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Supermarket Rema1000 - Mattia Patrassi, Søren Harder Nielsen


A house for Maria Callas. - Miguel Pereira, Joao Deus Ferreira, Mariana Fartaria

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Maria Callas, a lyric opera singer from the twentieth century, with her intense perfect voice, conquered audiences. Best known by ‘La Divina’, Callas was a perfectionist who, through her voice, expressed intense dramatic and scenic emotions. In the sixties, with her voice in decline, she stepped away from the stages for years only to return for one final performance. Mentally and physically frail, Callas hid away from the world in her own solitude.

Miguel Pereira, Joao Deus Ferreira, Mariana Fartaria — A house for Maria Callas.

Surrounded by a rapidly morphed landscape, we find an unique area where silence imposes itself. An abandoned quarry. A place of perfection, man, nature, machine. Between the defined texturized form and the raw matter, a place abound with scenographical and acoustic characteristics from which it manifests itself absorbing us in its scale. Placed away from this massive rock formation, a meeting point for the natural landscape and the high rate mechanized process takes place. Nature versus quarry. An house affirms itself as a reference point in this landscape only to make notice its existence by the proximity brought with the natural meandering walk. A slick concrete bulge rises next to the quarry. Delicate curves cut away its textured surfaces and get lost from within. Golden curtains, restless from the wind, complement the arches in its front, faced towards both the pure river holding quarry matter and the audience to whom it shows itself. House images follow two way flows, the flow toward the inside of us and from us within back to it. Maria Callas house draws itself as communicative despair. This is a set, a state. The house is the opera like her life as always been. A seductive place, transporting us along in a poetic sensed dream to an utopic future of boundless drawn contours. “An opera begins long before the curtain goes up and ends long after it has come down. It starts in my imagination, it becomes my life, and it stays part of my life long after I’ve left the opera house.”

Miguel Pereira, Joao Deus Ferreira, Mariana Fartaria — A house for Maria Callas.

Miguel Pereira, Joao Deus Ferreira, Mariana Fartaria — A house for Maria Callas.

Miguel Pereira, Joao Deus Ferreira, Mariana Fartaria — A house for Maria Callas.

Miguel Pereira, Joao Deus Ferreira, Mariana Fartaria — A house for Maria Callas.

Miguel Pereira, Joao Deus Ferreira, Mariana Fartaria — A house for Maria Callas.

Miguel Pereira, Joao Deus Ferreira, Mariana Fartaria — A house for Maria Callas.

Miguel Pereira, Joao Deus Ferreira, Mariana Fartaria — A house for Maria Callas.

Miguel Pereira, Joao Deus Ferreira, Mariana Fartaria — A house for Maria Callas.

Miguel Pereira, Joao Deus Ferreira, Mariana Fartaria — A house for Maria Callas.

Miguel Pereira, Joao Deus Ferreira, Mariana Fartaria — A house for Maria Callas.

PROGETTO FLAMINIO - KCity, WIP Architetti Srl, Mariella Annese, Milena Farina, factory architettura, Mission Carbon Zero, AG&P - Architettura dei Giardini e del Paesaggio, MACRO DESIGN STUDIO, Except

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Cos’è la Città della Scienza? La proposta accoglie la sfida di dare forma e struttura ad un modo nuovo di pensare e interpretare l’urbano. Pronto ad ospitare la scienza nella città, il progetto si orienta a pensare più in grande la funzione della scienza per la città: la combinazione tra scienza e città definisce un ‘doppio legame’city for science e science for city e trasferisce sull’artificio urbano alcuni principi base assunti dal mondo naturale ed organico dandogli spazio. City4science mette in gioco quattro dimensioni per scatenare una ‘reazione urbana’ valorizzando i diversi approcci e le differenti competenze del gruppo di lavoro, definendo traiettoie di innovazione decisive per il futuro della città.

KCity, WIP Architetti Srl, Mariella Annese, Milena Farina, factory architettura, Mission Carbon Zero, AG&P - Architettura dei Giardini e del Paesaggio, MACRO DESIGN STUDIO, Except — PROGETTO FLAMINIO

Vista a volo d’uccello

KCity, WIP Architetti Srl, Mariella Annese, Milena Farina, factory architettura, Mission Carbon Zero, AG&P - Architettura dei Giardini e del Paesaggio, MACRO DESIGN STUDIO, Except — PROGETTO FLAMINIO

KCity, WIP Architetti Srl, Mariella Annese, Milena Farina, factory architettura, Mission Carbon Zero, AG&P - Architettura dei Giardini e del Paesaggio, MACRO DESIGN STUDIO, Except — PROGETTO FLAMINIO

KCity, WIP Architetti Srl, Mariella Annese, Milena Farina, factory architettura, Mission Carbon Zero, AG&P - Architettura dei Giardini e del Paesaggio, MACRO DESIGN STUDIO, Except — PROGETTO FLAMINIO

KCity, WIP Architetti Srl, Mariella Annese, Milena Farina, factory architettura, Mission Carbon Zero, AG&P - Architettura dei Giardini e del Paesaggio, MACRO DESIGN STUDIO, Except — PROGETTO FLAMINIO

KCity, WIP Architetti Srl, Mariella Annese, Milena Farina, factory architettura, Mission Carbon Zero, AG&P - Architettura dei Giardini e del Paesaggio, MACRO DESIGN STUDIO, Except — PROGETTO FLAMINIO

RINNOVAMENTO ABITAZIONE IN CENTRO STORICO - Manuel Tonolini

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Si tratta di intervento di manutenzione straordinaria comprendente l’inserimento di una nuova scala interna in legno con tiranti metallici, dei rinnovamenti impiantistici e la coibentazione dell’intradosso della copertura mediante fibra di legno, barriera al vapore e perline in legno a vista, nonché inserimento di nuovi lucernari.

Manuel Tonolini — RINNOVAMENTO ABITAZIONE IN CENTRO STORICO

Manuel Tonolini — RINNOVAMENTO ABITAZIONE IN CENTRO STORICO

La Deposizione dello Sguardo - Renato Rizzi

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Prima di introdurre i temi del corso è necessario sviluppare una breve riflessione sul senso del titolo, che vorrei subito collocare all’interno dell’orizzonte della cultura europea. Venezia, Italia, Europa. La cornice culturale europeaè significativa, proprio perchè in essa si sviluppa la cultura dominante nichilista. Da questo punto di vista è utile il riferimento all’ultimo libro di Giovanni Reale, “Radici culturali e spirituali dell’Europa”. Un’opera utile a direzionare il nostro pensiero e, di conseguenza, il nostro modo di agire. Perché tutto questo? Secondo Reale ci sono tre aspetti particolari del pensiero europeo. Il primo, riguarda il pensiero greco, il logos , la logica; il secondo, il pensiero cristiano, il pensiero dell’incarnazione che oscilla tra pietà e grazia; il terzo, il pensiero della scienza e della tecnica, ovvero della potenza. Si può così tracciare la figura che profila, in qualche modo, il senso della cultura europea: la “leva”. Nel fulcro si concentra il pensiero greco; il “braccio”è determinato dal pensiero cristiano; la dynamis , la forza, dalla potenza della scienza e della tecnica. Oggi, però, questa figura si è infranta. Le loro relazioni si sono scardinate. L’asse ha perso l’appoggio, e la potenza libera da ogni vincolo vaga autonomamente: “ci porta in giro”. E proprio in questo senso va posta nuovamente la domanda “su” Venezia.

Renato Rizzi — La Deposizione dello Sguardo

Santa Maria della Salute

Quasi un’invocazione: Veni etiam , “vieni ancora”. Ma che cosa dovrebbe ancora venire? Forse quel senso che le parole hanno ormai perso? Tutti noi sappiamo cosa vuol dire insegnare. Ma sono concetti talmente vasti ed antichi che ci arrivano ormai logori, sfiancati. Per Heidegger, insegnare è portare il saper fare e il non saper fare a corrispondere. Dunque? Insegnare è molto più difficile che imparare. Nell’insegnare c’è sempre una porzione che compete all’imparare, anche da parte dell’insegnante. Perciò, a fianco della parola “insegnamento” appare “apprendimento”. Ma anche “imparare” si presenta ugualmente con una certa indeterminatezza. Nietzsche ci offre una definizione straordinaria: imparare significa costruire i propri doni. Noi non accumuleremmo nozioni ma saremmo impegnati a costruire i doni. Quali? I doni che l’Architettura ci offre. E di nuovo. Architettura, altra parola conosciutissima, ma misteriosa ed altrettanto labile. In essa risuona la contraddizione originaria: arché e téchne. La tecnica si costruisce sui principi primi i quali, a loro volta, sono costantemente “scossi” dal gioco della necessità, del caso. Ananke e tyche.

Renato Rizzi — La Deposizione dello Sguardo

San Salvador

Insegnamento e architettura, sono dunque due parole attraversate dallo stesso conflitto, da un’unica incessante lotta. Il senso delle forme non si da mai pacificamente, soprattutto per una disciplina – architettura – che non è scienza e nemmeno semplicemente una tecnica. Architettura è piuttosto una sapienza che ha bisogno della coscienza: il luogo dove si radunano le scienze (e le tecniche). Rimane poi scoperta un’altra coppia di termini, presenti nel sottotitolo: didattica e ricerca. Anche se in “didattica” risuona nuovamente il significato greco di insegnare, il termine possiede un timbro particolare, così come ci viene ricordato dal filosofo roveretano Antonio Rosmini: didattica è, appunto, quel metodo che ci consente di triturare i grumi del sapere per potere riconoscere finemente, uno ad uno, le particelle delle idee e dei concetti in modo da trasmettere tutta la materia del sapere finemente preparata, ordinata per il suo più chiaro apprendimento. Dunque la chiarezza. Infine, “ricerca”: parola che appare come nucleo centrale di tutta la cultura europea, la sua forma mentis teorica. Europa, appunto. Un nome che contiene nello stesso tempo il suffisso “eu”, indice di qualcosa di felice, di buono, anche se alla sua origine sta un rapimento, che è pur sempre qualcosa in opposizione a quella felicità che traluce nel nome. Ricercare vuol dire, allora, non potere mai stare sicuri, mai essere certi di quel che si sa. Così ritorna il pensiero di Heidegger sull’insegnamento, nel quale si annida l’ammonimento alla relazione tra il saper fare e il non saper fare.

Renato Rizzi — La Deposizione dello Sguardo

Santa Maria Maddalena

In questa cornice, dentro questo orizzonte si inscrive il senso del corso. Bisogna però anche aggiungere che noi percepiamo la cultura europea in un modo abbastanza vecchio. Un aggettivo, questo, che qualifica subito un modo di vedere. Ovvero, un abbassamento o indebolimento della vista. Siamo ammalati di cecità: il mal bianco di Saramago. Essendo invecchiato il pensiero (perchè scardinato), esso non scorge piùla forma mentis europea, che sarebbe un saper vedere nuovamente i tre fulcri, i tre grandi cardini: filosofia greca, cristianesimo, tecnica. E siccome l’architettura, da sempre, è coinvolta nel campo estetico (e poi etico e logico) ha ancora più urgenza, rispetto ad altre discipline, di riprendere in mano – sott’occhio – questo tipo di conoscenza, che si traduce in: capacità del saper vedere. Proprio in relazione a questo problema, vorrei distinguere adesso i due momenti del corso che gravitano attorno alle due parole chiave: didattica e ricerca. In architettura, anche se siamo al primo anno, non si dovrebbe mai separare la “ricerca” dalla disciplina “architettura”. E se la didattica sembra essere più urgente, almeno al primo anno, ma non più importante, non lo è da meno la ricerca, che dovrebbe essere sempre presente, anche per quel poco, nella didattica.

Renato Rizzi — La Deposizione dello Sguardo

San Giacomo dell'Orio

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Renato Rizzi — La Deposizione dello Sguardo

San Giovanni e Paolo

La didattica, nel nostro caso, ha avuto come tema il ripensamento degli spazi interni di diciassette chiese veneziane. Non il ripensamento di tutto il volume interno, solo di una parte, quella superiore, relativa alle coperture, alle volte. Infatti, la ricchezza delle chiese veneziane deriva da pochi archetipi formali: l’intersezione tra cubo, cilindro e cupola. Figure che mettono insieme principi diversi, oppositivi: unità e movimento, gerarchia e innovazione, legge formale e libertà espressiva. Ovvero, la cupola, metafora dell’occhio. Occhio-sfera, cavità di un mondo mineralizzato che (ci) “vede”. L’anno precedente, il tema del corso verteva sulla possibile relazione tra immagine “fisica” e immagine “simbolica” di Venezia. Lo studio del “pavimento della Basilica di S. Marco” ha favorito la scoperta di tale relazione, approdando all’inaspettata immagine della “sindone di pietra”. Quest’anno, in continuità con il programma precedentemente impostato, lo studio si è spostato dal tema dell’immagine a quella dello sguardo. Quali occhi possono ancora guardare le immagini di quel simbolo? Le volte delle diciassette chiese sono appunto questi “occhi”. Per fare questo, la didattica ha impostato un metodo molto semplice. Primo, offrire agli studenti un materiale già straordinario di per sé. Secondo, lo studente doveva innanzitutto disegnare. Terzo, osservare e interpretare. Disegnare perché prima di tutto doveva iniziare a possedere il senso dello spazio interno della chiesa. Poi, doveva andare sul posto e osservare quali sono i segni fondamentali che avrebbe dovuto selezionare, e dunque, mantenere per il proprio lavoro. Infine, interpretare i segni per l’impostazione dei modelli, in quanto ogni modello è un’interpretazione della condizione reale della chiesa. In questo modo lo studente ha dovuto realizzare prima i disegni conoscitivi. Poi predisporre i disegni per la costruzione dei negativi dello spazio interno. Infine, costruire le casseformi per poter contenere il materiale liquido: il gesso. Tutto questo dal punto di vista didattico ha portato anche ad un’altra esperienza. Quella, attraverso la costruzione dei modelli, di un cantiere in vitro. Permettere allo studente al primo anno di anticipare l’esperienza di un vero cantiere: metodo, organizzazione, previsione e precisione costruttiva. Ma la didattica possedeva anche un altro risvolto, che coinvolge la temporalità: preparazione, attesa, sorpresa. Tre tempi del lavoro ai quali è legato il risultato dell’opera: successo o fallimento. Perché si poteva anche fallire. Ma il rischio, anche questa volta, è stato premiato dal materiale. Emerge, dunque, il tempo della vigilia, nel quale lo studente vive con ansia il risultato dell’opera. Ma sarà l’opera stessa, alla fine, a rispondere. In che modo? Con la forza del suo fascino. L’opera restituisce con il pathos della forma la risposta alle fatiche, alla dedizione, alle aspettative profuse dallo studente al proprio lavoro. Ultima questione: la ricerca. Ovvero, sul senso del titolo: La deposizione dello sguardo. Deposizioneè una parola molto nobile. Ma è anche una sfida diretta ad altre due parole, oggi molto usate se non abusate del linguaggio architettonico contemporaneo: decomposizione e decostruzione. Le quali hanno per sfondo il negativo. Diversamente, “deposizione” apre ad un diverso modo di pensare, prima, e di comporre, poi. Fa riferimento a qualcosa che aveva dignità già prima e questa dignità dovrebbe essere mantenuta. Basta ricordare la grande arte pittorica o scultorea. “Deposizione”: comporre ancora con grande pietà, con grande senso di grazia. Nel nostro caso, al di là delle metafore, ci si è rivolti nuovamente proprio a questi grandi “occhi” di pietra, sulle cui volte si riflettono le immagini delle molte Venezie, da quella fisica a quella trascendente. “Occhi” vigili che ci guardano costantemente ma allo stesso tempo sorreggono proprio con il loro “sguardo” l’immagine-simbolo: “la sindone di pietra”. Questi occhi rovesciati (di 180 gradi) sono ora di fronte a noi, in attesa che lo sguardo diventi “cosa”: un oggetto al quale prestare tutta la nostra dedizione, tutta la nostra cura. I modelli si trasformano ora in culle: in esse riposano le immagini dello sguardo.

Renato Rizzi — La Deposizione dello Sguardo

Massimo Donà Quanto è stato detto prima, ci costringe a tornare a pensare alle cose e, credo che la questione dell’architettura sia, non solo evidentemente, ma innanzitutto, la questione del rapporto ineludibile tra arché, tra Inizio e Fare. Ogni fare è in rapporto con qualcosa che risuona nella parola arché. Quindi cosa vuol dire tutto ciò? Beh, ogni fare, ma principalmente nel fare architettonico, credo, si è in rapporto con l’ arché, come in ogni forma del fare, ma questo rapporto è ciò di cui si fa concretamente, ma anche empiricamente, esperienza. È un rapporto che è l’oggetto stesso del fare e, l’oggetto di questo fare è proprio questo rapporto. Ma perché? Credo, si possa davvero dire che ogni nostro gesto, ogni nostra parola, ogni nostro significato, presuppone qualcosa. Chiamiamoli prìncipi, in modo chiaro, assiomi, convinzioni di fondo, fedi. Ogni nostro significare, ogni nostro fare, presuppone qualcosa. Ma il punto è come ci si rapporta a questo pre-supposto. Anche il fare più semplice, più banale, non sarebbe tale se non sulla base di certi presupposti che lo spiegano. Rispetto a questo presupposto che cosa possiamo fare? Possiamo semplicemente ignorarlo, limitarci ad assecondarlo, quindi fare come di fatto facciamo, o possiamo, appunto, fare di questo stesso nostro fare che potrebbe anche ignorare il presupposto, fare del nostro fare una interrogazione costante al suo presupposto. Sembrano discorsi un pò astratti, ma credo, invece, che rispetto a quanto esposto prima, di questo si tratti. Cosa ha fatto con i propri studenti Rizzi? L’ha detto bene prima, con riferimenti molto forti. Ha fatto qualcosa che significa comprendere come non si possa fare davvero se non ponendoci di fronte “quella cosa”, facendola diventare un “oggetto”. Ma che cosa? Quel Principio da cui siamo visti: gli occhi che ci guardano, che ci custodiscono. Ma cosa è stato fatto, dunque? Un gesto assolutamente impensabile, provocatorio. Ha messo di fronte ciò che sta prima, ciò che ci costituisce come nostra condizione di possibilità: “l’occhio di Dio”, l’occhio del cielo che ci governa entro cui abitiamo prima di abitare ogni spazio determinato. E quindi il suo fare, mi è parso come una sorta di invito provocatorio, a guardare in faccia ciò che spesso non guardiamo direttamente, ma che assecondiamo inconsapevolmente. Se questo presupposto, l’ arché , “l’occhio di Dio”, è ciò che ci fa stare, non significa che noi siamo costretti a d assecondare semplicemente o passivamente questo presupposto. Nostro compito è anzitutto quello di interrogarlo il presupposto, e quindi operare una sorta di scepsi. L’atteggiamento fondamentale di tutta la filosofia. Attenzione, però, perché la filosofia greca è il luogo del kosmos, del logos, del destino. Ma la filosofia greca è anche il luogo in cui questo kosmos nasce dalla famosa azione socratica che non è altro che una messa in questione di ogni presupposto. Il kosmos greco nasce dalla continua messa in questione del presupposto. E non possiamo nemmeno dimenticare il Cristianesimo, altra grande radice dell’Europa. Paradossalmente, vedo nell’operazione di Rizzi una operazione greca. Il presupposto viene posto di fronte e viene interrogato: chi sei? È la domanda all’Inizio. L’altra operazione (in riferimento al corso del Prof. Trame), apparentemente molto più laica, è più legata al “cristianesimo”, in base al quale si opera a partire da un presupposto non interrogato. La fede è questo. E c’è anche una rivelazione che va presa così com’è, e in quanto non interrogata produce un processo infinito, un’apertura mai definibile ultimativamente da parte nostra. Il processo appunto dell’Ulisse dantesco, rappresenta il destino dell’occidente, e quindi scopriamo che la tecnica, la potenza di cui si parlava prima, è intimamente legata al presupposto cristiano. Attenzione, la tecnica è però anche un presupposto assolutamente cristiano: la possibilità di rompere ogni limite, superare ogni soglia, ma – attenzione – a partire dalla non interrogazione del presupposto. La storia cristiana è una storia lineare che procede all’infinito. La storia ciclica greca è la storia che nasce dalla interrogazione costante del presupposto. Fare l’architetto non può prescindere dalla consapevolezza che siamo in un luogo e che forse quel luogo già contiene quell’architettura che noi dovremo portare alla luce. Ma cos’è il luogo? Tante cose sono luogo. Credo innanzitutto che il luogo è un simbolo concreto, empirico – non teologico – di un presupposto da cui non possiamo prescindere. Qualcosa rispetto a cui non sono libero o, in relazione al quale potrà essere manifestata al massimo livello possibilmente la mia libertà, ma a partire da quel presupposto che non posso fingere non preesista. Non posso interrogare una sorta di delirio infinito. Devo invece fare i conti a partire da quello, solamente da quello, affinché la mia libertà sia determinata in modo ingiudicabile, ineludibile, e potrà quindi procedere all’infinito e infinite potranno essere le sue traduzioni, le sue determinazioni, le sue riscritture. Ecco se questo è quel quadro, credo allora sia vero quello di cui avete fatto esperienza. Mi sembra che quello che ho visto sia un’operazione non solo architettonica, di conoscenza di dati, di elementi per altro essenziali, ma sia un’esperienza di pensiero. Ripeto, come dicevo all’inizio, l’imprescindibilità del confronto con questa dimensione della riflessione del pensiero senza il quale, spesso, il fare rischia di diventare un fare semplicemente idiota.

Renato Rizzi — La Deposizione dello Sguardo

Santa Maria dei Miracoli

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Renato Rizzi — La Deposizione dello Sguardo

San Zaccaria

_Venezia: insegnare architettura, didattica ricerca. Convegno organizzato dal Prof. Umberto Trame nella sede di S. Marta, il 24 febbraio 2004, per esporre e discutere i risultati del lavoro degli studenti relativi ai Laboratori di progettazione 1° anno, Prof. Trame e Prof. Rizzi. Inoltre parteciparono alla discussione: Prof. Gianni Fabbri, Dott.ssa Gabriella Belli, Prof. Massimo Donà, Prof. Giovanni Chiaramonte, Prof. Oswald Zöggeler._

Renato Rizzi — La Deposizione dello Sguardo

Renato Rizzi — La Deposizione dello Sguardo

San Giorgio Maggiore

Renato Rizzi — La Deposizione dello Sguardo

San Simeone Piccolo

Renato Rizzi — La Deposizione dello Sguardo

Renato Rizzi — La Deposizione dello Sguardo

San Francesco della Vigna

Renato Rizzi — La Deposizione dello Sguardo

Redentore

Renato Rizzi — La Deposizione dello Sguardo

Basilica di San Marco

Riqualificazione di Medolla (Mo) - Michele Palamara, Alessandra Malfitano, Luca Farinelli, Davide Scannavini

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Progetto per la risistemazione di Piazza Garibaldi e Piazza del Popolo, la realizzazione del portico in fregio a Via Roma e la realizzazione dell’Urban Center al posto dell’Ex Municipio. In fase di progettazione esecutiva.

Michele Palamara, Alessandra Malfitano, Luca Farinelli, Davide Scannavini — Riqualificazione di Medolla (Mo)

Render del progetto definitivo

PISCINA INTERRATA PRIVATA - Architetto Manuel Tonolini

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trattasi della realizzazione di una piscina interrata, privata, di tipo prefabbricato con pannelli d’acciaio zincato, dotata di impianto di filtrazione e ricircolo dell’acqua

Architetto Manuel Tonolini — PISCINA INTERRATA PRIVATA

Concorso di idee per la riqualificazione del centro storico di Desenzano - Michele Palamara, Alessandra Malfitano, Giusy Milone, cristina mannello, Giuseppe Cannetti


School for ornamental metalwork and blacksmithing Anderlecht - BURO II & ARCHI+I

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The new building houses both courses – ornamental metalwork and blacksmithing – in order to provide the students (adult education and evening classes) with all modern comforts while creating a showcase for the craft. The plot is located on a site with two other schools, the CVO and the Erasmus University College, which form a campus. With its compact form, the new school similarly inhabits the space. The plot was selected so that the rest of the site can be used as a green area.

BURO II & ARCHI+I — School for ornamental metalwork and blacksmithing Anderlecht

The new school comprises a platform of approximately 1,525m² and is based on the patio model for reasons of security and noise control. Transparent sectional doors are employed to allow views of the patio and between the various forges. The chosen form enables effi cient and shared use of the technical areas and installations. The building has a concrete plinth of 1m20. The rest of the facade and roof is covered by a copper-coloured lacquered steel plate: the metal colour creates a link with the crafts. The copper gives the building presence on the campus without it appearing too industrial. The windows are of black painted aluminium. Variation in the shape of the roof refl ects the industrial past of the area and provides architectural interest.

BURO II & ARCHI+I — School for ornamental metalwork and blacksmithing Anderlecht

The roof design has the additional advantage of providing maximum natural light and optional natural ventilation for the building. The large windows ensure optimal natural light but also provides a view of the inside to a passerby. The school wants an energy effi cient building that meets the E70 standard. The building isl be fully accessible for disabled visitors. The majority of facilities (forges, toilets, staff room, classroom) are found on the ground fl oor. Changing rooms, showers and two further classrooms are situated on the duplex fl oor, which is accessible via a lift with wheelchair access.

BURO II & ARCHI+I — School for ornamental metalwork and blacksmithing Anderlecht

BURO II & ARCHI+I — School for ornamental metalwork and blacksmithing Anderlecht

BURO II & ARCHI+I — School for ornamental metalwork and blacksmithing Anderlecht

BURO II & ARCHI+I — School for ornamental metalwork and blacksmithing Anderlecht

BURO II & ARCHI+I — School for ornamental metalwork and blacksmithing Anderlecht

Ripperda barrack - Jeroen de Nijs

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The building itself was built around 1880 as a horse-riding school for the Dutch army. It is part of the Ripperda-barracks, located in Haarlem.

Jeroen de Nijs — Ripperda barrack

photo taken by Jeroen de Nijs

Recently the building was split up in 10 apartments and the residents asked Jeroen de Nijs to design an interior for them that fits with the atmosphere of the monumental building. This industrial property has some original details what makes it special. Because of the monumental character of the building the 1st floor is divided from de façade. This solution made it possible to create a spacious vide above the living- and kitchen-area. This creates an intimate space for dining and living below. Every floor has an open structure with sightlines from one side to the other. The residents are, even when they are on different floors, always in contact with each other and daylight infiltrates the entire house. To emphasize the spaciousness and height of the room ( approx. 5,5 meters), We designed two big lighting-objects. An open circle form is chosen because this form does not compete with the dominant and monumental windows next to it.

Jeroen de Nijs — Ripperda barrack

Photo taken by Jeroen de Nijs

The functions through the whole house flow smooth into one another what makes it feel like it is a loft and the use of materials merges with

Jeroen de Nijs — Ripperda barrack

Photo taken by Jeroen de Nijs

the raw character of this old riding-school.

Jeroen de Nijs — Ripperda barrack

Photo taken by Jeroen de Nijs

Jeroen de Nijs — Ripperda barrack

Photo taken by Jeroen de Nijs

Jeroen de Nijs — Ripperda barrack

Photo taken by Jeroen de Nijs

Bivacco Fratelli Fanton - Arch. Giacomo Marsilio

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Il luogo previsto per la ricostruzione del Bivacco F.lli Fanton è stato individuato in corrispondenza della Forcella delle Marmarole ai piedi della parete Sud del Cimon del Froppa, nel gruppo delle Marmarole, la forcella si trova ad una quota di 2.661 m sul livello del mare in posizione panoramica.

Arch. Giacomo Marsilio — Bivacco Fratelli Fanton

inserimento

A seguito della posizione e della sua altitudine il luogo si caratterizza per essere particolarmente esposto ai venti ed alle intemperie, all’accumulo della neve per la quale si prevede nella stagione invernale un’ altezza media di circa 2 metri con punte massime che possono raggiungere i 4 metri, il luogo risulta abbastanza isolato essendo raggiungibile nella stagione estiva in circa 4/5 ore di cammino dalla fine della strada asfaltata ed inoltre si ritiene plausibile che l’ area sia occasionalmente soggetta a caduta di massi provenienti dalle vicine pareti.

Arch. Giacomo Marsilio — Bivacco Fratelli Fanton

inserimento

La Documentazione allegata al bando di concorso individua un’ area circolare nella quale collocare il Bivacco indicandola come più adatta per minor rischio di slavine e minor accumulo di neve, l’ area si colloca subito a monte della Forcella in posizione ( ovviamente ) di grande pregio.

Arch. Giacomo Marsilio — Bivacco Fratelli Fanton

La stessa Documentazione, inoltre ed opportunamente, auspica che l’ intervento si caratterizzi per il minore impatto possibile ipotizzando la possibilità di un eventuale spostamento del Bivacco senza che ciò comporti il permanere in luogo di tracce della precedente sistemazione.

Arch. Giacomo Marsilio — Bivacco Fratelli Fanton

Il Bivacco è il luogo dove trovare rifugio in caso di condizioni avverse, deve essere fruibile nelle situazioni di maggior innevamento anche in situazioni di tempo cattivo.

Arch. Giacomo Marsilio — Bivacco Fratelli Fanton

La proposta, in questa fase sviluppata a livello di idea, cerca di dare una risposta a quanto sopra esposto, il Bivacco viene quindi collocato all’ interno dell’ area individuata subito sopra la forcella a quota 2.677 m sul livello del mare, si caratterizza per essere staccato dal suolo essendo posato su di una struttura metallica rimovibile, avrà forma arrotondata per offrire la massima resistenza al vento, al peso della neve ed agli urti di eventuali massi e sarà realizzato su due piani in modo da essere sempre visibile ed accessibile anche in caso di abbondanti nevicate tramite un accesso supplementare realizzato al piano superiore.

Arch. Giacomo Marsilio — Bivacco Fratelli Fanton

Il Bivacco è caratterizzato da una forma che ricorda una pigna schiacciata disposto con l’ asse maggiore in direzione Nord-Sud lungo le curve di livello del terreno, al piano terra viene collocata la zona giorno mentre al piano superiore la zona notte, l’ingresso principale è collocato al piano terra verso valle in modo da risultare rialzato rispetto al suolo e libero in caso di nevicate normali, è costituito da un disimpegno attrezzato per potere collocare gli zaini e gli sci.

Arch. Giacomo Marsilio — Bivacco Fratelli Fanton

All’interno della zona giorno troviamo un’ area dove poter riscaldare cibi e depositare alimenti, bevande e la prevista tanica dell’ acqua, una zona dotata di piani d’ appoggio ed una zona costituita da una panca, da un grande tavolo e da alcune sedie dove poter mangiare, leggere o giocare a scacchi, l’ arredamento ha un’ altezza massima di 85 cm in modo da lasciare libera la visuale all’ esterno .

Arch. Giacomo Marsilio — Bivacco Fratelli Fanton

Nella zona notte troviamo quattro letti a castello, ogni castello è formato da tre livelli per un totale di 12 letti.

Arch. Giacomo Marsilio — Bivacco Fratelli Fanton

La zona giorno è dotata di grandi finestre che guardano verso valle e verso sud e di finestre più piccole che guardano verso la parete della montagna, come già riportato questa zona è quella più interessata dall’ innevamento invernale, il piano notte è caratterizzato da piccole finestre distribuite lungo le pareti in modo che ogni letto sia dotato di una sua piccola finestra per poter ammirare il paesaggio.

I due piani che formano il Bivacco sono collegati tra loro per mezzo di una scala a pioli tramite una botola.

Come accennato precedentemente, si potrà accedere al Bivacco anche utilizzando la porta sul retro che dà direttamente al piano superiore, l’accesso avviene tramite un piccolo terrazzino esterno realizzato in metallo al quale normalmente si può accedere tramite una scala a pioli sempre esterna, proseguendo oltre il terrazzino la scala raggiunge la copertura, un sistema automatico farà sì che la botola di collegamento fra la zona giorno e la zona notte si chiuda all’apertura della porta esterna.

Il Bivacco si caratterizza all’ esterno per essere realizzato in lamiera zincata, eventualmente potrà essere colorata nel qual caso risulterà più visibile da lontano mentre se lasciata di colore naturale avrà un impatto molto minore sull’ambiente circostante, l’ interno è costituito da un involucro più piccolo rispetto a quello esterno realizzato in legno, all’ interno dei due involucri viene collocata la coibentazione termica costituita da lana di legno, la struttura sarà caratterizzata da un’ alta inerzia termica in modo da ridurre al massimo la dispersione di calore.

Gli arredi interni come pure i solai saranno realizzati in legno con finiture semplici e robuste,

All’esterno del Bivacco saranno collocate due telecamere per monitorare la zona circostante, mentre una telecamera verrà collocata all’interno; in corrispondenza della copertura viene realizzata una “ guglia “ con funzione di contenitore e di supporto di attrezzature tecnologiche, sulla copertura sono collocati i pannelli fotovoltaici indirizzati verso sud per la produzione dell’energia elettrica necessaria al funzionamento del Bivacco e delle relative attrezzature.

Per l’ areazione sono previste delle bocchette nella zona inferiore del Bivacco con funzione di immissione mentre un piccolo estrattore collocato nella parte sommitale all’interno della piccola guglia ne garantirà il funzionamento provvedendo all’ estrazione.

La forma del Bivacco rimanda agli oggetti tipici della cultura montanara quali le ciotole e le gerle oltre ad altri oggetti naturali quali le pigne od i nidi degli uccelli, il Bivacco si caratterizza per la robustezza e per la quasi totale assenza di necessità di manutenzione.

Realizzazione modulare

Il basamento è costituito da una struttura metallica adattata in loco sul quale verrà agganciata la base del Bivacco, il Bivacco è costituiti da due elementi distinti, l’elemento inferiore che contiene La zona giorno compreso il solaio superiore e l’elemento superiore che contiene la zona notte e la copertura.

Penthouse in Amsterdam - Jeroen de Nijs

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The repurposing of an office building that goes from 4 floors to 4 big apartments. The new residents (a couple with a 13 year old child) asked me to design the interior for their top floor apartment (200m²) and roof terrace (140m²).

Jeroen de Nijs — Penthouse in Amsterdam

Terrace

Most important factor with the division of the space was the sun. This property has large windows in all façades and on the East and South facade cantilevered balconies. Between the columns structure in the middle of the room, there is a stairwell and an elevator shaft. What could be more luxurious to enter directly from the elevator home?

Jeroen de Nijs — Penthouse in Amsterdam

Living

Some functions are linked to the elevator shaft, some as the boiler room, laundry room, cloakroom and stairs. This is called the core of the space and through this you create two spaces on either side of it. Those two spaces will function as bedrooms. The remaining space is used as an open living room with kitchen. The facades are completely stripped up to the masonry. The ceiling is, because of its small height, kept in sight and the power floated concrete floor is provided with underfloor heating.

Jeroen de Nijs — Penthouse in Amsterdam

diner table

The core of the space is coated with walnut wood. This luxurious choice of wood is in contrast with the rawness of the existing space. With refined details and cantilevered treads this is seen as a furniture piece. The kitchen cabinets and island is made of Hi-macs and fits seamlessly into the industrial character of the space. In the middle of the room there is placed a swivel wood fireplace whereby it can be seen from all corners of the house.

Jeroen de Nijs — Penthouse in Amsterdam

spatially volume

The rooftop structure is used as a cinema and guesthouse. The roof terrace is ‘ibiza-style’ and has several lounge areas, a bar, a barbecue and an outdoor shower. The wooden platforms with artificial grass and high vegetation make it as an oasis amid the bustle of the city.

Jeroen de Nijs — Penthouse in Amsterdam

kitchen

Jeroen de Nijs — Penthouse in Amsterdam

guest bed

Jeroen de Nijs — Penthouse in Amsterdam

bedroom

Jeroen de Nijs — Penthouse in Amsterdam

sink

Jeroen de Nijs — Penthouse in Amsterdam

detail

Villa P - DFG Architetti

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Progetto di ristrutturazione di un’abitazione privata in Ragusa. Il living, fulcro e cuore pulsante del progetto, è trattato come un unicum con il giardino esterno, grazie all’apertura di ampie vetrate verso la veranda. Il verde e la luce entrano quindi nella zona giorno, senza che venga percepito un confine netto fra indoor e outdoor. Nel diverso trattamento delle superfici si rilegge la diversa destinazione d’uso degli spazi, che vengono quindi caratterizzati dalla pietra, piuttosto che dal legno, o da una carta elegante e di design, mentre un lago calmo e luminoso di resina diventa il pavimento.

DFG Architetti — Villa P

DFG Architetti — Villa P

DFG Architetti — Villa P

DFG Architetti — Villa P

DFG Architetti — Villa P

DFG Architetti — Villa P

White villa - Jeroen de Nijs

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Two villas are built on a large plot located in a wooded area. The houses consist of a basement and several outbuildings in order to achieve the maximum allowable volume with respect to the planning restrictions. Due to this limited main volume and the gable roof the houses fit in well to the historic ribbon construction of its environment.

Jeroen de Nijs — White villa

White villa

The living room with open kitchen and sun terraces are situated on the South West, from which one has views over the countryside. The other living areas are located in the main volume. The ramp provides access to the garage under the house.

Jeroen de Nijs — White villa

white villa

stucco facades has a thatched roof with wide overhangs. The sunlight reaches far into the house through the huge glass windows, it opens space, creates long sight lines and a spacious feeling.

Jeroen de Nijs — White villa

white villa

Jeroen de Nijs — White villa

white villa

Jeroen de Nijs — White villa

white villa

Jeroen de Nijs — White villa

white villa

Jeroen de Nijs — White villa

white villa

Jeroen de Nijs — White villa

white villa

Miss'Opo Guest House - Gustavo Guimarães

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“MISS’OPO 2010-2012” Love is an act of construction. MISS’OPO is born from the desire to transport the Joy of intimacy to a more comprehensive life project, one of a public nature.

Gustavo Guimarães — Miss'Opo Guest House

Restaurant

The Programme, six apartments, a restaurant space, a foyer/shop/gallery, a multipurpose space and technical areas are distributed throughout the building as if rooms in an old house. The apartments are the bedrooms, the bar the kitchen, the dining room the garden, the foyer/shop/gallery the lounge, and so on.

Gustavo Guimarães — Miss'Opo Guest House

Bathroom

The Aura of the Home, of Shelter, was built, giving back to the building its original function, that of habitation. Alongside this, we have also respected and integrated its more recent period, extolling its raw and industrial character, a present reminder of the textile unit which was dramatically implemented in the 1970s.

Gustavo Guimarães — Miss'Opo Guest House

Restaurant

Restoration as respect for history, reinterpreting its content, was the theme we were interested in exploring. This process of conception-construction took up all our energies for two years of our lives. In the frenzy of the new, while we built and filled the House, we emptied the other one. MISS’OPO was born.

Gustavo Guimarães — Miss'Opo Guest House

Apartment

Gustavo Guimarães — Miss'Opo Guest House

Apartment

Gustavo Guimarães — Miss'Opo Guest House

Apartment

Gustavo Guimarães — Miss'Opo Guest House

Apartment

Gustavo Guimarães — Miss'Opo Guest House

Apartment

Gustavo Guimarães — Miss'Opo Guest House

Foyer

Gustavo Guimarães — Miss'Opo Guest House

Foyer

Gustavo Guimarães — Miss'Opo Guest House

Detail

Gustavo Guimarães — Miss'Opo Guest House

Detail

Gustavo Guimarães — Miss'Opo Guest House

Bar

Gustavo Guimarães — Miss'Opo Guest House

Bar

Gustavo Guimarães — Miss'Opo Guest House

Restaurant

Gustavo Guimarães — Miss'Opo Guest House

Facade

Gustavo Guimarães — Miss'Opo Guest House

Facade

Gustavo Guimarães — Miss'Opo Guest House

Axonometry

Gustavo Guimarães — Miss'Opo Guest House

Section

Gustavo Guimarães — Miss'Opo Guest House

Section

Gustavo Guimarães — Miss'Opo Guest House

Section

Gustavo Guimarães — Miss'Opo Guest House

Sections

Gustavo Guimarães — Miss'Opo Guest House

Location

Gustavo Guimarães — Miss'Opo Guest House

1st and 2nd floor

Gustavo Guimarães — Miss'Opo Guest House

Basement

Gustavo Guimarães — Miss'Opo Guest House

3rd and 4th floor


Monumental loft - Jeroen de Nijs

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The space is located in a 17th century monumental canal house in the center of Amsterdam. It is now used as a guesthouse of approximately 90m² that is connected the upper house of 180m².

Jeroen de Nijs — Monumental loft

It is an open space with a high ceiling. We build a white between floor with a sculptural staircase where various functions as the guest bed, movie wall, pantry and toilet have been processed in. The wooden unit contains a Jacuzzi and desk.

Jeroen de Nijs — Monumental loft

All these functions are organically connected through level differences and several stairs, whereby the room can playfully be discovered. The rooms’ atmosphere is defined by the old masonry and the heavy floor joists on the ceiling. The modern sculptural movement of the between floor and the staircase emphasizes this. There is an access made in the rear to the garden.

Jeroen de Nijs — Monumental loft

Jeroen de Nijs — Monumental loft

Jeroen de Nijs — Monumental loft

Jeroen de Nijs — Monumental loft

PROGETTO DI SCUOLA MATERNA E NIDO AD ALTA SOSTENIBILITA' - Architetto Manuel Tonolini, Claudio Brambilla

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Il progetto, sviluppato a partire da un’analisi ambientale e dall’esame di strategie attuate in casi studio di riferimento, mira al miglior equilibrio tra sostenibilità ecologica, economica e sociale. Nel tentativo di raggiungere questo obiettivo sono state adottate strategie bioclimatiche, materiali rinnovabili, sistemi di recupero dell’acqua meteorica, impianti di fitodepurazione, pompe di calore geotermiche, impianti fotovoltaici e termosolari, scelte morfologiche e distributive relazionate al contesto, ricorso a materiali locali e ad elementi prefabbricati o comunque standarizzati, ma soprattutto la massima attenzione agli spazi interni-esterni ed ai punti di vista dei bambini. Un’impostazione razionale del progetto e un certo minimalismo formale non devono lasciar pensare ad una sorta di ordinarietà, bensì vanno inquadrati come strategie e coerenze rispetto agli anzidetti obiettivi, tanto da determinare il carattere dell’edificio. Infatti l’intero progetto, come indica il motto, è stato sviluppato mettendo al centro il “piccolo uomo”, concetto caro ad Alvar Aalto nel senso dell’uomo comune che, in questo caso, è piccolo in tutti i sensi.

Architetto Manuel Tonolini, Claudio Brambilla — PROGETTO DI SCUOLA MATERNA E NIDO AD ALTA SOSTENIBILITA'

PROGETTO DI RESIDENZE STUDENTESCHE CON BAR-RISTORANTE E NEGOZIO - Architetto Manuel Tonolini

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Le residenze poste a servizio della scuola di musica sono articolate in due edifici collegati da una piccola corte su due livelli che precisamente collega il porticato sud al piano terra e il ballatoio al primo piano. Un edificio ospita gli alloggi studenteschi, l’altro quelli per i docenti e i visitatori. Entrambe le residenze sono state sviluppate a partire da una cellula abitativa base costituita da due camere e da un piccolo soggiorno comune. Ogni camera è articolata su due livelli, di cui uno soppalcato, con doppio affaccio nord-sud. L’orientamento longitudinale degli edifici segue la direttrice del Naviglio, vantaggiosa anche dal punto di vista bioclimatico in quanto sostanzialmente orientata lungo l’asse est-ovest. Questo ha permesso, conformemente alle buone tecniche di progettazione bioclimatica, di avere delle ampie aperture a sud, limitandole invece a nord. A sud inoltre sono stati posizionati gli spazi di soggiorno, mentre a nord trovano posto tutti i bagni delle residenze. Al livello superiore le camere, oltre ai letti, ospitano anche i tavoli per lo studio individuale, orientati a nord, verso la piazza interna, in modo da avvantaggiarsi della migliore illuminazione naturale, senza il fastidio dei raggi solari. La schermatura solare estiva è garantita dall’aggetto del ballatoio e della copertura, mentre alla parte più alta delle camere provvede un frangisole orientabile. E’ stato effettuato uno studio dell’irraggiamento solare estivo ed invernale che ha orientato il dimensionamento dei sistemi schermanti e la verifica di come i raggi solari penetrano negli ambienti ed anche negli spazi comuni esterni. La bucatura centrale del doppio porticato, ad esempio, oltre ad essere suggestiva e permettere delle relazioni visive e non solo tra i due livelli, permette di avere irraggiamento solare invernale anche nella parte nord del porticato. Il ballatoio, come il sottostante porticato, non ha solo funzione distributiva e schermante, ma si pone anche come spazio di relazione-aggregazione privilegiato con gradevole vista direttamente affacciata sul Naviglio. Stesse considerazioni per il porticato a doppia altezza centrale e in parte anche per le scale. Queste ultime si affacciano sulla piazza interna e sbarcano nella parte centrale del ballatoio. Si è scelto di utilizzare tutto il modulo strutturare per costituire una larga scalinata che vuole essere anch’essa spazio di relazione. Sopra la scala trova posto un ampio locale tecnico che può servire, ad esempio, per ospitare gli inverter dei pannelli solari fotovoltaici previsti in copertura. Si tratta di edifici multiuso in quanto le residenze sono poste solo al primo e secondo livello, il piano terra dei due fabbricati ospita varie attività: un bar ristorante; un negozio; una sala multiuso per gli studenti; un deposito biciclette; alcuni locali tecnici. Il ristorante dispone anche di una serie di locali interrati uso cantina-magazzino collegati al piano terra e in particolare all’office sia tramite scala sia tramite un montacarichi. Anche la sala multiuso degli studenti dispone di un piano interrato in cui si trovano la lavanderia e altri locali uso cantina-deposito. Il piano terra si interfaccia alla piazza interna con un porticato collegato a quello sud nella parte centrale, quella a doppia altezza. Questo luogo è un punto di incontro non solo dei due edifici ma anche tra la piazza interna e il Naviglio, dunque mira ad essere un importante “luogo di incontro” e di aggregazione sociale. I materiali previsti comprendono strutture miste, verticali e orizzontali, in calcestruzzo armato e legno, quest’ultimo materiale è previsto anche per gran parte dei rivestimenti esterni. La scelta di un ampio impiego del legno discende anche da considerazioni ecologiche, in quanto il legno è l’unico materiale davvero rinnovabile e dunque sostenibile.

Architetto Manuel Tonolini — PROGETTO DI RESIDENZE STUDENTESCHE CON BAR-RISTORANTE E NEGOZIO

Architetto Manuel Tonolini — PROGETTO DI RESIDENZE STUDENTESCHE CON BAR-RISTORANTE E NEGOZIO

Architetto Manuel Tonolini — PROGETTO DI RESIDENZE STUDENTESCHE CON BAR-RISTORANTE E NEGOZIO

Architetto Manuel Tonolini — PROGETTO DI RESIDENZE STUDENTESCHE CON BAR-RISTORANTE E NEGOZIO

Architetto Manuel Tonolini — PROGETTO DI RESIDENZE STUDENTESCHE CON BAR-RISTORANTE E NEGOZIO

Architetto Manuel Tonolini — PROGETTO DI RESIDENZE STUDENTESCHE CON BAR-RISTORANTE E NEGOZIO

Banco de Londres y América del Sur - Clorindo Testa

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Banco de Londres y América del Sur
Buenos Aires, Argentina. 1959-66

Clorindo Testa — Banco de Londres y América del Sur

Clorindo Testa — Banco de Londres y América del Sur

Clorindo Testa — Banco de Londres y América del Sur

Clorindo Testa — Banco de Londres y América del Sur

Clorindo Testa — Banco de Londres y América del Sur

Clorindo Testa — Banco de Londres y América del Sur

Clorindo Testa — Banco de Londres y América del Sur

Clorindo Testa — Banco de Londres y América del Sur

Clorindo Testa — Banco de Londres y América del Sur

Clorindo Testa — Banco de Londres y América del Sur

Clorindo Testa — Banco de Londres y América del Sur

Clorindo Testa — Banco de Londres y América del Sur

Clorindo Testa — Banco de Londres y América del Sur

Clorindo Testa — Banco de Londres y América del Sur

Clorindo Testa — Banco de Londres y América del Sur

Clorindo Testa — Banco de Londres y América del Sur

Clorindo Testa — Banco de Londres y América del Sur

Biblioteca Nacional de la República Argentina - Clorindo Testa

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Biblioteca Nacional de la República Argentina, Buenos Aires, 1962-92

Clorindo Testa — Biblioteca Nacional de la República Argentina

Clorindo Testa — Biblioteca Nacional de la República Argentina

Clorindo Testa — Biblioteca Nacional de la República Argentina

Clorindo Testa — Biblioteca Nacional de la República Argentina

Clorindo Testa — Biblioteca Nacional de la República Argentina

Clorindo Testa — Biblioteca Nacional de la República Argentina

Clorindo Testa — Biblioteca Nacional de la República Argentina

Clorindo Testa — Biblioteca Nacional de la República Argentina

Clorindo Testa — Biblioteca Nacional de la República Argentina

Clorindo Testa — Biblioteca Nacional de la República Argentina

Clorindo Testa — Biblioteca Nacional de la República Argentina

Clorindo Testa — Biblioteca Nacional de la República Argentina

Clorindo Testa — Biblioteca Nacional de la República Argentina

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Clorindo Testa — Biblioteca Nacional de la República Argentina

Clorindo Testa — Biblioteca Nacional de la República Argentina

Clorindo Testa — Biblioteca Nacional de la República Argentina

Clorindo Testa — Biblioteca Nacional de la República Argentina

Clorindo Testa — Biblioteca Nacional de la República Argentina

Clorindo Testa — Biblioteca Nacional de la República Argentina

Clorindo Testa — Biblioteca Nacional de la República Argentina

Clorindo Testa — Biblioteca Nacional de la República Argentina

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