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Vyta Santa Margherita - Venezia - COLLIDANIELARCHITETTO

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Vyta Santa Margherita offre i prodotti più antichi e tradizionali: pane e vino, all’interno della stazione ferroviaria di Santa Lucia, porta di accesso al cuore di Venezia, una delle più importanti destinazioni turistiche del mondo. 60 metri quadrati per realizzare una bakery in una delle città più belle del mondo, un piccolo spazio che si amplifica, grazie all’utilizzo di superfici lucide che generano effetti caledoiscopici enfatizzando la percezione della superficie e rendendolo mutevole al trascorrere delle ore e delle stagioni, riflettendo all’interno la bellezza della città ed il movimento dell’acqua dei suoi canali. ‘Attraverso gli elementi semplici offerti dalla Natura come acqua, fuoco e terra, la mano esperta, la pazienza e la creatività dell’uomo hanno creato per millenni forme e sapori, profumi e aromi dando vita al pane ed al vino, alimentazione dell’umanità antica e moderna’ E’ la food philosophy che ha ispirato l’immagine contemporanea per i prodotti più‘minimali’ della nostra tavola scaturita da un rigore formale e da un’eleganza innovativa privata del superfluo. Ubicata di fronte all’ingresso principale della stazione, Vyta è completamente proiettata all’esterno ed esposta sia ai flussi turistici che a quelli di scambio urbani ed extraurbani della città, ma allo stesso tempo è un luogo intimo, separato dal continuo movimento dei viaggiatori da un confine invisibile generato da un minimalismo sofisticato e dalla riduzione all’essenziale. Il progetto alterna contrasti materici e cromatici: legno di rovere e corian come rappresentanti della tradizione e dell’innovazione, connubio tra natura e artificio, l’alternarsi della morbidezza del rovere con il colore nero nelle varie declinazioni materiche crea un ambiente emozionale, teatrale dove il calore della texture naturale viene esaltato grazie al contrasto con le superfici ed i volumi di colore nero lucido: come il gres porcellanato a grandi lastre per il pavimento, il corian per il banco ed il parapan nero per tutte le pannellature verticali che racchiudono il locale come uno scrigno, riflettendo all’interno scorci spettacolari della città di Venezia come la chiesa di San Simeone e l’infinito movimento dell’acqua del Canal Grande. La cappa è uno dei segni più eloquenti di una peculiarità che contraddistingue l’insieme, grazie alla forma ed alle dimensioni delle doghe in rovere naturale che rievocano l’intreccio delle tradizionali ceste per il pane, le pareti laterali, dove i clienti possono consumare la colazione od un pranzo leggero su un piano scultoreo in corian dalla forma sinuosa e fluida, diventano una nuova forma di intrattenimento, grazie all’installazione di videowall, che con un filmato perpetuo in slow-motion, celebrano gli ingredienti caratterizzanti i prodotti Vyta Santa Margherita come: acqua, vino, olio, grano, farina, mozzarella pomodoro e fuoco. L’illuminazione genera scenari morbidi ed accoglienti, è concentra sul banco, esalta le doghe in legno di rovere della grande cappa attraverso l’illuminazione con sorgenti luminose ad incasso a ioduri metallici Pixel Pro diIGuzzini, diventa protagonista sulle pareti nere lucide incorniciando le bottiglie di vino Santa Margherita e la loro storia celebrate come sculture, è tecnologica per esaltare il pane ed i suoi derivati con i LED.

COLLIDANIELARCHITETTO — Vyta Santa Margherita - Venezia

COLLIDANIELARCHITETTO — Vyta Santa Margherita - Venezia

COLLIDANIELARCHITETTO — Vyta Santa Margherita - Venezia

COLLIDANIELARCHITETTO — Vyta Santa Margherita - Venezia

COLLIDANIELARCHITETTO — Vyta Santa Margherita - Venezia

COLLIDANIELARCHITETTO — Vyta Santa Margherita - Venezia

COLLIDANIELARCHITETTO — Vyta Santa Margherita - Venezia

COLLIDANIELARCHITETTO — Vyta Santa Margherita - Venezia

COLLIDANIELARCHITETTO — Vyta Santa Margherita - Venezia

COLLIDANIELARCHITETTO — Vyta Santa Margherita - Venezia

COLLIDANIELARCHITETTO — Vyta Santa Margherita - Venezia

Pianta

COLLIDANIELARCHITETTO — Vyta Santa Margherita - Venezia

Prospetto

COLLIDANIELARCHITETTO — Vyta Santa Margherita - Venezia

Sezione trasversale


mini appartamento - Giorgia Barbano, STUDIO74

mansarda - Giorgia Barbano, STUDIO74

Concorso di idee per la valorizzazione della cisterna borbonica - A L E S S A N D R O R I B E R T I A R C H I T E T T O

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Il progetto prende forma su semplici presupposti, liberare completamente la struttura ipogea da ogni contaminazione non compatibile con la sua epoca storica, limitare ai minimi termini ogni necessario elemento in esterno riducendone l’impatto e la presenza formale e materica nei confronti dell’esistente, integrare l’accesso di progetto ai percorsi pedonali preesistenti per una sua “naturale fusione” in una realtà storica variegata ma di fatto consolidata. Viene individuato quale modulo generatore della composizione quello definito dagli interassi dei pilastri che compongono la struttura interrata, questo quadrato, delle dimensioni di sei metri per sei, viene plani metricamente portato in esterno ed adagiato all’angolo posto a sud est della cisterna, questo andrà a definire in altezza il volume in cui saranno concentrati tutti i sistemi di risalita.

A L E S S A N D R O R I B E R T I A R C H I T E T T O — Concorso di idee per la valorizzazione della cisterna borbonica

Ingresso alla cisterna dalla piazza

Si è deciso di intervenire esternamente alla struttura al fine di arrivare alla “pulizia dell’intero volume interrato riportandolo alla sua primordiale condizione di vuoto assoluto limitando, di fatto,  ogni tipo di intervento strutturale alla sola eliminazione delle attuali scale di accesso non appartenenti al periodo dell’insieme ed alla realizzazione di una “scatola contenitiva” in cls semplicemente accostata al perimetro esterno della cisterna .  Questo contenitore, sarà così collegato alla quota esterna della pavimentazione, attraverso una rampa dai fianchi in acciaio Corten il cui alzato presenterà geometrie volutamente imperfette e non allineate traducibili in una serie di considerazioni compositivo/distributive (che saranno di seguito sviscerate) e nella volontà, formale, di trasmettere quella sensazione di emersione delle masse dal terreno che plasticamente segnaleranno in superficie l’accesso.

Questi due elementi metallici, la cui forma richiama stilizzandole due braccia tese ed aperte, è stata elaborata, come accennato, al fine di offrire in esterno il minor impatto possibile con il suo alzato, in questo modo le diverse direttrici visive attualmente esistenti, non saranno, se non minimamente, “sporcate” o limitate, in un approccio rispettoso del progetto sull’esistente che fornirà contestualmente una più definita organizzazione dei percorsi dettata dalle forme e dalla loro collocazione planimetrica. I due elementi prendono così consistenza elevandosi dal sottosuolo con due ali disallineate che guideranno il visitatore verso il volume ipogeo, in esterno invece, la loro collocazione planimetrica rafforzerà, definendoli, gli attuali percorsi pedonali come quelli tra la Piazza Marconi e la via Vitruvio o carrai come quello tra la via Lavanga e la parte più interna della piazza. Lo stesso disassamento degli elementi concorrerà allo scopo compositivo, l’elemento singolo più rettilineo sarà così portato all’interno della piazza per essere percepito anche dalla vicina via Santa Teresa indirizzandone il percorso pedonale verso la via Vitruvio mentre l’elemento composto (forma ad L) più alto e più avanzato, lo proteggerà dalle auto che saltuariamente entrano “dichiarandosi” contestualmente quale elemento formale di ricucitura tra le “parti” che compongono la Piazza Marconi. Questo intervento suggerisce una leggera ridefinizione della pavimentazione riguardante il vicino marciapiede che, a mio avviso, andrebbe proseguita sino alla scalinata di collegamento con il percorso pedonale della via Vitruvio, in una continuità visiva che darà naturale fluidità al camminamento.

A L E S S A N D R O R I B E R T I A R C H I T E T T O — Concorso di idee per la valorizzazione della cisterna borbonica

Discesa alla cisterna - vista frontale

Tra questi elementi così definiti, una rampa rivestita della pavimentazione esistente (integrazione contestuale) porterà alla quota di tre metri sotto l’attuale calpestio, questo nuovo volume, interpretato come vero e proprio Foyer accoglierà il visitatore in uno spazio (rivestito sempre in acciaio Corten) in cui la luce naturale sarà ridotta di fatto drasticamente, in questo modo scendendo, l’occhio potrà abituarsi gradualmente al cambio di luminosità per permettere al visitatore di cogliere progressivamente la bellezza di questo “contenitore”. Su questo livello luminosamente controllato, una depressione di grandi dimensioni a pavimento rivolta verso la cisterna permetterà di cogliere, nella sua totalità, la prima delle arcate che la compongono (attraverso un velario metallico che poi vedremo) e così la percezione della sua altezza totale. Trovo che questo sia uno dei parametri geometrici da mettere maggiormente in evidenza per esaltarne la perizia ingegneristica e la capacità contenitiva che ne distingueva l’utilizzo. Questo vuoto porterà così il visitatore, dopo l’affaccio, verso l’area calpestabile in cui saranno collocati i sistemi di risalita rappresentati da un elevatore/ascensore e da una scala a quattro rampe il cui elemento divisorio, attraverso i pannelli metallici che lo compongono e le fughe di accostamento che ne derivano, evidenzieranno una sequenza irregolare di linee orizzontali che rimandano ai vari livelli dell’acqua che nel tempo si sono susseguiti all’interno del volume interrato, il tutto sarà poi rafforzato da serigrafie al laser realizzate sugli stessi pannelli all’altezza dei vari interpiani riportanti le quote di discesa riferite a quella esterna.

A L E S S A N D R O R I B E R T I A R C H I T E T T O — Concorso di idee per la valorizzazione della cisterna borbonica

Interno cisterna - prima ipotesi di allestimento

Tutto l’insieme come accennato sarà realizzato in acciaio Corten e ferro trattato a cera (per la scala) utilizzato e lavorato in lastra, così come commercialmente viene venduto, attraverso un sistema di contro pareti quasi sempre irregolari generate geometricamente dalle forme degli elementi in ingresso prima descritte che, insinuandosi nel terreno daranno vita a nuove geometrie “anarchiche” rispetto al modulo compositivo di partenza dando luogo, distaccandosi, ad un “vuoto” in cui saranno occultate tutte le strutture portanti e collocati tutti i vani tecnici necessari. Questa forma interna accompagnerà il visitatore sino al livello più basso e sul limite delle colonne che delimitano la prima arcata della cisterna, limite sul quale sarà collocato un velario a tutta altezza previsto in tela metallica ad alta resistenza in ferro ramato. Questo elemento semitrasparente accompagnerà così il visitatore dal suo ingresso al foyer al livello più basso con una progressione visiva verso la cisterna proporzionale alla quota di discesa, se dal Foyer la fitta trama ne consentirà la sola percezione della prima navata questa si dilaterà completamente al livello dell’acqua attraverso un sollevamento del velario condensato in un unico “gesto” compositivo. Questo elemento vuole rappresentare una sorta di limite temporale tra due momenti, l’attuale e quello di realizzazione della cisterna, distanti temporalmente ma uniti nella necessità dell’uomo di osservare il passato per elaborare il futuro, tutto ciò può essere sintetizzato nell’essenza dello studio formalmente tradotto nel semplice gesto descritto che richiama ad una pagina di un libro che morbidamente viene girata. Da questa quota più bassa sarà possibile percorrere l’interno della cisterna attraverso pontili modulari leggermente distaccati dal livello dell’acqua, ma appoggiati staticamente sul fondo attraverso piedi regolabili capaci di compensare le irregolarità presenti.

A L E S S A N D R O R I B E R T I A R C H I T E T T O — Concorso di idee per la valorizzazione della cisterna borbonica

Interno cisterna - seconda ipotesi di allestimento

Ho accennato alla modularità in quanto ritengo riduttivo inserire un unico percorso “congelando” per sempre le visuali ad un ristretto numero, trovo che questa struttura possa essere utilizzata non solo per fare mostra di se stessa ma possa rappresentare, attraverso un sistema dei percorsi e conseguentemente degli allestimenti più dinamico, una occasione per differenziare una offerta altrimenti ridotta ad un solo utilizzo e purtroppo, come spesso accade, dalla vita breve. In questa dinamica i parapetti saranno realizzati con semplici tubi filettati su di un lato e semplicemente avvitati alla superficie dei pontili per poi essere eventualmente smontati e rimodulati all’occorrenza, gli stessi pontili potranno essere facilmente spostati, una volta avvitati i sostegni,  grazie a due galleggianti in PVC ancorati nell’intercapedine inferiore che, sfruttando il principio di Archimede secondo il quale “ogni corpo immerso parzialmente o totalmente in un fluido riceve una spinta verticale dal basso verso l’alto uguale per intensità al peso del fluido che occupa nel volume spostato”, ne consentiranno il galleggiamento sull’acqua senza alcuno sforzo ed il conseguente ricollocamento. Sarà così possibile organizzare eventi, mostre, rappresentazioni in cui l’acqua assume la funzione di quinta scenografica semplicemente con la sua presenza. Per esaltare questo elemento, sarà mantenuto un livello costante di poco meno di 50 centimetri su di un fondo tinteggiato completamente di nero, questo consentirà di eliminare la percezione della profondità introducendo i toni dell’abisso più profondo al fine di cogliere così ogni elemento sulla sua superficie (allestimento o passerella) come galleggiante o quasi sospeso oltre a verticalizzarne pilastri e pareti verso il nulla.

Anche l’illuminazione concorrerà a questo fine con elementi puntiformi a led ad intensità variabile collocati lungo il perimetro della cisterna e sugli interassi dei pilastri, questi saranno collocati all’interno di piccole vaschette quadrate in Corian nero semplicemente appoggiate sull’acqua sulla quale galleggeranno mantenendo la loro posizione grazie a quattro tiranti in acciaio collegati a semplici piombi adagiati al fondo. Questo ne consentirà il loro eventuale ricollocamento (la stessa alimentazione sarà semplicemente adagiata sul fondo) in funzione dei diversi usi possibili attivando, assieme ai pontili modulari, un vero e proprio “sistema” in grado di assecondare gli utilizzi più disparati. Nella ipotesi suggerita, dalla superficie dell’acqua la luce salendo perderà di intensità in una morbida dissolvenza verso le volte a crociera con una percezione rarefatta dell’insieme orchestrata sui toni caldi dei 2700 K. Con tale tono sarà possibile riprodurre artificialmente l’effetto delle torce utilizzate al tempo di realizzazione della cisterna in una lettura dell’insieme dai toni romantici e credo suggestivi. Come nel caso dei pontili modulari l’acqua così all’interno della cisterna controlla ogni elemento consentendone l’utilizzo in una lettura dell’elemento che è stato, è e sarà sempre assoluta protagonista del luogo.

A L E S S A N D R O R I B E R T I A R C H I T E T T O — Concorso di idee per la valorizzazione della cisterna borbonica

Interno cisterna - terza ipotesi di allestimento

Personalmente vedrei questa superficie liquida, i cui toni grazie a questa illuminazione saranno volutamente indirizzati verso il nero più totale, come vera e propria sesta parete, una lavagna di grandi dimensioni su cui poter proiettare immagini, scritti, allestimenti illuminotecnici o manifestazioni artistiche in cui la luce e l’acqua ne diventino elementi attivi all’interno di un contenitore di grande suggestione. Come accennato, tutte le strutture saranno occultate all’interno dei vuoti di progetto, realizzate con struttura metallica tubolare per quelle portanti e a lastre per i rivestimenti con una diversa finitura per quanto riguarda la scale ed i suoi elementi verticali il cui ferro sarà trattato semplicemente a cera (le tavole rappresentano nel dettaglio le diverse cromie ipotizzate), questo sistema permetterà di fatto la realizzazione di tutto l’insieme in officina in pezzi preassemblati con una evidente riduzione dei costi di realizzazione ed ogni possibile errore. Tutto potrà essere così rimontato in loco così come smontato in caso di necessità dovuta alla sostituzione degli elementi per manutenzione o al semplice accesso ai vani tecnici. In questi ultimi saranno collocati un serbatoio per il recupero di parte dell’acqua piovana raccolta al piede della discesa (attraverso un taglio dedicato), per eventualmente compensare il livello interno alla cisterna per poi smaltire l’eccesso attraverso alla fognatura comunale con un eventuale sistema di pompaggio per compensarne il livello più basso (non conoscendo l’attuale quota di deflusso delle acque meteoriche devo ipotizzarne almeno la previsione). A questo “sistema” di controllo e smaltimento, saranno poi affiancati tutti gli impianti riferibili all’elevatore/ascensore idraulico, a quello elettrico, a quello antincendio (che sfrutterà l’acqua contenuta all’interno della vasca) e ad un eventuale vano di generose dimensioni (ricavato alla quota più bassa) in cui potrà essere stoccato materiale da dedicare agli allestimenti. Per quanto riguarda i diversamente abili, questi potranno accedere al foyer attraverso una pedana normata e motorizzata (il sistema sfrutta quello degli attuali trattorini dedicati ai diversamente abili) in grado di percorrere l’intera discesa/salita attraverso una guida/rotaia occultata all’interno del “braccio” più alto (forma ad elle), la pedana potrà essere richiamata attraverso una pulsantiera posta all’altezza del settore orizzontale della pedana per poi ricollocarsi, a discesa avvenuta, in una nicchia dedicata a ridosso dell’ingresso interrato, da qui, un elevatore/ascensore collegherà il piano inferiore.

A L E S S A N D R O R I B E R T I A R C H I T E T T O — Concorso di idee per la valorizzazione della cisterna borbonica

Modulo per allestimento galleggiante

In ultima analisi una considerazione dovuta sul materiale che è stato utilizzato quasi univocamente nelle diverse sfumature dell’acciaio Corten e del ferro trattato a cera o lavorato in maglia e ramato. Il periodo di riferimento della struttura ipogea rimanda immediatamente ad un momento storico di appartenenza in cui una rivoluzione industrializzazione basata sul carbone, l’acciaio ed il vapore, trasformò radicalmente e per sempre la struttura economica mondiale basata sino ad allora sull’agricoltura, in questa radicale metamorfosi il progetto trova riferimento materico nelle diverse sfumatura del ferro per esaltare, con lavorazioni odierne e nei modi più diversi ed a volte più raffinati (maglia in ferro) un materiale che ha segnato la storia di ieri, di oggi e probabilmente anche quella del domani.

A L E S S A N D R O R I B E R T I A R C H I T E T T O — Concorso di idee per la valorizzazione della cisterna borbonica

Plastico per lo studio dell'illuminazione interna

The Cinema Palace - Piero Speranza, Corinne Piera Speranza fotografa, Giulia Speranza, sas&a - Studio di Architettura Speranza Associati

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Studi sulla facciata del Palazzo del Cinema. La facciata del Palazzo del Cinema è concepita come una pelle realizzata da pannelli in ceramica vitrea con variazioni cromatiche sul tema. I pannelli sono inseriti all’interno di una griglia metallica. Lo studio si è concetrato sulla ricerca di cromie date dalla mescolanza di impasti di colori diversi con sfumature reralizzate mediante la ricerca di mescolanze di diversi impasti vitrosi, miscelati ad alte temperature.

Piero Speranza, Corinne Piera Speranza fotografa, Giulia Speranza, sas&a - Studio di Architettura Speranza Associati — The Cinema Palace

Piero Speranza, Corinne Piera Speranza fotografa, Giulia Speranza, sas&a - Studio di Architettura Speranza Associati — The Cinema Palace

Piero Speranza, Corinne Piera Speranza fotografa, Giulia Speranza, sas&a - Studio di Architettura Speranza Associati — The Cinema Palace

Piero Speranza, Corinne Piera Speranza fotografa, Giulia Speranza, sas&a - Studio di Architettura Speranza Associati — The Cinema Palace

Piero Speranza, Corinne Piera Speranza fotografa, Giulia Speranza, sas&a - Studio di Architettura Speranza Associati — The Cinema Palace

Piero Speranza, Corinne Piera Speranza fotografa, Giulia Speranza, sas&a - Studio di Architettura Speranza Associati — The Cinema Palace

Piero Speranza, Corinne Piera Speranza fotografa, Giulia Speranza, sas&a - Studio di Architettura Speranza Associati — The Cinema Palace

Piero Speranza, Corinne Piera Speranza fotografa, Giulia Speranza, sas&a - Studio di Architettura Speranza Associati — The Cinema Palace

Piero Speranza, Corinne Piera Speranza fotografa, Giulia Speranza, sas&a - Studio di Architettura Speranza Associati — The Cinema Palace

Piero Speranza, Corinne Piera Speranza fotografa, Giulia Speranza, sas&a - Studio di Architettura Speranza Associati — The Cinema Palace

Piero Speranza, Corinne Piera Speranza fotografa, Giulia Speranza, sas&a - Studio di Architettura Speranza Associati — The Cinema Palace

Piero Speranza, Corinne Piera Speranza fotografa, Giulia Speranza, sas&a - Studio di Architettura Speranza Associati — The Cinema Palace

Piero Speranza, Corinne Piera Speranza fotografa, Giulia Speranza, sas&a - Studio di Architettura Speranza Associati — The Cinema Palace

Piero Speranza, Corinne Piera Speranza fotografa, Giulia Speranza, sas&a - Studio di Architettura Speranza Associati — The Cinema Palace

Piero Speranza, Corinne Piera Speranza fotografa, Giulia Speranza, sas&a - Studio di Architettura Speranza Associati — The Cinema Palace

the overlook view - Michela Bistocchi

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Nuovo edificio

Michela Bistocchi — the overlook view

Fotografia dell'orditura principale della copertura in legno lamellare di abete verniciato in bianco.

Michela Bistocchi — the overlook view

Orditura del portico in travi di castagno: si intravede l'attacco alle travi di coronamento in c.a, da cui parte l'orditura a capanna in legno lamellare, della copertura.

Michela Bistocchi — the overlook view

scatto della gronda, anch'essa caratterizzata da materiali e tecniche costruttive tipiche delle costruzioni rurali (travetti in castagno, pianelle in cotto)a contrasto con la copertura che si vede all'interno dell'abitazione: con travi e tavolato legno lamellare di abete bianco

Michela Bistocchi — the overlook view

the overlook view...la grande finestra, al centro della cucina, mette in relazione l'abitazione e il paesaggio,entrando in simbiosi.

Michela Bistocchi — the overlook view

the overlook view....il paesaggio si specchia sulla finestra.

Archoon - neverending tower - Gianluca Milesi

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Archoon – neverending tower, someday somewhere 2014-2015 gianluca milesi architecture, Milan, italy

Gianluca Milesi — Archoon - neverending tower

Archoon gianluca milesi architecture: view

This is a project for a tower that never ends. An approximately round flux of functions and people create a shape that never ends. The up and down directions as well the horizontal and the vertical are melted in a unique and continuous movement, the same of a wheel or a windmill.

Gianluca Milesi — Archoon - neverending tower

Archoon gianluca milesi architecture: view

This idea informs and shapes the building. The result is a dynamic form doing up to the sky and down again to the earth. This shape wants to be a symbolic and strongly recognizable sign in the skyline, to be perceived in many different and surprising way.

Gianluca Milesi — Archoon - neverending tower

Archoon gianluca milesi architecture: view

But this is a building. It’s a macrostructure, a “wheel” 230 meters wide, 407 meters high with a thickness of 71 meters. On the 70 floors are distributes mixed residential, commercial and office spaces while the lower part is a public lobby space.

Gianluca Milesi — Archoon - neverending tower

Archoon gianluca milesi architecture: view

The structure of the building is a stainless steel frame with pillars and braces against the wind. The skin is transparent glass wrapping rounded at the edges, to be eventually mapped according to circumstances.

Gianluca Milesi — Archoon - neverending tower

Archoon gianluca milesi architecture: view

This project is waiting for a billionaire to invest on the project and to build it.

Gianluca Milesi — Archoon - neverending tower

Archoon gianluca milesi architecture: view

Archoon – neverending tower

Gianluca Milesi — Archoon - neverending tower

Archoon gianluca milesi architecture: view

year of design: 2014-2015 location: someday somewhere design: gianluca milesi architecture height: 407 metres square footage: 700.000 s. m. c.a. materials: stainless steel and glass

Gianluca Milesi — Archoon - neverending tower

Archoon gianluca milesi architecture: view from below

Gianluca Milesi — Archoon - neverending tower

Archoon gianluca milesi architecture: view from above

Gianluca Milesi — Archoon - neverending tower

Archoon gianluca milesi architecture: view from below

Gianluca Milesi — Archoon - neverending tower

Archoon gianluca milesi architecture: view

Gianluca Milesi — Archoon - neverending tower

Archoon gianluca milesi architecture: view

Gianluca Milesi — Archoon - neverending tower

Archoon gianluca milesi architecture: view

Gianluca Milesi — Archoon - neverending tower

Archoon gianluca milesi architecture: view

Gianluca Milesi — Archoon - neverending tower

Archoon gianluca milesi architecture: view

Gianluca Milesi — Archoon - neverending tower

Archoon gianluca milesi architecture: sextion views

Gianluca Milesi — Archoon - neverending tower

Archoon gianluca milesi architecture: elevations

Gianluca Milesi — Archoon - neverending tower

Archoon gianluca milesi architecture: plans

Gianluca Milesi — Archoon - neverending tower

Archoon gianluca milesi architecture: view

Gianluca Milesi — Archoon - neverending tower

Archoon gianluca milesi architecture: view

Gianluca Milesi — Archoon - neverending tower

Archoon gianluca milesi architecture: view

Gianluca Milesi — Archoon - neverending tower

Archoon gianluca milesi architecture: view

Gianluca Milesi — Archoon - neverending tower

Archoon gianluca milesi architecture: maquette

Gianluca Milesi — Archoon - neverending tower

Archoon gianluca milesi architecture: maquette

Gianluca Milesi — Archoon - neverending tower

Archoon gianluca milesi architecture: maquette

Duvar Şelalesi - Enes ŞİRİNYURT

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Duvar Şelalesi, Damla Şelale’nin en yenilikçi ürünlerinden biri olmakla beraber dekorasyon grubunda en göz alıcı tasarımlardan bir tanesidir. Duvar Şelaleleri ile suyun müthiş sesini duyarak, LED aydınlatmaların veya spot aydınlatmaların, doğal taş görüntüsünün üzerindeki akan suya yansıdığında o göz alıcı müthiş manzaranın tadını ister evinizde alın ister ofisinizde veya cafe, restoranınız da müşterinizle paylaşarak onları etki altında bırakın. Duvar Şelalelerini en iyi kalitede ve heyecan verici seçenekleriyle beraber montaj kolaylığı sağlıyoruz. Ürünlerimizin metal kısımları paslanmaz, cam kısımları temperli olmakla beraber son derecede kalitelidir ve genel kalitemizle gurur duyuyoruz. Amacımız sektördeki en yenilikçi ve en kaliteli ürünleri üretmektir.

Enes ŞİRİNYURT — Duvar Şelalesi

Duvar Şelalesi


Con-Cave - REMIX STUDIO

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Con-cave is a spatial intervention that shapes the steep terrain of the site playing with the infiltration of the light: gathering, concentrating and dissipating it through the earthy sinuosity of interconnected underground passageways and tunnels. The varying chiaroscuro embraces the spaces, highlighting the materiality of the terrain, the solidity, and the different levels of humidity of the concrete walls. The light, blooming locally, becomes a sublime wave investing the visitor and inundating the gaze with the history and the culture of the Afghan landscape. The building opens towards the outside with rooms and terraces only in specific locations, offering an intentional selection of belvedere and sublime points of view.

REMIX STUDIO — Con-Cave

The exploration of the cavities and tunnels shows the adherence of the volume to the natural conditions of the hill. Its topology is a modulation between naturalness and artificialness. It is not the stage of a naïve hypocritical camouflage but it is instead a synthetic morphological and structural unity that emerges from the landscape. Such imperfect fusion results in a series of perceptible longitudinal cuts that consciously declare, at points, the presence of the artefact.

REMIX STUDIO — Con-Cave

It is not a self-contained building but a piece of public and open infrastructure where the indoor spaces are reduced to the minimal programmatic requirements. Cutting the land, it connects the valley with the hilltop, forming a variety of open, protected and enclosed spaces: gathering areas for the everyday uses of the local community and the visitors.

REMIX STUDIO — Con-Cave

The maze of connections emphasizes the isomorphism of the building with the topography of the site. Taking advantage of the existing hill, its slopes and caverns are placed in accordance to the morphology of the terrain and its structural resistance. The built volumes result as a negotiation between the programmatic requirements, the autochthonous Afghan cave typologies, the regional climate, the lighting conditions, the selection of views, etc.

REMIX STUDIO — Con-Cave

Taking all the previous factors at its premise, the spatial configuration of the building generates its continuity and discontinuities by the hybridization of two typologies: the chamber and the tunnel. The chamber locally defines the program and controls the space; the tunnel allows the blend to happen, the intentional connection of several caves into one system. The morphological metamorphosis between the “singularities” of local conditions is assessed and defined at each point, resulting in an “imperfect continuity”. This almost seamless interconnectedness, the transition between the specificity of several places is not a simple merging operation but an act of decision, a play made of a continuous lighting and spatial modulation, protrusion, invasions and interruptions. The “Cave”

REMIX STUDIO — Con-Cave

Starting from the study of local inhabited caves, we developed a morphology that engages with the views and dramatic lighting effects, where the program and the circulation merge and the building marks a new edge condition on the topography. “Lofting” different sections results in a continuous sequence of unique spatial experiences: in the exhibition area in the Southern end the “cave” collects and reflects indirect natural light through a gap in the top, while in the outdoor open gallery in the central segment the “cave” frames the views towards the Buddhas at specific angles and heights (in this case the gap is on the side, facing North-West). Such unique morphology creates an interesting and ambiguous relationship between indoor and outdoor spaces and provides numerous shaded areas for outdoor activities. Landscape / outdoor spaces

REMIX STUDIO — Con-Cave

There is no clear differentiation between the building and the surrounding landscape as the two interweave in an integrated system, taking advantage from each other. The building structure reinforces the steep slopes of the hill and the new built volume creates a terracing system that provides a diversity of multi-functional public outdoor activities for the community: movie projections, theatre and social gatherings, sports, market, community farming. The volume of the building is inserted into the terrain respecting as much as possible its original conditions and the earthwork needed for its construction is the result of a cut and fill balance. The building also works as a rain collector to provide irrigation water during the dry season. The local ecology and biodiversity are strengthened by the implantation of local species that also help stabilize the terrain. Program / Circulation

REMIX STUDIO — Con-Cave

A series of outdoor and indoor ramps generates a continuous loop allowing easy accessibility to the entire program. The gates and the routes are designed in a way that outdoor spaces, public and private programs and can be managed separately to allow different operational times. The lower level (elevation: 2545.00m) facing the best views towards North-West hosts the public programs: reception, exhibition and performance. The upper level (elevation: 2555.50m) that has the best solar exposure towards South-East hosts the semi-public and private programs: workshop, research, classrooms, conference room, administration. Materials

REMIX STUDIO — Con-Cave

The centre would be entirely built with local materials: concrete (for load bearing structure) gravel (for the outdoor paving), wood (for the deck that marks the main exhibition route), mud bricks (for the lower walls and the perimetral fence). The use of exposed concrete confers roughness and monumentality, responding to the strong context and the important social function of the new building. Sustainability

REMIX STUDIO — Con-Cave

The centre would work as a self-sustained system, extracting thermal and electric energy from the solar panels on the roof. The water is collected and cleansed in bioswales and stored in underground tanks, providing water for irrigation.

REMIX STUDIO — Con-Cave

REMIX STUDIO — Con-Cave

REMIX STUDIO — Con-Cave

REMIX STUDIO — Con-Cave

REMIX STUDIO — Con-Cave

REMIX STUDIO — Con-Cave

REMIX STUDIO — Con-Cave

REMIX STUDIO — Con-Cave

Homage - Sam Voltolini

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Wooden housing as the element that defines the limits of a village…

Sam Voltolini — Homage

Exterior view 1

The footprint of the buildings, implants itself with regard to the existing buildings on the border of the site, arranged in an anarchic manner. It orients to allow for through and through breathing spaces for the buildings while framing the landscape and creating intimacy for the inhabitants.

Sam Voltolini — Homage

Exterior view 2

Located at the « end of the village » the project fits in between the dense village zone and a zone where lone buildings are dispersed through the space. There main buildings oriented transversely in the Rhone valley are placed on a semi-buried ground floor that provides the necessary parking to the buildings.

Sam Voltolini — Homage

Exterior view 3

This typology creates a continuity for the villages pedestrians. The spaces in between the three buildings seem to hold, frame, and offer magnificent views of the faraway mountains.

Sam Voltolini — Homage

Exterior view 5

The geometry of the buildings reinforce these views while also maximizing the amount of south facing façade.

Sam Voltolini — Homage

Exterior view 4

The core of the building in concrete consists of a staircase, with the walls that separate each apartment playing a more soundproof and anti-seismic function. The construction system of the façades isolated with steamed larch was prefabricated.

Sam Voltolini — Homage

Exterior view 6

The apartments themselves where developed as a series of four per lift per floor, and therefore offer two typologies, two through and through apartments and two south-oriented apartments. To the north we can find the bedrooms while all the living spaces profit from the maximum south sunlight.

Sam Voltolini — Homage

Exterior view 6

Sam Voltolini — Homage

Exterior view 7

Sam Voltolini — Homage

Exterior view 8

Sam Voltolini — Homage

Situation Plan

Sam Voltolini — Homage

Ground floor and Sections

Wagon Jeux - Encore Heureux, C Cube

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Playgroung at La Friche de la Belle de Mai, Marseille.

La proximité immédiate du site de la Friche Belle de Mai avec les voies ferrées crée une situation urbaine étonnante, source d’inspiration pour penser cette commande d’aire de jeux en s’appuyant sur l’histoire du lieu et en réactiver le potentiel narratif. Les trains et les gares sont en effet un univers rempli d’imaginaires, extrêmement dynamiques, qui fascine autant d’un point de vue technique (machines, constructions, …) qu’humain (savoir-faire, métiers, …). Cette aire de jeux s’organise sur un châssis de wagon de marchandise stationné sur une des trois voies encore présentes sur le site. Un espace transformé, complété d’une structure de jeux où rêver à des voyages immobiles. Monter sur le wagon, prendre place aux commandes de la cabine, jouer au cheminot… Jouer à partir de cet objet magique qui incarne le mouvement, l’avancée, la possibilité d’aller loin. L’emprunter à l’univers connu de la ville pour l’offrir aux enfants, qu’ils le découvrent, le détournent et l’habitent.

Area: 180 m²
Budget: 125 000 €
Year: 2013

Encore Heureux, C Cube — Wagon Jeux

Encore Heureux, C Cube — Wagon Jeux

Encore Heureux, C Cube — Wagon Jeux

Encore Heureux, C Cube — Wagon Jeux

Encore Heureux, C Cube — Wagon Jeux

Encore Heureux, C Cube — Wagon Jeux

Encore Heureux, C Cube — Wagon Jeux

Encore Heureux, C Cube — Wagon Jeux

Encore Heureux, C Cube — Wagon Jeux

Encore Heureux, C Cube — Wagon Jeux

Encore Heureux, C Cube — Wagon Jeux

Encore Heureux, C Cube — Wagon Jeux

Encore Heureux, C Cube — Wagon Jeux

CINE 32 - Encore Heureux

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Concept
To built a five rooms cinema for CINE 32 association has to answer some challenges.
What else than a shoe box as you find in suburban territory?
What kind of identity would suit to a meeting point, place of discoveries, debates and diversity?
What presence for a brand new building right downtown, in place of an old military camp?
How could we propose a place and an identity that fit to CINE 32 and his actions towards an always broader and mixed public?
We came up with images of old cinemas’ pediment and tobacco dryer from the south-west of france, with their openwork natural wood façade. We also care for an assumed double life image, an adequate day and night use. Cinema has this unique opportunity to gather different people for a common but yet unusual journey. We wish to offer remarkable conditions for such a trip.

Encore Heureux — CINE 32

A strong relationship
To carry this adventure out we’ve looked preciously to the relationship between architect and client. Every step of conception has produced multiple studies. For instance, projection rooms were subject to a narrative outline and climatic environments ; bases leading us to built atmospheres. Thus, we go through starry night (first room) to sunrise (second room). Interior and façade lights were developped specificly to this project with an effort of economy, consistency and precision. As were the custom-made administration’s furnitures Artist Bonnefrite has lead building’s signage with a delicate touch. The main sign, on avenue de l’Yser side, is a powerful and joyful gesture toward the city. Hand-painted numbers on pedi- ments reveal the diversity of both spaces and styles in cinema. Strong involvement from local construction firms allowed us to respect lead time and expecte- ted budget equally with a common requirement for the result. The adventure proved to be forceful and appealing.

Encore Heureux — CINE 32

Derrière une façade en référence aux cinémas du siècle dernier, se développe un équipement de six salles en projection numérique.Cette révolution technologique est l’occasion pour l’association Ciné 32 de poursuivre son action de diffusion de tous les cinémas, en s’installant sur l’ancien site de la caserne d’Espagne en centre ville d’Auch. Deuxième jalon après l’implantation d’une structure dédiée aux arts du cirque, la construction de ce cinéma poursuit la vocation culturelle de ce nouveau quartier de la ville. Plutôt qu’une grande infrastructure type multiplexe, nous souhaitons donner l’image d’une collection de petits cinémas de quartiers côte à côte.Par un bardage bois avec un motif à chevrons disposés en clairvoie, nous réinterprétons les anciennes façades à frontons en y ajoutant un grand numéro pour identifier chaque salle.Le dernier de ces six volumes est un grand hall d’accueil, sous verrière, avec les bureaux de l’association en mezzanine. Entre les ateliers jeune public, les espaces d’expositions et le bar, c’est un endroit simple et vivant comme contrepoint indispensable aux salles obscures.

Encore Heureux — CINE 32

Encore Heureux — CINE 32

Encore Heureux — CINE 32

Encore Heureux — CINE 32

Encore Heureux — CINE 32

Encore Heureux — CINE 32

Encore Heureux — CINE 32

Encore Heureux — CINE 32

Encore Heureux — CINE 32

Encore Heureux — CINE 32

Encore Heureux — CINE 32

Encore Heureux — CINE 32

Encore Heureux — CINE 32

Encore Heureux — CINE 32

Encore Heureux — CINE 32

Encore Heureux — CINE 32

Encore Heureux — CINE 32

Encore Heureux — CINE 32

Encore Heureux — CINE 32

Encore Heureux — CINE 32

Encore Heureux — CINE 32

Encore Heureux — CINE 32

Encore Heureux — CINE 32

Encore Heureux — CINE 32

Encore Heureux — CINE 32

Encore Heureux — CINE 32

Encore Heureux — CINE 32

Encore Heureux — CINE 32

Encore Heureux — CINE 32

House in Moscow - Nico van der Meulen

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Nestled in a dense pine forest in Barvikha; Russia, this site is situated within a secured estate in Moscow. Positioned along the river and small lake in close proximity to the health resort for the Russian politici, the Barvikha Sanatorium, it comes as no surprise that this estate became very sought after by many influential people in Russia.

Nico van der Meulen — House in Moscow

The relatively flat site presents itself as a remote and private location shielded by a canopy of trees. The client requested a luxurious nine bedroom contemporary mansion of 4400 m²; with an emphasis placed on the design of the living and entertainment rooms. A half Olympic size indoor pool was also an important aspect in the design, with a kid’s playroom cantilevering over it and provision made for jumping and diving from there.

Nico van der Meulen — House in Moscow

The client’s request for a contemporary home and interest in a semi circular floor plan were decisions that played a large part in influencing the design of this home, which to a large extent is a glass tree-house with steel elements as the structure. Due to the climate, the client wanted to have as much south and east facing glass as possible to capture the sunlight during the short summers, and to maximize the views towards the forest.

Nico van der Meulen — House in Moscow

Nico van der Meulen introduced semi circular forms into the plan while Werner van der Meulen creatively explored the concept of the Russian wedding band which comprises of three interlocking bands. The bands were designed to shelter, protect, wrap and contain the internal spaces, while concealing the entrance almost entirely. In doing this the bands also shield the villa from the cold Northern Arctic winds and reflect light into the dark northern parts of the house.

Nico van der Meulen — House in Moscow

The extensive use of geo-thermal heating combined with triple glazing and extensive insulation of the building fabric reduces the energy consumption of the residence to a minimum.

Nico van der Meulen — House in Moscow

Nico and Werner collectively aimed to challenge the conventional linear approach to contemporary buildings by introducing curves into both the façades and the spatial planning. Translating this concept into the design of an up-market residence is what inspired Werner to focus on the design of the bands primarily, after which the rest of the house’s forms developed naturally and effortlessly.

The “wedding bands”, separate yet connected, are at times seen to emerge from the ground. At other times they are found suspended in mid air if held in position by the coolness of the air itself.

These bands often connect and collide with the main structure, and in other instances they stand proud as if to guard and protect the house from a distance. Openings emerge from where the bands separate from each other to reveal points of entry and ventilation. The southern façade opens up and pays tribute to the expansiveness of the site where the curves continue down the walls seamlessly joining the roofs, floors and walls into one uninterrupted ribbon.

From every perspective no clues are revealed as to how the structure works, leaving you wondering how it is all held together. The strategically placed structural elements have been positioned within the circular bands or walls of glazing which conceal them.

The triple volume entrance hall frames a spiral staircase that connects all four storey’s of this luxurious home. The basement, large enough to accommodate 8 cars, has a water feature integrated into the hall with views down onto it from all floors. This feature can also be heated by geothermal systems to heat the central part of the house in winter.

Open plan living rooms and entertainment areas merge seamlessly with the garden;even the landscaping follows the curves of the design. Various double volume spaces and have been strategically placed to ensure southern light reaches even the deepest parts of this house.

The children’s rooms were designed as double volume spaces, with the actual bed sitting on a mezzanine looking down into the living/work space below. Every decision, whether insignificant or imperative, has been dealt with in a manner that reinforces the concept of this design, making it a true success in the field of architecture and design.

Structural challenges were used as platforms to explore new construction methods, all the while revealing the talent of this father and son team at Nico van der Meulen Architects.

Uffici TAF - Gabriele Pitacco Architetto

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Le dinamiche produttive sono, almeno secondo Manfredo Tafuri, la chiave di lettura attraverso cui comprendere ed esprimere il rapporto tra l’architettura ed il suo tempo. Immaginare uno spazio di lavoro privato dove la creativitàè lo strumento principale è un’indagine o forse una seduta di psicanalisi su come i prodotti intellettuali ed artistici vengono creati e quali relazioni umane, tecnologiche ed architettoniche incorporano al loro interno.

Gabriele Pitacco Architetto — Uffici TAF

Reception

Nel campo della creatività due sono gli eventi che sono stati assunti come momenti di trasformazione cruciali, la Factory di Andy Warhol e lo studio delle dinamiche di diffusione delle Meme su supporto digitale. Con la Factory di Warhol la creazione artistica intreccia un’interessante relazione di sinergia/antagonismo con le modalità di progettazione seriale. Anche la creazione di valori simbolici e figurativi viene tradotta in modelli e metodi attraverso cui diviene iterabile. Con la diffusione dei network istantanei su base sociale, le dinamiche legate alla diffusione delle informazioni culturali e sociali, i geni del patrimonio culturale collettivo condiviso, hanno sviluppato dinamiche virali analizzabili e ripetibili su scala globale. Un informazione con caratteristiche definite o veicolata con supporti studiati è“per sé” scalabile istantaneamente al limite della saturazione dei riceventi.

Gabriele Pitacco Architetto — Uffici TAF

Concept volumetrico

La sintesi di questi stravolgimenti, mediata dalla sensibilità della committenza, ha prodotto una sequenza di step concettuali semplici capaci di generare spazi e soluzioni di qualità all’interno di un edificio storico di cui viene tutelata la facciata. Le relazioni spaziali create dalla rimodulazione dei volumi interni ed i nuovi modi d’uso che producono sono in grado di innescare interazioni tra i fruitori, stimolando la collaborazione e la creatività.

Porte aperte. Uno spazio di resilienza, un filtro tra interno ed esterno orienta i flussi, apre le porte verso la città e genera una nuova facciata trasparente che dialoga per contrasto con l’esistente nascondendosi come un prezioso cristallo al suo interno

Ricchezza volumetrica. Il volume esistente viene lavorato in sezione massimizzando la superficie ed arricchendo la complessità tridimensionale. Il nuovo solaio orizzontale rende leggibile la scala e la doppia altezza generando uno spazio di accoglienza capace di presentare fin dall’ingresso l’articolazione volumetrica e le relazioni spaziali

Spazio unitario. La rotazione in pianta dello scavo volumetrico garantisce la leggibilità dello spazio come un unico, creando una nuova relazione con l’arco esistente che ne scandisce il ritmo in profondità

Funzionalità. Gli spazi di servizio (caffetteria, sala riunioni, archivio, servizi igienici) si inseriscono come volumi pieni all’interno di questo sistema aperto, creando una quinta scenica con diversi gradi di trasparenza, in cui si inserisce il sistema degli spazi della produzione creativa.

CREDITI

Progetto: Gabriele Pitacco Team: Gabriele Pitacco, Guendalina Ciancimino, Adriano Riosa, Nicole Vascotto, Giulia Fedrigo Strutture: Marco Gnesda Serramenti: PB Finestre Illuminazione: Targetti Arredi: Continuità Superficie totale: 155mq

Canakkale Antenna Tower - IND [Inter.National.Design], Powerhouse Company

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The design main strategy is to separate the visitors center from the antenna tower. In this way, it eliminates any radiation hazard for the visitors and the workers at the visitors center. The design resolves in this way the paradox of the brief program demands by uniting all the different functions into one spatial gesture. The antenna tower is formed by joining the two vertical paths, creating a gracious gateway under which the visitors enter the premises. This gesture creates a strong visual identity from afar that is transformed into an elaborate scenic experience when up close. An open air path is placed at each footing of the antenna tower and follows the perimeter of the site gradually detaching from the ground, liberating the space on the hilltop and allowing the forest to complete itself into a continuous and uninterrupted landscape. The visitors center is located at the tip of the site offering views of the Dardanelles.

IND [Inter.National.Design], Powerhouse Company — Canakkale Antenna Tower

IND [Inter.National.Design], Powerhouse Company — Canakkale Antenna Tower

IND [Inter.National.Design], Powerhouse Company — Canakkale Antenna Tower

IND [Inter.National.Design], Powerhouse Company — Canakkale Antenna Tower


Arkadia - Apartment Building - IND [Inter.National.Design], Arman Akdogan, Felix Madrazo, Alejandro Gonzalez Perez, giorgio renzi

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Goztepe is a neighbourhood in the southern Asian side of Istanbul near the water facing the sea of Marmara. The neighbourhood is a densely arranged fabric of isolated towers that nevertheless face each other in close proximity. The client has asked IND to design the envelope and the landscape of a new tower. The facade result is a modular tertiary system made in metal and plastics that through its frames brings to the exterior a subtle reading of the structure of the building while allowing to break this regularity with a more free arrangement of windows in-between the structure. A prefab wood panel with vertical strips contrast with the smoothness of the aluminium and the glass. The slender facade where the living rooms are positioned is made highly transparent. The landscape extends the modular philosophy into patches of grass, stone and water.

IND [Inter.National.Design], Arman Akdogan, Felix Madrazo, Alejandro Gonzalez Perez, giorgio renzi — Arkadia - Apartment Building

IND [Inter.National.Design], Arman Akdogan, Felix Madrazo, Alejandro Gonzalez Perez, giorgio renzi — Arkadia - Apartment Building

IND [Inter.National.Design], Arman Akdogan, Felix Madrazo, Alejandro Gonzalez Perez, giorgio renzi — Arkadia - Apartment Building

IND [Inter.National.Design], Arman Akdogan, Felix Madrazo, Alejandro Gonzalez Perez, giorgio renzi — Arkadia - Apartment Building

IND [Inter.National.Design], Arman Akdogan, Felix Madrazo, Alejandro Gonzalez Perez, giorgio renzi — Arkadia - Apartment Building

IND [Inter.National.Design], Arman Akdogan, Felix Madrazo, Alejandro Gonzalez Perez, giorgio renzi — Arkadia - Apartment Building

IND [Inter.National.Design], Arman Akdogan, Felix Madrazo, Alejandro Gonzalez Perez, giorgio renzi — Arkadia - Apartment Building

IND [Inter.National.Design], Arman Akdogan, Felix Madrazo, Alejandro Gonzalez Perez, giorgio renzi — Arkadia - Apartment Building

Museum of The Art of Tadeusz Kantor Cricoteka - nsMoonStudio, Wizja

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Centre for Documentation of the Art of Tadeusz Kantor – a symbol of exploration in the art of the individual path to creativity subverted the boundaries between actor and spectator, the creator and the recipient pulls all the participants to share -Games-the fun. The public space of the city is a stage and the audience at the same time, is a place of continuous performance. Its value lies in blurring the boundaries between inside and outside space “flows”, is common.

nsMoonStudio, Wizja — Museum of The Art of Tadeusz Kantor Cricoteka

The creators, artists, residents and visitors together participate in the action, create the environment that shape with the help of selected objects, structures, facilities, methods. Kantor’s Art Centre has broadcast message. Vistula river, its boulevards, the immediate surroundings are “objects and props” that can participate in the action, and the retraction of the precinct scenes (specular reflection in the ceiling) creates the potential for creative use.

nsMoonStudio, Wizja — Museum of The Art of Tadeusz Kantor Cricoteka

Building the Museum, according to Kantor’s creative vision, does not integrate with the environment, and the existing building does not update its existence by identifying with the original function, but through conscious contrast of form and content create a pretext for conflict and the “clash”. The aim of the creative work is not identified as a solid form rather, the manner of its impact on the environment.

nsMoonStudio, Wizja — Museum of The Art of Tadeusz Kantor Cricoteka

Moving away from the land development of a free and freeing it for the purposes of the performance, exhibitions, performances, happenings extends the range of influence of the form and its contents to the scale of the urban city. Transforming the characteristic image of a man carrying on his back is a symbol of the table clash matter, the subject of a human being, which is the creative effort of building a new form, makes sense of the new “song” is the feedback from the combination of ideas creator and choose “plastic”. Added object to the word “object” wrapped – so. emballage by the idea of Tadeusz Kantor, for which packaging is hiding “puzzling” and suitable for the structure functions. Kantor is fundamentally an object of general interest and as such has the right to an accent, and even dominates the skyline of the city space. The scale of the buildings properly expressed may attenuate the negative impact of very tall buildings in the neighborhood. Adopted gage height is similar to a building constituting a background, and significantly lower than the recently implemented in the area at Qubus.

nsMoonStudio, Wizja — Museum of The Art of Tadeusz Kantor Cricoteka

Surface area: 2428.0m2
Building area: 1640m2
Usable floor area: 3567m2
Total area: 5342.24m2
Investment cost: 50 000 000 PLN

nsMoonStudio, Wizja — Museum of The Art of Tadeusz Kantor Cricoteka

nsMoonStudio, Wizja — Museum of The Art of Tadeusz Kantor Cricoteka

nsMoonStudio, Wizja — Museum of The Art of Tadeusz Kantor Cricoteka

nsMoonStudio, Wizja — Museum of The Art of Tadeusz Kantor Cricoteka

nsMoonStudio, Wizja — Museum of The Art of Tadeusz Kantor Cricoteka

nsMoonStudio, Wizja — Museum of The Art of Tadeusz Kantor Cricoteka

nsMoonStudio, Wizja — Museum of The Art of Tadeusz Kantor Cricoteka

nsMoonStudio, Wizja — Museum of The Art of Tadeusz Kantor Cricoteka

nsMoonStudio, Wizja — Museum of The Art of Tadeusz Kantor Cricoteka

nsMoonStudio, Wizja — Museum of The Art of Tadeusz Kantor Cricoteka

nsMoonStudio, Wizja — Museum of The Art of Tadeusz Kantor Cricoteka

nsMoonStudio, Wizja — Museum of The Art of Tadeusz Kantor Cricoteka

nsMoonStudio, Wizja — Museum of The Art of Tadeusz Kantor Cricoteka

nsMoonStudio, Wizja — Museum of The Art of Tadeusz Kantor Cricoteka

nsMoonStudio, Wizja — Museum of The Art of Tadeusz Kantor Cricoteka

nsMoonStudio, Wizja — Museum of The Art of Tadeusz Kantor Cricoteka

nsMoonStudio, Wizja — Museum of The Art of Tadeusz Kantor Cricoteka

nsMoonStudio, Wizja — Museum of The Art of Tadeusz Kantor Cricoteka

nsMoonStudio, Wizja — Museum of The Art of Tadeusz Kantor Cricoteka

nsMoonStudio, Wizja — Museum of The Art of Tadeusz Kantor Cricoteka

Restauro del villino liberty in via Rimembranze - Architettura e Paesaggio

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Dell’elegante villino liberty sito in via Rimembranze 1 a Trescore Balneario e costruito attorno al 1928, non abbiamo il nome dell’architetto che progettò tale dimora. Si colloca nella fase matura del movimento artistico denominato “liberty”, quello stile floreale che si sviluppa anche a Bergamo a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento lasciando importanti architetture quali, ad esempio, il Grand Hotel e il Casinò a San Pellegrino Terme a firma dell’architetto romano Romolo Squadrelli. La casa si colloca in quegli anni nel recente viale Rimembranze con i cipressi ancora giovani e la fronte principale che si rivolge verso questa nuova via, abbandonando l’antico percorso che cingeva il brolo della villa Mosconi Celati, percorso ancora sottolineato dall’androne che separa la Villa dalla chiesa di San Bartolomeo, già oratorio dei nobili Celati. Lo schema icnografico è essenzialmente quello Ottocentesco il quale, a sua volta, discende dallo schema distributivo di alcune case nobili della seconda parte del Settecento: ampi ambienti, disposti simmetricamente, che si affacciano su un vano centrale, il corridoio nel caso in esame, che attraversa tutta la casa. Anche le fronti mostrano una composizione simmetrica e ordinata: le decorazioni floreali poste sotto le finestre e sotto la gronda partecipano a “muovere” il disegno. I contorni, le colonne e le balaustre del protiro e gli altri elementi compositivi delle fronti, sono in cemento prefabbricato, introducendo nell’architettura quella produzione pre-industriale dei componenti ancor oggi viva nel mercato delle costruzioni.

Architettura e Paesaggio — Restauro del villino liberty in via Rimembranze

Il villino liberty a seguito del restauro

Architettura e Paesaggio — Restauro del villino liberty in via Rimembranze

Il villino liberty a seguito del restauro

Architettura e Paesaggio — Restauro del villino liberty in via Rimembranze

Il progetto di restauro delle facciate

Architettura e Paesaggio — Restauro del villino liberty in via Rimembranze

Il villino liberty prima degli interventi di restauro

Banca BCC Caraglio - studio KUADRA

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L’ampliamento della sede della Banca di Credito Cooperativo di Caraglio, prevede l’edificazione di in nuovo fabbricato. Attualmente la sede è ospitata nell’adiacente “Palazzo del Fucile”. Un palazzo storico per Caraglio, edificato all’incirca nel 1700 con aggiunta di varie costruzioni accessorie succedutesi dal 1800 al 1930 circa. Recentemente il Palazzo è stato totalmente ristrutturato per poterlo adibire a sede della Banca di Credito Cooperativo locale e restituirlo alla città.

studio KUADRA — Banca BCC Caraglio

La stretta manica storica dell’edificio e la sua limitata superficie interna ha fatto sorgere l’esigenza di ampliare la sede con l’edificazione di un nuovo fabbricato da collegare funzionalmente al “Palazzo del Fucile”. Il progetto prevede una nuova costruzione che sarà posta perpendicolarmente al palazzo storico.

studio KUADRA — Banca BCC Caraglio

Il collegamento tra vecchio e nuovo edificio è previsto solo a piano terra, ai piani superiori il nuovo fabbricato si arretra dal prospetto del palazzo del Fucile. Un passaggio di circa 2,50 m interamente vetrato (anche a soffitto) unisce i due fabbricati.

studio KUADRA — Banca BCC Caraglio

Il nuovo edificio si estenderà su quattro piani fuori terra ed un piano interrato. I piani fuori terra saranno totalmente destinati ad uffici commerciali ed il piano interrato sarà interamente destinato a parcheggio.

studio KUADRA — Banca BCC Caraglio

L’area di pertinenza sarà parte destinata a piazza pubblica (porzione sopra i parcheggi pubblici) e parte ad area di parcheggio di pertinenza dell’edificio (cortile retrostante). La forma volumetrica dell’edificio è stata dettata dalla necessità di interferire visivamente il meno possibile con la facciata dello storico “Palazzo del Fucile”. Infatti il particolare taglio inclinato della facciata a ponente permette la visione dell’intera facciata del palazzo al pubblico in transito da Via Gioberti verso Via Roma. Questa nuova sagoma, risulta assai meno imponente di quella prevista dal precedente progetto edilizio.

studio KUADRA — Banca BCC Caraglio

E’ stato inevitabile sacrificare parte della cubatura disponibile a fronte di un minor impatto sull’ambiente urbano circostante e una miglior fruizione degli spazi lavorativi. Il nuovo volume con un taglio moderno, semplice e volutamente in contrasto con il palazzo storico, contribuisce a mettere in risalto le singole peculiarità di ciascun edificio, senza prevaricazioni reciproche.

studio KUADRA — Banca BCC Caraglio

L’edificio, molto vetrato sull’antistante piazza pubblica, viene movimentato sul prospetto da un nastro scuro, che partendo dal terreno, in prossimità del palazzo storico, sale e va a formare dei movimenti sulla facciata, diventando all’occorrenza cornicione e frangisole, mascherando l’imponenza dei quattro piani fuoriterra.

studio KUADRA — Banca BCC Caraglio

Questo nastro, a sezione triangolare irregolare, è previsto in alucobond antracite, e porterà anche degli elementi frangisole verticali, che si snoderanno tra piano e piano, e saranno realizzati con un estruso di vetroresina rivestito da un impiallacciatura in legno appositamente trattata per restistere nelò tempo all’esterno.

studio KUADRA — Banca BCC Caraglio

La copertura è prevista piana, atta ad ospitare dei pannelli solari e fotovoltaici, invisibili dall’ambiente circostante, in quanto nascosti dal nastro-veletta. Per l’interno, verranno usati materiali il più possibile naturali, con una grande presenza di elementi in legno in colorazione naturale.

studio KUADRA — Banca BCC Caraglio

L’edificio oltre all’aspetto formale ed estetico conterrà anche numerosi accorgimenti destinati ad incentivare il risparmio energetico. Oltre ai già citati pannelli solari e fotovoltaici sulla copertura, particolare attenzione verrà posta allo studio di interventi sulle vetrate, che potranno diventare veri e propri elementi tecnologici attivi.

studio KUADRA — Banca BCC Caraglio

Saranno infatti utilizzate vetrate basso-emissive e schermate per l’irraggiamento solare estivo. Saranno altresì valutate eventuali possibilità di utilizzare sistemi solari passivi, qualora risulti energeticamente conveniente.

studio KUADRA — Banca BCC Caraglio

Particolare cura verrà riservata ai sistemi di illuminazione interni ed esterni. Entrambi saranno eseguiti con fonti luminose a risparmio energetico, quella scenografica esterna , realizzata con corpi illuminanti con sistemi a led, valorizzerà i due edifici e la piazza pubblica nelle ore notturne.

studio KUADRA — Banca BCC Caraglio

L’antistante piazza, è stata pensata come “salotto urbano” fruibile dalla popolazione, con aree verdi, sedute e ampie aiuole ospitanti essenze decorative ornamentali. Le pavimentazioni esterne di uso pubblico, onde garantire una buona durata, saranno eseguite in pietra color naturale (luserna in lastre o cubetti), con opportuna finitura superficiale antisdrucciolo. Questo spazio pubblico previsto molto aperto, prevederà diversi collegamenti pedonali agli edifici e ai sottostanti parcheggi pubblici e privati.

studio KUADRA — Banca BCC Caraglio

Un’attenzione particolare sarà prestata per il recupero e mantenimento dell’attuale portale di accesso in pietra, proveniente dall’abbattimento del Forte di Demonte nell’anno 1744. Oltre ad essere recuperato integralmente il manufatto con gli adiacenti due spezzoni di recinzione in muratura, verrà restituita al portale la sua funzione storica di ingresso, diventando il nuovo accesso all’intera struttura.

studio KUADRA — Banca BCC Caraglio

Dal portale, un vialetto porterà alla vasta hall vetrata che collegherà funzionalmente il palazzo del Fucile con il nuovo edificio. Le trasparenze giocano un ruolo fondamentale del progetto, permettendo ai fruitori dell’edificio, di godere di ampie visuali sul centro di Caraglio e sull’adiacente palazzo storico. Questo effetto sarà maggiormente apprezzabile ai piani superiori dove finestre, balconate e terrazzamenti si affacceranno sull’ambiente circostante.

studio KUADRA — Banca BCC Caraglio

Il piano interrato destinato a parcheggio di uso pubblico conterrà 42 posti auto, mentre altri 10 posti auto saranno dislocati in superficie lungo via Gioberti, per un numero complessivo di 52 posti auto.

studio KUADRA — Banca BCC Caraglio

I parcheggi privati previsti a disposizione del personale della banca, saranno 40 al piano interrato e 16 al piano terra nel cortile retrostante l’edificio. Questi ultimi, in particolar modo, con il trasferimento della filiale cittadina dall’attuale Via Roma al piano terreno del nuovo edificio, contribuirà in modo drastico a liberare posti auto per la popolazione.

Tabià a Colmean - SBSA

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L’edificio originario é un manufatto edilizio costruito all’inizio del XX secolo con funzione di stalla e fienile tipico di queste zone alpine denominato Tabià. La tipologia strutturale di questo tabiàè del tipo “a telaio”. Sito su un terreno in pendenza, il tabià ha un basamento parzialmente interrato costituito da pareti in pietrame.

SBSA — Tabià a Colmean

IDEA DI RESTAURO: il tabiàé stato smontato e rimontato mantenendo la stessa tipologia strutturale e costruttiva, dove travi e pilastri lignei sono state puliti e riutilizzati con integrazione di alcuni elementi di recupero per mantenere una certa uniformità cromatica. Il basamento invece ha un’ossatura metallica con tamponamenti in laterizio rivestiti all’esterno con una controparete in pietra posata con poca malta di allettamento. Per mantenere la specificità del manufatto originario abbiamo evitato di trasformare tutti i tamponamenti lignei in pareti cieche: quella permeabilità alla luce che dava il tavolato leggermente discostato delle facciate rivolte a sud ora é garantito da un sistema infisso/scuro apribile dove le assi degli scuri ripropongono queste spaziature. Le pareti vetrate propongono un nuovo dialogo con l’intorno.

SBSA — Tabià a Colmean

TIPOLOGIA: a livello tipologico, viste le dimensioni ridotte del manufatto, si é scelto di avere un unico grande ambiente per ogni livello, mentre scale e locali tecnici ed accessori sono stati posti tra il castello centrale e le pareti cieche di nord. Alcune superfettazioni sono state eliminate e al livello seminterrato é stata data una nuova geometria con la stanza che si prolunga al di sotto della pavimentazione di ingresso. La copertura é stata completamente rifatta, ma avendo cura di mantenere inalterato l’aspetto esterno: pur essendo un tetto ventilato, ciò che é a vista sono solo i travetti che reggono il tavolato in legno e il rivestimento metallico.

SBSA — Tabià a Colmean

MATERIALI: tutti gli elementi lignei (strutturali e di rivestimento) sono in legno di larice massiccio. Per la parti in pietra esterne é stato riutilizzato tutto il pietrame originario in porfido tranciato; per l’interno, sono state usate lastre di pietra dolomia.

SBSA — Tabià a Colmean

SBSA — Tabià a Colmean

SBSA — Tabià a Colmean

SBSA — Tabià a Colmean

SBSA — Tabià a Colmean

SBSA — Tabià a Colmean

SBSA — Tabià a Colmean

SBSA — Tabià a Colmean

SBSA — Tabià a Colmean

SBSA — Tabià a Colmean

SBSA — Tabià a Colmean

SBSA — Tabià a Colmean

SBSA — Tabià a Colmean

SBSA — Tabià a Colmean

SBSA — Tabià a Colmean

SBSA — Tabià a Colmean

SBSA — Tabià a Colmean

SBSA — Tabià a Colmean

SBSA — Tabià a Colmean

SBSA — Tabià a Colmean

SBSA — Tabià a Colmean

SBSA — Tabià a Colmean

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