Il Progetto
Piazza Santa Teresa - vista aerea
© Michele Bevivino . Published on May 30, 2015.
Il progetto di valorizzazione della Cisterna Borbonica della città di Formia, prevede un sistema di accessibilità e riqualificazione di un grande spazio ipogeo, storicamente destinato a cisterna per l’acqua, nella piazza principale della città.
Risulta evidente il potenziale di questo nucleo culturale e quindi la grande responsabilità alla quale l’intervento della Cisterna di Piazza Santa Teresa deve far fronte.
Nell’ammirare lo spazio tra le campate della cisterna si riflette sul grande valore architettonico del vuoto, dello spazio che si sviluppa, liquido, tra le colonne e si fonde con le volte senza soluzione di continuità. La grande “Corte comunale” si caratterizza anch’essa per una percezione simile: le quinte dell’edificato sviluppano un recinto: un grande vuoto che attraverso una scalinata si collega spazialmente e visivamente con Piazza della Vittoria e l’orizzonte marittimo.
Con chiarezza e coscienza il bando di concorso indicava nelle Linee guida una netta poetica progettuale:
“ Particolare cura dovrà essere riposta nella ideazione progettuale di una piccola struttura esterna, possibilmente trasparente, che dovrà contenere un elevatore ed una scala per consentire l’ingresso alla Cisterna. “
Sulla base di queste considerazioni si propone quindi un’idea progettuale forte, chiara e netta che decide di rispettare il profilo della piazza, talmente trasparente da sparire rispetto alla quota zero e facendo dello spazio fluido ed ipogeo il suo concept di progetto. L’architettura del vuoto quindi, una rampa dalla pendenza leggera, accessibile per tutti perchè priva di barriere, che piega il profilo della piazza e si insinua nel sottosuolo, raggiungendo lentamente il caveau di Piazza Santa Teresa, offrendo al visitatore un’esperienza sensoriale dal grande potere evocativo.
La grande permeabilità della piazza si mantiene grazie ad un semplice sistema di rampe e scale che permette di accedere alla cisterna da tutti i punti della piazza, senza compromettere quindi i percorsi pedonali e garantendo la completa fruibilità. L’intero sistema si disassa rispetto al centro della piazza, spostandosi leggermente verso la corte comunale: questo permette di ridurre al minimo le fasi di scavo entrando direttamente nella campata centrale della cisterna collegando materialmente il grande spazio della piazza con la già citata corte. In questo modo inoltre, come richiesto dalla committenza, la chiesa di Santa Teresa rimane completamente libera nella sua interconnessione con la prospiciente piazza e l’asse centrale non risulta intaccato.
Il nuovo accesso alla cisterna
© Michele Bevivino . Published on May 30, 2015.
L’inserimento nel contesto urbano
La zona espositiva e l'ingresso
© Michele Bevivino . Published on May 30, 2015.
Piazza Santa Teresa, la Corte comunale e Piazza della Vittoria, costituiscono i grandi spazi aperti del centro urbano di Formia. Le quinte urbane si affacciano su queste grandi stanze a cielo aperto che si sviluppano attraverso le vie. Esiste una sottile ma significativa direttrice che passa parallela alla facciata della chiesa, attraversa la Corte comunale, scende la scalinata che porta fino a Piazza della Vittoria e visivamente termina in mare. È proprio lungo questa direttrice che si inserisce l’intervento proposto, che piega il profilo del terreno, e ricava un vuoto nella Piazza. L’intervento architettonico opta per un profilo interrato, che rispetta la vista della facciata della chiesa superando quel concetto di trasparenza richiesto dal bando, indicando al contempo la presenza di un elemento nel sottosuolo, in una dimensione fino ad ora sconosciuta ai cittadini ed ai turisti.
Se il bando richiedeva un sistema di accesso con scale ed ascensore, questa idea di progetto cerca di andare oltre, definendo un percorso che introduce alla scenografia dell’architettura ipogea: un percorso formativo di discesa attraverso un nuovo vuoto che permette, durante la camminata, di mantenere continuamente il contatto visivo e sensoriale con le preesistenze circostanti, con la piazza e la sua chiesa, con il cielo e con l’intorno. Attraverso un uso cosciente studio del progetto in sezione si permette al visitatore uno sguardo verso scorci fin’ora inediti.
La nuova passerella nella cisterna
© Michele Bevivino . Published on May 30, 2015.
La forma del vuoto
Piazza Santa Teresa, la Corte comunale e Piazza della Vittoria, costituiscono i grandi spazi aperti del centro urbano di Formia. Le quinte urbane si affacciano su queste grandi stanze a cielo aperto che si sviluppano attraverso le vie. Esiste una sottile ma significativa direttrice che passa parallela alla facciata della chiesa, attraversa la Corte comunale, scende la scalinata che porta fino a Piazza della Vittoria e visivamente termina in mare. È proprio lungo questa direttrice che si inserisce l’intervento proposto, che piega il profilo del terreno, e ricava un vuoto nella Piazza. L’intervento architettonico opta per un profilo interrato, che rispetta la vista della facciata della chiesa superando quel concetto di trasparenza richiesto dal bando, indicando al contempo la presenza di un elemento nel sottosuolo, in una dimensione fino ad ora sconosciuta ai cittadini ed ai turisti.
Se il bando richiedeva un sistema di accesso con scale ed ascensore, questa idea di progetto cerca di andare oltre, definendo un percorso che introduce alla scenografia dell’architettura ipogea: un percorso formativo di discesa attraverso un nuovo vuoto che permette, durante la camminata, di mantenere continuamente il contatto visivo e sensoriale con le preesistenze circostanti, con la piazza e la sua chiesa, con il cielo e con l’intorno. Attraverso un uso cosciente studio del progetto in sezione si permette al visitatore uno sguardo verso scorci fin’ora inediti.
Lo spazio ed il progetto di architettura
L’impronta nella piazza
Il progetto, semplice e lineare, è frutto di un lungo processo di sintesi compositiva: un sistema di rampe successive dalla pendenza molto lieve, che portano verso il sottosuolo. Le prime due permettono di raggiungere un livello intermedio, servito da ascensore, illuminato da piccoli lucernari. Questi elementi di illuminazione zenitale riprendono quelli esistenti della cisterna e marcano l’ingresso. In questo livello intermedio si trova anche un punto informazioni per i visitatori ed uno spazio destinato ad emeroteca, accessibile anche al di fuori dell’orario di visita della cisterna. Proseguendo il percorso di discesa, accompagnato da pannelli informativi e aperture verso la cisterna, che permettono primi scorci sullo spazio interrato, si raggiunge il vero e proprio ingresso alle campate con un leggero percorso a passerelle: una passeggiata all’interno del caveau di Piazza Santa Teresa.
Questo progetto definisce un processo di costruzione-sottrazione, cercando di valorizzare l’intorno e lo spazio urbano attraverso un progetto completamente ipogeo. Leggere le preesistenze e l’intorno attraverso un’analisi urbana e tipologica della trama urbana del centro di Formia ha permesso di capire che qualsiasi processo aggregativo e costruttivo avrebbe compromesso lo spazio vuoto delle Piazza ed il protagonismo della facciata della chiesa. Da non sottovalutare infatti il vissuto sociale che spinge, come sottolineato dal bando, a chiamare Piazza Marconi, Piazza Santa Teresa.
Il grande vuoto della cisterna viene rispettato da un disegno leggero di passerelle che attraversano solo due campate permettono al visitatore di percepire i volumi e la presenza dell’acqua. La grande campata centrale rimane libera, come uno spazio solo da ammirare. Le texture delle pareti vengono guardate da vicino ed i pilastri ritmano il percorso senza mai venire toccati.
L’acqua, la cisterna e lo spazio liquido
Gli elementi naturali come mitigatori urbani
La presenza dell’acqua costituisce la grande forza evocativa della cisterna: l’acqua disegna le pareti ed umidifica l’ambiente, caratterizza l’acustica degli spazi. La potenza scenografica dell’acqua, di un ambiente liquido ed il suo potenziale urbano, hanno suggerito in questa idea di progetto, la possibilità di sfruttare questo elemento naturale come fattore comunicativo, trait de union tra la superficie ed il sottosuolo. L’acqua disegna con un sottile specchio la piazza, riflette, come nella cisterna, il suo intorno, duplicando la facciata di Santa Teresa che vi si specchia. L’acqua si posiziona proprio lungo l’asse di progetto ed inclinandosi leggermente spinge il visitatore a dirigere il suo cammino e lo sguardo verso la facciata della chiesa. Con un attento gioco di pendenza l’acqua scivola sulla parete verticale ed accompagna la discesa. L’unico, sottile e trasparente elemento verticale che segna l’ingresso è costituito da un piano di vetro disassato rispetto a Santa Teresa, posizionato nella fonte d’acqua, liberando il prospetto della chiesa. Esso costituisce inoltre una leggera nota di colore per la piazza attraverso una colorazione luminosa a led in RGB. Sotto la fonte d’acqua si propone la definizione di uno spazio destinato alla cittadinanza.
In fase di progettazione preliminare si propone un ampliamento del programma del bando, ricavando uno spazio da poter destinare ad eventi pubblici, aumentando l’offerta culturale del centro, un ampliamento fisico dello spazio piazza in un luogo intermedio, tra la superficie ed il sottosuolo. Il potenziale di questa localizzazione, al centro della piazza, senza però effettivamente comprometterla, è evidente. A lato della seconda rampa, sotto lo specchio d’acqua, la parete liquida si piega come il selciato della piazza, cade verso il sottosuolo e bagna una parete in vetro che separa l’emeroteca dall’ambiente esterno senza comprometterne l’illuminazione né il contatto visivo con l’intorno.
La luce, la piazza e lo spazio permeabile
Altra grande protagonista del progetto, oltre al’acqua, è la luce, che definisce e disegna gli spazi, accompagnando i visitatori dalla piazza fino alla cisterna. Si è dedicata particolare attenzione alla progettazione della luce, consultando esperti in progettazione illuminotecnica, che permettessero di rendere efficiente il concept di progetto luminoso. Nello spazio della piazza una forte idea marca il selciato: strisce di led nel pavimento disegnano quadrati di 120 centimetri di lato, esattamente l’impronta dei pilastri della cisterna e si posizionano, sulla quota zero della piazza, esattamente sopra di essi , quasi a voler proporre una radiografia in pianta delle campate del sottosuolo, un sottile disegno che definisce la Piazza Santa Teresa e suggerisce la presenza nel sottosuolo di una geometria architettonica. La presenza del vecchio accesso, attraverso il tombino, si sottolinea attraverso un lucernario che passando oltre la vecchia volta, illumina il corridoio parallelo alla facciata della chiesa. Il nuovo accesso, con il pannello in vetro, si illumina di colori ed indica la presenza della cisterna. L’acqua, illuminata adeguatamente, con il suo riverbero introduce il visitatore verso la discesa; l’aria diventa leggermente umida, il suono dell’acqua copre i rumori della città; la trasparenza e la graduale riduzione della luce conducono gradualmente attraverso una sorta di processione verso la cisterna, in un percorso sensoriale fortemente scenografico.La luce, posizionata ai bordi delle rampe, stacca letteralmente i piani orizzontali da quelli verticali; i lucernari sopra l’ascensore ed il pavimento in vetro satinato garantiscono una diffusione liquida dello spazio senza soluzioni di continuità. All’interno della cisterna la luce illumina le campate e le volte attraverso faretti led, che, dal basso verso l’alto, disegnano le volte della cisterna. Il percorso delle passerelle viene accompagnato da elementi informativi adeguatamente illuminati e la leggera ringhiera metallica quasi sparisce visivamente grazie alla localizzazione di una luce che sottolinea solo il corrimano. Le passerelle sembrano galleggiare sull’acqua della cisterna, l’illuminazione sotto agli elementi orizzontali è l’unica orientata verso l’acqua, ottenendo così il risultato di un ulteriore alleggerimento dei percorsi.
Al riverbero naturale del movimento dell’acqua è affidato il compito di smaterializzare il riflesso delle volte, che completano l’illusione di uno spazio duplicato nel suo grande vuoto.