Il problema progettuale prioritario dal punto di vista dell’inserimento urbanistico, è focalizzato sull’attribuzione di una significativa “funzione urbana” all’area, attualmente priva di quelle qualità funzionali, spaziali o architettoniche che ne esprimano la centralità e siano adeguate a rappresentare il ruolo di “porta” della città, che esso nei fatti, riveste, e di instaurare un rapporto qualitativo con le preesistenze, incapace di relazionarsi, come così fortemente era accaduto in passato, con la vita cittadina, divenendo un elemento partecipe al corpo stesso dell’organismo “città”.
Il programma funzionale non si limita infatti alla custodia e alla protezione dei reperti archeologici, ma a conformare uno spazio deputato ad un utilizzo di alto profilo culturale: vi si svolgerà la formazione scientifica degli operatori culturali, qui verranno studiati e inventariati in modo sistematico e scientifico, i reperti rinvenuti negli ultimi cinquant’anni.
© m.carla mastrogiovanni . Published on March 22, 2015.
Le scelte progettuali hanno la finalità, non secondaria, di ottimizzare la produttività dell’intervento, a fronte della natura pubblica dell’investimento, sia tramite la maggiore flessibilità funzionale possibile che, senza nulla togliere all’efficienza e alla specificità degli usi previsti, ne possa in futuro facilitare il riuso o la riconversione ad altri scopi, sia attraverso modalità costruttive il più possibile sostenibili sotto il profilo ambientale.
Si ritiene che il problema posto dal rapporto con il sito, come già accennato in precedenza, quello con il waterfront e quello fra sito e programma funzionale, assumano grande rilievo e peraltro, nella risoluzione della loro relazione risieda la chiave della composizione, vista la rilevanza urbana dell’intervento e l’alto profilo culturale della funzione che esso deve ospitare.
La forma architettonica di questo frammento di città deve interpretare l’esigenza di riappropriarsi del rapporto con il mare o, più propriamente, con il suo essere storicamente e visivamente parte della linea di costa. Deve, in definitiva, ripristinare una continuità interrotta, e tornare a istituire con essi una dinamica dialettica. Ma se ora la linea di costa è avanzata è perché la città ha guadagnato spazio al mare, lo ha cominciato, potremmo dire ad “abitare”, la forma urbana deve raccontare anche di questa fase della storia della città attraverso la sua immagine, colta da quello specialissimo punto di vista. Il rapporto con il mare è ormai solo visivo, per cui una forte connotazione formale, che influisca, modifichi e caratterizzi lo skyline, diviene essenziale.
© m.carla mastrogiovanni . Published on March 22, 2015.
La forma architettonica dell’intervento deve essere un punto focale visivo, un filtro leggibile fra contesti fisici diversi, e, contemporaneamente rappresentare la “porta” della città da ovest. Il raggiungimento di questo obiettivo è determinante nel recuperare la funzione “urbana” che spetta di diritto a questo sito, per rendere questo spazio vitale e partecipe del “racconto” urbano.
Si è ritenuto indispensabile, assegnare al progetto un ruolo “forte” anche e soprattutto sotto un profilo simbolico.
Lo stesso programma funzionale, pur impedendo una fruizione completamente pubblica, assume un significato fortemente simbolico del rapporto che una intera comunità ha con la sua memoria più profonda e del senso etico del suo “evolvere” rafforzandone, anche in senso simbolico, la riconnessione al contesto, facendone luogo che “introduce” alla città.
L’attribuzione di una forte carica simbolica consente nondimeno di dare un taglio preciso alla lettura del sistema di rapporti spaziali che vanno a svilupparsi in base ad essa, cioè ai contenuti della forma architettonica, fornendo la cifra espressiva dell’intero impianto architettonico.
© m.carla mastrogiovanni . Published on March 22, 2015.
Nondimeno il programma funzionale viene ulteriormente arricchito poiché non sono soltanto previsti spazi dove ordinare il materiale raccolto, ma viene previsto un ampio spazio sui solai di copertura dell’edificio, interposto alla sovrastante copertura attrezzata con l’impianto solare/fotovoltaico, destinata a LAPIDARIO, fruibile dall’esterno dell’area in concessione alla Soprintendenza dunque completamente pubblico e disponibile a rientrare nel sistema dei Musei Cagliaritani. Sotto questo profilo è stata ulteriormente valorizzata la funzione “pubblica” dell’edificio tale da contemperare le esigenze di salvaguardia e tutela dei materiali archeologici ma rendere l’intervento pienamente integrato nella città e tale da offrire uno spazio museale innovativo all’ingresso del porto, immediatamente a contatto con i visitatori che giungeranno in prossimità di Via Riva di Ponente.
© m.carla mastrogiovanni . Published on March 22, 2015.
La chiave compositiva è stata generata dall’alto profilo culturale della “funzione” a cui è destinato questo spazio. L’atto del “custodire” le testimonianze del passato è profondamente inerente il processo della conoscenza, e in quanto tale coinvolge tutte le direzioni temporali, passato, presente e futuro, in un processo dinamico. All’interno dei processi della conoscenza, la tutela delle tracce della memoria storica di cui essa si serve, si fa a sua volta strumento attivo della trasmissione della memoria, portando all’equivalenza concettuale fra l’atto del “custodire e quello del “tramandare”. Questo intimo legame permea l’evolversi del “fare umano”, più precisamente influenzando il modificarsi della forma dell’artificio. Ma se oggi appare doveroso oltre che scontato applicare scientificità agli strumenti della conoscenza, al fine di non alterare suoi contenuti, va perdendosi quell’attitudine a “tramandare” unicamente utilizzando la propria mente come archivio, la propria memoria come unico supporto tecnico, ciò che può essere considerato un progresso sotto il profilo della scientificità, ma una perdita dal punto di vista creativo. Per secoli ogni possibile forma dell’attività umana, e quindi anche dei più semplici oggetti , è stata acquisita e trasmessa tramite quest’unico e ancora indecifrabile strumento. Questa interpretazione creativa, in alcuni casi “poetica”, sempre al confine fra scientificità e creatività, rende infinite forme prodotte dagli uomini esteticamente assai potenti, poiché esse sono evocative di percorsi ed esperienze profondamente radicate nell’inconscio collettivo.
© m.carla mastrogiovanni . Published on March 22, 2015.
Si è scelto un segno rappresentativo di questo “senso poetico” della conoscenza, che traesse la sua forza dal suo perfetto interpretare ed insieme, aderire allo scopo, che rimandasse immediatamente a questo legame fra sapienza e artificio e il trovarsi in un luogo così legato al mare ha suggerito un segno che rimanda all’arte antica dei maestri d’ascia e, contemporaneamente, all’arte della navigazione e infine al mare. Le curve sapienti delle dime delle imbarcazioni, disegnate dall’intuito e dalla creatività, e verificate solo dalla prassi, raccontano, attraverso la loro forma, della loro esattezza, e conformità allo scopo, trasmesse per secoli solo attraverso la memoria. Questo valore simbolico viene rafforzato dall’idea del viaggio come sfida di conoscenza, come intrapresa di nuovi e coraggiosi percorsi ideali, così propria del rapporto fra uomo e mare. Ecco dunque il valore simbolico da affidare, ovviamente, non tanto alla forma della “dima” quanto all’”idea di dima”, a quel significato sfaccettato che abita luoghi dal labile confine fra realtà conosciuta, immaginazione e memoria ancestrale: questa è la cifra stilistica del progetto.
Per quanto riguarda la “cerniera urbana”, è necessario riferirsi ai rapporti fra la forma complessa del contesto urbano e le direttrici naturali derivanti della morfologia del territorio: la chiave che governa l’impianto spaziale è il rapporto fortemente dialettico fra forma architettonica e forma urbana, espresso attraverso geometria e ritmi delle strutture e qualità dei materiali, posti a filtrare il rapporto con l’esterno e con i suoi stessi mutamenti. La conformazione architettonica, a sua volta, fa riferimento ad un sistema costruttivo massiccio e “pesante” messe in relazione con un altro più leggero, così come le cortine murarie continue e compatte, poste a delimitare spazi “chiusi”, istituiscono un dialogo continuo con le superfici discontinue e ritmate che raccontano di sé oltre il recinto che le contiene. Per la stessa ragione sono sottolineate, tramite la forma architettonica le diverse funzione statica degli elementi strutturali, come pure la “gerarchia” degli spazi funzionali.
La traduzione architettonica dei contenuti progettuali passa attraverso la geometria che presiede la forma: l’impianto architettonico è basato sulla bisettrice fra Viale La Playa e Via Riva di Ponente. Essa è la spina centrale che genera gli assi preferenziali attraverso cui ristabilire una relazione con la città, la linea di costa e il mare. Su di essa vanno ad innestarsi, aprirsi o ad incastrarsi le strutture architettoniche. La sua sottolineatura, determinata dalla forza attrattiva del centro storico, non è dichiarata direttamente, avviene più per negazione che per affermazione, e ciòè funzionale all’evidenziazione del senso di continuità con il contesto urbano. Essa si irradia in più direzioni, dando però un’unitarietà ed un preciso riferimento alla scansione dei pieni e dei vuoti, e sostenendo la partitura ritmica delle strutture in elevazione, della successione dei volumi, allineata sulla sua ortogonale che sposta e privilegia l’asse mare-città. Su questo asse va ad allinearsi l’elemento chiave della composizione architettonica: una sequenza di sei grandi travi la cui curvatura ovvero la cui geometria, è la chiave espressiva del progetto. La soluzione curva è stata adottata anche alla confluenza del triangolo definito dagli assi viari, raccordando morbidamente le cortine murarie allineate a questi ultimi, e facendo perno sull’intersezione degli assi che sottendono il disegno di tutto l’impianto planimetrico.
L’asse determinato da Via Riva di Ponente è il fulcro del progetto, la sua direzione acquista maggiore forza e peso, regola il rapporto “contemporaneo” tra mare e città, quella direzione (sottolineata in alzato e negata in pianta) che è il vero baricentro della struttura. Su di esso nasce il grande corpo di fabbrica dell’archivio-laboratorio dei reperti archeologici. E’ dominato dalla grande vela della copertura sorretta dalla sequenza delle sei grandi travi estradossate che sostengono fisicamente la copertura del corpo principale allineato con Via Riva di Ponente e governano tutto l’impianto architettonico con la loro “curva” concavo-convessa, che rappresenta, come si è detto, la chiave espressiva del progetto. La dimensione delle travi è volutamente accentuata. Le testate verso nord, inclinano la convessità verso l’alto, verso la città alta mentre, la parte concava va a richiudersi rivolgendo l’estradosso al mare. Esse determinano, altresì, la curvatura della copertura, suddividendola in scocche e infine, dato il loro rilievo volumetrico e spaziale rispondono alla necessità di caratterizzare il prospetto della città verso il mare, rafforzando il senso di cerniera urbana, come fulcro visivo e luogo geometrico di direzioni diverse, definito in precedenza. La copertura si stacca nettamente dalla continuità della cortina muraria, lavorata con un disegno di scansie ad evocare l’azione modificatrice della movimento dell’acqua, tramite gli appoggi in ferro alla successione dei grandi pilastri che ripartiscono la facciata.
Per quanto riguarda l’aspetto tecnologico, esso è caratterizzato, come si è visto da scelte sostenibili soprattutto sotto il profilo energetico: la sostenibilità ambientale si impone come piorità di ordine etico-sociale. E’ anche un’occasione imperdibile per la ricerca linguistica specificamente architettonica. Inoltre la sostenibilità energetica, perseguita e attuata in tale contesto può avere un impatto di grande efficacia.l’obiettivo è stato, come si è visto, realizzare un edificio ad elevata efficienza energetica. Grazie alla scelta di un orientamento ottimale, alla compattezza della forma dei corpi di fabbrica e al buon isolamento termico delle murature, sono state create le condizioni per garantire un basso consumo energetico e garantire ulteriori miglioramenti e comunque sempre contenendo il fabbisogno energetico, far fronte alla richiesta di energia necessaria, con fonti di energia rinnovabili.
E’ prevista, come si è vista la realizzazione di un impianto per la produzione di energia elettrica costituito da celle solari-fotovoltaiche, che, esposto in modo ottimale che sarà in grado di soddisfare gran parte delle necessità, sia per la produzione di acqua calda, che per l’alimentazione degli impianti elettrici e tecnologici.