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Mediatheque Loren Deufrè -Rouen France - Piero Speranza, Corinne Piera Speranza, Giulia Speranza, sas&a - Studio di Architettura Speranza Associati

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Il Centro Culturale Mediatheque Loren Deufrè, sorge a pochi chilometri da Rouen, raccoglie notizie e volumi storici sulle origini e lo sviluppo urbano e storico della città. L’edificio architettonicamente è un cuneo che si conficca nel terreno con la parte svettante che accoglie la “sala mediatheque” la cui ampia vetrata si affaccia sulla città.All’esterno la piazza dedicata a Loren Deufrèè luogo urbano di incontri per la gioventù che si riunisce per le manifestazioni culturali all’aria aperta.

Piero Speranza, Corinne Piera Speranza, Giulia Speranza, sas&a - Studio di Architettura Speranza Associati — Mediatheque Loren Deufrè -Rouen France

Piero Speranza, Corinne Piera Speranza, Giulia Speranza, sas&a - Studio di Architettura Speranza Associati — Mediatheque Loren Deufrè -Rouen France

Piero Speranza, Corinne Piera Speranza, Giulia Speranza, sas&a - Studio di Architettura Speranza Associati — Mediatheque Loren Deufrè -Rouen France

Piero Speranza, Corinne Piera Speranza, Giulia Speranza, sas&a - Studio di Architettura Speranza Associati — Mediatheque Loren Deufrè -Rouen France

Piero Speranza, Corinne Piera Speranza, Giulia Speranza, sas&a - Studio di Architettura Speranza Associati — Mediatheque Loren Deufrè -Rouen France

Piero Speranza, Corinne Piera Speranza, Giulia Speranza, sas&a - Studio di Architettura Speranza Associati — Mediatheque Loren Deufrè -Rouen France

Piero Speranza, Corinne Piera Speranza, Giulia Speranza, sas&a - Studio di Architettura Speranza Associati — Mediatheque Loren Deufrè -Rouen France

Piero Speranza, Corinne Piera Speranza, Giulia Speranza, sas&a - Studio di Architettura Speranza Associati — Mediatheque Loren Deufrè -Rouen France


#rigeneraIoneurbana #napoli - KellerArchitettura Antonio G. Martiniello, Mario Nasti, Antonio G Martinielllo

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Made in Cloister è il progetto culturale voluto dai soci fondatori Rosalba Impronta (imprenditrice), Antonio G. Martiniello (architetto) e Davide de Blasio (imprenditore). http://www.madeincloister.it/index.php/it/2/2/-1/About/Promotori+ Il progetto nasce a Napoli nel 2011, la mission è quella di valorizzare il patrimonio culturale, trasformando il Chiostro in un luogo di eccellenza creativa in cui sperimentare nuovi modi di far rivivere antichi mestieri artigianali attraverso la visione di artisti e designer. Il Chiostro dovrà essere convertito da memoria del passato in scintilla creativa in grado di attrarre i giovani e un pubblico internazionale sui valori di arte, artigianato e cultura. Coinvolgere la comunità locale, al fine di sviluppare un modello per lo sviluppo sostenibile del territorio. L’area di interesse,è il complesso conventuale cinquecentesco di Santa Caterina a Formiello, presso Porta Capuana,che muta nel tempo la sua destinazione d’uso: per volontà di Ferdinando di Borbone nell’800 diventa opificio per la produzione di lana e la manifattura di divise militari, successivamente subisce la conversione in saponificio, garage e falegnameria, fino all’abbandono e totale degrado. Del periodo borbonico, tuttavia si conserva l’originale copertura lignea del chiostro piccolo, esempio di archeologia industriale. L’obbiettivo è ricreare la filiera dell’artigianato , in che modo ? Intorno ad ogni artista e designer girano tanti artigiani , oggi in estinzione perché realizzano un prodotto di eccelsa maestria ma con poco” appeal” per il mercato , ricreando il corto circuito , l’artigianato troverà nuove forme di rinnovo. Come una vera e propria filiera di produzione, durante la “prototipazione” dell’idea tra Artista/Design e Artigiano avviene uno dei momenti fondamentali per il progetto, la formazione. Tutto questo discorso legato all’innovazione all’artigianato d’eccellenza risulta essere sicuramente più semplice a Berlino, Londra o in ogni altra grande capitale Europea, ,a in una città come Napoli dove manca l’economia, la grande sfida è risulta proprio essere racchiusa nel “creare” questo tipo di economia. Made in Cloister punta ad essere un modello di Rigenerazione urbana, una matrice applicabile in tutte le città del mediterraneo da Toser a Palermo, dotate come Napoli, di risorse culturali e territoriali molto ampie ma non sfruttate e valorizzare al meglio.

KellerArchitettura Antonio G. Martiniello, Mario Nasti, Antonio G Martinielllo — #rigeneraIoneurbana #napoli

Chiostro piccolo 1500 con struttura lignea Borbonica

House in the Field - Ivana Rajkovic, Nevenka Rajković

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House in the Field is a space for family of four, to relax and enjoy nature. The owners live in the city and like to run from the noise into the peace of their field with mandarin trees. The orchard, where the house is located,is owned by the family for several generations and has always been a meeting place. It is located at the foot of the hill with rich vegetation, which gives a strong feeling of intimacy and privacy to the owners. In this place, they wanted a small weekend house, made of accessible and economical materials. The house is designed as a simple cube in white, raised on a concrete pedastal, with emphasized entrance with its vertical and horizontal planes. The entrance is specially designed to give privacy and protection to its owners. The total area occupied by the object is 11.5mx6.5m, including the entrance space. The building contains entrance porch, hallway, bathroom, living room – lounge and kitchen, as well as two small rooms. All rooms are connected directly to the main space in the house – lounge with the kitchen and dining room. This space is connected to the orchard with a few stairs, which makes its extension to the nature. The windows are designed to use as much solar energy as possible, when it is necessary. In the summertime, the house is naturally ventilated , and cooling is not necessary, as the shutters are mounted to the edge of the facade. House in the Field is selected for the international exhibition 37th Salon Arhitekture „Afirmacija“, that takes place in Belgrade, Serbia, from 26th march to 30th april. Salon Arhitekture is organized by the Museum of applied arts in Belgrade, and it is an international exhibition of designs in field of architecture.

Ivana Rajkovic, Nevenka Rajković— House in the Field

Ivana Rajkovic, Nevenka Rajković— House in the Field

Ivana Rajkovic, Nevenka Rajković— House in the Field

Ivana Rajkovic, Nevenka Rajković— House in the Field

Ivana Rajkovic, Nevenka Rajković— House in the Field

Ivana Rajkovic, Nevenka Rajković— House in the Field

Ivana Rajkovic, Nevenka Rajković— House in the Field

Ivana Rajkovic, Nevenka Rajković— House in the Field

Ivana Rajkovic, Nevenka Rajković— House in the Field

Ivana Rajkovic, Nevenka Rajković— House in the Field

Ivana Rajkovic, Nevenka Rajković— House in the Field

Ivana Rajkovic, Nevenka Rajković— House in the Field

Ivana Rajkovic, Nevenka Rajković— House in the Field

The town square in front of exhibition pavilion "Zodiac" - Tomasz Ignaciuk

Love Love Robot - SHSH Architecture+Scenography

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Shizuka Hariu designed the Air Structure, which gives an imaginary location to a futuristic Japanese landscape.

SHSH Architecture+Scenography — Love Love Robot

Shizuka Hariu Scenogrpahy for Love Love Robot.

Choreographer Yasuyuki Endo envokes the conflicting human desire for happiness both in our personal lives and the future. He portrays this with the use of both rapid movements and very gentle choreography.

SHSH Architecture+Scenography — Love Love Robot

Shizuka Hariu Scenogrpahy for Love Love Robot.

The scenography responds to the dance by placing a volume with a limited Air Structure, which reflects the coloured lights as scenes go by.

SHSH Architecture+Scenography — Love Love Robot

Shizuka Hariu Scenogrpahy for Love Love Robot.

The production took place during the recent heavy earthquake in Japan.

SHSH Architecture+Scenography — Love Love Robot

Shizuka Hariu Scenogrpahy for Love Love Robot.

The entire production team worked through the earthquake confusion and made charitable donations after the performance.

Choreography : Yasuyuki Endo : Star Dancers Ballet Tokyo

Scenography : Shizuka Hariu / SHSH

Lighting designer : Hisashi Adachi

Sound engineer : Takeshi Shima

Composer : Masahiro Hiramoto

Musician : Owada, Gondo, Sekiguchi, Nakamura

Costume : INOYA Chacott Co., Ltd.

Set execution : TOHO STAGE CRAFT CO., LTD.

Premiere: 13.14/03/2011

Monti Accomodation - DFG Architetti

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Il progetto di ristrutturazione di due appartamenti in un edificio storico nel centro di Roma, quartiere Monti, era finalizzato alla conversione degli stessi da abitazioni private a case vacanze. Le due unità, un monolocale soppalcato ed un bilocale, riconducibili originariamente ad un unico appartamento, restano tuttora in comunicazione tra loro mediante un portoncino interno, in maniera tale da poter essere affittate separatamente o insieme, in base al numero degli ospiti.

DFG Architetti — Monti Accomodation

Il monolocale, caratterizzato da uno splendido soffitto ligneo inclinato, con le travi in castagno e le tavelle in cotto, è dotato di un angolo cottura soppalcato, a cui è possibile accedere attraverso una scala in acciaio dalla linea leggera e contemporanea. Una parete nera in pietra , “taglia” con decisione la stanza ergendosi dal parquet e celando la toilette alle sue spalle, che grazie ad una parete trasparente può ricevere luce dalle finestrature della stanza.

DFG Architetti — Monti Accomodation

Il bilocale consta di un’ampia zona giorno con angolo cottura, arredato con parte del mobilio originario e da altri elementi appositamente ricercati o commissionati, per raggiungere un equilibrio tra antico e contemporaneo, tra oggetti di un “peso” volumetrico e cromatico notevole e un contesto chiaro e fresco, tra linee e pattern decisi e superfici fresche e pulite. La zona notte, decorata da elementi di arredo in stile “charme”, ha accesso diretto al comodo bagno, che a primo impatto contrasta nettamente con la camera grazie alle sue ceramiche audaci, ma che trova nuovamente dei punti di contatto nel dettaglio.

DFG Architetti — Monti Accomodation

Il progetto si inserisce negli spazi con grande rispetto della storicità dell’edificio e degli elementi architettonici preesistenti, proponendosi con grande carattere grazie al contrasto fra le linee contemporanee e i caratteri strutturali e strutturanti dell’immobile che denunciano, con grande suggestività, il loro legame con il passato. La commistione di elementi eterogenei, seppure accomunati da uno stesso stile e da stesse logiche, in spazi dotati di grande identità e unitarietà crea un equilibrio di relazioni visive tra gli oggetti e sottili tensioni di forme nella luce.

DFG Architetti — Monti Accomodation

DFG Architetti — Monti Accomodation

DFG Architetti — Monti Accomodation

DFG Architetti — Monti Accomodation

DFG Architetti — Monti Accomodation

Nuovo edificio bifamiliare - Architettura e Paesaggio

Metropol - Escher Terrace - E2A Piet Eckert und Wim Eckert Architekten

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Metropol Terraced housing refers to the countless suburban proposals seeking to maximize views with their slopes. Surprisingly, these proposals are often far removed from an uncompromising belief in the city. They line the outskirts of urban configurations, jostling to assert themselves. In our cities, views and panoramas are not part of an urban agenda. Our “dream metropolis” is and will remain part of the small-city typology. As a result, we possess no metropolitan inheritance, no local references on which to lean.

E2A Piet Eckert und Wim Eckert Architekten — Metropol - Escher Terrace

It seems that an exhaustion of the periphery must occur in order to reach the point when the city center will attempt to develop and construct truly urban typologies. We transport the terrace from the periphery back into the city. We stack them into a large urban residence. The tower merges with the existing, original warehouse that stands on the edge of the Escher-Wyss industrial area, abandoned and hidden – a situation unusual to Zurich. Rehearsal stages for the opera house will be integrated with the existing buildings to create a link with the surrounding industrial production, still active today. The new construction absorbs the existing, infusing it with a porous materiality. It fills the old arched windows from the inside, and as such is converted into a new whole. By weaving the existing industrial elements with the residential tower, the building engages with an unusual urban situation, standing slightly offset from the street. The profile of the building develops conically. From the upper edge of the existing structure, with a depth of 25 meters, the new apartments of 8 meter modules stack continuously upwards. A south-facing tribune rises to a height of 60 meters and reveals an expansive view over the city center and Lake Zurich.

E2A Piet Eckert und Wim Eckert Architekten — Metropol - Escher Terrace

E2A Piet Eckert und Wim Eckert Architekten — Metropol - Escher Terrace

E2A Piet Eckert und Wim Eckert Architekten — Metropol - Escher Terrace

E2A Piet Eckert und Wim Eckert Architekten — Metropol - Escher Terrace

E2A Piet Eckert und Wim Eckert Architekten — Metropol - Escher Terrace

E2A Piet Eckert und Wim Eckert Architekten — Metropol - Escher Terrace

E2A Piet Eckert und Wim Eckert Architekten — Metropol - Escher Terrace

E2A Piet Eckert und Wim Eckert Architekten — Metropol - Escher Terrace

E2A Piet Eckert und Wim Eckert Architekten — Metropol - Escher Terrace

E2A Piet Eckert und Wim Eckert Architekten — Metropol - Escher Terrace

E2A Piet Eckert und Wim Eckert Architekten — Metropol - Escher Terrace

E2A Piet Eckert und Wim Eckert Architekten — Metropol - Escher Terrace

E2A Piet Eckert und Wim Eckert Architekten — Metropol - Escher Terrace

E2A Piet Eckert und Wim Eckert Architekten — Metropol - Escher Terrace

E2A Piet Eckert und Wim Eckert Architekten — Metropol - Escher Terrace

E2A Piet Eckert und Wim Eckert Architekten — Metropol - Escher Terrace


Museo luogo della memoria "IMI" - DFG Architetti

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IL PROGETTO Individuato e acquisito lo spazio fisico, opportunamente ristrutturato e attrezzato, il progetto propone un percorso immersivo dal punto di vista narrativo ed emozionale che, evitando la tradizionale impostazione delle esposizioni memorialistiche, sia capace di ottimizzare la fruizione dei materiali e dei documenti che riguardano gli IMI. Il coinvolgimento dei visitatori scaturirà infatti dall’uso della comunicazione multimediale e dai suggestivi effetti realizzabili con la tecnologia digitale che consentono forme di interazione il più possibile dirette e non mediate (natural interaction). In uno spazio espositivo super tecnologico, che dovrà svolgere la funzione di Centro studi, documentazione e ricerca, con annesso archivio e biblioteca specializzata, e nel quale confluiranno gli archivi storici di tutte le sedi periferiche e il ricco patrimonio librario e fotografico dell’ANRP, il materiale proveniente da donazioni di istituzioni pubbliche e private, nazionali e internazionali, nonché dai testimoni e dalle loro famiglie. La presenza dell’Associazione, Ente Morale DPR 30 maggio 1949, posta sotto la vigilanza del Ministero della Difesa, garantirà nel tempo la gestione del Centro, che potrà essere sottoposto a un organo di vigilanza, costituito dai principali soggetti pubblici e privati, nazionali e internazionali, che avranno concorso alla sua realizzazione. Detta struttura costituirà un polo culturale, capace di collegarsi e dialogare con altre simili già operanti a livello internazionale, un sistema articolato di uno spazio- laboratorio, aperto in particolare al mondo della formazione dei giovani e degli operatori della scuola, da destinare a visite guidate, seminari, conferenze, letture pubbliche e proiezioni di documentari-testimonianze, attività di ricerca, esposizioni di artisti, punto d’incontro per cittadini impegnati alla costruzione di una cultura ispirata ai valori di pace, di libertà e di rispetto tra i popoli, nella dignità e nella tutela dei diritti umani. A nostro avviso, è un dovere imprescindibile per il governo italiano e tedesco, consentire la realizzazione del progetto col massimo impegno e la massima urgenza, prima che muoia l’ultimo sopravvissuto agli strazi consumati tra il 1943 e il 1945. OBIETTIVI E STRATEGIE L’obiettivo del progetto architettonico è quello di avvicinare i giovani alla storia di accadimenti drammatici e lontani dalla loro coscienza, in quanto temi spesso trattati in maniera sommaria. Il cuore del progetto dunque è una sequenza di spazi in grado di stimolare la motivazione e la curiosità a conoscere la storia degli IMI attraverso un percorso immersivo dal punto di vista narrativo ed emozionale evitando la tradizionale impostazione delle esposizioni memorialistiche. A tal fine si è ricorso alla creazione di spazi drammatici attraverso l’uso di materiali “freddi”, volutamente grezzi e ruvidi, attraverso l’uso del chiaroscuro e dell’illuminotecnica, dei suoni e della comunicazione multimediale, ma soprattutto, attraverso l’uso di forme di interazione coinvolgenti e non mediate. Si limita al minimo l’uso di didascalie e testi, per lasciare spazio alla stimolazione multisensoriale interattiva, mediante grandi proiezioni con sistemi di amplificazione sonora puntuale, installazioni “governabili” dal singolo o da piccoli gruppi mediante il movimento del corpo (natural interaction), pannelli esplicativi ed espositivi con tecnologia touch screen. Lungo la narrazione la dimensione singola e la dimensione corale si intrecciano continuamente, per garantire diversi tipi di esperienza, anche a seconda del numero dei visitatori. Al fine di creare una comunicazione coinvolgente è importante costruire una certa “retorica” comunicativa, non banale o stereotipata. In tal senso il percorso della memoria, e della comprensione, presenta mutamenti di ritmo dal punto di vista visivo, spaziale e sonoro, alternando dunque spazi liberi a spazi densi, l’ordine al caos, il silenzio al rumore, lo sconforto alla speranza. Nella fruizione dei contenuti multimediali si alterneranno la dimensione lineare (caratterizzata da una tensione narrativa focalizzata verso lo svolgimento cronologico dei fatti, con toni concitati o drammatici), e la dimensione di libertà di scelta degli approfondimenti. La linearitàè usata per introdurre il tema, per cui il visitatore è guidato lungo un percorso di apprendimento preliminare, viene trasportato dagli accadimenti e non vengono lasciati spazi di interazione, mentre di seguito si aprono le aree per l’approfondimento in cui si può scegliere cosa vedere/ascoltare in modo interattivo (foto storiche interattive, interviste, lettura di documenti storici, testimonianze e diari, spazio drammatico con attori e “coro greco”, come di seguito descritto). Il progetto propone anche un bivio nella storia lineare per cui la prosecuzione e l’epilogo della storia cambia a seconda della scelta del visitatore, in corrispondenza del fondamentale momento in cui gli IMI compiono la scelta di aderire o meno alla collaborazione con la Germania o alla Repubblica Sociale. In base alla scelta effettuata egli viene indirizzato in un’area dell’esposizione o in un’altra dove troverà lo svolgimento del destino corrispondente alla sua scelta (nonostante, in realtà, la strutturazione del percorso spingerà il visitatore a scoprire insieme entrambe le aree, in modo da avere una visione chiara e globale degli accadimenti). LA SOLUZIONE ARCHITETTONICA DELLO SPAZIO DI VIA LABICANA Programma funzionale Il progetto si sviluppa per una superficie di circa 700/800 mq. dell’intero imponente complesso, allocando le diverse funzioni pertinenti sia alla Mostra sia al Centro studi, documentazione e ricerca, con archivio e annessa biblioteca specializzata. Piano terra – livello 1. Al piano terra si prevede una dimensionata hall di ingresso, luminosa e ariosa in quanto a tutta altezza caratterizzata da un elevato grado di finitura, provvisto di desk (per reception, informazioni, materiale illustrativo, book shop ecc.) e di sedute; allo stesso livello, per garantire la massima accessibilità, è prevista una sala conferenze (capienza di 80 posti); adiacente all’ingresso vi è l’accesso alla sezione espositiva, che si sviluppa su due livelli ed è collegata da scala e ascensore indipendenti all’interno di una sala a doppia altezza per esposizioni temporanee. In tutti e tre i livelli sono previsti per il pubblico servizi igienici di fronte al vano scala/ascensore. Hall d’ingresso

DFG Architetti — Museo luogo della memoria "IMI"

Conference Room

DFG Architetti — Museo luogo della memoria "IMI"

Primo Piano – livello 2. Il percorso della mostra sfocia al primo piano in un ballatoio sovrastante l’ingresso, attrezzato a piccola area di sosta, che dà anche accesso al vano scale/ascensore per tornare ai piani (terra o superiore). Secondo Piano – livello 3. Al secondo e ultimo piano trovano posto: una biblioteca, che ospita anche un piccolo box trasparente per lo staff, un grande laboratorio per l’archiviazione e per la ricerca e due uffici, con servizi igienici per il personale e accesso a un secondo ingresso indipendente. Le sale espositive Sala 01 –PANORAMICA INTRODUTTIVA. Lo spazio è una semplice stanza, caratterizzata da una pavimentazione in lastre di cemento, le pareti verniciate di nero richiamano la tecnica del cemento gettato in opera faccia vista tipica dei bunker militari della Seconda guerra mondiale. L’unica fonte di luce è costituita da una grande proiezione a parete, mentre una sottile linea rossa luminosa a pavimento, tra le lastre di cemento, segna il percorso attraverso le sale. Il basso soffitto è costituito da griglie metalliche “Keller” attraverso cui si percepisce la presenza di uno spazio sovrastante, anche per il filtrare di luci leggere e lontani suoni. In questo primo ambiente il visitatore inizia la sua esperienza formativa e profondamente emotiva. Viene da subito calato in una vera e propria installazione interattiva che, mediante la proiezione, spiega le premesse storiche relative al periodo dal 25 luglio (destituzione di Mussolini) fino all’armistizio dell’8 settembre 1943. Attraverso la natural interaction il visitatore è in grado di sfogliare virtualmente, attraverso il solo movimento della mano, un menu di 5 foto rappresentative dei 5 momenti in cui è possibile sintetizzare gli antefatti: - il fascismo; - la situazione internazionale e l’alleanza con la Germania; - lo scoppio della guerra; - il 25 luglio 1943; - il caos generale all’indomani della firma dell’armistizio. Ogni foto ha il proprio universo sonoro ed i personaggi più significativi sono interattivi. L’utente può toccarli virtualmente con la mano e suscitare così il loro racconto. In tal modo saranno le stesse voci dei protagonisti delle immagini a riportare l’utente nel mondo di allora (bambini, soldati, capi). Ogni fotografia può riguardare da uno a tre personaggi narranti ed ogni frammento narrativo può durare 1-1,5 minuti. Accanto alle voci del protagonisti, la cui figura è presente in fotografia, si sentono anche le voci della gente comune, in cui si riconoscono frasi significative inerenti al tema, che facciano capire come certi eventi o condizioni fossero considerati anche da parte del popolo italiano (anche voci estratte dalla filmografia).

DFG Architetti — Museo luogo della memoria "IMI"

Sala 02 –CATTURA. La sala si articola in due aree/momenti contigue/i: - la prima/il primo (la cattura vera e propria) è delimitata/o da un gioco di profili metallici tubolari, disposti a creare una sorta di gabbia, dietro ai quali sono appese diverse proiezioni. Il ritmo è concitato e caotico, le stesse proiezioni presentano sequenze brevi e rapide, lasciando il visitatore in uno stato di disorientamento, di pressione emotiva dovuta alla sovrapposizione dei sonori delle varie proiezioni, dal senso di trappola trasmessa dalle sbarre metalliche e dai giochi di luce proveniente dagli ambienti superiori filtrata da botole a soffitto. Il visitatore però potrà sentire distintamente il sonoro di una proiezione alla volta, nel momento in cui passa al di sotto di queste botole, in cui sono alloggiate delle “campane sonore”, ovvero dei sistemi di amplificazione puntuale che permettono di escludere tutte le tracce sonore meno quella della proiezione più vicina; - la seconda/il secondo (il disarmo, l’incolonnamento e la registrazione) è caratterizzata/o da un ritmo più dimesso. Una delle due pareti laterali presenta una proiezione – scala 1:1 – relativa alle lunghe marce e alle lunghe attese, mentre l’altra è allestita con uno schermo interattivo che mostra i luoghi più significativi della cattura dei soldati italiani; questi punti, toccati dal visitatore, aprono una finestra con informazioni relative ai fatti e una breve animazione schematica esplicativa dei tragitti compiuti fino ai luoghi della detenzione.

DFG Architetti — Museo luogo della memoria "IMI"

Sala 03 – CORO GRECO. Tra la seconda e la terza sala vi è un area di “decompressione” costituita da un’installazione interattiva di video con attori che recitano la parte dei protagonisti di allora (personaggi noti come Badoglio, Mussolini, il re Vittorio Emanuele, Hitler, ufficiali italiani o tedeschi, oppure soldati semplici) disposti come in un “coro greco”. Questi attori sono ripresi in video a figura intera e vestiti di nero in modo da non essere caratterizzati (a prescindere dal loro grado). Anche lo sfondo è scuro in modo che risaltino le espressioni, i movimenti delle mani e la gestualità, senza altre distrazioni percettive. Essi recitano monologhi oppure dialoghi a due o a tre. Ogni attore è visualizzato e parla da un grande schermo posizionato a terra verticalmente, a grandezza naturale (in modo che sembri che l’attore si trovi nello stesso spazio del pubblico). Se si tratta di un monologo vi sarà un solo attore su uno schermo, se si tratta di un dialogo ci saranno tanti attori su altrettanti schermi sincronizzati che parlano fra loro. Questa soluzione creerà uno spazio teatrale drammatico all’interno del quale si viene a trovare il visitatore. Il monologo o il dialogo viene avviato quando un visitatore si avvicina ad uno schermo con il personaggio, questo personaggio si accorge della presenza del visitatore e gli si rivolge iniziando la sua azione. Tale effetto si può ottenere attraverso l’uso di sensori per la cattura del movimento (natural interaction). A cerchio, attorno gli schermi degli attori protagonisti ma in posizione più arretrata, si trovano altri schermi posizionati orizzontalmente in cui si vedono gruppi di personaggi vestiti in chiaro o con delle tuniche che alternano coralmente dei commenti alle battute dei protagonisti: una sorta di coro come avviene nelle tragedie greche.

DFG Architetti — Museo luogo della memoria "IMI"

Sala 04 – VIAGGIO. Questa sala prevede l’allestimento del frontale originale di un vagone ferroviario, utilizzato per la deportazione dei militari italiani verso i lager dei territori del terzo Reich. Nell’apertura della porta si vede una foto storica con i prigionieri che vengono fatti entrare. Da altre piccole aperture si possono vedere scorci dell’interno del vagone. Sul pavimento è proiettato un video con l’immagine vista dall’alto dei binari, dapprima ferma e poi in movimento quando il treno riprende il suo viaggio. I rumori di sala suggeriscono frenate, passi, riprese di marcia. Così si crea la dinamica del viaggio, le paure, le speranze del ritorno a casa, il movimento verso l’ignoto. Sulla parete di fronte è proiettato invece un grande video che mostra i paesaggi che venivano attraversati dal treno durante il suo viaggio verso i campi di internamento, accompagnati dai relativi “soundscape”.

DFG Architetti — Museo luogo della memoria "IMI"

Sala 05 – ESPOSIZIONI TEMPORANEE. La sala è a tutta altezza e mostra la copertura lignea; costituisce il collegamento verticale del primo livello della mostra con il livello superiore. E’ infatti presente una scala che sale lungo il perimetro della stanza, celata da una cortina di tiranti di acciaio, che permette di fruire tridimensionalmente dell’installazione temporanea dello spazio centrale. Un ascensore garantisce l’accessibilità ad anziani e disabili, lo stesso del vano scala/ascensore principale, ma con due porte separate che permettono al visitatore di continuare il percorso senza uscire dall’area espositiva e di non spezzare quindi la carica emotiva accumulata attraverso le precedenti sale.

DFG Architetti — Museo luogo della memoria "IMI"

Sala 06 –CAMPO. La sala del campo è uno spazio denso, come denso è il patrimonio di oggetti, lettere, disegni, giunti fino ai nostri giorni, testimonianze “parlanti” della quotidianità del campo di prigionia. Le capriate lignee, una boiserie in pancali di legno povero, delle casse in legno disposte geometricamente ed intorno ad esse il filo spinato ricreano un’atmosfera dalle sensazioni contrastanti. Il passaggio sulle griglie metalliche a pavimento provoca rumori sordi, taglienti, come il gelo degli inverni della prigionia. A parete, fra i listoni del rivestimento in legno trovano spazio dei video a tecnologia touch screen che permettono di disegnare, scrivere e interagire con documenti e opere di valenza culturale prodotti dagli stessi IMI durante il periodo di internamento. Le casse di legno, metafora delle baracche, sono delle teche espositive che si aprono orizzontalmente e verticalmente, come degli spaccati della vita all’interno delle baracche, e contengono alcuni oggetti significativi. Nello spaccato interno di una baracca, su letti a castello, in una dimensione più intimistica, ci sono alcuni tablet (3 o 4) che mostrano alcuni diari, scritti clandestinamente dagli internati, e delle lettere scritte alle famiglie. Le lettere sono sempre sottoposte a censura, per cui gli internati non vi esprimono mai le loro effettive condizioni; quindi emerge drammaticamente la dicotomia tra la realtà e l’impossibilità di comunicare il proprio stato alla famiglia. I tablet, oltre a trasmettere i diari o le lettere come descritto, assolvono anche ad un altro scopo: funzionare come dispositivi di realtà aumentata per far parlare gli oggetti posizionati nelle altre baracche (la radio clandestina, un foglio e una matita, le piastrine di identificazione ecc). Muovendosi con il tablet fino ad inquadrare uno specifico oggetto (che funziona in questo caso da target), il software è in grado di riconoscerne l’identità e mostrare i relativi contenuti: ad es. la fotografia di un internato in cui si riconosca il volto quando si inquadra una piastrina; un’intervista di un ex internato che racconta una storia quando si inquadra “Caterina”, la radio clandestina; una breve scheda scritta, foto e commento audio o la pagina di un diario (nel caso del cibo o di altri oggetti), ecc. Pertanto i tablet, posizionati normalmente sullo spaccato di letto a castello, possono in realtà anche essere trasportati nella sala per far parlare gli oggetti. In un’area specifica della sala, sotto una campana acustica, si sentono i rumori di iniziative culturali ricreative (conferenze, concerti, lezioni, discussioni e dibattiti politico – ideologici, poesie) che potevano essere organizzati dagli ufficiali nel campo, grazie alla presenza fra gli internati di vari intellettuali.

DFG Architetti — Museo luogo della memoria "IMI"

Sala 07 – SCELTA. L’ambiente si presenta come uno spazio di cesura nell’atmosfera globale del percorso. Il visitatore è immerso in uno spazio asettico, bianco, disorientante. Due portali contrapposti, diversi nella forma e nel materiale, rappresentano gli unici oggetti della sala. La sala diventa la metafora spaziale del momento fondamentale in cui agli IMI venne proposta la collaborazione con la Germania o l’adesione alla Repubblica Sociale, cosa che avrebbe portato un miglioramento delle loro condizioni di vita. La scelta è spiegata da scritte nella parete di fondo, in corrispondenza della biforcazione, l’unica della mostra, della linea luminosa rossa a pavimento. Lo spazio relativo alla scelta dell’adesione risulta comunque un cul-de-sac che obbliga comunque il visitatore a ritornare indietro al momento della scelta e proseguire nell’altra sala, relativa al percorso di sofferenza scelto dagli IMI gridando il loro NO!. E’ attraverso il portale che rappresenta la scelta del NO! che il visitatore si trova dentro un altro “coro greco” in cui alcuni attori nelle vesti di alcuni IMI spiegano le loro ragioni.

DFG Architetti — Museo luogo della memoria "IMI"

Sala 08 – LAVORO. Anche questo è uno spazio denso di oggetti “pesanti” come blocchi di cemento, sincopato da scatole metalliche calate dall’alto e da eventuali installazioni artistiche atte a ricreare l’ambientazione della fabbrica. Diventa uno spazio difficile, faticoso nel percorrerlo, e ricco di input visivi e sonori. Di tanto in tanto si sentono nell’ambiente le voci dei tedeschi che fanno l’appello la mattina e le mortificazioni ai prigionieri, l’inizio della lunga marcia a piedi verso il luogo di lavoro; i rumori del ritorno serale, l’interminabile conta nel vento gelido. Dei monitor sono sparsi fra i volumi della sala, che ovviamente sono adibiti a teche e superfici per proiezioni; quando l’utente si avvicina ai monitor la sua presenza è catturata da un sensore ed il personaggio/attore inizia a parlare e a raccontare del suo lavoro nell’industria bellica o nei campi o in miniera. Questo diventa l’audio principale della sala e gli audio di sottofondo (rumori di marcia, l’appello, la conta ecc.) descritti all’inizio arretrano.

DFG Architetti — Museo luogo della memoria "IMI"

Sala 09 –LIBERAZIONE. La sala è accesa da un clima di festa, la documentazione fotografica riporta scene di gioia, sorrisi, abbracci. Altre foto e proiezioni ritraggono il momento dell’arrivo degli Alleati nei lager e la fine della sofferenza. Dei lucernai illuminano la sala che, grazie al pavimento metallico, amplifica e riflette la luce dell’ambiente. Il solaio è leggermente staccato dalle pareti tramite un’ asola, a suggerire l’idea di leggerezza, di innalzamento, mentre un parapetto in fasce di plex rappresenta il supporto per scritte significative e documenti visuali.

DFG Architetti — Museo luogo della memoria "IMI"

Sala 10 –OBLIO. E’ la sala attraverso la quale si attua la compressione di un apparente momento di gioia espresso nella sala precedente. Si ritorna dunque nel buio, suscitando sorpresa e curiosità nel visitatore. L’elemento centrale saranno dei video con degli attori che recitano la parte di personaggi noti e meno noti di allora, accompagnati da “coro greco”. Anche lo sfondo è scuro, in modo che risaltino le espressioni, i movimenti delle mani e la gestualità. I personaggi recitano monologhi oppure dialoghi a due o a tre. Ogni attore è visualizzato e parla da un grande schermo posizionato a terra verticalmente, a grandezza naturale (in modo che sembri che l’attore si trovi nello stesso spazio del pubblico). Ogni personaggio racconta l’epilogo della storia dal suo punto di vista. Se si tratta di un monologo vi sarà un solo attore su uno schermo, se si tratta di un dialogo ci saranno due o più attori su altrettanti schermi sincronizzati che parlano fra loro. Questa soluzione creerà uno spazio teatrale drammatico all’interno del quale si viene a trovare il visitatore. Il monologo o il dialogo viene avviato quando un visitatore si avvicina ad uno schermo con il personaggio, questo personaggio si accorge della presenza del visitatore e gli si rivolge iniziando la sua azione. Questo si può fare attraverso l’uso di sensori per la cattura del movimento (natural interaction). A cerchio, attorno gli schermi degli attori protagonisti, ma in posizione più arretrata, si trovano altri schermi (ne bastano due) posizionati orizzontalmente in cui si vedono gruppi di personaggi vestiti in chiaro o con delle tuniche che alternano coralmente dei commenti alle battute dei protagonisti. Il coro ha la funzione di commentare le vicende da un punto di vista diverso da quello degli attori, poiché parla da un da un altro tempo e con una diversa e più matura consapevolezza. Ad esempio quando nel ruolo di protagonista della storia vi è un internato liberato che gioisce per la fine delle sofferenze e sogna a voce alta il ritorno a casa, il coro alterna un commento che esprime la coscienza del successivo destino di oblio.

DFG Architetti — Museo luogo della memoria "IMI"

CREDITS Progetto architettonico a cura degli Architetti Carlo Cesana, Giuseppe Francone, Ferdinando Mazza e Davide Scrofani del Dipartimento ANRP Beni Monumentali e della Rimembranza. Studio e ideazione delle installazioni espositive multimediali/interattive a cura del Dott. Marco Ferrazzoli e Dott.ssa Eva Pietroni del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Aspetti storici a cura della Prof.ssa Anna Maria Isastia e del Prof. Luciano Zani della Sapienza Università di Roma. Aspetti sociologici e memorialistici a cura della Prof.ssa Maria Immacolata Macioti della Sapienza Università di Roma e Prof.ssa Rosina Zucco del Dipartimento ANRP Beni Monumentali e della Rimembranza.

DFG Architetti — Museo luogo della memoria "IMI"

Riqualificazione del piazzale di ingresso alle scuole elementari - Architettura e Paesaggio

VALORIZZAZIONE E RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE DELL’AREA SITA NELLA FRAZIONE VENA DI IONADI, DENOMINATA “LAGOGORNO” . - BAS_ Berlingieri Architetti Studio, mario covello

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Il progetto per una nuova centralità a Ionadi, un vero e proprio distretto urbano che si estende su una superficie complessiva dell’area di intervento pari a 270.000mq, si basa sulla lettura dei caratteri morfologici e insediativi del contesto, misurando le proprie ambizioni invece in un contesto più ampio e strategico. La morfologia collinare e la natura di area di transizione tra agglomerato urbano e campagna ha dettato le scelte insediative dell’intervento. Esse si basano su una geometria di centuriazione (75×75 metri) che rilegge la dimensione e la tipologia urbana dei quartieri presenti nel contesto, la loro larghezza. Inoltre la centuriazione è adattata, come l’edilizia esistente, all’andamento naturale del terreno, disponendola su terrazzamenti progressivi che vanno dalla quota 518 – sotto il sagrato della Chiesa di Gesù Salvatore – alla quota 490 dove è locato il fulcro della mobilità, per poi proseguire sul lato nord dell’area con terrazzamenti contrapposti sui due versanti collinari da quota 500 a quota 490. L’importanza della morfologia naturale si accompagna a quella del sistema vegetativo. Una serie di orti e appezzamenti agricoli vengono impiegati come legante delle diverse aree di progetto e tra queste e il contesto. Agrumeti, ulivi e viti sono le materie prime che caratterizzano gli interventi. Sono il cuore della centuriazione – quadre – relative al tessuto e caratteri preminenti dei parchi inseriti – urbano e agricolo. Il disegno dei quartieri, denominati quadre, definisce quindi una maglia adagiata sul sistema collinare ed una griglia “aperta”, avendo individuato tre fondamentali tipologie insediative. Il progetto non è una lottizzazione dove il suolo è consumato individualisticamente, ma sono insiemi organici – di spazi, di funzioni, di aggregazione ed energetici – che funzionano più come patterns che come rigida disposizione dell’edificato. Esse, infatti possono assumere configurazioni diverse a seconda dell’uso. Il progetto distingue due livelli configurativi: il tessuto e le emergenze. Abbiamo già detto che il tessuto è di forma “ aperta”, di natura flessibile. Come contrappunto vi sono invece le centralità che hanno una maggiore definizione formale proprio perché futuri attrattori. Veri e propri nuclei di qualità collettiva: il nuovo sagrato della Chiesa a Sud; l’area mercatale e piazza multifunzione all’incrocio dei due tracciati viari principali; il parcheggio ovvero gli spazi di mobilità inteso come accumulatore energetico del distretto; infine a monte la centralità doppia dedicata alla innovazione tecnologica, esposizione e didattica con la proposta di una enoteca regionale e di un polo scientificosulla sostenibilità ambientale attraverso i processi agricoli. In tal senso il progetto si articola in tre settori principali: il settore Sud; il settore Centro; il settore Nord.

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Il Settore Sud- Caratterizzato dalla presenza di attività a mixitè funzionali organizzate secondo quadre insediative di dimensione 65×65metri e aventi un nucleo centrale di orti produttivi pari a 2600mq ognuno. Il settore presenta due centralità del Nuovo Sagrato in corrispondenza della Chiesa di Gesù Salvatore e l’area mercatale/piazza polifunzionale posta all’incrocio dei viali alberati. LE QUADRE: IL TESSUTO INSEDIATIVO L’esistenza di manufatti privati e di recinti ha suggerito il tema di una “quadra”, una struttura flessibile agli usi ma non individuale, collettiva. Una struttura che al suo interno cresce attorno al valore dell’agricoltura e del risparmio energetico e cambia nella disposizione delle corti – aperte o chiuse – e nelle esigenze del programma funzionale, basato comunque sul concetto di mixité, imponendo una forte flessibilità d’uso e di spazi. Esistono tre tipologie insediative di massima che tuttavia possono presentare alterazioni, ibridazioni e adattamenti secondo l’uso reale e le necessità logistiche dei fruitori finali, degli abitanti. La quadra produttiva ha nel suo complesso aree di diversa destinazione. Attorno allo spazio produttivo agricolo e di raccolta acque meteoriche con la torre energetica, si sviluppa una corte a carattere misto. Vi sono spazi destinati allo stoccaggio e depositi; spazi riservati all’amministrazione e spazi espositivi. La quadra commerciale, con la presenza di verde agricolo (agrumeti) sviluppa sue tipologie di spazi: uno più propriamente commerciale ad un piano e di ampie dimensioni (open space); l’altro a dimensioni più contenute che possono ospitare piccoli negozi o uffici. La quadra urbana a carattrere residenziale/direzionale riserva comunque possibilità di mixitè, e si sviluppano su un piano sopraelevato garantendo permeabilità al piano terra, illuminazione e ventilazione naturale con il sistema delle corti interne (pozzi energetici). IL PARCO URBANO Sul versante est del settore, a limite dell’area di progetto è stato inserito un parco urbano con impianti sportivi: piscina coperta, campo da calcio e campi da tennis con tribune, in grado di mediare il rapporto con la futura estensione del centro abitato verso l’area di progetto. Il parco ha una natura vegetazionale mista, cioè non solo agricola ma con la presenza di essenze locali e caducifoglie. Il verde è così integrato con le attività sportive inserite e con percorsi ciclo pedonali.

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Il Settore Centro- IL PARCHEGGIO COME ACCUMULATORE ENERGETICO Il settore centrale è sostanzialmente caratterizzato dagli spazi di mobilità, per come indicato dal bando, con la creazione di un parcheggio seminterrato. Esso occupa una superficie di circa 6000 mq, ospitando al suo interno le autovetture in sosta e organizzando il tetto come terrazza a verde e luogo per eventi e concerti di grande portata. Accanto al doppio programma funzionale – di sosta e di terrazza urbana - il parcheggio è inteso come collettore energetico. Esso infatti è caratterizzato da una grande pensilina fotovoltaica che accumula energia solare per l’illuminazione led e a basso consumo energetico della viabilità e degli spazi pubblici. Attorno al parcheggio si prevede un ampio specchio d’acqua per la fito-depurazione delle acque piovane e la loro raccolta attraverso la regimentazione all’interno delle quadre con le torri energetiche presenti in ognuna di essa. L’acqua raccolta e depurata in modo naturale, viene reimpiegata per l’irrigazione del parco urbano e per rifornire in caso di accumulo eccessivo le acque bianche del tessuto insediativo.

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Il Settore Nord- IL TESSUTO RICETTIVO TURISTICO, LE CENTRALITA’ TECNOLOGICA ED ENOGASTRONOMICA; IL PARCO AGRO-DIDATTICO Il settore nord dell’intervento è caratterizzato da un insediamento a terrazze contrapposte. Dal lato verso la città esso si organizza con delle quadre speciali, che pur mantenendo la dimensione di 65×65 metri è organizzato con edifici a linea a due piani attorno a delle corti di verde agricolo (agrumeti) tra loro comunicanti. Le quadre hanno destinazione turistico ricettiva ma considerano una tipologia di alloggi a carattere innovativo. Infatti, oltre alle destinazioni propriamente alberghiere esse possono essere case di abitazioni temporanee per lavoratori agricoli, per studenti o ricercatori, oppure occupate in maniera temporanea nel caso di fiere o eventi di grande portata. Sul versante posto di fronte è invece inserita una centralità a carattere espositivo/produttivo che nella proposta si identifica come Enoteca Regionale. L’edificio, misurandosi con un contesto propriamente agricolo, rinuncia ad una massività evidente e si presenta come intervento ipogeo. Una cantina, una sala degustazione e un punto vendita delle tipicità provinciali e regionali, sul cui tetto si espande un parco agro didattico per la sensibilizzazione educativa all’importanza dell’agricoltura e scientifico per la ricerca che caratterizza l’intervento a chiusura del settore. Un edificio lineare a due piani che si incastra nel versante e trae origine dall’ulteriore estensione del parco agricolo, mediando gli incerti bordi dell’edificato circostante.

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Sostenibilità e fattibilità dell’intervento- La sostenibilità energetica dell’intervento, per come espresso in relazione, si esprime come processo integrato alla progettazione. SISTEMA RACCOLTA E RICICLO ACQUEMETEORICHESISTEMA TORRI ENERGETICHE In ogni quadra del tessuto è presente una torre energetica per il raffrescamento nel periodo di siccità e di raccolta acque con relativa redistribuzione per l’irrigazione dei campi SISTEMA ENERGIA SOLARE L’energia solare, accumulata dalla pensilina forovoltaica, contribuirà alla illuminazione degli spazi pubblici e viabilità, riducendo l’impatto ambientale e il consumo di energia. I corpi illuminanti a tecnologia LED e a basso conusmo di energia saranno regolati da sensori per l’effettivo utilizzo e necessità nelle ore del crepuscolo e dell’alba, dove la luce naturale può compensare quella artificiale

BAS_ Berlingieri Architetti Studio, mario covello — VALORIZZAZIONE E RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE DELL’AREA SITA NELLA FRAZIONE VENA DI IONADI, DENOMINATA “LAGOGORNO” .

FGT | Granatieri Facade - Federico Novi, MONICA MERLOTTI

BON Bar Restaurant - DFG Architetti

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New outdoor space _ Bon Realizzazione di terrazze coperte esterne ed integrazione funzionale dell’area a giardino. Relazione. Il progetto nasce dall’esigenza espressa dalla committenza di un ampliamento esterno del Bon, rinomato bar-ristorante di Ragusa, e del ripensamento generale dell’ampio giardino esterno. Le scelte progettuali hanno osservato rigidamente l’idea iniziale di leggerezza, di rispetto per l’estesa zona verde circostante, seguendo principi di compensazione delle nuove superfici che dovevano essere necessariamente coperte attraverso logiche di minimo intervento e rafforzando soprattutto, attraverso i nuovi spazi, la relazione fra il locale e il giardino esterno.

DFG Architetti — BON Bar Restaurant

Per queste ragioni, sfruttando anche la lieve pendenza del terreno, si è deciso di utilizzare tre piastre come piani sospesi, delicatamente appoggiati sul prato, che dal piano di calpestio del Bon digradano dolcemente fino alla quota del percorso di accesso , lo stesso per il quale si accede al locale vero e proprio. Le piastre si distaccano l’una dall’altra attraverso profonde asole in cui si innestano i gradini in legno, inserti preziosi a contrasto con lo “spolvero al quarzo” delle piastre in cemento. Gli stacchi fra le piastre e i gradini diventano tagli scuri che enfatizzano l’orizzontalità dell’immagine finale del progetto, che amplifica il dialogo fra l’edificio preesistente ed il giardino selezionandone la percezione attraverso lievi variazioni di quota. Il disegno delle superfici piane, volutamente semplice, si esplicita attraverso la precisione del dettaglio, sia degli scostamenti tra le piastre sia degli elementi di parapetto, alcuni in cristallo, altri in un gioco di assi di legno, diversificate per geometria e colore. La scelta degli elementi vegetali, composta nei temi principali da bambù, siepi e piante aromatiche, insegue la ricerca di continui rimandi tra le piastre, tra verticalità e orizzontalità, tra artificiale e naturale. A proposito di quest ultimo tema, interessante è l’uso dei vasi colorati di tinte accese in cui sono state piantate spezie ed erbe aromatiche, anche per coinvolgere il maggior numero di sensi durante il tempo dell’aperitivo, della cena, o del semplice incontro fra amici. A completamento di tutto, una trama di fasce in tessuto bianco si intreccia su uno snello telaio in elementi metallici, a protezione dal sole e dall’umidità, adagiata come una nuvola bassa sulle nuove piastre.

DFG Architetti — BON Bar Restaurant

Di notte il progetto cambia volto pur mantenendo i suoi caratteri fondamentali; in un gioco di negativi fotografici, le scure e sottili asole diventano tagli luminosi che bagnano di luce radente le piastre mentre i faretti posizionati sul bordo dei gradini spennellano le superfici con delicati baffi di luce.

DFG Architetti — BON Bar Restaurant

Il risultato è uno spazio coinvolgente dal punto di vista sensoriale ed emozionale, in stretto rapporto con il giardino, flessibile dal punto di vista funzionale, in grado di offrire molteplici configurazioni a seconda della serata, supportando anche piccoli concerti, eventi, balli.

DFG Architetti — BON Bar Restaurant

Una piccola porzione del giardino è stata integrata con attrezzature ludiche per bambini, ricavando una piccola area gioco visibile sia dalla sala interna che dalle nuove terrazze e direttamente collegata alle piastre stesse. Gli elementi dell’area giochi sono improntati sull’idea di riuso, di economicità e sicurezza, rispondono alla moderna visione del duplice aspetto ludico / formativo del gioco per il bambino, favorendo ed incentivando la socializzazione attraverso il divertimento.

DFG Architetti — BON Bar Restaurant

DFG Architetti — BON Bar Restaurant

HANAMI - QUN // New Urban Question, Michele Giardullo, Teresa La Gala, Paola Ceriali

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HANAMI rappresenta la tradizionale usanza giapponese di godere della bellezza della fioritura primaverile. Hanami, durante la notte, prende il nome di ‘Yozakura’.

QUN // New Urban Question, Michele Giardullo, Teresa La Gala, Paola Ceriali — HANAMI

Copertina

Come cita Alvar Aalto, “Il grande amore che la cultura giapponese ha per i fiori, è unica nel suo genere. Il contatto con la natura e con la sua costante variabilitàè un modo di essere non compromesso da atteggiamenti formalistici”. Così lo spazio pubblico diventa contatto con la città e con le sue infinite dimensioni.

QUN // New Urban Question, Michele Giardullo, Teresa La Gala, Paola Ceriali — HANAMI

Hanami recupera la dimensione magica e privilegiata di ciò che accade altrove diventando, a tutti gli effetti, ‘public space’ . Grazie al solo ausilio della luce naturale, forme e colori prendono vita all’interno di Hanami, un’installazione temporanea realizzata mediante materiali low-cost all’interno di un tranquillo scenario cittadino dove, all’ombra di questa fioritura, nascono ‘contatti autentici’ e ‘relazioni urbane’, in stretta sinergia e armonia con il paesaggio di contesto.

QUN // New Urban Question, Michele Giardullo, Teresa La Gala, Paola Ceriali — HANAMI

QUN // New Urban Question, Michele Giardullo, Teresa La Gala, Paola Ceriali — HANAMI

YAC - Rome Community Ring - DAUHAUS, Agnese Salvati, silvia mogini, pierluigi palese, martina paterlini

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Il concorso di idee “Rome Community Ring” invita a riflettere sulla realtà di Roma e della sua cinta di Forti militari, strutture di difesa oggi non più necessarie. Esse pertanto risultano idonee ad un’operazione di recupero e rifunzionalizzazione a servizio dell’intera area urbana. Il campo trincerato, composto di 15 Forti e 4 batterie, nasce come anello difensivo perimetrale della neocapitale del Regno di Italia alla fine del 1800. Nel corso degli anni l’espansione urbana ha raggiunto e superato i limiti del campo trincerato, tanto che, ad oggi, la maggior parte di questi manufatti si trova inserita in tessuti urbani densi e nevralgici per la città di Roma. La restituzione di questi beni a servizio della città costituisce pertanto sia una potenzialità a scala urbana, quale infrastruttura culturale e ambientale, sia a scala di quartiere, quale spazio idoneo ad accogliere funzioni e servizi per la comunità locale. Ragionando su entrambe le scale si intende pertanto garantire un uso quotidiano di queste strutture da parte dell’utenza locale, in modo da garantirne anche una adeguata manutenzione, e trasformarle allo stesso tempo in poli attrattivi per un pubblico più vasto, urbano e internazionale, inserendovi funzioni di carattere artistico e culturale.

DAUHAUS, Agnese Salvati, silvia mogini, pierluigi palese, martina paterlini — YAC - Rome Community Ring

Fotoinserimento

La tipologia edilizia del Forte militare, che nel caso romano si ispira al modello prussiano, si caratterizza per ambienti interni principalmente ipogei o semi ipogei che, a seconda delle dimensioni, si prestano ad accogliere laboratori, spazi espositivi, spazi culturali e performativi ma anche attività ricettive; la presenza delle “Piazze d’armi” e la forte caratterizzazione naturale di questi manufatti suggerisce inoltre la realizzazione di veri e propri spazi pubblici e aree verdi attrezzate a servizio della collettività. L’analisi di tre parametri urbani quali accessibilità, valore ambientale e bacino d’utenza dei forti e, parallelamente, del ventaglio di funzioni compatibili con la tipologia edilizia, consente l’individuazione dei caratteri sociali ed identitari di ciascun sito e dunque l’appropriata allocazione di funzioni di rilievo urbano ed internazionale, garantendo la compatibilità tra le diverse scale.

DAUHAUS, Agnese Salvati, silvia mogini, pierluigi palese, martina paterlini — YAC - Rome Community Ring

Analisi territoriale

Alla scala dei singoli manufatti, nello specifico riguardo Forte Portuense, si propone un concept di intervento che garantisca l’accessibilità e la fruibilità del complesso degli spazi interni ed esterni nel rispetto della struttura originaria. Intervenendo sull’area perimetrale del Forte Portuense, si propone la demolizione delle strutture attualmente presenti al fine di ricostruire il terrapieno originario. Su quest’ultimo vengono realizzate delle aperture per delineare dei percorsi di accesso alle nuove strutture semi-ipogee inserite nel terrapieno stesso. In tal modo è possibile ripristinare l’aspetto originario dell’area perimetrale del forte, mimetizzato nel contesto naturale, pur rifunzionalizzandola attraverso l’inserimento di servizi quali l’asilo, un centro anziani ed un centro sportivo.

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rifunzionalizzazione del sistema forti

Gli spazi interni al Forte sono organizzati sulla base di quattro percorsi anulari principali. Il primo, nel fossato, si configura come una “promenade” accessibile da via Portuense. Una passerella lignea volta a superare i dislivelli in corrispondenza delle caponiere permette la massima accessibilità a questo percorso, trasformandolo in un nuovo spazio pubblico per il quartiere.

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concept

L’accesso al Forte viene riportato nella sua configurazione originaria. Appena oltre l’ingresso si offre la possibilità di tre percorsi alternativi: art, community e handicraft. Il primo percorre tutto l’anello ipogeo di comunicazione tra gli ambienti, progettato per esposizioni temporanee o permanenti, e accompagna il visitatore attraverso tutte le attività presenti all’interno degli spazi del Forte: laboratori manuali, multimediali e olistico-sportivi.

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distribuzione delle funzioni

Il percorso community si snoda principalmente nella piazza d’armi, attrezzata con spazi relax e per eventi all’aperto mediante la realizzazione di una cavea. Infine il terzo percorso handicraft, collocato esternamente a una quota superiore, è volto a rivitalizzare i percorsi del ramparo alto e basso, su cui affacciano una serie di atelier artistici e di artigianato con le rispettive piazzole, alcune di esse adibite a spazi di sosta e relax altre a spazi di lavoro all’aperto.

DAUHAUS, Agnese Salvati, silvia mogini, pierluigi palese, martina paterlini — YAC - Rome Community Ring

Ingresso al Forte

DAUHAUS, Agnese Salvati, silvia mogini, pierluigi palese, martina paterlini — YAC - Rome Community Ring

Piazza d'armi

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Percorso handicraft

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Sezione prospettica renderizzata

DAUHAUS, Agnese Salvati, silvia mogini, pierluigi palese, martina paterlini — YAC - Rome Community Ring

Il ristorante

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Schema dei percorsi anulari


Green Boulevards - DFG Architetti

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The purpose is to innervate the territory, for its development, using a system of flows in three hierarchical levels: highway, secondary roads, paths/trails. The highway is designed as a diaphragm between the traveler and the territory, thanks to her communicative skin; it reveals and colors the landscape and informs the traveler about the attractions of the place that he runs through images imprinted on itself. From the outside the highway becomes qualifying element of landscape, clean energy production system and filter for purification of air, water and soil. Secondary roads are the link between the motorway and local resources, and widespread element of pollution control, through photocatalytic asphalt. Territorial resources, being the purpose of the project design, also represent the nodes among the secondary roads and the network of paths/trails. Paths differ in features and functions according to the context and they support cultural activities, tourism, sport and recreation.

DFG Architetti — Green Boulevards

The highway is highly technological and interactive, designed primarily as a large solar collector. The road surface is composed of layers that contribute to: disposal of solid waste; production of solar energy; purification of rainwater; communication and real-time reporting via pressure sensors and LEDs. A prototype is being tested in the United States, by Julie and Scott Brusaw, Co-inventors and co-founders of the Solar Roadways project. The vertical walls at the sides have an impact resistant low-end, while the upper part becomes transparent and light, and supports micro-cells for the production of wind energy. The “micro turbines”, similar to the pixels of a screen, can form any image for informational, promotional and touristic purposes. The vertical wall is no longer a barrier but a means between the traveler and territory as well as the road is not only infrastructure but also a productive resource at the service of the community.

DFG Architetti — Green Boulevards

DFG Architetti — Green Boulevards

bamiyan cultural centre - Marco Arrigoni, Fabrizio F.V. Arrigoni, Damiano Dinelli, Marinella Spagnoli, Valentina Satti, Giovanni Tanini, Pietro Torricini, valerio cerri

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The starting concept of the project has been to generate form and orientation of the building from the surrounding landscape itself; hence, the fundamental orthogonal footprint aligns to the course of the Foladi river while getting a slight deviation to focus on the perspective of the western Buddha. While the southern part of the building remains committed to this pattern, the side overlooking the valley unfolds like a fan to embrace the whole length of the cliffs, reaching to the opposite landmark of the eastern Buddha.

Marco Arrigoni, Fabrizio F.V. Arrigoni, Damiano Dinelli, Marinella Spagnoli, Valentina Satti, Giovanni Tanini, Pietro Torricini, valerio cerri — bamiyan cultural centre

veduta da valle

In this way the horizontal layout integrates the different views, transforming them in architectural elements: whereas the complete panorama of the cliffs can be enjoyed from the outside promenade unrolling in front of the new cultural centre, a sequence of arches on the inside accompanies and guides the visitor in the dynamic perception of partial views, stimulating a deeper, individual experience and suggesting different levels of confrontation between human scale and monumental dimension.

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vista dell'ingresso

On the other way, the building aims at encouraging a reflection on its cultural mission through the architectural medium: the southern front welcomes the visitor with the familiar and recognizable image of a walled compound, like the dwelling form of the Qala, typical of rural Afghanistan; at the same time the presence of decorative features like interlaced geometric fretwork and a lapis lazuli coloured wooden screen denies the traditional defensive character of the Qala, reminding of the singularity of the building and the public spirit of its function.

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planivolumetrico complessivo

Surprisingly, once stepped beyond the wall, instead of finding us in a withdrawn space, we discover the unexpected, unique character of the cultural centre, opening itself to the surrounding landscape.

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lobby

It is easy then to catch the message that the cultural centre wishes to share with its guests: although we can feel the contentment granted by accustomed forms and materials as we stroll through the public parts of the building, their disposition does induce us to literally see beyond, showing up different perspectives and symbolically inviting us to greet them not as a threat but as a peaceful chance.

Marco Arrigoni, Fabrizio F.V. Arrigoni, Damiano Dinelli, Marinella Spagnoli, Valentina Satti, Giovanni Tanini, Pietro Torricini, valerio cerri — bamiyan cultural centre

planimetria

Yet, should we look for more privacy, that’s possible, too: we can find retreat in more secluded spaces, like in the smaller ones on the south, facing the quiet linear garden beyond the wall, or in the library, with its own secret courtyard, or even enjoy the almost meditative atmosphere of the round domed, light-flooded schoolrooms.

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esploso

The northern front displays an array of oblique transversal walls in an ever-changing sequence of light and shadow, mirroring the alternation of glimmering rock surfaces and darkish caves on the other side of the valley.

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prospetti

As the building stretches out onto the slope, its short transversal façade takes the form of a monumentally powerful architectural statement, gathering different volumes both horizontally and vertically and thus formally corresponding to the complex commitment of achieving harmony between different peoples and cultures. Consequently, this is the where the expected expansion will be found: instead of weakening the purity of the building with the addition of further constructions the area is going to be carved underneath the cultural centre itself, reproducing the coexistence of addictive and subtractive architecture typical of nearby cave dwellings (in this regard a partial reinforced concrete structure beneath the centre can be arranged beforehand by the first construction phase).

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Materials and techniques

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spazio espositivo

The goal is to keep a low profile, taking advantage of local resources in terms of knowledge and materials. Wide use of bricks, provided in their full range of variations depending on their role: from khesht-i-kham, sun-dried bricks, to the stronger, baked khesht-i-pukhta, suitable for arches and higher load-bearing walls (a concealed, reinforced concrete inner structure might be provided). Furthermore mud cladding, like in the schoolrooms domes (gunbad), and pakhsa can increase diversity and general quality: the idea underneath is to establish a fruitful interchange with local enterprises and determine together single formal and technical aspects. Although the structure is mainly based on simple flat-roof construction, some more challenging elements (like domes and wide-spanning arches) are present: one is not supposed to underestimate the capabilities of the afghan constructors, so astoundingly showed in many monumental buildings of the past (among others the Qala-e-Bost arch…). Precious particulars, on the entrance side and in indoor details, can underline the prestige of the building: we think about the use of lapis lazuli, to be founded in the nearby mountains, to stain wood and glaze tiles, the latter ones hidden like a treasure in the linear garden beyond the wall.

Marco Arrigoni, Fabrizio F.V. Arrigoni, Damiano Dinelli, Marinella Spagnoli, Valentina Satti, Giovanni Tanini, Pietro Torricini, valerio cerri — bamiyan cultural centre

Landscaping

Marco Arrigoni, Fabrizio F.V. Arrigoni, Damiano Dinelli, Marinella Spagnoli, Valentina Satti, Giovanni Tanini, Pietro Torricini, valerio cerri — bamiyan cultural centre

interno sala conferenze

In order to achieve a non-artificial, site-oriented appearance and make maintenance easier, the arrangement of external garden-like areas is reduced to clearly marked beds, slightly rising from the soil to serve as perimeter benches. The rest is deliberately left as untilled flat terrain, which represents the natural surroundings of most afghan architectures. The botanical choice implies a selection of species according to aesthetical and practical principles; they all provide the benefits of lower water needs and, what’s more, have been traditionally grown for centuries and acquired over the years a symbolic value, too. Five beds of Damask rose (Rosa damascena) greet the visitor with their soul-stirring fragrance. On the lower eastern level again a flowerbed, this time filled with ornamental Nigella damascena and valuable saffron (Crocus sativus); beyond that a small shady plantation of pomegranate (Punica granatum) offers shelter for relaxation and walks.

Marco Arrigoni, Fabrizio F.V. Arrigoni, Damiano Dinelli, Marinella Spagnoli, Valentina Satti, Giovanni Tanini, Pietro Torricini, valerio cerri — bamiyan cultural centre

interno biblioteca

Sustainability

Marco Arrigoni, Fabrizio F.V. Arrigoni, Damiano Dinelli, Marinella Spagnoli, Valentina Satti, Giovanni Tanini, Pietro Torricini, valerio cerri — bamiyan cultural centre

Known construction methods applied to traditional materials, albeit focusing on constructive challenges and sensible experimentations, assure consistency and feasibility of the project. Integration means involvement of local workers in the project development, rejection of formal fashionable gestures artificially superimposed to the context, revitalization of an available technical knowledge that should not get lost. We can take advantage of traditional indoor climate controlling solutions (like thickness and composition of walls) integrating them with contemporary systems like solar panels and borehole thermal energy storage. In addition to that a rainwater reservoir is placed under the building. Last but not least the above-mentioned landscaping project involving useful plants can represent an additional income (pomegranate fruits, rose essence, dried saffron stigmas) as well as the real, continuative integration of local population, avoiding to create an extraneous enclave.

adeguamento funzionale e riqualificazione energetica complesso religioso FMM Roma - Fabrizio Ventura

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Intervento di Restauro, Consolidamento, Ristrutturazione edilizia, adeguamento funzionale ed igienico sanitario in un complesso edilizio di circa 7000 mq. coperti, destinato a residenza ed uffici di una comunità religiosa e a casa per ferie.

Fabrizio Ventura — adeguamento funzionale e riqualificazione energetica complesso religioso FMM Roma

La struttura è ubicata nel Comune di Roma, zona A.

Fabrizio Ventura — adeguamento funzionale e riqualificazione energetica complesso religioso FMM Roma

Il progetto prevedeva anche una serie sistematica di interventi attivi e passivi, sugli impianti e sull’involucro, per al riqualificazione energetica della struttura i principali dei quali sono stati la realizzazione di un rivestimento a cappotto interno negli edifici storici con facciate vincolate e la realizzazione di una facciata ventilata in materiale lapideo per l’edificio più recente.

Fabrizio Ventura — adeguamento funzionale e riqualificazione energetica complesso religioso FMM Roma

Lavori completati in data 30.04.2014

Fabrizio Ventura — adeguamento funzionale e riqualificazione energetica complesso religioso FMM Roma

Fabrizio Ventura — adeguamento funzionale e riqualificazione energetica complesso religioso FMM Roma

edificio di civile abitazione Via Sassari - Fabrizio Ventura

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Eedificio di civile abitazione nel centro abitato di Alghero (SS) in Via Sassari n. 181

Fabrizio Ventura — edificio di civile abitazione Via Sassari

Il progetto è stato sviluppato tenendo in particolare considerazione l’applicazione delle tecniche dell’architettura bioclimatica, per ridurre il fabbisogno energetico dell’edificio e l’utilizzazione di materiali ecocompatibili, perfettamente integrati con i requisiti ambientali della tradizione locale (pietra, intonaco, metallo, legno ecc).

Fabrizio Ventura — edificio di civile abitazione Via Sassari

Considerata l’esposizione prevalente dell’edificio (Nord-Sud) sui prospetti con tali orientamenti sono state create delle profonde logge che, oltre a mettere a disposizione degli spazi aperti vivibili, hanno la funzione di creare una naturale protezione dall’irraggiamento solare, soprattutto in regime estivo.

Fabrizio Ventura — edificio di civile abitazione Via Sassari

Edificio in corso di costruzione.

restauro - Enzo Pinci

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castello/palazzo già di proprietà dei Cesi architetture vignolesca del XVI secolo l’architetto che lo segui fu Domenico Bianchi affreschi interni deei fratelli Zuccar

Enzo Pinci — restauro

resturo in corso di parte della copertura

Enzo Pinci — restauro

facciata

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