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Nuovo Bivacco Fratelli Fanton - Sabrina Rossa, Alessio Bortoluzzi

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Oggi il rapporto tra uomo e montagna può essere riassunto in due parole: necessità e leggerezza. La grande accelerazione che la ricerca ha avuto nella nostra società e le nuove possibilità di sperimentazione hanno reso possibili dotazioni sempre più specifiche e leggere, tali da mutare l’idea classica di alpinismo. Alimentazione, tessuti e dispositivi di sicurezza: la grande scommessa dell’attualitàè la leggerezza, una forza immateriale che proietta l’alpinista in una nuova dimensione, aprendo a molti la possibilità di fare quello che un tempo era la sfida di pochi. Il progetto è una risposta ai nuovi modi di vivere la montagna, dove il grande numero di frequentatori porta con sè necessità e aspettative che non trovano le risposte necessarie nei presidi e nelle attrezzature utilizzate fino ad oggi. Ciò comporta l’esigenza di un ripensamento delle strutture di ricovero disseminate lungo le cime.

Sabrina Rossa, Alessio Bortoluzzi — Nuovo Bivacco Fratelli Fanton

Il gruppo delle Marmarole è una delle aree più selvagge delle Dolomiti, con pochi punti d’appoggio, per altro raggiungibili solo attraverso grandi dislivelli. Forcella Marmarole si trova sull’intersezione di due valli sovrastate da declivi ripidi che d’inverno si trasformano sotto le abbondanti nevicate. Il nuovo punto d’appoggio, funzionante tutto l’anno, in un ambiente così ostico è stato ideato come un oggetto autoreferenziale: un riferimento sicuro per l’escursionista, che acquisisca le sfumature del paesaggio circostante senza confondersi. Il prodotto finale non è un esercizio stilistico fine a sè stesso, ma un esempio concreto di architettura risolta in ogni sua specificità. La composizione nega la mimesi con la natura, esaltando le proprie forme per rafforzare gli scopi principali della struttura: sicurezza e riparo. La funzionalità invernale e le riflessioni suggerite dall’area di progetto hanno focalizzato l’attenzione sull’orientamento del manufatto ed il posizionamento dell’ingresso. Il punto d’installazione è stato individuato sopra le linee di massima pendenza, ove si colloca la struttura con l’ingresso volto a sud. Ciò significa favorirne l’esposizione nei mesi freddi, con un conseguente scioglimento più rapido della neve, e liberarlo dai pericoli naturali cui è soggetto il lato rivolto a monte. Inoltre la direzione sud è la via principale di avvicinamento alla struttura.

Sabrina Rossa, Alessio Bortoluzzi — Nuovo Bivacco Fratelli Fanton

La forma compatta genera una struttura resiliente che non si pone come sbarramento artificiale all’impeto delle forze atmosferiche, bensì le accetta respingendole attraverso la conformazione del suo guscio protettivo. La sopraelevazione della struttura ha il vantaggio di ripararla dalle colate detritiche, di consentire l’uso di un unico accesso fruibile sia nei mesi estivi che invernali e garantire un continuo ricircolo d’aria sotto al bivacco. La piattaforma di ancoraggio è composta da 3 travi reticolari, appoggiate in due punti e rastremate verso lo sbalzo di valle. Questa composizione presenta una geometria ben amalgamata al bivacco, nonché il primo sguardo per chi sale dalla Val Baion. L’accessibilità al riparo sarà garantita da una scaletta metallica, immagine che riprende le vie ferrate e consentirà all’ingresso di trovarsi a circa 3 m dal terreno sottostante. La porta sarà suddivisa in due porzioni e accompagnata dall’alloggio fisso di una pala esterna per liberare eventuali accumuli nevosi. La forma del bivacco richiama la figura del sasso, un’irregolarità che risalta sul versante e che assume il valore del riparo. Il poliedro si configura come un masso erratico di dolomia proiettato in un grande fuori scala, omogeneo e senza sporgenze che sarebbero punti deboli per la struttura e di accumulo per la neve. La composizione ha assunto come linee guida due tagli netti delle pareti di monte e di valle: la prima completamente chiusa per esaltare il senso di protezione del manufatto, la seconda segnata da un’apertura vetrata, un diaframma che amplifica il rapporto con l’esterno indirizzando gli sguardi. La scelta di un volume compatto segnato solo da incisioni inglobate nella struttura segue il principio della necessità: ogni decisione è stata ragionata con uno scopo preciso. Trovano così spiegazione la nicchia della facciata sud sulla soglia d’ingresso e le piccole feritoie sul lato nord che proiettano la luce sull’irregolarità delle pareti.

Sabrina Rossa, Alessio Bortoluzzi — Nuovo Bivacco Fratelli Fanton

Il locale interno è uno spazio organico, composto da forme che si combinano per definire un volume minimo che garantisca un bilanciamento termico della struttura e i movimenti all’interno di essa. La pianta si divide in due locali: il primo ospita il deposito per le attrezzature degli escursionisti e la consolle tecnologica, il secondo è caratterizzato dai 12 posti letto, suddivisi in tre livelli, un tavolo e un mobile attrezzato con piastra a induzione. Nelle armadiature trovano spazio, assieme ai dispositivi multimediali e alle dotazioni richieste, altri accessori che si ritengono utili per un buon funzionamento della struttura. I letti sono costituiti da un telaio in legno e da una rete ignifuga antibatterica che ne riduce notevolmente il peso e ne favorisce l’igiene. L’incontro tra l’irregolarità delle pareti e la geometria dei letti forma spazi per appoggiare dotazioni dell’escursionista, così come le feritoie sulla parete nord poiché tutti i vetri sono complanari alla facciata esterna per evitare accumuli nevosi. Gli arredi dell’ingresso sono realizzati in resina con ripiani in griglia metallica per la raccolta delle acque di risulta delle attrezzature bagnate, mentre la consolle di comando e le strumentazioni sono integrate al pannello multimediale. Internamente le pareti sono rivestite in legno d’abete, scelta che abbina il basso peso specifico del materiale alla sua superficie riflettente che aiuta a riscaldare l’aria interna sfruttando il calore generato dalle persone. Il pavimento è in lamina di pvc per agevolare la pulizia e ridurre la necessità di manutenzione.

Sabrina Rossa, Alessio Bortoluzzi — Nuovo Bivacco Fratelli Fanton

Le forti inclinazioni della copertura trovano giustificazione nell’alloggio dei pannelli fotovoltaici integrati, in quanto la porzione sud rimarrà sempre scoperta anche in caso di nevicate abbondanti. L’impianto (resa massima di 1,5 KW) è composto da batterie d’accumulo e pannelli indipendenti che potranno essere sostituiti singolarmente. Per integrare l’apporto energetico verrà installata anche una mini pala eolica (potenza complessiva 400 W). La struttura è realizzata con un sandwich costituito da due layer superficiali di vetroresina ad elevate proprietà meccaniche e da uno strato distanziatore in polistirene, in modo che le funzioni strutturale e di barriera termica siano assolte contemporaneamente. La sfida è stata la ricerca di un materiale che riesca ad abbinare la natura compatta e solida della forma alla massima leggerezza degli elementi. La vetroresina inoltre esalta la compattezza del solido che attraverso la sua natura plastica alterna sulle facciate giochi di luce al variare dell’irraggiamento. La tinta esterna gioca su una tonalità azzurra che richiama il logo del C.A.I. staccandosi dalla tradizione. Lo studio sulla modularità ha permesso di suddividere il bivacco in 4 moduli, ognuno dotato di ganci per l’elitrasporto integrati al guscio esterno, al fine di agevolare le manutenzioni. Saranno necessarie 5 operazioni di trasporto, previa preparazione dell’alloggiamento in loco, supportate da una squadra di 4 uomini. Inoltre, lo studio di soli 3 ancoraggi puntuali sul pendio facilita la reversibilità dell’azione: qualora la struttura dovesse essere rimossa, lo stato dei luoghi tornerà ad essere esattamente quello originale.

Sabrina Rossa, Alessio Bortoluzzi — Nuovo Bivacco Fratelli Fanton

L’apparato tecnologico della struttura risponde alla scelta di ottenere un manufatto che possa aderire concretamente alle esigenze che le nuove strumentazioni sono in grado di offrire. Per questo motivo il bivacco è integrato con il mondo del web, arricchito con dettagli e particolari fino a poco tempo fa impossibili da pensare ma non per questo non necessari. Il primo aspetto considerato è rendere visibile la struttura anche durante perturbazioni atmosferiche insistenti, ben sapendo che i repentini cambiamenti meteo in montagna possono togliere la visibilità ad un punto di riparo. Il bivacco è dunque dotato di un faro a led installato su un’asta fissata sulla facciata a monte, attivabile dall’escursionista attraverso un’applicazione per smartphone gratuita. Si predispone inoltre un ponte radio privato di tipo Wi-Fi, che garantisce un appoggio web alla struttura e la gestione dalla sede C.A.I. con controllo remoto. L’intero apparato elettrico, elettronico e gestionale del bivacco è programmato con funzionamento temporizzato in modo da ridurre gli sprechi.

Sabrina Rossa, Alessio Bortoluzzi — Nuovo Bivacco Fratelli Fanton

Sabrina Rossa, Alessio Bortoluzzi — Nuovo Bivacco Fratelli Fanton

Sabrina Rossa, Alessio Bortoluzzi — Nuovo Bivacco Fratelli Fanton

Sabrina Rossa, Alessio Bortoluzzi — Nuovo Bivacco Fratelli Fanton


Nuovo Bivacco Fratelli Fanton - Alessio Bortoluzzi, Sabrina Rossa

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Oggi il rapporto tra uomo e montagna può essere riassunto in due parole: necessità e leggerezza. La grande accelerazione che la ricerca ha avuto nella nostra società e le nuove possibilità di sperimentazione hanno reso possibili dotazioni sempre più specifiche e leggere, tali da mutare l’idea classica di alpinismo. Alimentazione, tessuti e dispositivi di sicurezza: la grande scommessa dell’attualitàè la leggerezza, una forza immateriale che proietta l’alpinista in una nuova dimensione, aprendo a molti la possibilità di fare quello che un tempo era la sfida di pochi. Il progetto è una risposta ai nuovi modi di vivere la montagna, dove il grande numero di frequentatori porta con sè necessità e aspettative che non trovano le risposte necessarie nei presidi e nelle attrezzature utilizzate fino ad oggi. Ciò comporta l’esigenza di un ripensamento delle strutture di ricovero disseminate lungo le cime.

Alessio Bortoluzzi, Sabrina Rossa — Nuovo Bivacco Fratelli Fanton

Il gruppo delle Marmarole è una delle aree più selvagge delle Dolomiti, con pochi punti d’appoggio, per altro raggiungibili solo attraverso grandi dislivelli. Forcella Marmarole si trova sull’intersezione di due valli sovrastate da declivi ripidi che d’inverno si trasformano sotto le abbondanti nevicate. Il nuovo punto d’appoggio, funzionante tutto l’anno, in un ambiente così ostico è stato ideato come un oggetto autoreferenziale: un riferimento sicuro per l’escursionista, che acquisisca le sfumature del paesaggio circostante senza confondersi. Il prodotto finale non è un esercizio stilistico fine a sè stesso, ma un esempio concreto di architettura risolta in ogni sua specificità. La composizione nega la mimesi con la natura, esaltando le proprie forme per rafforzare gli scopi principali della struttura: sicurezza e riparo. La funzionalità invernale e le riflessioni suggerite dall’area di progetto hanno focalizzato l’attenzione sull’orientamento del manufatto ed il posizionamento dell’ingresso. Il punto d’installazione è stato individuato sopra le linee di massima pendenza, ove si colloca la struttura con l’ingresso volto a sud. Ciò significa favorirne l’esposizione nei mesi freddi, con un conseguente scioglimento più rapido della neve, e liberarlo dai pericoli naturali cui è soggetto il lato rivolto a monte. Inoltre la direzione sud è la via principale di avvicinamento alla struttura.

Alessio Bortoluzzi, Sabrina Rossa — Nuovo Bivacco Fratelli Fanton

La forma compatta genera una struttura resiliente che non si pone come sbarramento artificiale all’impeto delle forze atmosferiche, bensì le accetta respingendole attraverso la conformazione del suo guscio protettivo. La sopraelevazione della struttura ha il vantaggio di ripararla dalle colate detritiche, di consentire l’uso di un unico accesso fruibile sia nei mesi estivi che invernali e garantire un continuo ricircolo d’aria sotto al bivacco. La piattaforma di ancoraggio è composta da 3 travi reticolari, appoggiate in due punti e rastremate verso lo sbalzo di valle. Questa composizione presenta una geometria ben amalgamata al bivacco, nonché il primo sguardo per chi sale dalla Val Baion. L’accessibilità al riparo sarà garantita da una scaletta metallica, immagine che riprende le vie ferrate e consentirà all’ingresso di trovarsi a circa 3 m dal terreno sottostante. La porta sarà suddivisa in due porzioni e accompagnata dall’alloggio fisso di una pala esterna per liberare eventuali accumuli nevosi. La forma del bivacco richiama la figura del sasso, un’irregolarità che risalta sul versante e che assume il valore del riparo. Il poliedro si configura come un masso erratico di dolomia proiettato in un grande fuori scala, omogeneo e senza sporgenze che sarebbero punti deboli per la struttura e di accumulo per la neve. La composizione ha assunto come linee guida due tagli netti delle pareti di monte e di valle: la prima completamente chiusa per esaltare il senso di protezione del manufatto, la seconda segnata da un’apertura vetrata, un diaframma che amplifica il rapporto con l’esterno indirizzando gli sguardi. La scelta di un volume compatto segnato solo da incisioni inglobate nella struttura segue il principio della necessità: ogni decisione è stata ragionata con uno scopo preciso. Trovano così spiegazione la nicchia della facciata sud sulla soglia d’ingresso e le piccole feritoie sul lato nord che proiettano la luce sull’irregolarità delle pareti.

Alessio Bortoluzzi, Sabrina Rossa — Nuovo Bivacco Fratelli Fanton

Il locale interno è uno spazio organico, composto da forme che si combinano per definire un volume minimo che garantisca un bilanciamento termico della struttura e i movimenti all’interno di essa. La pianta si divide in due locali: il primo ospita il deposito per le attrezzature degli escursionisti e la consolle tecnologica, il secondo è caratterizzato dai 12 posti letto, suddivisi in tre livelli, un tavolo e un mobile attrezzato con piastra a induzione. Nelle armadiature trovano spazio, assieme ai dispositivi multimediali e alle dotazioni richieste, altri accessori che si ritengono utili per un buon funzionamento della struttura. I letti sono costituiti da un telaio in legno e da una rete ignifuga antibatterica che ne riduce notevolmente il peso e ne favorisce l’igiene. L’incontro tra l’irregolarità delle pareti e la geometria dei letti forma spazi per appoggiare dotazioni dell’escursionista, così come le feritoie sulla parete nord poiché tutti i vetri sono complanari alla facciata esterna per evitare accumuli nevosi. Gli arredi dell’ingresso sono realizzati in resina con ripiani in griglia metallica per la raccolta delle acque di risulta delle attrezzature bagnate, mentre la consolle di comando e le strumentazioni sono integrate al pannello multimediale. Internamente le pareti sono rivestite in legno d’abete, scelta che abbina il basso peso specifico del materiale alla sua superficie riflettente che aiuta a riscaldare l’aria interna sfruttando il calore generato dalle persone. Il pavimento è in lamina di pvc per agevolare la pulizia e ridurre la necessità di manutenzione.

Alessio Bortoluzzi, Sabrina Rossa — Nuovo Bivacco Fratelli Fanton

Le forti inclinazioni della copertura trovano giustificazione nell’alloggio dei pannelli fotovoltaici integrati, in quanto la porzione sud rimarrà sempre scoperta anche in caso di nevicate abbondanti. L’impianto (resa massima di 1,5 KW) è composto da batterie d’accumulo e pannelli indipendenti che potranno essere sostituiti singolarmente. Per integrare l’apporto energetico verrà installata anche una mini pala eolica (potenza complessiva 400 W). La struttura è realizzata con un sandwich costituito da due layer superficiali di vetroresina ad elevate proprietà meccaniche e da uno strato distanziatore in polistirene, in modo che le funzioni strutturale e di barriera termica siano assolte contemporaneamente. La sfida è stata la ricerca di un materiale che riesca ad abbinare la natura compatta e solida della forma alla massima leggerezza degli elementi. La vetroresina inoltre esalta la compattezza del solido che attraverso la sua natura plastica alterna sulle facciate giochi di luce al variare dell’irraggiamento. La tinta esterna gioca su una tonalità azzurra che richiama il logo del C.A.I. staccandosi dalla tradizione. Lo studio sulla modularità ha permesso di suddividere il bivacco in 4 moduli, ognuno dotato di ganci per l’elitrasporto integrati al guscio esterno, al fine di agevolare le manutenzioni. Saranno necessarie 5 operazioni di trasporto, previa preparazione dell’alloggiamento in loco, supportate da una squadra di 4 uomini. Inoltre, lo studio di soli 3 ancoraggi puntuali sul pendio facilita la reversibilità dell’azione: qualora la struttura dovesse essere rimossa, lo stato dei luoghi tornerà ad essere esattamente quello originale.

Alessio Bortoluzzi, Sabrina Rossa — Nuovo Bivacco Fratelli Fanton

L’apparato tecnologico della struttura risponde alla scelta di ottenere un manufatto che possa aderire concretamente alle esigenze che le nuove strumentazioni sono in grado di offrire. Per questo motivo il bivacco è integrato con il mondo del web, arricchito con dettagli e particolari fino a poco tempo fa impossibili da pensare ma non per questo non necessari. Il primo aspetto considerato è rendere visibile la struttura anche durante perturbazioni atmosferiche insistenti, ben sapendo che i repentini cambiamenti meteo in montagna possono togliere la visibilità ad un punto di riparo. Il bivacco è dunque dotato di un faro a led installato su un’asta fissata sulla facciata a monte, attivabile dall’escursionista attraverso un’applicazione per smartphone gratuita. Si predispone inoltre un ponte radio privato di tipo Wi-Fi, che garantisce un appoggio web alla struttura e la gestione dalla sede C.A.I. con controllo remoto. L’intero apparato elettrico, elettronico e gestionale del bivacco è programmato con funzionamento temporizzato in modo da ridurre gli sprechi.

Alessio Bortoluzzi, Sabrina Rossa — Nuovo Bivacco Fratelli Fanton

Alessio Bortoluzzi, Sabrina Rossa — Nuovo Bivacco Fratelli Fanton

Alessio Bortoluzzi, Sabrina Rossa — Nuovo Bivacco Fratelli Fanton

Alessio Bortoluzzi, Sabrina Rossa — Nuovo Bivacco Fratelli Fanton

Bivacco Fanton Marmarole - luca oddi, d'uopo, Glenda Mariotti, Giulio Lusvardi, Giovanni Gherpelli, Francesca Iavasile

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Il connubio tra cielo e terra determina il principio di una differenziazione ulteriore delle cose. Così la montagna, pur appartenendo alla terra, si eleva verso il cielo: è“alta” e prossima al firmamento, è un punto d’incontro e di fusione dei due elementi primevi. Le montagne sono infatti considerate i “centri” attraverso i quali passa l’axis mundi… punti di transito tra l’una e l’altra zona “cosmica”. In altre parole le montagne sono luoghi entro il paesaggio che manifestano la struttura dell’Essere, e in quanto tali, “radunano” proprietà svariate. Heidegger, Saggi e discorsi

luca oddi, d'uopo, Glenda Mariotti, Giulio Lusvardi, Giovanni Gherpelli, Francesca Iavasile — Bivacco Fanton Marmarole

Il tema di progetto proposto dal presente Concorso risulta emblematico ed estremo nella necessità di un rapporto profondo e colto con l’ambiente. Viene da chiedersi, trovandosi di fronte alla maestosa monumentalità dell’ambiente incontaminato delle Dolomiti, che strada si debba intraprende per avviare una progettazione che vada a modificare questi luoghi. Sicuramente alla base ci deve essere la consapevolezza di progettare un manufatto del tutto reversibile, il meno possibile invasivo, realizzato con materiali che siano naturali e non nocivi per l’ambiente anche nel caso di un’improvvisa distruzione legata a calamità naturali. Quindi il legno, gli elementi metallici come l’acciaio e lo zinco, le fibre naturali coibentanti, il vetro.

luca oddi, d'uopo, Glenda Mariotti, Giulio Lusvardi, Giovanni Gherpelli, Francesca Iavasile — Bivacco Fanton Marmarole

L’attacco a terra sarà realizzato con un sistema che prevede delle perforazioni puntuali e l’inserimento di perni metallici ad espansione, al fine di modificare la roccia in aree il più possibile contenute, senza avvalersi di materiali chimici o comunque artificiali. E’ però indubbio che la sola presenza della struttura, la sua peculiarità di elemento antropico unico, risulti in qualche modo invasiva o quanto meno sia interpretabile come un’interferenza. La strada scelta è così quella di denunciare la presenza della struttura, di renderla immediatamente individuabile e riconoscibile, non di mimetizzarla, si è cercato di creare un volume semplice e coerente nello sviluppo volumetrico, ma altrettanto permeato di elementi simbolici ed evocativi che vadano ad interpretare i segni, la morfologia, gli stereotipi della montagna. Da questo processo nascono le tre scaglie, i tre blocchi che compongono la struttura. Tre cunei che puntano verso il cielo, che dialogano fra loro e con i molteplici orizzonti, giocando su differenti altezze ed inclinazioni, su asimmetrie, su fratture e i lievi scarti fra i piani contrapposti. I tre blocchi risultano sospesi, staccati dal terreno, assumono quindi un forte carattere di leggerezza e inconsistenza se messi a confronto con gli speroni di roccia, i picchi maestosi che li circondano. Anche il materiale di rivestimento, lo zinco naturale in lastre verticali accostate, vuole essere evocativo, rimandare alla verticalità delle impervie pareti rocciose dove le stratificazioni creano piani sovrapposti netti, con andamenti omogenei.

luca oddi, d'uopo, Glenda Mariotti, Giulio Lusvardi, Giovanni Gherpelli, Francesca Iavasile — Bivacco Fanton Marmarole

La scelta della composizione formale degli elementi trova il suo significato nel carattere simbolico – evocativo ma anche in quello strutturale – funzionale. Le pareti ripide, la superficie liscia delle facciate risolvono il problema dell’accumulo della neve e il conseguente aumento di peso sulle strutture. La decisione di orientare l’intera struttura lungo la linea di pendenza discendente del crinale, contrapponendo alla sommità un volume a forma di cuneo appuntito, deriva dalla volontà di lasciare scoperto ad eventuali valanghe il lato più stretto dell’edificio, uno “sparti acque”, uno sperone, che sappia resistere, anche grazie alla sua forma, alla forza distruttrice della neve e del ghiaccio, come il guscio di un carapace o la prua di una nave rompi ghiaccio. Il tema della frammentazione in più parti è alla base della scelta progettuale, i tre moduli giustapposti paiono indipendenti, posati a livelli sfalsati, sollevati dalla superficie di roccia. Alla scelta estetica, anche in questo caso si aggiunge un aspetto pratico – funzionale, i tre elementi sono collegati attraverso “giunti di dilatazione” che danno la possibilità alla struttura, seppur piccola, di potersi assestare e rispondere ad eventuali piccoli movimenti fisiologici. Da non sottovalutare è anche la possibilità di organizzare la costruzione dell’edificio definitivo per stadi successivi. Ognuno dei tre elementi infatti può funzionare indipendente dagli altri due, certo con prerogative differenti e con funzionalità ridotta, ma comunque garantendo i servizi essenziali.

luca oddi, d'uopo, Glenda Mariotti, Giulio Lusvardi, Giovanni Gherpelli, Francesca Iavasile — Bivacco Fanton Marmarole

Elemento eccezionale e estremamente caratterizzante è rappresentato dalle porzioni vetrate inserite nei due spazi principali. Quella più generosa si apre sul volume “letto” disegnando l’intera facciata triangolare di fondo. Da qui lo sguardo si può spingere sulle catene montuose, sui picchi, sulle vallate circostanti, garantendo una vista privilegiata attraverso un diaframma fisico che protegge ma non preclude. Nello spazio “soggiorno” sono invece previsti tre tagli verticali, stretti e lunghi, nella facciata sud – ovest, che rispettano la scansione del manto di copertura in lamiera. Queste “alte feritoie” aprono la vista alla vallata, nella direzione che consente le più larghe vedute. Solo i locali contenuti nella “punta” sono privi di porzioni trasparenti, sono protetti dalla corazza uniforme dello sperone. Gli spazi interni sono estremamente rigorosi, distribuiti in modo razionale e funzionale. La scansione disegnata dalla struttura portante diventa modulo per organizzare gli spazi. Le brande del dormitorio si inseriscono e si ribaltano fra i montanti verticali, gli arredi fissi e il grande tavolo del soggiorno si modulano garantendo le conformazioni più consone. Il materiale usato per tutti gli spazi interni è il legno lasciato nel suo colore e nella texture naturali, benché trattato e protetto per garantirne la durabilità. Queste scelte assicurano calore e accoglienza a chi raggiunge il bivacco. Le dotazioni impiantistiche sono ridotte al minimo, per la difficoltà delle operazioni di manutenzione e di mantenimento; saranno istallati due punti luce collegati al sistema di accumulo fotovoltaico, al quale saranno collegate le predisposizioni per un eventuale stazione meteorologica e un impianto di videosorveglianza, come richiesto. In sommità alla struttura, protetta, sarà posta una piccola cisterna che raccoglierà l’acqua derivante dallo scioglimento degli accumuli di neve. All’interno la stessa cisterna sarà collegata ad un unico punto di adduzione acqua.

luca oddi, d'uopo, Glenda Mariotti, Giulio Lusvardi, Giovanni Gherpelli, Francesca Iavasile — Bivacco Fanton Marmarole

Il bivacco alpino è un approdo sicuro, un punto di riferimento fondamentale per chi vive la montagna in alta quota nelle sue più svariate accezioni. Entrando in uno spazio con queste peculiarità si deve percepire il senso di sicurezza, accoglienza, quiete che l’alpinista si aspetta. Si viene a creare, in questi luoghi, una piccola comunità i cui componenti trascorrono dei periodi di isolamento e convivenza, a stretto contatto. Essere in uno spazio confortevole, pratico, famigliare e versatile contribuisce in maniera determinante a consolidare i rapporti umani. L’uomo deve tendere a pensare spazi che rispondano al meglio alle proprie esigenze e che si adattino agli stili di vita più consolidati e comuni ai più, devono essere “macchina per abitare” coerente con il contesto e con l’uomo stesso. La realizzazione della struttura deve necessariamente sottostare alle regole dettate dall’organizzazione logistica che consente il trasporto in quota dei materiali e la posa in opera di porzioni di struttura prefabbricate o prefinite. Tali operazioni, oltre alle oggettive complicazioni tecniche, rappresentano anche un forte aggravio nel costo di costruzione. E’ quindi necessario ottimizzare il più possibile l’uso dei sistemi di trasposto in quota al fine di distribuire in modo equo il loro incremento sulle lavorazioni. Per fare ciò si è pensato di realizzare in laboratorio porzioni finite della struttura da istallare direttamente in cantiere tramite sistemi di fissaggio a secco. La prima operazione consisterà nel tracciamento dei punti di aggancio a terra del manufatto con la conseguente realizzazione dei fori nella roccia utili al fissaggio delle piastre in acciaio zincato che faranno da “piedi” di basamento agli elementi di sostegno verticale. Il loro fissaggio avverrà tramite perni in acciaio a pressione fissati nei fori nella roccia. Una volta posati tali sostegni sarà possibile procedere all’istallazione dei “cavalletti” in legno lamellare binato che costituiranno la struttura portante principale su cui poggeranno i vani abitabili. I cavalletti saranno fissati alle piastre di base con perni in acciaio e verranno irrigiditi da un sistema di controventature a tiranti. Sopra a tali elementi verrà fissata un’altra serie di “cavalletti” in legno lamellare binato, con sezioni e dimensioni ridotte rispetto ai principali. Questi saranno la base su cui costruire l’involucro degli spazi abitativi, su di essi saranno fissati tutti i successivi elementi prefabbricati a tamponamento. Successivamente verrà posizionata la pavimentazione dei tre blocchi, costituita da un pacchetto prefabbricato realizzato con assito di legno lamellare, travetti di irrigidimento, coibentazione ottenuta con fibra di legno e assito di finitura calpestabile. Il pacchetto del pavimento avrà anche la funzione di irrigidire la struttura nella sua componente orizzontale. A completamento dell’involucro saranno istallati i grandi piani inclinati che creeranno le pareti – copertura. Ogni piano verrà postato in quota già finito e pronto all’istallazione diretta. I pannelli saranno anch’essi prefabbricati, la loro struttura portante sarà in assito lamellare intelaiato e irrigidito da montanti verticali e orizzontali, esternamente i pannelli verranno interamente rivestiti dalle lastre di lamiera di zinco posata a secco con giunti a pressione. Interamente sarà istallato lo strato di coibentazione in fibra di legno. Una volta terminata la posa di tutti i piani di copertura saranno messe in opera le necessarie converse in lamiera di giunzione al fine di ottenere la massima sigillatura e impermeabilizzazione. Ultimi elementi utili al totale tamponamento dei tre spazi sono le pareti dei lati corti che saranno realizzati in pannelli di legno coibentati ad eccezione del fronte del modulo “letto” che sarà invece in vetro – camera con serramenti in legno e la scala di accesso. Ad ultimare il manufatto le finitura degli spazi interni, la posa degli arredi (brandine, elementi contenitivi, tavolo modulare, sostegni e appoggi nel magazzino) e le poche dotazioni impiantistiche richieste: l’impianto fotovoltaico vincolato su uno dei piani di copertura con il relativo cablaggio interno e il piccolo sistema di raccolta e distribuzione dell’acqua. Le ulteriori dotazioni tecnologiche troveranno spazio nel soggiorno e magazzino in accordo con gli installatori e compatibilmente alle necessità funzionali. Anche le eventuali sonde esterne potranno trovare collocamento in prossimità delle coperture.

luca oddi, d'uopo, Glenda Mariotti, Giulio Lusvardi, Giovanni Gherpelli, Francesca Iavasile — Bivacco Fanton Marmarole

E’ necessario evidenziare che tutte le scelte di carattere tecnologico, siano esse statiche o legate alla prestazione energetica dell’involucro edilizio sono frutto di un dimensionamento ottenuto con il supporto di professionisti esperti nelle rispettive materie che hanno espresso valutazioni secondo standard e sistemi di calcolo preliminari. Un’ultima riflessione va dedicata alla durabilità e alla manutenzione della struttura nel tempo. I grandi piani di copertura rivestiti in zinco e istallati con un forte angolo di pendenza favoriscono una perfetta impermeabilizzazione della struttura ed evitano l’accumulo della neve sulla superficie. I “cavalletti” portanti principali, che fuoriescono dall’involucro in lamiera sono realizzati con legno lamellare trattato in autoclave e verniciato con vernici protettive per esterno e non soggette a degrado derivante degli sbalzi di temperatura, è comunque indubbio che a cadenza costante sarà necessario prevedere un intervento straordinario di manutenzione della finitura superficiale. L’involucro interno in legno verniciato al naturale è unicamente soggetto a degradi legati all’usura e al corretto uso da parte degli utenti. Il sistema fotovoltaico è soggetto alla fisiologica usura da funzionamento, in particolare le batterie di accumulo avranno bisogno di essere sostituite con cadenze regolari.

luca oddi, d'uopo, Glenda Mariotti, Giulio Lusvardi, Giovanni Gherpelli, Francesca Iavasile — Bivacco Fanton Marmarole

luca oddi, d'uopo, Glenda Mariotti, Giulio Lusvardi, Giovanni Gherpelli, Francesca Iavasile — Bivacco Fanton Marmarole

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Bivacco Fanton - Giorgio Teggi

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RELAZIONE ILLUSTRATIVACONCEPT Il nuovo rifugio è un abitacolo che si sviluppa in verticale, derivato idealmente da un blocco lapideo sfaccettato, un cristallo di roccia con una superficie esterna dura e riflettente e un interno di legno chiaro. INTEGRAZIONE NEL CONTESTO La soluzione propone l’idea di integrazione con il contesto attraverso l’adozione di una forma pura, geometrica e irregolare che riflette l’intorno e con esso si mimetizza. La superficie esterna metallica, primaria produrrà effetti e giochi di luce rendendo il rifugio punto di riferimento nel paesaggio, comunque visibile anche da lontano. La forma che sembra uscita dalla roccia mantiene una propria riconoscibilità anche nei periodi in cui il manto nevoso ricoprirà a forte spessore il suolo e, in parte, il manufatto stesso. FUNZIONALITA’ E TECNOLOGIA Il rifugio comprende un primo riparo a livello terreno, aperto verso l’esterno, funzionale a una sosta occasionale; il piano base del rifugio vero e proprio è posto a circa 3 metri dal livello di base e si raggiunge mediante la scala esterna. L’accesso in quota rispetto al piano roccia consente l’utilizzo del rifugio anche in periodi di elevato innevamento. Lo spazio è organizzato attorno al tavolo tondo con panca che ingloba la piccola dispensa nel sostegno centrale. Lo spazio perimetrale è utilizzabile per depositare gli zaini utilizzando la barra apposita e le attrezzature per l’arrampicata, compresi gli sci disposti in orizzontale. I posti letto sono “a castello” e sono costituiti da piani anulari sovrapposti collegati da scala. L’edificio è costruito per inviluppi a una struttura spaziale tubolare prefinita, realizzata in due pezzi e trasportata in loco. L’ancoraggio della struttura tubolare alla roccia avviene mediante una piastra metallica di base installata mediante tirafondi filettati fissati in cavità o fori effettuati nel corpo roccioso temporaneamente liberato dalla ghiaia. Alla struttura saranno montate le pannellature corrispondenti a ognuna delle facce del solido. I pannelli autoportanti sono costituiti da un’anima in lamiera nervata in acciaio e uno strato di materiale coibente ad alto isolamento. Il guscio perimetrale esterno in elementi di acciaio o alluminio completa la struttura. All’interno l’involucro è finito con un rivestimento di pannelli in legno multistrati. L’arredo è realizzato in lastre di pannelli rivestiti della stessa finitura delle superfici interne. L’energia elettrica è fornita da un piccolo impianto che utilizza l’energia solare. Una delle facce rivolte a sud-est è captante energia attraverso un pannello fotovoltaico policristallino. Il pannello ha una superficie di 15 metri quadrati in grado di produrre l’energia di 2 KWp sufficienti per il funzionamento del rifugio. L’unica apertura vetrata è verso valle. DURABILITA’ I materiali impiegati sono durevoli anche nelle condizioni estreme del luogo. La manutenzione potrà essere limitata a interventi di controllo della copertura e degli arredi interni in seguito all’uso.

Giorgio Teggi — Bivacco Fanton

Giorgio Teggi — Bivacco Fanton

Giorgio Teggi — Bivacco Fanton

Giorgio Teggi — Bivacco Fanton

Giorgio Teggi — Bivacco Fanton

Giorgio Teggi — Bivacco Fanton

CASA PER ARTISTA_01 - Rocco Zanoni

Concorso per la Ricostruzione del Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole - Diego Candito

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“Il pensatore somiglia molto al disegnatore che vuol riprodurre nel disegno tutte le connessioni possibili.” [Ludwig Wittgenstein] Una volta mi hanno detto che l’architetto dovrebbe dire poco o nulla di un proprio progetto: i disegni dovrebbero “parlare” da sé. Quindi, di seguito, esporrò numerose premesse a contorno della progettualità ed alcune conclusioni descrittive dell’idea sviluppata.

Diego Candito — Concorso per la Ricostruzione del Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole

PREMESSA ETICA“Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.” [Antoine de Saint-Exupéry (1900-1944), Il piccolo principe, 1943] “La semplicitàè la necessità di distinguere sempre, ogni giorno, l’essenziale dal superfluo.” [Ermanno Olmi, regista de “Torneranno i prati” sulla Prima Guerra Mondiale, 2014] “Verità, bontà, bellezza” [Osho, Il miracolo più grande, 1977] “Firmitas, utilitas, venustas” [Vitruvio, De architectura, 15 a.C.] “Quando pensavo che una sedia non potesse essere meno di questo… [schizzo semplice a linee di una sedia, ndr] ho visto questo… [foto di uomo seduto a terra con pezzo di stoffa circolare indossato tra la schiena e le gambe incrociate al grembo, ndr]. Tre cose si possono dire sulla sedia che avvolge questo indiano della tribù Ayoreo. Primo: quest’uomo non si può permettere altra sedia che questo modesto pezzo di stoffa. É importante saper progettare con scarsità di mezzi. Secondo: quest’uomo è un nomade; quindi, anche se potesse permettersela, nessun altro tipo di sedia avrebbe senso per lui. Il progetto deve anche essere preciso. Terzo: il pezzo di stoffa è il limite ultimo prima che il nome (sedia) diventi puro verbo (sedersi). Il progetto deve aspirare all’irriducibilità. Mi impegno perché il mio approccio al progetto risponda alla seguente equazione: il pezzo di stoffa sta alla sedia come X sta all’architettura. Cerco sempre di conferire a X un valore che sia il più possibile irriducibile.” [Marco Biagi, “Alejandro Aravena – progettare e costruire”, Mondadori Electa, Milano, 2007] “Era una cosa a cui il prof. Bandini credeva, al di là di qualsiasi necessità accademica – lui, semplicemente, credeva che le cose stessero esattamente così, lo credeva anche quando era in bagno. Lui pensava, davvero, che gli uomini stanno sulla veranda della propria vita (esuli quindi da sé stessi) e che questo è l’unico modo possibile, per loro, di difendere la propria vita dal mondo, giacché se solo si azzardassero a rientrare in casa (e ad essere sé stessi, dunque) immediatamente quella casa regredirebbe a fragile rifugio nel mare del nulla, destinata ad essere spazzata via dall’onda dell’Aperto, e il rifugio si tramuterebbe in trappola mortale, ragione per cui la gente si affretta a ri-uscire sulla veranda (e dunque da sé stessa), riprendendo posizione là dove solo le è dato di arrestare l’invasione del mondo, salvando quanto meno l’idea di una propria casa, pur nella rassegnazione di sapere, quella casa, inabitabile. Abbiamo case, ma siamo verande, pensava.” [Alessandro Baricco, “City”, Rizzoli, 1999]

Diego Candito — Concorso per la Ricostruzione del Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole

“Il progetto ideale? Quello che non rappresenta alcuna idea ardita o originale o innovativa, che appare ben riferito ad un preciso ambito linguistico (del quale si conoscono alcune fondamentali vicende storiche), che si regge, che risulta giustamente proporzionato, con un uso coerente di materiali ben sfruttati, disegnato con partecipe correttezza e con un affettuoso entusiasmo.” [Giancarlo Carnevale, “Litanie e griffonages”, Officina Edizioni, Venezia, 1999] “And today some architects like us refuse to be involved in some ideas. For us [...] no branding, no blobs, no parametric formalism, no icons, no iconic buildings, no networks, no logos, no blogs, no form-Z, no 3-D-MAX, no maya, no catia, no biomorphic design, no shapes, no non-standard-architecture, no high rise, no guggenheims, no archistars, [...] no architects-as-social-entrepreneur, no architect-as-social-opinionist, no-architect-as-cultural-opinionist, no architects-as-biennale-monkeys, no architecture-as-art, no architect-as-artist, no artists-as-architect, no art-as-architecture, no architect-as-expert-on-everything, no architect-as-journalist, [...] no confusing architecture with everything that is not architecture; no confusing life with everything that is not LIFE.” [Dogma – Pier Vittorio Aureli e Martino Tattara, “Architecture Refuses”, Serpentine Gallery Manifesto Marathon, London, 2008] “Spesso prevale l’idea che per essere creativi bisogna essere completamente liberi. Non c’è nulla di più stupido di questa idea: perché, al contrario, per essere creativi bisogna avere dei limiti, bisogna accettarli questi limiti, è così che entri in profondità, è così che la tua energia viene attivata su certe cose.” [Renzo Piano, intervista al programma tv “Otto e mezzo”, canale La7, 25/01/2014] “[...] È la commercializzazione di tutte le attività ricreative: se non porta soldi, fanculo anche l’ambiente! Come puoi immaginare, l’argomento si presterebbe a infinite discussioni e polemiche, che non ho più voglia di sostenere, già avendole inutilmente sostenute anni fa. Come te, io in montagna andavo per urgenza di spazi, natura, avventura e amicizia; e non sono solo sostantivi: sono disposizioni della sensibilità umana. Sono processi emozionali che si avvertono ineluttabili. E non sono negoziabili.” [C.M., alpinista e scrittore, corrispondenza privata, 10/12/2014]

Diego Candito — Concorso per la Ricostruzione del Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole

PREMESSA MATEMATICA“Il Modulor è una scala di proporzioni basate sulle misure dell’uomo inventata dall’architetto Le Corbusier come linea guida di un’architettura a misura d’uomo. Le Corbusier sviluppò il Modulor all’interno della lunga tradizione di Vitruvio, ripresa nell’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci, i lavori di Leon Battista Alberti, e altri tentativi di trovare proporzioni geometriche e matematiche relative al corpo umano e di usare queste conoscenze per migliorare sia l’estetica che la funzionalità dell’architettura. Il sistema è basato sulle misure umane, la doppia unità, la sequenza di Fibonacci e la sezione aurea. Albert Einstein, a cui l’inventore del Modulor aveva sottoposto le proprie riflessioni, disse a riguardo che ‘è una gamma di proporzioni che rende il male difficile e il bene facile’. Diversi studi hanno riscontrato connessioni tra la sequenza di Fibonacci e le forme delle natura, sia statiche (struttura) che dinamiche (sviluppo). Nei frattali di Mandelbrot, governati dalla proprietà dell’autosomiglianza, si ritrovano i numeri di Fibonacci: l’autosomiglianza difatti è governata da una regola o formula ripetibile, così come la successione di Fibonacci.” [Wikipedia the Free Encyclopedia]

Diego Candito — Concorso per la Ricostruzione del Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole

PREMESSA GEOMETRICA“La suddivisione di un quadrato in tante parti uguali, mediante il tracciamento di rette equidistanti tra loro e parallele a ciascuna coppia di lati, offre l’esempio più semplice ed elementare di struttura modulare, vale a dire di struttura costituita da sottomultipli della figura di partenza. Ogni sottomultiplo così ottenuto è un modulo, termine che nell’accezione moderna sta ad indicare una forma base capace di componibilità sia con forme uguali a sé stessa, sia con quelle derivanti dai propri multipli e sottomultipli. La rete di linee che suddivide regolarmente la superficie modulata prende il nome di griglia o reticolo di riferimento, in quanto è facendo riferimento alle maglie di tale reticolo che si può razionalmente procedere a coordinare la posizione, le dimensioni e i rapporti intercorrenti fra gli elementi modulari prescelti in vista della soluzione del problema progettuale. Il concetto di modularitàè di fondamentale importanza nella progettazione di elementi destinati ad essere realizzati industrialmente e ciò per i seguenti motivi:
  • la coordinazione modulare porta a ridurre la varietà delle dimensioni e delle forme dei prodotti, consentendo così di sfruttare appieno i vantaggi che derivano dai processi di standardizzazione, di produzione di serie e di prefabbricazione propri dell’industria;
  • l’intercambiabilità dei componenti modulari garantisce da un lato la sostituibilità nel tempo dei componenti stessi e, dall’altro, la libertà di aggregarli compositivamente e funzionalmente in modo diverso;
  • la modularità comporta vantaggi economici sia rispetto ai costi di produzione, in quanto permette di concentrare gli sforzi di progettazione e di fabbricazione sopra una limitata varietà di prodotti, sia alle spese di trasporto e di messa in opera dei componenti coordinati.

Oltre a quella del quadrato, è di grande interesse anche la struttura del triangolo equilatero, ottenuta a sua volta suddividendo i lati del triangolo in parti uguali e conducendo, a partire dai punti così individuati, le parallele ai lati stessi. Il reticolo di riferimento che ne risulta è un reticolo tridirezionale, le cui maglie suggeriscono con immediatezza la possibilità di determinare vari multimoduli difformi (rombo, trapezio isoscele, esagono regolare). Il triangolo equilatero (60°), il quadrato (90°) e l’esagono regolare (120°) sono gli unici poligoni regolari che, da soli, hanno la proprietà di costituire quel genere di reticoli modulari regolari noti, in matematica, con il termine di ‘piastrellature regolari’.” [G. Cinti, V. Valeri, “Disegno e progettazione”, La Nuova Italia Editrice, Firenze, 1992] PREMESSA TECNOLOGICA“La tecnologia non è la conoscenza profonda della natura ma la relazione fra la natura e l’uomo.” [Walter Benjamin] “Le Corbusier progetta il complesso “Roq e Rob” presso Cap Martin sul mar Mediterraneo nel 1949. Questi studi sono dominati dalla preoccupazione di creare consonanza fra architettura e paesaggio della Costa Azzurra mediante una struttura alveolare che consenta a tutte le cellule residenziali di godere del panorama e nel contempo di concentrare i volumi costruiti lasciando intatto il territorio circostante. Per tale progetto, Le Corbusier declina le proporzioni del Modulor nel principio di brevetto ‘226×226x226’: la costruzione delle cellule d’abitazione si basa su un unico angolare standardizzato in ferro.” [W. Boesinger (a cura di), “Le Corbusier”, Serie di architettura, Zanichelli, Bologna, 1977]

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“Se noi analizziamo il pilastro progettato per il Padiglione di Barcellona (1929), possiamo notare come esso non abbia un’anima resistente, un nucleo di base che funga da elemento portante. In realtà, esso è composto da varie parti che, nel loro insieme, danno forma al pilastro, sostenendo così anche la funzione resistente. Questo aspetto è molto interessante perché significa affermare che non è un semplice materiale che esprime una ragione strutturale come il sostegno, ma è un’operazione, che per questo va attentamente concepita e progettata, a fornire una risposta a questa necessità. Se noi siamo in grado di assemblare varie parti tra di loro, unendole, saldandole, chiarendo la funzione di ognuna di esse, possiamo dare forma al sostegno.” [J. K. Mauro Pierconti, “Carlo Scarpa e il Giappone”, Mondadori Eelecta SpA, Milano, 2007] “Il General Panel era un sistema costruttivo per case unifamiliari realizzato interamente in legno che fu sviluppato con Walter Gropius per rispondere alla domanda di case che sarebbe emersa dopo che gli Stati Uniti (con gli alleati) avrebbero vinto la guerra. Furono approfondite tutte le fasi del processo: l’investimento finanziario, la realizzazione di una fabbrica ad hoc, il sistema di trasporto dei componenti. Tutto ciò ruotava attorno ad un progetto frutto di una ricerca tecnologica che, nel rispetto della tradizione americana riferita alla casa in legno e, soprattutto, in virtù della precedente esperienza personale di Wachsmann, sviluppava e risolveva temi quali: la coordinazione modulare e le connessioni trai componenti. Per realizzarli si contava sulla precisione delle macchine utensili, mentre le soluzioni traevano origine dai principi di funzionamento dei sistemi di bloccaggio delle serrature del ‘500. La linea di produzione, oltre alla qualità, garantiva una notevole velocità di produzione. Wachsmann era molto fiero del fatto che lo sfrido di materiale fosse minimo, meglio di quanto si può fare oggi con i manufatti di legno lamellare.” [Gianfranco Roccatagliata, “Konrad Wachsmann. Il filosofo dell’innovazione” in “Sulle tracce dell’innovazione”, FrancoAngeli editore, 2002] “Io sottolinerei la differenza tra architetto e ingegnere dicendo che il ruolo dell’architetto è principalmente creativo, e quello dell’ingegnere essenzialmente inventivo. L’architetto, come l’artista, muove le sue scelte da considerazioni personali, laddove l’ingegnere cerca invece di risolvere il problema in modo da esprimere le intrinseche proprietà della struttura, dei materiali o di altri elementi non soggettivi. Questa differenza tra creazione e invenzione è la chiave per capire la differenza tra architetto e ingegnere, e come possano lavorare sullo stesso progetto ma in modi differenti.” [A. Rocca, “Peter Rice, poeta del Brutalismo”, rivista Lotus n. 78, pag. 7] Ferrino & C. SpA, Linea Protezione Civile, tenda Montana 19. Franco Laner, ricerca Chamer su solaio bidirezionale da assemblare in cantiere con la precompressione nelle due direzioni, montaggio e sperimentazione, 1992.

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PREMESSA CONTESTUALE E MATERICA“CORTINA D’AMPEZZO – E’ l’architetto delle Dolomiti, l’architetto ‘alpino’, l’architetto delle ‘vacanze in montagna’ nella bella Cortina, dei villaggi turistici, ma anche l’architetto della ricostruzione di Longarone dopo la tragedia dell’inondazione del Vajont. Ma la sua fu una visione molto più che utopistica. Guardava alla natura come ad un interlocutore speciale, con cui dialogare con garbo e rispetto, ma anche giocare con complicità all’insegna dell’estro. Per questa sua indole Edoardo Gellner, istriano, scomparso nel 2004 a novantacinque anni, è stato il pioniere in Italia di un’idea del costruire basata sulle affinità elettive tra paesaggio ambientale e architettura in un’ottica risoluta della funzionalità. E oggi viene riconosciuto come un grande protagonista della scuola ‘organica’, autore, tra abitazioni e design di interni, di progetti unici e innovativi con cui sedusse la crescente domanda di edilizia turistica del secondo dopoguerra. A partire dal suo committente principale, l’illuminato presidente dell’Eni Enrico Mattei, con cui realizzò quella che viene considerata la sua opera più grandiosa e visionaria, il Villaggio di Borca di Cadore, realizzato tra il 1954 e 1963 incastonato in pieno scenario alpino per offrire il soggiorno vacanziero ai dipendenti.” [Laura Larcan, quotidiano La Repubblica, 07/08/2009] Il larice è un albero detto “pioniere”, in quanto cresce nelle zone più alte e impervie della montagna, aggrappandosi con le sue radici al suolo roccioso e nutrendosi delle sostanze che gli offre la poca terra. La sua crescita è perciò lenta e forgia il suo tronco in anelli fitti, fornendo le peculiari caratteristiche di leggerezza e robustezza. Il larice, quindi, ben si addice allo spirito di un bivacco alpino: leggero, resistente, solitario. Il cirmolo, o pino cembro, viene impiegato nella tradizione costruttiva alpina per la realizzazione di mobili e rivestimenti interni di pareti. Conifera dalle caratteristiche assimilabili al comune legno di abete, il cirmolo rilascia nell’ambiente un gradevole profumo che influisce positivamente sul comfort. La robinia non è un albero originario del nostro Paese, ma ha avuto una rapida diffusione nel territorio. Nella realizazione della rete ferroviaria nazionale, è stato impiegato quale arbusto di irrigidimento della massicciata costituita da piccole pietre, dato il rapido accrescimento ed il ramificato apparato radicale. Il legno di robinia, di sezioni modeste ma di notevole robustezza, viene impiegato principalmente per gli elementi di connessione tra parti di mobili e strutture in genere.

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I pannelli di fibra di legno si ottengono per riciclo degli scarti delle segherie (cortecce, rami, ecc.). Le fibre di legno vengono aggregate senza compressione per effetto del potere collante della lignina, resina naturale presente nella fibra stessa. Il prodotto ottenuto è completamente biodegradabile e riciclabile e si presta ottimamente a diversi impieghi nella coibentazione termica e acustica di pavimenti, pareti e coperture. L’ottone, con i suoi riflessi dorati, è stato adottato dall’architetto Carlo Scarpa per la realizzazione di numerosi dettagli delle sue opere: questa scelta è la più eslicita citazione di “L’elogio dell’ombra” di Tanizaki, libro molto amato dall’architetto. Annota, infatti, lo scrittore giapponese: “Un cofanetto,un tavolo minuscolo, una mensola a muro, tutti quegli oggetti in legno laccato così spesso decorati con disegni in polvere d’oro o d’argento … possono, se una luce troppo intensa vi cade, offendere gli occhi e apparire lampanti e persino volgari. Ma lasciate che, per qualche tempo le tenebre li intridano, e poi esponeteli non agli splendori del sole e dell’elettricità, ma ai deboli guizzi di un lume a olio o di una candela: subito assumeranno una fisionomia grave, sobria, nobilmente riflessiva.” [J. K. Mauro Pierconti, “Carlo Scarpa e il Giappone”, Mondadori Eelecta SpA, Milano, 2007] Il colore “Marsala” (R:150,G:79,B:76) è stato scelto come Pantone dell’Anno 2015. PREMESSA ESEMPLIFICATIVA Carlo Mollino, Casa Capriata, 1954 (realizzato a Gressoney, Italia, 2008)

Diego Candito — Concorso per la Ricostruzione del Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole

Edoardo Gellner, Campeggio del Villaggio ENI, Borca di Cadore, Italia, 1965 Heidi e Peter Wenger, Casa Wenger, Rosswald, Svizzera, 1996 Andreas Henrikson, Black Box, Halmstad, Svezia, 1999 Studio Bearth & Deplazes, Baita Maiensass, Fanas, Svizzera, 1999 Gruppo Scout MILANO IV, Bivacco Wagner, Passo del Gries, Val d’Ossola, Lombardia, 1963 Maurizio Sartore, Bivacco Sartore, Acceglio, Piemonte, 2011 Giovanni Pesamosca, Bivacco Vuerich, Monte Foronon del Buinz, Friuli Venezia Giulia, 2012

Diego Candito — Concorso per la Ricostruzione del Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole

CONCLUSIONI“Quanto più lento sarai nel decidere di mettere per iscritto un’intuizione, tanto più matura essa ti si consegnerà.” [Walter Benjamin] Quando pensavo che un bivacco non potesse essere meno di un essenziale ricovero d’emergenza, ho visto alcuni bivacchi high-tech. Non mi era mai capitato di osservare, nemmeno in un rifugio, una mole così imponente di dotazioni, di qualità dei materiali, di pulizia. Sono ben consapevole del fatto che i progettisti di queste opere abbiano cercato di concretizzare al meglio un programma funzionale assegnato, ottimizzando il budget a disposizione. Eppure, immaginando – credo di poterlo fare, forte di alcune esperienze di escursionismo estivo in alta montagna – un mio virtuale approdo ad uno dei suddetti bivacchi, ho provato un vago senso di inquietudine. Tutto è così tecnologico, raffinato, preciso, bello, pulito: non mi sono nemmeno reso conto che, solamente aprendo la porta e facendo qualche passo, ho già sporcato il pavimento con i miei scarponi e, levandomi il poncho che mi riparava dalla sottile pioggia serale, ho già spruzzato delle gocce sulla parete. Attorno a me, misurando lo spazio con lo sguardo, riscontro un comfort inatteso. Mi viene dato di riflettere sul termine comfort, sul suo significato e sui suoi limiti, così bene espressi sull’etichetta di un qualunque sacco a pelo. Si potrebbero definire i limiti del comfort per un’attività di escursionismo? ESPLORAZIONE< ESCURSIONISMO< CAMPEGGIO In termini di emozioni, di attività fisica, di rapporto umano fra persone, di qualità dei pasti, di comfort sia in fase di cammino/arrampicata sia in fase di riposo, cosa si aspetta la persona che sceglie un’esperienza di escursionismo?
  • A. Una stanza d’albergo o un piccolo appartamento in affitto per qualche giornata, da trascorrere in passeggiate e/o arrampicate quotidiane;
  • B. Un rifugio da raggiungere in una giornata di cammino, dove potersi lavare, cenare, dormire, fare colazione per poi ripartire o tornare indietro;
  • C. Un bivacco aperto e incustodito, dove potersi cambiare, preparare la cena e cenare, dormire, preparare la colazione e mangiare per poi ripartire o tornare indietro;
  • D. La combinazione di due o più opzioni precedenti.

Tenuto conto del programma funzionale assegnato e del budget a disposizione, penso che la struttura da realizzare debba rispondere alle esigenze dei punti C e D. Credo che l’escursionista del 2015, entrando in un bivacco, non debba provare un senso di inquietudine. Non deve sentirsi inadeguato, così sudato, così bagnato, così sporco. Non deve pensare se attaccare o meno alla presa di corrente il suo smartphone, che giace spento e carico in una tasca del suo zaino, pronto in caso d’emergenza. Non deve pensare se utilizzare o meno la piastra ad induzione per prepararsi la cena, che aveva già programmata al sacco oppure cucinata con il pratico fornelletto a gas che giace in un’altra tasca del suo zaino. Non deve pensare se utilizzare o meno la poca acqua portata fin lassù all’interno di tanichette in plastica da un litro, allo scopo di pulire un po’ il bivacco con l’intenzione di lasciarlo, se non migliore, almeno nelle condizioni in cui l’aveva trovato. Quella persona, uomo o donna, singolo o in compagnia d’altri, in quel preciso punto della montagna c’è andato per altri motivi. Quella persona ha deciso che, per un paio di giorni o più, la sua casa se la sarebbe portata sulle spalle, nelle sembianze di uno zaino. Quella persona ha deciso che, per ricercare delle emozioni già assaporate o provarne di nuove, per staccare con la reltà quotidiana, per arricchire il proprio tempo libero, coltivare le proprie passioni (letteratura, musica, fotografia, escursionismo, arrampicata, sci-alpinismo, ecc.) avrebbe dovuto: - programmare bene l’escursione: condizioni atmosferiche, spostamenti, tempi, difficoltà, budget economico, ecc…; - dotarsi di uno zaino in cui ogni grammo di attrezzatura rispondesse ad uno scopo preciso, anche in caso d’emergenza. In quest’ottica, l’essenziale ricovero d’emergenza, che questa persona raggiunge dopo qualche ora o un’intera giornata di cammino, deve aiutarla a provare queste precise esperienze: deve aiutarla a raggiungere uno stato di soddisfazione, mediante adeguate risposte a ristrette necessità. Non “less is more” (il meno è il più) e nemmeno “less is bore” (il meno è noia), ma “neither more nor less” (né più né meno).

Diego Candito — Concorso per la Ricostruzione del Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole

Il sistema costruttivo ideato appositamente per questo progetto è stato denominato “Bepìner” ed è dedicato a quattro persone che in questa sede non saranno menzionate. Né il sistema costruttivo né il suo nome sono mai stati mostrati, pubblicati e/o utilizzati in altri progetti, mantenendo così il più assoluto anonimato. Anni fa, all’università, una professoressa ha fatto notare a noi studenti che l’architetto Frank O. Gehry, nel realizzare la DZ Bank a Berlino, con la scelta di rivestire il prospetto nord dell’edificio con lastre di pietra Gialla di Vicenza dallo spessore di 18 cm, ha dovuto progettare un’ulteriore struttura metallica portante solamente per supportare il peso del materiale di rivestimento. Io, da quel giorno in poi, non ho mai smesso di chiedermi quante persone sappiano di questo, quanto denaro extra è costato, quanti materiali non rinnovabili sono stati impiegati, quanto surplus di bellezza architettonica ha donato questo espediente rispetto ad un rivestimento in lastre di pietra più sottili, ma soprattutto quante persone comuni, ammirando quotidianamente la DZ Bank, si accorgano di tutto questo.

Diego Candito — Concorso per la Ricostruzione del Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole

Diego Candito — Concorso per la Ricostruzione del Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole

Diego Candito — Concorso per la Ricostruzione del Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole

Diego Candito — Concorso per la Ricostruzione del Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole

Diego Candito — Concorso per la Ricostruzione del Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole

Diego Candito — Concorso per la Ricostruzione del Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole

Diego Candito — Concorso per la Ricostruzione del Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole

Diego Candito — Concorso per la Ricostruzione del Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole

Diego Candito — Concorso per la Ricostruzione del Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole

Diego Candito — Concorso per la Ricostruzione del Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole

Diego Candito — Concorso per la Ricostruzione del Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole

Diego Candito — Concorso per la Ricostruzione del Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole

Casa Escoberos - Lola López Baena, Jose Algeciras

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La estructura original de la vivienda consistía en una serie de habitaciones contiguas organizadas en torno a un patio no visitable, al tratarse de una cuarta planta. Encontramos que toda la vivienda estaba pavimentada con baldosas de hormigón hidráulico que, observando el estilo y estado de conservación, pertenecían a diferentes épocas, por lo que decidimos que esa memoria debía respetarse con la intervención.

Lola López Baena, Jose Algeciras — Casa Escoberos

Patio iluminado

Dado el estilo de vida de nuestros clientes, la organización de la vivienda no era la idónea, por lo que se requería de una intervención integral. Las exigencias consistían en un espacio que ofreciese mayor flexibilidad de uso, con un mínimo de privacidad en el dormitorio. Aprovechando la orientación de la vivienda, y conociendo las condiciones climáticas de Sevilla, era importante que el dormitorio se colocase en el extremo más al norte. El resto de la vivienda no tenía por qué tener ningún uso característico, salvo el de la cocina.

Lola López Baena, Jose Algeciras — Casa Escoberos

Interior detail

Planteamos un único núcleo rígido que sería el baño junto con la zona de almacenaje, separando el dormitorio del espacio principal. La cocina sería un área especializada dentro del espacio principal. Una isla que actuaría como ‘mesa de trabajo’.

Lola López Baena, Jose Algeciras — Casa Escoberos

Interior detail

Al patio debíamos darle la importancia que requería, sobre todo porque la vivienda es interior. La organización del espacio alrededor del patio permitía que el espacio principal se iluminase y ventilase a través del mismo, por lo que no se dependía de las ventanas de las medianeras para estas funciones. El uso del vidrio en la fachada imprime cualidades estéticas únicas al espacio, al mismo tiempo permite cumplir con las funciones que se necesitan. Finalmente, con las baldosas recuperadas durante la demolición, se dibujan alfombras sobre el pavimento pretendiendo dar un tratamiento unitario al espacio completo, reforzando la característica de espacio no diferenciado

Lola López Baena, Jose Algeciras — Casa Escoberos

Process

Lola López Baena, Jose Algeciras — Casa Escoberos

Interior detail and plans

Ricostruzione del Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole (BL) - LORENZO POVELATO

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RELAZIONE TECNICA

LORENZO POVELATO — Ricostruzione del Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole (BL)

Il progetto del bivacco nasce dalla consapevolezza di dover far fronte a molteplici esigenze tecnico-funzionali e mantenendo una semplicità formale e tecnologica al fine di limitare i costi di installazione e manutenzione nel tempo.

LORENZO POVELATO — Ricostruzione del Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole (BL)

FORMA La forma è definita dall’interazione con l’ambiente circostante garantendo visuali privilegiate del paesaggio e garantendo accessibilità anche con accumuli di neve dei mesi invernali. Il volume della costruzione è stato studiato in modo da garantire la completa utilizzabilità, sia interna che esterna. Sfruttando la pendenza del sito abbiamo creato un tetto terrazza dal quale si può apprezzare e contemplare lo splendido paesaggio alpino, in questo modo lo spazio chiuso interno definisce uno spazio aperto esterno generando due ambienti sovrapposti. La soluzione morfologica si palesa in una forma allungata con profilo, di cui ogni lato ha una sua precisa funzione, inscrivibile in un triangolo. Ciò rappresenta un lessico architettonico scarno e preciso in grado di rispondere in maniera adeguata alle diverse esigenze richieste dalla funzione ivi svolta. Linee semplici e inclinate assicurano uno stretto legame formale con l’ambiente roccioso circostante dal quale fuoriescono solo attraverso l’attento posizionamento e il tipo di materiale che ne compone il rivestimento.

DISPOSIZIONE INTERNA La necessità di avere un volume compatto all’interno del quale svolgere molteplici funzioni ha indirizzato la progettazione verso un distributivo dotato di elementi mobili in grado di riconfigurare lo spazio a seconda dell’utilizzo diurno o notturno e delle diverse esigenze degli ospiti. Gli elementi mobili pensati per l’interno non sono asportabili semplicemente, ma sono incernierati alla struttura, al fine di prevenire furti. Questi risultano semplici e massicci dotati di una tecnologia semplice al fine da limitarne i danneggiamenti e garantirne una semplice manutenzione.

La necessità di concentrare 10-12 persone in uno spazio ridotto rende necessarie attente valutazioni degli spazi interni al fine di garantire la giusta funzionalità del distributivo interno. Fondamentalmente lo spazio interno si può dividere in due moduli principali: - La parete sud formata da un insieme di cuccette dove riposare e posizionare le proprie cose; - Il volume centrale, in grado di fornire uno spazio comune dinamico e dalle molteplici configurazioni Le cuccette sono divise una d’altra con la possibilità di essere chiuse in modo da garantire ad ogni cellula una certa indipendenza. Ogni microambiente così ottenuto è dotato di una piccola finestra chiudibile dall’interno dalla quale è possibile godere dell’orizzonte montano singolarmente. Lo spazio centrale rappresenta il cuore funzionale dell’interno, dove si concentrano il maggior numero di funzioni. In contrapposizione alla rigidezza che caratterizza la parte adibita al riposo qui la flessibilità e le diverse soluzioni si concretizzano nella mobilità degli elementi d’arredo. Il tavolo, ripartito in tre moduli indipendenti, posto a ridosso della parete nord è composto da pannelli lignei incernierati al muro che all’occorrenza possono essere posti in opera scoprendo una serie di aperture, quindi esso ricopre la doppia funzione di ripiano e di oscurante per le finestre. A terra, scorrevoli su binari, si trovano tre sedute in legno, queste possono anche essere fatte sparire sotto i letti e liberare completamente lo spazio, altrimenti si possono disporre in base alle esigenze del momento (pranzo, relax, preparazione attrezzatura, ecc.). La presenza di un’ampia vetrata garantisce un’ottima vista verso Auronzo di Cadore e il paesaggio a valle, conferendo anche un ottimo apporto di luce all’interno. La parte bassa dello spazio interno è adibita a deposito zaini e racchette, rimessa delle coperte a servizio delle cuccette, piccola dispensa, un kit di pronto-soccorso, una pentola e un estintore. L’ingresso si trova nella parte più alta da terra e l’accesso è garantito mediante una scala esterna. La particolare posizione della porta esterna, divisa in due sezioni, una superiore ed una inferiore, da aprirsi indipendentemente, rende accessibile l’ingresso anche in presenza di forti nevicate.

STRUTTURA Il sistema costruttivo adottato è a telaio a parete portante che consente di ottimizzare gli spessori degli elementi grazie all’inserimento del materiale isolante all’interno delle strutture. La funzione statica è assolta da un telaio strutturale in legno di abete realizzato con elementi a sezione contenuta disposti a passo ravvicinato, le pareti saranno realizzate in stabilimento e trasportate smontate sul posto mediante l’utilizzo di elicottero. Le chiusure verticali è orizzontali sono caratterizzate da un pacchetto a più strati, una volta poste in opera sull’esterno dei pannelli parete viene applicato il rivestimento di facciata composto da pannelli metallici. La struttura portante principale composta da due travi in legno lamellare di abete, mediante piastre di ancoraggio a “U” sono fissate a barre a filettatura continua con testa a espansione infisse nel terreno mediante foratura della roccia. L’attacco a terra è concepito in modo da avere il minor impatto possibile e la massima reversibilità, sfruttando al massimo le caratteristiche geologiche del terreno costituito da roccia.

INVOLUCRO Il volume del manufatto è racchiuso da un involucro dalle alte prestazioni termoisolanti. Il bivacco non è dotato di un impianto di riscaldamento / raffrescamento quindi l’involucro dovrà offrire il massimo riparo dal freddo invernale e dalla calura estiva. L’obbiettivo è quello di avere un alloggio passivo, passivhaus secondo la denominazione originale tedesca, cioè un’ambiente a basso consumo energetico e a elevato potenziale termico isolante. Le caratteristiche tecniche delle pareti verticali e orizzontali costituite dall’alternanza di legno e materiali isolanti forniscono prestazioni in grado di soddisfare gli obbiettivi posti. A fronte di soli 27 cm di spessore totale le pareti garantiscono: - Trasmittanza 0,14 W/mqK - Sfasamento 12 ore - Smorzamento 0,18 Da questi dati si evince che l’involucro rappresenta una soluzione ideale non solo per ripararsi dal freddo ma anche dal caldo visto i valori di sfasamento raggiunti.

DOTAZIONE IMPIANTISTICA Al fine di limitare il più possibile i costi di manutenzione si è optato per una dotazione impiantistica minima, tale da garantire solo alcune piccole funzioni complementari alla permanenza nel bivacco. Le dotazioni impiantistiche possono essere ricondotte a due soltanto: - Impianto per la generazione di elettricità; - Sistema di raccolta acqua piovana; L’impianto per la generazione di elettricitàè costituito da modulo fotovoltaico composti da n.3 pannelli fotovoltaici policristallini con una potenza nominale di 250 Wp ciascuno per un totale di 0,75 Kw in grado di alimentare 2 punti luce con lampadine a risparmio energetico un sistema GPS per la raccolta dati (temperatura, umidità, pressione, videocamere), una presa, lo sterilizzatore UV per l’acqua piovana e una piccola piastra ad induzione. I pannelli fotovoltaici sono posizionati sulla parte alta del prospetto sud-est, per evitare che eventuali cumuli di neve ne compromettano la resa, e sono facilmente removibili. Il sistema di raccolta acqua piovana è costituito da una cisterna di accumulo di polietilene della portata di circa 2500 lt che raccoglie, attraverso canalizzazione, l’acqua piovana della copertura. L’utilizzazione è garantita da un sistema a pompa manuale per limitare manutenzioni ed eventuali malfunzionamenti. L’acqua è resa potabile grazie all’impiego di uno sterilizzatore a lampade UV alimentato dal sistema fotovoltaico o anche da batterie ricaricabili.

MANUTENZIONE La manutenzione potrebbe limitarsi a una due visite l’anno da parte dei volontari per l’ispezione e la verifica degli elementi costruttivi e di rivestimento del fabbricato. Gli impianti, data la particolare semplicità della dotazione, potrebbero anch’essi essere supervisionati una volta l’anno. L’elemento più delicato è rappresentato dal sistema di accumulo dell’energia elettrica raccolta dai pannelli fotovoltaici che prevede batterie che, hanno una durata media garantita di almeno 5 anni, ma devono essere controllate periodicamente per garantirne il corretto funzionamento. Gli interventi programmati di manutenzione comunque non prevedono l’utilizzo di elicottero ne di particolari strumenti di lavoro quindi potrebbero essere svolti da volontari limitando notevolmente le spese di gestione dell’immobile.


Le porte del Parco - bc studio _ Ilaria Bizzo Stefano Cornacchini

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Il presente progetto è stato sviluppato nell’ambito del Concorso di progettazione indetto dal GAL Delta 2000, procedura conclusasi in data 11 marzo 2015.

bc studio _ Ilaria Bizzo Stefano Cornacchini — Le porte del Parco

bc studio _ Ilaria Bizzo Stefano Cornacchini — Le porte del Parco

Tavola 1

bc studio _ Ilaria Bizzo Stefano Cornacchini — Le porte del Parco

Tavola 2

bc studio _ Ilaria Bizzo Stefano Cornacchini — Le porte del Parco

Tavola 3

bc studio _ Ilaria Bizzo Stefano Cornacchini — Le porte del Parco

Tavola 4

bc studio _ Ilaria Bizzo Stefano Cornacchini — Le porte del Parco

Tavola 5

bc studio _ Ilaria Bizzo Stefano Cornacchini — Le porte del Parco

Tavola 6

RIFUNZIONALIZZAZIONE DEL SISTEMA DEL CENTRO URBANO E DEL CINEMA AMBRA "FACCIAMO CENTRO" - Eleonora Di Eleonora

BIVACCO FANTON MARMAROLE - ES arch enricoscaramelliniarchitetto , Francesco Manzoni, Marco Clozza

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Premessa

ES arch enricoscaramelliniarchitetto  , Francesco Manzoni, Marco Clozza — BIVACCO FANTON MARMAROLE

Cosa significa costruire un “nuovo” bivacco oggi? Cosa significa “abitare” un bivacco oggi? Costruire e abitare in alta quota è il tema principale; perché l’esperienza di una notte in un bivacco dev’essere considerata a tutti gli effetti abitare. Ed è un abitare al limite, vicino, dentro la natura; che si manifesta in tutta la sua forza attraverso i venti, la pioggia, la neve e la bufera; ma al tempo stesso dona sole, cieli tersi o stellati e panorami indimenticabili. Abitare un bivacco significa proteggersi, ma anche acuire i sensi. In un bivacco, ogni nuvola, ogni soffio di vento, ogni goccia di pioggia od ogni fiocco di neve assume un significato diverso.

ES arch enricoscaramelliniarchitetto  , Francesco Manzoni, Marco Clozza — BIVACCO FANTON MARMAROLE

_ progetto architettonico: ispirazioni. forme e materiali

ES arch enricoscaramelliniarchitetto  , Francesco Manzoni, Marco Clozza — BIVACCO FANTON MARMAROLE

Le immagini che vengono normalmente associate alla parola bivacco, contrariamente al rifugio, sono estreme, molte volte lontane dall’immaginario collettivo del costruire in montagna, “navicelle” essenziali approdate in luoghi improbabili. Forse i “paesaggi lunari” fatti di pietre hanno inconsciamente, ma forse neanche tanto, suggerito forme semplici simili a carrozzerie di micro ambienti. Esiste innegabilmente uno straniamento fra l’architettura di un bivacco e l’ambiente che lo accoglie. Elemento estraneo, frammento di spazio incapsulato in mondo di “titani”. Quale può essere quindi il ragionamento progettuale per rendere maggiormente afferenti al singolo luogo questi “oggetti”? Questa è la domanda fondamentale che ha guidato il progetto. Per noi la risposta è stata guardando le forme della natura che ci accoglie. Volendo “semplificare”, sintetizzare, una delle geometrie rilevabili è quella della piega che si forma all’attacco dei torrioni rocciosi; la pendenza da poco marcata, repentinamente, improvvisamente diventa verticale. Questa traccia ha suggerito una forma che si basa su uno sviluppo orizzontale ed uno verticale.

ES arch enricoscaramelliniarchitetto  , Francesco Manzoni, Marco Clozza — BIVACCO FANTON MARMAROLE

Il volume architettonico si basa su una parte orizzontale con una copertura in lieve pendenza ed una parte sviluppata verso l’alto in forte pendenza. Il volume mostra poi una cavità verso valle. Verso monte si appoggia al terreno ed è poi sostenuto, orizzontalmente, da un semplicissimo sistema di travi e pilastri in carpenteria metallica. La giacitura del manufatto è un compromesso fra la ricerca di una lieve pendenza e l’orientamento del fronte principale. Geometrie estrapolate: piega

ES arch enricoscaramelliniarchitetto  , Francesco Manzoni, Marco Clozza — BIVACCO FANTON MARMAROLE

Una seconda fase iniziale si è interrogata sul ruolo del bivacco come elemento di modificazione del paesaggio. L’introduzione di un piccolo volume si traduce, la maggior parte delle volte, in un “puntino rosso”. Il progetto si è interrogato alla ricerca di un modo per rendere evidente il volume (anche come punto di riferimento) e, al tempo stesso, metterlo in relazione con il contesto roccioso. Ancora una volta il suggerimento è venuto da un fenomeno naturale legato al contesto; il sole al tramonto ingiallisce la dolimia e accende le montagne. Quindi quale colore, vista anche la necessità di non ricadere nel mimetismo, poteva soddisfare entrambe le esigenze progettuali? Il progetto risponde introducendo l’uso del color giallo dorato attraverso un manto continuo di scaglie metalliche di forma romboidale. La scelta di questa geometria è da ricercarsi nella volontà di avere un materiale metallico che interagisse con la luce mettendo in evidenza una texture, una pelle “naturale” in grado di smorzare gli effetti riflettenti. In questo modo, l’intero volume viene ricoperto di questo manto dorato, che attrarrà i raggi del sole e permetterà al bivacco di diventare elemento integrato nel contesto. Una parte di “dolimia” lucente, riferimento alla scala minuta e a quella territoriale.

ES arch enricoscaramelliniarchitetto  , Francesco Manzoni, Marco Clozza — BIVACCO FANTON MARMAROLE

ES arch enricoscaramelliniarchitetto  , Francesco Manzoni, Marco Clozza — BIVACCO FANTON MARMAROLE

ES arch enricoscaramelliniarchitetto  , Francesco Manzoni, Marco Clozza — BIVACCO FANTON MARMAROLE

Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole - Alessandro Curti, Stefano Larotonda

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Dalla suggestione di una dura escursione, nella tormenta o in mezzo alla nebbia, quando la certezza di raggiungere la meta non è mai assicurata, nasce l’idea di dare luogo ad un ambiente intimo dove stare insieme per raccontarsi, uno di fronte all’altro, le proprie storie di montagna. L’intenzione è formare uno spazio adatto a prolungare il più possibile il momento della solidarietà tra gli alpinisti, dello stare insieme, lontano dalla vita di tutti i giorni. La ricerca condotta in tal senso, predilige la qualità spaziale rispetto alla configurazione più densa e compressa dell’alloggio minimo in alta quota: il progetto è pensato dall’interno verso l’esterno e si risolve in uno spazio circolare che diviene generatore della forma, che assolve alla richiesta di pernottamento ma che, al contempo, è anche uno spazio ampio e flessibile in grado di accogliere diverse configurazioni di utilizzo.

Alessandro Curti, Stefano Larotonda  — Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole

La volontà di ricavare una piccola area di accesso, nel quale raggruppare tutte le dotazioni richieste, unita all’idea della stanza circolare, dà origine ad un raccordo che definisce la sagoma a goccia del bivacco. Secondo le indicazioni fornite del bando, rispetto all’area di collocazione di progetto, il bivacco è disposto longitudinalmente secondo l’asse est- ovest, assecondando le linee di massima pendenza del terreno. Questa condizione planimetrica, insieme alla sua forma, favorisce il deflusso della neve comportandosi da “spartineve”.

Alessandro Curti, Stefano Larotonda  — Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole

Come risposta al tema della reversibilità del progetto l’attacco a terra è minimizzato attraverso un sistema di sei appoggi fissati su roccia viva, sui quale si ancora una struttura a telaio metallico che forma la base di appoggio del bivacco. Questa soluzione separa completamente l’involucro isolato dal terreno producendo l’immagine di un edificio sospeso. L’accesso è collocato all’estremo ovest della sagoma curva ed è caratterizzato da una porta sezionale a due livelli che risponde alle richieste specifiche del bando in relazione all’accesso invernale (quota +2.00). Questa scelta distributiva diventa elemento di caratterizzazione del bivacco dando luogo ad una copertura inclinata sotto la quale gli accessi sono collocati nella parte più alta della punta (ad ovest), che poi si abbassa, ed est, verso la zona di soggiorno riducendo fortemente la volumetria interna.

Alessandro Curti, Stefano Larotonda  — Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole

Inserimento

Il bivacco prevede l’alloggio comodo di 10 persone. Un’area di accesso, all’ingresso, risponde alla dotazione richiesta: in prossimità della porta è collocata la scala a pioli che serve l’ingresso invernale, una la rastrelliera per gli sci e, alla sua destra, una scaffalatura contiene il kit di pronto soccorso, una tanica, una pentola per l’acqua, un estintore ed ulteriori ripiani liberi utilizzabili. Sul lato opposto una nicchia con ripiani funge da dispensa, al suo fianco è previsto il tavolo servito da sgabelli e da una panca che si estende dal livello rialzato dello spazio principale. Questo si configura in una superficie in legno disposta a 40 cm di altezza sui cui le persone si dispongono in cerchio seguendo l’andamento circolare che caratterizza la sala; su di esso sono previste le coperte di dotazione. Al di sotto del piano sono ricavate delle nicchie per l’alloggiamento di scarponi, mentre alle pareti una serie di ganci fungono da sostegni per zaini, indumenti e attrezzatura alpinistica.

Alessandro Curti, Stefano Larotonda  — Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole

Il bivacco è costruito da pochi elementi prefabbricati preassemblati in stabilimento e montati in quota, avendo cura di minimizzare le ricadute sul fronte dell’utilizzo dell’elicottero. Tutti i suoi elementi, dopo essere stati composti in fabbrica, saranno in seguito spostati nel punto stabilito del fondovalle dal quale, via elicottero, raggiungeranno il sito dedicato dove avverrà l’assemblaggio. Il pannello tipo che forma le pareti si compone di una struttura a telaio con coibentazione, rivestito all’esterno in lamiera preverniciata e all’interno in pannelli di compensato, lo stesso sistema è utilizzato per gli impalcati. La struttura di fondazione viene concepita come un unico traliccio, composto da pochi e leggeri elementi incernierati a comporre una reticolare con puntoni e tiranti, con un peso totale inferiore ai 1000 kg; sarà preassemblato a valle e trasportato in un unico viaggio, ad attenderlo in sito saranno posizionati dei tirafondi resinati nella roccia dolomia affiorante, in modo tale da garantire un certo grado di tolleranza verticale durante le fasi di fissaggio a terra.

Alessandro Curti, Stefano Larotonda  — Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole

Diagramma funzionale arredo

Il bivacco sarà dotato di impianto fotovoltaico in isola composto da un pannello in silicio policristallino, regolatore di carica e batteria di accumulo al gel. L’energia prodotta verrà immagazzinata nella batteria che avrà capacità di almeno 150 Ah a 20°C. L’impianto alimenterà tre utenze tutte a 12V: un punto luce con lampade led da circa 15 W; un router per l’invio delle immagini delle telecamere che verranno installate. Un alimentatore 12/5V per la console di una stazione meteo.

Alessandro Curti, Stefano Larotonda  — Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole

Assemblaggio

Alessandro Curti, Stefano Larotonda  — Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole

Livello ingresso

Alessandro Curti, Stefano Larotonda  — Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole

Livello accesso invernale

Alessandro Curti, Stefano Larotonda  — Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole

Sezione trasversale

Alessandro Curti, Stefano Larotonda  — Bivacco F.lli Fanton sulle Marmarole

enoteca VICEVERSA - Roberto di Pizio

Bivacco Fanton Marmarole - CORINNE GALLOTTI, maurizio scarpaci, claudio rosiello

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_Solo nelle situazioni estreme l’uomo può rendersi conto dei suoi limiti e delle sue potenzialità. L’uomo riesce a vedersi in maniera più chiara, non si nasconde più davanti a se stesso, soprattutto riconosce le proprie carenze…Procedo per tentativi ed errori, se non avessi mai sperimentato fallimenti e debolezze, non avrei nulla da comunicare agli altri. La montagna a modo mio, R. Messner_ E’ nel silenzio che il viaggiatore percorre la strada verso la cima, il silenzio della montagna ma soprattutto quello interiore. La purezza e la semplicità del pensiero verso la salita, si fanno forma in questo bivacco che rappresenta – nel suo impianto puro e monolitico, un punto giallo – la meta fisica e spirituale.

CORINNE GALLOTTI, maurizio scarpaci, claudio rosiello — Bivacco Fanton Marmarole

Il bivacco è orientato nord-sud, per favorire sia l’orografia del terreno sia l’inclinazione per l’approvvigionamento energetico solare. Il volume si inclina seguendo lo sviluppo dei monti che lo circondano, quasi a sottolinearne l’andamento: è tagliato in corrispondenza del Cimon Froppa, dove una finestra panoramica zenitale permette di ammirare la cima e verso la cresta degli Invalidi, per seguire l’inclinazione del crinale. La facciata principale si fa riconoscere grazie al cambio di materiale (lamiera grecata verniciata e lasciata grezza), una doppia pelle che caratterizza le facciate identificandone la funzione. L’ingresso a nord e la parte di servizi permettono di creare una “doppia parete” che protegge dal freddo, mentre la zona pranzo e le aperture si attestano a sud. Il dualismo dei rivestimenti esterni è riproposto nei materiali utilizzati all’interno, pannelli in abete per gli arredi e le parti strutturali, acciaio preverniciato per i servizi e gli elementi distributivi quali scala e armadiatura. La zona notte è distribuita su quattro livelli che enfatizzano la salita verso l’alto caratterizzata dalla finestra panoramica zenitale, il tema della flessibilitàè stato applicato ai primi due livelli in cui letti ripiegabili danno la possibilità di ampliare la zona di condivisione. Si è preferita una struttura in platform frame sia per la facilità di assemblaggio e prefabbricazione sia per le ottime caratteristiche a trazione flessione. Per il solaio di calpestio è stato scelto XLAM che permettere di rendere coesa la struttura nel suo complesso. L’autonomia e la sostenibilità energetica sono garantite da un impianto fotovoltaico semplice e tecnologia integrata nella struttura, con funzionamento ad isola, dotato di batteria d’accumulo con autonomia di circa tre o quattro giorni e un inverter per il funzionamento del sistema di videosorveglianza.

CORINNE GALLOTTI, maurizio scarpaci, claudio rosiello — Bivacco Fanton Marmarole

CORINNE GALLOTTI, maurizio scarpaci, claudio rosiello — Bivacco Fanton Marmarole

CORINNE GALLOTTI, maurizio scarpaci, claudio rosiello — Bivacco Fanton Marmarole

CORINNE GALLOTTI, maurizio scarpaci, claudio rosiello — Bivacco Fanton Marmarole

CORINNE GALLOTTI, maurizio scarpaci, claudio rosiello — Bivacco Fanton Marmarole

CORINNE GALLOTTI, maurizio scarpaci, claudio rosiello — Bivacco Fanton Marmarole

CORINNE GALLOTTI, maurizio scarpaci, claudio rosiello — Bivacco Fanton Marmarole

CORINNE GALLOTTI, maurizio scarpaci, claudio rosiello — Bivacco Fanton Marmarole

CORINNE GALLOTTI, maurizio scarpaci, claudio rosiello — Bivacco Fanton Marmarole

CORINNE GALLOTTI, maurizio scarpaci, claudio rosiello — Bivacco Fanton Marmarole

Il Macigno - Luca Barontini, giacomo razzolini, Alessio Piomboni

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“Ogni granello di quella pietra, ogni bagliore minerale di quella montagna, ammantata di notte, formano, da soli, un mondo. Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice”.

Luca Barontini, giacomo razzolini, Alessio Piomboni — Il Macigno

Camus non insegue più Dio o l’Assoluto, il suo obiettivo diviene l’intensità della vita. Per Camus, Sisifo, nonostante la sua condanna, è felice. Consapevole dei propri limiti carica su di sé il proprio destino. Quale paesaggio più della montagna riesce a descrivere e far emergere i limiti dell’uomo. Per arrivare al limite è necessaria una tensione continua, tra l’uomo e il paesaggio, tra l’uomo e la roccia. Qui, il bivacco diviene fondamentale cerniera tra l’individuo e il Tutto. La forma del progetto si genera dunque dalla riflessione sul limite umano innanzi alla Natura. Abbiamo studiato il nostro volume cercando di scavare al suo interno per arrivare ad una misura corporea dove sia possibile raccogliersi. La sintesi finale del nostro percorso arriva dunque a definire una forma pura all’esterno,la sfera, ed una misura umana all’interno, un cubo. Il bivacco diviene, nel nostro immaginario, un macigno della montagna. Il suo volume rievoca la faticosa salita verso la cima, volume che, all’interno, diviene tappa temporanea di un transito continuo. Alla forma sferica conseguono diverse soluzioni progettuali (bioclimatica, resistenza strutturale, ancoraggio a terra con minor impatto possibile sul suolo) che dialogano, nel rispetto, con il paesaggio circostante.

Luca Barontini, giacomo razzolini, Alessio Piomboni — Il Macigno

Luca Barontini, giacomo razzolini, Alessio Piomboni — Il Macigno

Luca Barontini, giacomo razzolini, Alessio Piomboni — Il Macigno

Luca Barontini, giacomo razzolini, Alessio Piomboni — Il Macigno

Luca Barontini, giacomo razzolini, Alessio Piomboni — Il Macigno

Luca Barontini, giacomo razzolini, Alessio Piomboni — Il Macigno


Parco del Colle Bellaria e antenna/landmark - Gianluca Vosa, Raffaella Napolano, Valerio Costantini, giorgia nicolardi, Gianluca Mazza, francesca miceli, Alessandro Pannone

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Il progetto per l’ideazione dell’antenna/landmark e la relativa sistemazione del Parco del Colle Bellaria nasce da una attenta analisi ed interpretazione dello stato dei luoghi. E’ stato necessario stabilire un dialogo tra l’area di intervento, la città ed oltre. Un dialogo che toccasse diversi contenuti della città contemporanea di cui alcuni definiti e chiari (o almeno apparentemente), altri volutamente da ricercare e da definire. Un concept contemporaneo, quasi al limite di un’espressione artistica, racconto degli innumerevoli e possibili confronti e contrasti ivi presenti, risposta/non risposta a tematiche trasversali, tentando di esprimersi formalmente in modo chiaro ed immediato. Una riflessione progettuale di landscape e di design che vada dunque oltre i limiti fisici dei contorni dell’area d’intervento, che metta in evidenza il valore di tematiche globalizzate confrontandole con il territorio salernitano partendo da considerazioni territoriali complesse ed arrivando agli elementi caratteristici presenti nell’area, al fine di poter contestualizzare l’intervento. Fondamentale è stato operare una connessione definita ed indefinita tra elementi appartenuti a spazi e tempi diversi, annoverando anche tematiche e problematiche di tipo culturale e sociale e mettendo il cittadino generico nelle condizione di sentirsi complice, nel bene e nel male, delle sue riflessioni/non riflessioni e quindi delle sue azioni/non azioni. L’obiettivo è stato teso ad un’operazione di riscrittura urbana, individuando nuove connessioni o ristabilendo vecchie connessioni ma attribuendole un carattere aperto suscettibile di nuove modifiche ed in linea con le certezze/incertezze dell’urbanistica, dell’architettura, del design e dell’arte contemporanea. Segno/Simbolo Natura/Paesaggio Colle Bonadies/Castello di Arechi Vs Colle Bellaria/Landmark Antenna Il concept generale e il modo migliore per rappresentare la ricerca di un confronto non poteva essere che descritto con un racconto, anzi un fumetto, espressione grafica-letteraria da sempre viva nella comunicazione contemporanea anche di tematiche culturali e sociali importanti (vedi giornali, riviste, internet, ecc). Per aprire il dibattito, importante è stato trovare un “genius loci culturale”, una scelta questa quasi apparentemente/volutamente banale, scomponendolo poi in elementi “semplici” da cui partire per affrontare la questione. La connessione è stata operata tra i due elementi morfologici principali della città di Salerno: il Colle Bonadies su cui sorge il Castello di Arechi ed il Colle Bellaria che dovrà invece ospitare la nuova antenna landmark della città. Il Colle Bonadies su cui sorge il Castello di Arechi, castello medioevale della città di Salerno, offre una panoramica sulla città e sull’intero golfo di Salerno ed è circondato da un parco con percorsi naturalistici immersi nella macchia mediterranea. Grazie all’impervietà della sua collocazione, il castello è sempre rimasto inespugnato. Attualmente boscosa, nel Medioevo la collina era completamente priva di alberi, onde facilitare l’avvistamento di chi ne compisse l’ascensione. In questo senso, interessante è stato fare un parallelismo simbolico con il passato recente del Colle Bellaria caratterizzato da incendi boschivi che ne hanno ridotto di molto la presenza verde complessiva. Oltre ad un dialogo morfologico, formale e paesaggistico quello tra i due Colli vuole essere un dialogo denso, complesso, corposo, essendo l’area del Castello Arechi ricca di ricordi nei cuori dei salernitani. Esso rappresenta tutto. Il tutto semplificato nel suo essere Segno, Simbolo e Natura, Paesaggio della città. Le nostre città. Un peso ed un vantaggio nello stesso momento, pur tuttavia, spesso, statico nel fare. Il nostro Colle vuole reagire, vuole essere giovane, vuole essere presente e futuro, vuole iniziare ad essere storia sapendo di non poter e non voler superare la storia passata e i suoi valori. Segno/Simbolo e Natura/Paesaggio possono essere espressi anche oggi, nel 2015, guardandosi indietro ed in avanti nel tempo e nello spazio. Questo dunque diventa il concept generale del progetto: una ricerca costante di intrecci e sintonie tra il vecchio e il nuovo, espressione di contrasti, confronti e discussioni, generatore di molteplici punti di vista. Quale sarà il futuro dell’urbanistica, dell’architettura, del design e dell’arte? Quale saranno le azioni/reazioni? La discussione è ora aperta e nel vivo. Di essa non ne conosciamo ancora le risposte ed i possibili esiti, tuttavia questo progetto vuol di essi rimanerne realizzazione trovandone in essi il suo senso massimo.

Gianluca Vosa, Raffaella Napolano, Valerio Costantini, giorgia nicolardi, Gianluca Mazza, francesca miceli, Alessandro Pannone — Parco del Colle Bellaria e antenna/landmark

Vista Parco

Progetto Parco Natura/Paesaggio: (Acido Humico – Chimica) Il concept di progetto per la riqualificazione paesaggistica del Colle Bellaria parte dall’idea di un confronto formale e complesso con il vicino Colle Bonadies, entrambi posti al centro della morfologia della città. Il Colle Bonadies si presenta caratterizzato da una folta massa di verde mediterraneo che alle sue pendici trova il blocco architettonico medievale del castello Arechi e la Torre Bastiglia. Queste suggestioni iniziali sono poi divenute parte del progetto del Colle Bellaria. Il progetto vuole interpretare in chiave contemporanea, quasi con un taglio artistico di landart, il significato di natura/paesaggio, cercando di concentrarsi sul limite che c’è oggi tra natura ed artificio, tra paesaggio ed urbano. La scelta prioritaria è stata quella di trovare una maglia “reale” e “concettuale” che si prestasse ad esprimere diverse questioni progettuali oggettive divenendo altresì sottomaglia di riflessioni culturali e generatrice di dettagli di design nella piccola scala. Una prima riflessione si è soffermata sul concetto di Acido Humico. L’Acido Humico in chimica è una sostanza naturale che si forma a seguito della biodegradazione microbica di materia organica (vegetale o animale). Si trova frequentemente nel suolo e nelle acque, ed è anche presente nell’humus (il fertilizzante naturale che si forma nel suolo in seguito alla biodegradazione di foglie, tronchi e radici in presenza di un certo grado di umidità). Rappresenta chimicamente “la vita” della natura e di conseguenza la nostra vita, la semplificazione del nostro habitat naturale. Questa formula chimica complessa diviene elemento e maglia generatrice/rigeneratrice nella composizione spaziale dell‘area d’intervento, espressione di un dialogo complesso Natura/Paesaggio. La maglia di riferimento viene interpretata progettualmente da forme esagonali e spezzate utili nella composizione del sistema parco e quale obiettivo prioritario per la definizione di un masterplan paesaggistico che, utilizzando il sistema del verde ed operando attraverso un processo di riscrittura urbana a basso impatto ambientale, fosse in grado di fornire carattere identificativo dell’area oggetto d’intervento e di essere collante e cerniera con la città. L’utilizzo della griglia di lavoro esagonale ha reso possibile l’individuazione di nuove polarità distinguendole in macro aree funzionalmente autonome e distinte ma comunque in stretta relazione. Il sistema parco viene interpretato nella logica della land art per cui, in corrispondenza di ogni nodo significativo che è possibile rintracciare, sono presenti strutture temporanee, flessibili e rimovibili, ed attrezzature integrate e funzionali alla riqualificazione/sistemazione paesaggistica, luoghi lasciati alla periodica azione di artisti itineranti della land art al fine di aumentare l’attrattività dell’area e di prevedere la possibilità di attività di tipo sociale-ricreativo alternative, individuando spazi per mostre, installazioni artistiche e culturali. Ogni nodo rimanderà a diverse aree tematiche poi opportunamente ragionate. Tutte le strutture temporanee saranno realizzate con il materiale di scarto dello smantellamento delle vecchie antenne. Gli elementi di design e di arredo del parco saranno simbolicamente derivanti dai percorsi, come se provenissero da questi, creando un taglio tra natura ed artificio. Fondamentale per la coerenza delle scelte di progetto e del concetto di sostenibilità ambientale la proposta di un imboschimento del Colle e di conseguenza la possibilità di aumentare i percorsi interni naturali quali attrattori naturali. Entrambi gli elementi vengono programmati e progettati contestualmente, creando una sintonia progettuale tra natura ed artificio ed azzerando in questo modo qualsivoglia impatto ambientale. Il Colle deve essere verde. Il Colle deve essere percorribile. Ma quando? Il progetto non poteva non considerare la difficoltà che c’è oggi in Italia nel realizzare architettura e soprattutto farlo in tempi brevi, rimanendo nei costi preventivati, in regola con le normative vigenti, ecc… Il progetto dichiara fortemente questa difficoltà. Per questo si è prevista una maglia aperta di progettazione, che si espande progressivamente e nel tempo, che convince per piccoli step, che si realizza per blocchi definibili all’interno della stessa maglia esagonale, che si riprende i suoi spazi, valorizzando quelli esistenti. Un MasterPlan aperto, in costante divenire, strutturato per livelli d’intervento che riqualifica tutto ciò che c’è, sia esso naturale o artificiale, generando accessi, percorsi, spazi verdi e spazi architettonici. Ponendosi in linea di continuità con la morfologia del colle Bellaria quindi, vengono riconfigurate ed adeguate le accessibilità, la fruibilità e la sicurezza del sito, ridisegnando e valorizzando l’insieme dei percorsi (previsti collegamenti pedonali tra le diverse quote del parco e tra i due belvedere al fine di garantire lo sviluppo di passeggiate e attraversamenti panoramici ed individuare nuovi punti panoramici, luoghi di sosta, aggregazione e socializzazione pur non cambiando l’identità morfologica del sito), utilizzando i tracciati viabili e gli spazi liberi esistenti come parcheggi ad esempio, questi ultimi resi quasi mimetici grazie all’aumento del verde, definendo un sistema di interconnessioni e sinergie dinamico e continuo tra il parco ed i suoi utenti e creando un’intersezione di flussi, aree e funzioni legate fortemente al paesaggio naturale ricomposto e rimodulato. La presenza dell’elemento naturale è ulteriormente sottolineata dal dinamismo della pianta che articolandosi attraverso corridoi verdi, che come nastri si allungano, sollevano ed abbassano definendo geometrie e volumi, ha come finalità prioritaria quella di ottenere un piano armonico e coerente garantendo spazi di vita e relax in un ambiente en plein air, adatti a successive modificazioni e ampliamenti. La griglia dell’Acido Humico come agisce? – Aiuta a programmare gli interventi fisici e reali da svilupparsi nel tempo in relazione all’imboschimento della collina ed all’aumento dei percorsi pedonali (elementi questi alla base del sistema di sostenibilità ambientale di progetto) ed alle esigenze e possibilità dell’amministrazione pubblica, azzerando l’impatto ambientale e agevolando una sostenibilità economica di qualsivoglia intervento anche nel tempo; - Definisce fisicamente il parco in aree che grazie a sistemi tecnologici, digitali e sensori smart collegati a sistemi informatizzati di ultima generazione, permette la facilità di controllo e di azione, trasformandosi in un vero e proprio presidio tecnologico “di protezione civile” per la prevenzione da rischi morfologici/idrogeologici e da incendi naturali e dolosi tramite utilizzo di accumulo acqua e motopompe, elettropompe e gruppi di pressurizzazione a norma; - Regola e suggerisce l’orditura formale per gli interventi di messa in sicurezza del colle per mezzo di opere di ingegneria naturalista; - Regola i percorsi orizzontali, quelli sulla stessa quota che seguono le curve di livello e i percorsi verticali, quelli che tramite rampe e scale naturali superano i dislivelli del colle, garantendo il superamento delle barriere architettoniche; - Definisce gli spazi di Landart e i nuclei funzionali del parco, in particolare le due aree strategiche, belvedere panoramici naturalistici che si propone di riqualificare e sistemare collegandoli tra di loro divenendo così un grande poggio naturale affacciato sulla città a 180°/360° abbracciando la vista del golfo di Salerno, dai monti della Costiera Amalfitana fino a punta Licosa e nel collegamento anche la zona interna Nord; - E’ un progetto di Land ed architettura, lega la natura del luogo al segno espressivo dell’antenna Landmark. La proposta di progetto risulta sostenibile sia a livello ambientale che economico, preferendo l’idea di una pianificazione per fasi ed esprimendosi ad esempio nella valorizzazione di quanto già presente nel luogo, nell’utilizzo di materiali riciclabili ed economici, ecc. Un progetto piramidale, strategia ed esempio di rammendo ed agopuntura naturalistica ed architettonica, modello replicabile al fine di restituire ad un uso possibile parti di città in maniera puntuale ma diffusa. Il progetto stesso diviene facilitatore e controllore dei costi delle opere, esso stesso è ambiente, è sicurezza sismica, idrogeologica e boschiva, è programma di cantiere, è gestione, è manutenzione e si esprime in un linguaggio formale unitario di spazi sia pieni che vuoti.

Gianluca Vosa, Raffaella Napolano, Valerio Costantini, giorgia nicolardi, Gianluca Mazza, francesca miceli, Alessandro Pannone — Parco del Colle Bellaria e antenna/landmark

Concept Idea

Progetto antenna Segno/Simbolo La ricerca di un colloquio ed un confronto complesso con il contesto viene espresso anche nella scelta dell’antenna landmark volendo con essa esprimere il valore del “gesto formale”. Si cerca di raccontare contenuti dando appunto forza al gesto, generando uno o più punti di vista di tale confronto. Il Castello Arechi sorge sul colle Bonadies e costituisce certamente uno dei simboli più rilevanti attualmente presenti in città. E’ stato proprio questo riferimento e l’interessante relazione spaziale tra le parti (castello-antenna/landmark) a suggerire le linee di riferimento principali. Un semplice movimento, quello di ruotare lo skyline del Castello, materico ed orizzontale, vuole suggerire una risposta di progetto concreta divenendo Landmark leggero e verticale, reinterpretando con un gesto, un segno, un simbolo in chiave contemporanea, ottenendo così un “nuovo segno”. L’antenna Landmark si presenta come una tipica struttura a traliccio saldata e bullonata (di facile costruzione ed esecuzione, prestandosi all’utilizzo di materiale proveniente da fonti riciclate) con una pianta generatrice di forma ellisoidale ed un basamento slanciato verso sud integrato fortemente al parco. L’altezza complessiva dell’antenna è di circa 100 metri di altezza. Il “nuovo segno” diventa visibile da sud/est e sud/ovest integrandosi nel fitto verde boschivo. A partire dal prospetto sud, una griglia in acciaio fresato dai toni verde-azzurri, leggerissima e dalla forma esagonale la avvolge riprendendo l’idea dell’ Acido Humico che dal terreno sale verso l’alto, deframmentandosi e propagandosi ancora sul parco e sulla città con un ombra naturale, un orologio biologico, un segno invisibile, regalando fascino ed atmosfere agli spazi naturali, integrandosi al contesto paesaggistico e minimizzandone gli impatti. Dal basamento alla parte terminale dell’oggetto antenna, una struttura ad ellissi, scandisce in prospetto gli spazi, mentre una piccola struttura eolica di nuova generazione capace di autosostenere i propri consumi relativi all’illuminazione tecnica, trova spazio immediatamente al di sotto della base destinata ai ripetitori posti in sommità. E’ stata valutata la possibile espansione nel tempo del numero di concessioni per ripetitori di radiotelecomunicazioni, telefonia e banda larga prevedendo una forma architettonica versatile a cambiamenti tecnici e strutturali senza comprometterne il linguaggio di design scelto. L’Illuminazione artificiale è stata ipotizzata anche per valorizzare le singole aree esagonali interne al parco, come fosse il faro di un porto che controlla il Colle. A tal proposito non mancano segni e rimandi anche ad iconografie classiche marinare essendo Salerno città di mare. Nel basamento ad esempio, si rimanda all’immagine di una prua che sorregge l’antenna che nella sua parte bassa rimanda ad uno spinnaker senza tempo che con il vento in poppa, porta con se e guida il parco e i suoi stessi fruitori. La struttura dell’antenna risulta facilmente riciclabile e riutilizzabile a fine ciclo vita. Per questo si è infatti previsto o comunque consigliato, soprattutto il riutilizzo del materiale utile derivante dallo smantellamento delle vecchie torri preesistenti sia per la costruzione dell’antenna stessa, per il suo rivestimento in griglia esagonale e sia per le strutture ricettive interne al parco pensati come manufatti architettonici temporanei oppure recuperi di quelli esistenti che ospiteranno al loro interno attrezzature a servizio dei fruitori come punti ristoro, aree di sosta e relax, aree espositive e servizi igienici. I piccoli manufatti architettonici saranno costituiti da una parte “funzionale” che si configurerà come un elemento materico, solido, che sarà il guscio delle attività in esso svolte, in contrapposizione ad una parte pensata come “luogo dello stare” racchiuso tra un diaframma leggero costituito da barre in acciaio verniciate recuperate che fungono altresì da sostegno e guida per lo sviluppo verticale del verde. Complessivamente l’intero elemento, anche grazie al suo profilo che si proietta verso l’alto, assume un aspetto “monolitico”, configurandosi come uno spuntone di roccia staccatosi dalla collina e successivamente riadattato al luogo, diventando una scultura tridimensionale all’interno del paesaggio. L’Antenna potrà inoltre essere dotata di una serie di sensori smart collegati a sistemi informatizzati di ultima generazione per offrire ulteriori utili servizi alla collettività come quelli già descritti sulla sicurezza e controllo del territorio. Seguendo l’esempio di alcune capitali europee e internazionali che hanno deciso di migliorare, razionalizzare e integrare i principali supporti per le radio telecomunicazioni in un’unica struttura, al fine di minimizzare gli impatti ambientali e proteggere i cittadini e i visitatori dall’inquinamento da onde elettromagnetiche, il progetto dell’antenna/Landmark, seguendo le indicazioni del bando, può considerarsi come un’opera unica di Architettura/Ingegneria/Design di utilità sociale e che, considerata la posizione strategica nello skyline cittadino e la sua visibilità dal mare, può diventare dunque nuovo elemento identitario e simbolico sia diurno che notturno pur rientrando nella caratteristica delle piccole antenne cittadine

Gianluca Vosa, Raffaella Napolano, Valerio Costantini, giorgia nicolardi, Gianluca Mazza, francesca miceli, Alessandro Pannone — Parco del Colle Bellaria e antenna/landmark

Colle Bellaria

Gianluca Vosa, Raffaella Napolano, Valerio Costantini, giorgia nicolardi, Gianluca Mazza, francesca miceli, Alessandro Pannone — Parco del Colle Bellaria e antenna/landmark

Vista Colle

Gianluca Vosa, Raffaella Napolano, Valerio Costantini, giorgia nicolardi, Gianluca Mazza, francesca miceli, Alessandro Pannone — Parco del Colle Bellaria e antenna/landmark

Antenna

Gianluca Vosa, Raffaella Napolano, Valerio Costantini, giorgia nicolardi, Gianluca Mazza, francesca miceli, Alessandro Pannone — Parco del Colle Bellaria e antenna/landmark

Vista Antenna

Gianluca Vosa, Raffaella Napolano, Valerio Costantini, giorgia nicolardi, Gianluca Mazza, francesca miceli, Alessandro Pannone — Parco del Colle Bellaria e antenna/landmark

Vista Antenna

Recupero e Riqualificazione del Giardino del Castello Caracciolo - Laura Spinelli

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Il Giardino che si apre sul retro del Castello Caracciolo si figurava, a causa dello stato di abbandono in cui versava, come luogo degradato. Il progetto ha voluto restituire allo sguardo un riferimento realizzando, a traguardo del percorso pergolato che attraversa il Giardino, un’area pavimentata. La piazza si “frammenta” in un podio, accessibile con gradoni e delimitato da monoliti lapidei, e un’area a piano campagna, definita da sedute in pietra e fioriere che ospitano esemplari di ulivo.

Laura Spinelli — Recupero e Riqualificazione del Giardino del Castello Caracciolo

Il podio

Laura Spinelli — Recupero e Riqualificazione del Giardino del Castello Caracciolo

Il percorso e il podio

Laura Spinelli — Recupero e Riqualificazione del Giardino del Castello Caracciolo

Il podio e l'area a piano campagna

Laura Spinelli — Recupero e Riqualificazione del Giardino del Castello Caracciolo

I monoliti lapidei

WONDERLAD: home for suffering children. Catania - Andrey Gulyaev Architects

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A quick look around the district where WonderLAD complex is going to be built has shown that there is no modern urban public space within 10-minutes walking distance. There are a mini-park (Piazza Santa Maria del Carmelo), a stadium (Via Laurana Francesco, 3) and a square with a small park (Piazza I Vicerè) which streets are in use to conduct weekend market. The squire itself, as we understood, is closed for free access and is only used as a site where official events take place.

Andrey Gulyaev Architects — WONDERLAD: home for suffering children. Catania

In accordance with the terms of the competition the complex should help children with major diseases and their families. It should make their lives easier and should help children integrate into the society. But we believe that it is more important to nudge the society to change its attitude to the children with such diseases, that is why the main idea behind the proposed design is to build a modern urban public space, where any child (regardless of whether he or she has or does not have major disease) can play, study and communicate without any barriers.

Andrey Gulyaev Architects — WONDERLAD: home for suffering children. Catania

Designed the house according to the terms of the competition we suggest surrounding it with a public space with a free access for any person from the nearest area as well as from around the city. To encourage children and their parents visiting it, we have foreseen spots for all ages: there are sandboxes and roundabouts for children from 1 to 3 years old; there are swings, slides and various “climbing spots” for children from 3 to 7 years old; there are places for collaborative games for children from 7 to 12 years old; and finally there are athletic fields, climbing wall, tarzan’s obstacle course for teenagers from 12 to 15 years old. The tarzan’s obstacle course goes through the trees and ends at the an observation deck.

Andrey Gulyaev Architects — WONDERLAD: home for suffering children. Catania

There is an outdoor cafe on the terrace where anyone can drink coffee or refreshing drinks and enjoy desserts. The cafe should attract visitors and give the complex an opportunity to earn some money without detriment to the main activity. All cafe’s dishes are cooked on a separate dessert kitchen. Also this kitchen can be used to conduct culinary competitions for children.

Andrey Gulyaev Architects — WONDERLAD: home for suffering children. Catania

The library is located in a far and quiet part of the park and surrounded with gazebos which are equipped with cozy benches and hammocks. This area has Wi-Fi Internet access. The library is designed with an understanding that most reading in the modern world is done on electronic devices. That is why books in the library and the library itself are rather a symbol of knowledge transfer. We suppose that library could become and addition attraction point for the visitors if it houses a bookstore. There should be a plenty of illustrated children’s books on the shelfs. The main purpose of the library is providing an access to information which is located in the Internet.

Andrey Gulyaev Architects — WONDERLAD: home for suffering children. Catania

At the entrance to the complex there is a stage where performances, concerts, competitions and public events might take place. The stage is complemented with covered telescopic grandstand.

Andrey Gulyaev Architects — WONDERLAD: home for suffering children. Catania

Open hours of the complex is determined by the administration. We added a security room which allow guards overwatch the whole territory through the cameras installed all over the complex. There are five entrances to the house: main entrance (in right side of the plan), cafe staff entrance (in the right down side), service entrance (in the left down side), entrance to the library/bookstore (in the right up side), entrance to the second floor residential units (in the left up side). All enters and exits (including entrance gate) are controlled from the security room as well. Such approach provides a “soft” system of law enforcement.

Andrey Gulyaev Architects — WONDERLAD: home for suffering children. Catania

With a help of an entrance ramp visitors who came on foot can step down from the entrance level (±0.000) to the ground level (-1.000) where all the buildings of the complex are located at. Visitors who came by car are directed either to the west or to the east parking, both of which can hold up to 90 cars. The east parking consist of two levels: ground and underground (under the ramp). Besides parking place the underground level accommodates toilets for visitors and warehouses for equipment and furniture. There are two unloading zones on the parking: one is for the food supplies on the west part, the other is for stage equipment on the east part.

Andrey Gulyaev Architects — WONDERLAD: home for suffering children. Catania

All the trees that were growing on place of the east parking can be relocated to the north or to the northwest side of the complex.

Andrey Gulyaev Architects — WONDERLAD: home for suffering children. Catania

All the spots of the complex are connected with a path for walks which is equipped with rest areas and decorated with evening lighting.

The pavement of the parking is laid out with grass pavers. The shields which cover parking on the south side are made from polycarbonate metal structures. All the structures of the house—subfloor, roof and walls—are made of micro-laminated beech wood panels.

A “play and relax structure” which consists of pergolas, rain shelters, swings, climb ropes, gazebos, hammocks, cozy benches and outdoor recessed lighting goes through the entire complex between the public space and the house itself. The structure is not a barrier, it unites instead of separating. It encourages communication, collaboration and mutual help.

A glade in the front of the main entrance into the house is dedicated to conduct outdoor exercises, trainings and master classes for the children and teenagers. The under-ramp warehouses can be used to store plastic chairs and other equipment which is required for such outdoor activities.

A glade on the northwest side is dedicated for the future buildings but currently it can hold modern sculpture exhibition.

To provide energy autonomy and to decrease an impact on the environment, wind power generators are installed on the north side of the complex. Solar Photovoltaic Panels and Solar Collector Evacuated Tubes are installed on the roof of the house to serve the same purposes.

In the east side of the complex, next to the cafe, there is a small pond with macrophytes floating system (Hidrolution FMF), that purifies water in a sustainable way, without consuming energy neither produce muds nor bad smells. It is a natural process based on specialized vegetable plants, which can be classified as “soft type”. For this reason, the power consumption of this system can be considered null, since the Hidrolution FMF system only needs solar energy.

Doubtlessly, children who will stay in WonderLAD will benefit from an active social life. As many people will visit the public space as much the probability that they will help the children is increased. Certainly, such public spaces will improve the quality of life across the neighborhood.

BIVACCO FANTON - LE MARMAROLE (BL) - roberto besco

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Dolomiti patrimonio UNESCO; Cadore, terra di Tiziano Vecellio; 2015 ricorrenza del centenario della Grande Guerra e il 140° anniversario della fondazione della Sezione Cadorina del C.A.I. di Auronzo, hanno reso importante questo concorso per il nuovo bivacco. Valter Bonatti, così scriveva nel suo “Le mie montagne”: Quella notte sul K2, io dovevo morire. Il fatto cha sia invece sopravvissuto è dipeso soltanto da me. Bivacco non solo luogo dove trovare rifugio, ma anche osservatorio in quota e luogo di contemplazione dello spettacolo dolomitico, patrimonio dell’umanità. Anche gli eventi bellici del primo conflitto mondiale hanno prodotto un’enorme estensione di vie d’accesso e di sentieri che oggi consentono ad una grande parte della popolazione di accedere facilmente a questi scenari fantastici. Obiettivo è proporre un corretto intervento in un delicato, fragile ma poderoso ambiente naturale. Come per i rifugi, per i bivacchi il modello di partenza che viene sviluppato sono le scatole in lamiera ondulata che avevano reso ottimi servizi durante la prima guerra mondiale. Alcuni utilizzando il legno come ad esempio il modello denominato Damioli.

roberto besco — BIVACCO FANTON - LE MARMAROLE (BL)

La presentazione della Vergine al tempio - Tiziano Vecellio 1538

Questa tipologia divenne di largo impiego anche dopo la fine della guerra. Numerosi sono i vantaggi pratici di questo manufatto: si presentava come una struttura prefabbricata, in grado di essere allestita fuori opera. Di conseguenza risultava agevole il trasporto con diversi mezzi. La sua forma garantiva ottime prestazioni nei confronti sia del vento che delle precipitazioni nevose. L’ingegnere Giulio Apollonio di Cortina d’Ampezzo, membro della S.a.t., indica che le caratteristiche strutturali devono essere studiate in base alle condizioni climatiche prevalenti; non si tratta di costruire una villa in montagna, ma un luogo che deve servire prevalentemente alle esigenze degli alpinisti. Ciò che accomuna i rifugi del CAI quindi non è la tipologia costruttiva, non è la tendenza alla “novità” ma è* la proposta di strutture concrete nella loro funzione sociale, nel rispetto dello stile di vita che vi si pratica; quello di un’associazione fra le più antiche e gloriose in Italia, che da oltre 140 anni si ingegna di agevolare agli italiani e agli ospiti di tutto il mondo la pratica dell’alpinismo e dell’escursionismo unita alla conoscenza e allo studio delle nostre splendide montagna.

roberto besco — BIVACCO FANTON - LE MARMAROLE (BL)

Il progetto. Lo scenario naturale del sito merita un *intervento discreto, pratico e visivamente efficace. Si impone l’inserimento di un manufatto che non caratterizzi a tutti i costi l’ambiente ma che lo tuteli. La planimetria di base assume la direzionalità est-ovest in andamento con le isoipse e favorevole alla corretta esposizione solare. E’ una cellula abitativa pre-fabbricata con struttura in legno idoneamente coibentata. La modularità consente l’elitrasporto riducendo al massimo i cicli di lavoro. Tutto l’intervento prevede criteri costruttivi improntati alla bio-ecocompatibilità e all’uso di materiali quali il legno, il ferro, il cristallo, la pietra. Le esigenze funzionali ed energetiche sono sviluppate per dare un edificio tecnologicamente adeguato alle più innovative linee guida per edifici posti in condizioni ambientali estreme. Esse trovano risposte nelle scelte architettoniche permeate alle necessità di realizzare un involucro con elevatissime caratteristiche qualitative legate ai fabbisogni termici nel periodo invernale evitando dispersioni, ma soprattutto in quello estivo mitigando e riducendo l’irraggiamento.

roberto besco — BIVACCO FANTON - LE MARMAROLE (BL)

Allo scopo, l’intercapedine ottenuta tra copertura curva e soffitto del modulo abitativo agisce da camera di ventilazione. La curvatura del tetto crea ombreggiamento estivo e protezione per l’ingresso in inverno. Sono sviluppati e applicati i criteri di utilizzo di energie rinnovabili sia legati all’energia del sole (fotovoltaico eventualmente integrabile con solare termico) sia all’energia della terra (microeolico) e ciò nel concetto del rispetto per l’ambiente e quindi della “sostenibilità”. Infatti essa è perseguita nella progettazione, nella fase di produzione del bivacco e della sua limitata manutenzione e potrà tradursi in un sensibile contributo per il rispetto degli accordi di Kyoto e dei più recenti obiettivi del 20-20-20 nel 2020.

roberto besco — BIVACCO FANTON - LE MARMAROLE (BL)

roberto besco — BIVACCO FANTON - LE MARMAROLE (BL)

roberto besco — BIVACCO FANTON - LE MARMAROLE (BL)

roberto besco — BIVACCO FANTON - LE MARMAROLE (BL)

Officia Museum Çanakkale - Carmine Errico, Roberto Celiento, Pierluigi Ciarmiello

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