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Asilo Nido a Dolzago - ia2 studio associato

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Il progetto si caratterizza per un accurato inserimento nel contesto urbano ed ambientale. In particolar modo colpiscono tre elementi: l’impianto industriale “Bonomelli”, con la sua caratterizzazione sul fronte stradale su via Montecuccoli, i monti sullo sfondo e il Parco degli Alpini. La fabbrica Bonomelli diventa spunto e forma della stereotipata sagoma del tetto a shed che ospita l’aula polifunzionale e la mensa. La condizione orografica è interpretata nel gioco di trasparenze e velature del mondo “ipogeo” che da’ linfa vitale ai giganti “fiori” delle aule che come girasoli ruotano a cercare l’abbraccio del sole.

 ia2 studio associato — Asilo Nido a Dolzago

Il verde è protagonista, è la materia di cui è fatto il tessuto connettivo dell’edificio, è la base su cui poggia l’architettura, è superficie che si modella, si incurva, si solleva; è il giardino interno che diventa copertura degli spazi comuni, dell’ingresso, del refettorio. E’ l’elemento che con la sua dolce silenziosa presenza valorizza e mette in risalto i corpi architettonici che da esso emergono e con linguaggio vagamente naif raccontano il loro contenuto. Il muro verso il Parco degli Alpini viene rimosso a sugellare questa iscindibile connessione tra l’edificio e il verde.

 ia2 studio associato — Asilo Nido a Dolzago

Tutto lo sviluppo del progetto è stato pensato, per quanto ci è concesso, con gli occhi e la sensibilità del fanciullo, immaginando l’irresistibile attrazione che su di esso esercitano le rampe, i salti, il susseguirsi di spazi sempre diversi, l’aprirsi di sempre nuovi orizzonti (quasi mai orizzontali) in una sequenza di materiali e colori e forme, scenario ideale di giochi viaggi e avventure.

 ia2 studio associato — Asilo Nido a Dolzago

La struttura dell’edificio è costituita da telai in legno del tipo balloon frame, con pannelli in OSB di tamponeamento ad effetto controventante. Il sistema permette la riduzione del consumo di legno rispetto alle strutture continue, razionalizzandone l’impiego. L’intercapedine tra i pannelli in OSBè isolata con fibra di legno ad alta densità. Uno strato di lana di legno mineralizzata costituisce un ultimo leggero cappotto esterno sottoposto alla facciata ventilata. Come per la struttura, anche per i componenti ed i materiali di finitura è stato privilegiato l’impiego di materiale rinnovabile e naturale o ad elevato contenuto di riciclato pre e post consumo.

 ia2 studio associato — Asilo Nido a Dolzago

Gli impianti sono costuiti da una pompa di calore a scambio geotermico, alimentata da cinque geosonde verticali da 100metri e dall’impianto fotovoltaico integrato sugli shed della copertura. A completare il quadro impiantistico, è previsto un impianto solare termico a circolazione forzata ad integrazione della pompa di calore, un impianto radiante a pavimento per riscaldamento e blando raffrescamento ed un sistema di ventilazione meccanica controllata, con recupero di calore ad alta efficienza, batterie di trattamento aria e filtri elettronici per assicurare sempre un’elevata qualità dell’aria. Il risultato è un NZEB.

 ia2 studio associato — Asilo Nido a Dolzago

 ia2 studio associato — Asilo Nido a Dolzago

 ia2 studio associato — Asilo Nido a Dolzago

 ia2 studio associato — Asilo Nido a Dolzago

 ia2 studio associato — Asilo Nido a Dolzago


PORTO TURISTICO DI TAUREANA DI PALMI - Francesco Marino

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Negli ultimi anni, con l’aumentato benessere del mondo industrializzato, si è assistito ad uno sviluppo notevole della nautica turistica e sportiva e della conseguente domanda di posti barca e in numero sempre maggiore realizzazione di porti turistici modernamente attrezzati. Una recente analisi ha evidenziato che la domanda insoddisfatta di posti barca in Italia è dell’ordine delle 100000 unità. E’ noto che il parco nautico italiano (compresi i mezzi minori) è composto da 800000 unità (contro i 3600000 della Gran Bretagna), mentre l’offerta di marine attrezzate è di sole 50 (contro le 300 della G.B. e le 7400 degli USA) per un totale di ormeggi di circa 100000 a servizio di 130000 barche matricolate ed almeno 70000 di quelle minori non matricolate. Per soddisfare questa domanda dovrebbero essere realizzati in Italia nei prossimi anni un numero di 100-200 porti turistici da 500-1000 posti barca. Nel contempo lo sviluppo delle conoscenze tecnico-scientifiche e dei mezzi di indagine e di costruzione, insieme ad una ritrovata sensibilità ambientale, ha contribuito a gettare la basi per nuovi criteri progettuali. Dunque per progettare un marina con adeguati standard qualitativi è necessario un approccio multidisciplinare: sono infatti indispensabili sofisticate conoscenze di idraulica marittima, morfodinamica litoranea, geotecnica, ingegneria strutturale, urbanistica, architettura, impiantistica e preferibilmente una discreta esperienza nautica. E’ inoltre opportuna l’analisi degli impatti socio-economici ed uno studio di compatibilità ambientale, per progettare un infrastruttura di qualità nel rispetto dei delicati equilibri naturali costieri. In ambito marittimo sicurezza e sviluppo sostenibile sono i punti di partenza ed arrivo di un percorso che da una accezione ristretta alla difesa e tutela dell’ordine pubblico (security) si espande a quella di prevenzione del pericolo di danni conseguenti a comportamenti a rischio da contenere nei limiti dell’accettabile (safety), per concludersi, oggi, nella più ampia accezione di sviluppo sostenibile. Oggi infatti la nuova frontiera della sicurezza nazionale, sulla scorta della nuova nozione di “sicurezza” già presente nei documenti elaborati in sede di organizzazioni internazionali, viene individuata nella linea di tutela dell’ecosistema. Il nuovo concetto di “sicurezza”, allora, impone che la comunità sia salvaguardata non solo dal pericolo di danni arrecati da comportamenti dolosi o colposi, che superino il limite accettabile di rischio, ma anche che essa sia protetta dal più grave e più pressante pericolo dell’irreversibile collasso provocato da atti leciti per uno sviluppo ed una crescita economica non contenuti nei confini (tracciati dalla scienza) della sostenibilità. Security, Safety e sviluppo sostenibile costituiscono dunque le dimensioni che acquisisce oggi, la nozione sicurezza nel linguaggio comune e tecnico, seguendo un processo di evoluzione i cui percorsi storici e filosofici sarebbe troppo lungo riassumere in questa sede. In particolar modo la Safety ha assunto un ruolo via via sempre maggiore. Infatti, la “sicurezza” nei nostri porti turistici non è sempre garantita: le procedure per issare barche a terra o per vararle a mare avvengono ai limiti del consentito marinaresco da rispettare. Per alcuni imprenditori privati che gestiscono molti porticcioli la “maritime safety” non fa parte del loro bagaglio culturale, a tal punto che qualche incidente accade solo per distrazione e non per procedure nautiche errate; senza tener conto che “port of leisure” non significa “leisure accident”. Si vede molto spesso effettuare dei lavori sulle banchine e sui pontili senza garanzia di sicurezza; come pure si vede il diportista della domenica effettuare lavaggi alle imbarcazioni e a natanti di amici usando anche detersivi. Passando alla sicurezza della navigazione, molti porti ancora non hanno definito le disposizioni particolari di manovra per l’entrata/uscita del porto, fermo restando le norme per evitare gli abbordi in mare e disposizioni generali della Capitaneria di Porto. Per questo solo un attenta progettazione, tenendo in considerazione gli aspetti peculiari della Security può portare alla realizzazione di un porto o di una marina in cui venga salvaguardato l’ambiente e in cui si salvaguardi la sicurezza del diportista e di tutti gli operatori della struttura.

Francesco Marino — PORTO TURISTICO DI TAUREANA DI PALMI

Francesco Marino — PORTO TURISTICO DI TAUREANA DI PALMI

Francesco Marino — PORTO TURISTICO DI TAUREANA DI PALMI

Francesco Marino — PORTO TURISTICO DI TAUREANA DI PALMI

Francesco Marino — PORTO TURISTICO DI TAUREANA DI PALMI

Francesco Marino — PORTO TURISTICO DI TAUREANA DI PALMI

Ville sul lago - Paolo Carli Moretti

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Tipologie residenziali messe a punto per lo studio di fattibilità di un piccolo centro residenziale adiacente ad un lago situato all’interno di un’area naturale protetta in Romagna.

Paolo Carli Moretti — Ville sul lago

Casa A

Paolo Carli Moretti — Ville sul lago

Casa B

Paolo Carli Moretti — Ville sul lago

Casa C

Paolo Carli Moretti — Ville sul lago

Casa D

Paolo Carli Moretti — Ville sul lago

Casa E

Paolo Carli Moretti — Ville sul lago

Casa E

Paolo Carli Moretti — Ville sul lago

Casa E

Paolo Carli Moretti — Ville sul lago

Casa E

Paolo Carli Moretti — Ville sul lago

Casa E

Paolo Carli Moretti — Ville sul lago

Casa E

Paolo Carli Moretti — Ville sul lago

Casa E

Paolo Carli Moretti — Ville sul lago

Casa E

Paolo Carli Moretti — Ville sul lago

Casa E

Paolo Carli Moretti — Ville sul lago

Casa E

LO SPAZIO PERIURBANO: UN PROGETTO PER IL SUPERAMENTO DELL’ANTAGONISMO TRA CITTÀ E CAMPAGNA - Paolo Cameli

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L’area di progetto è ubicata nel comune di San Benedetto del Tronto, in contrada Brancadoro, nome che identifica attualmente l’area stessa. Ritaglio di quello che era un tempo il latifondo della famiglia nobiliare sopracitata, l’area si colloca equidistante dai due centri urbani che compongono il comune di San Benedetto del Tronto: il centro città sviluppatosi dall’espansione del borgo antico e Porto d’Ascoli. Questi due poli urbani si sono fusi in un’unica realtà amministrativa soltanto nel 1935, quando Porto d’Ascoli passò dal comune di Monteprandone a quello di San Benedetto. La storia urbanistica della città avviene dunque secondo il ritmo dell’espansione binaria dei due centri abitati, che vede il loro avvicinamento e la progressiva saturazione delle aree agricole che si frapponevano tra loro. L’area si estende per una superficie di circa 500 000 mq ed è racchiusa ad ovest dalla S.S. 16 Adriatica, a Nord dalla contrada di S. Pio X, ad Est dal Viale dello Sport e a Sud dall’infrastruttura viaria di raccordo sopraelevata.

Paolo Cameli — LO SPAZIO PERIURBANO: UN PROGETTO PER IL SUPERAMENTO DELL’ANTAGONISMO TRA CITTÀ E CAMPAGNA

complesso piscine

Oggi l’area si presenta come un’eccezione rispetto al contesto che la circonda. Essa è il risultato di due spinte comprimenti che negli anni hanno mangiato terreno in favore dell’edificazione, e a discapito di aree agricole di importanti dimensioni, di cui questa oggi rimane l’ultima traccia. Ma non si tratta solamente di una eccezione rispetto alla funzione che essa riveste, bensì rischia di essere una delle poche aree vuote che il Comune di San Benedetto del Tronto abbia la possibilità di modellare. Uno degli ultimi vuoti urbani che la speculazione edilizia e la tendenza al consumo di suolo rischiano di creare. Di più, essa corre già oggi il pericolo di essere “cementificata” per lasciar spazio a politiche di edilizia residenziale o a complessi sportivi, frutto di interventi non organizzati nella globalità dell’area, che avrebbero come effetto ultimo la mutilazione di un vuoto di fondamentale importanza strategica per la città. Essa è quella che oggi rientra nella categoria di “ambito periurbano”, una terra di confine che come tale è per definizione un luogo ibrido, incline alla trasformazione, dalle connotazioni evanescenti, in cui l’urbano entra a modellare il rurale, che a sua volta resiste garantendo un polmone naturale alla città. È come tale un luogo delicato, facilmente peggiorabile o addirittura eliminabile, e dunque non deve essere sottovalutato il suo futuro nell’ottica di una progettazione coerente e moderna, che vada oltre la zonizzazione settaria urbanistica, ma entri nell’ottica dell’integrazione. La sua ubicazione offre inoltre la possibilità di determinare la definitiva integrazione dei due centri urbani di San Benedetto e Porto d’Ascoli, attraverso un polo attrattivo che si presenti come mediazione tra le due realtà e le integri. Un luogo che eviti la saldatura dell’edificato come frutto inevitabile dell’avanzata del costruito, e si ponga come elemento di dialogo tra i nuclei abitativi, le infrastrutture viarie nei suoi diversi livelli, il litorale e la collina, tra città e campagna.

Paolo Cameli — LO SPAZIO PERIURBANO: UN PROGETTO PER IL SUPERAMENTO DELL’ANTAGONISMO TRA CITTÀ E CAMPAGNA

comune di S. Benedetto del T.

La volontà di pianificare un luogo di incontro, che fosse aperto al dialogo urbano e che fungesse da elemento di ricucitura di ambiti diversi e funzioni distinte, ha portato all’idea di progettare un area che fosse il frutto dell’incontro dell’identità urbana e di quella rurale. Si è deciso di preservare dunque lo spazio aperto, di salvare il vuoto. Allo stesso modo si è voluto integrare tale vuoto con le funzioni e i servizi di cui la città necessita. È nata così l’idea di pianificare un parco urbano a carattere agricolo, nel quale inserire servizi richiesti dalla città, che implementassero il potere dell’area come luogo di attrazione e socialità. Riguardo a tale aspetto si è puntato molto sulla diversificazione delle funzioni allo scopo di rendere l’area un luogo di incontro di tutte le fasce sociali, così da creare, almeno nelle intenzioni, un luogo dinamico ma che si muove a molteplici velocità. Con questo proposito si è deciso di inserire all’interno del parco agricolo urbano, elementi che fanno riferimento all’ambito sportivo/ricreativo e all’ambito culturale. Nella definizione progettuale si è optato per seguire il disegno delle coltivazioni che per decenni hanno insistito sull’area. Tutte infatti sono orientate ordinatamente secondo un asse diretto Ovest-Est, probabilmente determinato dalla impercettibile pendenza che caratterizza la zona.

Paolo Cameli — LO SPAZIO PERIURBANO: UN PROGETTO PER IL SUPERAMENTO DELL’ANTAGONISMO TRA CITTÀ E CAMPAGNA

area di progetto

Secondo questa orditura che ha da sempre caratterizzato l’area coltivata si è deciso di progettare l’area attraverso l’inserimento di fasce funzionali che riprendessero la forma originale del paesaggio agricolo. Esse si differenziano per dimensione (che varia dai 10 ai 40 metri) e coprono l’area per tutta l’estensione Ovest-Est, creando un pattern dinamico che dialoga con i confini, talvolta in maniera organica ed inclusiva, talvolta in maniera esclusiva, a seconda delle esigenze progettuali. All’interno di questa orditura si inseriscono i differenti ambiti: il parco agricolo, i percorsi, l’ambito sportivo, l’ambito culturale. Il parco agricolo occupa la superficie maggiore dell’area di progetto e si compone di fasce diverse che alludono a differenti paesaggi e funzioni. In esso sono compresi: -parchi attrezzati; -campi di grano; -coltivazioni floreali; -frutteti; -orti sociali; -coltivazioni di piante acquatiche. Tale varietà di scenari contribuisce ad una esperienza sempre nuova da parte dei fruitori del parco, che viene vissuto come entità viva, e che muta a seconda della rotazione delle coltivazioni e delle stagioni, offrendo scenari diversi di settimana in settimana. Si è prestata attenzione anche alla sostenibilità dell’operazione, garantendo uno spazio per la vendita dei prodotti coltivati (filiera corta) e prospettando un processo di depurazione delle acque offerto dalle piante acquatiche secondo il meccanismo della fitodepurazione.

Paolo Cameli — LO SPAZIO PERIURBANO: UN PROGETTO PER IL SUPERAMENTO DELL’ANTAGONISMO TRA CITTÀ E CAMPAGNA

orditura coltivazioni

Per quanto riguarda i percorsi che sono distribuiti all’interno del parco, si possono individuare due livelli distinti. Da una parte c’è il percorso determinato dalla direttrice rettilinea Sud-Nord, parallela agli assi viari che racchiudono l’area, e che funge da elemento di raccordo delle fasce, le quali si organizzano “a pettine” in un sistema solidale con tale direttrice. Questa ha una funzione anche di percorso di servizio o per le emergenze, in quanto percorre l’area secondo il percorso più breve longitudinalmente. Il secondo sistema di percorso è quello che si snoda, si perde all’interno del parco, favorendo un’esperienza di totale immersione nell’ambiente agricolo. In corrispondenza dei punti notevoli nei quali tale percorso cambia direzione, nel suo procedere sinuoso, si sono installati degli elementi modulari che caratterizzano il percorso. Sono elementi a servizio del parco e si differenziano a seconda della posizione che occupano. Possono infatti risultare rimesse per gli attrezzi o depositi a servizio dell’agricoltura, servizi igienici, aree permeabili e ombreggiate in cui riposare, incontrarsi, leggere, godere della natura, o aree attrezzate per pic-nic. All’interno di tale si sistema si colloca secondo tale griglia anche uno spazio semichiuso che accoglie all’occorrenza un mercato dove sono vendute al pubblico i beni coltivati all’interno del parco. Socialmente rilevante è anche l’area riservata agli orti sociali, appezzamenti che l’amministrazione può concedere in affitto ai richiedenti. Questi orti sono l’occasione di integrazione più concreta tra città e campagna, tra cittadini e agricoltori, che si fondono fino ad essere un’unica entità indistinta.

Paolo Cameli — LO SPAZIO PERIURBANO: UN PROGETTO PER IL SUPERAMENTO DELL’ANTAGONISMO TRA CITTÀ E CAMPAGNA

area progettata

Gli ambiti riservati alle funzioni urbane sono state dislocate ai margini del parco. A Sud troviamo il complesso sportivo mentre a Nord è stato pianificato l’ambito culturale. Il complesso sportivo che si pone a Sud dell’area e si estende per tutta la larghezza del lotto, comprende aree per lo svolgimento di sport all’aperto, i relativi spogliatoi, e una struttura che contiene una piscina olimpionica e un trampolino per i tuffi.

Paolo Cameli — LO SPAZIO PERIURBANO: UN PROGETTO PER IL SUPERAMENTO DELL’ANTAGONISMO TRA CITTÀ E CAMPAGNA

ambito sportivo

È stata prevista una serie di campi da gioco, che si estendono da Ovest ad Est secondo la tradizionale fascia funzionale e che comprendono campi di calcio a cinque, campi da tennis, campi da basket e un percorso di ciclocross che “chiude” la fascia ad Ovest, ponendosi all’interno di un’area fittamente alberata, utitlizzata qui, come in altre circostanze, come elemento di filtro nei confronti delle infrastrutture viarie fortemente impattanti. Anche la struttura che contiene la piscina è stata ricavata da un procedimento compositivo dettato dalla prevalenza del sistema a fasce che compone l’area. Infatti si è proceduto nella determinazione dei volumi ricavandoli dal movimento di contrazione e sollevamento delle fasce che descrivono l’intero parco.

Paolo Cameli — LO SPAZIO PERIURBANO: UN PROGETTO PER IL SUPERAMENTO DELL’ANTAGONISMO TRA CITTÀ E CAMPAGNA

pianta complesso piscine

Ne è risultato un complesso composto da quattro volumi differenti per superfici e altezze, che assolvono ciascuno ad una funzione relativa all’impianto. -un volume che contiene l’ingresso, la lobby e un area ristoro; -un volume dedicato ai servizi al pubblico: spogliatoi e saune; -un volume che contiene la gradinata per gli spettatori e locali riservati al personale; -un volume che contiene le piscine: una olimpionica (25×50m), una per i tuffi e una riscaldata per bambini ed attività riabilitative.

Paolo Cameli — LO SPAZIO PERIURBANO: UN PROGETTO PER IL SUPERAMENTO DELL’ANTAGONISMO TRA CITTÀ E CAMPAGNA

prospetto piscine

Nello specifico, procedendo da Sud a Nord, si susseguono:

Il complesso culturale che si inserisce a Nord dell’area comprende due strutture. Esse sono ricavate secondo lo stesso processo che ha portato alla determinazione dei volumi adibiti ad attività sportive. Da un lato troviamo un volume semi-ipogeo che contiene al suo interno una biblioteca, e dall’altro un due volumi prospicienti, entrambi ipogei che accolgono attività legate alla musica, uno contiene aule per l’insegnamento e la registrazione, l’altro un auditorium da 500 posti.

Paolo Cameli — LO SPAZIO PERIURBANO: UN PROGETTO PER IL SUPERAMENTO DELL’ANTAGONISMO TRA CITTÀ E CAMPAGNA

vista piscine

La biblioteca si sviluppa su due livelli, ipogeo e semi-ipogeo ed è composta da un tetto giardino praticabile che garantisce una facile integrazione con il contesto circostante che racchiude al suo interno uno spazio che si sviluppa anche sotto il percorso pedonale che divide a quota zero il volume apparentemente in due.

Paolo Cameli — LO SPAZIO PERIURBANO: UN PROGETTO PER IL SUPERAMENTO DELL’ANTAGONISMO TRA CITTÀ E CAMPAGNA

ambito culturale

L’unità tra il volume e il contesto è sottolineata, oltre che dal tetto che è il naturale prolungamento dei giardini circostanti, anche dagli alberi che mettono in comunicazione il naturale e l’artificiale, il dentro dal fuori, affacciandosi dal piano ipogeo fin sopra alla quota di camminamento del percorso pedonale.
La teca vetrata che contiene le piante funge da lanterna notturna per il percorso e da lucernario durante il giorno per la biblioteca.
In questa la luce che filtra dalle vetrate garantisce un’illuminazione dall’alto e mai fastidiosamente diretta.

I volumi ipogei che contengono gli spazi adibiti alle attività musicali, sono il risultato della fascia del percorso pedonale che mette in comunicazione i volumi dell’ambito a Nord, il quale “scava” il contesto andando a ricavare due volumi che si fronteggiano non allineati.

Paolo Cameli — LO SPAZIO PERIURBANO: UN PROGETTO PER IL SUPERAMENTO DELL’ANTAGONISMO TRA CITTÀ E CAMPAGNA

pianta biblioteca

Il tetto di tali volumi è costituito da un giardino attrezzato, che si compone anche di alcuni lucernari che favoriscono l’illuminazione degli spazi sottostanti, principalmente in corrispondenza dei lati ciechi.

Il disegno di questo giardino viene riproposto in prospetto, in una descrizione dinamica del contesto che partecipa alla creazione dei volumi, inserendosi nello scavo e andando a riversarsi sul prospetto che alterna vetrate a pareti verdi.

Paolo Cameli — LO SPAZIO PERIURBANO: UN PROGETTO PER IL SUPERAMENTO DELL’ANTAGONISMO TRA CITTÀ E CAMPAGNA

prospetto biblioteca

Con questo progetto si è cercato di offrire un’alternativa alla progettazione abituale. Si è cercato di leggere ed interpretare un’area sensibile nella sua identità e di fornire una possibilità di integrazione tra due realtà che compongono la società, quella agricola e quella urbana. Si è tentato in oltre di progettare in modo tale da mantenere l’importanza che l’area riveste come polo di congiunzione di due realtà abitative ancora non perfettamente amalgamate. La scelta di fornire l’area di attività attrattive di vario genere è avvenuta nell’ottica di aumentare il ruolo e l’attitudine magnetica della zona, aiutata anche dalla vicinanza di più arterie viarie di grande importanza per la città. Una città, quella di San Benedetto, che non ha un vero e proprio parco, o semplicemente un luogo pubblico apertamente deputato all’incontro, alla socialità. Si è voluto raccogliere questo bisogno e integrarlo in un sistema complesso. Si è cercato di pensare ad un luogo dinamico, dalla socialità dinamica, che raccogliesse i giovani, gli anziani, le famiglie, gli sportivi, gli amanti dello studio, in un luogo che favorisse l’interscambio di esperienze, di competenze e di visioni del tempo libero. Un luogo che fosse aperto a tutti e che provasse ad imprimere una spinta opposta a quella che oggi tende ad isolare l’individuo in una logica sempre più autoreferenziale.

Paolo Cameli — LO SPAZIO PERIURBANO: UN PROGETTO PER IL SUPERAMENTO DELL’ANTAGONISMO TRA CITTÀ E CAMPAGNA

vista biblioteca

Paolo Cameli — LO SPAZIO PERIURBANO: UN PROGETTO PER IL SUPERAMENTO DELL’ANTAGONISMO TRA CITTÀ E CAMPAGNA

pianta scuola musica

Paolo Cameli — LO SPAZIO PERIURBANO: UN PROGETTO PER IL SUPERAMENTO DELL’ANTAGONISMO TRA CITTÀ E CAMPAGNA

prospetto scuola musica

Paolo Cameli — LO SPAZIO PERIURBANO: UN PROGETTO PER IL SUPERAMENTO DELL’ANTAGONISMO TRA CITTÀ E CAMPAGNA

vista scuola musica

Memoriale della shoah - Paolo Carli Moretti

White Build - Claudio Osengar

Afeka 1 - Claudio Osengar, Orna Osengar

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A family house, design by Osengar Architects

Claudio Osengar, Orna Osengar — Afeka 1

Design by Osengar Architects

Claudio Osengar, Orna Osengar — Afeka 1

Design by Osengar Architects

Claudio Osengar, Orna Osengar — Afeka 1

Design by Osengar Architects

Claudio Osengar, Orna Osengar — Afeka 1

Design by Osengar Architects

Claudio Osengar, Orna Osengar — Afeka 1

Design by Osengar Architects

Claudio Osengar, Orna Osengar — Afeka 1

Design by Osengar Architects

Claudio Osengar, Orna Osengar — Afeka 1

Design by Osengar Architects

Doğuş Automotive Technology Center - ERA, Ali Hızıroğlu

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Doğuş automotive Technology Center arise as an idea that can both creates a perceptible new image from TEM highway and a workspace that meets the sky in-between all the valleys around.

ERA, Ali Hızıroğlu — Doğuş Automotive Technology Center

It is located in TEM highway in the direction of Gebze-İstanbul, Şekerpınar exit.

ERA, Ali Hızıroğlu — Doğuş Automotive Technology Center

Although this Technology Center will be hosting software and management employee population; the infrastructure and planning problems evokes questions about the operating system not only for architecture but also for the other disciplines. There will be a Cafeteria and an education facility in the upper Structure where the project will be standing nearby. This structure creates a self-enclosed impression with its simple, prismatic but concrete precast panel façade design. We mostly are concerned about that our design, which will turn out to be a campus and be a new add-on during the upper structure design both differentiate from its environment and has its own sustainability.

ERA, Ali Hızıroğlu — Doğuş Automotive Technology Center

There is 3 floors high main void inside the structure that welcomes the users. It is not only designed as a reception area but also designed as an atrium, merged with landscape and not only limited with interior spaces. It holds project meetings and seasonal short term employee events.

ERA, Ali Hızıroğlu — Doğuş Automotive Technology Center

Inside this tall void, a ladder hanging from the ceiling is designed, reaches from the ground to the higher floors and will be leading users to the upper floors

ERA, Ali Hızıroğlu — Doğuş Automotive Technology Center

All the office floors involve open work areas and meeting rooms. These two components positioned in the atrium bring dynamism not only to the void inside the structure but also to the work environment. On the top floor, there is a dining hall and a semi open social space designed for all the employees. This point has the best view and is leaved for public use. Ground floor is designed as a transition zone that contains various meeting spaces and offices. While The Cafeteria at the entrance opens out, the terraces and resting spaces near the reflecting pool are designed as comfort zones for the employees who works whole day in front of computer. In the cellar, there are sport center, data center, technical spaces and vehicle store incorporated in customs area.”

ERA, Ali Hızıroğlu — Doğuş Automotive Technology Center

ERA, Ali Hızıroğlu — Doğuş Automotive Technology Center


Fondazione Prada - OMA

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The architectural project developed by OMA, led by Rem Koolhaas, expands the repertoire of spatial typologies in which art can be exhibited and shared with the public. Characterized by an articulated architectural configuration which combines seven existing buildings with three new structures (Podium, Cinema and Torre), the new venue is the result of the transformation of a distillery dating back to the 1910’s. In the project conceived by OMA, two conditions coexist: preservation and the creation of a new architecture which, although separate, confront each other in a state of permanent interaction. Located in Largo Isarco, in the south of Milan, the compound develops on an overall surface of 19.000 m2/205,000 ft2. Torre (tower), currently undergoing construction work, will be open to the public at a later stage.

OMA — Fondazione Prada

Courtesy Fondazione Prada

Fondazione Prada was created in 1993 as an outpost to analyze present times through the staging of contemporary art exhibitions as well as architecture, cinema and philosophy projects. The diversity of the new spaces has become the incentive to develop an experimental, stimulating program in which different languages and disciplines, though independent from each other, coexist in order and activate an ever-changing evolving intellectual process. Various interests and researches are pursued and examined through a flexible approach, founded on the idea that culture is an effective knowledge and learning tool. Fondazione Prada relies on an open structure, whose program is the result of a confrontation between the curatorial departments of the Fondazione, coordinated by Astrid Welter, Mario Mainetti and Alessia Salerno, the Thought Council, a group whose members will vary over time and founded by Shumon Basar, Nicholas Cullinan and Cédric Libert, soon to be joined by Elvira Dyangani Ose and Dieter Roelstraete in May, the Presidents Miuccia Prada and Patrizio Bertelli and the artistic and scientific Superintendent Germano Celant.

OMA — Fondazione Prada

Courtesy Fondazione Prada

The exhibitions ‘Serial Classic’ (Milan, 9 May – 24 August, 2015) and ‘Portable Classic’ (Venice, 9 May – 13 September, 2015)—conceived by Salvatore Settis— ideally join the two venues of the Fondazione throughout the summer. The two exhibition projects, for which OMA has designed the display, analyze the themes of seriality and the copy in classical art and of the reproduction of Greek-Roman statuary on a small scale from the Renaissance to Neoclassicism, respectively.

OMA — Fondazione Prada

Courtesy Fondazione Prada

Exhibition ‘Serial Classic’, co-curated by Salvatore Settis and Anna Anguissola, is open in Milan from 9 May to 24 August 2015 and occupies the two levels of the Podium. ‘Serial Classic’ focuses on classical sculpture and explores the ambivalent relationship between originality and imitation in Roman culture and its insistence on the circulation of multiples as an homage to Greek art. We tend to associate the idea of classical to that of uniqueness, but in no other period of western art history the creation of copies from great masterpieces of the past has been as important as in late Republican Rome and throughout the Imperial age. The exhibition comprises more than 70 artworks and opens with an in-depth analysis of lost originals and their multiple copies, represented by two particularly renowned series such as the Discobolus and the Crouching Venus. Two other important sections are devoted to the materials and the colours of classical bronzes and marbles. The Kassel Apollo, for instance, is presented in two recent plaster casts which reproduce the original bronze surface of the lost Greek original and the colours of its Roman marble copies. Another section of the exhibition illustrates the technologies and methods used in the making of the copies, presenting two essential moments such as the creation of the plaster cast and the translation of proportions and measurements on the new block of marble. Two famous series are also featured in the exhibition, the Penelope, and the Caryatides, on the prototype of the Erechtheion in Athens.

OMA — Fondazione Prada

Courtesy Fondazione Prada

Exhibition ‘Portable Classic’, co-curated by Salvatore Settis and Davide Gasparotto, is presented in Venice from 9 May to 13 September 2015. ‘Portable Classic’ explores the origins and functions of miniature reproductions of classical sculptures, showcasing more than 80 artworks on the ground and first floor at Ca’ Corner della Regina. Both in ancient Rome and modern Europe a true ‘canon’ of sculptures was created, considered as an undisputed peak of excellence of a given subject. Their prestige was so high that, since it was almost impossible to acquire the originals, their reproductions, even on a small scale, were eagerly sought for by well-read audiences. An example of this is the Farnese Hercules, displayed in a 317 cm high plaster cast exhibited next to a series of modern smaller-scale reproductions in marble, bronze and terracotta, measuring 15 to 130 cm.

OMA — Fondazione Prada

Courtesy Fondazione Prada

Some classical small-scale masterpieces are presented along with Renaissance multiples, through the examples of the Marsyas (‘Ignudo della paura’) and the Crouching Venus. Another section of the exhibition is devoted to important art collectors from the 1500’s. In a selection of paintings by Lorenzo Lotto, Tintoretto and Bernardino Licinio, the subjects are portrayed among classical sculptures and plaster casts from their personal collections. Starting from the emblematic cases of the Belvedere Torso and the Laocoön, the exhibition illustrates how Renaissance artists employed small-scale copies to elaborate hypotheses on the missing portions of the classical originals.

OMA — Fondazione Prada

Courtesy Fondazione Prada

At the Milan venue of the Fondazione, three different exhibition projects which use the Collezione Prada as a research and investigation tool are presented. The Sud gallery and part of the Deposito, the imposing warehouse located on the west limit of the compound, host ‘An Introduction’ (9 May 2015 – 10 January 2016), an exhibition showcasing more than 70 works. Intertwining research and a passion for art which has acquired both a private a public status, the curiosity, impulses and aspirations which have contributed to the creation of the collection and led to the opening of a foundation are explored. The exhibition starts in the 1970’s artistic realm, from New Dada to Minimal art, with works by Walter De Maria, Yves Klein, Piero Manzoni, Donald Judd and Barnett Newman. It testifies a love for socially engaged, critical art with works by Pino Pascali and Edward Kienholz. It proceeds with a studiolo dating back to the end of the 15th century, as a symbol of the continuity of knowledge through history. A quadreria including works by various artists, from William N. Copley to Lucio Fontana, from Mario Schifano to Jeff Koons, from Gerhard Richter to Goshka Macuga, documents the transformation of personal notions and passions into a collection animated by a multiplicity of artistic and cultural interests which encompass contemporary times. The exhibition ends with a series of ‘artists’ cars’, realized by Elmgreen & Dragset, Carsten Höller & Rosemarie Trockel, Tobias Rehberger, Gianni Piacentino and Sarah Lucas among others, an immersion into a dimension where life is intertwined with the artists’ personal and artistic contributions, toward a more extended horizon represented by the activities of the Fondazione. Exhibition ‘In Part’, curated by Nicholas Cullinan, is staged in the Nord gallery, one of the former industrial structures originally included in the compound. Built around a thematic group of works selected from the collection, the exhibition explores the idea of the fragmented body in the sculptures of Lucio Fontana and Pino Pascali, through the representation of ruins in the work of John Baldessari, David Hockney and Francesco Vezzoli, in the use of the photographic close-up to crop the body in the paintings of William Copley, Michelangelo Pistoletto and Domenico Gnoli, in the collaged and defaced portraits of Llyn Foulkes, in the partial silhouettes of Yves Klein and in the superimposition of figures in the painting of Francis Picabia. What all these works have in common is the concept of the synecdoche, or the use of the part to refer to an absent whole. Additional works by Charles Atlas, Bruce Nauman, Robert Rauschenberg, Man Ray and Richard Serra, on loan from international museums and private collections and some not exhibited publicly before, round out this investigation of the tension between the part and the whole.

OMA — Fondazione Prada

Bar Luce by Wes Anderson - Courtesy Fondazione Prada

The spaces of the Cisterna, a preexisting building made up of three adjacent vertical structures, host ‘Trittico’. The project, conceived by the Thought Council, presents three works from the collection on a rotational basis, juxtaposed to create an interplay of formal cross-references, conceptual affinities and exceptional concentration. The first selection for ‘Trittico’ includes Case II (1968) by Eva Hesse, Lost Love (2000) by Damien Hirst, and 1 metro cubo di terra (1967) by Pino Pascali, three works that all develop minimalistic geometries by associating objects and elements of nature with the shape of the cube.

OMA — Fondazione Prada

Exhibition view of ‘An Introduction’ - Courtesy Fondazione Prada

The Cinema hosts a project titled ‘Roman Polanski: My Inspirations’. In this documentary conceived by Roman Polanski for Fondazione Prada and directed by Laurent Bouzerau, the sources of inspiration behind Polanski’s cinematographic work are retraced by analyzing some of the films that have most influenced him, such as Orson Welles’s Citizen Kane (1941), David Lean’s Great Expectations (1946), Carol Reed’s Odd Man Out (1947), Laurence Olivier’s Hamlet (1948), Vittorio de Sica’s The bicycle thieves (1948) and Federico Fellini’s 8 1⁄2 (1963). These six films, along with a selection of 15 motion pictures by Polanski, will be screened in a dedicated film festival every Friday and Saturday from 22 May to 25 July 2015.

OMA — Fondazione Prada

Exhibition view of ‘An Introduction’ - Courtesy Fondazione Prada

The Cinema foyer houses a historic work by Lucio Fontana. Battaglia, a fluorescent painted polychrome ceramic frieze, was created by the artist in 1948 for the Cinema Arlecchino in Milan, designed by architects Roberto Menghi and Mario Richini. It is a reference to the artistic and cultural rebirth of the city in those years, marked by the restless rhythms of post- war reconstruction. The experimental use of ceramic and its luminous effects allowed Fontana to explore the fourth dimension of sculpture in this work, anticipating Spatialism.

OMA — Fondazione Prada

Robert Gober, Corner Door and Doorframe, 2014-2015 - Courtesy Fondazione Prada

An underground space of the Cinema houses Thomas Demand’s permanent installation Processo grottesco (2006-07), which was presented for the first time in Venice in 2007. In Processo grottesco the public can explore the different phases that led to the realization of Demand’s famous photograph Grotto. The installation presents the visual material (postcards, books, tourist guides, photographs and catalogues) collected as the iconographic source for the elaboration of the final shot and the 36-ton cardboard model made up of 900,000 sections that reproduces every last detail of one of the Cuevas del Drach on the island of Majorca. In this work, Demand creates a short-circuit between reconstructed form and real vision, and uses the impersonal instrument of the camera to provide a personal interpretation of the image.

OMA — Fondazione Prada

Exhibition view of ‘Serial Classic’, co-curated by Salvatore Settis and Anna Anguissola - Courtesy Fondazione Prada

The secluded spaces of the Haunted House, a four-story building at the center of the compound, host a permanent installation conceived by Robert Gober and two works by Louise Bourgeois. On the higher floors of the building works by Gober, whose art explores sexuality, relationships, nature, politics, and religion, are exhibited. The American artist combines new installations with existing works, spatial interventions with objects and sculptures incorporated in the different rooms. Gober’s works, which reverberate connections to childhood and to body parts, find a counterpart in Louise Bourgeois’s Cell (Clothes) (1996) and Single III (1996), displayed on the first floor of the building.

OMA — Fondazione Prada

Exhibition view of ‘Serial Classic’, co-curated by Salvatore Settis and Anna Anguissola - Courtesy Fondazione Prada

From May 2015, in conjunction with the ongoing activities at the new venue in Milan, the educational program at Accademia dei Bambini, a project conceived by neuropediatrician Giannetta Ottilia Latis, will also get under way. The design of the space has been developed in collaboration with 18 students from the École Nationale Supérieure d’Architecture de Versailles, coordinated by professors Cédric Libert and Elias Guenoun. The Accademia devoted to children between the ages of four and ten is an ideal place to host workshops and events that are not necessarily linked to the foundation’s program, where a dialogue between grownups and children is fostered as well as a wide range of creative and learning experiences. It is a flexible and multifunctional platform which brings together six different archetypal and spatial configurations: Palestra (gymnasium), Tavolo (table), Studio, Museo (museum), Camera (bedroom) and Teatro (theatre).

OMA — Fondazione Prada

Exhibition view of ‘Serial Classic’, co-curated by Salvatore Settis and Anna Anguissola - Courtesy Fondazione Prada

On the occasion of the opening of the new Milan venue, a temporary artistic intervention by Andreas Slominski titled Die Geburt des Buches aus dem Geiste der Natur (The birth of the book as the spirit of nature) is also presented. In the room adjacent to the Accademia dei bambini, the German artist has created an installation with multiple hints to the future destination of this space, which will house the library of the Fondazione. The intervention comprises sculptures Himmel (sky) and Erde (earth), an overturned truss and toilet box, usually employed at construction sites and a series of 16 paintings.

OMA — Fondazione Prada

Exhibition view of ‘Serial Classic’, co-curated by Salvatore Settis and Anna Anguissola - Courtesy Fondazione Prada

The Bar Luce, conceived by American film director Wes Anderson and located in the entrance building of the new venue, recreates the atmosphere of a typical Milanese café. The ceiling and wall decorations suggest a miniature version one of the city’s landmarks, Galleria Vittorio Emanuele; while the formica furniture, chairs, and terrazzo floor pay homage to Italian movies of the 50’s and 60’s, especially to two Milanese films in particular: Miracle in Milan (1951) by Vittorio De Sica and Rocco and His Brothers (1960) by Luchino Visconti. Although inspired by the cinema, Anderson says his intention was “to design not a set but a space for real life – but maybe it will be a good place to write a movie.”

OMA — Fondazione Prada

Exhibition view of ‘Serial Classic’, co-curated by Salvatore Settis and Anna Anguissola - Courtesy Fondazione Prada

OMA — Fondazione Prada

Exhibition view of ‘Serial Classic’, co-curated by Salvatore Settis and Anna Anguissola - Courtesy Fondazione Prada

Piazza Mattarella - LADO architetti, Mario Lamber, INOUT architettura

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Non si intende snaturare o reinventare il luogo, ma piuttosto attraverso l’inserimento di pochi elementi d’eccezione intensificare i caratteri somatici della corte: il suo essere introversa, essenziale, severa, immobile. Si tratta quindi di innescare una successione di dicotomie pieno – vuoto, dinamico – statico, verticale -orizzontale, dentro-fuori al fine di valorizzare le qualità attuali della piazza. Un primo spunto di progetto è il netto contrasto tra la secchezza architettonica (l’arida immobilità) di piazza Mattarella e la vibrante fascia di vegetazione tangente. La corte vi si affaccia. Le chiome degli alberi colmano ogni fuga visiva.

LADO architetti, Mario Lamber, INOUT architettura — Piazza Mattarella

Il progetto propone di far entrare quel verde trattandolo come elemento d’eccezione, come una presenza estranea, al limite estraniante, capace però di generare nuove dinamiche spaziali e di fruizione. Si sceglie di inserire degli alberi, la cui verticalità rende tridimensionale l’ambito della corte. Le cui ombre individuano a terra ambiti sempre diversi e ridisegnano le facciate di ora in ora. La stessa vista dagli edifici tangenti la piazza si stravolge. Si riempie di verde. Diventa dinamica. Lo spazio non è più interamente comprensibile a un primo sguardo. La piazza non si svela più nella sua interezza ma il filtro delle chiome, variando la percezione dello spazio pubblico dall’edificato, definisce ambiti con gradi di intimità diversa.

LADO architetti, Mario Lamber, INOUT architettura — Piazza Mattarella

L’essenza scelta è il Ginkgo Biloba. Un albero longilineo, dalla chioma rarefatta, vibrante, che proietta un’ombra leggera. Inoltre d’autunno si colora di giallo intenso generando una totale trasformazione dello spazio e amplificando la percezione dei ritmi stagionali. Tale dinamicità entra in netto contrasto con l’immobilità quasi metafisica della piazza.

LADO architetti, Mario Lamber, INOUT architettura — Piazza Mattarella

LADO architetti, Mario Lamber, INOUT architettura — Piazza Mattarella

LADO architetti, Mario Lamber, INOUT architettura — Piazza Mattarella

LADO architetti, Mario Lamber, INOUT architettura — Piazza Mattarella

LADO architetti, Mario Lamber, INOUT architettura — Piazza Mattarella

LADO architetti, Mario Lamber, INOUT architettura — Piazza Mattarella

Parco pubblico sulla sopraelevata della Tangenziale Est di Roma - LADO architetti

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La deviazione del tracciato della Tangenziale Est di Roma, che prevede l’esclusione del tratto della Sopraelevata di San Lorenzo dal traffico veicolare, consente di attuare la riqualificazione di questa imponente infrastruttura pubblica. L’area di progetto comprende 26.700 mq di suolo sopraelevato, distribuiti su due rampe lunghe un chilometro e mezzo. La sua conversione da spazio di mobilità veloce a spazio verde pubblico permette di restituire agli abitanti del quartiere San Lorenzo una struttura che per anni ha rappresentato un forte disagio.

LADO architetti — Parco pubblico sulla sopraelevata della Tangenziale Est di Roma

Il progetto prevede un sistema di percorsi pedonali e ciclabili, ascensori e scale che colleghino le due rampe tra loro e con il livello di terra, belvedere, spazi per la sosta, bar, spazi di aggregazione, spazi per eventi (concerti, conferenze, mostre, installazioni, meeting, …).

LADO architetti — Parco pubblico sulla sopraelevata della Tangenziale Est di Roma

LADO architetti — Parco pubblico sulla sopraelevata della Tangenziale Est di Roma

LADO architetti — Parco pubblico sulla sopraelevata della Tangenziale Est di Roma

LADO architetti — Parco pubblico sulla sopraelevata della Tangenziale Est di Roma

LADO architetti — Parco pubblico sulla sopraelevata della Tangenziale Est di Roma

LADO architetti — Parco pubblico sulla sopraelevata della Tangenziale Est di Roma

LADO architetti — Parco pubblico sulla sopraelevata della Tangenziale Est di Roma

LADO architetti — Parco pubblico sulla sopraelevata della Tangenziale Est di Roma

Laudense Library - Michele De Lucchi, Produzione Privata

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The Laudense Library is a prestigious institution situated in the historic centre of Lodi. Inside Palazzo di San Filippo, an admirable example of Lombard baroque built in the second half of the eighteenth century to accommodate the Oratorian Fathers, it contains a rich heritage of books ranging from antique volumes belonging to the Fathers to the latest publishing novelties. The project converts the monastery into a living place, a modern cultural and social centre which, in addition to the rooms devoted to reading and study, also accommodates a collection of newspapers and periodicals, internet desks, a literary café, a civic hall for weddings and conferences, a foyer, a music room and a cinema. A floor-to-ceiling glazed wall, punctuated by an oak wood frame, signals the new access from Via Solferino. From here, visitors can cross the ancient complex and go out into Corso Umberto in the city centre.

Michele De Lucchi, Produzione Privata — Laudense Library

Laudense library, glass window, Lodi 2007 – 2013

In its interiors, the warmth of wood unites the overal aesthetic appearance of the complex and makes it richly welcoming. For the first floor furniture, oak was chosen; in the children’s area, colourful and full of light, the furniture is again in wood, whilst the little chairs are in polystyrene and the shelves in brightly coloured metal.

Michele De Lucchi, Produzione Privata — Laudense Library

Laudense library, Michele De Lucchi, pencil on paper, [2008]

Michele De Lucchi, Produzione Privata — Laudense Library

Laudense library, courtyard of children, Lodi 2007 – 2013

Michele De Lucchi, Produzione Privata — Laudense Library

Laudense library, courtyard of children., Lodi 2007 – 2013

Michele De Lucchi, Produzione Privata — Laudense Library

Laudense library, entrance, interior view, Lodi 2007 – 2013

Michele De Lucchi, Produzione Privata — Laudense Library

Laudense library, interior view, Lodi 2007 – 2013

Michele De Lucchi, Produzione Privata — Laudense Library

Laudense library, Filippini's library, Lodi 2007 – 2013

Michele De Lucchi, Produzione Privata — Laudense Library

Laudense library, Lodi 2007 – 2013

Michele De Lucchi, Produzione Privata — Laudense Library

Laudense library, first floor, Lodi 2007 – 2013

Michele De Lucchi, Produzione Privata — Laudense Library

Laudense library, elevator tower, Lodi 2007 – 2013

La gabbia d'oro - Alfredo Pirri

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Oratorio del Giglio, Palermo

Mi domandi: Ma perché sei in questa gabbia, se sei un uccello dell’aria? Che cosa ne so, io?

Jalal ad-Din Rumi, Divan 1261

L’opera, ambientata in una chiesa di proprietà di Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona, dialoga con Palermo, città ricca di spazi che potrebbero essere riutilizzati per fini differenti dalla loro origine, ma allo stesso tempo talmente impregnati di memoria e tradizioni popolari da non poterne cambiare brutalmente il segno d’origine. Da questa considerazione nasce un’opera che consiste nella creazione di un luogo allo stesso tempo separato dallo spazio urbano ma permeabile alle sue suggestioni e poetiche. Un luogo protettivo dell’arte, dell’artista, del suo lavoro e della sua intimità, un luogo che custodisca l’arte e l’artista come fa la gabbia con il canarino. Spazio, quindi, che separa l’artista imprigionandolo addirittura, ma amplificandone e diffondendone il “canto” nello spazio circostante, inoltre gabbia di protezione dalle minacce di crolli. Un luogo che si costruisce e sviluppa dentro lo spazio della Chiesa del Giglio come un corpo autonomo senza toccarne nessuna parete o particolare architettonico. Una gabbia che è filtro e lanterna, luogo e opera, finalizzato alla creazione artistica ma opera d’arte in sé, quindi visibile e vivibile anche autonomamente dalle attività che vi si svolgeranno all’interno. L’opera sarà realizzata usando differenti reti metalliche distinte fra: piani orizzontali (calpestio e in alto) – ad uso protettivo, quindi più robuste e industriali, piani verticali – maggiormente decorative e realizzati con reti modellate appositamente concepite.

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Chiesa del Giglio Oratory, Palermo

You ask me: But why are you in this cage, if you are a bird of the air? What do I know?

Jalal ad-Din Rumi, Divan 1261

The work, set in a church owned by Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona, enters into dialogue with Palermo, a city richly endowed with spaces that might be re-used for purposes other than those for which they were originally conceived, but which are at the same time so saturated with memory and popular traditions that it is impossible suddenly to cast off the traces of their beginnings. From this concern emerges a work consisting in the creation of a place that is at set apart from the urban fabric but also receptive to its splendours and poetics. A safe haven for art, the artist, his work and its intimacy, a place that might protect art and artist as a cage does a canary. A space, therefore, that separates the artist, even imprisoning him, but amplifying and relaying his “song” in the surrounding space, as well as a cage preventing the threat of collapse. A place which is constructed and unfolds within the space of the Chiesa del Giglio as an autonomous entity, without touching any of its walls or architectural features. A cage that is filter and lantern, place and the work itself, intended for artistic creativity but a work of art in its own right, hence visible and habitable independently of the activities taking place inside it. The work will be created using different metallic meshes distributed between: horizontal planes (floor and above) – for protection, and therefore tougher and more industrial; vertical planes – more decorative and constructed with patterned meshes conceived specifically for the purpose.

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

Alfredo Pirri — La gabbia d'oro

cucina - Lorena Crespo

soggiorno - Lorena Crespo


Palazzo Greco. Kalsa/Palermo - Marco Scarpinato, Lucia Pierro, Autonome Forme

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Il progetto di restauro, ampliamento e completamento di Palazzo Greco elaborato da AutonomeForme (Marco Scarpinato e Lucia Pierro) mira a invertire l’approccio conservativo che ha caratterizzato i ripristini effettuati negli ultimi venti anni nel centro storico di Palermo.

Marco Scarpinato, Lucia Pierro, Autonome Forme — Palazzo Greco. Kalsa/Palermo

L’intervento propone una strategia di ridisegno urbano che si basa sul dialogo tra edifici storici, nuova architettura e landscape design esaltando quella che, più di ogni altra cosa, rappresenta l’essenza di questa città: la capacità di essere plurima e costruita attraverso la stratificazione.

Marco Scarpinato, Lucia Pierro, Autonome Forme — Palazzo Greco. Kalsa/Palermo

Palazzo Greco si trova nel cuore del quartiere della Kalsa, l’antica cittadella araba fortificata caratterizzata da un importante sistema di spazi pubblici e da significative relazioni paesaggistiche.

Marco Scarpinato, Lucia Pierro, Autonome Forme — Palazzo Greco. Kalsa/Palermo

Nell’area sono presenti alcune tra le più importanti istituzioni culturali cittadine tra cui il Palazzo Chiaramonte Steri e vari poli museali.

Marco Scarpinato, Lucia Pierro, Autonome Forme — Palazzo Greco. Kalsa/Palermo

L’edificio ha il suo fronte monumentale sulla Via Alloro, il principale asse viario della Kalsa su cui prospettano numerosi edifici nobiliari tra cui il Palazzo Abatellis, sede della Galleria Regionale Siciliana con il raffinato allestimento museale realizzato da Carlo Scarpa.

Marco Scarpinato, Lucia Pierro, Autonome Forme — Palazzo Greco. Kalsa/Palermo

L’intervento, di recente completato, interessa una superficie di circa 2.000 mq. su cinque livelli e comprende il restauro delle facciate, del cortile interno, della scala a pozzo e delle coperture, il consolidamento delle strutture e la ristrutturazione totale dell’edificio per ospitarvi spazi per la residenza, per la ricettività e botteghe per artisti ed artigiani.

Marco Scarpinato, Lucia Pierro, Autonome Forme — Palazzo Greco. Kalsa/Palermo

Palazzo Greco è caratterizzato da molteplici stratificazioni storiche, l’impianto originario, quattrocentesco, ha infatti subito numerose modifiche e addizioni che ne hanno determinato la forma attuale.

Marco Scarpinato, Lucia Pierro, Autonome Forme — Palazzo Greco. Kalsa/Palermo

All’interno dell’edificio sono stati ritrovati e oramai inglobati, solo per fare un esempio, un vicolo e una torre d’acqua di origine araba.

Marco Scarpinato, Lucia Pierro, Autonome Forme — Palazzo Greco. Kalsa/Palermo

La riscoperta delle tracce e la scelta degli elementi da preservare ha imposto un attento lavoro sul dettaglio con l’obiettivo di far leggere le molteplici stratificazioni della storia e, come nel caso della scelta di non ricostruire il partito decorativo della facciata laterale parzialmente distrutta dai bombardamenti, anche il ricordo degli eventi drammatici che hanno segnato l’edificio.

Marco Scarpinato, Lucia Pierro, Autonome Forme — Palazzo Greco. Kalsa/Palermo

Con questo obiettivo, sono state anche conservate alcune tracce dei precedenti interventi di consolidamento, come i robusti contrafforti realizzati nel dopoguerra sul fronte di Piazza Scopari che sono stati mantenuti per evidenziare il disegno della facciata creatasi dopo il crollo di una parte dell’edificio.

Marco Scarpinato, Lucia Pierro, Autonome Forme — Palazzo Greco. Kalsa/Palermo

Il piano nobile della facciata su via Alloro è caratterizzato da un raffinato partito decorativo realizzato nell’ottocento con intonaci giallo ocra e rosso.

Marco Scarpinato, Lucia Pierro, Autonome Forme — Palazzo Greco. Kalsa/Palermo

Per preservare i materiali originali, è stato realizzato un intervento di consolidamento con più di 1.000 chiodature in resina e titanio così che, oggi, quello di Palazzo Greco, è tra i pochi esempi di intonaco originale presente nel centro storico di Palermo.

Marco Scarpinato, Lucia Pierro, Autonome Forme — Palazzo Greco. Kalsa/Palermo

Attraverso la realizzazione di nuove terrazze nelle parti interessate dai crolli, l’intervento apre nuove vedute verso il waterfront urbano dominato dalla magnifica veduta di Monte Pellegrino e verso la Villa Garibaldi, un giardino ottocentesco progettato da Giovan Battista Filippo Basile, che ospita alcuni maestosi esemplari di Ficus magnolideum tra i più antichi e grandi d’Europa.

Marco Scarpinato, Lucia Pierro, Autonome Forme — Palazzo Greco. Kalsa/Palermo

Parallelamente all’intervento di restauro e alla riabilitazione della parte di edificio interessata da crolli, la riqualificazione del vuoto urbano creato dalle bombe che, durante la seconda guerra mondiale hanno distrutto parte del palazzo, offre una importante occasione per ripensare le relazioni dell’edificio storico all’interno del tessuto consolidato.

Marco Scarpinato, Lucia Pierro, Autonome Forme — Palazzo Greco. Kalsa/Palermo

L’intervento sul vuoto urbano permette di creare un nuovo percorso che, attraversando l’atrio monumentale di Palazzo Greco, riconnette l’antistante Palazzo Abatellis con la nuova piazza restrostante che offre una visione sullo stereometrico volume di Palazzo Steri e crea una nuova relazione tra piazza Marina e la Via Alloro.

Marco Scarpinato, Lucia Pierro, Autonome Forme — Palazzo Greco. Kalsa/Palermo

Marco Scarpinato, Lucia Pierro, Autonome Forme — Palazzo Greco. Kalsa/Palermo

casa LH.BB - angeli e brucoli architetti

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Un’abitazione privata del tipo villino a due piani più mansarda, caratterizzata da un ampio ingresso a piano terra che funge da disimpegno per due ambienti della casa e da sbarco per le rampe di scale verso il piano primo ed il piano interrato, diventa abitazione comune per due nuclei familiari, di cui uno con alloggio a piano terra e uno a piano primo e mansarda. Il progetto prevede la realizzazione di un pannello a tutt’altezza in legno con funzione di filtro della zona di ingresso.

angeli e brucoli architetti — casa LH.BB

All’interno del pannello, la cui superficie sul lato comune è smaterializzata da listellini in legno che creano vibranti effetti di ombra-luce, sono ricavate due porte. La porta di accesso all’unità principale posta al piano primo, è connotata mediante una feritoia di luce passante attraverso i listelli. La realizzazione del pannello con porte concorre anche alla migliore resa termica delle unità abitative.

angeli e brucoli architetti — casa LH.BB

angeli e brucoli architetti — casa LH.BB

angeli e brucoli architetti — casa LH.BB

angeli e brucoli architetti — casa LH.BB

angeli e brucoli architetti — casa LH.BB

Deursil Music Theatre and Exibition Hall - Piero Speranza, Corinne Piera Speranza, sas&a - studio di architettura speranza associati

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Visionari;quelli che cambiano il mondo, quelli che rendono l’oggi già domani.Sognatori di un mondo diverso, contemporaneo,il pensiero in evoluzione perenne.L’architettura di sogni visionari.

Piero Speranza, Corinne Piera Speranza, sas&a - studio di architettura speranza associati — Deursil Music Theatre and Exibition Hall

Piero Speranza, Corinne Piera Speranza, sas&a - studio di architettura speranza associati — Deursil Music Theatre and Exibition Hall

Piero Speranza, Corinne Piera Speranza, sas&a - studio di architettura speranza associati — Deursil Music Theatre and Exibition Hall

Piero Speranza, Corinne Piera Speranza, sas&a - studio di architettura speranza associati — Deursil Music Theatre and Exibition Hall

Piero Speranza, Corinne Piera Speranza, sas&a - studio di architettura speranza associati — Deursil Music Theatre and Exibition Hall

Piero Speranza, Corinne Piera Speranza, sas&a - studio di architettura speranza associati — Deursil Music Theatre and Exibition Hall

Piero Speranza, Corinne Piera Speranza, sas&a - studio di architettura speranza associati — Deursil Music Theatre and Exibition Hall

Piero Speranza, Corinne Piera Speranza, sas&a - studio di architettura speranza associati — Deursil Music Theatre and Exibition Hall

Piero Speranza, Corinne Piera Speranza, sas&a - studio di architettura speranza associati — Deursil Music Theatre and Exibition Hall

Piero Speranza, Corinne Piera Speranza, sas&a - studio di architettura speranza associati — Deursil Music Theatre and Exibition Hall

São Roque Restaurant - A2OFFICE

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This project consists of the renovation of São Roque, a restaurant with tradition in the city of Vila do Conde but that was closed since some years ago. The aim was to change the concept of the restaurant, creating a new dining room, which should take a more contemporary and warm character. Some fixed carpentry was kept, although painted in another color and the original wooden tables were incorporated into the intervention. The existing ceiling was demolished and then applied sound absorption panels and a new final coating on wooden slatted that allows, besides the harmonious connection between existing materials, to cut the reverberation in space. Through the slatted comes the lighting lamps in retro style with a warm tone of light, which contrasts with the neutral colors that cover the walls and floor. The original ceramic floor was covered with a new deck with excellent acoustic properties. It was applied a set of black tubes that create the necessary division of spaces without closing them. In this sense, there are two distinct areas in the room: one that pointed to a bench filled with pads on a more intimate setting, and the other occupied by a high table supported in the windowsill, relating to, through this, with the small square and the facade of the Chapel of São Roque, which gives its name to the restaurant.

A2OFFICE — São Roque Restaurant

A2OFFICE — São Roque Restaurant

A2OFFICE — São Roque Restaurant

A2OFFICE — São Roque Restaurant

A2OFFICE — São Roque Restaurant

A2OFFICE — São Roque Restaurant

A2OFFICE — São Roque Restaurant

A2OFFICE — São Roque Restaurant

apostoli loft - alessandro de sanctis - des interior architecture

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This 55 mq loft on the top floor of a 1644s building originally built by Architect Mattia de Rossi (pupil of Bernini) and renovated in the 1719 by Architect Alessandro Specchi (famuos for design of spanish step). It consists of an open-plan living area and kitchen on the main level in which only the bathroom is compartmented, with a private bedroom on the mezzanine level.

alessandro de sanctis - des interior architecture — apostoli loft

The Sinuous Line of Grace

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