Prima ancora di un intervento di demolizione e ricostruzione, è nostra convinzione che l’intervento sull’edificio denominato cinema Ambra, sia un’azione sul territorio, un’occasione di incontro, conoscenza, condivisione, dialogo; un’opportunità di coinvolgere le realtà del territorio con proposte che sappiano porre le condizioni per la costruzione di relazioni positive, per realizzare attrezzature capaci di fornire servizi proponendo esperienze partecipative. Uno spazio di aggregazione per funzioni pubbliche e di servizio, uno spazio intergenerazionale caratterizzato da una flessibilità negli spazi e negli orari di accesso. Uno spazio per il prolungamento della vita quotidiana degli abitanti, luogo dello svago, delle attività sociali, ludico e culturali. Nello sviscerare il ruolo fondamentale di connessione e polarizzazione con la città, ci si è posti il problema di creare una efficiente rete di circolazione e di comunicazione indirizzando la progettazione verso scelte architettoniche che consentissero delle forme di organizzazione indipendenti dalle diverse funzioni. Un concetto di progetto inteso come strategia piuttosto che come design. Orientandosi su quattro ordini programmatici RELAZIONE RICREAZIONE INFORMAZIONE PROMOZIONE sono state compiute scelte architettoniche che interpretassero il significato, orchestrando una serie di attività che provocassero, con la loro interazione, una reazione a catena di episodi sparsi per l’intero centro abitato.
© Roberto di Pizio . Published on March 08, 2015.
La risposta progettuale a questi aspetti del programma non può esimere dal concetto di libertà inteso come apertura. Apertura perché genera un percorso partecipato allargato ai diversi attori della città, attraverso la localizzazione di elementi di contatto, divulgazione, comunicazione, dislocati nei punti nevralgici, in una tappa, un percorso di condivisione che troverà la sua polarizzazione nell'edificio cinema Ambra, non più inteso come contenitore ma come catalizzatore di esperienze, attraverso forme architettoniche che coniughino memoria del territorio, ambiente, aspetti aggregativi e sociali. Apertura perché seppur confinato all'impianto quadrangolare dettato dalle regole urbanistiche, l'edificio sprofonda il suo piano terra, rompe gli argini fisici di piazza Cavour e consente lo straripamento dello spazio sulla via C. Colombo che, rialzata alla quota della piazza stessa nel tratto compreso tra la via Emilia e via Roma, muterebbe la propria destinazione assolvendo le molteplici funzioni di: _garanzia dei flussi veicolari attraverso l'attivazione di una zona 30 (massima velocità consentita); _coinvolgimento attivo e diretto delle attività commerciali insistenti sulla via C. Colombo; _restituzione del ruolo di centralità alla chiesa ed al cinema Ambra; _compimento di uno spazio coperto, una stoà, capace di migliorare e favorire ulteriori relazioni ed interazioni fra persone.
Sotto l’aspetto specificamente architettonico, l’edificio si compone di un piano interrato dove si colloca una sala convegni di oltre 250 posti a sedere, addossata sul lato est del lotto. In tal modo si genera, sul lato opposto, un patio-giardino della larghezza di oltre 3 ml che oltre a fornire aria e luce alla sala, ne consente l’accesso. All’interno di essa, volumi appoggiati contengono i servizi, la cabina di proiezione, i ripostigli, mentre il magazzino è situato nello spazio sottostante la scalinata. Il prolungamento del volume dei servizi all’esterno della sala, intercetta la verticalità del blocco ascensore in un continuum sino alla sommità dell’edificio. La copertura della sala, piegata secondo angoli generati dai coni visivi degli spettatori, riverbera la propria forma al piano della piazza sovrastante, concependo una tettonicità capace di rimappare le relazioni con l’esistente, fornendo una nuova percezione dell’esperienza di movimento durante il passaggio. In questo spazio, di altezza doppia, un’ossatura di pilastri in calcestruzzo armato, a V rovescia, disposti in sequenza rigorosamente modulare, dominano visivamente e fisicamente l’intero volume. La traslazione di alcuni di essi consente di generare il complesso distributivo verticale costituito da rampe inclinate ortogonali alla pendenza dei pilastri. Un primo livello, di dimensioni ridotte, fluttuante all’interno del doppio interpiano, funge da appoggio per un salotto di lettura all’aperto ed una mediateca completamente vetrata, non inficiando in maniera preponderante sulla spazialità visiva della galleria. Un secondo livello caratterizzato da una matericità accentuata rispetto all’intero edificio, contiene spazi destinati alle attività espositive e di piccola ristorazione, generando una convivenza ed una flessibilità dettate dalle varie celebrazioni. Qui, quasi con riservatezza, spazi esterni ed interni coesistono in maniera autonoma rispetto al resto dell’edificio.
© Roberto di Pizio . Published on March 08, 2015.
© Roberto di Pizio . Published on March 08, 2015.