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Riqualificazione di Piazza della Libertà, Viale Bechi, aree circostanti la Torre Spagnola e la spiaggia la Rena Bianca - SUDARCH, Vincenzo Mantuano, Marielisa Smedile

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Concept Il concept urbanistico e architettonico che guida la proposta si fonda su due principi: riorganizzare gli spazi secondo un segno simbolico riconoscibile e dotare il segno di elementi architettonici e paesaggistici caratterizzanti. Il segno simbolico è rintracciato nella morfologia urbana, come guidato da un approccio di indagine sulla personalità dei luoghi, in analogia a quanto avviene in psicometria leggendo le macchie di Rorschach. Il “Palmo di rupe” e’ la lettura della “macchia” urbana. Gli elementi architettonici invece seguono l’imposizione dei forti caratteri paesaggistici che inducono riverenza, suggerendoci di proporre soluzioni che migliorano ed esaltano la fruizione degli spettacoli naturali e panoramici. Questi elementi, che si impegnano ad assumere valore artistico e architettonico, sono strutture a basso impatto costruttivo, ancorché a carattere reversibile, ma ad alto impatto emozionale, specie con riferimento agli “Skydeck”.

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Tavola 1

Aree d’intervento: il palmo di rupe Le richieste di progetto prevedono la riqualificazione di tre ambiti urbani: 1. Area della Piazza della Libertà posta all’interno del centro storico, 2. Aree circostanti la Torre Spagnola, 3. Spiaggia La Rena Bianca. Le tre aree collegate tra loro attraverso un reticolo viario, sono luogo della quotidianità pedonale e veicolare, specie nel periodo estivo di notevole accoglienza turistica. Nel caso in esame, gli interventi di riqualificazione sono volti a ristabilire e/o rafforzare i rapporti con l’ambiente circostante attraverso segni tanto tangibili quanto integrati che richiamino la vocazione di un borgo con grandi potenzialità storico-naturalistiche, ma fortemente antropizzato. L’approccio metodologico prevede la valorizzazione di tutte le aree in questione considerate come un’unica polarità che, partendo da Piazza della Libertà (attraverso l’adiacente via Bechi), si apre a ventaglio nelle aree limitrofe della Torre Spagnola per collegarsi visivamente e fisicamente alla spiaggia de La Rena Bianca e a tutto il panorama circostante. Questa “traccia”è generata da una pavimentazione in materiale locale che dà origine ad una mano le cui falangi costituiscono l’apertura a ventaglio indicando simbolicamente oltre il mare le città che hanno inciso nei secoli sulla cittadina gallurese: cinque dita per cinque diversi popoli che hanno influenzato la storia del paese. Il palmo collega le diverse aree attraverso “le dita” (vie principali e strade) e percorsi secondari che a sua volta si interseca con un reticolo di sentieri naturalistici tra le rocce e la vegetazione autoctona. Si ottiene così una mano in cui palmo e falangi si fondono in un distintivo elemento che definisce ed unifica il centro storico: la piazza (palmo) e la sua proiezione all’esterno (falangi). All’estremità di ogni dito, come delle unghie in trasparenza (che incidono metaforicamente sul paesaggio circostante), si aprono le piccole piattaforme panoramiche (skydeck), che danno al visitatore la sensazione di sospensione nel vuoto. Così l’elemento architettonico palmo di rupe diviene simbolo urbano riconoscibile anche a distanza e simbolo dell’accoglienza. Nella falange, l’estremità pavimentale (trasparente, in vetro strutturale) dello skydeck si distacca dalla roccia che l’ha generata, permettendo al visitatore di avere un punto di vista esclusivo: al culmine di ogni percorso in pietra, all’improvviso, si ritrova sospeso nel vuoto a godere della natura circostante. La prospettiva cambia, l’osservatore risulta quasi disorientato e il senso di vertigine, che provoca questa visione in una sensazione surreale, viene mitigato dalla possente balaustra in corten che assume anche funzione portante. L’area de La Rena Bianca si unifica al resto del progetto attraverso un percorso discendente, ma anche attraverso itinerari naturalistici che oltrepassano la spiaggia e proseguono girando intorno al promontorio tra le dune affacciate sulle Bocche di Bonifacio. In questo modo si ottiene un waterfront che non si limita alla sola spiaggia ma avvolge l’intera area costiera da Ovest ad Est creando un fil rouge tra la spiaggia e il centro storico, unificando il paesaggio naturale con il costruito. Per quanto riguarda l’organizzazione del traffico veicolare, di esso ne viene prevista l’inibizione (tranne per i residenti) da Via Bechi a Via del Mare in direzione est-ovest mentre rimane percorribile Via Imbriani fino agli accessi al mare dalla Rena Bianca. Per i turisti e gli ospiti delle strutture ricettive all’interno dell’area di intervento, sarà possibile attraversare la suggerita zona a traffico limitato con pass specifici o con l’auspicabile implementazione di servizi di mobilita’ collettiva sostenibile basata su eco-navette. Per sottolineare il legame con la natura e il mare, negli spazi “interfalangi” (proseguendo la simbologia antropomorfa) ad Est da Piazza Libertà, a nord dal belvedere dell’albergo e ad Ovest nell’area di Via del Mare verso la Rena Bianca, sono realizzati spazi funzionali (da teatri-belvedere a playground) che godono della vista verso la costa frastagliata e il mare, quasi come se gli elementi della natura diventassero una quinta scenografica (nei periodi di maggiore affluenza turistica è anche possibile montare palchi mobili per spettacoli).

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Tavola 2

Piazza della Libertà: la metamorfosi Allo stato attuale la Piazza ha destinazione parcheggio ma è anche, con l’adiacente Via Bechi, collegamento, con la Torre Spagnola e il paesaggio antistante. Il progetto prevede la restituzione della Piazza a luogo di socialità e aggregazione, con interventi di raccordo architettonico con la Via Bechi e le altre aree limitrofe oggetto di intervento, eliminando la barriera costituita dal muro perimetrale ma mantenendo gli attuali confini e le funzioni essenziali per residenti e strutture ricettive. Il salto di quota a nord, tra la strada (che diventa naturale proseguimento della Via XX Settembre) e la piazza, è superato attraverso delle rampe gradonate che diventano teatro, davanti alle quinte scenografiche naturali, e sono realizzate con pietra locale (a richiamare i muretti a secco della tradizione sarda) ed elementi del paesaggio verde con interventi di ingegneria naturalistica; si ottiene così un paesaggio naturale trasformato: prende forma una singolare collina geometrica, data da gradoni che si innalzano verso una superficie che diventa piazza e superano l’idea di muro che divide. Dalla Via Bechi, verso l’alto, la strada diventa Piazza pubblica, attraverso una singolare gradinata a ventaglio, percorribile quasi totalmente. Tutti i locali tecnici e di servizio presenti sul muraglione perimetrale della piazza, ove impossibile rimuoverli o rilocalizzarli in altro luogo, saranno resi fruibili. Lo spazio si definisce, diventa luogo di aggregazione: dal Belvedere a tergo dell’Hotel, che si affaccia sulla terra e sul mare, la rampa-teatro verso mare consente durante la stagione di maggior flusso turistico, come già accennato, la realizzazione di spettacoli e altre attività di intrattenimento e culturali, anche attraverso l’ausilio di strutture mobili; come terminale della Piazza della Libertà, invece, v’è l’Hotel con il suo muro di cinta, che con il progetto viene in parte mimetizzato (il muro) ed al contempo esaltato (l’Hotel) attraverso un giardino verticale (o parete verde): questa soluzione consente di ottenere sul fronte piazza, in relazione all’ambiente circostante, un miglioramento dell’impatto estetico dell’edificio. (Condividendo le scelte con i privati si potrà attribuire maggiore originalità alla soluzione progettuale, per esempio con una combinazione di piante sempreverdi e a fioritura, che permetteranno di assistere ad un valore aggiunto della metamorfosi cromatica al cambiare delle stagioni.)

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Tavola 3

Aree circostanti la torre spagnola: la torre, le falangi e le ramificazioni L’affaccio al teatro naturale non si esaurisce con i limiti estesi della Piazza, compresa l’area belvedere oltre l’albergo, ma risolvendo il muro di contenimento esistente apre il “sipario” sullo scorcio di Sardegna orientato a Nord con la Torre Spagnola che domina la visuale. La Torre, detta di Longosardo, venne edificata nei primi del XVI sec. dagli spagnoli, all’interno di un progetto comprendente altre 79 torri in tutta l’Isola, per sorvegliare l’accesso dal mare. In cima alla torre in corrispondenza della merlatura, come a segnare il passaggio del progetto, è realizzata una balaustra in corten con il duplice scopo, appunto, architettonico e funzionale. Chi arriva al belvedere della Piazza Libertà, acquisisce un’immagine poetica: lingue di pietra chiara affiancano la torre color ocra, prosegueno oltre la stessa e costeggiano la scogliera granitica per impennarsi verso il vuoto, oltre il blu del mare, verso un cielo azzurro limpido. Ma il percorso della torre, è più evidente rispetto gli altri: l’estremo della falange si curva e si proietta più delle altre per svettare oltre il baluardo aragonese.

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Vista di Piazza Libertà

Vista della Torre dalla rampa-teatro-belvedere In questa zona il palmo si definisce con le falangi-percorsi verso il mare, pavimentati con la medesima pietra usata per la Piazza della Libertà, in modo da ottenere una continuità tipologica e cromatica. Percorrendo la falange della torre, il visitatore cammina su una coltre di pietra; arrivato al culmine la superficie di pietra diviene una lastra trasparente affacciata nel vuoto (skydeck), che permette al visitatore una suggestione unica, di sospensione nel paesaggio. Una serie di ramificazioni, seguono e assecondano le curve di livello del territorio e danno origine a sentieri che permettono di collegare i percorsi principali (le falangi) con il waterfront roccioso che contorna la costa da un capo all’altro. L’accesso diretto a La Rena Bianca avviene, invece, mediante cordonate riqualificate architettonicamente, perfette scalinate discendenti verso il mare (beach walkway), seguite e rimarcate da parapetti in corten con corrimano. Gli skydeck sono cinque quanto le falangi; al termine di ogni falange i percorsi di pietra si innestano nel reticolo naturalistico pavimentato in opus incertum a ricordo delle antiche mulattiere galluresi, di origine romana. I percorsi e i camminamenti naturalistici e urbani permettono di unificare e armonizzare le diverse aree oggetto di intervento, diventando anche dei coni ottici verso mare.

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Vista della Torre

Aree circostanti la spiaggia di La Rena Bianca: il waterfront La cittadina di Santa Teresa, per la posizione geografica, la natura peculiare, per la presenza del limpido mare e delle spiagge con sabbia bianca e fine, ogni anno è meta di turisti italiani e stranieri. Questi fattori, se da una parte producono vivacità e indotto economico, dall’altro incidono sulla salute dei luoghi per effetti usuranti o peggio per fenomeni di eccessiva antropizzazione. In ogni caso la risorsa mare fornisce uno straordinario valore aggiunto all’intervento progettuale, che si concretizza attraverso l’ideazione di un nuovo waterfront a basso impatto antropico che, oltre ad avere la peculiarità di essere delicatamente inserito in un contesto naturalistico e vegetativo, unifica i tre interventi collegandosi attraverso il reticolo dei percorsi con le “falangi” e di conseguenza con il “palmo” del centro storico: si ottiene così un’unità di paesaggio suggestivamente denominata (per natura dell’idea ispiratrice) “PALMO di RUPE”. Nell’area della Rena Bianca, il fronte a mare è dato da un camminamento pedonale, una passeggiata in legno ecologico, congiunta agli accessi esistenti e ai sentieri naturalistici attraverso rampe di innesto. Anche gli accessi alla spiaggia dalla Via Verdi e i parcheggi limitrofi, vengono ridisegnati architettonicamente. I parcheggi al di sotto della Via Verdi vengono riorganizzati, con il riposizionamento del WC su uno dei vertici del triangolo (alla quota 10.56); così facendo si potrà aumentare lo spazio di manovra per le auto a favore anche di un nuovo collegamento con il tessuto urbano (tramite Via Imbriani) e il fronte a mare. Dal ponte, in corrispondenza dell’incrocio Via Verdi – Via Imbriani viene eliminato l’altro WC mentre viene inserito un nuovo percorso verso mare. Si ottiene così, una cerniera che permette di saldare gli spazi funzionali al centro storico e al waterfront.

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Vista del percorso verso la Torre


Melgaço Sport School, Portugal - Adriano Pimenta Arquitetos

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The steeply sloping terrain was adapted in its natural form. The high density of pine trees all around characterized the place, and its preservation and adequacy were fundamental in the design of the structure and final proposal. The section of the trunk of the arboreal specie served as a reference to the concept of the project, particularly for its distinct character in the exterior and interior appearance. The idea of intervention was to geometrize the “bark” and differentiate the “crumb” through a green and natural element: a rectilinear volume involved the organic element.

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Isabella Candelmo Architetto - Isabella Candelmo

New Concert Hall in Tirana - MetroPOLIS, Loris Rossi, Endrit Marku, Rezart Struga

bagno - Matteo Corsico Piccolini

Rehabilitación del Teatro España - mrpr arquitectos

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Rehabilitación del Teatro España

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COMMODO - Roberto Seveso Architetto

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Comodino, Tavolino, Porta-riviste anche Sgabello. Di tutto un po’ ma rigorosamente “natural”,ecologico, eco-sostenibile così come ego-centrico, tribale, minimale, quasi esagerato nella sua disarmante semplicità. Primitivo, essenziale, massiccio, rigoroso forse anche un pò banale, sempliciotto e quasi puerile ma allo stesso tempo simpatico, domestico e amichevole, un compagno ideale con il quale trascorrere un po’ di tempo in silenziosa compagnia. Un oggetto tutto d’un pezzo, un pezzo di legno sagomato. Un tempo pianta, oggi servo-muto.

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Commodo - Vista d'insieme 1

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Commodo - Vista Laterale D.

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Commodo - Vista Bi-laterale D.

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Commodo - Vista Frontale

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Commodo - Vista Posteriore

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Commodo - Vista Bi-laterale S.

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Commodo Vista Laterale S.

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Commodo - Vista d'insieme 2

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Commodo - Disegno Assonometrico

home 09 - i29 | Interior architects

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Close to Bloemendaal, on the edge of the Kennemer dunes, the site of Villa Bloemendaal is situated. A sustainable home that follows a minimalistic design and shows respect for man and nature alike, in a unique residential area where the existing flora and fauna are given full rein.

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i29 interior architects worked on the interior of a villa which was designed by Paul de Ruiter archi- tects. A minimal approach to the materialisation and detailing of the building is a core value of both the interior and exterior design. The large expanses of glass and the patio result in maximum day- lighting and give the inhabitants the feeling that the villa and the surrounding landscape are one.

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In order to bring nature inside even more, all of the interior functions in the house are made from natural materials. i29 interior architects created large surfaces of wood through the whole house to connect the different areas. Cabinets, wardrobes, walls, sliding doors, beds and even a fire place have been made in one and the same material. Pine wood panels normally a basic material has been used as a high end finishing with fine details.

floor area: 489 m2
cabinet maker: Kastwerk
materials: pine wood panelling, steel, concrete floor, glass walls, linoleum, painted wood

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Parco Urbano dell'Acqua - Antonio Lento (@rchitet.ti associati), Arch. G. Arpaia (@rchitet.ti associati), Arch. M. Pitruzzello (@rchitet.ti associati), Ing. R. Scalise (Studio Scalise), Ing. D. Augruso

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La presente relazione riguarda l’organizzazione generale del progetto Parco Urbano dell’acqua che sarà realizzato in località Scinà nel Comune di Lamezia Terme. La proposta progettuale è partita dalla consapevolezza che il Parco Urbano dell’Acqua rappresenti: a. la compatibilità ambientale, con l’organizzazione dapprima del sedime a contenere le esigenze della collettività senza alterare la sua natura, con però, una forte presenza di “tracce dell’uomo”; b. una risposta di tipo educativo, con la valorizzazione di esperienze atte ad incentivare il riuso e la sostenibilità; c. la creazione di un luogo destinato alla convivialità, allo stare insieme; Pertanto il tema della sequenza di filari, del suo rincorrersi, e dell’adattarsi alle esigenze dettate da altre presenze, rappresenta il tema del progetto. Altro fattore importante è quello dell’organizzazione planimetrica delle costruzioni secondo una rotazione rivolta a sud, con pertanto, ampie superfici di copertura, tali da poter essere utilizzate con sistemi fotovoltaici. Di conseguenza una impostazione del progetto tale da dare una risposta in termini di gestione, legata all’auto-sostenibilità.

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Pur mantenendo, l’impostazione planimetrica del progetto preliminare, ovvero quello di doppio percorso d’ingresso su due livelli sull’asse longitudinale, con localizzazione dell’impianto piscina olimpionica e club-house in coda all’area, obbligando quindi il fruitore a dover attraversare l’intero parco, si è cercato attraverso alcuni accorgimenti, di rendere il tutto appartenente ad una sola unica legge compositiva, la metafora del “sottrarre”. Tutti gli elementi già presenti nel progetto preliminare sono stati mantenuti ovvero Pareti di free-climbing, piazza degli zampilli, i vulcani d’acqua, il labirinto, il laghetto, la parete d’acqua, i crateri, la meridiana e la vasca delle palline. Per quanto riguarda le strutture a supporto del parco, con esclusione della Club-house, di cui si tratterà più avanti, sono previsti l’Ufficio Informazioni con ingresso/uscita al parco, il Punto ristoro, il Gazebo dell’Orchestra, e non per ultimo il Percorso sopraelevato che attraversa tutta l’area compreso di corpi scala, tutte queste strutture sono previste in struttura di legno lamellare collato, opportunamente dimensionati.

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CARATTERISTICHE TECNICHE Strutture nel parco Tutte le strutture realizzate in telai di legno lamellare sono così costituite: fondazione realizzata in c.a costituita da platee armate, per quanto riguarda tutti i manufatti ad esclusione del percorso sopraelevato dove invece si opererà per plinti di fondazione opportunamente dimensionati. A tali platee/plinti, mediante opportune piastre in acciaio zincato verranno ancorate le strutture a telaio in legno lamellare collato (vedi sezioni da calcolo), tali strutture successivamente saranno tamponate con pannelli sandwich costituiti da telaio d’irrigidimento in legno, doppio foglio di lana di vetro spessore 10 cm, sulla parete interna quindi foglio di cartongesso da 15 mm, per la parete esterna si completerà con rivestimento a doghe orizzontali sovrapposte trattato con vernici all’acqua. L’intera copertura sarà costituita da sistema orizzontale a breese-soleil in legno. Tale metodologia costruttiva, nasce dall’esigenza di garantire, dapprima un potenziale ri-posizionamento degli elementi, alla luce di particolari esigenze che potrebbero scaturire negli anni, e poi a garantire una realizzazione attraverso tecniche e metodi di sostenibilità ambientale. Il sistema di pavimentazione è costituito da un sequenza continua di fascie parallele larghe 1 mt, staccate tra loro da spazi vuoti pari a circa 5 cm, tali fascie saranno realizzate previo supporto su massetto armato come da disegno e completato con strato di finitura in cemento lisciato dello spessore di 4-5 cm, negli interstizi si prevederà la ricrescita del verde. Altro sistema di pavimentazione pressochè ortogonale al precedente, sarà invece realizzato, sempre su supporto costituito da soletta armata con però cassaforma a perdere avente una sponda superiore di circa 5-6 cm in cui si posizionerà un ghiaietto costipato di piccola pezzatura. Giochi d’acqua Tutti i giochi d’acqua presenti nel parco sono innanzitutto dotati di Pompa dosatrice di additivi per l’ossigenazione dell’acqua, tale requisito permette di avere una continua rigenerazione dell’acque impiegate al fine di contenere i consumi idrici. Pertanto la piazza degli zampilli, i vulcani d’acqua, il laghetto con la parete d’acqua ed i crateri d’acqua, disegnati sempre all’interno dello schema compositivo delle fasce parallele coprono all’incirca una superficie di mq. 980,00 e sono costituiti da una piccola vasca di profondità (30 cm) realizzata in opera in c.a. e rivestita con membrane di polietilene ad alta resistenza agli agenti atmosferici, presentano per ogniuna, un impianto idrico con locale tecnico d’ispezione dotato di pompe di filtraggio (vedi elaborati tecnici), e dotato di impianto a getti d’acqua a seconda delle scenografie definite in progetto.

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La Club‐House; La realizzazione della Club-house sarà invece del tipo tradizionale in talai di c.a. con sovrapposto solaio in latero-cemento e tamponature esterne finite da 45 cm costituito da parete in mattoni da 35 cm, cappotto esterno in lastre di EPS ad alta intensità da 8 cm, intonaco esterno. Il vespaio sarà eseguito con sistema ad Igloo 20 cm. Con sovrapposto massetto di calcestruzzo vibrato dello spessore di 90 cm con interposta rete elettrosaldata spessa 10 cm. Il vespaio sarà dotato di bocchette di ventilazione. Per la copertura a terrazzo praticabile, si utilizzerà la tecnica del “tetto rovescio”, al fine di garantire una rispondenza in termini di fabbisogno energetico tali da portare gli standars energetici a valori di classe A. L’ipotesi posta alla base della progettazione è, infatti, quella che vede l’edificio dotato di una massa termica e una coibentazione adeguata per una temperatura favorevole all’uomo sia d’estate sia d’inverno, le tende a limitare la luce solare così come i filtri degli accessi esterni che limitano le dispersioni termiche. Dal punto di vista funzionale l’edificio è organizzato su un solo piano, permettendo a tutti gli ambienti di avere una gradevole vista esterna e una notevole flessibilità interna con un’altezza interna netta di 3.00 ml. L’articolazione delle facciate è stata dettata oltre che dalle necessità ambientali anche da quelle funzionali‐distributive che permette d’estate, attraverso l’alternanza vuoti (porte apribili) e pieni, di interagire direttamente e formare un continuum con lo spazio esterno, attrezzato a pergolato, per il ristoro estivo. La terrazza ‐ belvedere, è raggiungibile dall’interno, attraverso un passaggio all’esterno su una scala collegata al percorso sopraelevato. Sulla terrazza – belvedere sono previsti n.3 pergolati in legno lamellare ancorati con pilastri tondi in acciaio spazzolato, in prosecuzione del telaio strutturale dell’edificio sottostante. I servizi previsti saranno: - fast food, bar e rivendita gadget; - il ristorante; - servizi; - locali igienici.

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Institute of Formation and Employment in Málaga - OAM oficina arquitectura Málaga

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Institute of Formation and Employment in Málaga

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Insediamento Antropomorfo - Giulio Gavioli

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In alternativa ai glaciali prismi geometrici di cristallo ed alle informi amebe metalliche che proliferano nelle nostre città si propone la realizzazione di un semplice insediamento urbano dalla forma facilmente riconoscibile.

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L’elemento base è la capanna primordiale: un piccolo edificio basso a falde inclinate.

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Nell’intervento proposto le diverse capanne vengono combinate secondo delle direttrici orizzontali radiali.

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I materiali impiegati saranno legno, calce e paglia.

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Firemen headquarters and firehouse in Montmartre - Ameller & Dubois et associés

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Le centre de commandement et de secours de la rue Carpeaux, au pied de la Butte Montmartre, est le plus important des soixante-dix-sept centres de secours des sapeurs-pompiers de Pris. Sa restructuration a dû s’accomplir sans aucune interruption du service public qu’assurent les pompiers dans ce quartier escarpé. Elle s’est étendue sur des années.

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The restored façade, with its seamlessly surelevated garage doors.

La nécessité de conserver les façades de la caserne montmartroise d’origine a astreint à démonter la totalité des planchers, afin de créer des niveaux complémentaires dans l’enveloppe existante. Même si l’on peut regretter ce “façadisme” imposéà la restructuration d’un édifice dont l’efficacité est une donnée primordiale, une intervention en sous-œuvre à permis de créer un étage complémentaire en sous-sol abritant des locaux techniques, la centrale de traitement d’air, les salles de sports et les réserves. En étage, deux niveaux abritent le programme repensé.

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The restored clock.

Les espaces intérieurs ont été valorisés et remis aux normes. Les appartements de fonctions pour les familles et les chambres pour les hommes de troupe bénéficient désormais d’un confort favorable au bon accomplissement des missions de secours et de commandement.

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A corridor of one of the redesigned levels

Les porches d’entrée des différents engins d’intervention ont été notablement élargis afin de faciliter les allées et venues lors des interventions, tout en conservant tracés et modénatures d’origine.

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Firemen exercise on the training tower added to the courtyard of the ancient building.

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Restored back façade as seen from the training tower.

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Bathroom.

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Restored façade with vehicle coming out.

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Corridor.

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Dormitory.

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Hoses drying.

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La charpente avant restauration.

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La charpente avant restauration.

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Works in progress : excavating the upper floors.

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Works in progress.

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Loire slate, Parisian zinc and wood

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La patrie restaurée...

Campbell Sports Center - Steven Holl Architects

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Located on the corner of West 218th street and Broadway—the northernmost edge of Manhattan, where Broadway crosses with Tenth Avenue and the elevated tracks of the 1 subway line—the Campbell Sports Center forms a new gateway to the Baker Athletics Complex, the primary athletics facility for the Columbia University’s outdoor sports program.

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The first new athletics building to be constructed on Columbia University’s campus since the Marcellus Hartley Dodge Physical Fitness Center was built in the mid-1970s, the Campbell Sports Center will be the new cornerstone of the revitalized Baker Athletics Complex and provides increased program space for the entire intercollegiate athletics program. The facility, which adds approximately 48,000 square foot of space, houses strength and conditioning spaces, offices for varsity sports, theater-style meeting rooms, a hospitality suite and student-athlete study rooms.

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The Campbell Sports Center aims at serving the mind, the body and the mind/body for aspiring scholar-athletes. The design concept “points on the ground, lines in space”—like field play diagrams used for football, soccer, and baseball—develops from point foundations on the sloping site. Just as points and lines in diagrams yield the physical push and pull on the field, the building’s elevations push and pull in space. The building shapes an urban corner on Broadway and 218th street, then lifts up to form a portal, connecting the playing field with the streetscape. Extending over a stepped landscape, blue soffits heighten the openness of the urban scale portico to the Baker Athletics Complex. Terraces and external stairs, which serve as “lines in space,” draw the field play onto and into the building and give views from the upper levels over the field and Manhattan.

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With an exposed concrete and steel structure and a sanded aluminum facade, the building connects back to Baker Field’s unique history. In 1693, The Kings Bridge, which spanned the Spuyten Duyvil Creek, was the main access rout into Manhattan. The current infrastructure of the Broadway Bridge carries the elevated subway, and Broadway, with a lift capacity of hundreds of tons. Its detail and structure are reflected in the Campbell Sports Center.

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CREDITS

Steven Holl Architects
Steven Holl, Chris McVoy (design architect) Chris McVoy (partner in charge) Olaf Schmidt (associate in charge) Marcus Carter, Christiane Deptolla, Peter Englaender, Runar Halldorsson, Jackie Luk, Filipe Taboada, Dimitra Tsachrelia, Ebbie Wisecarver (project team)

construction manager: Structuretone / Pavarini McGovern
structural engineer: Robert Silman Associates
mep engineer: ICOR Associates
civil engineer: Hirani Engineering
sustainability engineer: Transsolar
curtain wall consultant: W.J. Higgins
lighting consultant: Wald Studio
audio/visual consultant: The Clarient Group
acoustical consultant: Cerami Associates
code consultant: Design 2147 Limited
cost: Davis Langdon
specifications: Construction Specifications Inc.
precast plank: Conewago
steel: Weir Welding
facade fabrication: Architectural Wall Systems
facade installation: City Newark Glass

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Ecole primaire St-Gingolph - Galletti & Matter

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L’implantation du bâtiment dans la partie la plus pentue du terrain est à l’origine des choix formels puis de matérialisation de l’enveloppe. Pour un bâtiment dont la toiture est aussi visible que les façades, le développement d’un matériaux unitaire pour l’ensemble de l’enveloppe s’est imposé. Face aux contraintes d’un usage scolaire intensif (la façade Est donne sur le préau) la proposition du béton a semblé aller de soit. Cette volonté architecturale et la volonté de construire un bâtiment extrêmement performant au niveau énergétique a imposé le choix du béton préfabriqué permettant la mise en œuvre d’une façade ventilée. Le traitement de la façade est le fruit de la tension entre les impératifs techniques d’une façade ventilée et de la volonté d’une expression renvoyant à l’archaïsme de l’ancrage dans le sol, d’un lieu ou l’on revient sans cesse.

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La question du joint est au cœur du traitement d’une façade en béton préfabriqué ; elle est également l’antithèse monolithique archétype actuel de la volonté expressive initiale. La liberté offerte par la préfabrication * pour définir la forme et la texture des pièces est exploitée pour proposer une expression s’inspirant d’une carapace dont les grandes écailles protégent l’intérieur du volume. Le traitement du joint et la géométrie des éléments suggère l’idée d’un mouvement renforçant ce caractère de carapace. Les exigences techniques ont contaminé le concept initial pour proposer une solution métaphorique ; l’archaïsme du langage trouvant son identité dans le joint (fondamental pour une carapace) alors qu’une réponse littérale aurait conduit au traitement monolithique du mur coulé sur place s’ancrant dans la pente.

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«Ainsi l’œuvre ne se réduit pas à la vision unique du concept initial, elle s’est nourrie de l’histoire du projet, des possibilités liées au mode de mise en œuvre. A une époque où l’artisanat ne représente plus la réalité du chantier le projet prend corps en s’appuyant sur la mise en place de multiples éléments prémanufacturés. Empruntant, déplaçant, assemblant ou détournant des fragments de technologies souvent hétérogènes, l’invention constructive de l’architecte ne suit alors plus la démarche de l’ingénieur. Elle s’épanouit dans un chemin se rapprochant du « bricoleur » de Lévy-Strauss. Alors que Lévy-Strauss oppose ces deux stratégies notre pratique projectuelle se les approprie toutes deux pour les mettre au service du projet, le « bricoleur » donnant vie à l’idée initiale ou plus précisément à une métaphore du concept ; la construction littérale risquant de le noyer dans le respect des contraintes constructives.»

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Credits
Ingénieur civil: ESM– Ruppen Ingénieurs SA
Ingénieur bois: Concept bois technologie
Ingénieur CVS: Joseph Bossert
Ingénieur électricité: EEM
Béton préfabriqué: Prébéva SA

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Struttura Ricettiva - pasquale desantis

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L’edificio, abbandonato in seguito al sisma del 06/04/2009, versa in uno stato di degrado sia strutturale sia architettonico. L’intervento prevede il riuso della struttura trasformandola in una piccola struttura ricettiva completa di cucine, sale e 6 camere doppie. L’adeguamento strutturale non è che un passaggio precedente l’adeguamento dell’involucro ai moderni standard di contenimento energetico, che ha interessato sia interventi su pareti, coperture e solai a terra, sia l’utilizzo di strategie bioclimatiche come la serra addossata alla parete Sud, avente funzione architettonica oltre che tecnica visto che maschera le superfetazioni della facciata. L’impiantistica è composta da tegole fv in copertura, solare termico per quanto riguarda l’ACS e infine un impianto di recupero e depurazione dell’acqua piovana.

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Torri Asti _ TAT - Domenico Catrambone Architetto

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Due torri contemporanee poste all’ingresso occidentale della cittá di Asti. Efficienza energetica, qualitá costruttiva e un disegno architettonico articolato definiscono questi due nuovi edifici che rappresentano un elemento innovativo e centrale per la cittá di Asti che ha nelle torri uno degli elementi architettonici piú tradizionali ed interessanti.

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Immagine della Torre A da Corso Ivrea, a pochi giorni dall'eliminazione dei ponteggi.

Palazzo del Cinema di Locarno - Tomas Caloprisco Architetto, lorenzo guzzini, andrea molteni

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Presentare e rappresentare l’ Architettura con il Cinema Il cinema è l’ arte che più riesce a raccontare l’architettura. Ha scritto lo storico dell’arte Sergio Bettetini: la macchina da presa, opportunamente guidata, immergendosi e muovendosi entro la forma architettonica, identificandosi con la legata continuità spazio temporale di quella, può restituirci un’immagine strutturalmente coerente con la forma architettonica stessa: immagine che, a sua volta, quando noi assistiamo alla proiezione, si identifica con l’attuale spazio-tempo del nostro esistere”. Questa capacità del cinema di “entrare” nell’architettura restituendoci “un’immagine strutturalmente coerente” con la sua forma, mette in luce una caratteristica fondamentale che lega le due forme d’arte. L’architettura, per se stessa, predispone e programma i percorsi dello sguardo. E cos’altro è la regia cinematografica se non programmazione di uno sguardo spettatoriale? Non si contano le opere cinematografiche che hanno utilizzato l’ architettura come sfondo, come metafora, come personaggio e come “scatola” magica ed emozionale. Con il neorealismo la città, i monumenti e gli spazi spontanei dati dalla quotidianità si sono arricchiti di magia e sono diventati luoghi alla portata di tutti. Scriveva l’architetto Frank Lloyd Wright a riguardo: seguito alla visione di questi film, una straordinaria gamma di ulteriori esperienze ed impressioni di viaggio in paesi lontani si è impressa in me, che pure ho viaggiato molto. Sarebbe impossibile percorrere il mondo e vedere per conto proprio, con altrettanta profondità e ricchezza, gli strani aspetti di paesi remoti come può ora presentarceli il cinematografo affidato a grandi soggettisti e ad abili registi.[...] Si è parlato molto di come il cinema e l’architettura si assomiglino. Ciò che più le caratterizza è avere a che fare con il tempo. Fellini definiva il cinema “arte figurativa in movimento”, una serie di fotogrammi che cambiano in sequenza e forniscono un’esperienza a chi guarda il film, allo spettatore. L’architettura, considerando il passare del giorno, il trascorrere delle stagioni e degli anni, muta il suo aspetto pur restando se stessa, sotto l’ influenza della luce e degli agenti atmosferici, fornendo a chi ne usufruisce un’ emozione spaziale sempre diversa. Il cinema è un “Giano bifronte”: ha a che fare con il mondo dell’ispirazione, della fantasia, dell’immaginazione, delle emozioni,della comunicazione, dello spettacolare e al contempo, è una macchina iper-funzionale che deve confrontarsi con la realtà, con i mestieri coinvolti alla realizzazione di un film, con i costi, con le tempistiche e con la produzione. Queste due realtà convivono e sono queste due realtà che creano il Cinema.

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Presentare e rappresentare il Cinema con l’ Architettura L’ idea de “Il cielo in una stanza” parte da queste riflessioni. La casa del cinema è formata da due corpi ben distinti tra loro tenuti insieme da un muro perimetrale che le circonda e le fa leggere dall’esterno come un unicum. Il primo spazio è un cortile con una grande apertura circolare sulla copertura, un grande spazio vuoto che inscena se stesso con al centro un albero, simbolo della vita e della linfa che nutre l’ immaginazione, lo spazio magico. Il cerchio, forma dello spirituale per eccellenza, come una meridiana invade lo spazio con la sua luce proiettata, che diventa metafora del tempo che scorre. Lo spunto è venuto dallo scrittore Italo Calvino che, nel libro “Lezioni americane”, scrisse che “la fantasia è un posto dove ci piove dentro.” Facendo riferimento poi, attraverso questa immagine, anche ai processi creativi del cinema. Il Cinema e l’Architettura traducono le idee in forma e visione regalando emozioni. Questo l’intento dello spazio aperto di fronte al foyer d’entrata. Da quest’ultimo si entra nel corpo del cinema vero e proprio, materializzato in una scatola funzionale, divisa in piani e distribuzioni speculari ottimizzando percorsi e costruzione. All’ultimo piano tutti gli uffici si affacciano su una corte quadrata. Questo permette di evitare aperture sul perimetro dando all’edificio un carattere di estrema astrazione e potenza: un’estrusione del lotto. Il perimetro in cemento bianco è scandito da un passo irregolare di profili metallici con un’elegante finitura in ottone. Questi fungono da giunti di dilatazione permettendo di creare pannelli monolitici di cemento completamente lisci. Il loro passo irregolare, accompagnato da una leggera inclinazione della copertura, partecipa al carattere di astrazione dell’oggetto, non dandone un ritmo di lettura definito. Urbanisticamente il “cielo in una stanza”è inevitabilmente in dialettica con il vuoto di Piazza Grande. Sono gli estremi del “segmento “ del festival del Cinema di Locarno, sono gli “A” e “B” della manifestazione. Inutile competere con le dimensioni della piazza, con la magia e la ricchezza del contorno che la forma e con la sua geometria sinuosa. Il progetto si è inserito dunque in un ottica di completamento e non di emulazione con la situazione presente. Al vuoto si è reagito con un pieno, alla concretezza delle facciate dei palazzi si è reagito con l’ astrazione del muro pieno e alla “dispersione” della dimensione piazza si è reagito con la concentrazione in un punto per l’ ingresso, in una scoperta di uno spazio non dato subito ma trovato. L’ unico elemento dell’edificio che cerca dall’interno un legame con l’ esterno, con la storia, è la grande vetrata che si affaccia sul bastione del castello. Il volume del Palazzo del cinema dialoga con quello del Castello di Locarno e, con il vuoto circolare del parcheggio interrato antistante, si forma un complesso spaziale che diventa la vera porta al Festival.

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Tecniche costruttive Punto cardine nell’ideazione dello schema strutturale del progetto è stato la necessità di garantire la massima flessibilità degli spazi e il minimo ingombro interno all’edificio e nello stesso tempo di rafforzare il concetto di parete perimetrale. Il tema del muro è stato riproposto all’interno dell’edificio mediante la realizzazione di setti e pareti portanti, escludendo quindi la presenza di pilastri. Le solette sono realizzate a piastra bidirezionale, soluzione ottimale per coprire le grandi luci caratterizzanti il progetto “il cielo in una stanza”. In un’ottica di contenimento dei tempi di realizzazione si è pensato di sfruttare la prefabbricazione dovunque possibile, in particolare per le solette si è pensato di impiegare lastre di calcestruzzo prefabbricate di spessore 5 cm con già montati gli alleggerimenti in polietilene in modo da sfruttarle anche come cassero previa opportuna banchinatura. Sul piano realizzato con le lastre, sarà stesa la maglia di armatura lenta e dove necessario i cavi per la post-tensione completando la realizzazione della soletta con il getto di calcestruzzo. Altri elementi strutturali che danno il carattere all’edificio sono l’apertura circolare della copertura in ingresso al palazzo, caratterizzata da una assial-simmetria degli sforzi. Questa geometria permette la redistribuzione omogenea degli sforzi lungo le pareti perimetrali rendendo non necessari ulteriori sostegni della copertura. L’ altra bucatura sulla superficie del tetto è quella di forma quadrata degli uffici in cui una trave parete perimetrale ne permette le grandi dimensioni. Tale trave potrà inoltre sostenere porzione della copertura della sala cinematografica principale. Le pareti perimetrali sono realizzate con pali metallici interposti a setti in calcestruzzo armato gettati in opera che fungono da giunto di dilatazione e da guida per facilitare la posa della casseratura. La facciata dell’edificio è realizzata con calcestruzzo alleggerito bianco, colorato in pasta, per garantire una colorazione neutra e omogenea. In questo modo si prendono le distanze se pur in maniera discreta ed elegante da ciò che circonda il sito, accentuando il carattere di edificio pubblico e di vero e proprio palazzo.

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Fatto a Mano - Paola Cantoni

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Gioielli realizzati a mano Lavorazione Artigianale

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Gioielli realizzati a mano Lavorazione Artigianale Paola C. Gioielli Fine Jewelry and Art www.paolacdesign.com

Paola C. Gioielli Fine Jewelry and Art www.paolacdesign.com

Riqualificazione parco della Ghiaie e fruizione della spiaggia - Giovanni Negro_ [archiLAB_studio], Carrozzo Walter, Clarita Casini, Sara De Marco_architetta, arch. Raffaele De Pascalis, Laura Lezzi, Maria Carla Lini, Natalia Marinaci, Cosima Schito, Nicole Valenza, giordano lenti

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Il luogo e l’idea

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tavola 1

L’area oggetto di concorso è situata sulla costa Nord di Portoferraio: la presenza in essa del Parco delle Ghiaie, spazio verde di riferimento del centro abitato, ha indirizzato la scelta progettuale a creare un unico luogo pubblico che integri al suo interno anche la Spiaggia degli Argonauti. Uno spazio polifunzionale in un punto paesaggisticamente di pregio che diviene luogo di attività di intrattenimento, di svago e di aggregazione. Al fine di creare continuità tra l’intervento proposto ed il contesto urbano, si propone un intervento progettuale anche sull’asse di collegamento con il Porto Turistico, lasciando viale Manzoni carrabile sui due lati e creando, al centro, un vero e proprio percorso pedonale ombreggiato quale invito per i turisti che arrivano dal Porto. L’area di intervento prevede, per chi vi arriva in automobile, due aree di parcheggio ai due estremi di via Cairoli, una posta tra viale Manzoni ed il Parco delle Ghiaie e l’altra al limite Ovest della zona di progetto, connotando l’intera superficie riprogettata con una fruibilità interamente pedonale e ciclabile. Lo spazio di progetto si organizza sul movimento dei vari piani che lo costituiscono: il percorso di viale Manzoni, accesso alla zona di progetto, distribuisce i flussi di accesso a est sulla piazza panoramica, costituita da piani obliqui e definita da un muro che si sviluppa in modo articolato: - a sud della piazza, parallelamente al fronte della caserma della Guardia di Finanza, diventando quinta, ricoperta di verde pendente; - a est racchiudendo nell’angolo un bar e contenendo un lato della gradonata; - a nord della piazza, divenendo una parete attrezzata di contenimento, in parte affiancata da una pensilina e fornita di sedute, alberature, illuminazione, quale invito al proseguimento sul percorso della passeggiata. Tra il muro ad angolo ed i bastioni, il progetto prevede l’inserimento di una platea gradonata, eventuale spazio per eventi e comunque elemento di collegamento pedonale e meccanico tra la piazza e l’interno dei Bastioni legati al sistema difensivo di Forte Falcone. Tutto il percorso sul mare, su un lato sviluppa una fascia panoramica attrezzata con sedute, sull’altro si apre verso l’interno del parco che, in coerenza con la volontà progettuale, viene liberato dalla recinzione in corrispondenza del fronte stesso; ciò permette un facile accesso ai tre volumi, ricostruiti e destinati come in precedenza a ristoro. Questi ultimi – il bar lido e i bar gemelli – sono serviti da terrazze ombreggiate sia sul fronte mare, dove sono legati visivamente da una lunga pensilina di brie -soleil, che sulle aree solari.

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vista 2

La piazza panoramica La zona Est del progetto si sviluppa in un’ ampia piazza panoramica, definita a Sud dalla parete inclinata con seduta e pensilina, a Nord, parallelamente al mare, dalla stessa parete divenuta attrezzata, completamento del muro di contenimento già esistente e infine, nell’angolo Sud Est, da un Bar, che offre alla piazza occasione di essere luogo di incontro e aggregazione. La parete a Sud, inclinata, in sezione cita il muro storico dei Bastioni e chiude visivamente tutto il fronte Sud della piazza. Si apre, con un passaggio ed una grande finestra, verso il percorso, creato tra essa stessa e la caserma retrostante; il percorso è carrabile e di collegamento ai locali sottostanti. Verso l’interno della piazza la parete diviene lunga seduta, con una struttura di acciaio corten in aggetto rivestita in legno trattato per uso marino, coperta da pensilina in metallo microforato. La parete, in cemento, rivestita con lastre in travertino, contiene sulla sommità fioriere per piante pendenti. A chiusura dell’angolo ad Est, è presente un Bar, il cui spazio di fruizione è ottenuto dal posizionamento di un solaio triangolare, con copertura a verde estensivo, e le cui pareti esterne sono lastre in vetro scorrevole. Sul fronte Nord la parete, sempre rivestita con lastre in travertino, si connota come elemento continuo e integrato di arredo, contenente sedute, alberature (tamerici), cestini e posacenere, rastrelliere, illuminazione con tecnologia a led. Gli elementi di arredo sono in acciao corten, le sedute fuoriescono dalla parete con struttura in acciaio corten, rivestita in legno trattato per uso marino, ad eccezione della fascia di sedute centrali risolte con blocchi di cemento rivestito da lastre in marmo di Carrara. La pensilina adiacente l’ultimo tratto di parete costituisce il fronte Nord della piazza; è una struttura d’acciaio e la sua copertura con pannelli fotovoltaici offre energia sufficiente a soddisfare il fabbisogno energetico dell’intera piazza. La pavimentazione ad essa sottostante, in materiale gommato antitrauma, definisce un’area giochi per bambini. La pavimentazione di tutta la piazza è costituita da piani diversamente inclinati, funzionali alla raccolta delle acque; è in calcestruzzo armato, additivato e colorato, fornito in tutta l’area di numerosi punti luce con tecnologia a led e arricchito, nella parte est di fontanelle a spruzzo d’acqua per il raffrescamento e l’umidificazione dell’aria durante la stagione calda. A Nord-Est, in corrispondenza dei due fronti paralleli alle scarpate dei bastioni medicei, la pavimentazione della piazza si interrompe, definendo una fascia verde di rispetto della preesistenza storica. Tale fascia, con larghezza pari a circa due metri, è sede di piante tipiche della vegetazione indigena, presente anche sulla sommità dei bastioni.

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La Platea gradonata Nel grande spazio pubblico, tra la piazza panoramica ed i Bastioni medicei, si incastra la platea gradonata che guarda il mare, e crea un legame tra i diversi piani del progetto sul lato Est. La platea, realizzata completamente in cemento bianco, ad eccezione del muro di spalla in travertino, ha, come quinta scenica degli eventuali eventi pubblici, in primo piano, una fontana a velo d’acqua contenuta nella parete attrezzata, in secondo piano il suggestivo paesaggio. La gradonata, che sul lato piu’ ad Est diventa vera e propria scala di accesso alla passeggiata sui Bastioni, nel suo interno ospita vari locali di servizio; in questi ultimi, nella parte più bassa, sono alloggiati le pompe ed i filtri per la depurazione ed il riuso delle acque piovane raccolte dalle falde della pavimentazione; nella parte più alta si trovano: un punto di soccorso, un ascensore pubblico, i magazzini per le attrezzature necessarie all’utilizzo della spiaggia e i bagni pubblici; questi ultimi sono illuminati da un cubo trasparente che insiste sulla parte alta della platea stessa, il cui solaio praticabile è utilizzabile come sede di regia per gli eventuali spettacoli. L’accesso agli spazi contenuti nella gradonata, è possibile, sia, tramite l’ascensore, dalla parte superiore della gradonata stessa, sia, a livello, da un ingresso, anche carrabile, presente dietro al muro inclinato in travertino. Da quest’ultimo e’ possibile, come gia’ accennato, utilizzando l’ascensore, raggiungere gli altri due livelli, quello sulla gradonata e quello della passeggiata sui bastioni. L’ascensore e’ collegato al percorso sui Bastioni da una passerella in acciaio bianco e doghe in legno, che sfrutta l’apertura esistente tra i merli per darne accesso. La platea diviene, così, uno spazio di arrivo per la sosta contemplativa, e, al contempo, sul lato ed all’interno, lo spazio di unione tra i diversi livelli di progetto.

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Bastioni Sui Bastioni è previsto un percorso panoramico pedonale, al termine del quale si immagina l’inserimento di un’opera d’arte e di eccellenza, a scelta dell’Amministrazione, che diventi motivo di interesse per il visitatore. A detto percorso si accede, sia dal piano di progetto, a piedi o con bicicletta tramite l’ascensore, sia, sempre a piedi o con bicicletta, dalla via Nenci e dalla via Marconi, che portano al Forte del Falcone. La terrazza è completamente trattata a verde, con essenze caratteristiche del luogo.

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Percorso sul mare Il percorso sul mare si sviluppa lungo tutto il fronte Nord dell’area di progetto. A ridosso della spiaggia, il muro di contenimento, riuso strutturale del muro esistente, viene recuperato e interamente rivestito su entrambi i lati con lastre di basaltite. Tale fronte divieneuna struttura continua che si interrompe in corrispondenza dei quattro accessi, costituiti da rampe e scale, posizionati agli estremi e al centro. La pavimentazione presente distingue le due funzioni: quella del percorso, è risolta con assi di legno riciclato e trattato, quella delle lunghe terrazze che si affacciano sulla spiaggia è in porfido. Il percorso, lunga passerella in legno, è in buona parte coperto da un brie – soleil, anch’esso in legno, elemento di unione dei tre volumi ridefiniti (il Bar Lido e i Bar Gemelli).

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Bar Lido e Bar Gemelli I volumi di progetto destinati agli esercizi di ristoro rispettano in gran parte la sede dei precedenti, demoliti e ridefiniti. Al centro del percorso sul mare, tra la spiaggia e il Parco, i due Bar Gemelli costituiscono il fulcro di quest’area di progetto. I semplici volumi, definiti da pareti in travertino e ampie superfici vetrate, sono caratterizzati da un’unica ampia pensilina, sovrapposta alle due coperture, che crea terrazze praticabili ed ombreggiate, atte ad ospitare i tavolini per i clienti, in precedenza distribuiti disordinatamente sul sottostante percorso pedonale. L’intera pensilina è supporto di pannelli fotovoltaici, la cui produzione di energia è ad uso degli esercizi sottostanti. Il Bar Lido, che chiude l’area di progetto ad Ovest, è stato ridimensionato, rispetto alla precedente volumetria, in favore dell’area di parcheggio ricavata alle spalle dello stesso. Anche il Bar Lido, come i Bar Gemelli, gode di una terrazza ombreggiata da una copertura che fa da supporto a pannelli fotovoltaici ad uso e servizio del Bar.

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Sostenibilità Per quanto riguarda la sostenibilità tecnologica per il contenimento dei consumi energetici e l’uso razionale dell’energia, il progetto prevede, come si è descritto: - l’utilizzo di pannelli fotovoltaici in quantità più che sufficiente al fabbisogno dell’impianto progettuale, che comprende sia il funzionamento della parte pubblica (piazza, teatro, e servizi) sia quello della parte a gestione privata (punti di ristoro e gestione del lido); - l’utilizzo di tecnologia a led per l’illuminazione pubblica; - la progettazione razionale dell’illuminazione per ridurre il più possibile la dispersione di luce e , di conseguenza, anche l’inquinamento luminoso, in considerazione dell’eccellenza del luogo in cui il progetto si colloca. Per quanto riguarda l’uso razionale delle risorse, l’intera piazza panoramica è progettata in modo da creare pendenze che permettano lo stoccaggio delle acque meteoriche, delle quali si prevede il riutilizzo per l’irrigazione delle aree verdi di progetto. La coibentazione della copertura del bar della piazza è stata risolta con un tetto giardino, così come anche per gli altri punti di ristoro si prevedono le pensiline fotovoltaiche ad ombreggiare le aree solari, favorendo il raffrescamento estivo dei locali sottostanti. Per la scelta dei materiali si è data la preferenza a quelli reperibili a breve distanza. Per quanto riguarda infine la sostenibilità economica del progetto, si prevede di attuare le opere in due lotti successivi: il primo lotto relativo alle opere della zona Ovest, comprendente i volumi destinati alle attività commerciali, permettendo prima della seconda fase l’avvio delle stesse; il secondo lotto, relativo alla zona est, di realizzazione delle opere pubbliche.

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Gioielli Fatti a Mano - Paola Cantoni

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Gioielli realizzati a mano Lavorazione Artigianale

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Orecchini realizzati a mano Lavorazione Artigianale Paola C. Gioielli Fine Jewelry and Art www.paolacdesign.com

Paola C. Gioielli Fine Jewelry and Art www.paolacdesign.com

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Orecchini realizzati a mano Lavorazione Artigianale Paola C. Gioielli Fine Jewelry and Art www.paolacdesign.com

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