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Copenaghen Library - Tommaso Secchi, Chiara Baiocco

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The main concept of the architectural strategy for the new Copenhagen library 2.0 is meant to regain a new Identity for the city: a new building interacting with the urban context through its cultural and social content. The new building represents the most important aspects of the lifestyle of Copenhagen. The conviviality on the roads, the wonderful relationship with urban gardens, the relationship with the water that comunicates with its copper facade are just some of the features of this city that at, the same time, the library summarizes in its characteristics. The main concepts are: 1 – The ground floor designed like a public urban space – the 360° entrance allows a complete interaction with the surroundings context and the garden, both inside and outside, eliminates the boundary of the building, inviting the citizens to get in. 2- The main room 2.0 – a large room capable of merging together the traditional library system with the new 2.0 system. The library becomes able to interact with users. It communicates thanks to a number of facilities such as large cubes suspended informing people of events and many news. 3 – The vertical square – this is an environment where people can spend their time and have conversations heated by fireplaces integrated into the wall. A great ladder system allows interaction between the different floors creating the “vertical system”. 4 – The winter garden – two greenhouses covering the roof along with an outdoor terrace. This area is the main function of the energetic concept.

Tommaso Secchi, Chiara Baiocco — Copenaghen Library

Main view

Tommaso Secchi, Chiara Baiocco — Copenaghen Library

Canal view

Tommaso Secchi, Chiara Baiocco — Copenaghen Library

Main Room

Tommaso Secchi, Chiara Baiocco — Copenaghen Library

Vertical square

Tommaso Secchi, Chiara Baiocco — Copenaghen Library

Greenhouse

Tommaso Secchi, Chiara Baiocco — Copenaghen Library

Groundfloor

Tommaso Secchi, Chiara Baiocco — Copenaghen Library

Tommaso Secchi, Chiara Baiocco — Copenaghen Library

Tommaso Secchi, Chiara Baiocco — Copenaghen Library


Centro Archeologico con Lapidario e Servizi in Viale La Playa a Cagliari - m.carla mastrogiovanni

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Il problema progettuale prioritario dal punto di vista dell’inserimento urbanistico, è focalizzato sull’attribuzione di una significativa “funzione urbana” all’area, attualmente priva di quelle qualità funzionali, spaziali o architettoniche che ne esprimano la centralità e siano adeguate a rappresentare il ruolo di “porta” della città, che esso nei fatti, riveste, e di instaurare un rapporto qualitativo con le preesistenze, incapace di relazionarsi, come così fortemente era accaduto in passato, con la vita cittadina, divenendo un elemento partecipe al corpo stesso dell’organismo “città”. Il programma funzionale non si limita infatti alla custodia e alla protezione dei reperti archeologici, ma a conformare uno spazio deputato ad un utilizzo di alto profilo culturale: vi si svolgerà la formazione scientifica degli operatori culturali, qui verranno studiati e inventariati in modo sistematico e scientifico, i reperti rinvenuti negli ultimi cinquant’anni.

m.carla mastrogiovanni —  Centro Archeologico con Lapidario e Servizi in Viale La Playa a Cagliari

Le scelte progettuali hanno la finalità, non secondaria, di ottimizzare la produttività dell’intervento, a fronte della natura pubblica dell’investimento, sia tramite la maggiore flessibilità funzionale possibile che, senza nulla togliere all’efficienza e alla specificità degli usi previsti, ne possa in futuro facilitare il riuso o la riconversione ad altri scopi, sia attraverso modalità costruttive il più possibile sostenibili sotto il profilo ambientale. Si ritiene che il problema posto dal rapporto con il sito, come già accennato in precedenza, quello con il waterfront e quello fra sito e programma funzionale, assumano grande rilievo e peraltro, nella risoluzione della loro relazione risieda la chiave della composizione, vista la rilevanza urbana dell’intervento e l’alto profilo culturale della funzione che esso deve ospitare. La forma architettonica di questo frammento di città deve interpretare l’esigenza di riappropriarsi del rapporto con il mare o, più propriamente, con il suo essere storicamente e visivamente parte della linea di costa. Deve, in definitiva, ripristinare una continuità interrotta, e tornare a istituire con essi una dinamica dialettica. Ma se ora la linea di costa è avanzata è perché la città ha guadagnato spazio al mare, lo ha cominciato, potremmo dire ad “abitare”, la forma urbana deve raccontare anche di questa fase della storia della città attraverso la sua immagine, colta da quello specialissimo punto di vista. Il rapporto con il mare è ormai solo visivo, per cui una forte connotazione formale, che influisca, modifichi e caratterizzi lo skyline, diviene essenziale.

m.carla mastrogiovanni —  Centro Archeologico con Lapidario e Servizi in Viale La Playa a Cagliari

La forma architettonica dell’intervento deve essere un punto focale visivo, un filtro leggibile fra contesti fisici diversi, e, contemporaneamente rappresentare la “porta” della città da ovest. Il raggiungimento di questo obiettivo è determinante nel recuperare la funzione “urbana” che spetta di diritto a questo sito, per rendere questo spazio vitale e partecipe del “racconto” urbano. Si è ritenuto indispensabile, assegnare al progetto un ruolo “forte” anche e soprattutto sotto un profilo simbolico. Lo stesso programma funzionale, pur impedendo una fruizione completamente pubblica, assume un significato fortemente simbolico del rapporto che una intera comunità ha con la sua memoria più profonda e del senso etico del suo “evolvere” rafforzandone, anche in senso simbolico, la riconnessione al contesto, facendone luogo che “introduce” alla città. L’attribuzione di una forte carica simbolica consente nondimeno di dare un taglio preciso alla lettura del sistema di rapporti spaziali che vanno a svilupparsi in base ad essa, cioè ai contenuti della forma architettonica, fornendo la cifra espressiva dell’intero impianto architettonico.

m.carla mastrogiovanni —  Centro Archeologico con Lapidario e Servizi in Viale La Playa a Cagliari

Nondimeno il programma funzionale viene ulteriormente arricchito poiché non sono soltanto previsti spazi dove ordinare il materiale raccolto, ma viene previsto un ampio spazio sui solai di copertura dell’edificio, interposto alla sovrastante copertura attrezzata con l’impianto solare/fotovoltaico, destinata a LAPIDARIO, fruibile dall’esterno dell’area in concessione alla Soprintendenza dunque completamente pubblico e disponibile a rientrare nel sistema dei Musei Cagliaritani. Sotto questo profilo è stata ulteriormente valorizzata la funzione “pubblica” dell’edificio tale da contemperare le esigenze di salvaguardia e tutela dei materiali archeologici ma rendere l’intervento pienamente integrato nella città e tale da offrire uno spazio museale innovativo all’ingresso del porto, immediatamente a contatto con i visitatori che giungeranno in prossimità di Via Riva di Ponente.

m.carla mastrogiovanni —  Centro Archeologico con Lapidario e Servizi in Viale La Playa a Cagliari

La chiave compositiva è stata generata dall’alto profilo culturale della “funzione” a cui è destinato questo spazio. L’atto del “custodire” le testimonianze del passato è profondamente inerente il processo della conoscenza, e in quanto tale coinvolge tutte le direzioni temporali, passato, presente e futuro, in un processo dinamico. All’interno dei processi della conoscenza, la tutela delle tracce della memoria storica di cui essa si serve, si fa a sua volta strumento attivo della trasmissione della memoria, portando all’equivalenza concettuale fra l’atto del “custodire e quello del “tramandare”. Questo intimo legame permea l’evolversi del “fare umano”, più precisamente influenzando il modificarsi della forma dell’artificio. Ma se oggi appare doveroso oltre che scontato applicare scientificità agli strumenti della conoscenza, al fine di non alterare suoi contenuti, va perdendosi quell’attitudine a “tramandare” unicamente utilizzando la propria mente come archivio, la propria memoria come unico supporto tecnico, ciò che può essere considerato un progresso sotto il profilo della scientificità, ma una perdita dal punto di vista creativo. Per secoli ogni possibile forma dell’attività umana, e quindi anche dei più semplici oggetti , è stata acquisita e trasmessa tramite quest’unico e ancora indecifrabile strumento. Questa interpretazione creativa, in alcuni casi “poetica”, sempre al confine fra scientificità e creatività, rende infinite forme prodotte dagli uomini esteticamente assai potenti, poiché esse sono evocative di percorsi ed esperienze profondamente radicate nell’inconscio collettivo.

m.carla mastrogiovanni —  Centro Archeologico con Lapidario e Servizi in Viale La Playa a Cagliari

Si è scelto un segno rappresentativo di questo “senso poetico” della conoscenza, che traesse la sua forza dal suo perfetto interpretare ed insieme, aderire allo scopo, che rimandasse immediatamente a questo legame fra sapienza e artificio e il trovarsi in un luogo così legato al mare ha suggerito un segno che rimanda all’arte antica dei maestri d’ascia e, contemporaneamente, all’arte della navigazione e infine al mare. Le curve sapienti delle dime delle imbarcazioni, disegnate dall’intuito e dalla creatività, e verificate solo dalla prassi, raccontano, attraverso la loro forma, della loro esattezza, e conformità allo scopo, trasmesse per secoli solo attraverso la memoria. Questo valore simbolico viene rafforzato dall’idea del viaggio come sfida di conoscenza, come intrapresa di nuovi e coraggiosi percorsi ideali, così propria del rapporto fra uomo e mare. Ecco dunque il valore simbolico da affidare, ovviamente, non tanto alla forma della “dima” quanto all’”idea di dima”, a quel significato sfaccettato che abita luoghi dal labile confine fra realtà conosciuta, immaginazione e memoria ancestrale: questa è la cifra stilistica del progetto.

Per quanto riguarda la “cerniera urbana”, è necessario riferirsi ai rapporti fra la forma complessa del contesto urbano e le direttrici naturali derivanti della morfologia del territorio: la chiave che governa l’impianto spaziale è il rapporto fortemente dialettico fra forma architettonica e forma urbana, espresso attraverso geometria e ritmi delle strutture e qualità dei materiali, posti a filtrare il rapporto con l’esterno e con i suoi stessi mutamenti. La conformazione architettonica, a sua volta, fa riferimento ad un sistema costruttivo massiccio e “pesante” messe in relazione con un altro più leggero, così come le cortine murarie continue e compatte, poste a delimitare spazi “chiusi”, istituiscono un dialogo continuo con le superfici discontinue e ritmate che raccontano di sé oltre il recinto che le contiene. Per la stessa ragione sono sottolineate, tramite la forma architettonica le diverse funzione statica degli elementi strutturali, come pure la “gerarchia” degli spazi funzionali.

La traduzione architettonica dei contenuti progettuali passa attraverso la geometria che presiede la forma: l’impianto architettonico è basato sulla bisettrice fra Viale La Playa e Via Riva di Ponente. Essa è la spina centrale che genera gli assi preferenziali attraverso cui ristabilire una relazione con la città, la linea di costa e il mare. Su di essa vanno ad innestarsi, aprirsi o ad incastrarsi le strutture architettoniche. La sua sottolineatura, determinata dalla forza attrattiva del centro storico, non è dichiarata direttamente, avviene più per negazione che per affermazione, e ciòè funzionale all’evidenziazione del senso di continuità con il contesto urbano. Essa si irradia in più direzioni, dando però un’unitarietà ed un preciso riferimento alla scansione dei pieni e dei vuoti, e sostenendo la partitura ritmica delle strutture in elevazione, della successione dei volumi, allineata sulla sua ortogonale che sposta e privilegia l’asse mare-città. Su questo asse va ad allinearsi l’elemento chiave della composizione architettonica: una sequenza di sei grandi travi la cui curvatura ovvero la cui geometria, è la chiave espressiva del progetto. La soluzione curva è stata adottata anche alla confluenza del triangolo definito dagli assi viari, raccordando morbidamente le cortine murarie allineate a questi ultimi, e facendo perno sull’intersezione degli assi che sottendono il disegno di tutto l’impianto planimetrico.

L’asse determinato da Via Riva di Ponente è il fulcro del progetto, la sua direzione acquista maggiore forza e peso, regola il rapporto “contemporaneo” tra mare e città, quella direzione (sottolineata in alzato e negata in pianta) che è il vero baricentro della struttura. Su di esso nasce il grande corpo di fabbrica dell’archivio-laboratorio dei reperti archeologici. E’ dominato dalla grande vela della copertura sorretta dalla sequenza delle sei grandi travi estradossate che sostengono fisicamente la copertura del corpo principale allineato con Via Riva di Ponente e governano tutto l’impianto architettonico con la loro “curva” concavo-convessa, che rappresenta, come si è detto, la chiave espressiva del progetto. La dimensione delle travi è volutamente accentuata. Le testate verso nord, inclinano la convessità verso l’alto, verso la città alta mentre, la parte concava va a richiudersi rivolgendo l’estradosso al mare. Esse determinano, altresì, la curvatura della copertura, suddividendola in scocche e infine, dato il loro rilievo volumetrico e spaziale rispondono alla necessità di caratterizzare il prospetto della città verso il mare, rafforzando il senso di cerniera urbana, come fulcro visivo e luogo geometrico di direzioni diverse, definito in precedenza. La copertura si stacca nettamente dalla continuità della cortina muraria, lavorata con un disegno di scansie ad evocare l’azione modificatrice della movimento dell’acqua, tramite gli appoggi in ferro alla successione dei grandi pilastri che ripartiscono la facciata.

Per quanto riguarda l’aspetto tecnologico, esso è caratterizzato, come si è visto da scelte sostenibili soprattutto sotto il profilo energetico: la sostenibilità ambientale si impone come piorità di ordine etico-sociale. E’ anche un’occasione imperdibile per la ricerca linguistica specificamente architettonica. Inoltre la sostenibilità energetica, perseguita e attuata in tale contesto può avere un impatto di grande efficacia.l’obiettivo è stato, come si è visto, realizzare un edificio ad elevata efficienza energetica. Grazie alla scelta di un orientamento ottimale, alla compattezza della forma dei corpi di fabbrica e al buon isolamento termico delle murature, sono state create le condizioni per garantire un basso consumo energetico e garantire ulteriori miglioramenti e comunque sempre contenendo il fabbisogno energetico, far fronte alla richiesta di energia necessaria, con fonti di energia rinnovabili. E’ prevista, come si è vista la realizzazione di un impianto per la produzione di energia elettrica costituito da celle solari-fotovoltaiche, che, esposto in modo ottimale che sarà in grado di soddisfare gran parte delle necessità, sia per la produzione di acqua calda, che per l’alimentazione degli impianti elettrici e tecnologici.

"Meno di 31": residenza di 80 metri quadrati - D1SSE7, Sara Bucci, Francesca De Gaudio, Alessandro Falaschi, Niccolò Guerrini, Costanza Quentin, Pietro Seghi

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La torre è, evidentemente, riferimento primario all’origine della proposta progettuale. In particolare il richiamo è rivolto alle torri e case-torri tipiche della Bologna medioevale; strutture con funzione abitativa, difensiva e simbolica. La torre, decontestualizzata dall’ambiente urbano, diviene eccezione nel profilo della collina e del parco. L’abitazione si fa simbolo, segno nel territorio, annuncio della presenza della villa. Se è vero che il nuovo edificio raggiunge in altezza quello preesistente, non può (e non vuole) competere con esso in termini volumetrici e rappresentativi, proclamando non tanto la propria identità quanto quella dell’ambiente nel quale va a inserirsi. L’adeguamento dell’elemento turrito ai requisiti che la funzione abitativa impone e alla visione architettonica che si vuole proporre va in due direzioni principali: il dimensionamento delle aperture e la reinterpretazione del basamento. L’aspetto sostanzialmente compatto, commutato dall’idea di torre, inevitabilmente deve proporre un rapporto tra pieni e vuoti differente da quello del riferimento originario; le aperture vengono aumentate non tanto in numero quanto in dimensione, andando a soddisfare le esigenze dell’abitare e generando piacevoli vedute sul parco circostante. Un sistema di pannelli scorrevoli restituisce l’interezza all’elemento scultoreo quando esso viene chiuso. Il piano terra viene smaterializzato, sollevando il corpo dal terreno e invertendo il classico rapporto tra basamento e alzato, non più corrispondente alle esigenze costruttive. I prospetti si contraddistinguono per la presenza di vetro opaco al piano terreno e rivestimento metallico ai piani superiori; i toni bruniti del metallo e l’aspetto etereo dell’u-glass perseguono un rapporto armonico tra architettura e contesto. Intonaco e legno caratterizzano gli spazi interni, disposti uno per ogni piano dell’edificio, ad estremizzare la stratificazione verticale della tipologia a torre.

D1SSE7, Sara Bucci, Francesca De Gaudio, Alessandro Falaschi, Niccolò Guerrini, Costanza Quentin, Pietro Seghi — "Meno di 31": residenza di 80 metri quadrati

Spaccato assonometrico

D1SSE7, Sara Bucci, Francesca De Gaudio, Alessandro Falaschi, Niccolò Guerrini, Costanza Quentin, Pietro Seghi — "Meno di 31": residenza di 80 metri quadrati

La casa del custode

D1SSE7, Sara Bucci, Francesca De Gaudio, Alessandro Falaschi, Niccolò Guerrini, Costanza Quentin, Pietro Seghi — "Meno di 31": residenza di 80 metri quadrati

Concept

D1SSE7, Sara Bucci, Francesca De Gaudio, Alessandro Falaschi, Niccolò Guerrini, Costanza Quentin, Pietro Seghi — "Meno di 31": residenza di 80 metri quadrati

Inserimento Planimetrico

D1SSE7, Sara Bucci, Francesca De Gaudio, Alessandro Falaschi, Niccolò Guerrini, Costanza Quentin, Pietro Seghi — "Meno di 31": residenza di 80 metri quadrati

Prospetti e sezione

D1SSE7, Sara Bucci, Francesca De Gaudio, Alessandro Falaschi, Niccolò Guerrini, Costanza Quentin, Pietro Seghi — "Meno di 31": residenza di 80 metri quadrati

Piante vari livelli

D1SSE7, Sara Bucci, Francesca De Gaudio, Alessandro Falaschi, Niccolò Guerrini, Costanza Quentin, Pietro Seghi — "Meno di 31": residenza di 80 metri quadrati

"Un giovane che sotto i trent'anni è ribelle, probabilmente non è stupido, ma se sopra i trent'anni è ribelle, è sicuramente stupido". Winston Churchill

D1SSE7, Sara Bucci, Francesca De Gaudio, Alessandro Falaschi, Niccolò Guerrini, Costanza Quentin, Pietro Seghi — "Meno di 31": residenza di 80 metri quadrati

Vista notturna

D1SSE7, Sara Bucci, Francesca De Gaudio, Alessandro Falaschi, Niccolò Guerrini, Costanza Quentin, Pietro Seghi — "Meno di 31": residenza di 80 metri quadrati

Dettaglio tecnologico|materico

There Is Nothing New Under The Sun - nonOffice / Jonathan Robert Maj

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There is Nothing New under the Sun is a response to the international ideas competition Parco Solare Sud (2010) for the regeneration of 10 km of the Autostrada del Sole A3 in Calabria, Southern Italy.

nonOffice / Jonathan Robert Maj — There Is Nothing New Under The Sun

Questioning the notion of productive landscape, the thesis project refl ects upon the “notion de dépense” and investigates the relationship between physiology, metereology and landscape.

nonOffice / Jonathan Robert Maj — There Is Nothing New Under The Sun

The Solar Park hence becomes the witness of the control of atmospheric and environmental characters, of the interdependency between atmosphere and organism, between corporeal and extra-corporeal, between physiological and metereological reactions.

nonOffice / Jonathan Robert Maj — There Is Nothing New Under The Sun

The viaduct, derelict and obsolete infrastructure, uncovers itself as metaphor of perpetual summers and winters, as experimental cradle of mental spaces, where physical magnitudes intersect eachother parametrically and microscopically. Light, air and chemical elements shape the programme (recreational, educational, research), throughout imperceptible fluxes.

nonOffice / Jonathan Robert Maj — There Is Nothing New Under The Sun

It is thus a path untieing between polar architectures, artifi cial climats, hormonal and neuronal responses, appointed to provide the mere expericence of the Sun, as a dispendious experience, as an atavic act of life and knowledge.

nonOffice / Jonathan Robert Maj — There Is Nothing New Under The Sun

nonOffice / Jonathan Robert Maj — There Is Nothing New Under The Sun

nonOffice / Jonathan Robert Maj — There Is Nothing New Under The Sun

nonOffice / Jonathan Robert Maj — There Is Nothing New Under The Sun

nonOffice / Jonathan Robert Maj — There Is Nothing New Under The Sun

Isole - nonOffice / Jonathan Robert Maj

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Islands are solid thresholds made out of stone and cliff s; their outlines only exist in presence of their negative, in presence of liquid matter. Geographical position and topographical characterisation, hence make of these limbs of land exceptional case studies. What symbolical, physical and metaphorical implications does the intangible line dividing land and water embody? Isolation becomes a human condition that is strongly intertwined with fi nitude, with borders (material or psychological), with the ambiguous and ever changing lines marking the unknown. The following is an exploration into the contradictory meanings that thresholds can acquire; it is an investigationon the collision of history, nature and geography. It is the story of Hirta and its abandon, of Lampedusa and the longing for freedom, of Surtsey and its disappearance.

nonOffice / Jonathan Robert Maj — Isole

nonOffice / Jonathan Robert Maj — Isole

nonOffice / Jonathan Robert Maj — Isole

-350 / The Cemetery of Laeken - nonOffice / Jonathan Robert Maj, Michiel Van Der Loos

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Saturation demands for space and space demands for Architecture. This is when the latter sinks deep down into the ground, it decontextualizes in the hunt for new dimensions.

nonOffice / Jonathan Robert Maj, Michiel Van Der Loos — -350 / The Cemetery of Laeken

This is the story of the Cemetery of Laeken, this is a story of abandonment.

nonOffice / Jonathan Robert Maj, Michiel Van Der Loos — -350 / The Cemetery of Laeken

Born as an appendix of the Nôtre Dame de Laeken Cathedral, this small plot of land at the periphery of an embryonic Brussels, was soon engulfed by the urban transformation processes that characterize Europe during the 19th century. Densification and overpopulation were just some of the side effects produced by the soil consumption-oriented emerging “mass”, triggering the rapid implosion of a consistent part of the main continental necropolis.

nonOffice / Jonathan Robert Maj, Michiel Van Der Loos — -350 / The Cemetery of Laeken

Hence the cemetery, historically relegated extra-moenia, uncovers itself as a passive witness of the instability of the city system, as a mirror of an unprecedented socio-cultural asset.

nonOffice / Jonathan Robert Maj, Michiel Van Der Loos — -350 / The Cemetery of Laeken

The establishment of the bourgeois values coupled with the settlement of the Royal Family (1830) and the burial of the Queen (1850) Louise-Marie d’Orléans in Laeken will, in fact, lead to a relevant demographic increase of the town and therefore require the first significant enlargements of the modest necropolis.

nonOffice / Jonathan Robert Maj, Michiel Van Der Loos — -350 / The Cemetery of Laeken

It is 1879, when Émile Bockstael, illustrious architect and engineer, envisions an underground network of funerary galleries spanning for over one kilometer, able to face the increasing demand for post-mortem notoriety of the noblesse bruxelloise. An extremely rational plan for design and organization that foresees three east-west oriented main galleries (retracing the upper paths) and a dozen of transversal secondary ones.

nonOffice / Jonathan Robert Maj, Michiel Van Der Loos — -350 / The Cemetery of Laeken

A proper linear infrastructure, solely interrupted by a neoclassicism inspired central space, hosts the primary point of access (now Bockstael’s funerary monument) around which the different components of the project are articulated. A disorienting and repetitive sequence of cubicles, where only sporadic distribution elements and narrow roof lights, hints to establish a timid relationship with the surface above. Only half a century will have to go by, before the cemetery is forced once again to confront its physical boundaries; in 1930, in fact, a second extension will be put into place by Architect François Malfait.

nonOffice / Jonathan Robert Maj, Michiel Van Der Loos — -350 / The Cemetery of Laeken

An intervention, the one of the Colombarium, sets apart from the former for linguistic, spatial and formal choices. An autonomous and monumental architecture, a new epicenter in Art Déco taste, manages throughout a plastic semi-circular void, to charge with symbolic meaning the act of descent and to open an explicit dialogue between the different levels.

nonOffice / Jonathan Robert Maj, Michiel Van Der Loos — -350 / The Cemetery of Laeken

In a collage made out of historic layering, additions and subtractions, the cemetery is today confined in a state of utter neglect. Water infiltrations and structural failure have led the 19th century part to be closed to the public and retire in the echoes of its glorious past.

nonOffice / Jonathan Robert Maj, Michiel Van Der Loos — -350 / The Cemetery of Laeken

A long symbolic silence within the perpetual construction-saturation-demolition process, alongside revealing the weak resiliency of the site, suggests an unsteady future, a possible imminent collapse.

(W)igrations - nonOffice / Jonathan Robert Maj

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Each day the World’s geography is redesigned by virtual and material fluxes: data, people and goods are constantly changing their location in space. Most of us, however, are unaware of the silent, massive “traffic” simmering underneath the surface. (W)igrations hence aims at focusing on the water mass to the detriment of the mainland by exploring the ancient migrational trajectories of the Humpback Whales, that cover each year extraordinary distances (25.000 km) to feed in Polar waters during the Summer and to breed and give birth in Tropical and subtropical waters in the Winter.

nonOffice / Jonathan Robert Maj — (W)igrations

La Rocca - nonOffice / Jonathan Robert Maj

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Una proposta volutamente provocatrice. Una proposta testimone dell’inevitabile induzione all’abbandono, nostalgica rivelatrice del fenomeno dello spopolamento dei borghi italiani. Una struttura radicale e radicata, astratta nella sua trama strutturale, incorpora le rovine del vecchio tessuto, mentre le grandi superfi ci trasparenti riflettono timidamente il reticolo agrario della Valle circostante. Roccatederighi, allora, si fà oggetto futuro da contemplare; si musealizza nel tentativo di conservare la propria sbiadita identità.

nonOffice / Jonathan Robert Maj — La Rocca


MARITIMT VITENSENTER - Studio 06

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Il progetto consiste in un centro di scienze marine, nel comune di Randaberg in Norvegia. Elemento principale del centro sono i salmoni, visibili in grande acquario e tema principale attorno a cui si riferiscono le varie aree espositive. Anche il progetto architettonico prende le sue geometrie dalla sagoma dei salmoni, creando un edificio dalle forme curve in cui gli spazi si susseguono inserendosi armoniosamente nel paesaggio.

Studio 06 — MARITIMT VITENSENTER

Studio 06 — MARITIMT VITENSENTER

Studio 06 — MARITIMT VITENSENTER

Studio 06 — MARITIMT VITENSENTER

Studio 06 — MARITIMT VITENSENTER

Studio 06 — MARITIMT VITENSENTER

Studio 06 — MARITIMT VITENSENTER

Studio 06 — MARITIMT VITENSENTER

Flagship Salomon Oscar Freire - Sespede Arquitectos

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Proyecto y ejecución: Estudio Sespede Arquitectos & Asociados. M2: 160 m2 Año: 2013

Sespede Arquitectos — Flagship Salomon Oscar Freire

Sespede Arquitectos — Flagship Salomon Oscar Freire

Sespede Arquitectos — Flagship Salomon Oscar Freire

Sespede Arquitectos — Flagship Salomon Oscar Freire

International Wild Center - Tommaso Secchi, Chiara Baiocco

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The complex is designed within an area of outstanding beauty where the only director is represented by Nature. Designing in this region where the man has a very limited presence and without being able to interact with the environment, it seems a contradiction to build anything. In order to observe this, the project takes its origin from a concept of Land art, to better integrate the architecture with the surrounding landscape. The material at the base of the project is the reed, an element that is present all over the world, grown in large quantities and at very low cost. Thanks to specific joints using ropes you can merge the entire structure. The reeds will be connected through the interweaving of every single element covering the whole project. The building fits perfectly with the colors and materials of the environment respecting Nature through the use of this rough material. The perception of the interior will make a very strong relationship with Nature, giving the feeling of being in a large natural shelter. The area chosen for the project is located near the border of the park, to be easily reached by tourists, because it is located close to a road connection. The presence of nearby water will facilitate each service.

Tommaso Secchi, Chiara Baiocco — International Wild Center

Facade

Tommaso Secchi, Chiara Baiocco — International Wild Center

Tommaso Secchi, Chiara Baiocco — International Wild Center

Tommaso Secchi, Chiara Baiocco — International Wild Center

Tommaso Secchi, Chiara Baiocco — International Wild Center

Sky Pavilion - Tommaso Secchi, Dario Ruberti, Nina Songhori

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We oftel look at the sky as something remote from us, trying to cope the distance by photographs or just staring at its colorful sunrise, sunset and starry nights. The continous chanching perception of its own colours is the reference idea that give such a shape to the freestanding pavilion. The sky chanching is something that affects our daily humour and interactions. So what about your sky? what is something gives you the chance to manipulate this temporary structure by moving its triangular shaped panels? People would be able to recreate their own favourite sky with their favourite colors. A parametric generated roof displays a trapped sky fitting as a new park feature that enhances social interactions between people attracted by this new urban experience. The system of panels, containing a mix of dense water based colour and oil not mixable between each other, is able to chancge its own configuration each time, turning the open space into an interactive space.

Tommaso Secchi, Dario Ruberti, Nina Songhori — Sky Pavilion

The system of panels, containing a mix of dense water based colour and oil not mixable between each other, is able to chancge its own configuration each time, turning the open space into an interactive space.

Tommaso Secchi, Dario Ruberti, Nina Songhori — Sky Pavilion

Tommaso Secchi, Dario Ruberti, Nina Songhori — Sky Pavilion

Tommaso Secchi, Dario Ruberti, Nina Songhori — Sky Pavilion

Tommaso Secchi, Dario Ruberti, Nina Songhori — Sky Pavilion

Cantina Valpolicella negrar - Tommaso Secchi, Dario Ruberti

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GENERAL AIMS OF THE PROJECT_The general goal of the project is to design a new container that promotes and values the wine production of Valpolicella Negrar winery, considering environmental sustainability, functionality, tourist attraction and an increasing wine production in the future. Another goal of the project is to support the concept of production with a multi-functional activity aspect, which goes beyond mere industrial production. The project also aims to use low cost manufacturing solutions along with high resistance industrial materials. PROJECT CONCEPTS: A) Use of worn materials from the winery itself. B) Fruit storehouse switching from drying-up place to cultural / multi-functional place. C) Use of territory signs as generating lines of the project.

Tommaso Secchi, Dario Ruberti — Cantina Valpolicella negrar

Tommaso Secchi, Dario Ruberti — Cantina Valpolicella negrar

Tommaso Secchi, Dario Ruberti — Cantina Valpolicella negrar

Tommaso Secchi, Dario Ruberti — Cantina Valpolicella negrar

Tommaso Secchi, Dario Ruberti — Cantina Valpolicella negrar

Tommaso Secchi, Dario Ruberti — Cantina Valpolicella negrar

Tommaso Secchi, Dario Ruberti — Cantina Valpolicella negrar

Tommaso Secchi, Dario Ruberti — Cantina Valpolicella negrar

Tommaso Secchi, Dario Ruberti — Cantina Valpolicella negrar

Tommaso Secchi, Dario Ruberti — Cantina Valpolicella negrar

Schulzone Innichen - Giuseppe Cavaleri, Salvator-John A. Liotta, vincenzo castelli, Fabienne Louyot

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Inquadramento urbano I volumi del progetto sono organizzati lungo un’asse che congiunge idealmente la piazza del Magistrato dove sorge il comune di San Candido al nuovo complesso scolastico. Questo asse permetterebbe di vedere dal centro della piazza il complesso scolastico, aprendo la visuale tra il municipio e la Raifencasse Bank.

Giuseppe Cavaleri, Salvator-John A. Liotta, vincenzo castelli, Fabienne Louyot — Schulzone Innichen

Vista 1

Questo darebbe continuità visiva alle istituzioni pubbliche e private di San Candido, e si metterebbe in rilievo l’importanza della scuola nel tessuto urbano della città. Il progetto mira a riformulare l’organizzazione degli spazi esterni del complesso esistente. Vengono demoliti la scuola media esistente e una porzione dell’istituto tecnico. Allo stesso tempo, la parte rimanente dell’istituto tecnico viene estesa fino a farla congiungere con la palestra. Questa nuova organizzazione permette di avere uno spazio aperto di più ampio respiro. Di fatti si viene a formare una piazza sulla quale si affacciano i vari plessi scolastici presenti nell’area. La scuola materna avrà più spazio sul quale affacciarsi così come tutti gli altri volumi di nuova costruzione. Operando in questo modo, e grazie a questo asse, tutti gli edifici comporranno una entità organica e coerente.

Giuseppe Cavaleri, Salvator-John A. Liotta, vincenzo castelli, Fabienne Louyot — Schulzone Innichen

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Queste operazioni liberano un luogo prima denso ma senza una logica aggregativa ottimale e mettono in rilievo, per come richiesto dal bando, l’istituto tecnico superiore.

Asse e riorganizzazione dello spazio L’asse intercetta il nuovo volume dell’istituto tecnico superiore, e superando un portale passa oltre per collegarsi visualmente al paesaggio alpino.

Giuseppe Cavaleri, Salvator-John A. Liotta, vincenzo castelli, Fabienne Louyot — Schulzone Innichen

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Il portale ha funzione di spazio di attesa coperto dal quale accede all’istituto tecnico e agli spazi aperti alla comunità: la mensa a piano terra e l’aula magna dal primo piano. Questo asse-percorso di collegamento è accessibile a tutti e diventa uno spazio assimilabile ad una nuova piazza urbana. Sul lato sinistro, viene edificato il volume che alloggia la scuola media. Sul lato destro di questo asse di collegamento è prevista la piantumazione di una fila di alberi di una essenza autoctona che non ha una funzione soltanto di verde, ma serve a sottolineare e definire visivamente questo asse di collegamento città/scuola. Tra gli alberi sono posizionate delle panchine che servono sia per i ragazzi che per tutti gli altri utenti. I gradoni che completano la curva sullo spazio destro dell’asse sono pensati per poter eventualmente fungere da spazio all’aperto tipo piccolo anfiteatro. L’asse passa oltre il complesso e si collega visivamente al campetto. In sintesi si è proceduto ad una riorganizzazione funzionale, ampliando le aree fruibili a verde. L’addizione del campetto e delle rampe di accesso non compromettono la superficie verde antistante la piscina, infatti anche se viene rimodellata mantiene la stessa superficie. In sintesi, la riorganizzazione dell’insieme degli istituti, la piazza e la biblioteca mirano a produrre quel paesaggio dell’apprendimento spesso richiamato nel bando.

Giuseppe Cavaleri, Salvator-John A. Liotta, vincenzo castelli, Fabienne Louyot — Schulzone Innichen

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La facciata dei vari edifici è pensata come un insieme organico che viene unificata da un disegno semplice, funzionale ed estetico. Dei listelli di legno di uguale dimensione vengono montati su montanti metallici posti a intervalli regolari. Il montaggio risulta molto semplice e si cerca di avere sia comfort visivo intensificando la quantità di listelli dove si vuole schermare maggiormente gli interni. Inoltre i listelli hanno funzione di brise-soleil e contribuiscono in questo modo al controllo ambientale dell’intervento. La mensa svolge un ruolo centrale nel progetto in quanto rappresenta un punto di contatto fra città e scuola, in un’ottica di apertura verso la città e la comunità locale. A tale scopo è anche inteso il volume della biblioteca: posto fra la scuola media e la stecca dell’istituto tecnico superiore in parte rinnovato e in parte costruito ex-novo, la biblioteca svolge una funzione connettiva sia fra i due istituti che più in generale con la comunità locale. La biblioteca è accessibile dall’esterno in modo indipendente e insieme all’aula magna e alla mensa forma un corpo nel corpo architettonico progettato. All’interno della biblioteca vengono riunite la casa dei libri, la biblioteca comunale e la biblioteca scolastica. Ciò permette di qualificare in modo forte l’offerta del nuovo polo scolastico e soprattutto di articolare in modo funzionale i tre volumi interessati al progetto. L’aula magna è pensata come uno spazio per la comunità, facilmente accessibile dall’esterno si presta ad essere utilizzata per incontri, seminari, conferenze e dibattiti di fonti tipo. Il fatto che su un lato sia aperta viene da una precisa scelta progettuale che prende ispirazione dall’opera di Alvar Aalto. Infatti l’architetto finlandese, invitava a progettare delle sale conferenze non chiuse, ma aperte su un lato così che da permettere ai partecipanti di poter guardare all’esterno e predisporre l’animo ad un ascolto più rilassato e sereno. Di fatti tutta la facciata ovest della stecca presenta una facciata vetrata ricoperta da listelli in legno locale sbiancato che da una parte qualificano la facciata in modo estetico ma anche energetico, in quanto funzionando come dei brise-soleil permettono di controllare l’incidenza dei raggi solari.

Giuseppe Cavaleri, Salvator-John A. Liotta, vincenzo castelli, Fabienne Louyot — Schulzone Innichen

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Giuseppe Cavaleri, Salvator-John A. Liotta, vincenzo castelli, Fabienne Louyot — Schulzone Innichen

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Giuseppe Cavaleri, Salvator-John A. Liotta, vincenzo castelli, Fabienne Louyot — Schulzone Innichen

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Giuseppe Cavaleri, Salvator-John A. Liotta, vincenzo castelli, Fabienne Louyot — Schulzone Innichen

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Giuseppe Cavaleri, Salvator-John A. Liotta, vincenzo castelli, Fabienne Louyot — Schulzone Innichen

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Giuseppe Cavaleri, Salvator-John A. Liotta, vincenzo castelli, Fabienne Louyot — Schulzone Innichen

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Training Center ABB - Sespede Arquitectos


Hall Alem 690 - Sespede Arquitectos

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Hall Alem 690

Sespede Arquitectos — Hall Alem 690

Sespede Arquitectos — Hall Alem 690

Sespede Arquitectos — Hall Alem 690

Sespede Arquitectos — Hall Alem 690

Cultural Factory Matadero Madrid. Creative Hub - OSS - Office for Strategic Spaces

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Headline:
FCMM is the adaptation of medium-sized hall in Matadero Madrid to house an incubator of cultural industries. The client’s money was very short but ambitions very high: what processes shape the modern workplace? Is space an agent for creativity? Could we program change as a tool for sustainability?

OSS - Office for Strategic Spaces — Cultural Factory Matadero Madrid. Creative Hub

Brief description:
The project is perhaps typical of crisis-stricken Europe, and particularly Spain, where the architect has to find a way out of the opposing tensions of having no money and big needs. We used very few, cheap, and easy to install materials, and we tried to achieve with them as many different and distinct work areas as possible, adapted to different needs.
Three volumes near the entrance organize the space, folding and compressing the circulations around it. This creates a gradient, from compact to expansive, from busy to silent, that helps achieve variety in work spaces. In a little less than one month we built a reversible, vacuum-packed, 105 eur/m2 work, adaptable to the multitude of situations the client asked for.

OSS - Office for Strategic Spaces — Cultural Factory Matadero Madrid. Creative Hub

Project description:
To house the needed 120 work spaces in a 399 sq. m. floor area (that needed to be further reduced to 340 sq. m. in order to maintain a public pass-through) was impossible, unless we found more space using the height of the hall. This created additional problems since there was not enough money to achieve the construction of a second floor by traditional means. We decided to use very simple building systems: the cheapest local pine lumber, all in the same standard size, which simplified the supply and construction of the structure, and multi-wall polycarbonate, very lightweight and in large sheets, which allowed for the walls to be finished in just one day. We we able to achieve 85 more sq.m., and crucially to split functions in two levels, which allows for more flexibility in use that the client is now making very good use of.

OSS - Office for Strategic Spaces — Cultural Factory Matadero Madrid. Creative Hub

We were able to build three small volumes, or architectural objects, that changed and modified the quality of the available space, naturally producing the diverse working areas we thought necessary. These three distinct volumes near the entrance help organize the program, folding and compressing the circulations around it, making them as exact and compact as possible. This organization not only saves space by reducing circulation areas, but it creates a gradient, from compact to expansive, from busy to silent, that helps achieve the needed variety in work environments.

OSS - Office for Strategic Spaces — Cultural Factory Matadero Madrid. Creative Hub

The scarcity of means allowed us to research one spatial intuition: creative work, and workers, thrive in environments that seem not completely designed, not completely finished, spaces that seem to be caught in the middle of a process, surprised by a change in conditions. It also allowed for small experiments in architecture, with demonstrative qualities. Among them: the light fixtures are made up of the cut outs made to the vertical structural wood elements between the floor and the handrail; a ridiculously simple sound absorbing system corrects the sound conditions that would otherwise rely on heavy, traditional, and unaffordable wall construction.

OSS - Office for Strategic Spaces — Cultural Factory Matadero Madrid. Creative Hub

Sustainable aspects of the work:
Our main worry was to make it possible, and to achieve that we needed to make it financially responsible and socially sustainable. At 105 euros/sq.m. we are very happy to have helped its basic architectural sustainability: to achieve a high social and usage impact for the money.

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Construction-wise, the most economic pinewood from local, sustainable forests was used. Nearly 8,80 tons of CO2 are captured in its structure.

OSS - Office for Strategic Spaces — Cultural Factory Matadero Madrid. Creative Hub

A little more effort at the time of calculation and the ability to explain its spatial qualities (the fact that the space is maintained open and high-ceilinged, and circulations clear) allowed us to argue the possibility of keeping the wood untreated with fire-retardant chemicals, which makes the environment free of noxious chemicals.

OSS - Office for Strategic Spaces — Cultural Factory Matadero Madrid. Creative Hub

OSS - Office for Strategic Spaces — Cultural Factory Matadero Madrid. Creative Hub

OSS - Office for Strategic Spaces — Cultural Factory Matadero Madrid. Creative Hub

OSS - Office for Strategic Spaces — Cultural Factory Matadero Madrid. Creative Hub

OSS - Office for Strategic Spaces — Cultural Factory Matadero Madrid. Creative Hub

OSS - Office for Strategic Spaces — Cultural Factory Matadero Madrid. Creative Hub

OSS - Office for Strategic Spaces — Cultural Factory Matadero Madrid. Creative Hub

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OSS - Office for Strategic Spaces — Cultural Factory Matadero Madrid. Creative Hub

OSS - Office for Strategic Spaces — Cultural Factory Matadero Madrid. Creative Hub

OSS - Office for Strategic Spaces — Cultural Factory Matadero Madrid. Creative Hub

OSS - Office for Strategic Spaces — Cultural Factory Matadero Madrid. Creative Hub

OSS - Office for Strategic Spaces — Cultural Factory Matadero Madrid. Creative Hub

Insediamento laboratori Siemens a Bologna - Studio Tecnico Gandolfi, Ing. Gian Paolo Gandolfi

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Nella progettazione e realizzazione del complesso edilizio per la Siemens di Bologna, destinato alle moderne attività dell’elettronica e del software, si è cercato di tenere presente che il settore è soggetto a mutevoli e sofisticate esigenze funzionali e organizzative.

Studio Tecnico Gandolfi, Ing. Gian Paolo Gandolfi — Insediamento laboratori Siemens a Bologna

Di qui la necessità di tenere conto dei seguenti fattori essenziali, in parte innovativ, rispetto alle tradizionali progettazioni: - Soddisfare le esigenze operative interne in termini sia di distribuzione degli spazi sia in funzione delle sofisticate tecnologie di produzione con tutti i problemi della particolare impiantistica da adottare e della installazione delle diverse apparecchiature utilizzate nelle molteplici operazioni richieste. - Armonizzare l’aspetto estetico-formale esterno con l’ambiente circostante e con le esigenze distributive, ambientali e funzionali interne; - Dare all’edificio un aspetto degno del nome dell’utilizzatore Siemens, senza però eccedere con soluzioni architettoniche troppo ardite e vistose che mal si sarebbero adattate con l’intorno urbanistico nel quale è inserito.

Studio Tecnico Gandolfi, Ing. Gian Paolo Gandolfi — Insediamento laboratori Siemens a Bologna

La soluzione che è sembrata la più convincente ed ottimale, è stata quella di un fabbricato che, pur rispondendo internamente alle molteplici e complesse esigenze imposte dall’utilizzatore Siemens, si presenti esternamente in maniera elegante. Ciò grazie all’armonia delle linee orizzontali caratterizzate dalle balconate sporgenti destinate a fioriere, intercalate fra piano e piano dalle ampie vetrate assolutamente indispensabili all’attività interna e ai collegamenti orizzontali fra i due corpi di fabbrica che formano il complesso.

Studio Tecnico Gandolfi, Ing. Gian Paolo Gandolfi — Insediamento laboratori Siemens a Bologna

Spiccano fra l’altro le vetrate verticali continue in corrispondenza dei corridoi trasversali tangenti alle scale e agli ascensori, che contribuiscono a snellire i fabbricati di altezza limitata ed a fornire un gradevole elemento di discontinuità delle linee orizzontali che altrimenti sarebbero apparse monotone.

Studio Tecnico Gandolfi, Ing. Gian Paolo Gandolfi — Insediamento laboratori Siemens a Bologna

Il camino della centrale, che svetta all’esterno dei fabbricati, richiama le gloriose ciminiere che caratterizzavano i complessi industriali dell’inizio del secolo.

Studio Tecnico Gandolfi, Ing. Gian Paolo Gandolfi — Insediamento laboratori Siemens a Bologna

Studio Tecnico Gandolfi, Ing. Gian Paolo Gandolfi — Insediamento laboratori Siemens a Bologna

Studio Tecnico Gandolfi, Ing. Gian Paolo Gandolfi — Insediamento laboratori Siemens a Bologna

Bivacco Fanton Marmarole - GIOVANNI MAGNABOSCO, Giacomo Magnabosco

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1×2x3 Giacomo Magnabosco/Giovanni Magnabosco/Beatrice Scarparo/Alessandro Giordani

GIOVANNI MAGNABOSCO, Giacomo Magnabosco — Bivacco Fanton Marmarole

render

La composizione architettonico-formale del manufatto trova origine nel processo di mimesi con la natura; il focus della mimesi in questo caso è stato avvicinarsi alla composizione chimica della dolomia, andando a imitare le strutture cristalline che la compongono; le molteplici sfaccettature di questi cristalli incastonati nella mescola rocciosa sono state di ispirazione per lo sviluppo dell’idea progettuale: affascinanti, mutevoli nei colori e spigolose.

GIOVANNI MAGNABOSCO, Giacomo Magnabosco — Bivacco Fanton Marmarole

schema funzionale modulo

La declinazione di questi spunti è sfociata in una volumetria sfaccettata e traslucida che gioca con l’intorno di effetti visivi e luminosi a seconda dell’ora del giorno. Il materiale utilizzato per il rivestimento esterno, policarbonato preformato rivestito all’interno di aerogel, permette di notte alla luce artificiale di trasparire all’esterno indicando la posizione del bivacco e di giorno permettono alla luce naturale di filtrare all’interno della struttura; inoltre possiede ottime capacità meccaniche. L’inclinazione offerta dalla sezione di queste calotte è ideale peraltro per l’installazione di pannelli fotovoltaici monocristallini, oltre che per la facilità di aggancio offerta dall’intelaiatura che le ancora alla struttura; l’orientamento di questi viene poi ottimizzato tramite la corretta esposizione del bivacco.

GIOVANNI MAGNABOSCO, Giacomo Magnabosco — Bivacco Fanton Marmarole

render vista valle

Per rendere il volume più visibile anche in caso di nebbia o tormenta, la struttura portante in legno è colorata con colori sgargianti come gli infissi di chiusura del sistema di rivestimento e il basamento in acciaio, sverniciato di color arancio. La struttura portante, realizzata in legno di sezione 10×10 è dimensionata per resistere alle specifiche richieste, irrobustita da un sistema di controventi molto fitto; questa struttura, collaborando con il sistema di rivestimento e l’arredo interno aumenta la sua robustezza man mano che il manufatto viene terminato e giuntato con il resto degli elementi modulari. La proposta progettuale presentata mira nel suo complesso ad offrire un sistema costruttivo efficace, oltre che un progetto completo. La composizione spaziale e realizzativa del manufatto è formulata in modo da permettere l’inserimento e l’installazione in modo semplice e veloce. Il concept si sviluppa in un’ottica modulare di progetto, che consente lo sviluppo funzionale in modo libero e adattabile alle esigenze. Peculiarità di questa idea è la possibilità di realizzare il bivacco in più trance che permettono tuttavia di utilizzare gli spazi anche se non ancora configurati come da progetto.

GIOVANNI MAGNABOSCO, Giacomo Magnabosco — Bivacco Fanton Marmarole

sistema costruttivo

Il bivacco è stato concepito in tre sezioni principali, completamente identiche, sia nella struttura portante sia nelle componenti di rivestimento esterno. Il fissaggio in quota dei singoli moduli, avverrà tramite appoggio e bullonatura alle corrispettive teste di pilastri in c.a. gettati in opera; una volta innestati i moduli potranno essere saldati l’un l’altro tramite apposita bullonatura. Questo passaggio, completamente reversibile, va ad espletare le necessità di rimozione per manutenzione richieste senza danneggiare il modulo soggetto a riparazione, i moduli limitrofi e le basi di appoggio.

GIOVANNI MAGNABOSCO, Giacomo Magnabosco — Bivacco Fanton Marmarole

impiantistica/allestimento

Le uniche variabili che differenziano l’interno della cella strutturale sono i complementi d’arredo nelle due principali configurazioni: zona notte e zona giorno. Gli spazi adibiti a deposito definiti dal bando, trovano collocazione nel mobilio principale e in spazi ricavati sotto al pavimento della zona notte, impostato ad una quota più alta rispetto alla zona giorno, garantendo oltretutto una differenziazione igienica dei differenti ambienti. La zona notte è attrezzata con dei tendaggi che ne garantiscono l’oscuramento quando richiesto.

GIOVANNI MAGNABOSCO, Giacomo Magnabosco — Bivacco Fanton Marmarole

inserimento

L’orientamento scelto per il bivacco è stato determinato per evitare eccessivo irraggiamento dei paramenti verticali e per favorire l’orientamento dei paramenti di chiusura dotati di fotovoltaico . In questo modo, ogni singolo modulo e maggiormente il bivacco in oggetto può garantirsi un’autosufficienza energetica tale da alimentare la dotazione elettrica ed elettronica del bivacco (punto luce interno, webcam, strumentazione meteo). Le sezioni principali saranno assemblate per intero a valle, compreso il sistema di chiusura e rivestimento, trasportati senza l’uso di trasporti eccezionali alla piazzola di volo e poi elitrasportate in sito.
La realizzazione di queste sezioni è stata concepita di modo tale da rendere il manufatto semplice nel montaggio e smontaggio in modo da garantire il grado di sostenibilità attraverso la riduzione degli sprechi, la facilità nel ricambio delle componenti, il riuso, la dismissione e il riciclaggio una volta terminato il ciclo di vita. L’aggancio del modulo è garantito dal sistema di chiusura inferiore della cella costruttiva, realizzato in acciaio ancorato a secco alla struttura in legno e inferiormente al pilone di aggancio realizzato in sito.

GIOVANNI MAGNABOSCO, Giacomo Magnabosco — Bivacco Fanton Marmarole

La giunzione delle celle costruttive avviene anch’essa a secco e senza collanti chimici o idraulici; i moduli infatti vengono “uniti” tramite bullonatura diretta.
La tenuta all’acqua è garantita da una doppia membrana tra i due montanti in alluminio che caratterizzano i bordi dei moduli. La soluzione d’angolo viene risolta tramite la sezione stessa dei profili in alluminio con l’aggiunta di un profilo ulteriore che va a coprire il gap mancante, isolando la struttura da dispersioni e infiltrazioni d’acqua.
Pertanto il sistema di fissaggio dei pannelli alla struttura si limita ad essere composta da sole due tipologie di profilo di alluminio. Anche per la struttura in legno è stato utilizzato lo stesso criterio: due sole lunghezze , tre con i controventi, con uguale sezione.
I moduli così progettati offrono robustezza al bivacco, perché espleti al meglio la sua funzione, una facile manutenzione e riparazione e una grande versatilità d’uso.

GIOVANNI MAGNABOSCO, Giacomo Magnabosco — Bivacco Fanton Marmarole

pianta

GIOVANNI MAGNABOSCO, Giacomo Magnabosco — Bivacco Fanton Marmarole

vista notturna

mobiLETTO - Roberto Seveso Architetto

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Il progetto presuppone un disegno di estrema semplicità che si basa su di un modulo moltiplicatore/divisore pari a 5 cm. Una composizione razionale che individua la volontà di esprimere un carattere di pura essenzialità. Il minimalismo geometrico è la costante imperante che contraddistingue il mobile nel suo insieme e in ogni suo particolare. Rigoroso fino all’eccesso questo mobile contempla, nella propria essenza, i caratteri estetici e funzionali che contraddistinguono la pratica corrente dell’industrial design. Il disegno trascura palesemente le sdolcinature del curvilineo legato all’idea di morbidezza e imbottitura. Rude ma agevole, spigoloso ma accogliente, il manufatto nella sua concretezza rifugge il concetto di staticità avvalendosi dell’apporto di ruote e cassettoni estraibili che lo rendono mobile e dinamico stemperando, al tempo stesso, la rigidità della geometria lineare dell’insieme compositivo. Il letto è composto da un piano orizzontale tutto d’un pezzo (210×180 cm.) in multistrato di betulla (pannello stratificato con venatura ortogonale) al quale sono stati praticati un numero di 44 fori (diam. 2.5 cm.) per permettere la regolare areazione del materasso. Il pianale risulta vincolato sui due lati corti alla testiera (spalliera di testa) e alla pediera (spalliera di fondo) per mezzo di profilati angolari metallici a lati diseguali e irrigidito da una barra longitudinale (profilato metallico a sezione rettangolare). Sempre al di sotto del pianale, in posizione definita, trovano posto altri profilati metallici, due dei quali con sezione a L e altri due a T. Gli stessi servono da ancoraggio alle guide per i sei cassettoni-contenitori estraibili. I primi due cassettoni posti in prossimità della testiera svolgono funzione di comodino estraibile. Tutti i cassettoni trovano il proprio fine corsa nella parte interna in prossimità del profilato metallico posto nella parte centrale del pianale. Testiera e pediera sono realizzate assemblando diverse assi di legno pregiato (Noce nazionale) che nella testiera raggiungono un’altezza complessiva di 95 cm e nella pediera invece arrivano solo a 45 cm. Sovrapponendo testiera e pediera si organizza il quadro d’insieme. Scomponendo la superficie ottenuta e dividendola in terzi si ottengono nove riquadri (nove sezioni identiche). Sulla base di questa griglia si organizza un disegno a cerchi concentrici partendo dal fuoco (punto di forza) posto in alto a sinistra. Lo svuotamento progressivo degli anelli, in sequenza alternata, crea il motivo di decoro a bassorilievo delle due superfici verticali. La vista frontale del letto permetterà di apprezzare la lettura del disegno nella sua interezza.

Roberto Seveso Architetto — mobiLETTO

Viste Render del mobiLETTO

Roberto Seveso Architetto — mobiLETTO

Tavola tecnica

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