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Bargellino - Zero Emission Area - Anna Letizia Monti

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L’area produttiva del Bargellino si presenta attualmente come una zona produttiva con notevoli problemi, in parte strutturali all’area stessa, soprattutto in funzione del fatto che l’urbanizzazione ha seguito tempi e percorsi diversi, con sistemi progettuali che non hanno tenuto in debita considerazione lo stato di fatto.

Anna Letizia Monti — Bargellino - Zero Emission Area

Progetto: La centrale fotovoltaica come un’opera di LAND ART. Un grande disegno a foglie di diverse dimensioni, per dichiarare e far ricordare la valenza ecologica ed ambientale dell’insediamento del Bargellino. Un progetto industriale che diventa un’opera d’arte sul territorio, un enorme affresco incastonato nella campagna, che ricopre il susseguirsi di capannoni industriali. Quello che era uno sfregio nella campagna diventa una potenzialità.

Anna Letizia Monti — Bargellino - Zero Emission Area

Un enorme tazebao di presentazione dell’area: trasmette un’immagine positiva dell’area produttiva, evidenzia la sostenibilità del comparto e la creatività delle aziende e delle attività economiche che hanno voluto e sostenuto il progetto.

Anna Letizia Monti — Bargellino - Zero Emission Area

Anna Letizia Monti — Bargellino - Zero Emission Area

Anna Letizia Monti — Bargellino - Zero Emission Area

Anna Letizia Monti — Bargellino - Zero Emission Area

Anna Letizia Monti — Bargellino - Zero Emission Area

Anna Letizia Monti — Bargellino - Zero Emission Area


“Una rotonda per la ceramica ed il territorio” - Gianpaolo Vadalà, Luigi Romanelli

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RELAZIONE

Gianpaolo Vadalà, Luigi Romanelli — “Una rotonda per la ceramica ed il territorio”

FOTOMONTAGGIO DALLA STRADA

1) Natura della proposta progettuale: Un “pezzo di paesaggio modificato”, l’intento del nostro progetto per la rotatoria sulla S.S. 12 all’incrocio con la strada di accesso alla Fabbrica ceramica MIRAGEè costruire un “pezzo di paesaggio modificato”. Non volevamo realizzare un’opera d’arte un egotico segno sul territorio, una rappresentazione autoreferenziale dell’autore attraverso la propria opera d’arte. Il paesaggio nelle immediate vicinanze della rotatoria nonostante la forte presenza della Fabbrica Mirage ha ancora delle buone caratteristiche naturalistiche con una declinazione verso alcune tipicità del paesaggio montano Pavullese. La rotatoria smista il traffico autoveicolare facendo, appunto ruotare gli autoveicoli della S.S. 12 attorno ad una circonferenza per poi smistarli nelle tre arterie contigue. La nostra idea parte da questo concetto fondativo , il movimento rotatorio delle auto attorno all’asse della rotatoria crea una torsione “TWIST”, della superficie del terreno e del pezzo di paesaggio che abbiamo inserito all’interno della circonferenza della rotatoria; tutto ciò sarà, quindi condizionato da questa torsione “twist”. Cristallizzare un pezzo di paesaggio, attraverso l’uso della semplice, basica, piastrella in gres porcellanato di 50×50 cm bianca, all’interno del perimetro della rotatoria saranno posizionate circa 1.260 piastrelle in gres bianche, come dei petali, fissate su una base in lamiera di acciaio COR-TEN e sostenute da uno stelo anche questo di COR-TEN, fissato al terreno. Questi petali bianchi dalla lucente superficie bianca saranno disposti lungo archi curvati “generatrici” che ruoteranno attorno al centro della rotatoria partendo da una loro estremità, su ogni “generatrice” troveranno posto dai minimo 18 al massimo di 24 “petali ceramici” disposti sulla retta curvata dalla torsione, in una vortice in cui il disegno dei “petali” confluisce in un vertice centrale, il centro della rotatoria. Il terreno della rotatoria avrà una conformazione a cupola con un dislivello dal bordo della rotatoria di circa 80cm nel vertice della cupola (che è anche il centro della rotatoria) anche i “petali ceramici” avranno un’altezza variabile, lo stelo avrà anche esso come il terreno una altezza varabile da minimo 50 cm sul bordo ad un massimo 180 cm nella parte terminale della curvatura generatrice in coincidenza con il vertice della cupola del terreno. La superficie del “petalo ceramico”, la piastrella in gress , sarà inclinata rispetto allo stelo di 30° per due motivi, il primo è far scivolare l’acqua e la neve dalla sua superficie agevolmente, il secondo è permettere una visione ottimale della superficie da altezza diverse di un osservatore/conducente o passeggeri di una auto od autocarro che percorre la carreggiata della rotatoria. L’inclinazione di 30° e la rotazione del “petalo ceramico” sulla generatrice darà un esito visivo ambivalente, l’osservatore avrà una visione frammentata perché percepirà sia la superficie frastagliata dei “petali ceramici” sia la parte sottostante della piastrella ceramica in lastra di acciaio COR-TEN, in un contrasto molto forte bianco/ruggine, lucido/opaco, riflettente/matte, ciò accentuerà ancora di più l’andamento vorticoso dei petali della rotatoria.

Gianpaolo Vadalà, Luigi Romanelli — “Una rotonda per la ceramica ed il territorio”

FOTOMONTAGGIO VISTA DALL'ALTO

2) Realizzabilità della soluzione proposta: La semplicità e l’economicità della nostra proposta progettuale sta nella ripetizione di un “modulo”, il petalo in piastrella di gres porcellanato di 50cmx50cm e lo stelo ripetuti per circa 1.260 unità con una variabilità solo nell’altezza dello stelo in COR-TEN in circa 10 diverse altezze da un minimo di 50 cm ad un massimo di 180 cm. La piastrella in gres porcellanato bianca di 50cmx50cm è una delle più semplici ed “archetipe” nella tipologia delle produzioni di manufatti di rivestimento ceramici, (ciòè anche poco soggetto al cambio dei gusti e delle mode nel mercato della ceramica), l’acciaio COR-TEN per il supporto della piastrella e lo stelo non ha bisogno di manutenzione nel tempo. Sia la ceramica bianca che il supporto e lo stelo in COR-TEN sono materiali facilmente riparabili e recuperabili in caso di un incidente automobilistico che danneggi la rotatoria, oppure atti di vandalismo nei confronti dei manufatti. 3) Attinenza al concept “ceramica e territorio”: Simulare, evocare un “pezzo di paesaggio” dei dintorno di Pavullo è stato uno dei temi principali del “concept”, il bianco delle piastrelle ceramiche “i petali” che ricordano un campo di fiori bianchi selvatici e la “torsione” (twister) del loro andamento planimetrico attorno al centro della rotatoria mostrano che li, in quel punto non si può“ricopiare” un pezzo di paesaggio bucolico ma, dove la natura (simulata, evocata) incontra una infrastruttura (la rotatoria), accade qualche cosa, una contaminazione un cambiamento da statico a dinamico, da fermo a mosso, da puro a contaminato. In Inverno quando nevicherà la neve coprirà la superficie dei dintorni in una coltre bianca e luccicante, la stessa superficie della rotatoria sarà con-simile al manto di neve che ricopre il paesaggio Pavullese, profondi squarci simili a calanchi a spirale di colore ruggine risaliranno dai bordi della rotatoria alla sommità ed “ingoieranno” la neve.

Gianpaolo Vadalà, Luigi Romanelli — “Una rotonda per la ceramica ed il territorio”

DETTAGLIO

Gianpaolo Vadalà, Luigi Romanelli — “Una rotonda per la ceramica ed il territorio”

TAVOLA DI CONCORSO

Concorso - Francesco Principi architetto

Edificio Residenziale - Francesco Principi architetto

Campi da beach Volley Indoor - Francesco Principi architetto

Bamiyan Cultural Centre - THEN architecture, Fabrizio Lorenzetti, elena giancola, Federica Fiorentini, veronica bonanni, Marcin Myjak

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The project proposes the construction of a building for a Cultural Center integrated with the surrounding landscape of the city of Bamiyan. The valley retains its rural character, a pure natural environment which has always been a melting pot of different cultures. Bamiyan is located on the path of the ancient silk route, a merchant route that linked the markets of China with those of Central and South Asia, the Middle East and Europe. The presence of “The cultural landscape and archeological Remains of the Bamiyan Valley” conveys the Outstanding Universal Value to this place. The criteria followed to identify a World Heritage property, such as form, design, tradition, materials, function, location and setting, have been taken as the operational directives in the design of this project. An incubator of ideas, history, art, music and above all a space for the community interaction; a place that preserves the history of Afghanistan and represents the meeting point of different cultures.

THEN architecture, Fabrizio Lorenzetti, elena giancola, Federica Fiorentini, veronica bonanni, Marcin Myjak — Bamiyan Cultural Centre

The structure is designed as a huge “ADOBE” in its mold. The breaking of the box generates a new space between its boundaries and the volume. The closed mold becomes an open space, a protected agorà, a public square suitable for events, concerts and any other kind of activities. The regular shaped building is situated in the highest part of the area, and partially inlaid in the ground. In this way the Cultural Center does not obstruct the view of the archeological site even from the top of the hill.The embankment is conceived as a boundary placed at different distances which result from the opening of the mold, so the resulting space can be considered as the extension of the internal functions of the building. As there cannot be an adobe without its mold, the building exists because of its boundary, and is generated from the hill itself, integrated in the landscape and generated as the result of a large-scale interpretation of the traditional local construction techniques. Descending the only existing driveway that rides along the upper part of the site, where the parking is located, a large area placed at a lower altitude is reached. From here paths, gardens and equipped areas placed at different levels lead to the building that looks almost like it’s carved into the rock. The public space is skirted with steps that follow the topography of the mountain and are a perfect panoramic viewpoint for admiring the sculputes of Buddhas carved into the opposite cliff. Ascending to the Cultural Center the paths turn into a square that leads to the building. This square is the transition between the public space and the more intimate interior of the building. The succession of open spaces, enclosed areas and more introspective spaces create three different perceptual states: the public open space, the enclosed open space of the square and the space inside of the building

THEN architecture, Fabrizio Lorenzetti, elena giancola, Federica Fiorentini, veronica bonanni, Marcin Myjak — Bamiyan Cultural Centre

Masterplan

The philosophy of the project is based on sustainable architecture: built upon local knowledge and with local materials, with a strong emphasis on function and climate adaptation. The construction technology considers the employment of local workers, establishing a participative process and favoring a feeling of ownership and consolidating the empowerment of local communities. Hiring local workers and building upon common knowledge while fostering ownership will be useful for future maintenance during the building’s lifespan. Thick adobe walls also keep the internal temperature stable, a factor which, combined with natural ventilation, gives as a result a really comfortable space, adapted to the local climate.

THEN architecture, Fabrizio Lorenzetti, elena giancola, Federica Fiorentini, veronica bonanni, Marcin Myjak — Bamiyan Cultural Centre

Plans

THEN architecture, Fabrizio Lorenzetti, elena giancola, Federica Fiorentini, veronica bonanni, Marcin Myjak — Bamiyan Cultural Centre

building section B-B'

THEN architecture, Fabrizio Lorenzetti, elena giancola, Federica Fiorentini, veronica bonanni, Marcin Myjak — Bamiyan Cultural Centre

THEN architecture, Fabrizio Lorenzetti, elena giancola, Federica Fiorentini, veronica bonanni, Marcin Myjak — Bamiyan Cultural Centre

south west elevation

THEN architecture, Fabrizio Lorenzetti, elena giancola, Federica Fiorentini, veronica bonanni, Marcin Myjak — Bamiyan Cultural Centre

view of the tea house

THEN architecture, Fabrizio Lorenzetti, elena giancola, Federica Fiorentini, veronica bonanni, Marcin Myjak — Bamiyan Cultural Centre

view of the exhibition space

THEN architecture, Fabrizio Lorenzetti, elena giancola, Federica Fiorentini, veronica bonanni, Marcin Myjak — Bamiyan Cultural Centre

building section A-A'

THEN architecture, Fabrizio Lorenzetti, elena giancola, Federica Fiorentini, veronica bonanni, Marcin Myjak — Bamiyan Cultural Centre

South east elevation

THEN architecture, Fabrizio Lorenzetti, elena giancola, Federica Fiorentini, veronica bonanni, Marcin Myjak — Bamiyan Cultural Centre

view of the research room

THEN architecture, Fabrizio Lorenzetti, elena giancola, Federica Fiorentini, veronica bonanni, Marcin Myjak — Bamiyan Cultural Centre

Circle Health Hospital Reading - Brydenwood

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Circle Reading hospital is the second project delivered by Circle Health, a private healthcare provider. The 10,100m² facility provides elective surgery through GP referral both on a private basis and as part of the expansion of patient choice within the NHS. Patient experience is very important to Circle and a lot of attention has been paid to the architecture, interior design and the overall patient experience. They aim to provide the experience of a hotel rather than a hospital.

Brydenwood — Circle Health Hospital Reading

The hospital is located in Reading, on a site that was designated for a four storey hospital development in the area masterplan. It sits on the transition between new residential development blocks, an existing commercial area and the busy A33 into Reading. The hospital is read in two distinct parts. To the east side, a two storey brick element contains the services areas and operating theatres, relating in size, material and scale to the surrounding housing. Set back from the edge of the site, it is screened from the housing opposite by a wild flower meadow and trees.

Brydenwood — Circle Health Hospital Reading

The more striking part of the building is to the west of the site and relates in scale to the commercial development to the south and to the west. The large scale and distinctive glass cladding is visible from the A33 and signals the presence of the hospital from afar. Two storeys of glass curtain walling form the podium above which the inpatient bedroom block floats. Expressed as a simple box, it is clad in a glass “basket-weave” cladding. The faceted glass surface creates a high level of animation, one of contrasts between light and dark with an interplay of reflections of the sky and the immediate environment.

Brydenwood — Circle Health Hospital Reading

All bedrooms face inwards to an internal courtyard which features an intensive green roof, providing a peaceful and green outlook, aiding patient recovery. The interior is clad in western red cedar shingles, which provide a softer, more intimate scale to the interior of the box. From this courtyard, light floods into the top lit atrium below through clerestory windows and rooflights.

Brydenwood — Circle Health Hospital Reading

The double height atrium acts like the main street of the hospital, creating a hub around which consultation and treatment rooms, patient recovery, imaging department, admin areas and restaurant are located. A grand staircase and lift rises from the atrium to serve the upper levels, views are afforded back into the atrium wherever possible to help orientate the visitor. The main entrance to the building is through the south elevation into the atrium.

Brydenwood — Circle Health Hospital Reading

BWL are a multi-disciplinary practice and were appointed to create a building system that can be adapted to different sites. Circle Reading was to be the demonstration building for this new approach. Through our fully integrated service (comprising architectural design, structural, mechanical, electrical and public health engineering) we were able to approach the design in a new way. Almost 50% of the cost of a new hospital is spent on services. We knew by making the services distribution as rational as possible it would be possible to dramatically reduce the volume of the building and therefore reduce build costs.

Brydenwood — Circle Health Hospital Reading

The building system also makes extensive use of design for manufacture to reduce embodied energy and cost. Where ever possible we have employed prefabricated elements such as the structural system, shower rooms, doors sets and fitted furniture assemblies. Bryden Wood used the project to develop a set of processes, components and standard construction techniques that is being adopted across the rollout of Circle’s hospitals. Common elements will be continually refined to improve the efficiency of design and construction and the quality of the end product, while also increasing cost and programme certainty.

Brydenwood — Circle Health Hospital Reading

Brydenwood — Circle Health Hospital Reading

Brydenwood — Circle Health Hospital Reading

Brydenwood — Circle Health Hospital Reading

Brydenwood — Circle Health Hospital Reading

Brydenwood — Circle Health Hospital Reading

House for a Violinist - OAM arquitectos

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With just one bow movement, a violin virtuoso is able to produce a sixty seconds continuous sound. In this lapse of time, the musical note flows constantly without sound alterations. The notes will be tied together by means of the legato which indicates that musical notes are played or sung smoothly and connected with no interruptions at all.

OAM arquitectos — House for a Violinist

In terms of architecture, this continuity condition, with which the space articulates itself without breaks or interruptions, was a client straightforward goal, a young couple, being she a violinist, with two children.

OAM arquitectos — House for a Violinist

The small scale work consisted in the integral reform of a dwelling row house of 49 m2 with a plot of its property. Voiding its interior completely allowed increasing the useful inner volume by adding the original wasted spaces over the ceiling and under the flooring.

OAM arquitectos — House for a Violinist

With it, the functional program could be developed in two levels with an area of 85 inner sqm. and 80 outer sqm., placing the main level of the house at the lower backyard level of the plot.

OAM arquitectos — House for a Violinist

The entry remains at the same original level, which after the house integral reform becomes its intermediate level, where only the music room is located. This point connects, with a difference in height of 1.5, with both the upper and lower levels.

OAM arquitectos — House for a Violinist

The house space is continuous and the rooms are defined with no need of confinement, keeping an open relationship among them, evolving naturally with the house owners. The kitchen is placed in the backyard as a small pavilion allowing a ring circulation, and connecting the living room, the garden, a green exterior hallway and the children room.

OAM arquitectos — House for a Violinist

The Mediterranean weather of Malaga city allows extending the inner house space to those exterior ones which integrate as new rooms.

OAM arquitectos — House for a Violinist

The building process has tried to diminish the visual noise, avoiding the use of many materials or excessive constructive solutions. Architecture shall offer an evolving silence. Life will play the music.

OAM arquitectos — House for a Violinist

OAM arquitectos — House for a Violinist

OAM arquitectos — House for a Violinist

OAM arquitectos — House for a Violinist

OAM arquitectos — House for a Violinist

OAM arquitectos — House for a Violinist

OAM arquitectos — House for a Violinist

OAM arquitectos — House for a Violinist

OAM arquitectos — House for a Violinist

OAM arquitectos — House for a Violinist

OAM arquitectos — House for a Violinist

OAM arquitectos — House for a Violinist

OAM arquitectos — House for a Violinist

OAM arquitectos — House for a Violinist

OAM arquitectos — House for a Violinist

OAM arquitectos — House for a Violinist

OAM arquitectos — House for a Violinist

OAM arquitectos — House for a Violinist

OAM arquitectos — House for a Violinist

OAM arquitectos — House for a Violinist

OAM arquitectos — House for a Violinist


Skyscraper - bakpak, Ignacio de la Peña Muñoz

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The project is conceived as a system of trays that concentrate its central part on housing and at its perimeter a series of terraces, opening the building and housing towards the district of San Isidro, the city of Lima, and the Pacific Ocean.

bakpak, Ignacio de la Peña Muñoz — Skyscraper

Exterior

Strategies: The analysis of program restrictions, urban conditions, and debt servitude presented as a starting point and the mild climate of the city of Lima lead us to define clear strategies for the development of the intervention.

bakpak, Ignacio de la Peña Muñoz — Skyscraper

Interior

The first strategy is based on the idea of fully optimizing the volume permitted by current regulations of stacking housing, adjusting sloping profile allows us to develop a project with 77 housing units, three more than what is required.

bakpak, Ignacio de la Peña Muñoz — Skyscraper

Interior

The decision to occupy the entire volume while maintaining the sloping profile allows us to free up space around its perimeter through the carving of its faces, giving more richness and urban complexity to the building.

bakpak, Ignacio de la Peña Muñoz — Skyscraper

Interior

This carved volume translates into a tray system of wall units that give all of its housing large terraces on each of its dependencies. These terraces surround the building and serve as a filter and sun protection. The weather and views make these privileged spaces where one enjoys the act of life. The horizontal arrangement of the trays lightens the volume and fills the southern façade with activity dynamism, generating privileged views of the Pacific Ocean from its inclined planes.

bakpak, Ignacio de la Peña Muñoz — Skyscraper

Conceptual Model

The main uses are layered in a horizontal manner, situating themselves on the ground floor are the common areas (pool, gym, and multipurpose room) to enjoy the adjacent gardened areas over all the homes. The core of the elevators and escalators is located in the part of the building that registers all of the floors.

bakpak, Ignacio de la Peña Muñoz — Skyscraper

Section

The houses are arranged vertically by size, generating columns of housing 400 m2 in size, 250 m2, and 150 m2.

bakpak, Ignacio de la Peña Muñoz — Skyscraper

typology

Stand Design - Davide Mattighello _ Archidromo !

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We evoked the charm of Greek antiquities, the tradition of trilithon, the Cyclopean masonry of Mycenae. We have translated these elements into abstract matter. The interior spaces are harmonious, comfortable, illuminated by a warm light. The visitor will find a place more similar to a museum that a normal stands.

Davide Mattighello _ Archidromo ! — Stand Design

Davide Mattighello _ Archidromo ! — Stand Design

Davide Mattighello _ Archidromo ! — Stand Design

Davide Mattighello _ Archidromo ! — Stand Design

Davide Mattighello _ Archidromo ! — Stand Design

Davide Mattighello _ Archidromo ! — Stand Design

Immeubles de Logements et maisons passives à la Duchère à Lyon - Gautier+Conquet Architectes

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Dans le cadre du GPV de la Duchère, une 2° tranche est engagée sur le quartier de la Sauvegarde. La réhabilitation de logements existants est prolongée par la construction de logements neufs. Ces logements, traversants, exploitent les qualités du site: orientation nord Sud, rapport urbain avec l’avenue Rosa Parks requalifiée, transparence des accès à rez-de-chaussée. L’îlot 39, petit immeuble d’angle, constitue un élément de ce puzzle urbain. Les bâtiments sont conçus autour du confort des habitants et d’une réelle performance énergétique et environnementale: basse consommation pour les logements collectifs, standard passif pour les trois maisons de ville. Le bardage bois illustre le choix de matériaux durables. Il marquera l’entrée du quartier, comme une porte, depuis l’ouest. La compacité des bâtiments permet d’utiliser un système constructif simple et optimisé. Dans les immeubles collectifs, les voiles et façades sont en béton. L’isolation est faite par l’extérieur, l’objectif étant de réaliser un bâtiment à basse consommation (BBC). Les maisons individuelles sont, elles, en structure bois.

Gautier+Conquet Architectes — Immeubles de Logements et maisons passives à la Duchère à Lyon

Gautier+Conquet Architectes — Immeubles de Logements et maisons passives à la Duchère à Lyon

Gautier+Conquet Architectes — Immeubles de Logements et maisons passives à la Duchère à Lyon

Gautier+Conquet Architectes — Immeubles de Logements et maisons passives à la Duchère à Lyon

Gautier+Conquet Architectes — Immeubles de Logements et maisons passives à la Duchère à Lyon

Gautier+Conquet Architectes — Immeubles de Logements et maisons passives à la Duchère à Lyon

Gautier+Conquet Architectes — Immeubles de Logements et maisons passives à la Duchère à Lyon

Gautier+Conquet Architectes — Immeubles de Logements et maisons passives à la Duchère à Lyon

Gautier+Conquet Architectes — Immeubles de Logements et maisons passives à la Duchère à Lyon

Gautier+Conquet Architectes — Immeubles de Logements et maisons passives à la Duchère à Lyon

Gautier+Conquet Architectes — Immeubles de Logements et maisons passives à la Duchère à Lyon

Gautier+Conquet Architectes — Immeubles de Logements et maisons passives à la Duchère à Lyon

Gautier+Conquet Architectes — Immeubles de Logements et maisons passives à la Duchère à Lyon

Gautier+Conquet Architectes — Immeubles de Logements et maisons passives à la Duchère à Lyon

Gautier+Conquet Architectes — Immeubles de Logements et maisons passives à la Duchère à Lyon

Gautier+Conquet Architectes — Immeubles de Logements et maisons passives à la Duchère à Lyon

Gautier+Conquet Architectes — Immeubles de Logements et maisons passives à la Duchère à Lyon

Aménagement des berges du canal Saint Denis du pont de Stains à Aubervilliers au carrefour du Canal à Paris - Gautier+Conquet Architectes

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L’aménagement des berges du canal Saint-Denis entre le rond-point des canaux à Paris (19e) et le pont de Stains à Aubervilliers a pour intérêt de mettre en lien les habitants des quartiers concernés Les circulations douces aménagées le long du canal facilite le passage d’une ville à l’autre pour les riverains. Au droit du parc de la Villette, les limites actuelles sont interrogées pour permettre à minima une continuité visuelle. D’autre part, la construction du pont Pierre Larousse va permettre de relier le nouveau quartier du Canal à la partie plus urbanisée d’Aubervilliers. Cet ouvrage se trouvera à proximité d’une séquence aménagée selon le concept de «parc canal», qui intégre un corridor écologique et où sera assuré des plantations en pleine terre, notamment arborées. Enfin, le canal Saint-Denis longe l’ancienne plaine des Vertus, haut lieu du maraîchage en Ile-de-France où l’on cultivait des variétés locales, comme le chou d’Aubervilliers. La production de végétaux a ici, une dimension patrimoniale qui peut être utilisée dans le projet de jardin. Au vu de ces éléments, la création de jardins partagés prend tout son sens dans la partie «parc canal», à proximité du pont Larousse. Ces jardins de proximité situés au cœur de l’habitat, sur des friches, au pied d’immeubles de logements sociaux ou encore dans des jardins publics, sont de dimension modeste, 400 m² en moyenne. Ils constituent des lieux d’initiation au jardinage naturel et à des techniques écologiques comme, par exemple, le compostage ou la récupération d’eau de pluie.

Gautier+Conquet Architectes — Aménagement des berges du canal Saint Denis du pont de Stains à Aubervilliers au carrefour du Canal à Paris

Les jardins jouent un rôle important du point de vue de la biodiversité en ville : plantes mellifères, insectes pollinisateurs, variétés végétales anciennes, petites prairies fleuries, zones humides… Ils participent des trames vertes urbaines. Ces jardins jouent également un rôle de support d’éducation à l’environnement pour les adultes mais aussi pour les enfants. De nombreuses écoles et centres de loisirs peuvent avoir des parcelles pédagogiques dans ces jardins. Au-delà du jardinage et de ses activités connexes, les jardins partagés sont également des lieux d’animation pour leur quartier : ils accueillent du public à l’occasion de manifestations et d’évènements culturels et conviviaux. Ils sont ouverts au public quand un adhérent de l’association est présent. Ils connaissent un développement important notamment à Paris du fait de la mise en oeuvre du programme municipal Main Verte depuis 2003 qui encourage ces initiatives. Ces jardins se créent aussi dans les autres départements franciliens et notamment en Seine Saint-Denis: Aubervilliers, Pantin ou Montreuil encouragent la création de ces jardins sur leur territoire. La crise actuelle redouble le nombre de projets car beaucoup d’habitants de l’Ile-de-France souhaitent jardiner en bas chez eux pour cultiver des légumes dans un esprit de convivialité et de partage avec le quartier.

Gautier+Conquet Architectes — Aménagement des berges du canal Saint Denis du pont de Stains à Aubervilliers au carrefour du Canal à Paris

La création de ce jardin partagé dans la ZAC Canal aura les objectifs suivants : > Créer des liens entre les anciens et les nouveaux habitants d’Aubervilliers autour de l’activité de jardinage et d’activités conviviales, gratuites > Valoriser la participation des habitants, leur offrir un cadre qui leur permette d’être pleinement acteurs du projet de jardin partagé> Initier le public (adultes et enfants) à des pratiques respectueuses de l’environnement (jardinage écologique, compostage, récupération de l’eau de pluie, etc.…) > Impliquer les écoles, les centres de loisirs dans un projet de quartier > Animer une partie de l’espace public du parc > Créer des liens entre les jardins partagés d’Aubervilliers existants, ce nouveau jardin et les jardins partagés parisiens du 19e arrondissement > Valoriser l’héritage de la plaine maraîchère des Vertus

Gautier+Conquet Architectes — Aménagement des berges du canal Saint Denis du pont de Stains à Aubervilliers au carrefour du Canal à Paris

Laisser venir le vivant : Nous avons souhaité initier une démarche environnementale globale, considérer les enjeux environnementaux comme autant d’éléments fondateurs du projet urbain et répondre ainsi aux enjeux nationaux (Grenelle de l’environnement,…) et locaux (mise en valeur du patrimoine, laisser venir le vivant,…). Ainsi, au-delà d’un « principe de plus-value environnementale », les notions de développement durable et de cadre de vie font parties intégrantes des réflexions nécessaires à la définition du projet.

Gautier+Conquet Architectes — Aménagement des berges du canal Saint Denis du pont de Stains à Aubervilliers au carrefour du Canal à Paris

A partir d’un diagnostic environnemental détaillé (analyse de la biodiversité présente sur le site, gestion du cycle de l’eau, performance énergétique, prise en compte des modes doux, organisation de la frange urbaine et de la trame verte, gestion des déchets,…) qui prend en compte l’environnement actuel du site ainsi que les évolutions attendues dans le cadre du projet, il s’agit dans un premier temps, de définir : - Les enjeux environnementaux du site, de les hiérarchiser et de préciser les objectifs à atteindre pour garantir la qualité environnementale du projet, - Le profil environnemental et de développement durable du projet et les niveaux d’exigences attendus au regard du programme envisagé, - Les indicateurs susceptibles de permettre une veille, une alerte permanente de l’évolution du contexte environnemental du projet. Dans un second temps, le suivi et l’intégration des objectifs environnementaux dans le projet d’aménagement sont continus et permettent d’apporter des idées innovantes afin d’anticiper les démarches de qualité environnementale propres aux aménagements. En regard des caractéristiques du site, des contraintes mises en évidence et de la vocation de l’ouvrage à terme, la démarche environnementale et de développement durable porte tout particulièrement sur les aspects suivants :

Gautier+Conquet Architectes — Aménagement des berges du canal Saint Denis du pont de Stains à Aubervilliers au carrefour du Canal à Paris

- Intégration et valorisation des espaces publics : Afin de faire de cet aménagement non seulement un espace vivant, largement ouvert à la diversité des pratiques, mais également un élément majeur du paysage, lieu d’articulation de la ville. Axe linéaire, animé par « deux façades, le canal peut se découvrir pour lui-même, mais peut aussi permettre de rentrer dans les coulisses des quartiers traversés, avec ce sentiment d’intimité qui le caractérise, comme un entre-deux. Cet aménagement, qui fonde les bases de la structuration d’une trame verte urbaine, favorise l’accès aux aménités et le développement de la continuitéécologique. Des plantations et une gestion adaptée à la diversité des espèces floristiques et faunistiques sont proposés afin de renforcer la biodiversité en milieu urbain. - Mixité des fonctions et cohérence urbaine : Fort de sa localisation en interface entre les franges urbaines et le canal, le projet présente des typologies variées et valorise les lieux de rencontre et de convivialité fédérateurs de lien social entre les activités présentes et à venir. La dimension sociale est prégnante dans les aménagements avec différentes ambitions : - Qualité de l’insertion du projet vis-à-vis des habitations riveraines, - Capacités d’appropriation des différents espaces pour l’ensemble des usagers des espaces publics ainsi que des populations riveraines…

Gautier+Conquet Architectes — Aménagement des berges du canal Saint Denis du pont de Stains à Aubervilliers au carrefour du Canal à Paris

Valoriser un patrimoine architectural et paysager : Au delà des beaux ouvrages de soutènement ou de franchissement existant, les sols des berges du canal sont parfois parsemés de traces, de stigmates, de rails, de longues barrettes de béton, d’une mosaïque de divers sols dont certains beaux pavés… La valeur historique de ces signes mérite évidemment d’être établie mais nous estimons que c’est l’ensemble de ces indices en l’état et leur distribution qui éveillent l’imaginaire et stimulent la mémoire, et nous décidons donc de les garder tous. Ils ont une valeur mémorielle. Au même titre bien sur que les écluses encore en activité. Le canal est une infrastructure en service, sans doute en devenir, qui conjugue passé, présent et futur. Il convient de valoriser les activités du site. Egalement nous avons porter attention à ne pas fermer l’horizon, l’horizon-paysage cher à Michel Corajoud. Il conviendra « d’éviter la prolifération des objets, des mobiliers, faire place à la mise en perspective, à l‘interrelation, aux espaces ouverts et publics », dans l’esprit du travail déjà réalisé au nord du pont de Stains. Pour autant il nous semble que l’on peut travailler sur une palette végétale plus libre, plus diverse, adaptée aux capacités d’entretien des services techniques et à une moindre consommation en eau bien que celle-ci soit toute proche… La mise en valeur est aussi réalisée par l’éclairage public des berges. Celui-ci a pour mission d’assurer une cohérence des ambiances et des usages nocturnes pour organiser une lecture aisée des parcours depuis le rond-point des canaux dans le 19ème, jusqu’au pont de Stains. Cette continuité permettra, à terme, d’identifier l’ouvrage et d’inciter les quartiers riverains à se tourner vers cette nouvelle colonne vertébrale urbaine. Un repérage nocturne sur un périmètre élargi et la connaissance des opérations envisagées, projets en cours, réalisations récentes, nous a permis d’appréhender les choix déjà faits par les communes en termes de mobilier, type d’implantation, couleur de température de lumière. Toujours par souci de continuité, le projet d’éclairage a pris en compte les réalisations récentes –au nord du pont de Stains- comme les chantiers/études en cours – pour exemple l’aménagement du quai de Gironde haut dans le cadre du T3-. Le renouveau du fret fluvial incite à retenir les éléments architecturaux remarquables liés à ces activités pour des mises en lumière spécifiques ; ces dispositifs constituent un patrimoine exceptionnel qui doit trouver une expression nocturne. Les points lumineux veilleront à ne pas perturber la faune, à respecter les objectifs environnementaux fixés au projet.

Gautier+Conquet Architectes — Aménagement des berges du canal Saint Denis du pont de Stains à Aubervilliers au carrefour du Canal à Paris

Concorso internazionale di idee "Parco del Colle Bellaria e Antenna/Landmark per Salerno" - Luca Casaburi, Lucido Di Gregorio, Massimo Coraggio, Alfonso Di Masi, rossella solimeo, Antonio Coviello, Fabio Vece

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LA TECNOLOGIA Rispetto al secondo livello di elaborazione, ad esempio, all’interno del dispositivo per l’alloggiamento delle antenne paraboliche e dei ripetitori (che da qui in poi chiameremo Totem), è stato progettato un complesso di pale eoliche a sviluppo verticale da posizionare in sommità, capaci di assicurare la fornitura dell’energia occorrente per autoalimentare i nuovi corpi illuminanti. Sempre rispetto al secondo livello di elaborazione, in termini di valutazione dei costi gestionali, si propone la realizzazione del “Bosco tematico” sul versante a nord e del “Parco delle essenze spontanee mediterranee” lungo il versante ovest. Quest’ultimo in particolare, una volta sistemato secondo le specifiche previsioni di progetto può dare luogo a una ricomposizione spontanea della macchia mediterranea, per la quale non sarebbe necessario programmare gravosi interventi manutentivi, salvo quelli di pulitura dei sentieri e dei percorsi di visita. Il Totem per il posizionamento dei ripetitori di rete, è stato concepito non come semplice “traliccio”, bensì come un vera e propria struttura figurativa che ricorda appunto un “totem”, ovvero un’ampia schermatura alla cui base potranno venire a posizionarsi le diverse strutture degli impianti necessari a ciascun utente: una sorta di “grembo” destinato a contenere gli impianti e le piccole strutture di protezione non più lasciate a vista. Da queste strutture potranno diramarsi in verticale le differenti linee di collegamento destinate all’utenza attuale e a quella futura in caso di nuove richieste di utilizzo. La struttura, interamente prevista in metallo zincato reticolare, sarà lasciata aperta per consentire la massima aerazione delle cabine che accolgono gli impianti.

Luca Casaburi, Lucido Di Gregorio, Massimo Coraggio, Alfonso Di Masi, rossella solimeo, Antonio Coviello, Fabio Vece — Concorso internazionale di idee "Parco del Colle Bellaria e Antenna/Landmark per Salerno"

Tavola 01

I TEMI PROGETTUALI Le antenne e i ripetitori. La demolizione delle attuali postazioni posizionate nel punto di massima visibilità del colle di Bellaria, è presupposto principale per la realizzazione di una nuova struttura destinata a tale scopo. La prerogativa fissata dal bando e la nuova localizzazione fissata in luogo poco distante da quello attuale, ha suggerito la progettazione, di una “architettura verticale” che prende spunto dalla forme presenti in natura, di una nuova struttura da realizzare completamente in metallo zincato a maglia reticolare aperta. Lungo il posizionamento a terra, è prevista la messa a dimora di piante che col tempo potranno avvolgere in buona parte l’intera struttura in modo da creare un vero e proprio “involucro” verde, allo scopo da una parte di mitigarne l’impatto e dall’altro di costituire una vera e propria “verticalità naturale” integrata nel contesto arboreo preesistente. L’accentuazione del profilo del colle andrà così ad integrarsi interamente con la nuova struttura che per dimensione e forma, potrà sufficientemente rispondere alle esigenze impiantistiche attuali e di futura implementazione. Alla sommità del “totem”, è prevista la sistemazione di pale eoliche a rotazione assiale verticale, in modo da produrre energia sufficiente ad alimentare l’intero sistema di illuminazione previsto. Alla base della nuova struttura potranno agevolmente essere sistemate le cabine elettriche e i quadri di controllo dei diversi impianti. L’organizzazione dell’area e i Progetti tematici. Ogni luogo o paesaggio naturale può presentarsi con una molteplicità di significati che evocano storia e memoria, rappresentazioni e racconti. Così memoria, luogo, natura, paesaggio, possono generare nuovi orizzonti di percezioni diverse. Si può così determinare un rapporto dialetticamente efficace tra uomo e natura, tra un contesto antropizzato e la fruizione di nuovi spazi e funzioni originati attraverso l’attuazione di un progetto e di un programma. Nel caso del Colle Bellaria a Salerno, dunque, quale potrà essere l’elemento paesistico significativo che potrà emergere in relazione alla città consolidata posta a valle? Quali le manifestazioni di paesaggio che hanno identificato nel tempo il luogo e il contesto artificiale della città? Le risposte a questi interrogativi hanno dato corpo e forma alla proposta di organizzazione dell’area di Concorso, che trae comunque origine da caratteri paesistici ben definiti nei loro ambiti e profili. Ne è così emerso non un mero disegno di forme ma un’organizzazione di specifiche funzioni in grado di consentire una effettiva fruizione della bellezza del sito, lasciandone intatte le caratteristiche naturali e la conformazione originale, attraverso le quali potrà ottenersi una giusta integrazione con le strutture urbane più a valle. La contrapposizione con la tessitura geometrica e spesso confusa della maglia urbana, diviene elemento di compensazione dei bisogni pregressi dell’abitare derivante dalla mancanza dei servizi, del verde, dell’organizzazione del tempo libero e dei rapporti sociali. Tutto ciò può essere perseguito attraverso la fruizione anche estetica degli spazi aperti, delle passeggiate, dei colori e di tutto ciò che crea il margine verde della struttura urbana. Ciò si ottiene con alcuni segni evocativi, della memoria e del ricordo collettivo, che rimanda a eventi, storie lontane o più recenti, come, ad esempio, la “Scuola medica Salernitana” o “Salerno capitale”. Ecco, proprio in quei punti panoramici e di più ampia percezione visiva e contemplazione paesaggistica, prendono origine i diversi percorsi trekking e camminamenti di visita e conoscenza che attraversano il “Bosco tematico”, il “Giardino Botanico delle piante officinali e medicinali”, il “Parco delle essenze spontanee mediterranee”, che contiene in sé il più specifico “Parco della memoria – Museo Virtuale itinerante”. Tale Parco-Museo propone il recupero delle casematte ancora esistenti per raccontare la storia recente e passata di Salerno, in particolare lo sbarco degli alleati attraverso mostre fotografiche permanenti e proiezioni di filmati originali dell’epoca di riferimento storico. A valle è previsto un nuovo il viale alberato-passeggiata urbana integrato da punti sosta e attrezzati, a cui è assegnato il compito di creare un diretto rapporto con la città e con i diversi nuclei residenziali posti a valle della SP 244 per Gioi. È un viale per passeggiare, ma anche per godere il verde e i diversi squarci di percezione dell’orizzonte aperto sul mare, sul fronte meridionale e sulla costa amalfitana, che pure si aprono di volta in volta tra e al di sopra delle strutture residenziali. Lungo il viale alberato quale passeggiata urbana, i percorsi principali di accesso e in corrispondenza dei punti panoramici, è proposta la sistemazione di apparecchiature multifunzioni ad elevata tecnologia, introdotte recentemente sul mercato. Tali apparecchiature sono costituite da casse acustiche per la diffusione sonora che al tempo stesso assolvono anche ad altre funzioni come la videosorveglianza e la diffusione WiFi per collegamenti internet che l’amministrazione comunale potrà fornire gratuitamente sulla base dei costi irrisori del servizio (DEVA). Più in dettaglio:l’involucro del DEVAè progettato per applicazioni in ambienti esterni e resistente agli agenti atmosferici (temperatura, irraggiamento, umidità e polvere). Inoltre l’unitàè costruita con una plastica resistente alla fiamma, conforme allo standard UL 94– V0. DEVA può essere connesso ad un dispositivo per la configurazione e di controllo (tablet, smartphone, PC), sia via cavo (ethernet) che wireless (Wi-Fi), o tramite rete cellulare GPRS. L’intero sistema è autoalimentato da pannelli solari e sarà gestito completamente dall’Amministrazione comunale. In questo modo i visitatori potranno accedere alle informazioni utilizzando il sistema come vera e propria piattaforma digitale. L’organizzazione dell’area e i Progetti tematici Ogni luogo o paesaggio naturale può presentarsi con una molteplicità di significati che evocano storia e memoria, rappresentazioni e racconti. Così memoria, luogo, natura, paesaggio, possono generare nuovi orizzonti di percezioni diverse. Si può così determinare un rapporto dialetticamente efficace tra uomo e natura, tra un contesto antropizzato e la fruizione di nuovi spazi e funzioni originati attraverso l’attuazione di un progetto e di un programma. Nel caso del Colle Bellaria a Salerno, dunque, quale potrà essere l’elemento paesistico significativo che potrà emergere in relazione alla città consolidata posta a valle? Quali le manifestazioni di paesaggio che hanno identificato nel tempo il luogo e il contesto artificiale della città? Le risposte a questi interrogativi hanno dato corpo e forma alla proposta di organizzazione dell’area di Concorso, che trae comunque origine da caratteri paesistici ben definiti nei loro ambiti e profili. Ne è così emerso non un mero disegno di forme ma un’organizzazione di specifiche funzioni in grado di consentire una effettiva fruizione della bellezza del sito, lasciandone intatte le caratteristiche naturali e la conformazione originale, attraverso le quali potrà ottenersi una giusta integrazione con le strutture urbane più a valle. La contrapposizione con la tessitura geometrica e spesso confusa della maglia urbana, diviene elemento di compensazione dei bisogni pregressi dell’abitare derivante dalla mancanza dei servizi, del verde, dell’organizzazione del tempo libero e dei rapporti sociali. Tutto ciò può essere perseguito attraverso la fruizione anche estetica degli spazi aperti, delle passeggiate, dei colori e di tutto ciò che crea il margine verde della struttura urbana. Ciò si ottiene con alcuni segni evocativi, della memoria e del ricordo collettivo, che rimanda a eventi, storie lontane o più recenti, come, ad esempio, la “Scuola medica Salernitana” o “Salerno capitale”. Ecco, proprio in quei punti panoramici e di più ampia percezione visiva e contemplazione paesaggistica, prendono origine i diversi percorsi trekking e camminamenti di visita e conoscenza che attraversano il “Bosco tematico”, il “Giardino Botanico delle piante officinali e medicinali”, il “Parco delle essenze spontanee mediterranee”, che contiene in sé il più specifico “Parco della memoria – Museo Virtuale itinerante”. Tale Parco-Museo propone il recupero delle casematte ancora esistenti per raccontare la storia recente e passata di Salerno, in particolare lo sbarco degli alleati attraverso mostre fotografiche permanenti e proiezioni di filmati originali dell’epoca di riferimento storico. A valle è previsto un nuovo il viale alberato-passeggiata urbana integrato da punti sosta e attrezzati, a cui è assegnato il compito di creare un diretto rapporto con la città e con i diversi nuclei residenziali posti a valle della SP 244 per Gioi. È un viale per passeggiare, ma anche per godere il verde e i diversi squarci di percezione dell’orizzonte aperto sul mare, sul fronte meridionale e sulla costa amalfitana, che pure si aprono di volta in volta tra e al di sopra delle strutture residenziali. Lungo il viale alberato quale passeggiata urbana, i percorsi principali di accesso e in corrispondenza dei punti panoramici, è proposta la sistemazione di apparecchiature multifunzioni ad elevata tecnologia, introdotte recentemente sul mercato. Tali apparecchiature sono costituite da casse acustiche per la diffusione sonora che al tempo stesso assolvono anche ad altre funzioni come la videosorveglianza e la diffusione WiFi per collegamenti internet che l’amministrazione comunale potrà fornire gratuitamente sulla base dei costi irrisori del servizio (DEVA). Più in dettaglio:l’involucro del DEVAè progettato per applicazioni in ambienti esterni e resistente agli agenti atmosferici (temperatura, irraggiamento, umidità e polvere). Inoltre l’unitàè costruita con una plastica resistente alla fiamma, conforme allo standard UL 94– V0. DEVA può essere connesso ad un dispositivo per la configurazione e di controllo (tablet, smartphone, PC), sia via cavo (ethernet) che wireless (Wi-Fi), o tramite rete cellulare GPRS. L’intero sistema è autoalimentato da pannelli solari e sarà gestito completamente dall’Amministrazione comunale. In questo modo i visitatori potranno accedere alle informazioni utilizzando il sistema come vera e propria piattaforma digitale.

Luca Casaburi, Lucido Di Gregorio, Massimo Coraggio, Alfonso Di Masi, rossella solimeo, Antonio Coviello, Fabio Vece — Concorso internazionale di idee "Parco del Colle Bellaria e Antenna/Landmark per Salerno"

Tavola 02

Infine, l’acqua! Un piccolo invaso naturale che si propone di potenziare con opportune opere di sistemazione, al fine di creare un margine sul versante più a valle, lungo il quale si sviluppa il viale urbano alberato. Un elemento morbido, fluido, con un movimento perpetuo procurato dalla brezza marina, in grado di generare una zona umida pronta ad accogliere uccelli migratori e altre specie faunistiche: all’occorrenza potrà essere una importante riserva idrica da impiegare per l’irrigazione o per il servizio antincendio di primo intervento.

Luca Casaburi, Lucido Di Gregorio, Massimo Coraggio, Alfonso Di Masi, rossella solimeo, Antonio Coviello, Fabio Vece — Concorso internazionale di idee "Parco del Colle Bellaria e Antenna/Landmark per Salerno"

Dettaglio dell'antenna

La visita La visita è non solo favorita, ma addirittura incentivata. La funivia che prende origine da La Carnale approda all’attuale area di pertinenza degli uffici comunali destinata a parcheggio. Nel suo sviluppo sul colle, è segnata da filari di alberature per mitigarne un primo impatto finisce col diventare un segno di precisa identificazione e caratterizzazione della proposta di progetto. A seguire un piccolo ascensore orizzontale attraversa l’area del “Giardino botanico e delle piante officinali” con diverse fermate per consentire la visita delle “serre sperimentali” e dei percorsi tematici segnati con piccola cartellonistica di informazione sulle diverse specie, riportante il nome scientifico, loro natura e proprietà medicamentose, origine e provenienza. Allo stesso modo sarà organizzata tutta l’area del “Parco delle essenze spontanee mediterranee”, integrata da percorsi e camminamenti lungo tutto il fronte con affaccio sul mare. Quello stesso fronte che viene immaginato completamente illuminato di notte, con la sistemazione di lampade a terra del modello “Stones” da alimentare con lampade a Led o a risparmio energetico. L’impianto elettrico di alimentazione della rete di illuminazione sarà realizzato col sistema della “polifora” che comporta uno scavo in superficie assolutamente ridotto, con profondità anche solo di cm 30-50. L’adozione di tale sistema per la realizzazione delle reti tecnologiche in sottosuolo, prevede l’impiego di tubazioni del tipo “Polifore”, predisposte per il passaggio dei cavi elettrici, telefonici e delle fibre ottiche, mediante tubazioni separate. Nel “Manuale per la posa razionale delle reti tecnologiche nel sottosuolo urbano” della Regione Lombardia (Prima edizione novembre 2007), è riportato: “2.4 CAVIDOTTI E POLIFORE– La Polifora è un manufatto in calcestruzzo costituito da più fori per l’alloggiamento delle canalizzazioni in PEAD destinate alla posa di cavi dell’energia elettrica e/o telecomunicazioni (cavidotti). La polifora può presentare un solo foro grande oppure più fori (uno per ogni tubo)”. La realizzazione della struttura di rete prevede, pertanto: lo scavo, il trasporto a rifiuto del materiale di risulta, la formazione del magrone di fondazione, il collocamento delle tubazioni fissate e distanziate tramite staffe, il getto del calcestruzzo in cui annegare le tubazioni; il rinterro e la successiva sistemazione con ricomposizione della coltre superficiale naturale, la sistemazione di pozzetti di ispezione mediamente ogni cinquanta metri circa. Esistono in commercio collari distanziatori per cavidotti che permettono di: preservare l’integrità del cavo; facilitare l’inserimento dei cavi nelle condutture; posizionare mazzi di cavi ausiliari in modo uniforme nella sezione della conduttura, evitando attorcigliamenti.

Luca Casaburi, Lucido Di Gregorio, Massimo Coraggio, Alfonso Di Masi, rossella solimeo, Antonio Coviello, Fabio Vece — Concorso internazionale di idee "Parco del Colle Bellaria e Antenna/Landmark per Salerno"

Vista dall'interno dell'antenna

Il “Parco delle essenze spontanee mediterranee” e il “Giardino Botanico e delle piante officinali e medicinali” Sull’area posta lungo il versante ad ovest, in posizione di diretta percezione dal mare, è prevista la realizzazione di un “Parco delle essenze spontanee mediterranee” sia per una ricomposizione della macchia mediterranea, sia per la creazione di un itinerario didattico di visita e conoscenza della flora spontanea, da concepire quale sfondo naturale al di sopra dell’attuale profilo artificiale dei fabbricati residenziali. All’interno dell’area delimitata, è proposta la creazione di un Museo narrante, previo intervento di recupero delle casematte ancora conservate, all’interno delle quali potrà essere allestita una mostra fotografica permanente sul tema di “Salerno capitale”, con proiezioni filmati originali prodotti durante lo sbarco degli alleati. Dedicato invece alla scuola medica salernitana è il “Giardino Botanico delle piante officinali e medicinali” previsto lungo il versante del promontorio che affaccia a sud. L’intera area opportunamente delimitata e protetta, potrà essere affidata alla custodia e gestione dell’Università, allo scopo di sviluppare ricerca e sperimentazione, anche con l’utilizzo di alcune serre previste all’interno dell’area tematica, da utilizzare per la sperimentazione e come “Banca del seme”. Sia nell’area del “Parco delle essenze spontanee mediterranee” che in quella dedicata al “Giardino Botanico delle piante officinali e medicinali” potranno essere impiantate una molteplicità di essenze, tra cui: Erbe e piante officinali e medicinali: Acetonella, Alchemilla, Arnica, Brunella (basilico selvatico), Bugola (foglie della madonna) Canapacquatica,Carlina,Caprifoglio, Cicoria, Coda cavallina, Erica, Farfaraccio, Ginepro, Parietaria, Rosolaccio, Valeriana rossa (basilico rosso), Malva, menta, mentastro, viola, ortica, cerfoglio, salice, aglio, poro, nasturzio, crescione, finocchiastro, ricino, aglio di serpe, acetosa, asparago di montagna, geranio odoroso, cipollotto, tarassaco, zafferano selvatico, borraggine, cardo, crescione, erba cipolina, giaggiuolo nano, belladonna finocchiastro e altre ancora. Alberature di nuovo impianto: Tamerice, Melograno, Corbezzolo, olivo, Ginepro comune. Roverellas, Elce, Pino domestico, Pino marittimo, Pino d’Aleppo, Tasso, Carpino nero, Olmo cxampestre, Alloro, Lentisco, Carrubo, Ginestra, Bianco spino, Bagolaro, Mirto, Agrifoglio, Acero italiano, Erica arborea, Edera, Oleandro, Agnocasto, Vesicaria, Sorbo dell’uccellatore, Terebinto, Lentaggine, Palma delle azzorre (fenix) e altre ancora. L’intero sistema dei camminamenti e percorsi (trekking, mountain bike ecc.) contempla la sistemazione di bacheche, cestini portarifiuti, portabici, fontane, panchine e aree attrezzate per il gioco dei bimbi. Nei punti panoramici e di osservazione è prevista, altresì, l’installazione di un totem digitale per ambienti esterni a basso impatto ambientale ingombro ridotto e monitor LCD che permette la visibilità dei contenuti in qualsiasi condizione di luce. Lo scopo è quello di fornire informazioni culturali, storiche e scientifiche sulle funzioni dell’area destinata a Parco e sulle attività che si svolgono o che si programmano durante tutto l’anno, attraverso l’uso semplice e immediato di una strumentazione elettronica ad elevato contenuto tecnologico.

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Vista dell'area in prossimità dell'antenna e del Parco colle Bellaria

I punti panoramici e di godimento del panorama I punti panoramici attuali saranno conservati e potenziati attraverso la sistemazione di sedute, cannocchiali con ottica di ravvicinamento, totem digitali, cestini gettacarte e pannelli in legno da dedicare all’illustrazione degli itinerari e percorsi, alla presentazione del museo narrante e delle diverse aree tematiche come delle attività culturali ed espositive a supporto di programmi di visita, da organizzare anche guidata a scopi didattici principalmente rivolti ai ragazzi delle scuole di grado inferiore. Sulla piazzola presente a valle, di maggiore estensione e di più facile fruizione, è stata prevista la sistemazione di una struttura rimovibile leggera da realizzare con la stessa maglia metallica prevista per l’alloggiamento delle antenne e dei ripetitori. La nuova struttura potrà essere destinata ad attività espositive con servizio di piccolo bar-ristoro a servizio dei visitatori. La superficie di copertura, mentre sarà attrezzata con telo impermeabile fissato all’interno, su quella esterna potrà favorirsi la ramificazione dei cespugli spontanei e delle stesse piante mediterranee, secondo criteri e modalità previsti per l’architettura verticale.

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Vista in prossimita dell'antenna dal colle Bellaria

Il “Bosco tematico” Su tutta l’area posizionata sul versante a nord, è già presente un’ampia area boscata e un percorso di collegamento a un’area di sosta e panoramico, posizionato a metà costa. Nelle zone libere e di più facile accesso, la proposta di progetto prevede la realizzazione di un “Bosco tematico” da realizzare con la sistemazione del bosco esistente e con la messa a dimora di nuove essenze arboree da posizionare secondo un criterio selettivo e rappresentativo delle famiglie di appartenenza. L’intera area sarà attrezzata con percorsi di visita con apposite etichettature delle diverse specie, che comprenderà la descrizione con nome scientifico e volgare di ogni pianta, provenienza e caratteristiche.

Luca Casaburi, Lucido Di Gregorio, Massimo Coraggio, Alfonso Di Masi, rossella solimeo, Antonio Coviello, Fabio Vece — Concorso internazionale di idee "Parco del Colle Bellaria e Antenna/Landmark per Salerno"

Vista di dettaglio della struttura reticolare dell'antenna.

Il sistema dei collegamenti Oltre alla realizzazione di un parcheggio a monte del promontorio con accesso diretto dalla strada SP 244 per Gioi, è prevista una funivia con stazioni alla Carnale e al parcheggio annesso agli attuali uffici comunali, la cui linea di collegamento sarà accompagnata da un doppio filare di alberi allo scopo da una parte di mitigarne l’impatto e dall’altro di creare un suggestivo segno che indirizza lo sguardo da sud direttamente sul colle. Da qui parte un collegamento con ascensore orizzontale che porta fino ai parcheggi posti a monte, con fermate in corrispondenza delle serre e dei percorsi di visita che si sviluppano all’interno dell’area tematica.

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Vista notturna del Parco colle Bellaria con l'illiminazione a leed modello "stones"

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Vista notturna del Parco colle Bellaria con l'illiminazione a leed modello "stones"

Parco Oasi Ricreativo - Pietro di Matteo

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Il sito si presenta delimitato da un muro di cinta in tufo, oltre il muro si intravede la torre Artus medioevale elemento architettonico simbolo caratterizzato dalla forma cilindrica e dalle aperture arcate. Gli elementi architettonici hanno risvegliato la memoria e la voglia di andare oltre come un uccello, dove le architetture si materializzano e diventano luogo e vissuto. Esempio gli archi dell’acquedotto Carolino dove il ritmo, la sequenza e la materia ne caratterizzano l’architettura. Ritmo e sequenza che si tramutano in segni ritrovati nel parco e nei suoi elementi compositivi. Mentre la materia come il tufo viene ripreso e messo in luce. L’andare oltre cercando luoghi e segni storici prende forma nel gazebo come un enorme uccello libero. Libertà che dev’essere espressione del parco come di chi lo vivrà dai bambini agli adulti. Il progetto presenta un gazebo centrale che farà ombra e accoglierà le funzioni dei servizi per usufruire della piscina e delle altre attrezzature presenti nel parco. Il gazebo è costituito da pilastrini leggeri disposti in sequenza ritmata non ordinale, sorreggeranno una copertura semitrasparente bianca opalino dove la luce filtra e passa attraverso una rete forata creando un effetto giocoso. Il muro di cinta viene ridisegnato scandendo un ritmo di diversa ampiezza, le aree a tufo contengono le aiuole alte e quelle ad intonaco piantumazione a fiori, mettendo in relazione materia e natura. La copertura del gazebo in parte presenterà dei panelli fotovoltaici proiettando il parco ad una autosufficienza energetica, ed ad un impatto zero ciò avviene anche nella scelta dei materiali tutti ecocompatibili ed ecosostenibili. L’idea di parco si concretizza in un ecosistema tra natura vegetale natura animale e vita umana. Sul retro vi saranno aree dedicate alla fauna di tipo domestico e non, percorsi e aree permetteranno di venire a contatto con essi. Le aree gioco e sport sono messe sul fronte del parco in diretta comunicazione con la città, sottolineando l’importanza della vita comune e del socializzare come dello svago atto a formare.

Pietro di Matteo — Parco Oasi Ricreativo

Pietro di Matteo — Parco Oasi Ricreativo

Pietro di Matteo — Parco Oasi Ricreativo

Pietro di Matteo — Parco Oasi Ricreativo

Pietro di Matteo — Parco Oasi Ricreativo

Pietro di Matteo — Parco Oasi Ricreativo

Pietro di Matteo — Parco Oasi Ricreativo

Pietro di Matteo — Parco Oasi Ricreativo

Pietro di Matteo — Parco Oasi Ricreativo

Pietro di Matteo — Parco Oasi Ricreativo

Pietro di Matteo — Parco Oasi Ricreativo

Pietro di Matteo — Parco Oasi Ricreativo

Bamiyan Cultural Centre in Afghanistan - Karolos Michailidis, Zapantiotis Fotis, Papanagiotou Stathis

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01 introduction

Karolos Michailidis, Zapantiotis Fotis, Papanagiotou Stathis — Bamiyan Cultural Centre in Afghanistan

Aerial View of Cultural Centre

The Bamiyan landscape embeds a strong flow of ‘energies’ and ‘tensions’. Analysing the scape of Bamiyan Valley, we interpret two contrasting readings: a field of energy flows, dissipated and scattered in the landscape; and a unitary collection of strong focal points as vessels (the two Buddha niches) capturing the gaze of the visitor. The traces of memory of the ‘Silk Road’ is still prominent and inscribed in the landscape, leaving an imprint of a dynamic force that penetrates the site. While, the Buddha niches act as static collectors of these energies. The uniqueness and speciality of the place asks for a careful and systematic approach. We consider appropriate to articulate a cultural building that will organize the fields of view and its forces, representing a contemporary reality through the creation and proposal of a new experience. The Bamiyan Cultural Centre supersedes the notion of a building as a ‘cell’ that could be positioned in any location, and proposes a new reality based on the axis and flows given from site, breaking the boundary between what is interior and what is exterior. The purpose of the proposal is not to outshine and compete with the rich history and monumentality of the place and the Buddha cavities, but create a building as a vehicle of culture and heritage, complementing and creating a dialogue. A building that aims to organize and illuminate both the cultural treasures of Bamiyan, and also to combine different trends, affinities and orientations, promoting an intercultural interaction in the scope of research and learning.

Karolos Michailidis, Zapantiotis Fotis, Papanagiotou Stathis — Bamiyan Cultural Centre in Afghanistan

Top view plan & concept diagrams

The selected project site has a prominent position, overseeing the valley and being in direct dialogue with the genius loci. The extruded topography of the site is of extreme importance to us, making it both physically and socially an elevated public square.

Karolos Michailidis, Zapantiotis Fotis, Papanagiotou Stathis — Bamiyan Cultural Centre in Afghanistan

Birds eye view night render & composition diagrams

02 site-scape

Karolos Michailidis, Zapantiotis Fotis, Papanagiotou Stathis — Bamiyan Cultural Centre in Afghanistan

Front elevation from Buddha Cliff

The chosen plot becomes the intermediate link or canvas, balancing between the panoramic view and the building proposal. The importance of the topography and location of the site in relationship to the bigger picture of Bamiyan became our design intent and informed the main axis of our building and the assimilation of the landscape in it.

Karolos Michailidis, Zapantiotis Fotis, Papanagiotou Stathis — Bamiyan Cultural Centre in Afghanistan

External public plazza

The slopes, contour lines, sides of the landscape and unfolding surfaces become our architectural reading and perception of the hill and defines the principles that lies behind our design. The plot is set in two levels. We do not see this height difference as a strict border but as a cavity-receiver of our proposal. Two transverse fields of forces are identified. On the one on the North-South axis two opposing forces converge. A force from the lowest point of the plot tends to reach the highest trough a slope that acts as an extension of the lower level and as an intelligible continuation of the site as a whole. While the East-West axis penetrates trough the plot, directing the view from the valley towards the unfolded elevation of the Buddha Cliff. Following the gesture of the North-West tension, we crease the ground to create a shell, a second surface. Intensifying the existing ‘basin’_receiver, the unfolded surface becomes the public square and on top of it is seated the solid programmatic complex of spaces. Given the specificity of the hill and its two distinct levels, the relationship between landscape and building is expressed in a sense of solids and voids. On the lower level of the plot the building sits above the public square, restoring the artificial void/hollowness of the hill, creating a new threshold. Whereas in the higher level of the plot the earth is carved which allows us to follow the contour heights of the site and preserve the physical appearance of the hill avoiding a building upsurge. The continuous movement is used as a design tool creating an unobstructed and extensive flow throughout the building with programmatic alternations, interior and exterior and solids and voids.

Karolos Michailidis, Zapantiotis Fotis, Papanagiotou Stathis — Bamiyan Cultural Centre in Afghanistan

Front view of public square

03 program & circulation

Karolos Michailidis, Zapantiotis Fotis, Papanagiotou Stathis — Bamiyan Cultural Centre in Afghanistan

Internal render of temporary exhibition space

The scope of the visitor descending the site from East to West through the building is centred on the Buddha Cliff. A narrated promenade that takes the visitor through a rich spatial experience, beginning from the cityscape and leading to a multicultural world with many layers of history and modes of expression, expanding to the point where it all began, and bringing him back to the present. The entrance of the Bamiyan Cultural Centre is placed on the intersection of the two axes which sets the starting point of the visitor’s dérive. The fluidity of the spaces, is gradually revealed to the visitor, while the torsional circulation, forces the body to rotate and constantly change direction and perspective, intensifying the unexpected and revealing constantly new angles of the building.

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Internal view of exhibition space

We first articulated the building into a base, middle and top, which are designed around the specific needs of each part of the programme. The base of the building, as the extension of the exterior public square, contains the entrance hall and reception, the temporary and permanent exhibition spaces and the supporting facilities (Tea House, shop, Research centre). A glazed ramp creates a route that hosts the permanent exhibits and distinguishes and separates it from the temporary exhibitions. The top part, which consists of the classrooms, rotates gently opening up the field of view to the two Buddha cavities. The transparent enclosure of the ground level, provides ideal light for sculpture in direct view to the Buddha Cliff, using the most contemporary glass technology to protect the gallery against excessive heat and excessive light. The conditions animating the exhibition spaces revolve around natural light. The Bamiyan Cultural Centre could be described as an environment of ambient natural light. In contrast to the more fluid positioning of spaces, on the East-West axis we inline a linear solid element strictly defining a boundary. This element creates a front to the public square and it embeds the static functions of the amphitheatre, the workshops and the offices. Being carved into the rock, these spaces are arranged in juxtaposition to inline patios/courtyards. This gives to all users of the building, a personal outdoor space.

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Patio view

04 views & materials The building through its composition and innovative design, controls and uses the sense of sight and coordinated views. The views are controlled in such a way that the visitor alternates feelings not only through the visual relationship to the exhibits but also with the instinct of coexistence in the same space with other spectators. Thus creating a sense of community and togetherness. Materials have been selected for simplicity, sobriety and their sense of proportion: glass, concrete and marble are the materials of choice. Perfectly transparent glass gently filters the light through a silkscreen-shading process. Concrete (both pre-cats and cast-in-place) provides the main building structure and its background for most of the artwork. Marble marks the floor of the temporary exhibition while glass distinguishes the permanent exhibition. The proposal aims to minimize the energy consumption of the building, and optimizing energy performance, both during the winter, and during the summer. The interior of the building is characterized by excellent indoor air quality, and create the best conditions of thermal comfort. With proper planning and the right shade of sites also achieved excellent visual comfort conditions as optimum use of natural light so the correct lighting of indoor spaces, avoiding glare and energy savings for artificial lighting.

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View from above

- Reinforced insulation increased heat capacity, sufficient thickness with very good thermal insulation U of building envelope components to vertical concrete and the roof of the building. - Τhe natural ventilation proposed recirculation rate and recovery of air. - Implement nighttime ventilation throughout the composition. The night ventilation can be applied through the central ventilation system of the building. The night ventilation is an important technique of removing heat from the building during the warm months. - Geothermal System: Use exchangers soil air to pre ¬ air heating in winter and pre ¬ cool summer air. The soil air exchangers utilize the soil temperature at a depth of about 1-¬3m, which is stable and lower than the air temperature during the summer months and higher than the air temperature during the winter months. The system consists of metal or PVC pipes are placed at a depth of approximately 3m below ground. - Ceiling fans: which is modern technology, absolutely quiet.

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Bird's eye view

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Master Plan

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Ground Floor Plan & Longitudinal Section

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First Floor Plan & short Section

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Construction wall detail

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Bamiyan Cultural Centre Afghanistan - pars_architetti (Paola Addis - Roberto Senes)

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La costruzione del centro culturale di Bamiyan, in un luogo così denso di storia e cultura, rappresenterà l’elemento di rinascita dopo decenni di guerre e lotte sanguinose. Durante questi anni infatti, oltre alla distruzione dell’inestimabile patrimonio monumentale, sono state messe a dura prova la resistenza e la sopravvivenza di una tra le più antiche comunità afghane come quella degli Hazara. Concepire il progetto per il centro culturale richiede quindi un grande sforzo concettuale poiché l’opera di architettura sarà portatrice di valori storici, sociali, culturali, e dovrà essere capace di dare un forte impulso allo sviluppo della regione. L’architettura costituirà l’avvio di un processo e ne sarà parte integrante, rivelando tutto il suo valore sociale, con l’intento di stimolare fin dal principio l’incontro, lo scambio, la cooperazione. La nostra idea per il centro culturale di Bamiyan parte dalla volontà di coinvolgere direttamente la popolazione locale, i turisti, gli artisti e tutti coloro che avranno il piacere di prendere parte alla costruzione dell’edificio. Pensiamo, infatti, che non possa esistere intervento sostenibile senza la partecipazione e l’attivazione di tutte le energie locali capaci di portare nell’architettura i saperi, le tradizioni, le tecnologie e i materiali del luogo. Per questo motivo il progetto si pone come principali obiettivi l’avvio del processo di crescita culturale e la creazione di un edificio sostenibile dal punto di vista economico, sociale, ambientale, energetico e territoriale. L’edificio funzionerà non solo come attrattore e motore di crescita culturale, ma come vera e propria macchina di alimentazione energetica per il distretto, riuscendo a superare i requisiti di autosufficienza e coniugando strategie ambientali ad aspetti più strettamente architettonici legati alle forme dell’abitare tradizionale afghano e ai materiali km 0.

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Inserimento nel contesto

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L’area disponibile per la realizzazione del centro culturale è situata al margine di un altopiano con affaccio sulla valle di Bamiyan, dominata dall’imponente Buddha Cliff; è caratterizzata da due porzioni di terra pianeggianti connesse da una lieve scarpata che copre la differenza di quota di circa dieci metri. La costruzione è articolata in due corpi allineati alla strada di accesso (corpo Sud) e lungo le curve di livello (corpo Nord), collegati tramite un volume centrale che ospita ingresso, reception e servizi. Entrambi i blocchi poggiano sul basamento rivestito per tutto il perimetro con mattoni di terra cruda pressata.

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Dal punto di vista compositivo l’edificio si ispira alla costruzione tradizionale a corte, costruita all’interno di un recinto che fa da mediazione tra spazio pubblico e privato. Il recinto viene interpretato come elemento che “tiene insieme” e “protegge”, oltre a funzionare da dispositivo ambientale ed energetico (schermatura solare estiva, effetto serra invernale). “Tiene insieme” e “protegge” le differenze culturali; come una macchina, le mette in moto, le fa incontrare e lavorare insieme.. La sua forma è estremamente regolare e racchiude al suo interno i volumi di terra cruda del centro culturale. Sospeso ad un metro dal basamento, è realizzato e sostenuto da un telaio in cemento armato di colore bianco e funziona da supporto alla copertura di moduli fotovoltaici orientabili e semitrasparenti. I due volumi sono densi di significato: alle forme semplici e continue, interrotte soltanto per le aperture che dall’interno consentono la vista del Buddha Cliff, si aggiunge il colore bianco che tanto per la cultura araba, quanto per quella occidentale è sinonimo di purezza, innocenza, sincerità, gioia; sta a simboleggiare la “rivoluzione pacifica culturale”, una nuova stagione che si apre a Bamiyan duramente colpita dalle bombe dell’integralismo religioso.

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Funzioni

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La suddivisione del centro culturale in due blocchi consente una migliore distribuzione delle funzioni con la possibilità di fruire degli spazi in modo indipendente tra loro. Il corpo centrale al piano terra funziona da elemento di connessione, ospitando la reception, l’atrio, il guardaroba e i locali di servizio. E’ direttamente collegato con il blocco Sud in cui sono posizionati i locali amministrativi e la performance hall, con il blocco Nord in cui sono stati inseriti al piano terra la tea house, il retail store e gli spazi espositivi, con il piano inferiore interamente dedicato alle funzioni legate alla ricerca e alla didattica. Deposito e locale tecnico sono stati inseriti al piano inferiore per un controllo migliore delle condizioni di isolamento e illuminazione, in posizione baricentrica rispetto alla sala espositiva e agli spazi di ricerca, e facilmente raggiungibili dai mezzi di servizio tramite due accessi carrabili. Parte integrante del percorso è la rampa di collegamento tra i blocchi nord e sud, una vera e propria promenade allineata in modo da aprire una vista dedicata verso il Buddha cliff, prima di raggiungere il piano inferiore in cui il visitatore si troverà immerso in una prospettiva in cui l’articolazione dei volumi con i vuoti si ispira al lungo viale del mercato. Lo spazio espositivo, costituito da due ampie gallerie voltate, sarà raggiungibile tramite passerelle collegate alla tea house e all’atrio; potrà essere diviso e configurato a seconda della dimensione degli spazi richiesti per le mostre temporanee e terminerà nell’ampia sala con vista diretta delle grandi nicchie dei Buddha. Tramite le passerelle e la scala, si potrà accedere direttamente allo spazio esterno aperto, generato dall’articolazione dei volumi con la morfologia del terreno, in modo da creare un teatro utilizzabile per eventi, spettacoli o esposizioni.

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Materiali e tecnologia

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La scelta nell’uso di due soli materiali principali (calcestruzzo e terra cruda), fa sì che il centro culturale si inserisca armoniosamente nel paesaggio, pur essendo riconoscibile e diventando un nuovo landmark per la valle. Pensiamo ad una costruzione km 0, con il calcestruzzo facilmente reperibile nella zona e la terra cruda per le murature che sarà recuperata dagli scavi nel sito o dalle immediate vicinanze, e lavorata da maestranze locali.

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Nel blocco Nord, al piano seminterrato, il recinto sarà realizzato in muratura di terra cruda e la facciata sarà lavorata e scolpita dagli artisti, con temi che potranno essere definiti dalla comunità di Bamiyan (storia del luogo, leggende, etc..) Il sistema costruttivo sarà a muratura portante in terra cruda con solai voltati in mattoni per i locali di piccole dimensioni e solai in legno per coprire i locali con luce maggiore. L’utilizzo della terra cruda e la sua caratteristica inerzia termica consentirà di avere spazi interni confortevoli con temperatura costante, mitigando l’effetto della notevole escursione termica che si verifica sia durante l’anno che durante il passaggio dal giorno alla notte.

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Energia e sostenibilitଠL’orientamento della costruzione è tale da garantire il maggior irraggiamento solare, protezione dalle precipitazioni e accumulo termico invernale, mentre la copertura fotovoltaica orientabile (aperta-chiusa) consente ombreggiamento e ventilazione naturale in estate. La copertura dei due grandi volumi in cemento armato sarà costituita da pannelli fotovoltaici vetro-vetro per una potenza pari a 300 kW, capace di alimentare l’edificio nelle condizioni di massima attività e di fornire energia pulita alla rete pubblica; saranno poi installati oltre cinquanta pannelli solari per la produzione di acqua calda per il riscaldamento invernale costituito da pannelli radianti a pavimento. Per la fornitura di acqua si prevede la realizzazione di un pozzo e un sistema di recupero delle acque meteoriche, con depurazione e accumulo. La fase di depurazione, che riguarderà anche una parte dei reflui, sarà trattata da un sistema di vasche di fitodepurazione posizionate nell’area verde a Nord.

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Spazio aperto

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L’area aperta a Sud potrà accogliere un parcheggio per auto , un’area verde alberata per il tempo libero e un’area dedicata al futuro ampliamento del centro culturale. Lo spazio aperto a Nord, oltre ad ospitare le vasche verdi per la fitodepurazione, sarà organizzato con alberature posizionate in modo da inquadrare differenti prospettive e configurato secondo tre terrazzamenti in quota per la vista verso la valle e il Buddha Cliff, offrendo varietà spaziale e nuove esperienze lungo il percorso.

pars_architetti (Paola Addis - Roberto Senes) — Bamiyan Cultural Centre Afghanistan

pars_architetti (Paola Addis - Roberto Senes) — Bamiyan Cultural Centre Afghanistan

pars_architetti (Paola Addis - Roberto Senes) — Bamiyan Cultural Centre Afghanistan

pars_architetti (Paola Addis - Roberto Senes) — Bamiyan Cultural Centre Afghanistan

pars_architetti (Paola Addis - Roberto Senes) — Bamiyan Cultural Centre Afghanistan

REAL BOSCO DI CAPODIMONTE NAPOLI - Carlo Farroni Architetto, Ciro Cozzolino, Massimo Farroni, Stefania Ferraiuolo, SERGIO SETARO

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RECUPERO FUNZIONALE DEI SITI ALL’INTERNO DEL PARCO BORBONICO DI CAPODIMONTE

Carlo Farroni Architetto, Ciro Cozzolino, Massimo Farroni, Stefania Ferraiuolo, SERGIO SETARO — REAL BOSCO DI CAPODIMONTE NAPOLI

PLANIMETRIA CANTIERI

Carlo Farroni Architetto, Ciro Cozzolino, Massimo Farroni, Stefania Ferraiuolo, SERGIO SETARO — REAL BOSCO DI CAPODIMONTE NAPOLI

CISTERNONE

Carlo Farroni Architetto, Ciro Cozzolino, Massimo Farroni, Stefania Ferraiuolo, SERGIO SETARO — REAL BOSCO DI CAPODIMONTE NAPOLI

CISTERNONE COME SPAZIO SCENICO

Carlo Farroni Architetto, Ciro Cozzolino, Massimo Farroni, Stefania Ferraiuolo, SERGIO SETARO — REAL BOSCO DI CAPODIMONTE NAPOLI

EREMO DEI CAPPUCCINI VISTA ZENITALE

Carlo Farroni Architetto, Ciro Cozzolino, Massimo Farroni, Stefania Ferraiuolo, SERGIO SETARO — REAL BOSCO DI CAPODIMONTE NAPOLI

VISTA NOTTURNA EREMO DEI CAPPUCCINI

NEW VISION OF THE LOFT 3 - Maria Poscolieri, viviana fabietti, Massimiliano Diolaiti, Claudia Taminato Gomes da Silva, Valerio Terribili

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*Diverse intensità di luce*

Maria Poscolieri, viviana fabietti, Massimiliano Diolaiti, Claudia Taminato Gomes da Silva, Valerio Terribili — NEW VISION OF THE LOFT 3

Render, piante e prospetto

Il progetto “La luce dentro e fuori il faro” rappresenta un nuovo modo di pensare il faro da elemento che riflette sul mare, nella notte, la luce artificiale della sua lanterna ad un elemento permeato di luce naturale attraverso l’utilizzo delle tecnologie FAKRO. Queste permettono, allo stesso momento, di illuminare su tutti i fronti gli ateliers posizionati negli elementi aggiunti alla struttura originale del faro usando le finestre FAKRO e la finestra a cupola per tetti piani DEC. Per variare l’intensità della luce che arriva all’interno abbiamo scelto le tapparelle solari ed elettriche AMZ in relazione all’orientamento del sole.

Maria Poscolieri, viviana fabietti, Massimiliano Diolaiti, Claudia Taminato Gomes da Silva, Valerio Terribili — NEW VISION OF THE LOFT 3

Piante e render

Riciclo

La proposta progettuale è quella di recuperare fari dismessi posizionati in diverse città in giro per il mondo, con differenti tipi di forma e geometria (circolare, quadrata, poligonale) trasformandoli in spazi per ateliers utilizzati da artisti. Questo nuovo spazio rappresenta un’atmosfera adeguata per stimolare visioni creative, illuminate e aperte a 360 gradi.

Concept del materiale

Lo spazio dell’atelier è stato immaginato in sintonia con il colore e la forma originale del faro per integrare questo nuovo elemento nel contesto esistente. E’ per questa ragione che abbiamo scelto di utilizzare per la copertura esterna elementi integrati nella natura, come canne di bamboo, legno e tetto verde, anche per promuovere un’architettura sostenibile.

Villino MPD - JAM ARCHITECTURE

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Il progetto prevede, in una importante area vincolata a ridosso del “Parco della Versiliana” e del mare, la demolizione di uno scomposto manufatto preesistente degli anni sessanta e la costruzione ex novo, con aumento di volumetria, di una villa monofamigliare di circa 159 mq di SUL, oltre a circa 80 mq di piano interrato. Il progetto rielabora in chiave contemporanea le caratteristiche salienti dell’architettura versiliana (compattezza volumetrica, persiane a veneziana, assenza di decori, tetto a falde, impianto regolare e simmetrico) differenziando e “capovolgendo” i fronti principali dell’edificio: nel fronte strada, fonte di inquinamento sonoro, sono collocati ingresso, servizi igienici, scale e loggia, “barriera” fisica al rumore della strada; il prospetto verso il giardino retrostante, con giardino d’inverno/ bow window aggettante e struttura in legno brise soleil, è invece in rapporto diretto con l’area giorno e il verde, dove è presente una area pranzo in tavolati di legno, simile a quelle dei Bagni di Marina.

JAM ARCHITECTURE — Villino MPD

I due fronti laterali hanno finestrature posizionate in modo da offrire viste inedite verso le pinete circostanti e limitare gli affacci sulle villette confinanti. In pianta, attorno ad una scala-focolare, l’ingresso forma una circolarità tra gli ambienti di soggiorno e le parti di servizio. Al primo piano, ogni camera ha due finestre ad angolo per garantire d’estate un riscontro d’aria naturale senza impianti di condizionamento.

JAM ARCHITECTURE — Villino MPD

La copertura, tradizionale per vincoli paesaggistici di zona, è prevista in solai di legno a quattro falde rivestiti con tegole in coppo, con aggetto verso l’esterno. L’altezza totale dell’edificio, vista la limitata estensione del lotto (circa 20×20m) è stata ridotta al minimo. I paramenti esterni sono previsti in mattone faccia a vista di tipo artigianale (con spigoli sbozzati), di colore simile alla sabbia di Marina, con inserti in pietra serena che segnano le parti della casa dedicate agli ospiti; le logge sono rivestite internamente con intonaco color sabbia. I vani luce di finestre e portafinestre presentano delle svasature esterne, rivestite in pietra serena su tutto l’inbotte, che accoglie e protegge l’apertura delle persiane in legno. Le persiane ad anta libro sono a veneziana, color verde biancastro, riposante alla vista. I serramenti di sicurezza, in metallo bianco e vetro a tutta luce, sono previsti bianco puro. Il bow Window del soggiorno, apribile tramite due scorrevoli verso il giardino sul retro e dotato di vetri ad “inglesina”, è previsto in metallo color bianco. Il recinto esterno, in muratura in tinta con le facciate e inferiate in ferro color ferro-bronzo, è l’unica traccia quasi invariata del preesistente, ad eccezione dell’ingresso pedonale.

JAM ARCHITECTURE — Villino MPD

Il progetto architettonico si ispira alla “compattezza volumetrica” e relativa semplicità del confinante Villino Giada degli anni trenta, dei cascinali presenti nell’immediato entroterra, infine alle cromie e ricercati equilibri di un quadro di Morandi, fondendo uno stilema contemporaneo con le peculiarità storiche dell’eccellente territorio architettonico e paesaggistico di Marina di Pietrasanta, ben salvaguardato. Una casa solida e serena, con eleganti accenti sia retrò che moderni, interpretazione architettonica dei raffinati gusti della famiglia proprietaria, frequentatrice “storica” della celebre località turistica.

JAM ARCHITECTURE — Villino MPD

Progetto architettonico, Progetto Paesaggistico, Licenza di costruire, Direzione Lavori.

NUOVO POLO SCOLASTICO - Sampietro architetto Giorgio, Alessandro Pagani, Irene Lucca

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CONCORSO DI IDEE PER LA PROGETTAZIONE DI UN NUOVO POLOSCOLASTICO in comune di Cairate, VA

Sampietro architetto Giorgio, Alessandro Pagani, Irene Lucca — NUOVO POLO SCOLASTICO

agorà

Sampietro architetto Giorgio, Alessandro Pagani, Irene Lucca — NUOVO POLO SCOLASTICO

cavedio

Sampietro architetto Giorgio, Alessandro Pagani, Irene Lucca — NUOVO POLO SCOLASTICO

tavola di concorso 1

Sampietro architetto Giorgio, Alessandro Pagani, Irene Lucca — NUOVO POLO SCOLASTICO

tavola di concorso 2

Sampietro architetto Giorgio, Alessandro Pagani, Irene Lucca — NUOVO POLO SCOLASTICO

tavola di concorso 3

Sampietro architetto Giorgio, Alessandro Pagani, Irene Lucca — NUOVO POLO SCOLASTICO

tavola di concorso 4

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