno mediante carpenteria metallica predisposta (staffe e angolari). Riassumendo, la filosofia di base dell’intervento è di considerare l’edificio come composto da una serie di scatole che fungono da “scambiatori termici” rispetto alle condizioni climatiche date. La solidità passiva dell’ involucro permette al tempo stesso di “respirare” attraverso le estremità vetrate apribili al fine di ottenere un equilibrato bilancio energetico.

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La copertura e le pavimentazioni esterne dell’edificio verranno realizzate in cemento addittivato con biossido di titanio colorato di grigio. Le caratteristiche del cemento con biossido di titanio sono fondamentalmente quelle di acquisire proprietà anti batteriche e di “super idrofilia”, tali da non permettere allo sporco di aderire alle pareti o alle superfici orizzontali. Oltre all’ indubbio vantaggio di essere autopulenti si deve aggiungere la proprietà di abbattimento degli inquinanti organici e inorganici presenti nell’aria. Essi sono generalmente dovuti all’attività umana, al traffico veicolare, agli impianti di riscaldamento e condizionamento. Si ottiene pertanto la finalità di realizzare una gigantesca “spugna” per la purificazione dell’atmosfera circostante.

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Ristorante della Casa del Jazz - Villa Osio - Roma - Susanna Nobili, John Reinke, Laura Calcerano, Maurilia Maccioni, Michele Modica, Diana Rastelli, Ruggero Donati

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Nel ricco e diverso panorama culturale romano, la Casa del Jazz rappresenta un ponte verso una qualità per sua natura internazionale e, in alcun modo, riconducibile agli eventuali vincoli stilistici del luogo che la ospita, qualunque esso sia.. La dirompente “eversività” e l’assoluta “libertà, del messaggio jazzistico prevale su qualunque altro stilema formale proponendosi come linguaggio e stile e in sé, transculturale e transgenerazionale. Ecco quindi perché nel redigere l’”aspetto decorativo” degli ambienti destinati al Restaurant ci si è riferiti unicamente alla sostanza di questa sintesi stilistica: naturalmente “in nero e bianco”. Nella memoria i mitici Club americani, con la loro inconfondibile modernità,. dadaisticamente sollecitata dalle tastiere in “nero e bianco”; e ancora in nero e bianco, dalle “icone-fondamento” di questo particolarissimo e speciale mondo. Dunque l’acciaio e la specularità. In un confort da intenditore.

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Inzago - Massimo Lamperti

Stazione di servizio - Fabrizio Batoni

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Con l’uso dei materiali e la forma, abbiamo voluto creare un progetto che si inserisse nel contesto in cui è collocato, in modo leggero e meno impattante possibile. La copertura, parte dal terreno e finisce nel terreno, tenendo conto come direzione prevalente di intervento, la direttrice che guarda verso Monteriggioni. Un rilievo collinare artificiale che prende forza come segno semantico per isolamento e fuoriscala. La stazione di servizio è stata concepita come oasi di ospitalità per chi ne ha bisogno e racchiude funzioni come ristorante-tavola calda e officina con ricambio gomme.

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Loft, Como - A+B2 architettura

Via P. Turoldo - Inzago - Massimo Lamperti

Concorso Museo Aria e Acqua, Marsiglia - A+B2 architettura


Baricentrale - Guillermo Vazquez Consuegra

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Il fascio ferroviario costituisce un limite urbano ed una cesura tra la struttura della città storica e quella frammentata della speculazione e dell’ industria del XX secolo.

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Punto chiave del progetto è definire operazioni di ricucitura del tessuto urbano esistente a cavallo di una spina centrale verde, un grande parco al posto delle aree ferroviarie dismesse. L’obiettivo di convertire la cesura ferroviaria in una cerniera di congiunzione tra la città a nord e la città a sud, viene interpretato attraverso una molteplice modulazione del tema del verde urbano, lungo tutto lo sviluppo dei tre chilometri del fascio ferroviario.

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Il manto verde, nell’ area a ovest della stazione di Baricentrale, si trasforma in un parco elevato che ricopre le piastre commerciali e scavalca il fascio dei binari con un tunnel che ospita le nuove fermate del passante ferroviario. La superficie verde che si viene così a creare, è la più estesa della città storica e densa, quasi dieci ettari ed è dotata di un enorme potenziale per divenire un punto di coagulazione di percorsi e di funzioni, una nuova centralità in grado di attrarre parte della vita pubblica di due brani di città finora separati. La dissimulazione dei nuovi edifici al di sotto del manto verde, permetterà di valorizzare in pieno il fronte, sinora occulto, della città ottocentesca.

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Nelle nuove edificazioni a ovest, a destinazione principalmente residenziale, si è scelto di adottare una tipologia edilizia a blocco longitudinale, la cui larghezza permette la costruzione di alloggi con doppio affaccio a est e a ovest, orientamento adeguato ad una ottimale efficienza energetica e ad una migliore sostenibilità. La disposizione e l’organizzazione degli edifici favorisce una relazione diretta e intensa con ampie zone verdi comuni, proponendo una serie di modulazioni e variazioni nel delicato intreccio di spazi pubblici e privati.

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Nell’ asse centrale dell’area di concorso, il progetto interviene proponendo la pedonalizzazione della piazza Aldo Moro, un nuovo sovrappasso in corrispondenza della stazione di Baricentrale, il riassetto di via Capruzzi e il recupero della caserma Rossani come nuovo polo culturale di Bari.

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Il sovrappasso sui binari di Baricentrale permette la connessione delle parti nord e sud della città, con un accesso diretto dalla piazza della stazione ed un nuovo edificio stazione sul lato sud. Il rapporto tra il nuovo fronte della stazione e la città a sud si affida al semplice ridimensionamento e di via Capruzzi, ridisegnandone i limiti con nuove alberature e riqualificando i portici che caratterizzano la cortina edilizia esistente. Appena oltre, si apre lo spazio verde della caserma Rossani, con un parco alberato di quasi tre ettari verso via Capruzzi e gli edifici destinati alla cultura disposti attorno alla grande piazza quadrata, estensione all’aperto delle possibili attività del complesso: spettacoli, concerti, esposizioni. 
Solo nella porzione più a sud dell’area si propone la costruzione di un nuovo edificio, sede della nuova Biblioteca Civica, dall’impianto costruttivo assimilabile a quelli esistenti, e che utilizza la vecchia mensa della caserma come padiglione di ingresso, liberato di tutti i tamponamenti perimetrali. Un nuovo edificio che permette di ridefinire i margini del complesso e che, allo stesso tempo, ci introduce in un suggestivo universo di luci e ombre in cui l’architettura stabilisce una relazione intensa con la natura. 
L’Accademia di Belle Arti, la Teca del Mediterraneo, diverse associazioni culturali e un padiglione espositivo, trovano posto all’interno degli edifici vincolati, da recuperare nel rispetto dei vincoli progettuali della Soprintendenza, mentre la Biblioteca Civica si affaccia, con la sua immagine contemporanea, sul grande vuoto recuperato nel cuore della Rossani.

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casA1 - Francesca Castagnini, Stefania Scamperle

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L’idea di base è quella di porsi delicatamente all’interno del paesaggio rurale, con una forma che ne segua l’orizzontalità e con materiali naturali. Rivestimenti in legno, pietra di Vicenza, ardesia. Una piccola trasgressione per il setto ricoperto di mosaico rosso. La copertura piana, è stata ricoperta di ghiaino, con un piccolo spazio di verde ricadente sopra il blocco cucina. Sul volume con copertura inclinata vanno invece installati i pannelli solari.

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Il sistema compositivo si basa su volumi e setti che posti liberamente sotto al piano della copertura compongono gli spazi. I volumi disegnano i diversi ambiti domestici, configurandoli in modo preciso. I setti che funzionano come appoggio per la copertura, generano spazi ibridi, celano viste e frammentano il giardino.

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Gli spazi tra i diversi volumi prendono diverse funzioni. Un corridoio d’ingresso tra il deposito e il blocco della zona giorno conduce al giardino più privato, svelando la casa lentamente. Uniti da vetrate i volumi di zona cucina-pranzo e notte definiscono il soggiorno.

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Le camere hanno un sistema di scuri scorrevoli studiato su misura. In questo sistema le aperture sono tutte all’interno di un ambito definito da un elemento rivestito in metallo che disegna una sorta di seduta. Questo elemento diventa anche contenitore degli scorrevoli che necessariamente sporgono dalla facciata.

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Temi importanti all’interno del progetto sono la valorizzazione del rapporto interno-esterno, la razionalizzazione degli spazi e dei percorsi, la luminosità, l’areazione di tutti i locali e le viste. Una certa attenzione è stata data ai dettagli che danno qualità alle piccole abitudini della vita quotidiana, come lo spazio per leggere un libro comodamente sdraiati nel cuore della casa, o la possibilità di fare un bagno guardando il paesaggio.

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Concorso Aule Speciali, Chiasso - A+B2 architettura

Concorso Centro ricerche marine, Barcellona - A+B2 architettura

Casa Mediterranea - Basilio Luca Priola , Dino Catrovinci

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Piccola unità abitativa situata nelle campagne di San Marco d’Alunzio Me,borgo medievale situato nel cuore del parco dei Nebrodi. L’unità abitativa si sviluppa su 2 livelli e dietro un piccolo volume già esistente, che verrà trasformato a sua volta in magazzino. Al piano interrato troviamo il garage e una piccolissima taverna, mentre al piano di campagna sono stati inseriti il servizio la stanza da letto e la cucina soggiorno. L’idea di progetto è quella di andare a riproporre la tipica casa “Mediterranea” con la scala che si incunea davanti all’edificio e va a finire in un grande spazio che viene sormontato da un pergolato.

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Unità bifamiliare, Pognana Lario - A+B2 architettura

Campo pratica Golf Villa d'Este, Montorfano - A+B2 architettura


Palazzo del Cinema, Locarno - A+B2 architettura

Baricentrale - COBE, Iotti + Pavarani Architetti, Antonello Stella, Favero E Milan Ingegneria Spa, PLAN srl

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“UNA”CITTA
Il progetto per Baricentrale è teso a generare una nuova percezione della città come una unità coerente, con una proposta che mira a ricomporre i quartieri a margine dell’area in un unico ambiente urbano vivace, vivibile, verde, pubblico, accessibile e diversificato. Un luogo vivibile per la gente.

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Il progetto Baricentrale agisce sui seguenti aspetti:
- Migliorare l’accessibilità della città esistente
- Annullare il confine tra nord e sud della città
- Fornire spazi urbani di alta qualità per le persone e non solo per la mobilità.
- Promuovere una struttura urbana porosa con nuove e più efficaci connessioni – visive, funzionali e psicologiche.
- Trasformare le situazioni di “retro” in nuovi fronti cittadini
- Facilitare l’integrazione del tessuto esistente con nuovi distretti urbani, a vocazioni diverse e con diverse identità locali, a valorizzare i vuoti all’interno della città, e generando così un tessuto interconnesso.

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Il gruppo di progetto propone 4 strategie per raggiungere le visioni per Baricentrale.
1. VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO E DEI QUARTIERI ESISTENTI
L’ area Baricentrale sarà sviluppata come un brano di città coerente, ma con significative differenze e caratteristiche locali – sulla base delle qualità esistenti e delle potenzialità di ciascun settore e dei suoi dintorni.

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2. APERTO E CONNESSOUN NETWORK DI SPAZI PUBBLICI A VERDE
Un sistema a rete di spazi pubblici a verde verranno a integrare i nuovi comparti urbani nella città di Bari e a ricollegare i due lati dei binari. Una serie di promenades, ponti abitati, fasce verdi e percorsi ciclo-pedonali – insieme con i principali spazi e parchi urbani, esistenti e di progetto – genereranno un tessuto continuo di spazi pubblici, a tessere insieme la città. I vari ponti sono collegati da un “anello verde” di promenades pedonali, di collegamento con la stazione e le altre fermate ferroviarie, a fornire un efficiente hub di mobilità pubblica sostenibile.

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3. CREAZIONE DI NUOVI FRONTSIDES
Un’ambiziosa strategia di densificazione fornirà un nuovo aspetto a quest’area centrale di Bari, sostituendo muri insuperabili e aree sottoutilizzate e degradate con nuovi edifici ad uso misto e garantendo nuovi passaggi pubblici e aree verdi aperte in aree precedentemente inaccessibili. Le nuove aree costruite genereranno un nuovo fronte urbano vibrante e poroso verso la città e le strade, nonchè una nuova vetrina di una Bari rinnovata, verde e “riconnessa” verso la ferrovia regionale e nazionale.

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4. FOUR MINUTE CITY
L’infrastruttura pubblica sarà il punto di partenza per il nuovo sviluppo sostenibile di Bari. Le stazioni ferroviarie esistenti e di progetto saranno pensate come il cuore dei nuovi quartieri, “calamite” per l’addensamento di funzioni e di attrezzature e spazi pubblici. Tali stazioni saranno collegate dal “loop” dei percorsi pubblici; la maggior parte dei nuovi lotti edificabili sarà così posizionato a non più di 4 minuti a piedi dalla stazione più vicina. Intorno ad ogni stazione saranno inoltre previste le principali funzioni pubbliche e commerciali, quali scuole, istituzioni culturali, attività sportive, negozi di alimentari, cafè, servizi e un mix di abitazioni e uffici. Questo và nella direzione di una pianificazione sostenibile per le aree intorno alle infrastrutture pubbliche, con l’obiettivo di una città vivibile per tutti, in tutte le 24 ore della giornata.

Marnes-la-Coquette - LEM+

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The lem + agency hands over 44 social housing units in Marnes-la- Coquette on a protected block lying between the sNCF main line station and the a13 motorway. Located on the edge of the Saint-Cloud national park, the project by architects Pierre Lépinay and Bertrand Meurice for the I3F social housing development group is set in a particularly green area enclosed by the Garches- Marnes railway station and the A13 motorway.

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Comprising single-family homes with private gardens on the railway station side and by a group of apartments provided with balconies and ranging from studio flats to four and five room duplex units, the operation (3,338 m2 net plan area) takes the form of a drawn-out U-shape that protects the centre of the block from the noise nuisances resulting from the presence of the motorway to the south. These housing units with their large number of windows and dual aspects are particularly bright. The private gardens are bathed in sunlight throughout most of the day thanks to roof profiles specifically designed to limit shadow impact.

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The architects provided a number of innovative solutions to overcome the noise constraints. In addition to the protective U-shaped layout, they incorporated a wooden fence running alongside the motorway, built two-storey buildings with reinforced insulation in the attic spaces, installed sloped roofs with a continuous nine metre high ridge line, and equipped the housing units on the motorway side with acoustic loggias. Acting as a green extension to the housing units, the acoustic loggias open the apartments onto the south, providing large glazed spaces giving onto the Saint- Cloud park while also protecting residents from noise. This planted space, opening onto the sky and closed off to the sides by glass screens, forms a particularly efficient acoustic barrier that is further reinforced by the specific layout of the apartments. The utility rooms give onto the motorway side while the main rooms open onto balconies, loggias and private gardens on the protected side. The noise nuisances are also reduced by the use of a double flow system that avoids the creation of acoustic bridges, improves air quality and contributes to heating the housing units.

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Wishing to adopt energy-saving solutions, the architects chose to use interior insulation with thermal breaks on slab nosings, install solar panels on the roof and equip each housing unit with solar collector tanks. They also paid particular attention to the landscaping project. Climbing plants have been placed around the site to colonise the fence on the railway line side and the 150 metre long support wall on the motorway side. Lying in the heart of the block outlined by the U-shaped layout, the private gardens are reduced in size as much as possible to offer larger spaces to the common areas that are planted with a variety of species and looked after by the landlord.

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This housing project has seen the LEM + architects invent an alternative type of landscape that contributes to the wellbeing of the residents. Recently handed over, over half the housing units are already occupied.

limited competition, 2007. Winning project.
Handover: 20 February 2013
surface: 3,338 m2 net plan area
Cost of works: €6,209,673 excl. VAT
Habitat and Environment Certification, VHEP 2005

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RESTAURO: Il CROCIFISSO NOTAIO - Luigi Longhitano

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Il CROCIFISSO NOTAIO: Una leggenda corre ancora per bocca dei Brontesi sul crocifisso. Era quel crocifisso, dai nostri buoni nonni, tempi beati di fede, tenuto come testimone e notaio nelle contrattazioni. Creditore e debitore presentavansi innanzi a Lui: “O santissimo Crocifisso di S. Giovanni, diceva il creditore, sii tu testimone che alla tua presenza io dò onze 100 a Tizio in prestito, da restituire fra un anno”. “0 santissimo crocifisso di S. Giovanni, rispondeva il debitore, ricevo da Caio onze 100, che alla tua presenza mi obbligo restituire fra un anno, innanzi a Voi sotto pena della mia dannazione”. La tradizione non ricorda se qualche debitore sia venuto meno alla sacra e solenne promessa. – Ora i popoli progrediti in civiltà s’ingegnano di romper fede ai pubblici contratti e stimano stracci di carta le convenzioni anche internazionali. Oh tempora, Oh mores!

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fasi delle lavorazioni.

Thick As A Brick - KUEHN MALVEZZI

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At the end of the last century, it was thought the new millennium would be represented in design and architec- ture by incorporeal values such as lightness, transparency, and evanescence, inspired by the fluidity of commu- nication as well as the intangible nature of finance. The world seemed intent on becoming liquid. Instead, in the last few years everything has changed. The economic crisis has profoundly modified our society and hence trans- formed the approach to architecture and culture at large: the world is seeking a new firmness, a solidity that both architecture and design (as well as art, fashion, and cuisine – some of the most interesting expressions of human culture) are making the center of their practice. Human beings are looking for reliable new touchstones, getting back to basics, to find that stability in which it seems necessary to root (or maybe better to re-root) our society. Traditions and history serve as a point of departure to grow and develop, better than before, and concreteness is the new manifesto for contemporary cultures in Western and even in the Eastern world.

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Thick As A Brick goes back to simple, manual practices and ancestral materials – such as the brick used here as a narrative device – and to ancient, basic ideas in order to rediscover their potential: projected into the future, such renewed values serve as a groundwork to literally build a new encyclopedia of balance, strength, and positivity. In this project, these basic materials are replaced by books, iconic tools for spreading knowledge down through the centuries.

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The bricks produced by the Danish company PETERSEN TEGL serve as the base from which culture symbol- ically evolves, and the modular pieces in the show, conceived by the KUEHN MALVEZZI architectural studio, open a door to the hope of continued growth. The link between bricks and the books presented here by Mousse – a publisher at the cutting edge of the international scene – reinforce this idea of a solidity built on knowledge, a concept embodied by material nature of the object-book itself.

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At the invitation of curator Maria Cristina Didero, KUEHN MALVEZZI has developed a unique architectural concept for Thick As A Brick: three brick structures, titled Brickolage, are aligned with the gallery spaces so that they double our perception of the space. This intervention marks out places of interchange, introducing elements like a shelf, a counter and a bench – furnishings that allow for storage, interaction, and dialogue, and are neither architecture nor objects. By leaving out every third brick, the structures can be used to hold books and invite visitors to exchange information.

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In KUEHN MALVEZZI’s words: “Against the backdrop of a design show that reflects furniture in the broadest sense at best, these elements are even thicker than the proverbial brick – yet books and bricks might provide answers, both simple and elaborate, to certain questions. In relation to the complex context of a well-known international showcase for new technology and trends like Milan Design Week, the choice of materials may seem out of place, but is really a pertinent return to solidity. The installation at Gió Marconi is meant to encourage dialogue about how form defines culture. By displaying things that seem unsuited to their setting, the structures examine the importance of the individual object and the idea behind its production.

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The materials that have been chosen – both the book and the brick – are fundamental agents of cultural expres- sion, and in both cases, only exist within a system where they fit in as modular components. Brickwork is the most basic building technology that informs architecture: first of all, as the concept of serially man-made ob- jects, rectangular blocks formed out of matter and arranged in a given order. Second, a brick can be used within any composition, and in essence, the object is simply a state of matter that can be shattered and reshaped. Like- wise, a book is a vessel for any kind of content and a module that can be used within any framework. It resembles a prototype of exchange: a mechanically produced setting for information and ideas to be passed on in space and time”. Thick As A Brick goes back to reality to stimulate new visions.

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Note on the title: Thick As A Brick was the fifth album by British rock band Jethro Tull. Released in 1972, Thick As A Brick includes only one 44-minute-long track, with a single pause to allow listeners to turn the record over; it was deliberately crafted in the style of a concept album and as a bombastic parody. The original packaging, designed like a newspaper, claims that the album is a musical adaptation of an epic poem by a fictional eight- year-old boy, though the lyrics were actually written by the band’s frontman, Ian Anderson.

Curated by MARIA CRISTINA DIDERO
Gió Marconi gallery, Milan
Parallel to the 2013 Milan Furniture Fair April 9 – April 14, 2013

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