REDENTA NATURA URBS CONDITA ESTLa piazza simbolo della città“fondata”“Redenta natura urbs condita est”. E’ da questa particolare condizione di città fondata,
testimonianza dell’intervento dell’uomo, delle sue capacità di ordinare la natura, di redimere la palude e
nello stesso tempo disegnare la città nuova che prende le mosse l’ipotesi di riqualificazione della piazza
del Popolo di Latina, che, approfondendo la riflessione sull’identità spaziale del luogo “fondato”, pone il
rapporto dialettico tra le preesistenze e il nuovo necessario assetto dello spazio pubblico.
La piazza del Littorio, oggi piazza del Popolo, rappresenta il simbolo della città nella doppia
valenza di memoria della trasformazione del territorio e di “monumento di se stessa”. Essa è il centro
dell’impianto della città radiale sorta sul luogo storico, detto “Cancello del Quadrato”, incrocio di strade preesistenti che conducevano dai Monti Lepini al mare. Nella stesura del primo piano regolatore Oriolo Frezzotti, progettista di Littoria, traduce sulla carta, alla lettera, le indicazioni provenienti dall’alto che volevano in quel luogo semplicemente un borgo rurale. La piazza del Littorio, baricentro della figura geometrica tracciata dalla rete di strade, è allora il luogo in cui, senza pretese, si concentrano sia le funzioni pubbliche sia i servizi: il Municipio, come pure il Mercato o il Dopolavoro. Nei due anni trascorsi dalla prima stesura del piano, Frezzotti, in seguito ai nuovi indirizzi, lasciando inalterato il tracciato viario e la centralità della piazza, sostituirà il dimesso e solitario “centro” del borgo rurale con un sistema di piazze (Tribunale, Piazza Quadrato) impostate sull’asse di simmetria longitudinale di piazza del Littorio. Su di essa si succederanno gli edifici più rappresentativi della città, con viali alberati e quinte prospettiche; l’ordine gigante dei nuovi colonnati marmorei si accosterà ai bassi porticati intonacati, con un risultato finale “eclettico” che esprimerà le due anime di un’unica città.
E’ così che all’interno dell’attuale piazza del Popolo convivono, senza amalgamarsi, la “ruralità” dei
primi edifici e il “monumentalismo” del nuovo edificio pubblico della “città nuova” (attuale Palazzo del
Genio civile) che, posto ad est, sul fondale dell’asse di simmetria della piazza, lascia un irrisolto vuoto
nel “parterre” che Frezzotti non riuscirà mai a colmare. Malgrado i vari tentativi del progettista, Il risultato finale sarà quello di una piazza progettualmente incompiuta.
© Linda De Luca . Published on January 26, 2015.
La piazza attuale
La peculiare e recente “origine” di tale spazio, rispetto a molte altre piazza italiane, lo rende
particolarmente problematico. L’ampiezza della piazza, pensata per le adunate politiche del ventennio e
con larghi spazi destinati alle auto, crea oggi disagio e scarsa vivibilità.
La piazza intesa come luogo delle relazioni e della sosta è inesistente; il parcheggio indiscriminato
e l’utilizzo come “rotatoria” per la circolazione delle auto frammentano lo spazio pubblico.
Gli edifici che prospettano sulla piazza sono occupati prevalentemente da uffici, per cui lo spazio
pubblico risulta animato esclusivamente negli orari di apertura degli stessi, salvo eventi particolari. I
larghi spazi della piazza e il posizionamento dei portici “a contorno” non permettono di usufruire di zone per il riparo dal sole estivo o dalla pioggia.
Il giardinetto all’italiana risulta trascurato e poco vissuto. Uno spazio pavimentato anonimo e inutilizzato, se non per manifestazioni di carattere spontaneo e
temporaneo, caratterizza il vuoto urbano sul lato est della piazza. Emerge, dalla breve analisi formulata, una totale assenza di spazi attrezzati di incontro e scambio per la collettività.
Verso una nuova identità
Occorre dunque un atto “rifondativo” che, attraverso una ridefinizione degli spazi e una nuova utilizzazione degli stessi, sia capace di creare una piazza fruibile per i cittadini, potenziandone la naturale vocazione di centro vitale di uso quotidiano. Un luogo in cui la città contemporanea ritrovi una nuova identità e rappresentatività. La piazza, intesa nell’accezione generale del termine, è stata nella storia il luogo pubblico che più di ogni altro ha incarnato e descritto il legame tra identità sociali e valori collettivi di una città: centro di vita sociale, l’agorà, il “foro” rappresentavano luoghi in cui, lontano dal traffico, si svolgeva la vita politica, commerciale, religiosa.
Nella “Gaia scienza” di Friedrich Nietzsche, che racchiude la “summa della filosofia dell’architettura” del pensatore, si legge: “Bisognerà una volta, e probabilmente in un prossimo futuro
renderci conto di quel che manca soprattutto alle nostra grandi città: luoghi tranquilli e ampi,
ampiamente estesi, per la meditazione, luoghi con lunghi loggiati estremamente spaziosi per il tempo
cattivo o troppo assolato, nei quali non penetra il frastuono dei veicoli e degli imbonitori…”…”noi ci
adeguiamo, per così dire, agli alti colonnati che percorriamo”.
Sono queste le caratteristiche di un ambiente umano governato da “grandezza, calma e solarità, qualità in cui ogni cosa terrestre si trasfigura”.
Nel tentativo quindi di dare alla piazza una nuova definizione, si è posto al centro del progetto
l’uomo, primo fruitore dello spazio pubblico a cui, attualmente, viene lasciato poco spazio. Il traffico
veicolare rimane marginale alla piazza.
Con l’obiettivo di produrre un nuovo equilibrio nel controllo spaziale dell’invaso principale e degli
spazi intorno, sono state introdotte le figure del “Portico” e della cosiddetta “Loggia dei Mercanti” , tipi edilizi emblematici di una dimensione civica persa e da riscoprire, ed è stato utilizzato il verde come
complemento alle architetture (come nel caso delle siepi di gelsomino e degli alberelli “ordinati” intorno
allo spazio centrale) e come elemento rappresentativo e di caratterizzazione degli spazi (come nel caso
del “giardino all’italiana” rivisitato).
La Loggia dei mercanti
Il lato della piazza caratterizzato dalla presenza dell’edificio del Genio civile presenta una evidente
mancanza di risoluzione architettonica.
L’ipotesi progettuale, pur mantenendo una sostanziale trasparenza verso l’edificio monumentale, tende a ricreare una situazione di “intimità”, occupando un vuoto urbano con una struttura leggera
coperta, che propone una libera reinterpretazione della “Loggia dei Mercanti”, presente in uno dei primi
progetti di Oriolo Frezzotti.
Essa, vivibile normalmente come grande galleria urbana, riparata d’inverno ed ombreggiata d’estate, risulta predisposta ad accogliere eventi occasionali quali fiere e mostre temporanee.
In situazione normale è un luogo dove passeggiare e incontrarsi; vi sono inoltre posizionati in
maniera stabile alcuni pannelli di cristallo finalizzati alla comunicazione turistica e sulla storia della città. La galleria coperta, alta m. 6, protetta da una copertura leggera sostenuta da esili pilastri metallici, come i loggiati tre-cinquecenteschi non ha una precisa destinazione, ma la vocazione a configurare
occasioni di incontro e di sosta. Recinti trasparenti in cristallo possono contenere attività espositive e
altri eventi, creando partizioni temporanee amovibili. Il cristallo renderà questi recinti mobili vetrina
trasparente e luminosa, sia di giorno che di notte.
Un ambiente unico, scandito dal ritmo delle esili colonne, strutturate in modo da riprendere gli
allineamenti del portico monumentale del Genio civile e, sul lato interno della piazza, ordinate in senso
longitudinale rispetto alla loggia stessa, a formare una sorta di cannocchiale visivo, di collegamento con
i porticati dei due edifici che chiudono questo lato della piazza a nord e a sud.
Le attività espositive potranno svolgersi anche all’aperto, con possibilità di estensioni puntuali in
occasione di eventi tematici (fiere dell’antiquariato, mercatini di Natale, mostre di fotografia e di pittura,
ecc.).
In copertura, un sistema di pannelli fotovoltaici garantisce l’autonomia energetica della piazza.
Uno spazio coperto, ma luminoso, inteso come “condensatore di relazioni” e “generatore di
energia”, non solo elettrica, ma anche vitale per la piazza e per la città intera.
Il Portico
I portici hanno un profondo potere poetico. Sono una porta sempre aperta. Favoriscono il raccoglimento del pensiero, trasformano una sensazione paesaggistica in “immagine adatta a meditazione o ricordo. Bloccano il cielo: lo incorniciano, gli danno una figura perfetta. Ritagliano gli scorci della natura, intensificano la visione dell’ambiente. Evocano i tempi e i modi dell”andar ragionando” . Disegnano spazi ideali per conversare e per riflettere.
Nel nuovo schema geometrico della piazza, il Portico occupa il lato sud del quadrato principale,
all’interno del quale è inscritto il quadrato più piccolo, costituito del giardino all’italiana. Il portico, scandito dal ritmo di esilissimi pilastri collegati da altrettante travi crea, come un brise-soleil, una zona ombreggiata, lasciando filtrare la luce. Un sistema di sedute ne scandisce tutta la lunghezza.
Il giardino all’italiana – il verde “ordinato”
Seppur rivisitato e “rialzato” di circa mezzo metro rispetto al resto del parterre, con cui è raccordato
mediante rampe, rimane un segno indiscusso nel piano urbanistico di riqualificazione. Alle forme piatte
del giardino attuale (salvo gli alberelli piramidali), il progetto contrappone dei solidi geometrici generati
dall’estrusione delle forme originarie. Questa semplice estrusione, unita a delle trasformazioni applicate
ai volumi ottenuti, permette una gerarchizzazione dello spazio pubblico: un volume diventa seduta, un
altro siepe, un altro ancora si configura come gioco d’acqua. Si genera così un luogo più raccolto, una
sorta di “salotto buono” (con la fontana ornamentale che resta al centro della composizione), ove è
possibile leggere il giornale, chiacchierare, osservare. A sottolineare ed uniformare la composizione, il progetto prevede un “tappeto” di calcestruzzo architettonico, contornato da una bordura in “corten”.
Siepi di bosso ordinate a formare i quattro quadranti del giardino all’italiana contengono cespugli di
rose di quattro tipologie. Siepi di gelsomino su strutture intelaiate (per facilitarne la manutenzione) e alberi “ordinati, segnano i contorni del quadrato .
Il “parterre”
Il parterre è costituito dal piano orizzontale della superficie di un rettangolo che abbraccia l’intera
piazza, salvo lasciare una (molto ridimensionata) viabilià, tutt’intorno, per mezzi di soccorso e
carico/scarico, all’insegna di una piazza tutta da vivere. Sul lato ovest, in corrispondenza del Municipio, il disegno della piazza racchiude e dà forza al disegno di Frezzotti, creando un quadrato nel quadrato che riporta l’isola, rappresentata oggi dal giardino all’italiana, ad abbracciare una superficie più ampia, da vivere come passeggio, seduta, gioco, riportando ad una scala più umana la piazza, ed avvicinando in questo modo le quinte edilizie.
I due quadrati inscritti uno nell’altro sono a loro volta inclusi nel rettangolo pavimentato in lastre di
basalto con ricorsi in travertino. Il giardino all’italiana è caratterizzato da calcestruzzo architettonico, e utilizza il travertino per le fontane e per le panchine (la dimensione aulica, di rappresentanza). Gli spazi fruibili attrezzati sono pavimentati con mattoni a spina di pesce, a segnare gli spazi delle relazioni (la dimensione civica). Il parterre è circondato dal porfido dei percorsi lasciati per la viabilità di soccorso e carico/scarico merci.
La piazza viene dunque misurata, dimensionata, articolata in episodi, sequenze e gerarchie
spaziali e funzionali anche attraverso la variazione dei materiali di rivestimento delle superfici. Il piano
orizzontale della superficie ricorda il passato rurale del luogo, i rapporti di prossimità con la campagna.
Tutti gli spazi tengono conto della possibilità di fruizione da parte dei disabili.
Il verde “libero” e il gioco
Si ritiene che il verde sia fondamentale elemento di caratterizzazione dello spazio pubblico per il
suo elevato potenziale estetico e fruitivo.
Per l’estremità ovest della piazza si prevede una zona a verde attrezzato con giochi per bambini,
percorsi pedonali e alberi “liberi” di essenze autoctone (tigli e lecci). Questa zona è separata dal
“parterre” da una pista ciclabile attrezzata con bike park.
La mobilità’
Si prevede un nuovo approccio al traffico della piazza per permetterne una fruizione a misura d’uomo, attraverso l’introduzione di una mobilità integrata tra veicoli privati, pubblici, piste ciclabili, zone
a traffico limitato e pedonali, nella consapevolezza che è necessario decongestionare il centro della
città partendo anche dall’educazione ad una mobilità sostenibile.
La viabilitàè stata riorganizzata all’interno della piazza attraverso una circolazione limitata ai mezzi
di soccorso, e carico/scarico merci che ne lambisce i confini.
Nell’area intorno alla piazza si prevede una zona a traffico limitato ai mezzi autorizzati.
Lungo la pista ciclabile, che lambisce lo spazio alberato a ovest della piazza, è attrezzata una
stazione di servizio di biciclette pubbliche, un bike park, per una mobilità sostenibile, costituita
dall’utilizzo di mezzi pubblici e di biciclette condivise per i viaggi di prossimità, dove il mezzo pubblico non arriva o non può arrivare. Si prevedono inoltre rastrelliere per biciclette di proprietà.
L’asse viario sud-nord tangente al borgo di “Cancello quadrato” viene mantenuto idealmente attraverso il segno della pavimentazione. Pur essendo una spazio pedonalizzato che appartiene al “parterre” della piazza, esso, protetto da dissuasori telescopici, potrà essere aperto in occasioni particolari (eventuale passaggio mezzi di soccorso, scarico in occasione di mostre particolari, sfilate, cortei, processioni, ecc.).
L’illuminazione
Lo studio dell’illuminazione persegue e rafforza i principi di organizzazione della piazza.
L’orizzontalità del piano è sottolineata da un “tappeto” di “led” che segue i percorsi evidenziati dai ricorsi in travertino, rafforzandone il segno. Il giardino all’italiana ha, nell’illuminazione delle fontane, che seguono il getto dell’acqua, il suo punto scenografico. Inoltre il disegno storicizzato, ripreso dalle panche in travertino, è sottolineato ed enfatizzato da un’illuminazione lineare a terra. Le piante sono valorizzate attraverso l’utilizzo di spot dal basso. Le quinte edilizie sono valorizzate da un’ illuminazione di tipo wall washer che ne evidenzia i tratti architettonici.
I fuochi spaziali della composizione sono evidenziati dalla luce che si proietta verso il basso, proveniente dalle coperture luminose della Loggia e del Portico.
Proiettori posti su pali (sei in tutto) lungo il contorno del parterre, illuminano la strada in porfido.
Le scelte progettuali dell’illuminazione considerano con attenzione anche le normative che tutelano
l’inquinamento luminoso.