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Irakleio X4 - Simbiosi Architects, Dora Mpalda

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Linear parks… global innovation? Around the world there have been many linear parks that have been created in the ruins of another structure. For example in Valencia, Spain, the Turia River was changed direction and was transformed into a big linear park, Turia Park. In Boston the decision of relocating underground the highway in the center of the city gave place to the construction of a sustainable linear park, the Rose Kennedy Greenway. In New York, the decision of non-demolishing the old train rails, gave to its citizens one of the most interesting and well-designed off-the ground urban parks, the High Line Park. In Paris there has been the first off-the ground linear park that leads pleasantly the walker through the dense net of the city. It was designed in 1988 and it is called Promenade Plante.

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To conclude… The urban gap that consists today of the Candia Walls, happens to be in reality a huge reserve of public space, capable to rebirth the city of Herakleio and transform it to an example for imitation.

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Ω Lamp - Simbiosi Architects

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A new modern design for a ceramic lamp in production now. For more info contact us at hello@simbiosiarchitects.com

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Museum of Underwater Antiquities - Simbiosi Architects, Dora Mpalda, Vassilis Moustakas

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The grain storage station, which is located within the area of the Cultural Zone – Cultural Coast of Piraeus Port Authority, will host the Museum of Underwater Antiquities, with history of Greek shipping and the eternal relationship of the Greek people to the sea. The museum is situated inside an industrial building which functioned as a grain storage station from 1936 to 2009. The supply process and operation of the silo station inspires and sets the ground for the organization, function and programming of the Museum of Underwater Antiquities.

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The grain storage station and disposal turns into a building for hosting, conservation and exhibition of archaeological findings. Thus the natural food storage, turns into a source of culture, history and knowledge. The core element in the design of the building is the exhibition of Underwater Antiquities, deployed inside the very heart of the building, in the area of storage cells while the rest of the building’s functions “hover” around that. The building’s volume remains as introvert as it was, sustaining though a narrative approach around the main exhibit, which happens to be a model of the hull of an ancient Greek trireme (Olympus).

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K1 Chair - Simbiosi Architects

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K1 is a chair composed by three pieces that are combined, without the use of screws or glue, in an ergonomic and functional shape. The chair is available in two different version: - lacquered plywood; - OSB (Oriented Strand Board). For info contact us at hello@simbiosiarchitects.com

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Villa in Kea - Simbiosi Architects, Dimitris Sakellariou, Christos Vlachos

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House in Kea Island. For more info contact us at hello@simbiosiarchitects.com

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and check out: www.kea-estate.gr

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House in Dionysos - Simbiosi Architects

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New house starting from an existing structure of 1995. We adapted the main structure to a modern design that satisfy the needs of the clients exploiting the slope of the ground.

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Restauro architettonico e consolidamento Chiesa in Cava de' Tirreni - st. arch. tti Cosetta e Pio Silvestro

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Sul promontorio di Vetrato sorge, quasi a dominare le vallate circostanti ed il mare di Vietri, l’antica Chiesa di S.M. della Purificazione, dalla facciata rinascimentale, immersa nel verde con un viale antistante imponente per la presenza di platani secolari. Essa fu costruita ai tempi dell’esistenza di Marcina, verso il VI secolo D.C.. Si legge in Della Porta “ E’ di origine antichissima. E’ menzionata in una Carta del 961, dove si legge che Radelchisio prete le lascia in testamento una pianeta, un orario, un amitto e tutti i suoi libri: < post mea defunctione fiat datum in ecclesia………….quae edificata est in locum Beltranto ………….. >”. Accanto alla Chiesa sorgeva un Hospitium o monastero dove l’abate Pascasio accoglieva pellegrini o viandanti malati. Dal 1080 al 1513 la Chiesa di S.M. della Purificazione fu assoggettata alla Badia della SS. Trinità, epoca in cui fu distaccata per passare sotto la giurisdizione della nuova Diocesi di Cava. Nel 1050 viene riportata come Chiesa parrocchiale (ne fanno menzione i romani Pontefici Pasquale 2°, Eugenio 3° ed Alessandro 3°). L’antico monastero od Hospitium fu distrutto da invasione dei Saraceni verso il Mille. La Chiesa fu ampliata in tre epoche diverse, come appare dalle strutture. Il campanile presenta tracce di archi semigotici. La Chiesa, essendo in posizione strategica, fu prescelta dai Tedeschi, nel 1943, a difesa di Cava, con la costruzione, nelle vicinanze, di cinque fortini. Essi occuparono la Chiesa, la casa canonica e l’orto annesso e provocarono, così, il cannoneggiamento dal mare di tutta la zona: la Chiesa rimase profondamente danneggiata La Chiesa di S.M. della Purificazione in Vetrato, perso il fascino della vetustà, è stata, di seguito, messa a soqquadro da vandali irresponsabili; sono stati trafugati candelieri antichi e suppellettili varie, le tele dei quadri troneggianti sugli altari e pendenti dai muri, la policroma acquasantiera del ‘500, i marmi degli altari e da decori, il sepolcro dell’abate Pascasio, gli archi, i capitelli, le voltine, il trono austero ed artistico del ‘500, il pavimento divelto. Negli anni successivi vi sono stati degli interventi urgenti e parziali, non sempre appropriati. La Chiesa è lunga circa ml 36 e larga ml 12; è composta da tre navate con abside circolare. Lo scopo dell’intervento e, cioè, il Consolidamento e restauro architettonico della Chiesa Parrocchiale di S.M. della Purificazione ha avuto come obiettivo la restituzione all’utilizzazione ed all’efficienza, in ogni suo aspetto, del manufatto oggetto dell’intervento. Ciò ha comportato una approfondita conoscenza delle sue caratteristiche tipologiche in ogni sua manifestazione ed una altrettanta conoscenza delle carenze e delle deficienze che rendono necessaria e mirata l’operazione di restauro; tale approfondimento ha richiesto un puntuale rilievo grafico e fotografico, nonché una attenta valutazione dell’aspetto strutturale. Il progetto proposto è stato, unitamente agli Organi preposti alla tutela ed al recupero degli organismi architettonici, concretamente concordato con una serie di interventi e di studi per il raggiungimento del risultato finale, che ha riscoperto e portato alla luce quei valori che sono stati distrutti dagli atti di spregiudicato vandalismo, compiuti nel corso degli anni che ci hanno preceduto.

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casa unifamiliare C&A - Cinzia Trinchese, Antonio Nardi

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Progettazione di una casa unifamiliare

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Inside the Corner - Officina06, Contest 2013 - Lorenzo Marchi, Alessandro Fucà, Diego Pagnotta

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“Inside the Corner” è uno spazio pensato a rimarcare la particolare forma triangolare che scaturisce naturalmente dall’analisi morfologica di un’area che si presenta fortemente strutturata dagli assi viari. L’obbiettivo è quello di creare uno spazio fruibile al pubblico che possa fungere da sosta e punto di aggregazione per abitanti turisti e gente di passaggio. Tramite l’abbassamento della quota della piazza di 80 cm si creano delle sedute intorno ad una fontana a forma di anfora a rimarcare la preesistenza storica della fontana di Lombardi, e con l’innalzamento di un muro lungo l’asse del lungotevere, si crea una schermatura al rumore e alla vista del traffico, generando uno spazio intimo più raccolto contornato da alberi e da un’area verde. La suddivisione dello spazio in moduli triangolari genera direttrici naturali lungo le quali si formano delle aree verdi alberate in prossimità delle sedute che vengono mantenute in ombra durante il periodo estivo; il sistema della fontana e dei giochi d’acqua contribuisce alla refrigerazione e fornisce un elemento di arredo che rimanda al simbolo storico del rione Testaccio.

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Il modulo triangolare si estende anche alla banchina del fiume Tevere laddove c’era il Porto di Ripa e dell’Emporio, generando delle piattaforme galleggianti, messe in comunicazione con un ponte retrattile a formare un nuovo spazio pubblico lungo l’argine del fiume, in grado di riqualificare e rendere nuovamente fruibile, temporaneamente nei periodi estivi, l’antico spazio adibito al commercio.Tramite un sistema di passerelle mobili che mettono in comunicazione la banchina e la piattaforma si generano accessi alla struttura galleggiante. Con una semplice struttura mobile di ancoraggio che permette di seguire l’andamento delle acquee, si è cercato di ovviare al problema di innalzamento e abbassamento del Tevere. Le piastre-peso, gettate nell’alveo del fiume, sono ancorate al sistema di galleggianti e alla struttura in acciaio portante della piattaforma con delle catene che verranno modulate nella loro lunghezza a seconda dell’altezza delle acquee, senza mai arrivare ad essere in tensione.

The Pelican Tower - Gonzalo Gómez Mataix

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Conceived to contribute to celebrating the 500th anniversary of Ponce de León’s arrival on Florida’s east coast, the Pelican Tower is designed as a visually powerful landmark that will stand out in the Miami skyline—now dominated entirely by modern skyscrapers— giving it an individual identity and setting it apart among other urban landscapes. It will act, too, as a welcoming architectural highlight seen from the cruisers arriving in the nearby harbour, representing a conceptual bridge of sorts between the bay and the surrounding urban area of Miami Downtown thru the historic Bayfront Park. Indeed, the tower emerges from the water of the bay symbolizing the close relationship that Miami has with the sea, and connects, at a minor scale, with the Bayfront Park by means of a building—the La Florida Pavilion—, advance of the Downtown, that “floats” over the park, thus preserving it entirely. For reasons of coherence and respect for the existing environment, the new landmark is designed to coexist harmoniously with the park—the most ambitious project of the renowned artist and landscape architect Isamu Noguchi—, not to replace it.

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South view

The Tower, whose design has nautical reminiscences, has an observation deck at 647 feet (197 m) over the park (only 110 feet—33 m—underneath the nearby “South East Financial Center”) with stunning views of Downtown, Biscayne Bay and Miami Beach. Visitors will pay an entrance fee to partially fund the investment. They will reach the wind-shaped observation deck—which is aligned with the predominant wind direction (ESE) to minimize structural efforts—by means of two high-speed elevators. The Tower has a total height of 827 feet (252 m) —thus becoming the new ceiling of Miami—including the mast at the top, where telecommunication aerial facilities are envisaged.

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The tower seen from the bay

The La Florida Pavilion, a curved building surrounded by balconies, large wall-curtains and featuring a rooftop terrace with pleasant vistas of the park and the bay, is supported by a massive concrete wall and a secondary tower, 389 feet high, connected to the main one whose functions are to strengthen it against strong winds and to accommodate the main gate to the complex. The Pavilion has an area of 24,000 square feet (2,230 m2), and would serve as visitor entrance hall to the Tower, featuring a gift shop and a restaurant, as standing annex to the Miami City Hall for official meetings and receptions, and as a small convention center, with conference rooms available for private receptions, corporate events and press conferences.

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The tower by night

The new landmark, with traces of art-déco—a style frequently used in the city in the past—, is located in the east side of the Bayfront Park. As said above, because of the elevated emplacement of the Pavilion and the aquatic foundation of the Tower, the site occupies a minimal portion of the park southward the Mildred and Claude Pepper Fountain. The Tower will respect the integrity of the existing walks and gardens in this area and in the park as a whole, including the facilities and sculptures, as they were conceived by Isamu Noguchi in the regeneration project of the 1980’s. Particularly, the relation between the landmark and the Mildred and Claude Pepper Fountain has been considered with particular care. The new building partially envelopes the large round plaza and the monumental fountain. This project will thereby significantly enhance this area and will transform it into an important civic space for the city. Conversely, the importance given by the Noguchi’s plan to the Fountain as a visual and walk focus—the original purpose of this fountain, namely, to simulate a fragment of the ocean, should be restored—will serve to emphasize the approach to the new landmark, as well as the vision of the Tower.

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The La Florida Pavilion

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The Noguchi fountain round square

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Aerial view of the Bayfront Park

ELLEBO - Antonio Mariniello architect , Michele Cuomo architect , Piero Migliaccio architect , Riccardo Conte , Raffaele Landolfo , Gianmaria Di Lorenzo, Ornella Iuorio, Caterina Antonia Dattilo , Umberto Caturano , Laura Bellia , Pasquale Pagano , Laura Grazia Mariniello , Marina Fusco, Roberto Chiaese , Mirko Russo , Maria Carmela Mango

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The proposal aims to improve the architectural, urban and environmental quality of the “Sballerup” social Housing through: a. Improve of the functional quality; b. New design of the common spaces, by the creation of new space within the existing buildings and outside in the big central court; c. Energetic retrofit of the building d. Adding of new volumes by the adoption of a structural system characterized by elevated degree of prefabrication, high structural performance and lightness e. Rationalization of roads and sidewalk

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General View

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Conceptual Design

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Plan

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Elevation on the internal Court

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Structure of the added volumes

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View from the court

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The water path

HOUSE House - Andrew Maynard Architects

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These neighbouring terrace homes are owned by two generations of one family. Both houses were in need of repair and update. HOUSE House is a single building that extends both homes. They are separate homes within one architecture. The new structure runs north/south while the original houses run east/west. The fence between each terrace slides away to create one large backyard.

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Australia has the largest houses in the world. Melbourne is flat, with very low density. There are few topographical constraints to force homes to have a small footprint. This is unfortunate as many of the best homes around the world are modest in size and maximise what precious outdoor space there is. In Australia we go wide and low. We pancake our homes. We eat up our outdoor space. Often people move to the suburbs under the false logic that they will have an abundance of open space and room for kids to play; however the enormous size of houses now makes this a convenient myth rather than a true outcome. This results in car dependence and children’s isolation from a rich and diverse urban community (as kids don’t tend to drive that much).

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With HOUSE House we deliberately went vertical. We stacked spaces 3 levels high. We maximised the backyard on a small site. In cities like Tokyo, London, Amsterdam and many more, living vertically is a way of life that generates unique housing while also making the most of a densely packed urban condition. It creates a vibrant way of life that sprawl and car dependence could never achieve. But what if we introduce a footprint restriction beyond what is required? What if we build a tall thin structure that maximises the modest backyard? We produce spaces that, though familiar in many parts of the world, are unfamiliar in Australia; tall, cavernous spaces with light cascading from above. Each space different in personality and function so that the modest home can adapt to the various complex moods of its occupants.

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Andrew Maynard Architects generally attempt to avoid crashing new structures into old. With HOUSE House we deliberately created two separate forms. We respect the twin Victorian terraces. We repair and restore them. We do not extrude or copy the original as this only ends in an odd tumor. The new structure is built across the rear of the terraces. A clear gap remains between the two. Weather is kept out of this cavernous space by glass infills. This is where you rise and spin up the spiral stair, interacting with both the aged brick of the terrace and the cedar of the new. We’ve avoided using new synthetic, shiny or plastic materials. The materials have had a past life. The new form is clad entirely in cedar. Raw steel plate and detailing describes the openings between structures and the threshold between old and new. Dark plywood paneling rises through the light-filled void between the structures. We strategically use mirror on the cabinetry in the dining area to make the space feel large while giving the illusion that light is coming from both sides and that we are surrounded by garden.

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The key to making a modest-sized home flourish is to provide a number of spaces with various personalities. The active family/living spaces don’t need to be large, yet they must have loose boundaries. The original front sitting room is retained. After this the living spaces can open from the dining room to the rear fence. The side fences can both be opened to let outdoor activity spill beyond the living area. The kitchen bench continues through the rear glass wall. The inbuilt barbecue sits on the end of the bench. The levels above the living areas provide quiet contemplative spaces. Each space is connected with both the rear yard and the internal lightwell.

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Like all of our buildings sustainability is not the narrative, it is a core responsibility in the same way that lighting and plumbing are. All new windows are double glazed. Glass roofs can be thermally challenging therefore we have used high performance glass with automated louvres over so that sunlight stops before it hits the glass, not after. There’s no green house effect here. The owners can adjust the louvres at anytime between full sunlight and complete block out. Louvres to the south of the lightwell are automated to allow the space to quickly vent should heat build up. High performance insulation has been used in the new walls and roof. The existing terrace roofs have also had an insulation upgrade. Solar panels cover the roof.

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On the cedar boundary wall we’ve painted a graphic. Melbourne has some of the best street artists in the world and thankfully they donate their work to the city within its numerous laneways. Though street art is welcome throughout Melbourne tagging is also prevalent and it tends to be more destructive. Tagging is to be expected on almost any exposed wall. Most tagging is drawn with black spray paint. To combat this we introduced a black graphic to the facade that either makes the tag invisible or alternatively can be quickly painted over to discourage additional tagging. Will this tactic work or will it simply offer a greater incentive? We don’t know? Most importantly we engage with tagging, one of the ubiquitous parts of the city, rather than fortifying ourselves from it. The graphic used is the child-like image of a suburban home. Here we see the overlap of two distinct approaches to the single family house; the stereotypical home overlaid on the import. If you look closely elsewhere in the house you will find numerous “Easter Eggs” following the same theme.

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EHM. Expo Housing Milan - C+S Architects

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Thresholds. The project underlines and gives strenght to the transition space between the landscape of the park and the massing of the Expo Village.

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The park enters the village, crossing the space between the two towers of the R11 plot, which have been distorted and manipulated, imagining a continuity of the public spaces from the park to the main street/plaza and conversely. Along the edge of the square, two fourteen and twelve-storey high towers seem to be born from the same volume, forced to be split in two parts by the public space which was pushed inside.

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The fracture shapes a concave space, a collective space. The treating of the facades reinforces this idea thanks to the continuity of the materiality of the square and the facades, both white. The soil of the square is made of a white stone and acts as an artificial landscape, folded and distorded to connect differences of the levels between the pedestrian space and the park. The monomateric and monocolored space enphatizes the urban role of the complex as a space of transition.

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The other elevations, facing the massing of the Expo Village and the city, instead, are finished with darker colors, turning the system into an ‘urban door’.

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Una nuova centralità per Casinalbo - David Morini, giuseppe vilardi

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L’area di progetto proposta dal bando di concorso si presenta oggi, conscia della sua originaria funzione industriale come un enclave all’interno del contesto urbano di Casinalbo. In prossimità del centro della frazione, si appropria di una posizione strategica del tessuto locale. Situato, a ridosso della ferrovia, tra Via Giardini Nord e la superstrada che collega Modena a Sassuolo questo nuovo “vuoto urbano” ha le potenzialità per diventare un polo attrattivo, un nuovo centro nevralgico per gli abitanti di casinalbo e limitrofi. Le nuove economie ed i nuovi processi produttivi hanno creato un vuoto urbano che oggi il progettista, in concerto con l’amministrazione comunale del Comune di Formigine (Modena) e la società Socedil S.p.A., sono chiamati a ripensare in una visione contemporanea. Il futuro del centro abitato è imprescindibilmente legato a questa dinamica urbana, non solo per la posizione centrale, ma anche per le estese dimensioni che il progetto comporta, oltre che alle connessioni infrastrutturali presenti sul luogo.

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Il masterplan sviluppato instaura un rapporto di connessione con l’intorno, in particolare con le infrastrutture (ferrovia, strada carrabile, piste ciclabili, vie pedonali) e con le preesistenze storiche e di rilievo del contesto. Ponendo particolare attenzione al verde, fondamentale per un progetto che ha la pretesa di dichiararsi a misura d’uomo. Una grande piazza pavimentata crea in prima battuta una dualità con il sagrato della chiesa antistante, dando respiro al tessuto urbano di Casinalbo. Sulla piazza si affacciano gli edifici con prevalente destinazione pubblica e commerciale. Il tema della piazza è stato pensato per ridare alla frazione un vero luogo di aggregazione, un luogo dello stare e del fare pensato non solo per i giovani (che effettivamente manca) ma anche per tutte le varie iniziative del paese. (mercato, fiere, etc.). Verso sud, affacciate sul grande parco, le residenze trovano la giusta collocazione, lontano dalle vie di percorrenza automobilistica, ma vicine alla zona riservata a parcheggio dal bando, utilizzabili sia dalla cittadinanza che dai residenti dell’area. L’area è completamente pedonalizzata, le piste ciclabili già presenti sono state potenziate e i percorsi pedonali incrementati. La stazione ferroviaria fa ora parte del contesto, avendo una forte connessione con la piazza e la chiesa di Casinalbo. La visione globale che si viene a creare è un nuovo frammento di città progettato e connesso con il costruito del centro abitato, dove nuovi spazi prendono vita in una logica contemporanea e al tempo stesso attenta alle esigenze del cittadino.

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Inquadramento territoriale

Inquadramento territoriale La visione a grande scala dell’area compresa tra Modena e Sassuolo pone una questione di centralità per il comune di Formigine e per la frazione Casinalbo. Le grandi frange urbanizzate che si estendono sui corridoi infrastrutturali al di fuori dei grandi centri urbani raccordano i centri minori in un tessuto connettivo che caratterizza lo sviluppo del territorio antropizzato della pianura Padana. Il risultato di questa dinamica è la città policentrica, dove ogni centro abitato orbitante attorno alla grande città storica assume una valenza sempre più importante nell’ottica di una conurbazione futura. Rimane fondamentale saper progettare con una visione d’insieme del territorio e delle sue connessioni. Formigine e Casinalbo si trovano proprio al centro del percorso da Modena a Sassuolo, e negli anni a venire assumeranno un ruolo sempre più rilevante. Le infrastrutture presenti sono principalmente direzionate nord-sud. La ferrovia che collega il capoluogo di provincia, il raccordo automobilistico Modena-Sassuolo e i percorsi pedonali e piste ciclabili sono la fitta rete presente nell’area in oggetto. Il tessuto connettivo tra il comune di Formigine e la sua frazione Casinalbo comunque non può trovare come unico referente il manufatto architettonico, oggi disseminato senza una logica d’insieme, ma bensì l’elemento caratterizzante dovrà essere lo spazio verde, inteso come zone agricole e parchi attrezzati. L’obbiettivo è il mantenimento dell’habitat naturale tradizionale della pianura Padana, in un ottica di conurbazione futura tra le frange urbanizzate. La completa connessione delle infrastrutture presenti e dei corridoi verdi sono i temi del masterplan progettato, una visione d’insieme caratterizzante del contesto abitativo.

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Elementi del progetto

Il masteplan A seguito di una valutazione tra le richieste del bando di concorso, delle esigenze della comunità locale e del sopralluogo agli spazi dell’ex salumificio Maletti si è deciso di procedere con un gesto radicale per quanto riguarda il futuro dell’area. La conservazione dei luoghi industriali poco si confà alle reali necessità contemporanee; la soluzione adottata è la completa demolizione degli edifici esistenti, ormai logori dal tempo e senza un grande valore architettonico (se non come feticcio post-industriale) per lasciare posto a nuovi spazi fruibili e adatti alle reali esigenze della popolazione. L’unica costruzione da salvaguardare è l’edificio storico adibito ad abitazione (F.15 M.93) per la sua valenza autentica e decisiva per la storia locale. Una grande piazza pavimentata con l’affaccio su via Sant’Ambrogio crea un nuovo centro di aggregazione per il paese, oggi sprovvisto di un luogo simile. Tale piazza presenta delle superfici inclinate, che all’occorrenza possono rivelarsi come sedute, creando un disegno dello spazio pubblico che rimane però sempre fruibile. Prospiciente alla piazza vi è un edificio a corte (verso sud) disposto su tre livelli, dove si prevedono delle funzioni pubbliche come la biblioteca, le sale lettura e le sale civiche. Un edificio polifunzionale in pietra e vetro che vuole diventare, con le sue linee “classiche”, l’edificio di rappresentanza della frazione di Formigine.

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Connessioni

Ad est sono presenti tre edifici. Quello più a nord, posto in angolo su via Sant’Ambrogio, è destinato a sale cinema e teatro. La punta vetrata che si colloca sulla cuspide dell’area è un invito visivo a proseguire sia per via Sant’Ambrogio sia per la pista ciclabile ed il camminamento pedonale che costeggia la ferrovia dove adesso la stazione ha uno “sbarco” su un polo attrattivo che funge anche da tessuto connettivo per l’intera frazione. L’edificio ad angolo con ingressi dallo stesso si sviluppa a tutt’altezza su vari livelli serviti da ascensori e raggiungibili tramite passerelle per i vari piani di ingresso ai cinema e teatri. La costruzione adibita a sale cinema e l’edificio sottostante sono interrotti da una via pedonale che collega idealmente e prospetticamente la stazione ferroviaria e il sagrato della chiesa di Casinalbo, creando così un taglio diagonale della piazza. Su questo taglio si apre un bar parte sud dell’ edificio diamante).

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Schema degli elementi

Gli altri due edifici attigui, su due livelli, sono occupati da funzioni commerciali, una palestra, con zona spa e beauty farm e uffici al piano superiore in uno e nell’altro un ristorante. Tutti gli edifici pubblici, terziari e commerciali vengono trattati con gli stessi materiali cioè pietra e vetro. Risultando così trasparenti sugli affacci a piano terreno, più pubblici, così da dilatare lo spazio. A sud dell’edificio a corte si sviluppano le costruzioni per la residenza; grandi corti interrotte si traducono in corpi a C o a pettine; si crea in questo modo la tipologia ideale per l’insediamento abitativo. Sviluppati su tre livelli, gli edifici creano dei luoghi semi-pubblici verdi strettamente connessi con il grande parco urbano a ovest, dove la riqualificazione dell’area abbandonata crea un grande polmone naturale attrezzato per la comunità. Il sistema di distribuzione delle varie unitàè il ballatoio affacciato sulle corti. Le scale e gli ascensori di risalita sono posti in testa agli edifici. Le tipologie di appartamento sono svariate: monolocali da 22mq, bilocali da 44,00 mq, trilocali da 66,00 mq e alcuni trilocali più ampi da 75,00 mq. Le diverse tipologie si adattano e si modificano all’interno della struttura degli edifici residenziali, andando a creare diversi spazi per l’uso residenziale. E’ da considerare che le varie tipologie possono in ogni caso accorparsi e diventare soluzioni abitative di diverse dimensioni anche su più livelli (duplex). I percorsi pedonali garantiscono la piena fruibilità dei luoghi, gli accessi sono molteplici dalla via Sant’Ambrogio a nord, dal parcheggio a sud e dal camminamento parallelo alla linea ferroviaria ad est. Le piste ciclabili presenti sono potenziate ed è assicurata la piena percorribilità in tutte le direzioni. Spazi attuali per una nuova visione d’insieme del tessuto urbano consolidato donano servizi, superfici verdi e zone per la residenza all’avanguardia con il nostro tempo e futuri; l’intero progetto offre a Casinalbo una nuova centralità urbana per l’intera collettività.

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Schema funzionale

Il parco Nella parte sud dell’ area di progetto si sviluppa un parco che dialoga con la parte residenziale del masterplan. Un grande specchio d’acqua accompagna la pista ciclabile e crea un grande slargo pavimentato ipotizzando una zona di bike rent e di sosta per i percorsi ciclabili. Vengono posizionati campi da gioco e cospicue alberature per la sosta e il relax degli abitanti della frazione. Questo parco instaura con quello presente nel centro di Formigine un sistema verde collegato appunto dalla pista ciclabile.

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Vista assonometrica d'insieme

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Masterplan

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Planimetria di progetto

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Ristrutturazione di una Residenza Estiva - Fabio Guerrieri ArChiTEttO


Casa Giuseppe Lolli - Fabio Guerrieri ArChiTEttO

Nuovi Uffici BTicino a Varese - Lapo Lani Architetto

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Complesso industriale di Varese, sede storica dell’Azienda BTicino.

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Nuovi Uffici BTicino a Varese | 2012-2013 Il silenzio dell’industria© Lapo Lani

I nuovi Uffici abitano un edificio precedentemente occupato da reparti di produzione: progettazione, assemblaggio e collaudo di quadri elettrici. La costruzione risale anni ’60, periodo in cui il complesso industriale ha affrontato una significativa espansione edilizia.

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Nuovi Uffici BTicino a Varese | 2012-2013 Il silenzio dell’industria© Lapo Lani

Cinque ordini di navate percorrono cinquantadue metri di edificio, per una larghezza di venti metri. Gli ultimi undici metri si allargano in un fianco, aumentando di una navata per due campate, fino a raggiungere ventidue metri di larghezza. I pilastri in cemento armato e in acciaio sorreggono le travi delle coperture a shed, i cui colmi sono alti più di sei metri. Due grandi finestre frammentano lo spazio racchiuso da ogni campata. La luce naturale si diffonde in maniera soffusa e calibrata, regolando differenti atmosfere figlie del movimento del sole. Gli uffici assecondano il susseguirsi delle campate. Quattro filari ripercorrono tutta la profondità dell’edificio. Le nuove strutture che delimitano le stanze, pannelli di legno e pareti di vetro alti due metri e venti centimetri, non toccano mai la struttura originaria. Si appoggiano su un pavimento galleggiante. Tutti i nuovi elementi sono rimovibili e riposizionabili. Le stanze degli uffici, ad esclusione delle sale conferenza e delle sale destinate ai dirigenti, non possiedono soffitti. Due corridoi, interrotti da altri due che li collegano trasversalmente, percorrono longitudinalmente l’intero spazio e permettono di accedere alle stanze degli uffici. Un lessico cromatico, calibrato per rendere identificabili le differenti aree funzionali, definisce i pavimenti e le nuove pareti. L’identità degli ambienti è stata calibrata attraverso l’uso dei colori. Le pareti e le coperture originarie sono state segnate da un unico colore, diverso da quelli usati per le parti nuove.

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Nuovi Uffici BTicino a Varese | 2012-2013 Il silenzio dell’industria© Lapo Lani

Gli ambienti, liberi dai macchinari di produzione, possiedono una vaga atmosfera archeologica. Il ricordo dei rumori e degli echi di lavoro si scioglie in uno strano silenzio. Un silenzio che sembra essere dovuto al decesso della struttura stessa dell’edificio, alla morte del motivo che ne aveva provocato la nascita.

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Nuovi Uffici BTicino a Varese | 2012-2013 Il silenzio dell’industria© Lapo Lani

Al progetto hanno collaborato Nicole Santambrogio e Yuxi Chen.

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Nuovi Uffici BTicino a Varese | 2012-2013 Il silenzio dell’industria© Lapo Lani

Lapo Lani Maggio 2013

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Nuovi Uffici BTicino a Varese | 2012-2013 Il silenzio dell’industria© Lapo Lani

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Nuovi Uffici BTicino a Varese | 2012-2013 Il silenzio dell’industria© Lapo Lani

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Nuovi Uffici BTicino a Varese | 2012-2013 Il silenzio dell’industria© Lapo Lani

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Nuovi Uffici BTicino a Varese | 2012-2013 Il silenzio dell’industria© Lapo Lani

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Nuovi Uffici BTicino a Varese | 2012-2013 Il silenzio dell’industria© Lapo Lani

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Nuovi Uffici BTicino a Varese | 2012-2013 Il silenzio dell’industria© Lapo Lani

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Nuovi Uffici BTicino a Varese | 2012-2013 Il silenzio dell’industria© Lapo Lani

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Nuovi Uffici BTicino a Varese | 2012-2013 Il silenzio dell’industria© Lapo Lani

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Nuovi Uffici BTicino a Varese | 2012-2013 Il silenzio dell’industria© Lapo Lani

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Nuovi Uffici BTicino a Varese | 2012-2013 Il silenzio dell’industria© Lapo Lani

Allestimento del Museo Civico di Prato - AR.CH.IT Luca Cipelletti

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Una mostra è un’esperienza ibrida tra architettura e spettacolo ma anche un viaggio nello spazio e nel tempo che nel caso del Museo Civico di Prato inizia nel Tardo Gotico fino ad arrivare ad oggi. Un viaggio da percorrere all’interno di un edificio storico stratificato e in forte relazione con il contesto urbano della sua città. Le tappe progettuali di questo viaggio hanno tenuto conto di una regia che valorizzasse accanto alle opere, all’architettura e alla luce, tutti gli elementi capaci di stupire e rilanciare la curiosità del visitatore. Il progetto di una mostra a Palazzo Pretorio è stato intrapreso immaginando come filo conduttore un percorso ascensionale di luce e materia. La luce è stata progettata in continua relazione con le opere, il loro allestimento, l’architettura e seguendo l’ordine di una successione di piani che portasse il visitatore a vivere un’esperienza dalla penombra alla luce, da intima a collettiva. Il tema della risalita si sviluppa a partire dal primo piano dove le opere galleggiano nel buio. Le finestre vengono oscurate e l’illuminazione delle pale d’altare è studiata dal basso verso l’alto in un rapporto visivo simile a quello che si poteva avere entrando nelle chiese. Aspetto fondamentale è il cambio d’illuminazione sulle opere che, dal primo rinascimento in poi, avviene dall’alto verso il basso. Il percorso espositivo è impostato su una diagonale prospettica che ritroveremo come tema architettonico anche nelle sale sovrastanti. Al secondo piano i pannelli luminosi, sagomati sulle finestre, diffondono una luce bianca, dinamica e diffusa. Anche in questo caso il percorso museografico è impostato su una diagonale che fa percepire al visitatore prima l’impianto architettonico della sala e a seguire gli svela mano a mano le opere, creando sul finale un effetto di controcampo come in un antico atelier d’artista. Gli elementi espositori sono auto portanti e, come al piano sottostante, l’effetto leggermente concavo tutela la percezione di ogni singola opera. Nel piano ammezzato, per risolvere le difficoltà create dallo spazio limitato e dalla varietà di opere da esporre, si è deciso di esasperare il concetto di quadreria settecentesca. Tre grandi pannelli ospitano la collezione Martini e alcuni arredi aggiunti che ripropongono le atmosfere dei saloni dell’epoca; accanto a questi pannelli scorre, in video proiezione, un flusso di quadri presenti nelle altre gallerie cittadine, con il risultato di un’unica galleria didattica sospesa tra il reale ed il virtuale. Il terzo livello, in apertura sul paesaggio, è quello della trasparenza e della potenza della luce solare. Gli elementi espositivi schiariscono sino al bianco fondendosi con la luce e la sala. Una parete bianca e impostata sulla diagonale, divide la stanza in due parti: da un lato la collezione di busti del Bartolini che, ad altezza occhi e su sostegni indipendenti, osservano il visitatore e garantiscono un effetto teatrale di grande impatto; dall’altro, un’atmosfera più protetta accompagna il visitatore alla pittura dell’Ottocento, del Novecento e ad un’ultima sezione dedicata al Lipchitz. In generale il tema della diagonale e la polarizzazione sulle opere più significative favorisce un ordine di percorso anche nelle sale più piccole che diversamente sarebbe risultato dispersivo. Il progetto grafico riprende in modo coerente il disegno degli interni, il logotipo diventa marchio nella forma del Palazzo e il progetto multimediale prevede l’invenzione di una “torre temporale” in grado di raccontare la storia di Prato e del suo territorio dal Trecento al Novecento, dal primo piano al tetto, attraverso un sistema di mappe d’epoca e di “crowdmapping”.

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Carioca Wave - Nir Sivan Architects Associates

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Context: Rio de Janeiro, a UNESCO World Heritage city, has been chosen to host the FIFA World Cup in 2014, and the Olympic Games in 2016, events that are already bringing dynamic and economic growth to the whole region. The prestigious CasaShopping retail centre in which the project is located is in Barra da Tijuca, which is the main site for both events.

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Carioca Wave, Rio de Janeiro, Brazil

Description: The freeform canopy of Carioca Wave is inspired by the impressive Barra da Tijuca coastline. The dynamics and movement of the sea are what stimulated us to form the natural sculptural shape of an ocean wave from which it takes its name. The project was driven artistically and emotionally, and developed architecturally, adding both value and function to its surroundings.

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Carioca Wave, Rio de Janeiro, Brazil. mounting of elements

Masterplan: Before embarking on the design of the Carioca Wave sculpture, we worked on a longer-term expansion and development plan for the entire retail complex. This masterplan includes four additional canopies with the goal of not only meeting current requirements, but also developing a unique and distinct brand identity for the future. Each of the additional canopies was created conceptually as a fragment that expresses different moments in the movement of the sea. Together they complete a concept that will eventually merge the shopping centre design with its surroundings.

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Carioca Wave, Rio de Janeiro, Brazil

Structure and Precedent The structural frame of the Carioca Wave canopy is self-supporting, without any columns or lateral supports. The challenge here was to combine this self-supporting ability with wide cantilevers to push technology to the limits. Indeed, this freeform gridshell is considered to be the first in South America.

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Carioca Wave, Rio de Janeiro, Brazil

Process: The design approach included sculpture and design methods that were further developed using automotive industry tools and advanced parametric instruments to ensure tight control of the very particular and complex geometry.

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Carioca Wave, Rio de Janeiro, Brazil

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Carioca Wave, Rio de Janeiro, Brazil. 110 ton double curve steel production in Czech Republic. Imported to Brazil for mounting

Concorso di idee - Romina Muccio

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Il logo è costituito da una parte grafica e una di testo che recita: “UNIONE COMUNI del CIRIACESE e del Basso CANAVESE” cui denominatore comune è la C, tracciata da un filo, tenuto da un aereo identificativo dell’aereoporto di zona e imbrigliato nella cruna di un ago che ricuce i 7 Comuni identificati nei tratti rossi che delineano un binario, simbolo della ferrovia. Il filo disegna il verde che connota il parco, da cui spunta il Sole, raffigurato a “mò” di libro, emblema degli archivi e che racchiude cultura e tradizioni, espresse dallo skyline della Chiesa di San Giovanni Battista e dai prodotti tipici.

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Logo a colori

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Loco in scala di grigi

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