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Booken - Raw-Edges

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In a modern world oriented towards digital information and e-books, the space for storing books in questioned as bookshelves are losing relevance. Furthermore, unlike informative books that can be re-read constantly, novels are usually read only once.

Raw-Edges — Booken

Following this we thought- why not give a book a second function?

Raw-Edges — Booken

Thus we worked on the concept of the book as an object that becomes material. Booken consists in a light wooden frame on which rest several wooden slats that echo the classic firm of the bookmark, moving parts on which you can hang books transform the library from vertical to horizontal element.

Raw-Edges — Booken

The name Booken came from the idea that the book becomes the constituent material of an object- i.e. a wooden shelf.

Raw-Edges — Booken

Raw-Edges — Booken

Raw-Edges — Booken

Raw-Edges — Booken

Raw-Edges — Booken

Raw-Edges — Booken


casa nell'uliveto - ORA officina rigenerazione architettura

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L´approccio di questa progettazione è avvenuto sviluppando una rilettura della domus romana reinterpretandola attraverso un messaggio di contemporaneità architettonica e tecnologica.

ORA officina rigenerazione architettura — casa nell'uliveto

Una piccola “macchina ecologica” fortemente radicata con l´ambiente circostante e con una grande attenzione all´utilizzo delle risorse disponibili per ottenere il massimo dell´efficienza energetica.

ORA officina rigenerazione architettura — casa nell'uliveto

Un caleidoscopio di suggestioni che prendono forma in un unico manufatto: l´impluvium, la corte interna, la creta, il tetto giardino, il cotto, il legno e la paglia, il tutto immerso nello splendido paesaggio che offre questa campagna laziale.

ORA officina rigenerazione architettura — casa nell'uliveto

area ex stianti - ORA officina rigenerazione architettura, stefano sardelli

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La proposta artistica-progettuale relativa alla riqualificazione dell’area “Ex Stianti” con un intervento d’arte pubblica nasce dal complice e avvincente connubio tra la creatività di una mente puramente artistica e quella di una mente razionale, moderna e comunque vicina alle regole e alla funzionalità che lega l’uomo alla città.

ORA officina rigenerazione architettura, stefano sardelli — area ex stianti

L’idea progettuale nasce dalla volontà di METTERE IN EVIDENZA ogni “situazione” artistica e architettonica pensata o presente, cerchiando letteralmente ognuna di esse con l’obiettivo di trasmettere allo stesso tempo la forza del richiamo e la neutralità del contesto.

ORA officina rigenerazione architettura, stefano sardelli — area ex stianti

Un percorso rettilineo, pavimentato con listelli rettangolari di cls colorato, trova origine delle scale che collegano con il centro e introduce, spinge verso le circonferenze rese visibili da un nastro continuo di cor-ten che, verso valle, ospitano i momenti creati o trasformati dall’arte.

ORA officina rigenerazione architettura, stefano sardelli — area ex stianti

ORA officina rigenerazione architettura, stefano sardelli — area ex stianti

Parco Boschetti a Padova - AM3 Architetti Associati

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OBIETTIVI DEL PROGETTO L’area Boschetti a Padova è stata al centro negli ultimi anni di alterne vicende progettuali: ciò dimostra certamente il carattere strategico di essa nella costruzione dell’immagine futura della città, l’interesse dei cittadini nei confronti del destino di questo brano urbano e il suo essere un tassello fondamentale di un sistema molto più complesso e articolato che coinvolge l’intero corpo urbano. Essa si trova infatti alla confluenza di una serie di sistemi differenti per epoca, destinazione d’uso, stato di conservazione: alla “macro-scala” l’area Boschetti è la cerniera tra il limite duro delle mura cinquecentesche (molto vicine in questo punto al centro medievale) e l’espansione della città moderna a nord, ed è una delle potenziali tessere del mosaico per un organico Parco delle Acque e delle Mura che cinga la città. Alla “micro-scala” l’area si trova tra i Giardini dell’Arena con i grandi complessi monumentali, l’area a nord in piena trasformazione urbana fino alla stazione, il canale Piovego e il suo alveo con sezione sempre diversa, su cui si affacciano gli edifici scolastici e universitari sulle due sponde. Dal punto di vista progettuale, si è tentato dunque in questa sede di accogliere le molteplici tensioni che su quest’area si intersecano, e di trovare una soluzione che risponda alle diverse esigenze degli abitanti, dei turisti, degli studenti, dei viaggiatori in arrivo alla stazione. La sfida progettuale è stata affrontata in un’ottica di area medio-vasta, considerando come ambito di progetto il sistema che va, in senso longitudinale dalla Porta Portello fino al Bastione dell’Arena, e in senso trasversale dalla stazione fino al complesso degli Eremitani. Gli obiettivi della proposta sono: organizzare un nuovo percorso che connetta la parte nord di Padova al centro, passando dentro il nuovo giardino Boschetti, sul canale, e attraverso i Giardini dell’Arena per giungere al Corso Garibaldi; rendere più fluido il percorso delle piste ciclopedonali lungofiume, creando la possibilità di sosta e accesso ai due giardini; migliorare la fruizione del lungo fiume, specialmente nella zona in diretta connessione con le aree scolastiche e universitarie. Il progetto è in sostanza strutturato su una serie di interventi “minimi”, la cui forza, oltre al contenimento dei costi di realizzazione, sta nel riconnettere aree ad oggi disarticolate per organizzarle in senso nuovo. Gli interventi consistono nel ridisegno del piazzale Boschetti come una lieve conca verde che raccorda le quote perimetrali, con un bordo “duro” sul Piovego che fa da contraltare alle mura cinquecentesche e si collega ai percorsi ciclopedonali lungofiume, e un nuovo ponte pedonale, luogo di connessione e di sosta sull’acqua.

AM3 Architetti Associati — Parco Boschetti a Padova

vista del ponte pedonale sul Piovego

IL PARCO BOSCHETTI Il Parco Boschetti, con i due edifici che lo chiudono a nord, è inteso come il punto di connessione tra un ambito nettamente urbano fatto di strade di grande traffico e aree residenziali a nord, prevalentemente costruito e artificiale, e un sistema meno denso, di natura storicizzata e dedicata al tempo lento dello svago, lungo le sponde del canale e dentro i Giardini dell’Arena. Il parco è immaginato come il trait d’union, e dunque il passaggio filtro, tra queste due realtà. Gli edifici sul bordo nord costituiscono l’ultima quinta sulla città e lasciano però intravedere, nello spazio tra di essi, una grande superficie vegetale leggermente lavorata. La necessità del raccordo tra le diverse quote perimetrali è interpretata in un disegno di suolo che innesta, su un piano inclinato che va dalla quota +0,40 sulla via Trieste a + 1,60 sul fiume, una porzione di ellissoide le cui proporzioni riprendono quelle dell’anfiteatro romano sul quale si affaccia la Cappella degli Scrovegni. Ne risulta una grande conca verde con lievi pendenze, che vanno dal punto più basso (0,00) al bordo meridionale (+1,60). L’intera area è cinta lungo i bordi nord ed est dall’alternarsi di edifici e vegetazione alta, in modo da creare dall’interno una situazione “raccolta” e protetta dal traffico veicolare circostante, e lasciare al contempo intravedere dall’esterno la radura lievemente pendente. Un piccolo padiglione, essenziale nelle linee, posto tra i due edifici liberty, costituisce la porta d’accesso al piazzale da via Trieste. Esso può essere utilizzato anche per ospitare attività ricreative, culturali o commerciali temporanee, riparando dal sole o dalla pioggia. Lo spazio della conca si pone come area senza una rigida destinazione d’uso, piuttosto come spazio potenzialmente aperto a usi diversi: la sua forma accogliente, e alcuni gradoni in pietra che ne scandiscono la pendenza, lo rendono disponibile per godere del sole nelle stagioni calde; per organizzare spettacoli musicali o teatrali all’aperto, favoriti dalla possibile disposizione del pubblico sui pendii rivolti verso la scena, pensata su di una zattera in legno che galleggia su uno specchio d’acqua; per accogliere i giochi dei più piccoli in un’area protetta rispetto ai rischi del lungo fiume; per ospitare qualche tavolo dei locali di ristorazione posti al piano terra di uno degli edifici restaurati. Nell’idea di progetto la caratterizzazione di questo luogo è data dal solo disegno orografico e la sua forza è principalmente la disponibilità a diversi usi potenziali. L’ellisse è, come il cerchio, una forma ricorrente nella storia della città: basti ricordare l’Arena romana, il Prato della Valle o l’Orto Botanico, tutti fondati su forme ellittiche o circolari, che fanno parte integrante della struttura degli spazi pubblici, verdi e non, della città. L’ellisse dunque porta con sé una porzione della storia urbana di Padova ma rappresenta anche un modo attraverso cui i cittadini hanno vissuto e vivono l’esperienza degli spazi collettivi. In questo caso essa non è riproposta in senso meramente estetico: la sua qualitàè quella di rappresentare una forma altamente artificiale ma al contempo accogliente. Lo spazio dell’area Boschetti, cerniera tra l’artificio della città e l’artificio della natura storicizzata, si pone dunque come terra di mezzo tra di essi, metafora insieme urbana e naturale. Il bordo meridionale della conca, sul canale, è ridisegnato dal punto di vista altimetrico in modo da accentuarne la pendenza ed esaltare il salto di quota tra il piazzale e il canale. Una fascia continua a quota +1,60 si ricollega alle piste ciclabili esistenti e al contempo accentua la caratteristica del canale di essere come tra due mura, in relazione al bastione dell’Arena. Qualche rampa di scala solca le sponde nel senso della massima pendenza, costituendo una conferma e un richiamo delle strutture degli imbarcaderi ancora presenti lungo il Piovego.

AM3 Architetti Associati — Parco Boschetti a Padova

vista dal ponte pedonale sul Piovego

IL NUOVO PONTE SUL PIOVEGO Come già accennato, la componente della mobilità, nelle sue varie forme, è certamente uno dei punti cardine della proposta. Ancora una volta il progetto esalta la qualità dell’area come snodo tra sistemi: la necessità di un collegamento tra le due sponde aumenta le possibilità di percorso dei pedoni, e rafforza, unendoli, i due giardini. Un nuovo ponte collega, a una quota “alta”, la conca verde con il Giardino dell’Arena, e a una quota “bassa”, con un sistema di cordonate, le due sponde del canale. Esso infatti offre due tipi di percorrenza: una rettilinea e diretta che collega i due giardini alla quota +1,60, mentre l’altra si dispiega in senso obliquo rispetto alla prima e con due rampe di gradoni a lieve pendenza raccorda le due sponde al ponte vero e proprio, favorendo anche un passaggio dall’una all’altra lungo il corso del canale, e aumentando quindi la possibilità di percorrere le rive del canale a diretto contatto con l’acqua. L’intenzione è di esaltare il carattere del ponte non solo come collegamento ma come luogo architettonico. A seconda da come si percorra il ponte, il rapporto con le visuali e con la città cambia, quasi come si entrasse o uscisse da un edificio: percorrendolo alla quota alta il rapporto visivo principale è con le due aree verdi (i Giardini dell’Arena e il Parco Boschetti); scendendo lungo le rampe laterali invece, ci si immerge nel pieno del lungofiume, la città diventa un orizzonte lontano e il profilo del ponte stesso rimane l’unico riferimento del tutto urbano. Le rampe laterali costituiscono infatti, nell’idea di progetto, non soltanto una alternativa al percorso rettilineo, ma una percorrenza diversa, più lenta, che include anche la vista e la sosta sull’acqua. Il ponte condensa quindi in un unico elemento “minimo” due istanze: è connessione ma anche luogo per godere di diverse visuali del paesaggio fluviale. La posizione del ponte è dettata dalle condizioni del sito: allineato idealmente con la direzione della Cappella degli Scrovegni, esso collega infatti i due giardini in posizione baricentrica, e tocca il Giardino dell’Arena nel punto più alto della riva, all’altezza delle mura cinquecentesche, dal quale è possibile l’accesso.

AM3 Architetti Associati — Parco Boschetti a Padova

planimetria

IL RECUPERO DEGLI EDIFICI LIBERTY I due edifici lungo via Trieste vengono restaurati e destinati a diverse funzioni in accordo con la loro struttura: quella a ovest, più lunga e con più livelli, viene destinata prevalentemente a residenze con un piano terra dedicato a punti di ristoro; quella a est, più piccola e uniforme, contiene funzioni pubbliche, ovvero uffici ai piani alti, aree per eventi culturali al piano terra. Le operazioni di restauro, seppur non indicate nel dettaglio in questa sede per la scala della proposta richiesta, tenderebbero certamente ad un restauro conservativo in linea con i vincoli della Soprintendenza. La modifica di destinazione d’uso, richiesta dal bando, avverrebbe nel pieno rispetto dell’esistente, riducendo al minimo le modifiche strutturali e privilegiando integrazioni riconoscibili e sobrie laddove necessario. Per quanto concerne l’edificio a ovest dell’area di progetto, si intente destinare il piano terra a tre locali di ristorazione, prevalentemente rivolti verso il nuovo Parco Boschetti. Gli ingressi e gli spazi destinati al pubblico sono collocati infatti nella parte meridionale, mentre gli accessi di servizio e di carico e scarico merci sono posti lungo la via Trieste. Concordemente con la struttura dell’edificio, una delle campate è invece “liberata” e destinata a passaggio pedonale pubblico dalla via Trieste al parco. Da essa si ha anche accesso a uno dei corpi scala delle residenze. L’ultima campata est è invece destinata al solo accesso alle residenze da via Trieste. Le residenze sono organizzate secondo quattro tagli: tipo A, pentavani da 180 mq; tipo B, bivani da 45 mq ca.; tipo C, trivani o quadrivani duplex da 120-130 mq; tipo D, bivani da 65 mq. Complessivamente vi sono tre appartamenti di tipo A, sempre collocati nella parte occidentale, con la zona giorno verso il nuovo parco e dotata di affaccio attraverso la loggia Liberty. Gli altri tipi sono distribuiti variamente per un totale di tre appartamenti di tipo B, cinque di tipo C e cinque di tipo D. L’intero edificio a est, invece, è destinato a funzioni pubbliche di varia natura. Il piano terra ospita un foyer di accesso dal lato del parco, una sala espositiva, una sala conferenze da quaranta posti, una sala studio destinata agli studenti universitari, più una sala attrezzata per ospitare sportelli di ricezione del pubblico (per attività comunali). I piani superiori sono invece dedicati a uffici comunali su entrambi i lati, con affaccio sul parco e su via Trieste, con distribuzione centrale e due corpi scala.

AM3 Architetti Associati — Parco Boschetti a Padova

planimetria di inquadramento

Makeup - Davide Canali

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Anni fa due realtà produttive romagnole decisero di unire le proprie capacità ed esperienze produttive coagulando le proprie finanze nella realizzazione di un nuovo grande e unico stabilimento alle porte di Meldola. Il progetto ambizioso era quello di creare una società di livello nazionale che facesse parte della cosidetta “Green-Economy” per la produzione di macchinari per il trattamento e smaltimento di rifiuti di vario genere. A pochi giorni dall’apertura del cantiere il manufatto che si stava erigendo, a firma di un professionista locale, apparve sottodimensionato rispetto all’incoraggiante mole di commesse provenienti da tutta Italia e dall’estero; e forse anche tecnologicamente obsoleto rispeto a quanto visto oltr’alpe. Di fatto lo studio venne contattato per saggiare l’opportunità di poter verificare se sussistevano le condizioni di poter ampliare la volumetria del capannone in corso di costruzione ed eventualmente trovare un’immagine estetico-funzionale più accativante e consona ad un mercato che si era di fatto aperto al mondo. Un’azienda “green” che stava erigendo un capannone di 3600 mq e che poteva ampliarsi di altri 2200 con un’altezza al colmo dei due fabbricati di quasi 10 metri dal suolo era forse un poco impattante rispetto al contesto agricolo dove si stava inserendo. Forse era il caso di mimetizzare una tale mole di edificato. Ma come? Al contempo occorreva anche fornire un’immagine fortemente riconoscibile. L’idea trasse spunto dal vicino corso d’acqua lungo le cui rive nascono spontanee le canne di bambù. Ecco quindi immaginare uno specchio d’acqua che improvvisamente si genera alla base dei muri della palazzina uffici e dal quale sorge una selva di “canne di bambù” in metallo verde, squadrate e variamente inclinate che vanno a sorreggere lo sbalzo pronunciato di una pensilina che contribuisce a generare un brise-soleil a protezione delle superfici esterne in vetro. La quota di accesso all’immobile direzionale rialzato rispetto al terreno circostante di quasi 2 metri viene risolto mediante una passerella inclinata che dalla quota del cancello pedonale oltrepassa l’ostacolo fisico dell’acqua e conduce ad una rientranza della superficie finestrata che denuncia la zona di accesso. Il capannone realizzato e quello di ampliamento subiranno un trattamento cromatico alle superfici metalliche esterne mediante l’alternanza di fasce di colore verde chiaro a fasce di colore verde più scuro generando una trama che imita quelle coltivate dei campi circostanti. Nonostante la qualità del progetto, la società rifiutò la proposta fatta dallo studio con il seguente commento: “una inutile esercitazione di virtuosismo orientaleggiante che imita il gioco degli shanghai”. Oggi l’edificio completato è stato portato avanti secondo il progetto all’epoca appaltato.

Davide Canali — Makeup

Concept

Davide Canali — Makeup

Scizzo

Davide Canali — Makeup

Planivolumetria

Davide Canali — Makeup

Inserimento nel contesto

Davide Canali — Makeup

Veduta dall'incrocio della strada di accesso con la provinciale.

Davide Canali — Makeup

Veduta dal fondovalle

Davide Canali — Makeup

Veduta da Nord

Davide Canali — Makeup

Davide Canali — Makeup

Davide Canali — Makeup

Davide Canali — Makeup

Davide Canali — Makeup

Veduta dell'interno della palazzina uffici

Pasticceria Quaranta - Andrea Abbadessa

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ll progetto nasce come riqualificazione dell’area esterna di un antico laboratorio di pasticceria catanese che, in seguito all’apertura di un ormai storico punto gastronomia, da tempo sentiva l’esigenza di accogliere i propri clienti in uno spazio comune vicino al mare. La volontà di inserire in un contesto consolidato un segno di architettura contemporanea, dà vita alla realizzazione di due dehors di cui, uno su proprietà privata ed un altro, smontabile, su strada senza sbocco. Il primo è realizzato con tre pergotende con struttura leggera in legno lamellare, snellite da linee orizzontali dettate da un brisoleil in iroko e da una finta trave in acciaio retroilluminata. L’accesso ai locali è reso possibile attraverso il rimodernamento delle tre aperture che regolano la fruibilità degli spazi. Ogni apertura è caratterizzata da tre differenti cancelli; il primo è realizzato con due porte asimmetriche in acciaio e vetro, il secondo da un anta fissa ed un anta battente realizzata con lo stesso sistema frangisole ligneo, il terzo, il centrale, costituito da due monoliti in acciaio inox. Il pavimento è realizzato in pietra lavica di Paternò levigata sul posto. L’illuminazione, i servizi multimediali ed il riscaldamento sono tutti inseriti in un carter in lamiera preverniciata bianca realizzato su specifica indicazione dell’architetto; quest’ultimo fa da cornice alla facciata, rivestita interamente in lastre di vetro Lacobel color moca. Il secondo dehor, riprende le stesse caratteristiche estetiche del precendente ad eccezione del fatto di esser realizzato con scatolare zincato ad incastro smontabile e fioriere in Dibond come tamponature.

Andrea Abbadessa — Pasticceria Quaranta

Prospetto principale

Andrea Abbadessa — Pasticceria Quaranta

Dettaglio interno

Andrea Abbadessa — Pasticceria Quaranta

Interni dehor principale

Andrea Abbadessa — Pasticceria Quaranta

Interni dehor principale

Andrea Abbadessa — Pasticceria Quaranta

Dettaglio portone

Andrea Abbadessa — Pasticceria Quaranta

Dettaglio seduta lignea

Andrea Abbadessa — Pasticceria Quaranta

Interni dehor secondario

Andrea Abbadessa — Pasticceria Quaranta

Render prospetto principale

Container - M88 STUDIO

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La committenza ha espresso il desiderio di vedere realizzata una pizzeria al taglio che non fosse la classica “pizzeria”, ma un locale a tutto tondo, aperto dall’ora di pranzo fino a tarda serata, che potesse attirare famiglie ma anche giovani riuniti per consumare un pezzo di pizza al taglio, un aperitivo o una degustazione di prodotti locali in un ambiente caratteristico. L’idea del nome”Container” e la relativa ambientazione vuole evidenziare il lato produttivo e meccanico della produzione della pizza, raccontata poi nelle grafiche a parete. Gli arredi sono realizzati artigianalmente in ferro verniciato e poi caratterizzati con piani in OSB trattato, sia orizzontali che con pannelli verticali. Questo materiale caratterizza il locale regalando un colore caldo ed accogliente ma allo stesso tempo industriale. Il bancone è interamente realizzato ed in parte rivestito in OSB. Su questi pannelli sono applicate delle grafiche adesive personalizzate. La lunga parete laterale lascia un segno luminoso con il gioco di tubi in pvc che corrono su tutta la sua superficie e consente due diverse tipologie di illuminazione. Lo studio m88 ha seguito il progetto dalla nascita del nome fino all’immagine coordinata (bigliettini da visita, menù, pubblicità ) passando per grafiche su pareti, progettazione architettonica e design di interni.

M88 STUDIO — Container

M88 STUDIO — Container

posacenere in cemento e menù

M88 STUDIO — Container

biglietti da visita

M88 STUDIO — Container

illuminazione a parete

M88 STUDIO — Container

M88 STUDIO — Container

M88 STUDIO — Container

M88 STUDIO — Container

BOLOGNA SHOAH MEMORIAL - Fabrizio Caltagirone

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Il monunetum è il luogo della memoria. Esso deve rendere omaggio a determinati avvenimenti e personaggi perché siano da esempio per i contemporanei. Oggi la concezione di monumento deve essere più ampia, non deve più essere un luogo in cui ci si pone di fronte ad un oggetto ma deve essere un luogo che possa essere esplorato, in modo tale da consentire più livelli di lettura dell’evento che si vuole ricordare. Deve essere lasciato spazio al raccoglimento, personale e collettivo, ma soprattutto deve trasmettere non solo informazioni ma anche sensazioni sulle quali il visitatore possa riflettere una volta tornato a casa. Un luogo quindi che possa essere vissuto da parte della popolazione e che la possa attrarre ora e in futuro. Per tale motivo si è pensato ad un monumento che fosse allo stesso tempo aperto verso la città, a formare uno spazio interno ma che riservasse, al proprio interno, spazi con diverse funzioni.

Fabrizio Caltagirone — BOLOGNA SHOAH MEMORIAL

Il progetto, basato sulla forma della Stella di Davide viene orientato sulla direttrice verso Auschwitz, come a voler stabilire un ideale filo conduttore verso il luogo simbolo della tragedia. La copertura, leggermente inclinata, e di forma triangolare enfatizza tale collegamento. Dalla parte opposta, come a stabilire un punto di arrivo, trova luogo lo spazio monumentale. Qui un braciere posto su un altare centrale ricorda tutte le vittime dell’Olocausto e da esso, si diramano idealmente tante aperture quante erano i sistemi di identificazione nei campi di concentramento. Ad ogni colore corrisponde un gruppo di persone (politici, criminali, asociali, omosessuali, Testimoni di Geova, emigranti, ebrei) e ogni gruppo ha così un suo spazio in cui può essere ricordato senza che, per questo, venga persa la dimensione collettiva della tragedia dell’Olocausto.

Fabrizio Caltagirone — BOLOGNA SHOAH MEMORIAL

Il monumento è costituito infine da ulteriori ambienti che permettono di approfondire i momenti del ricordo.
  • Garden of memory: è l’ambiente in cui vengono ricordati i deportati e le vittime di Bologna. Un semplice muro, inclinato, fronteggiato da un giardino, riporta i nomi di tutte le vittime;
  • Room of silence: Attraverso porte di dimensioni differenti, a voler richiamare la selezione che veniva effettuata agli ingressi nei campi, si accede ad un ambiente semilluminato e, attraverso uno stretto corridoio, si viene condotti ad una stanza dalle forme non convenzionali, completamente buia, dove vengono proiettate le immagini delle deportazioni e dei campi di concentramento.

Fabrizio Caltagirone — BOLOGNA SHOAH MEMORIAL

Fabrizio Caltagirone — BOLOGNA SHOAH MEMORIAL

Fabrizio Caltagirone — BOLOGNA SHOAH MEMORIAL


Revolve - GVG project

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Revolve è un desk per ufficio, ottenuto tramite la rotazione graduale dei diversi piani che lo compongono.

GVG project — Revolve

All’interno sono ricavati spazi per l’allocazione degli strumenti di lavoro, e di tutto ciò di cui si necessita per lo svolgimento dell’attività (chiudibili tramite antine scorrevoli bicolore su richiesta).

GVG project — Revolve

Da progetto è previsto un unico passaggio per i cavi delle strumentazioni ma (sempre su richiesta) possono esserne inseriti altri.

GVG project — Revolve

Stabilimento balenare - Daniele Luigi Ferretti, Antonello Mattoscio

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Il Lido Aurora venne realizzato nel 1971, rinnovato in parte nel 1993 e successivamente nel 1999. Nell’anno 2014 la proprietà dello stabilimento viene trasferita, la nuova direzione del lido decide di rinnovare completamente la struttura con un’ importante opera di riqualificazione che coinvolge, oltre ai volumi del fabbricato principale, percorsi, aree gioco, spazio di ristoro, la spiaggia e l’intera zona a verde. Vengono così ripensati tutti gli spazi e le loro interazioni.

Daniele Luigi Ferretti, Antonello Mattoscio — Stabilimento balenare

il lido prima della riqualificazione

Lo stabilimento balneare rinnova nome e carattere, offrendo servizi inediti. Si amplia in questo modo l’offerta di intrattenimento e vengono predisposte differenti aree di ristorazione suddivise per tipologia: area colazione/aperitivo su pavimentazione, area aperitivo su arenile con un carattere più suggestivo ed informale, area giochi bimbi ed area sportivo/ricreativa con annessi locali ad uso servizi, il tutto circondato da un verde scelto per offrire il massimo comfort.

Daniele Luigi Ferretti, Antonello Mattoscio — Stabilimento balenare

"Ippocampo playa segunda", questo è il nuovo nome dell'attività, si compone di due volumi: a nord il corpo di servizio ospita bagni, docce e locali ad esclusivo uso del personale, a sud il volume principale che accoglie le cucine e tutti gli spazi di lavoro, mentre “en plein air”, a volte solo ombreggiate ed in alcuni casi coperte da pergolati, trovano spazio le zone di interazione aperte al pubblico.
Il primo obiettivo di progetto era quello di eliminare la frammentazione di questi volumi e, nel ricucirli, dare una nuova veste allo stabilimento. 
Giocare sul termine “veste” ha come obbiettivo quello di fornire una chiave di lettura di quanto realizzato: il vestito o ancora meglio, la nuova pelle, che andrà a ricoprire i volumi, sarà una quinta scenica per mantenere la memoria dell'esistente ma al contempo, fornire una nuova “visione d'insieme”.
La suggestione? Esattamente quella di aver creato un nuovo complesso ma con un minimo investimento. Si potrebbe parlare di una vera e propria scenografia allo scopo di conferire monumentalità e allo stesso tempo migliorare il comfort termico garantendo una naturale ombreggiatura.

Da non trascurare è proprio il valore aggiunto che può dare un intervento sull’involucro dell’edificio tale da consentire di rinnovarne completamente l’immagine. Possiamo parlare di una valorizzazione del patrimonio esistente che è molto di più di un restauro conservativo: la pelle dell’edificio è l’elemento principale sul quale si agisce con un progetto di questo tipo; è il filtro tra interno ed esterno.

Daniele Luigi Ferretti, Antonello Mattoscio — Stabilimento balenare

Inoltre più la pelle è performante, meno si deve lavorare sulle prestazioni degli impianti all’interno degli edifici. Il rivestimento esterno, oltre all’effetto decorativo ha infatti una funzione protettiva della struttura da pioggia, grandine, neve e dai raggi UV.

Daniele Luigi Ferretti, Antonello Mattoscio — Stabilimento balenare

La scelta del legno è stata determinata anche dalle ottime qualità meccanico-fisiche che portano questo materiale ad essere adatto come elemento costruttivo durevole, naturale, tradizionale ed universale.
Il legno essendo un materiale naturale è soggetto al processo d’invecchiamento. E proprio per questo è stata importante anche la scelta del suo trattamento, soprattutto in funzione del fatto che il legno di abete, che verrà impiegato per contenere quanto più possibile i costi di intervento, non ha le caratteristiche di un legno particolarmente resistente (come potrebbe essere il larice) e pertanto và protetto con prodotti specifici.

Definita l’essenza, si è poi deciso di impiegare listelli in legno lamellare: questi presentano infatti caratteristiche di omogeneità ed uniformità di resistenza superiore alla corrispondente essenza legnosa, nonché un migliore sfruttamento della materia prima con minore scarto di materiale, che diventa sempre più raro e costoso sul mercato mondiale. Diviene quindi una scelta naturale per una edilizia sostenibile.

Daniele Luigi Ferretti, Antonello Mattoscio — Stabilimento balenare

In effetti la decisione di impiegare questo materiale è scaturita in primo luogo dal desiderio di instaurare un rapporto armonico tra l’edificio e il contesto in cui è inserito: “un edificio dovrebbe apparire come se sorgesse spontaneamente dal terreno dove è situato …”. Il principio Wrightiano è stato esteso anche ai complementi di arredo che saranno parte integrante ed organica dell’edificio, realizzati su disegno con materiale di recupero.

Daniele Luigi Ferretti, Antonello Mattoscio — Stabilimento balenare

Ci troviamo infatti a ridosso della pineta Dannunziana una riserva naturale che si trova nella zona meridionale della città di Pescara. L'attuale area della riserva occupa una porzione del vasto territorio che nei secoli è stato coperto da un'ininterrotta serie di pinete e dalla macchia mediterranea che si estendevano per la parte litoranea di tutto l'attuale territorio della città. Del resto, prima del XIX secolo, tutto il litorale adriatico limitrofo era ricoperto da pinete e macchia mediterranea e così dal sud, dall’attuale comune di Francavilla al Mare (CH) fino a nord, nella zona meridionale delle Marche. L’urbanizzazione di queste aree ha interrotto la continuità di questa macchia e delle pinete.
Nell'intento di proteggere l’ultima grande pineta nel territorio pescarese, la Regione Abruzzo, con L.R. 96/00 e L.R. 19/01 ha istituito l’attuale riserva naturale che si estende per una superficie di 53 ettari circa, di cui solo 35 restano dell’antica selva.
Prima di definire il masterplan si sono susseguiti molteplici impianti distributivi che di volta in volta sono stati stralciati per sottostare ai numerosi vincoli di piano (PAN) a cui l'area è soggetta e per ottenere il miglior compromesso fra aspetto e funzione. In questi cambiamenti la zona ludico/sportiva e dei servizi è stata raccolta, così che la clientela possa fruire di docce e servizi senza interferire con le aree di ristorazione. Questo ha inoltre permesso di preservare il più possibile le stesse da un fastidioso inquinamento acustico e luminoso.

Intervenire riqualificando la struttura esistente, muovendosi in una area interessata da importanti vincoli, di piano che ne limitavano in misura consistente le soluzioni percorribili, è stato il primo grande ostacolo. Ma questo affiancato dalla necessità di contenere al massimo i costi, si è trasformato in uno stimolo continuo che ha permesso di raggiungere gli obbiettivi inizialmente stabiliti con la committenza.

Daniele Luigi Ferretti, Antonello Mattoscio — Stabilimento balenare

Daniele Luigi Ferretti, Antonello Mattoscio — Stabilimento balenare

Daniele Luigi Ferretti, Antonello Mattoscio — Stabilimento balenare

Daniele Luigi Ferretti, Antonello Mattoscio — Stabilimento balenare

Daniele Luigi Ferretti, Antonello Mattoscio — Stabilimento balenare

Daniele Luigi Ferretti, Antonello Mattoscio — Stabilimento balenare

Daniele Luigi Ferretti, Antonello Mattoscio — Stabilimento balenare

Daniele Luigi Ferretti, Antonello Mattoscio — Stabilimento balenare

Daniele Luigi Ferretti, Antonello Mattoscio — Stabilimento balenare

Daniele Luigi Ferretti, Antonello Mattoscio — Stabilimento balenare

Daniele Luigi Ferretti, Antonello Mattoscio — Stabilimento balenare

Daniele Luigi Ferretti, Antonello Mattoscio — Stabilimento balenare

Daniele Luigi Ferretti, Antonello Mattoscio — Stabilimento balenare

Daniele Luigi Ferretti, Antonello Mattoscio — Stabilimento balenare

Daniele Luigi Ferretti, Antonello Mattoscio — Stabilimento balenare

Lottizzazione Gallisai - Arch. Francesco Saba

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Variante al Piano di lottizzazione convenzionata Comparto C-6b del P.R.G. nel Comune di Nuoro:le modifiche che si sono rese necessarie hanno riguardato quasi esclusivamente il lotto n°22 e n°23 del Piano di lottizzazione di cui sopra e consistono nella rimodellazione di forma e superficie dei lotti stessi ai fini dell’ottenimento dei lotti n°22, n°23a, n°23b e nella ridistribuzione delle relative volumetrie residenziali e di quelle destinate ai servizi, senza però modificarne la volumetria e superficie totale.

Arch. Francesco Saba — Lottizzazione Gallisai

Foto aerea della lottizzazione realizzata.

Arch. Francesco Saba — Lottizzazione Gallisai

Foto aerea della lottizzazione all'interno della città di Nuoro.

Arch. Francesco Saba — Lottizzazione Gallisai

Planimetria di individuazione della lottizzazione all'interno della città di Nuoro.

Arch. Francesco Saba — Lottizzazione Gallisai

Planimetria di progetto.

Garajes en La Cuadriella. Turón, Mieres. - Miguel Ángel García-Pola Vallejo

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El encargo planteaba el proyecto de siete garajes independientes cuyo diseño debía servir como prototipo para posibles actuaciones futuras en otros lugares de las cuencas mineras asturianas. Con esta iniciativa se pretendía proponer una alternativa a las numerosas construcciones auxiliares que generalmente, de forma arbitraria y clandestina, se asientan en buena parte del territorio asturiano y especialmente en los valles mineros. La solución debía propiciar también un proceso de fabricación estandarizado.

Miguel Ángel García-Pola Vallejo — Garajes en La Cuadriella. Turón, Mieres.

Teniendo en cuenta los efectos que podría plantear la repetición de un determinado tipo y las variadas ubicaciones que podían plantearse se buscó una forma sencilla que estuviese dotada al mismo tiempo de una acusada singularidad. La forma cilíndrica (abovedada) elegida finalmente está inspirada en la sección de una mina, particularmente en el cuadro de entibación con sus postes y trabancas, consiguiendo con ello evocar el carácter predominantemente minero de las cuencas. Al mismo tiempo, está también presente el mundo del automóvil, reflejado en el sistema de ensamblaje de las piezas metálicas (cierres frontal y posterior), en las posibilidades de diferenciación que ofrece el color en un mismo modelo y de forma más literal, en el detalle de las rejillas de ventilación.

Miguel Ángel García-Pola Vallejo — Garajes en La Cuadriella. Turón, Mieres.

La disposición adoptada en la Cuadriella parte de los condicionantes topográficos del terreno y de la ordenación de los edificios situados en el entorno inmediato. Los siete garajes se sitúan alineados, conformando un previsible vial como prolongación de la incipiente calle generada a partir del antiguo edificio de oficinas de Hunosa y del conjunto de viviendas pareadas situado en la acera opuesta.

Miguel Ángel García-Pola Vallejo — Garajes en La Cuadriella. Turón, Mieres.

Miguel Ángel García-Pola Vallejo — Garajes en La Cuadriella. Turón, Mieres.

Miguel Ángel García-Pola Vallejo — Garajes en La Cuadriella. Turón, Mieres.

Miguel Ángel García-Pola Vallejo — Garajes en La Cuadriella. Turón, Mieres.

Miguel Ángel García-Pola Vallejo — Garajes en La Cuadriella. Turón, Mieres.

Miguel Ángel García-Pola Vallejo — Garajes en La Cuadriella. Turón, Mieres.

Miguel Ángel García-Pola Vallejo — Garajes en La Cuadriella. Turón, Mieres.

Nuovo ponte ciclopedonale Della Navetta a Parma - Elena Bonelli, Luca Monica

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Elena Bonelli, Luca Monica — Nuovo ponte ciclopedonale Della Navetta a Parma

Elena Bonelli, Luca Monica — Nuovo ponte ciclopedonale Della Navetta a Parma

Elena Bonelli, Luca Monica — Nuovo ponte ciclopedonale Della Navetta a Parma

Elena Bonelli, Luca Monica — Nuovo ponte ciclopedonale Della Navetta a Parma

Elena Bonelli, Luca Monica — Nuovo ponte ciclopedonale Della Navetta a Parma

Elena Bonelli (architetto capogruppo)

Luca Monica (architetto consulente)

Raffaele Poluzzi (ingegnere strutturale)

Marco Belicchi (ingegnere idraulico)

Luca Bergamaschi, Tommaso Brighenti, Stefano Cusatelli, Nicola Simboli (architetti)

Parma è una città di ponti, da sempre nella sua storia e in modo originale rispetto alle altre città emiliane. Il nuovo “Ponte della Navetta” appartiene a questa storia e a questo paesaggio. Progettato come un “ponte di pietra” ad arco, come i ponti di città della storia di Parma, è tuttavia capace di corrispondere alle cospicue dimensioni con la moderna ingegneria della costruzione dei ponti.

La scelta di questa tipologia di ponte, ad arco ribassato molto snello, in cemento armato precompresso consente un disegno contenuto nelle misure e fluido nel profilo. Materialmente e cromaticamente il ponte è realizzato con un cemento bianco a vista additivato per migliorarne le qualità estetiche e di resistenza.

Il nuovo ponte, come un solido platonico, sta al centro di un paesaggio aperto sui grandi spazi vuoti dei bacini fluviali e la campagna, un grande parco verde incuneato nella città e connesso ai tessuti di “periferia storica” dei quartieri Navetta e Villetta.

La posizione del nuovo ponte della Navetta si discosta dal tracciato del ponte antico crollato, sia per offrire un punto di vista privilegiato sul paesaggio tra ponte antico e natura, sia per rendere più fluido il sistema di rampe di accesso lungo le rive, sia per rendere l’esecuzione meno invasiva rispetto ai manufatti antichi.

Il disegno del ponte è il più possibile snello e sottile in chiave (m 1,10) a fronte della grande luce (m 73,10). La sua altezza complessiva è la minima ottenibile dalla geometria di vincolo: il franco libero dell’alveo, le rampe, la quota arginale. Le rampe di accesso alla quota del ponte si raccordano con continuità alle piste ciclabili sugli argini paralleli al torrente e alla rete stradale esistente. I sostegni alle rampe determinano un paesaggio di muri di sponda affacciati alle nuove banchine praticabili per il tempo libero sulle rive.

Il ponte storico crollato viene consolidato nelle sue parti monumentali più significative compatibilmente ai rischi idraulici.

Il memoriale dell’alluvione del 2014 è formato da una coppia di colonne idrometriche collocate sulle due sponde, alte quanto la quota dell’esondazione per segnarne in concreto il livello, con un disegno che raffigura razionalmente l’aspetto drammatico e non visibile dell’estesa superficie inondata sulla pianta della città di Parma.

MASTERPLAN PER LA RIQUALIFICAZIONE TRA LE AREE PUBBLICHE E LA FRAZIONE DI MOTTA VIGANA - BAS_ Berlingieri Architetti Studio, mario covello, elisa vanzillotta, Cristian Orefice, Federica Greco

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Concorso di progettazione / secondo classificato. I caratteri paesaggistici e i valori culturali e identitari del luogo, per un’area di pianura vasta, costituiscono il tema di base del progetto. La visione è quella di coniugare il substrato fisico – il territorio – alla vocazione storico culturale che ha nella produttività agricola dei suoli una chiarezza esemplificativa.

BAS_ Berlingieri Architetti Studio, mario covello, elisa vanzillotta, Cristian Orefice, Federica Greco — MASTERPLAN PER LA RIQUALIFICAZIONE TRA LE AREE PUBBLICHE E LA FRAZIONE DI MOTTA VIGANA

Vista di insieme del parco

Ricucire attraverso il progetto del parco le varie aree e lotti in questo momento frammentati e parcellizzati, divisi dalle trame viarie, si coniuga con innovare il modello gestionale degli spazi pubblici, nell’idea di un “parco agricolo” che sia anche area mercatale e didattica, un vero e proprio catalizzatore sociale ed economico per il territorio di Massalengo. In questo senso l’investimento pubblico consiste nel mettere in piedi, attraverso le scelte e i temi di progetto, un modello di gestione partecipata pubblico/privato.

BAS_ Berlingieri Architetti Studio, mario covello, elisa vanzillotta, Cristian Orefice, Federica Greco — MASTERPLAN PER LA RIQUALIFICAZIONE TRA LE AREE PUBBLICHE E LA FRAZIONE DI MOTTA VIGANA

BAS_ Berlingieri Architetti Studio, mario covello, elisa vanzillotta, Cristian Orefice, Federica Greco — MASTERPLAN PER LA RIQUALIFICAZIONE TRA LE AREE PUBBLICHE E LA FRAZIONE DI MOTTA VIGANA

BAS_ Berlingieri Architetti Studio, mario covello, elisa vanzillotta, Cristian Orefice, Federica Greco — MASTERPLAN PER LA RIQUALIFICAZIONE TRA LE AREE PUBBLICHE E LA FRAZIONE DI MOTTA VIGANA

planimetria generale

BAS_ Berlingieri Architetti Studio, mario covello, elisa vanzillotta, Cristian Orefice, Federica Greco — MASTERPLAN PER LA RIQUALIFICAZIONE TRA LE AREE PUBBLICHE E LA FRAZIONE DI MOTTA VIGANA

CONORSO DI IDEE PER IL NUOVO PONTE CICLOPEDONALE DELLA NAVETTA - Francesco Fulvi, Giulia D'Ambrosio, Vanessa Passalaqua, Simona Bernardoni, Sandro Del Lesto, alberto barbieri, Paolo Caldi, Giovanni Michiara, Mauro Fiorentino, francesco mummolo, Giacomo Tibaldi

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Concept La scelta della posizione è dettata del luogo stesso che ci indica sia il tracciato più breve, sia il nodo ciclo pedonale che valorizza e amplifica le reti di connessione, esistenti e in progetto. La ricostruzione della passerella distrutta dalla piena, diventa un’occasione per riqualificare il quartiere. La valorizzazione dei percorsi favorisce le connessioni tra i quartieri e le emergenze architettoniche che unisce. Si crea così una rete che seguendo il tessuto del verde connette piccoli e grandi poli del tessuto urbano. Il ponte unisce. Lo fa collegando due sponde, le più vicine: due parti di città che dialogano in modo diretto. Una passerella ciclopedonale attraversa il letto del torrente accompagnando con ritmi, lenti, chi lo usa. Permette di vedere, di osservare, di farsi coinvolgere nello spazio, nella natura. Il ponte si allunga come una forma che si espande naturalmente perché attratta dall’altra parte. È dettata dalle forze in gioco. Il richiamo è talmente intenso che il gesto è unico, asimmetrico. Una tensione che stira e accompagna. Il progetto è un segno preciso, una struttura essenziale. Nessuna materia in più, nessuna massa in eccesso solo quella necessaria. È una forma organica in continuità con la natura che la precede e la segue. Con essa è in dialogo armonico integrandosi con il contesto.

Francesco Fulvi, Giulia D'Ambrosio, Vanessa Passalaqua, Simona Bernardoni, Sandro Del Lesto, alberto barbieri, Paolo Caldi, Giovanni Michiara, Mauro Fiorentino, francesco mummolo, Giacomo Tibaldi — CONORSO DI IDEE PER IL NUOVO PONTE CICLOPEDONALE DELLA NAVETTA

Inserimento urbanistico La scelta della posizione è dettata del luogo stesso che ci indica sia il tracciato più breve, sia il nodo ciclo pedonale che valorizza e amplifica le reti di connessione, esistenti e in progetto. La ricostruzione della passerella distrutta dalla piena, diventa un’occasione per riqualificare il quartiere. La valorizzazione dei percorsi favorisce le connessioni tra i quartieri e le emergenze architettoniche che unisce. Si crea così una rete che seguendo il tessuto del verde connette piccoli e grandi poli del tessuto urbano.

Francesco Fulvi, Giulia D'Ambrosio, Vanessa Passalaqua, Simona Bernardoni, Sandro Del Lesto, alberto barbieri, Paolo Caldi, Giovanni Michiara, Mauro Fiorentino, francesco mummolo, Giacomo Tibaldi — CONORSO DI IDEE PER IL NUOVO PONTE CICLOPEDONALE DELLA NAVETTA

Tavola 2

Memoria Identificarsi in un luogo è istintivo, fa parte della natura umana soprattutto se in quel luogo hai trascorso un po’ di vita. I racconti si susseguono e si riscrivono. Mai si cancellano e si sotituiscono. Il tracciato della nuova passerella viene “deviato” per motivi funzionali ma anche per motivi legati alla memoria storica del luogo. In questa nuova posizione dalla passerella si potranno ammirare sia lo stesso paesaggio che si ammirava dal ponte Navetta che i resti del ponte che la piena non ha portato con sé. Questi resti del Navetta che si trovano in entrambe le sponde, verranno restaurati e utilizzati come piccoli belvedere all’interno dei quali sono previsti elementi di arredo urbano. In particolare saranno poste in essere alcuni “totem” che mostreranno, attraverso determinati punti di vista, come era il ponte prima di essere distrutto. Queste istallazioni saranno dotate di plastico del quartiere per aiutare i cittadini a meglio orientarsi e ai non vedenti di avere un aiuto prezioso grazie anche alla presenza di informazioni in formato brail. Inoltre alcune di queste potrebbero ospitare altre utili funzioni: rete wireless, gestione dell’illuminazione, informazioni sul quartiere. webcam, stazione meteo, ecc.

Francesco Fulvi, Giulia D'Ambrosio, Vanessa Passalaqua, Simona Bernardoni, Sandro Del Lesto, alberto barbieri, Paolo Caldi, Giovanni Michiara, Mauro Fiorentino, francesco mummolo, Giacomo Tibaldi — CONORSO DI IDEE PER IL NUOVO PONTE CICLOPEDONALE DELLA NAVETTA

Tavola 3

Progetto strutturale e tecnologia La struttura della passerella sarà realizzata interamente in Cor-Ten, materiale acciaio che non necessita di manutenzione in quanto la naturale patina lo protegge dal degrado. Totem che mostra il disegno dell’ex ponte navetta distrutto nell’alluvione: Il piano di appoggio in corten supporta il modello tridimensionale del quartiere e le scritte in brail e una serie di informazioni gestibili in modo interattivo. Dal punto di vista costruttivo l’acciaio corten è: struttura leggera che permette di disegnare un elemento trasparente, permeabile; è colore che cambia con la luce, è materia che richiama il precedente ponte. Due travi reticolari sosterranno una passerella che seguirà, attraverso rampe accessibili a tutti, l’andamento ad arco del corrente inferiore. I diagonali delle reticolari, saranno costituiti da profili a T e rinforzati da una lastra sagomata e saldata ai piatti stessi ed avrà la duplice funzione di irrigidire e rendere più“organica” la forma attraverso lo “stondamento” dei giunti. La passerella sarà costituita da un elemento scatolare sul quale sarà inserito a pavimento la resina. Elementi puntuali la collegheranno ai correnti inferiori delle travi reticolari esterne. Il parapetto, nel medesimo materiale della struttura del ponte, è costituito da tubolari diametro 16 mm e disegna un profilo continuo e molto leggero. Sulla copertura in corrispondenza dell’accesso su da via Navetta, sarà istallato un impianto fotovoltaico connesso alla rete esistente che produrrà energia durante il giorno e la cederà alla rete, per poi riprenderla la sera. L’impianto garantirà un apporto di circa 7 kW sufficienti per alimentare l’impianto a led, una resistenza elettrica per impedire la formazione di ghiaccio e l’accumulo di neve, riducendo i rischi di cadute da parte degli utenti e contenendo i costi di manutenzione. Quest’ultima sarà posta sotto la pavimentazione in resina e sarà collegata ad un sensore di temperatura e di umidità che si azionerà in automatico. L’attenzione al tema dell’accessibilità è elemento fondamentale di progetto.

Francesco Fulvi, Giulia D'Ambrosio, Vanessa Passalaqua, Simona Bernardoni, Sandro Del Lesto, alberto barbieri, Paolo Caldi, Giovanni Michiara, Mauro Fiorentino, francesco mummolo, Giacomo Tibaldi — CONORSO DI IDEE PER IL NUOVO PONTE CICLOPEDONALE DELLA NAVETTA

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Francesco Fulvi, Giulia D'Ambrosio, Vanessa Passalaqua, Simona Bernardoni, Sandro Del Lesto, alberto barbieri, Paolo Caldi, Giovanni Michiara, Mauro Fiorentino, francesco mummolo, Giacomo Tibaldi — CONORSO DI IDEE PER IL NUOVO PONTE CICLOPEDONALE DELLA NAVETTA

Francesco Fulvi, Giulia D'Ambrosio, Vanessa Passalaqua, Simona Bernardoni, Sandro Del Lesto, alberto barbieri, Paolo Caldi, Giovanni Michiara, Mauro Fiorentino, francesco mummolo, Giacomo Tibaldi — CONORSO DI IDEE PER IL NUOVO PONTE CICLOPEDONALE DELLA NAVETTA

Francesco Fulvi, Giulia D'Ambrosio, Vanessa Passalaqua, Simona Bernardoni, Sandro Del Lesto, alberto barbieri, Paolo Caldi, Giovanni Michiara, Mauro Fiorentino, francesco mummolo, Giacomo Tibaldi — CONORSO DI IDEE PER IL NUOVO PONTE CICLOPEDONALE DELLA NAVETTA

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Francesco Fulvi, Giulia D'Ambrosio, Vanessa Passalaqua, Simona Bernardoni, Sandro Del Lesto, alberto barbieri, Paolo Caldi, Giovanni Michiara, Mauro Fiorentino, francesco mummolo, Giacomo Tibaldi — CONORSO DI IDEE PER IL NUOVO PONTE CICLOPEDONALE DELLA NAVETTA

Francesco Fulvi, Giulia D'Ambrosio, Vanessa Passalaqua, Simona Bernardoni, Sandro Del Lesto, alberto barbieri, Paolo Caldi, Giovanni Michiara, Mauro Fiorentino, francesco mummolo, Giacomo Tibaldi — CONORSO DI IDEE PER IL NUOVO PONTE CICLOPEDONALE DELLA NAVETTA


Seminary | Lublin | Poland - H+ Architektura

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European Prize of Sacred Architecture 2015 – First Prize; Distinction in Concrete Architecture 2012

H+ Architektura — Seminary | Lublin | Poland

The subject of the thesis is to develop a project of a Catholic Seminary intended to a first and second years students – the period thereinafter called propaedeutic. The building is planned as part of the Archdiocesan Seminary in Lublin. The plot of the investment is located near the Lublin city, on the shoreline of Zemborzycki Lake. It is the part of large, oak-pine Dabrowa Forest. The study includes building design and plan of immediate surroundings.

H+ Architektura — Seminary | Lublin | Poland

Seminary connects interesting design subjects. In this type of building combines spiritual, daily life and education functions. Chapel – sacrum, works next to residential part, refectory (canteen), libraries and lecture halls. A multitude and infiltration of topics allows to inspiring shaping of form and it’s challenge for designer – to skillfully connect every functional element of Seminary. The number of vocations goes down year after year, which may be one of the reasons of lower confidence to Catholic Church. This situation results a loss of interest in joining the clergy. It may be due to bad preparation of candidates and their wrong selection. The project of seminary in Lublin for first and second year students – future priests – is an attempt of isolate the preparatory period (propaedeutic) from whole course of study (six years). The aim is to check the suitability of the candidates to be a priest.

H+ Architektura — Seminary | Lublin | Poland

Seminary – propaedeutic period – is an educational function. It’s an offer addressed to candidates to the priesthood of the Roman Catholic Church. The designed building is intended for about sixty candidates, professors and potential guests. Building combines functions necessary for everyday life and education of future priests. It serves as a place for living – living area, a place of prayer – the chapel, education – the library, classrooms, and lecture hall. Whole object is an integrated residential – educational complex, fully used by students and cater for all needs without need to leave the Seminary.

H+ Architektura — Seminary | Lublin | Poland

“Seminary – propaedeutic period” is a specific function that has to comply with many needs of young person, who decided to become a priest. Apartment, faith, science, insulation, recreation, entertainment, meeting, silence, focus, prayer – all must provide the seminary. Designed building includes an idea of “the way” of a young candidate who wants to enter into the spiritual realm, into the realm of transformation. During the whole period, his stay in the seminar is accompanied by learning, knowledge, understanding and meeting God – to meet God, you need to understand and acquire knowledge. The result and the end of the road which needs to travel the seminarian (candidate for the priesthood) is complete maturity, transformation and readiness for further education – a new existence, which symbol is a tree at the water’s surface. Proposed building has been modeled on example of mentioned road and it has been divided into stages (zones), which are merged by mutual visually – compositional axis and centrally situated chapel. Axis is accentuated by sequence of wooden vertical beams, running through the whole complex. Concrete and wood in the form of vertical divisions are the main theme in the shaping of the buildings facade. Wooden elements irregularly placed on the building relate to forestry location of seminary. Main entrance to the building is located in residential part (level +/- 0.00) and educational part (level -3.65m). Both parts are connected by symbolic “mine of knowledge”– library (reading room and book collection). Above the library is placed a chapel, which together symbolize encounter with God and recognition Him. The functional arrangement of the proposed building corresponds to seminarians day plan. The chapel is located directly to the residential part, because every day begins with Eucharist, than students and professors eat first meal – breakfast. For this purpose they should go along the library, to refectory. Space reserved for eating meals is located in educational part of complex, because after meal students are going to classes. Future priests are spending their free time in their rooms and common space located in residential part – where are a TV room, and table tennis room. Whole divided by mobile walls, so students can organize space in any way they want. In addition, there is an informatics room in education part and students can use it after classes in fixed hours. There is designed auditorium, which can accommodate all of the students and guests (100 people). It is located next to the main entrance to the educational part. It’s preceded by representational hall with cloakroom and stairs to the conference room.

H+ Architektura — Seminary | Lublin | Poland

“Seminary – propaedeutic period” is an innovative and quite brave object to the current requirements of the ecclesiastical authorities in Poland. Designed building is a function introduced in Archdiocesan Seminary in Lublin on the example of Major Seminary John Paul II Diocese of Siedlce. It is the result of reflection on the state of the Polish Catholic Church. Propaedeutic period aims at a rigorous selection of candidates for the priests and putting them in the philosophical aspects of the priesthood. This is the right time to decide about continuation studying in seminary. Location in an isolated part of Lublin and Zemborzycki Lake promotes thinking and deep meditation about validity of choice undertaken by young men joining the seminary. The proposed architecture is not distracting, it’s ascetic by natural and raw materials – concrete and wood. The structure is equipped with all necessary elements needed for clerics education and life, without having to leave it.

H+ Architektura — Seminary | Lublin | Poland

H+ Architektura — Seminary | Lublin | Poland

Castle Garden Bazaar - Budapest - Tamas Devenyi

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Budapest is often called the Queen of the Danube: the most characteristic feature of its bank-side scenery is the Buda Castle, which has been subject to major reconstruction works in recent times. An important stepping-stone in this process is the revival of the Castle Garden Bazaar (Várkert Bazár), wedged between the castle and the river: the stunning complex originally consisted of a Neo-Renaissance garden, the castle walls and 19th century buildings.

Tamas Devenyi — Castle Garden Bazaar - Budapest

Some buildings are conceived to please the eye, functionality is secondary to their aesthetic purpose. The Castle Garden Bazaar, opened in 1883, was developed as a consequence of one such urban development policy: its function was to provide an elegant framework to the royal grounds, giving further emphasis to the conspicuous castle complex that dominates the hill and provides a visual framework to the cityscape. The building complex, designed by prominent Hungarian architect Miklós Ybl, catered to these expectations. Although beautiful from the distance and magnificent on a closer look, the building was already commercially unviable upon its conception in the 19th century: despite its central location, the Bazaar is not connected with the city’s pulsating centre. The complex lacked use from the beginning and was completely abandoned by the 1980s. It was feared that the decay would take its ultimate toll. By 1996 its state became so dire that the World Monuments Fund listed the Bazaar amongst the hundred most endangered monuments in the world. Even so, it was not until 2011 that Hungary’s government finally issued a resolution to salvage the complex and fill it with new functionality. The rehabilitation project was completed in October 2014. At its core is the objective that the Bazaar would become the Buda Castle’s principal entry point, bridging the complex with the city’s bloodstream, filling it with functionalities which primary aim is to serve the city’s bustling tourism. To achieve this, new passageways were created using lifts, staircases and escalators, costing some 36 million Euros. The planned art galleries, event halls, service and catering facilities are expected to generate sufficient trade to give a sustainable life to the complex. A large-capacity car park and multifunctional event hall were added at underground level to the magnificently rebuilt, 5000 sqm Neo-Renaissance garden. Behind the grandiose, 19th century bazaar strip that runs parallel to the river Danube, unfolds the architecture of the 21st century. The 900 sqm multifunctional event hall and the adjacent imposing foyer are the works of Hungarian architect and interior designer Tamás Dévényi. We can enter to the underground complex through the national monument Bazaar. The open foyer is characterised by clear lines; and the stalactite-like lighting fixtures in the bar areas are analogies to the caves in the inside of the Castle Hill. These elements feel rather restrained against the sprawling Neo-Renaissance architecture of the Castle Garden Bazaar’s original exterior, but maintain a close tie with the historical surroundings. By leaving the lateral side of the undulating buttress exposed, an exciting tension is achieved between the scenographic quality of the exterior and the modernity of the interiors. Nonetheless, to avoid the dominance of Neo-Renaissance inspired forms, a set of austere concrete supporting walls accompany from a distance the playful undulation of the brick walls, signaling the beginning of a new architectural time and space. Similarly, neither the visible concrete ceilings nor the whinstone mosaic floors make contact with the original walls of the building, while battlements pierce the brickwork along the apertures. None of these are eccentric design elements, but are poignant indicators of the division between old and new. The wall that separates the foyer from the auditorium gives an opportunity for a further historic insight. On this large stretch of wall, facing the main entrance, is the first known accurate depiction of Buda, dating from 1496. Thanks to the homogenous illumination, visitors can feel as if indeed they entered a life-size engraving of Alice in Wonderland. The experience is further reinforced by the six meter tall doors cut into the mural, which open into the multi-purpose function hall. Here, yet another optical sensation awaits us: tiny LED lights have been inserted into the sombre, black cladding of the acoustic walls, at a precise distance from each other so as to allow our brains to make out a picture without the lights blurring. The computer-controlled LED lighting system allows for a tailor-made lighting design, creating a uniquely personal ambience for each event. Amongst the hall’s special features is the colorful, flexible seating system, the movable stage and mobile walls that allow the space to be partitioned. The clients hold high hopes for the one-of-a-kind hall with its 900 sqm surface area and unique features, unparalleled in the city. At sights with such historic importance as the Buda Castle district, the fusion of historic and modern architecture can create problems. Smart solutions that overcome this complex issue are found all around the Castle Garden: a winding staircase where weathering steel and visible concrete were used to set apart the modern from the historic building elements; circular openings on the wall that house large stone spheres, alluding to canon balls lodged into a war-torn castle wall. The design reminds us of the location’s past even where we least expect to receive a lesson in history. The walls of the building complex’s lavatories carry unique typographic engravings, listing the most prominent stages of the castle’s history. Subtle historical references are found also in the interior design of the Neo-Renaissance bazaar and the adjacent lateral palaces. The originally highly fragmented interior space was joined up to form clusters of open spaces. The change in function dictated the radical restructuring of the original architectural structure, which, however, has not disappeared completely. The once three dimensional structures are present in two dimensional imprints visible on floors and walls, in the changes in the flooring, marking the place of once existing partition walls and reminding us of the original function of the buildings.

Tamas Devenyi — Castle Garden Bazaar - Budapest

Project: Castle Garden Bazaar Leading interior designer: Tamás Dévényi

Tamas Devenyi — Castle Garden Bazaar - Budapest

Tamas Devenyi — Castle Garden Bazaar - Budapest

Rácz Thermal Bath - Tamas Devenyi

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Routed back to the 16th century, to the Ottoman times, when the central and southern territories of the medieval Hungarian Kingdom was ruled by the Turkish Empire for 150 years, the Rácz Thermal Bath is one of the oldest bathing building in Budapest. Heading towards completion, its renovation shows the original spatial appearance precisely how the different historical periods layered above each other and formed a complex arrangement through centuries. Led by the architectural firm Budapesti Műhely, the reconstruction paid attention not just to the building’s overall image, but also to the original technical inventions of the Bath.

Tamas Devenyi — Rácz Thermal Bath

Situated at the foot of Gellért Hill, the Bath was founded probably during the ruling time of Sokollu Mustafa Pasha around 1560. The Turkish bath, the oldest part of the building, stayed fortunately unharmed when the long Turkish siege was over after the Battle of Buda (1686). As a result, the building’s ownership went for a while to the Austrian Kaiserlich Chamber and then in the 1860s to the Heinrich family. The wealthy family commissioned Mr. Miklós Ybl, a renowned architect of his time, to renovate (1864-65) and to extend the building with several new bathing parts (1869-70) in his romantic style. But before any extension could be made, the Heinrich family had to purchase the necessary ground floor areas in small plots one by one, since this part of Buda was a densely populated area at that time. This caused certain suddenness in the extension method and a highly complex spatial structure. Thus, the recent renovation had to solve not only the reconstruction of different styles, but also to harmonically unify the overlapping historical building parts with the new facilities.

Tamas Devenyi — Rácz Thermal Bath

The building has been severely damaged during the World War II bombings and its condition became even worse due to the senselessly ordered demolitions of the 1960’s and to the decades of delay in the renovation process. Started finally in 2006, the work focused on the meticulous reconstruction of the original historical spaces and also of the Turkish era’s, the Baroque periods’ and the 19th century civic world’s bathing experience. Therefore, the architects renovated not only the original use of materials and the ornamental motifs with an extra care, but also the showering, lighting and heating techniques, the water’s pressure in accordance with the original customs of the different bathing halls. Thus the different historical times will become really sensible for the guests after the upcoming opening.

Tamas Devenyi — Rácz Thermal Bath

Designed by Ybl, the Moresque Shower-hall and the connecting Warm Water Cupola-hall were completely destroyed by the above mentioned demolitions of the 1960s. Rebuilding these connecting parts, the architects’ intention was to maintain an unharmed historical experience in the building, meanwhile clearly expressing that these walls are not the original ones. Therefore, they decided upon building a 1:1 scale model according to the original plans and using a thin concrete shell structure (with a15 centimetres width) instead of the old brick walls with the variable thickness and straightened external surfaces as they were made in the 19th century’s building practice. Thus, the end result shows the interiors of the spaces in the same way as they used to look; meanwhile the exteriors got such vaulted shapes that have not existed before.

Tamas Devenyi — Rácz Thermal Bath

The bath’s restored parts are joined by glass facades, corridors and internal spaces with glass walls. With this solution the several centuries old spaces received such an architectural frame that reveal as much as possible from the listed building’s historical values. Giving a harmonic overall appearance to the building the architects used a recurring motif throughout the whole building to connect the different historical periods’ styles in the complex spatial structure: a rounded skylight. Acting like a kind of reinterpretation of the Turkish bath’s opeion, the rounded, glassed skylights are organised in a regular raster and occur in some parts of the new building parts’ floor-space.

public roof multipurpose- project desing// San Telmo-Plaza Dorrego// Buenos Aires - © cristian ferrera architecture, Homer Garcia Santana Arch./Utrecht-Holland

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©CFARCH /cristián ferrera architecture //Homer Garcia Santana Arch.

 © cristian ferrera architecture, Homer Garcia Santana Arch./Utrecht-Holland — public roof multipurpose- project desing// San Telmo-Plaza Dorrego// Buenos Aires

wood model-render

With an area of 730 m2, the cover is inserted in the central sector of Plaza Dorrego, in San Telmo neighborhood-Buenos Aires. This quarter, strong historical, residential, tourist character, has a strong Porteña tradition. The same is reflected by walking through its streets, the sound of tango, even with suburban mansions perfume notable bars and the nearly constant movement of tourists on its cobbled streets, is what defines the character of this part of the city of Buenos Aires . The large deck, understood as mantle sheltering about 40% of the square, it aims to reorganize the current positions of the artisans. Now, this cover multipurpose, also houses during the day and into the night to the stands of artisans, also integrate sectors expansion of bars and restaurants near the square. Through the analysis of the sector, its essence, identifying aspects to it, we find certain morphological elements embedded in music and the scent of the place. We were detecting a predominant morphology which began to be related to a causal-casual, finding during the day visit the site. The pair of tango, we expected a symbolic seal, which marked us from the beginning directly, always accompanied the tango. The cover also organized from parametric repetition, that is, a repetition of the part with a deformed guideline morphology results in motion, which generates various entries in the indoor daylight. This comes to life thanks to the study and selection of the most significant graffiti found on the walls of the neighborhood. A selection of them to then be reflected on the main deck is made. From inside the Old Market sentiment is emphasized, referring to the vicinity of the current market for antiques, so characteristic of the neighborhood of San Telmo. The locations of small overhanging decks, eaves type, make any revenue, providing multiple options for accessibility. Also respond to more accurate study of sunlight and its impact with respect to the morphology used. The main deck consists of domes of different sizes, it is the work of studio collages as an approximation to the neighborhood. The same timber is designed lightweight coated metal panels. This is supported by a tubular structure and interior steel pillars of reinforced concrete. The morphology of these arises from the analysis of collages of photographs taken at the scene, where referring to a dance partner to dance tango. These oblique lines located in a free and unique way, in view of the observer allude to dance movement and pedestrian, mimicking both scale taken place. Define the cover as a multipurpose item, daytime host the booths of artisans, overnight it happened to be a place of rest, sharing the evening and night in the concourses with the tables of the bars and restaurants, illuminated from the cover. Technical solution The main deck is resolved vaulted wood planked mixed capitals resting on beams, (wood and concrete). This system of linear succession of vaults works as a unitary structural member. Each unit consists between 6-7 continuous vaults rest on a system of metal tubular columns with reinforced concrete inside. This structural system of columns resting on a ground level pit. The cover is lined with curved panels light (metal plates with polyurethane inside) with images attached to the outside, (plotting sheets), referring to the graffiti in the neighborhood. On the northeast sector of the photovoltaic panels cover lie with the aim of energy self-sufficient lighting used under cover. The soldiers are mixed, where the smooth cement is used in combination with wooden boards, located mostly in sectors covered. The lighting system is self-sufficient in 70% of energy from photovoltaic solar panels cover. This circuit is determined by such luminaries light bulbs, amber, giving a warm atmosphere, which is enhanced by the ocher colors of the woodwork in the same deck.

 © cristian ferrera architecture, Homer Garcia Santana Arch./Utrecht-Holland — public roof multipurpose- project desing// San Telmo-Plaza Dorrego// Buenos Aires

locus

Con una superficie de 730 m2, la cubierta se inserta en el sector central de plaza Dorrego, dentro del barrio de San Telmo en la ciudad de Buenos Aires. Este barrio, de fuerte carácter histórico, residencial, turístico, tiene una fuerte tradición Porteña. La misma se refleja al andar por sus calles, el sonido del tango, casonas aun con perfume arrabalero, bares notables y el movimiento casi constante de turistas sobre sus calles adoquinadas, es lo que define el carácter de este sector de la ciudad de Buenos Aires. La gran cubierta, entendida como manto que cobija el 40% aproximadamente de la plaza, tiene como objetivo reorganizar los puestos actuales de los artesanos. Ahora, esta cubierta multipropósito, además de albergar durante el día y parte de la noche a los stands de artesanos, también integrara sectores de expansión de bares y restaurantes más cercanos a la plaza. Por medio del análisis del sector, su esencia, aspectos que identifican al mismo, encontramos ciertos elementos morfológicos, embebidos en la música y el perfume del lugar. Fuimos detectando una morfología predominante la cual comenzamos a relacionar con un hallazgo causal-casual, durante los días de visita al sitio. La pareja de tango, nos esperaba como sello simbólico, lo cual nos marcó desde un inicio de manera directa, el tango siempre acompañaba… La cubierta además de organizarse desde la repetición paramétrica, esto es, una repetición de la pieza con una directriz deformada, tiene como resultado una morfología de movimiento, lo que genera diversas entradas de luz diurna en la cubierta. Esta toma vida gracias al estudio y selección de los grafitis más significativos que se encuentran en los muros del barrio. Se hace una selección de los mismos para luego ser plasmados sobre la cubierta principal. Desde el interior se enfatiza el sentimiento de viejo mercado, haciendo alusión a las cercanías del actual mercado de antigüedades, tan característico del barrio de San Telmo. Las ubicaciones de las pequeñas cubiertas en voladizo, tipo alero, marcan posibles ingresos, dando múltiples opciones para la accesibilidad. Responden también al estudio de asoleamiento más preciso y su impacto en relación a la morfología utilizada. La cubierta principal que está conformada por bóvedas de diferentes dimensiones, es resultado del trabajo del estudio de collages como aproximación al barrio. La misma es diseñada en madera con revestimiento de paneles livianos metálicos. Esta es soportada por una estructura de pilares tubulares de acero e interior de hormigón armado. La morfología de las mismas surge del análisis de collages de fotografías tomadas en el lugar, donde se hace referencia a una pareja de baile que danza tango. Estas líneas oblicuas ubicadas de manera libre y singular, a la vista del observador aluden al movimiento de la danza y del peatón, mimetizándose ambos, tomado escala del lugar. Definimos la cubierta como un elemento multipropósito, durante el día albergara los stands de artesanos, durante la noche pasara a ser un lugar más de descanso, de compartir el atardecer y la noche en las explanadas con las mesas de los bares y restaurantes, iluminadas desde la cubierta. Solución constructiva La cubierta principal está resuelta con bóvedas de entablonado de madera que descansan sobre vigas capiteles mixtas, (madera y hormigón armado). Este sistema de sucesión de bóvedas lineales trabaja como un elemento estructural unitario. Cada unidad, conformada entre 6 a 7 bóvedas continuas, descansan sobre un sistema de columnas tubulares metálicas, con el interior en hormigón armado. Este sistema estructural de columnas descansa sobre una gran platea a nivel del suelo. La cubierta esta revestida de paneles livianos curvos, (placas metálicas, con interior de poliuretano), con imágenes adheridas al exterior, (láminas de ploteo), haciendo alusión a los grafitis del barrio. Sobre el sector Noreste de la cubierta se ubican los paneles fotovoltaicos con el objetivo de autoabastecer la energía de iluminación utilizada bajo cubierta. Los solados son mixtos, donde se utiliza el cemento alisado combinado con tablas de madera, ubicadas en su mayoría en sectores cubiertos. El sistema de iluminación se autoabastece en un 70 % de la energía fotovoltaica proveniente de los paneles solares de cubierta. Este circuito está resuelto a través de luminarias tipo bombillas de bajo consumo, color ámbar, dando un ambiente cálido, lo que es potenciado por los colores ocres de los revestimientos de madera de la misma cubierta.

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concept

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identity/parametric concept

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concept/identity

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wood model/render

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floor

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wood model/render

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section

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Renderizzazione nuovo padiglione cimiteriale - Roberta Varriano

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