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EL CARNICERO - Andrea Langhi

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Una “finca” costruzione tipica di Ibiza, di cui sono stati mantenuti i caratteri originali, arricchendola con arredi colorati e lampade ricercate. Un grande cortile e’ diventato un luogo colorato e di atmosfera, dove cenare a lume di candela tra ulivi e palme o a bordo piscina. Una nuova struttura in legno maschera una copertura in tensostruttura esistente, creando un volume che arricchisce l’intero spazio. Sotto la tenda (chiamata El Circo) , arredi colorati, divani, mobili, tappeti in ceramiche decorate creano l’ effetto di “ interno in esterno”

Andrea Langhi — EL CARNICERO

A “finca” a typical Ibiza construction , that had maintained the original features, embellishing it with colourful furnitures and sophisticated lamps. A large courtyard became a colourful and cool place, where dining by candle light between olive and palm trees or by the pool. A new wooden structure masks an existing marquee coverage , creating a volume that enriches the whole space. Under this pavillon (called El Circus), colourful fournitures, sofas, decorated ceramics carpets create an “inside outside effect”.

Andrea Langhi — EL CARNICERO

Andrea Langhi — EL CARNICERO

Andrea Langhi — EL CARNICERO

Andrea Langhi — EL CARNICERO

Andrea Langhi — EL CARNICERO

Andrea Langhi — EL CARNICERO

Andrea Langhi — EL CARNICERO

Andrea Langhi — EL CARNICERO

Andrea Langhi — EL CARNICERO


da PIAZZA DELLA CITTA'-GIARDINO a PIAZZA-GIARDINO DELLA CITTA' - Angelo Salamone

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Il concetto di piazza sta cambiando. Si sta evolvendo. Non è immediato accorgersene, ma ci sono indizi disseminati nei comportamenti sociali, nelle nuove idee architettoniche e nei progressi tecnologici, che non possono essere ignorati.

Angelo Salamone  — da PIAZZA DELLA CITTA'-GIARDINO a PIAZZA-GIARDINO DELLA CITTA'

Il concetto di piazza sta abbandonando la sua bidimensionalità e sta incorporando altre dimensioni.

Angelo Salamone  — da PIAZZA DELLA CITTA'-GIARDINO a PIAZZA-GIARDINO DELLA CITTA'

Chi vive in cittàè sempre di più alla ricerca di un habitat e di servizi di livello. Il cittadino non è disposto a rinunciare alla qualità dell’ambiente per soddisfare i propri bisogni di vita: fruibili momenti di aggregazione per gli anziani, servizi e aree disponibili per i disabili, aree verdi attrezzate per soddisfare le necessità dei bambini.

Angelo Salamone  — da PIAZZA DELLA CITTA'-GIARDINO a PIAZZA-GIARDINO DELLA CITTA'

ORGANIZZAZIONE DEGLI SPAZI L’idea principale del progetto è quella creare punto di ritrovo attrezzato degli abitanti del quartiere; un luogo che favorisca l’aggregazione, che possa ospitare il mercato giornaliero di quartiere, eventi, conferenze, cene all’aperto, spazi espositivi e che richiami clienti nei negozi esistenti, o solo per visitare la piazza stessa. La riorganizzazione degli spazi aperti, mediante l’azione di nuova e più ampia pedonalizzazione, ha posto come fulcro l’abitante del quartiere, attenzione tradotta nel potenziamento e nella “rivisitazione” del disegno degli elementi urbani mirato a incrementare la socialità e la vivibilità del luogo. La piazza viene dunque interpretata attraverso la triplice esperienza dell’ampliamento della sosta pedonale, dell’attraversamento pedonale con collegamento diretto al Parco delle Cascine e della viabilità minima autorizzata per le operazioni mercatali e di servizio. Il percorso carrabile viene lasciato marginalmente sul lato dove sono stati raggruppati tutti i parcheggi prima presenti al centro della piazza. Il parcheggio, sebbene rivisto e riorganizzato, viene lasciato sulla parte nord della piazza. L’idea guida è stata quella di progettare uno spazio flessibile da vivere e fruire, al tempo stesso, nella sua interezza e nelle sue parti, legato sia alla quotidianità sia alle occasioni eccezionali: uno spazio in cui l’individuo si senta “contenuto” seppur libero di decidere del proprio permanere. Per questo la piazza è pensata come spazio flessibile, facilmente attrezzabile secondo gli eventi che ospita grazie al disegno della tettoia-giardino così strutturata da costituire elemento di ricucitura con l’asse verde di quartiere, ordinatore dello spazio, dei percorsi, del mercato e nello stesso tempo tale da supportare l’offerta di servizi aggiuntivi per manifestazioni ed eventi.

Angelo Salamone  — da PIAZZA DELLA CITTA'-GIARDINO a PIAZZA-GIARDINO DELLA CITTA'

IL VERDE Nel quartiere dell’Isolotto sono stati censiti 1514 alberi in totale. Ma quanto di questo verde è totalmente accessibile e fruibile dalla popolazione? Nei tempi più recenti, e soprattutto dall’avvio della società industriale, l’uomo sembra avere smarrito la consapevolezza del ruolo fondamentale del mondo vegetale per la sua stessa esistenza. In generale la riprogettazione di spazi urbani considera sempre al primo posto le esigenze di attività commerciali o ricreative non compatibili con il verde urbano. Questo atteggiamento oltre a determinare il sempre più frequente confinamento del verde urbano in aree di risulta, sta sempre più contribuendo a diffondere l’errato concetto che gli alberi e il verde urbano in genere sia un impiccio e un intralcio ad una moderna vita e allo sviluppo delle città. Si dimentica invece il ruolo fondamentale del verde nel miglioramento della qualità della vita nelle città per la loro importante funzione ornamentale ed estetica, per l’importante e fondamentale azione di mitigare gli estremi climatici del sole, del vento della pioggia e soprattutto del potere aggregativo che generare se la cumunità deve prendersene cura. Il disegno del verde nella piazza dell’isolotto ha tenuto conto delle alberature presenti è ha cercato di “ricucire” e ridisegnare l’asse verde di quartiere (viale dei bambini) con la piazza stessa. Per permettere la totale libertà di utilizzo della piazza per il mercato, il verde è stato innalzato portandolo al disopra della copertura della tettoia stessa, che, con il suo andamento inferiore all’9% di pendenza, permette la totale percorribilità e utilizzabilità anche a persone con ridotte capacità motorie. Il nuovo verde pubblico è totalmente fruibile ed accessibile.

Angelo Salamone  — da PIAZZA DELLA CITTA'-GIARDINO a PIAZZA-GIARDINO DELLA CITTA'

LA SERRA Non tutti i progetti di riqualificazione urbana sono uguali. Mentre in alcuni luoghi, per modernizzare le piazze si ritiene opportuno abbattere alberi che costituiscono i polmoni verdi delle città, in questo progetto si è pensato di realizzare una serra bioclimatica a servizio del verde della piazza ma a disposizione dell’interà comunità per i momenti di condivisione e per la riqualificazione della piazza stessa. Si tratta di una serra da esempio di tecnologia verde in città e in grado di offrire un’occasione di incontro e partecipazione attiva in tutti i giorni dell’anno. La serra realizzata con struttura metallica e vetro è dotata, in copertura di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica.

Angelo Salamone  — da PIAZZA DELLA CITTA'-GIARDINO a PIAZZA-GIARDINO DELLA CITTA'

LA TETTOIA La realizzazione della serra si colloca al centro di un intervento di riqualificazione verde più ampio, che prevede principalmente la realizzazione di una grande tettoia-giardino praticabile gradevole dal punto di vista estetico, utile per la raccolta dell’acqua piovana, per creare ombra, per mitigare l’effetto albedo della pavimentazione della piazza e necessario per creare copertura al mercato ed ad altre attività. La tettoia stessa, partendo da quota piano piazza davanti il sagrato, al variare della quota , nella parte sottostante si trasforma in una struttura multifunzioni. Lungo il primo tratto è sedute per la piazza davanti il sagrato, continuando al innalzarsi diventa luogo di gioco coperto trasformandosi in un playground accanto l’area ludica. Continuando la tettoia diventa copertura per aree sosta attrezzate con tavoli e sedi. Di seguito si trasforma in chiosco-edicola, in fermata di autobus, in cabina telefonica, in servizi igienici, fino a diventare copertura per il mercato. Sul tetto è presente il giardino della piazza, realizzato con le piante che gli abitanti dell’Isolotto vorranno piantare portandole dai propri giardini. Il camminamento in copertura sarà realizzato in legno di recupero dei pallets. Alla copertura si può accedere anche per mezzo di due scale collocate nell’asse di collegamento trasversale della piazza con i parcheggii limitrofi presenti. L’intradosso della copetura sarà decorato con l’opera di un artista rappresentante una serie di uccelli in volo e stanti. Cosi la copertura oltre a realizzare le varie funzioni descritte diventa essa stessa un’opera d’arte simbolo della nuova piazza dell’Isolotto. La scelta degli uccelli è stata per rappresentare la storia e la realtà dell’Isolotto: quartiere giardino multicolorato abitato da migranti, viaggiatori liberi.

Angelo Salamone  — da PIAZZA DELLA CITTA'-GIARDINO a PIAZZA-GIARDINO DELLA CITTA'

RECUPERO Recuperare, riciclare, umanizzare, personalizzare, non sono solo concetti appartenenti a tendenze creative o a scuole di pensiero architettonico, ma rappresentano per i tessuti urbani contemporanei una necessità oggettiva e per le amministrazioni locali un percorso obbligato per rendere più vivibili e fruibili i propri habitat urbani. E’ per questo che per le panchine nelle aree verdi è previsto il recupero quelle esistenti. Cosi come viene recuperato il fontanello presente in piazza. Anche per l’illuminazione pubblica il progetto prevede il riutilizzo di quella esistente con integrazione di una nuova illuminazione a led a risparmio energetito integrata nella tettoia-giardino. Il rivestimento delle scale, delle sedute, dei servizi igienici, della fermata del bus, il camminamento in copertura ecc vengono realizzati con legno di recupero da pallets. Verrà realizzata una postazione per il recupero degli scarti della frutta venduta al mercato, per la creazione di compost da utilizzare sulla tettoia-giardino o per essere portato via per concimare i tantissimi giardini privati presenti in quartiere. Anche l’acqua piovana viene convogliata in delle cisterne per il recupero per l’irrigazione del giardino, per l’utilizzo nei servizi igienici pubblici e per le necessità del mercato ortofrutticolo.

Angelo Salamone  — da PIAZZA DELLA CITTA'-GIARDINO a PIAZZA-GIARDINO DELLA CITTA'

PAVIMENTAZIONE L’intera Piazza pedonale viene pavimentata con pavimenti drenanti realizzati con granulati minerali naturali (calcestruzzo architettonico). I granuli vengono legati con delle speciali resine trasparenti che rivestono reticolando ogni singolo granulato creando lastre ad effetto naturale molto resistenti e carrabili che si inseriscono perfettamente con contesto del quartiere giardino valorizzandone ulteriormente l’aspetto e la fruibilità. Questo tipo di pavimentazione, vista l’attività prevalente in piazza, risulta ottimale per poter effettuare un ordinaria pulizia giornaliera anche con idropulitrice. Non è soggetto a ristagni d’acqua ed ha un ottima proprietà antiscivolo. Il pavimento è stato progettato ad effetto tappeto naturale continuo e senza fughe e giunture per essere molto più resistente e compatto oltre per conferire un estetica di maggior valore. Con lo stesso pavimento in granulati e microgranulati viene realizzata, utilizzando un colore diverso, la sede della pista ciclabile. La pietra serena distingue il sagrato dalla pavimentazione diffusa della piazza nel suo insieme. Scelta, questa, dettata dal fatto che lo spazio antistante alla chiesa, nella sua storia, non è mai stato coinvolto da un pensiero organico di caratterizzazione in grado da individuarlo come spazio rappresentativo e adeguato alla scala dell’edificio di culto, poiché occupato dalla circolazione automobilistica; il progetto è intervenuto affidando alle geometrie già presenti il compito di delineare un luogo ove l’edificio e il contesto possano incontrarsi e armonizzarsi.

Angelo Salamone  — da PIAZZA DELLA CITTA'-GIARDINO a PIAZZA-GIARDINO DELLA CITTA'

Angelo Salamone  — da PIAZZA DELLA CITTA'-GIARDINO a PIAZZA-GIARDINO DELLA CITTA'

Angelo Salamone  — da PIAZZA DELLA CITTA'-GIARDINO a PIAZZA-GIARDINO DELLA CITTA'

Pavia: Un progetto di rigenerazione urbana per il comparto ex Necchi - Giampaolo Evangelista

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L’obiettivo della tesi è la rigenerazione di uno dei più grandi comparti comprendenti aree dismesse di Pavia, ossia la ex Necchi, dove fino a pochi anni fa era insediata l’omonima fabbrica insieme allo scalo ferroviario.

Giampaolo Evangelista — Pavia: Un progetto di rigenerazione urbana per il comparto ex Necchi

Dimensionamento dell'intervento e sezioni stradali

L’area, attualmente abbandonata e ancora priva di un progetto di recupero unitario, è in attesa di sapere il proprio destino. L’elaborato, partendo da un’analisi della città e della storia del suo sviluppo urbanistico, individua quali sono state le tendenze occupazionali ed insediative che hanno portato alla situazione attuale e che ora sono fondamentali per capire quali sono le reali necessità della città in prospettiva futura.

Giampaolo Evangelista — Pavia: Un progetto di rigenerazione urbana per il comparto ex Necchi

Planivolumetrico

Vengono poi affrontati i possibili scenari della città di domani e le modalità di approccio alla progettazione delle aree dismesse, prima di entrare nello specifico della realtà industriale pavese dell’ultimo secolo, che ha influenzato l’attuale assetto urbano cittadino. La parabola dell’era industriale pavese è infatti strettamente legata alle attuali problematiche della città al di fuori del centro storico, visto l’elevato numero di aree dismesse che man mano si è lasciata alle spalle (Necchi, NeCa e Snia-Viscosa le più estese).

Giampaolo Evangelista — Pavia: Un progetto di rigenerazione urbana per il comparto ex Necchi

Schizzi e viste tridimensionali

Queste aree, ancora dal futuro incerto, devono trasformarsi da buchi urbani a occasioni per una rinascita ed uno slancio verso la futura qualità ambientale, sociale, economica e culturale di Pavia.

Giampaolo Evangelista — Pavia: Un progetto di rigenerazione urbana per il comparto ex Necchi

Viabilità e verde

Successivamente, l’approfondimento storico e urbanistico del’area ex Necchi, introduce l’ipotesi di rigenerazione urbana, che ha la finalità di individuare gli ambiti di maggiore potenzialità e di fornire una soluzione in grado di comporre uno scenario di trasformazione dell’area ex Necchi in base alle esigenze della città e soprattutto di quelle categorie di utenti che finora hanno trovato poco spazio nel suo sviluppo.

Giampaolo Evangelista — Pavia: Un progetto di rigenerazione urbana per il comparto ex Necchi

Ambiti funzionali

Giampaolo Evangelista — Pavia: Un progetto di rigenerazione urbana per il comparto ex Necchi

Stato di progetto

New Horizon - atelier 37.2

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Playing with classical perspective deconstruction, from the inside the horizon line disappears. Experience the landscape as two monochromatic ever-changing Rothko paintings.

atelier 37.2 — New Horizon

“Sculpture by the sea festival” is now open in Aarhus Danmark, until July 5th.

atelier 37.2 — New Horizon

atelier 37.2 — New Horizon

atelier 37.2 — New Horizon

Dice - MARCO VANUCCI | OPENSYSTEMS

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OPENSYSTEMS lands its first project in China as a collaboration with NN, a fashion retailer in Xintiandi Style, Shanghai. Founded by young entrepreneur Mr. Alexander Chu, NN opened its first store in Shanghai in 2010 and it soon became the reference point for a niche and in the know clientele. The boutique boasts over 300 square meters of researched and innovative ideas. Following the success of the stores and his passion for fashion design, Mr.Chu awards scholarships to young Chinese designers to study in some of the most renowned schools in the UK such as Central St.Martin and Royal College of Fashion. In this context, our collaboration represents an exciting synergy of architecture and fashion design between China and the UK. OPENSYSTEMS exclusively designed DICE, a sculptural installation to mark the entrance of the store. The piece takes inspiration from the contemporary flair of the fashion labels on display and it resembles the form a primitive crystalline formation: the prismatic dodecahedra that compose the artwork is inspired by the geometry that can can be found in natural crystals and rocks. We were fascinated by the periodic arrangement of the molecules of crystals and the beautiful structures they form when they orderly come together. This idea gave us the chance to work toward the definition of one singular component that could be repeated and assembled in multiple ways within the shop. Dice acts as sculptural installation and, at time, become furniture as well as display areas. 54 components were installed forming a multifaceted reflective landscape within the boutique. The installation reflects light from different angles crating a playful interaction between the customers and the shop. In particular, the entrance of NN boutique is marked by the presence of a large mirror: the artwork is set against this mirror which reflects the image of the installation creating a kaleidoscopic effect. These reflections, both of light and of the image, create beautifully unexpected moments which are going to enchant and attract customers.

MARCO VANUCCI | OPENSYSTEMS — Dice

MARCO VANUCCI | OPENSYSTEMS — Dice

Photo by Liam Clarke. © OPENSYSTEMS

MARCO VANUCCI | OPENSYSTEMS — Dice

Photo by Liam Clarke. © OPENSYSTEMS

MARCO VANUCCI | OPENSYSTEMS — Dice

Photo by Liam Clarke. © OPENSYSTEMS

C+C - Nazarena Lo Bello

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Il progetto di questa piccola casa, situata nel cuore della Sicilia, è piuttosto semplice e nasce dall’esigenza di svecchiare gli ambienti per ospitare una giovane coppia di coniugi.

Nazarena Lo Bello — C+C

La casa, disposta su livelli diversi, è la tipica dell’entroterra siculo con zona giorno al piano primo e zona notte al secondo più una piccola mansarda. Gli interventi, volti a dare una nuova immagine alla casa, riguardano principalmente la sostituzione dei rivestimenti esistenti senza modifiche alla distribuzione degli spazi ma con un’attenzione particolare alla funzionalità; in tutti gli spazi nascosti infatti (vani sopra scala e sottoscala) sono stati ricavati ripostigli ed una piccolissima lavanderia.

Nazarena Lo Bello — C+C

L’elemento fulcro che caratterizza questo progetto, presente un po’ in tutti gli ambienti, è il colore blu avio adoperato come componente decorativo e realizzato con l’impiego di diversi materiali (resine, pitture, tessuti, arredi).

Nazarena Lo Bello — C+C

I rivestimenti si diversificano tra la zona giorno, dove il pavimento è stato ricoperto in gres porcellanato color tortora, e la zona notte al piano superiore dove le resine si fanno notare sia sui pavimenti che sulle superfici verticali del bagno. Nell’ambiente cucina/living sono state scelte porte e pannelli a filo parete per mantenere un ambiente caratterizzato da pulizia e rigore.

Nazarena Lo Bello — C+C

Nazarena Lo Bello — C+C

Nazarena Lo Bello — C+C

Nazarena Lo Bello — C+C

Nazarena Lo Bello — C+C

Nazarena Lo Bello — C+C

Nazarena Lo Bello — C+C

Nazarena Lo Bello — C+C

Nazarena Lo Bello — C+C

Nazarena Lo Bello — C+C

Nazarena Lo Bello — C+C

Nazarena Lo Bello — C+C

Nazarena Lo Bello — C+C

Nazarena Lo Bello — C+C

Poturzynska | Lublin | Poland - H+ Architektura

Potokowa | Wroclaw | Poland - H+ Architektura


LF Office - Tana

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studio per un avvocato

Tana — LF Office

Tana — LF Office

Tana — LF Office

Tana — LF Office

Tana — LF Office

quello che gli occhi non vedono - laprimastanza, Matteo Battistini, Davide Agostini, steve camagni, francesco ceccarelli

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Allestimento della mostra delle opere di Viviana Graziani presso l’Oratorio di San Sebastiano a Forlì.

laprimastanza, Matteo Battistini, Davide Agostini, steve camagni, francesco ceccarelli — quello che gli occhi non vedono

“Nelle bambine è ravvisabile il mistero della “verità che giace al fondo”: La verità di potenzialità esistenziali realizzate o perdute. È in quella età anagrafica e psicologica al tempo stesso, l’età dell’infanzia, che l’autrice ritrova le proprie radici e la “propria” verità. Ognuno di noi difronte a queste bambine può declinare questa “verita”. Ed è in questo il senso profondo dell’atto artistico: offrire una mediazione estetica al vissuto quotidiano, una mediazione estetica che, nella sua unicità, si rende condivisibile, si offre come un dono a chi le si pone difronte”. – Graziella Buzzi

laprimastanza, Matteo Battistini, Davide Agostini, steve camagni, francesco ceccarelli — quello che gli occhi non vedono

laprimastanza, Matteo Battistini, Davide Agostini, steve camagni, francesco ceccarelli — quello che gli occhi non vedono

laprimastanza, Matteo Battistini, Davide Agostini, steve camagni, francesco ceccarelli — quello che gli occhi non vedono

laprimastanza, Matteo Battistini, Davide Agostini, steve camagni, francesco ceccarelli — quello che gli occhi non vedono

laprimastanza, Matteo Battistini, Davide Agostini, steve camagni, francesco ceccarelli — quello che gli occhi non vedono

laprimastanza, Matteo Battistini, Davide Agostini, steve camagni, francesco ceccarelli — quello che gli occhi non vedono

laprimastanza, Matteo Battistini, Davide Agostini, steve camagni, francesco ceccarelli — quello che gli occhi non vedono

laprimastanza, Matteo Battistini, Davide Agostini, steve camagni, francesco ceccarelli — quello che gli occhi non vedono

laprimastanza, Matteo Battistini, Davide Agostini, steve camagni, francesco ceccarelli — quello che gli occhi non vedono

laprimastanza, Matteo Battistini, Davide Agostini, steve camagni, francesco ceccarelli — quello che gli occhi non vedono

Safe House - Robert Konieczny - KWK Promes

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Location
The house is situated in a small village at the outskirts of Warsaw. The surroundings are dominated with usual „Polish cubes” from the sixties and old wooden barns.

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Idea
The clients’ top priority was to gain the feeling of maximum security in their future house, which determined the building’s outlook and performance. The house took the form of a cuboid in which parts of the exterior walls are movable. When the house opens up to the garden, eastern and western side walls move towards the exterior fence creating a courtyard. After crossing the gate one has to wait in this safety zone before being let inside the house. In the same time, there is no risk of children escaping to the street area in an uncontrolled way while playing in the garden.

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Movable elements interfering with the site layout
The innovation of this idea consists in the interference of the movable walls with the urban structure of the plot. Consequently, when the house is closed (at night for example) the safe zone is limited to the house’s outline. In the daytime, as a result of the walls opening, it extends to the garden surrounding the house.

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

New type of building
The sliding walls are not dependent on the form of the building. That is why this patent can be applied to both modern and traditional, single- and multi – storeyed houses covered with roofs of different geometry. This universal solution we came up with gives a new type of building where not the form but the way of functioning is the most important. The name: „safe house” gains a new meaning now.

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Mechanic…
Accomplishment of this idea required the use of technically complex solutions. The most significant are the sliding walls (both 2,2 m high, 22 and 15 m long), which allow to interfere with the urban structure and determine the safe zone of the plot. They are not the only mobile elements of the building. Apart from these, there are large shutters (all 2,8 m high, with a width ranging up to 3,5 m, opening up to 180 degrees) and a drawbridge leading to the roof terrace above the swimming pool. The southern elevation is closed by an enormous roll-down gate of 14 and 6 m manufactured by a company normally supplying shipyards and air companies. It is made with white anodized aluminum which makes it possible to function as a movie projection screen. All the movable elements are based on built-in electronic engines, that guarantee safe operation. The whole building is a concrete monolith, while it’s mobile parts – for the sake of considerable size – are light steel trusses filled with mineral wool. As a result, the building is perfectly insulated when closed. The whole house as well as the mobile elements are clad with cement-bonded particleboards – Cetris and waterproof alder plywood fixed to a steel construction and painted with dark wood stain, which resembles the wood widely found on the surrounding houses and barns, and makes it fit well into the rural landscape.

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

...to Organic
Once the house opens, it’s bright and spacious interior merges extensively with the garden. Wide glazings behind the movable walls let the building acquire energy during the day (winter) or prevent the sun’s heat from going into the house (summer). At night, when the house is closed, the thick outer layer helps the building to accumulate the gained energy. Such a solution together with the hybrid heat system (most of the energy is gained from renewable sources – heat pump and solar systems supported with gas heating) and mechanical ventilation with heat recovery makes the house become an intelligent passive building. Every day the house acts in a similar way – it wakes up every morning to close up after the dusk. This routine reminds of the processes occurring in nature – the house resembles a plant in its day and night cycle.

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Robert Konieczny - KWK Promes — Safe House

Villa G by SCAPE - Lisa

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The studio SCAPE, winner of “The Plan Award 2015” and the “Young Talent of Architecture Award 2014”, delivers a private house with generous volumes in the heights of Lugano, in Switzerland.

Lisa — Villa G by SCAPE

Located in the residential area of Lugano, the house is surrounded by a garden on the edge of the alpine forest. The architects designed the house as an alternation of open spaces and full volumes, hosting reception areas and service spaces. From the entrance, positioned two meters away from the road, a long corridor crosses the entire main floor, broadening as it reaches the sitting room and dining area. A central patio increases further the important relationship between inside and outside. The volumes, made up of load-bearing partition walls, are of different heights and emerge at the upper level to construct an artificial landscape that contrasts with the natural landscape of the mountains. Villa G has been designed in order to grant to all the internal areas to open towards the wood, allowing architecture to become an environmental filter.

Lisa — Villa G by SCAPE

You can download the full press kit (press release and pictures) here

Lisa — Villa G by SCAPE

Lisa — Villa G by SCAPE

Lisa — Villa G by SCAPE

Lisa — Villa G by SCAPE

Lisa — Villa G by SCAPE

Lisa — Villa G by SCAPE

Lisa — Villa G by SCAPE

Lisa — Villa G by SCAPE

Lisa — Villa G by SCAPE

Lisa — Villa G by SCAPE

Lisa — Villa G by SCAPE

Lisa — Villa G by SCAPE

Lisa — Villa G by SCAPE

Lisa — Villa G by SCAPE

Lisa — Villa G by SCAPE

Lisa — Villa G by SCAPE

Lisa — Villa G by SCAPE

Lisa — Villa G by SCAPE

Lisa — Villa G by SCAPE

Lisa — Villa G by SCAPE

Lisa — Villa G by SCAPE

Lisa — Villa G by SCAPE

Lisa — Villa G by SCAPE

Lisa — Villa G by SCAPE

Nuovo Science Centre di Città della Scienza - Napoli - Sonia Calzoni, Luca Piraino, Ombra Bruno, Christiane Egger, Paolo Mazzoleni, B22

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Un giardino sul mare, che accompagna la Città della Scienza ad affacciarsi sul litorale flegreo, fronte all’isolotto di Nisida, al Golfo di Pozzuoli e alla vastità del Mediterraneo. Uno spazio pubblico prezioso e significativo, disteso lungo la costa e animato delle funzioni dello Science Centre. Un edificio compatto che, levitando (inaspettatamente leggero) sopra ai Giardini della Scienza, connota il paesaggio con un gesto sobrio e asciutto, memoria — nelle forme e nei materiali — del passato industriale e delle vicissitudini della Città della Scienza, ma, al contempo, proteso verso il futuro. Uno spazio pubblico dal carattere mediterraneo e urbano, collocato — al riparo delle intemperie e dal sole estivo — al di sotto dell’edificio principale, con lo sguardo rivolto al mare e, come cielo e come mura, i contenuti materiali e immateriali del museo. Una terrazza in copertura, con la buvette e gli spazi per soggiornare, punto privilegiato di osservazione di tutta la Città della Scienza e del suo rapporto con la terra e con il mare.

Sonia Calzoni, Luca Piraino, Ombra Bruno, Christiane Egger, Paolo Mazzoleni, B22 — Nuovo Science Centre di Città della Scienza - Napoli

SVILUPPO URBANISTICO PAESAGGISTICO Molte e diverse sono le eredità storiche e simboliche dell’area che andrà (nuovamente) a ospitare lo Science Centre di Città della Scienza, così come diversi alle diverse scale sono i sistemi paesaggistici di cui è parte. Il progetto si propone quindi di trovare una sintesi tra queste tensioni in un disegno il più possibile semplice e leggibile, volto a inserire correttamente lo Science Centre nel contesto, tanto rispetto alle valenze paesaggistiche quanto alle preesistenze del tessuto costruito, e a instaurare una positiva relazione con i principali landmarks, come l’apertura verso il mare Mediterraneo e le emergenze del Golfo di Pozzuoli. Il progetto sceglie, quale gesto insediativo fondamentale, la realizzazione di un sistema di giardini tematici che conducano dalla Piana dei Bagnoli al mare. I Giardini della Scienza, un grande parco scientifico affacciato sul mare, memore della Villa Comunale realizzata lungo la riviera di Chiaia da Carlo Vanvitelli con il botanico Felice Abbate per Ferdinando IV di Borbone e, più in generale, della tradizione insediativa e paesaggistica dei litorali mediterranei. Nei Giardini, all’offerta espositiva contenuta negli edifici si aggiunge così quella delle aree all’aperto, coperte e scoperte, attrezzate e libere, fruibili per molti mesi all’anno.

Sonia Calzoni, Luca Piraino, Ombra Bruno, Christiane Egger, Paolo Mazzoleni, B22 — Nuovo Science Centre di Città della Scienza - Napoli

Al di sopra dei giardini è collocato un grande volume unitario, in grado di riconnettere gli edifici esistenti e di raccogliere il complesso programma dello Science Center in un gesto semplice e dal chiaro ruolo paesaggistico. L’insieme degli spazi che si verranno a creare si integreranno quindi nel più vasto compendio di Città della Scienza, sia sotto il profilo logistico funzionale che sotto il profilo delle relazioni visive. La zona lato mare di Città della Scienza si caratterizza come un’area a fruizione pubblica, un insieme di servizi che completano l’offerta culturale dello Science Centre. L’area — in connessione con le attività del Centro Congressi, del Centro di Alta Formazione e del Business Innovation Centre — ospiterà numerosi eventi e funzioni, sia nelle parti costruite (Science Centre, Padiglione Galilei, Ristorante, spazi espositivi, spazi commerciali, uffici) che negli spazi all’aperto (i Giardini della Scienza, che raccolgono la Piazza a Mare, la Piazza della Ciminiera e la Passeggiata a mare in un unico spazio permeabile e continuo). Lo Science Centre — fondato nel 2001 e oggi potenzialmente principale museo interattivo della scienza in Italia e uno dei principali in Europa — quando vedrà ripristinata la sua piena attività sarà un grande attrattore culturale e potrà svolgere un ruolo rilevante tanto nella scena urbana napoletana quanto in un territorio molto più vasto. È necessario quindi costruire un equilibrio tra il grande museo e lo spazio pubblico che lo accoglie. Sarà, questo, uno spazio dotato di un chiaro carattere e attrezzato per il tempo libero, dove i 500.000 visitatori previsti mediamente su base annua (800.000 per l’intera Città della Scienza), possano agevolmente fruire delle funzioni e degli eventi dello Science Centre e, al contempo, trovare un luogo attrattivo e piacevole, dotato di tutte le qualità dei giardini urbani mediterranei.

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I GIARDINI L’intera zona lato mare è intesa in questo progetto come un grande giardino disteso longitudinalmente lungo il mare, caratterizzato da campiture differenti e popolato di piccoli elementi funzionalizzanti. Lo spazio pubblico del giardino potrà essere la forma concreta e immediata della rinascita della Città della Scienza dopo l’incendio. Realizzato come prima opera, sarà— nell’intervallo temporale del cantiere del museo — una risorsa esperienziale che abbraccia il nuovo Science Centre, offrendo a chi vi passeggia anche un punto di osservazione privilegiato delle tecniche costruttive di uno smart building. Nella vita della Città della Scienza, sarà poi lo spazio di accoglienza e di sosta aperto a tutti i frequentatori del complesso, un autentico spazio pubblico urbano capace di estendere l’interesse della Città della Scienza oltre i suoi stretti contenuti. I Giardini della Scienza sono organizzati con una struttura primaria costituita dai quattro temi principali: giardini didattici, giardino dell’acqua, giardino della storia e della cultura e giardino mediterraneo.

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legenda giardini

Una prima fascia dei Giardini verso il mare svolge il difficile ruolo di elemento di innesco del processo di rigenerazione del litorale. In questo senso si è pensato di proporre un giardino mediterraneo arido, rielaborazione della biodiversità tipica del paesaggio naturale e non antropizzato dei litorali mediterranei. In questo giardino, su una base sabbiosa e rocciosa, si alternano gruppi fitti di arbusti e aree senza vegetazione, proponendo in un sistema apparentemente non antropizzato le piante tipiche della macchia mediterranea. Alcune piante fioriscono in primavera e autunno, altre in estate e inverno, altre ancora hanno una doppia fioritura, ciò permette di avere una immagine del giardino che cambia molto frequentemente. In rapporto quasi antitetico con il giardino mediterraneo arido, vi è un esplosione di vegetazione: il giardino mediterraneo lussureggiante. Questo giardino si rifà allo stile del giardino inglese dove, secondo la moda del collezionismo botanico — che ha inizio in Italia nella seconda metà dell’Ottocento — le piante venivano importate da ogni parte del mondo e poste nei giardini di acclimatazione (costieri e con clima temperato) per poi essere utilizzate nei parchi pubblici e nei giardini privati delle ville borghesi e lungo i viali cittadini. Gli alberi sono associati in “clamps” (ciuffi) liberamente disposti a simulare l’opera della natura. Molte piante utilizzate in quel periodo e qui proposte sono quindi di origine esotica e l’effetto generato è quello di una foresta tropicale. Le piante proposte in progetto sono, in gran parte, quelle già in uso a Bagnoli in quei contesti. In particolare, dall’analisi di foto storiche, si possono riconoscere, lungo il viale Campi Flegrei, esemplari di Magnolia, Ficus e Platanus; nella zona limitrofa alla chiesa si S. Maria Desolata, Araucaria heterophylla; presso Villa Giusso, filari alberati con agrumi e lecci e un grosso esemplare di Pinus halepensis; al villino Forte a Bagnoli gruppi di piante costituiti da esemplari di palme (Phoenix robellenii), ulivi, lecci e corbezzoli, lungo viale Campi Flegrei e lungo la via Nuova esemplari di Phoenix canariensis, ora vietata per i danni che le arreca il punteruolo rosso e sostituita nelle nuove realizzazioni dalla Phoenix dactilifera. Un esemplare di Washingtonia è riconoscibile in una vecchia fotografia che ritrae il lungomare del quartiere. Le medesime essenze verranno quindi utilizzate per realizzare questo giardino. Nelle parti più interne del complesso si estende il giardino della storia e della cultura, un percorso tra le essenze legate alla storia e alla cultura intrecciato con gli elementi simbolici del luogo (la ciminiera, scultura di Karavan, le preesistenze della fabbrica dell’800). In questo giardino è presente la Vitis vinifera (la vite da vino) che probabilmente, con gli ulivi, era già coltivata al tempo dei primi insediamenti industriali dell’Italsider lungo il litorale di Bagnoli: dalle foto storiche è infatti possibile individuare una serie di orti conclusi cintati da alti muri in pietra — a protezione delle coltivazioni dalla salsedine — annessi a case di abitazione con all’interno filari di viti e piccoli ulivi o piante da frutto. In coerenza con questa logica, all’inizio del percorso è previsto un oliveto e alla fine un agrumeto. Il Morus alba (Gelso) rappresenta simbolicamente il legame tra la vegetazione e la rivoluzione industriale. Il giardino didattico è invece suddiviso in aree tematiche. Vi sono gruppi di essenze come il Miscanthus sinensis “Adagio”, la Stipa tenuissima e la Perowskia atripilicifolia, in grado di attirare grazie al loro colore e al loro profumo la fauna entomologica (farfalle, passeri, api, coccinelle). Altre, come la Lavandula officinalis, il Thymus officinalis e il Rosmarinus officinalis prostratus che grazie ai loro profumi e colori permettono un’esperienza sensoriale a tutto tondo. Una parte di giardino didattico si trova nella corte chiusa dell’Officina dei Piccoli. Ubicato al di sotto dell’edificio, il giardino dell’ombra presenta una vegetazione in grado di sopravvivere in penombra, caratterizzata in parte da essenze appartenenti alla flora endemica rara tutelata, come il Gymnocarpium robertiaum e la Woodwardia radicans. Questo giardino si conforma come il giardino della sosta, del riposo e della contemplazione. La visuale verso l’orizzonte è garantita grazie all’altezza ridotta delle piante che non creano ostacoli visivi. Il visitatore, a partire dal giardino della storia e della cultura, viene accompagnato verso il mare da una linea d’acqua che si dilata fino a diventare un vero e proprio giardino dell’acqua. L’acqua è presente lungo il percorso in tutti i suoi stadi (gassoso, liquido e solido). Nelle vasche si alternano diverse specie appartenente alla flora e alla fauna acquatica. Sopra di questo, in una straniante sospensione, appaiono gli acquari che, provenienti dall’esposizione superiore e illuminati da lucernari in copertura, proseguono fin quasi, in alcuni casi, a sfiorare il suolo. Il giardino minerale, pur con un esplicito riferimento alla filosofia del giardino zen, rievoca, attraverso la presenza di pietre, la tradizione mineraria dell’area di Bagnoli. A ideale completamento del sistema dei giardini, sulla copertura dell’edificio è prevista la collocazione di un campionario delle tecniche di produzione di energia solare oggi all’avanguardia. Nel giardino dell’energia i dispositivi più avanzati come alcuni di impianto a energia solare per la produzione di acqua calda sanitaria, celle solari per la produzione di energia elettrica e impianti per la produzione di biocarburante da alghe.

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piano terra

Il nuovo Science Centre con i suoi Giardini rappresenta, quindi, una realtà positiva che si propone di riqualificare il tessuto urbano ed ecologico di questo luogo delicato a partire dalla struttura sociale e culturale della città, un nuovo paesaggio sostenibile in cui il verde sostituisce e riqualifica i terreni contaminati dall’uso industriale, esempio della reversibilità dell’intervento antropico nell’ambiente.

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LAYOUT FUNZIONALE Il piano terrà dell’edificio è quindi una porzione di questi giardini, uno spazio dal carattere urbano sotto una grande piastra tecnologica. Qui si collocano, organizzati in nuclei più compatti e separati tra di loro, i laboratori, le agorà e gli spazi di servizio come biglietteria, lo shop e la buvette. Sempre al piano terra, facilmente accessibile, c’è l’officina dei bambini, con uno spazio aperto esclusivo e protetto. Al piano terra si trovano anche, all’interno dell’edificio oggetto di recupero, il Fab Lab e il deposito principale, con accessi carrai per il carico-scarico delle merci e il locale impianti, e i servizi igienici per il pubblico. La Biglietteria centrale e l’ufficio informazioni, collocati in un luogo baricentrico rispetto alla Città della Scienza e al sistema degli accessi, sono un luogo di smistamento dei diversi flussi con chiara vocazione di diventare un servizio unitario per tutta la Città della Scienza. L’officina dei Piccoli è disposta nella zona a sud: facilmente accessibile e con affaccio sul mare, contiene al suo interno una corte per le attività all’aperto e il controllo dei bambini. L’aver posto le parti espositive al primo piano rende permeabile il piano terra, consentendo di traguardare sempre il mare e permettendo il movimento libero delle persone e delle varie tipologie di fruitori in un grande spazio protetto, ombreggiato e vivibile.

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piano primo

Al di sopra di questo nuovo paesaggio, levita la struttura del museo, anticipata da un grande soffitto continuo, immaginato anche come un media ceiling materico ma interattivo. Il primo piano è interamente dedicato alle aree espositive permanenti e polifunzionali, disposte in un continuum complanare con più possibilità di percorsi, di modulazione degli spazi, di contemporaneità o separazione della fruizione. Un ambiente unico intervallato dai nuclei di risalita e di collegamento con il piano terra e con la copertura (alla copertura salgono solo due scale e i relativi ascensori) oltre che da patii interni o aperti verso il mare per garantire l’illuminazione naturale degli ambienti. Una zona è riservata al rapporto con il mare e prevede la collocazione di acquari in teche di cristallo che si estendono inserendosi nella soletta di calpestio verso il piano terra. L’ingresso principale al primo piano avviene tramite due scale, di cui una mobile, e gli ascensori; da questa posizione baricentrica partono i percorsi all’interno dell’esposizione – l’uscita passa obbligatoriamente attraverso lo shop a piano terra. Le aree espositive temporanee sono raggiungibili anche tramite un accesso indipendente disposto sul fronte sud del teatro Galilei (corpo A). Carico e scarico dei materiali espositivi avviene sulla testata sud dell’edificio in diretto collegamento con l’area deposito e la zona carrabile. In fine, in copertura, raggiungibile sia dal percorso espositivo che direttamente dai giardini, si trova la seconda buvette con una grande terrazza con vista sul mare e su tutto il paesaggio circostante. La copertura stessa ospita anche, nella sua ampia superficie, il giardino dell’energia, contributo importante all’equilibrio energetico dell’edificio e — al contempo — parte fondamentale dell’offerta didattica ed esperienziale del museo. L’intero progetto è costruito intorno ai temi chiave dell’interazione e della versatilità. Interattività, evocazione di emozioni, collaborazione tra i visitatori, dimensione formale e informale dell’apprendimento, dimensione evolutiva delle conoscenze e contestualizzazione storica e sociale, parole chiave dell’approccio di Città della Scienza, sono anche le linee principali di sviluppo del progetto proposto e connotano la sua organizzazione spaziale e le scelte architettoniche.

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prospetti - sezioni

COMPOSIZIONE ARCHITETTONICA Il progetto muove quindi da un presupposto insediativo, fondandosi sulla costruzione dei Giardini della Scienza come elemento di innesco della rigenerazione della Piana di Bagnoli e contribuendo alla ridefinizione del sistema della piana senza predeterminare univocamente lo sviluppo. Nei giardini si colloca la cittadella delle funzioni più pubbliche e sopra di essa si staglia l’elemento architettonico principale: il grande volume espositivo in pietra lavica. Il progetto propone quindi un’immagine architettonica unica e riconoscibile, incentrata sulla percezione dell’edificio nel paesaggio: un grande elemento che ricompone la complessità edilizia e funzionale in un volume apparentemente stereometrico, capace di segnare il paesaggio con chiarezza ma senza invadenza. Un landmark che trova nell’orizzontalità la cifra di un rapporto complesso, senza incentrare sull’oggetto — in fondo solo una parte di un insieme articolato come la Città della Scienza — la responsabilità della definizione del paesaggio, ma senza sottrarsi al proprio decisivo ruolo. La costruzione della grande facciata opaca del volume espositivo, materica e al contempo esatta e tecnologica, permette differenti livelli di lettura dell’edificio a seconda delle diverse modalità di fruizione. Segno netto e quasi astratto se percepito rapidamente o a grande distanza, monolite minerale e contestuale se visto da distanza più ravvicinata, sofisticata tessitura geometrica — capace di evocare i linguaggi binari di molte rappresentazioni scientifiche — se osservato da vicino. Grandi scavi luminosi ritagliano il volume, aprendo patii di luce sullo spazio sottostante — reso luminoso anche dai candidi elementi strutturali in cemento bianco — e offrendo un’illuminazione indiretta e suggestiva agli spazi espositivi. Nella notte, la buvette sul tetto dell’edificio diventa lanterna nel panorama costiero del Golfo di Pozzuoli.

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dettaglio

SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE, FATTIBILITÀ E DURABILITÀ La proposta progettuale si caratterizza per una marcata sostenibilità ambientale, ed è mirata alla qualità dell’involucro degli edifici ed all’efficienza energetica degli impianti, ovvero al confort ambientale degli edifici, nonché alla salubrità degli ambienti; gli aspetti fondamentali di sostenibilità ambientale attengono a quanto di seguito riportato (elevata coibentazione dell’involucro, elevato isolamento delle superfici vetrate, ,corretta schermatura delle superfici vetrate, utilizzo di fonti rinnovabili, utilizzo di fonti assimilate a rinnovabili, ventilazione meccanica con recupero di calore ad alta efficienza). Questi fattori del sistema integrato edifici-impianti si tradurranno nel contenimento delle emissioni di CO2 in atmosfera.

Sonia Calzoni, Luca Piraino, Ombra Bruno, Christiane Egger, Paolo Mazzoleni, B22 — Nuovo Science Centre di Città della Scienza - Napoli

tavola 1

Sonia Calzoni, Luca Piraino, Ombra Bruno, Christiane Egger, Paolo Mazzoleni, B22 — Nuovo Science Centre di Città della Scienza - Napoli

tavola 2

Sonia Calzoni, Luca Piraino, Ombra Bruno, Christiane Egger, Paolo Mazzoleni, B22 — Nuovo Science Centre di Città della Scienza - Napoli

tavola 3

Sonia Calzoni, Luca Piraino, Ombra Bruno, Christiane Egger, Paolo Mazzoleni, B22 — Nuovo Science Centre di Città della Scienza - Napoli

tavola 4

Sala conferenze Fondazione Minoprio - Franco Gerosa, Andrea Gerosa

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Il progetto della nuova sala conferenze annessa alla Villa Raimondi sede della Fondazione Minoprio, ha previsto il completo ridisegno della esistente aula convegni e la riorganizzazione dei locali di servizio e supporto, nonché di tutto l’apparato impiantistico e tecnologico. Al piano terra sono ubicati il foyer di ingresso, il guardaroba, il coffee break, la sala mostre/pluriuso oltre ai nuovi servizi igienici. Al piano ammezzato i locali regia, traduzioni simultanee e di registrazione. La nuova sala ha una capacità complessiva di 270 posti a sedere. I rivestimenti acustici, le boiserie e gli arredi fissi sono tutti realizzati in legno di rovere su disegno.

Franco Gerosa, Andrea Gerosa — Sala conferenze Fondazione Minoprio

Franco Gerosa, Andrea Gerosa — Sala conferenze Fondazione Minoprio

Franco Gerosa, Andrea Gerosa — Sala conferenze Fondazione Minoprio

Franco Gerosa, Andrea Gerosa — Sala conferenze Fondazione Minoprio

Franco Gerosa, Andrea Gerosa — Sala conferenze Fondazione Minoprio

Franco Gerosa, Andrea Gerosa — Sala conferenze Fondazione Minoprio

Franco Gerosa, Andrea Gerosa — Sala conferenze Fondazione Minoprio

Franco Gerosa, Andrea Gerosa — Sala conferenze Fondazione Minoprio

Franco Gerosa, Andrea Gerosa — Sala conferenze Fondazione Minoprio

Franco Gerosa, Andrea Gerosa — Sala conferenze Fondazione Minoprio

Franco Gerosa, Andrea Gerosa — Sala conferenze Fondazione Minoprio

Franco Gerosa, Andrea Gerosa — Sala conferenze Fondazione Minoprio

Rehabilitación Cine París - tapia+figueiras arquitectos


Guggenheim Helsinki Design Competition. - tapia+figueiras arquitectos

Helsinki Library competition - tapia+figueiras arquitectos

Centro Direzionale Summit - Cernusco sul Naviglio (MI) - Andrea Fiorentini

concorso di idee nuovo parco urbano area ex boschetti - Padova - 2015 - matteo pettenuzzo

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L’idea di progetto intende fare propria l’esigenza dell’ Amministrazione di riqualificare e recuperare a verde l’area ex Boschetti. La proposta cerca di realizzare un interno urbano, tenendo in considerazione le presenze paesaggistiche quali il Piovego, i Giardini dell’Arena, il Parco delle Acque e il Parco delle Mura. Propongo la realizzazione di un anfiteatro all’aperto, una nuova arena moderna, che può essere utilizzata per svariati usi: rappresentazioni teatrali, cinema, spettacoli musicali: uno spazio polifunzionale. La conformazione della gradinata permette inoltre di ricavare uno spazio coperto, un padiglione anch’esso polifunzionale adatto per mostre, spettacoli musicali, sala riunioni. Questi oggetti architettonici sono fruibili e la loro singolarità permette di caratterizzare l’intero parco dandogli una identità che lo rende riconoscibile. Quindi, con un solo segno in sezione si riesce a ricavare un teatro all’aperto, un luogo per la musica, un padiglione coperto, un’attrezzatura polifunzionale ed inoltre anche un belvedere; infatti la pendenza del padiglione è percorribile sia nella parte a gradinata che nella parte a verde fino a raggiungere la sommità, affacciandosi con suggestive visuali sul Piovego e sui Giardini dell’Arena. La nuova arena trae ispirazione dall’architettura di Daniel Libeskind e senza emulare gli stilemi, prende in prestito la forma dell’Arena Romana, che ha disegno ellittico. “Nascono” poi, in maniera concentrica, dal terreno verde, delle sedute, che mirano a raffigurare vestigia di antiche mura, così da richiamare i resti murari dell’antica Arena e quelli presenti nei Giardini, relazionandosi storicamente anche con il vicino museo archeologico. Inoltre il nuovo padiglione richiama il Torrione dell’Arena: entrambi racchiudono uno spazio interno e lo proteggono. Il padiglione è realizzato con strutture leggere: profili metallici , travi reticolari , vetro e copertura a verde pensile. Prevedo la piantumazione di nuovi alberi, in particolare il frassino e il cipresso; quest’ultimo crea una quinta verde che protegge il nuovo parco dal traffico veicolare di via Trieste. E’ stata posta attenzione ai percorsi pedonali ed in particolare a quelli ciclopedonali: si propone una soluzione che prevede dei ponti che attraversano in quota le strade dell’area. Su via Gaspare Gozzi, un ponte ciclopedonale collega direttamente la zona universitaria con il nuovo parco e prosegue verso il Corso Garibaldi diramandosi e attraversando in quota anche via Trieste permettendo un collegamento diretto con la Stazione dei treni. Un nuovo ponte ciclopedonale, che attraversa il Piovego e si collega ai percorsi ciclabili della zona dei Giardini, garantisce il collegamento diretto tra il nuovo parco e i Giardini dell’Arena.

matteo pettenuzzo — concorso di idee nuovo parco urbano area ex boschetti - Padova - 2015

I ponti di progetto attraversano via Gaspare Gozzi e via Trieste ad una quota di + 5.00 m all’intradosso; per superare tale dislivello si propongono “rampe” larghe 3 m, adatte quindi alla percorrenza di due biciclette e con una pendenza del 2.5 %. Lo spazio lungo Via Vecchio Gasometro permette di ricavare una rampa lunga, che collega le università al nuovo parco, assicurando comunque la percorrenza alla quota attuale; infatti il nuovo ponte si affianca al percorso esistente. (tavola 3) Lo stesso dicasi per il ponte che permette di attraversare Via Trieste. Attualmente su via Diego Valeri ci sono un percorso ciclabile e uno pedonale separati da un’ aiuola con alberi; si propone di destinare la fascia più interna al nuovo ponte ciclopedonale. Tale nuovo collegamento risolve la criticità attuale dell’attraversamento di Via Trieste. Tali ponti diventano una “infrastruttura”, assicurando collegamenti diretti e un nuovo modo di vivere l’area con suggestive visuali sul Piovego, sul nuovo parco, sui Giardini dell’Arena. Ritengo funzionale alla percorrenza e garanzia di massima ecocompatibilità dell’intervento una pavimentazione in stabilizzato compattato con leganti idraulici. L’illuminazione del parco e dei nuovi percorsi è realizzata a terra, come si vede dalla simulazione notturna. Particolare attenzione è rivolta all’integrazione del nuovo intervento, con il Parco delle Acque, infatti il sistema fluviale costituisce una risorsa ambientale ed economica rilevante per la città e la popolazione che può beneficiare di questa opportunità. “I fiumi connettono e creano un’armonia visiva con le aree libere circostanti e attraverso la realizzazione di percorsi assumono un’importanza strategica per la percezione di benessere ed il conseguente innalzamento della qualità di vita della popolazione.” (estratto dalla relazione del Parco delle Acque). È prevista la realizzazione di due approdi, entrambi pubblici, uno per il nuovo parco ed uno per i Giardini dell’Arena. Le strutture, costituite da terrazze gradonate, scendono verso il Piovego e attraverso pontili permettono l’attracco dei natanti; è presente inoltre uno scivolo per l’alaggio dei natanti nell’approdo del parco. Un “tunnel” sotto il percorso in quota (tavola 1) assicura il collegamento tra il nuovo approdo e il parco. Per quanto riguarda il Parco delle Mura molto importante è il contributo del Comitato Mura di Padova e dello Iuav. Entrambi auspicano un progetto unitario che possa ricostituire la continuità visiva e la percorribilità del sistema, la conservazione del bene mediante il restauro, la manutenzione e soluzioni di gestione. “Le mura infatti testimoniano un momento storico in cui a Padova si sono giocati i destini d’Europa e la loro costituzione ha determinato il futuro assetto della città, fissandone la forma urbis. Eppure esse risultano ancora in gran parte invisibili, coperte dalla vegetazione, nascoste dagli edifici.” (estratto dalla lettera aperta al Sindaco).

matteo pettenuzzo — concorso di idee nuovo parco urbano area ex boschetti - Padova - 2015

Si propone in questa sede di restituire continuità visiva al tratto di mura che si affaccia sul nuovo parco, liberando le strutture dalla vegetazione spontanea, ripulendo l’apparato murario, dotandole di illuminazione a terra (tavola 1 e 3), interventi che possono essere estesi anche al resto della cinta muraria esistente. Considero di fondamentale importanza il ripristino, come presenza architettonica, del tratto di mura scomparso chiamato “Rientrante di Porciglia”, attraverso due modalità: l’uso di pavimentazione in pietra bianca che segni a terra la traccia del tratto di mura scomparso, una tecnica già sperimentata nell’isola pedonale nel centro di Padova per sottolineare il limite degli antichi edifici e la collocazione di luci a terra, inserite nella pietra bianca, così da far rivivere il Rientrante di Porciglia attraverso un segno luminoso. (tavola 3) Altro punto importante è il Torrione dell’Arena, di cui recentemente sono stati riscoperti gli ambienti interni, ottimamente conservati, esplorati e rilevati dal Gruppo Speleologico Padovano. L’ipotesi di progetto che propongo si basa sullo svuotamento dal fango e dall’acqua presenti all’interno del torrione e la realizzazione di un accesso all’ ambiente interno attraverso le cascatelle presenti nei Giardini dell’Arena. (tavola 3). Riaprire questi spazi sotterranei di grande fascino inserirebbe le mura nel circuito monumentale della città, riportandole all’attenzione dei cittadini e dei turisti: la realizzazione di un percorso solo pedonale a ridosso delle mura dei Giardini verso il Torrione può rendere più fruibile tale area. Come previsto dal bando attuo una riorganizzazione funzionale delle palazzine liberty attraverso una nuova distribuzione in pianta. Questa nasce dall’idea stessa di città: quest’ultima infatti è costituita da strade, viali, edifici, piazze, ed ecco che in pianta si ripropone lo schema di un viale principale con slarghi e rientranze che permettono di disegnare scale, ascensori, luoghi di sosta e vani tecnici. Il piano terra è destinato ad attività commerciali e di rappresentanza: un ristorante, un bar, una sala riunioni e uno spazio espositivo. Il piano 1°è riservato ad uffici di varie metrature. I piani superiori invece sono destinati ad appartamenti di varie dimensioni, con una, due e tre camere. Il fabbricato ovest presenta al piano terzo anche tre appartamenti duplex. La varietà di metrature delle unità abitative può rendere più appetibile la loro collocazione sul mercato immobiliare, per coppie con bambini, per single e per studenti universitari. Il decreto di vincolo delle palazzine riporta questo: “palazzi di città caratterizzati da un edificato in linea a due tre e quattro piani le cui facciate sono trattate secondo gli stilemi neorinascimentali filtrati da un espressivo storicismo che realizza con tecnologie “modernissime” come il cemento stampato, modanature fregi e inviluppi decorativi in sapore liberty.”“la testata costituita dal “setto tagliafuoco” privo di aperture perché predisposto per essere affiancato da un edificio significativamente più alto.”

matteo pettenuzzo — concorso di idee nuovo parco urbano area ex boschetti - Padova - 2015

Per restituirle alla fruibilità della popolazione e alla cittadinanza si rende necessario un restauro e a tale scopo è necessario un consolidamento strutturale per garantire la sicurezza dei fabbricati e per le nuove funzioni previste al loro interno. Il miglioramento energetico, che ritengo fondamentale, può essere attuato attraverso nuove coibentazioni delle pareti e del tetto, lavorando sempre dall’interno, senza toccare i prospetti vincolati, con rifodere in cartongesso e lana di legno e con l’inserimento di impianti moderni per l’efficienza energetica: ventilazione meccanica controllata, riscaldamento a pavimento e collettori solari e fotovoltaici. Non potendo lavorare sui prospetti perché vincolati, si propone l’applicazione di griglie forate di rame su parte dei prospetti sud: queste permettono di salvaguardare i prospetti storici, creando altresì una facciata moderna e più contemporanea, svolgendo l’importante funzione di brisoleil a protezione del sole estivo. L’idea nasce come riferimento all’architettura di Steven holl che si ispira a sua volta alla “spugna di Menger”. Tale applicazione è una proposta per rendere gli edifici più attuali ; nel caso la Soprintendenza non esprima parere favorevole, possono essere mantenuti i prospetti originali. L’intervento non comporta particolari problematiche realizzative, infatti non viene modificata la percorribilità veicolare, i nuovi ponti si affiancano a percorsi già esistenti, senza ostacolarne l’accesso, il ponte sul Piovego non ostacola il passaggio fluviale sottostante, i nuovi approdi sono realizzati sulle sponde di questo senza comprometterne gli argini, la nuova area a verde, il padiglione e l’arena non presentano difficoltà realizzative. Tutto quanto sopra illustrato trova riscontro nelle tavole di progetto.

'a funtana abbascio - sa.und.sa architetti, sara omassi, Salvatore Carbone

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In the small village of Altavilla Irpina, since March 2015, sa.und.sa architects together with citizens, municipality and students from several Italian University, started to work on the area known as “Funtana Abbascio”: a peri-urban site representing, since the 12th century, an important social catalyzer, daily used by citizens, till the end of II world war, to do laundry. UPDATE #05, an urban upgrading workshop, has been the opportunity to foster low-cost civic engagement and community participation in re-cycling a significant place for Altavilla citizenry through a short-term, experimental and playful project. Relationships born during the participative process phase turned into precious engagement manifestations during the later months: local enterprises sponsored preliminary works on the area; artisans lent their machine tools in the phase of self-building workshop; associations and commercials organised parties and convivial events for the students arrived from all over Italy for the self-building workshop; volunteer citizens participated to the building phase. In seven days all the area has been recovered through the restyling of the fountain and the realisation of four site specific wooden interventions: a bench-bridge that crosses a little creek on the principal trail; a relational area, looking to the landscape, with “urban-sofas” for small groups of people; a south oriented solarium where delighting sunset in the afternoon; a little chapel consecrate to Saint Bernardino in the conclusive part of the path. Many associations – among which boy scouts and local events committee – at the moment co-manage the area.

sa.und.sa architetti, sara omassi, Salvatore Carbone — 'a funtana abbascio

©fabio.cappello

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© gianluca.de.pascale

sa.und.sa architetti, sara omassi, Salvatore Carbone — 'a funtana abbascio

© fabio.cappello© gianluca.de.pascale

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