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IOS+ - Luca Mazzotti

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IOS+ è una multiseduta per comunità, hospitality, attesa, nei settori Home Office e Public Space, realizzata interamente in metallo. L’acciaio come materiale primario resiste ancora al rinnovamento e passaggio ai materiali che adottano il principio del basso consumo delle risorse disponibili, del risparmio energetico, al reimpiego. Ma soprattutto salva un settore in Italia, quello della carpenteria metallica leggera che ha segnato la sua storia industriale. L’oggetto raccoglie nella sua logica tecnica l’alta espressione raggiunta in questo settore: la conifica, la perforazione a passata singola, il taglio laser, le giunzioni meccaniche di parti complesse, le saldature al laser, le seconde lavorazioni a CNC, le finiture galvaniche automatizzate; senza arrivare al componente di fusione. La seduta di IOS+ in un’unica lamiera piegata, recupera il foro rettangolare spinato, foro tra i primi impiegati all’inizio del secolo scorso nei setacci delle macchine agricole. Proponendo un gioco di trasparenze e sovrapposizioni geometriche, che stratificano il gioco seduta e nel rapporto pieno vuoto connettono le spazialità interna ed esterna. I coni di appoggio alternati, scompongono il concetto di piede, trovando un felice equilibrio fra staticità e dinamicità. La scomposizione e modularità degli elementi: trave-seduta-appoggi, consente un’elevato grado di personalizzazioni rispettando il processo di industrial design. La forma complessiva protesa stimola al rapporto tattile; tutto è pensato per vivere l’esperienza dell’attesa come momento iniziale di sorpresa, per poi lasciare nel fruitore un frammento emozionale, da custodire come qualcosa di prezioso del proprio vissuto.

Luca Mazzotti — IOS+

Luca Mazzotti — IOS+

Luca Mazzotti — IOS+


Living Area Renewal in Milan Downtown - Cristian Sporzon

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L’idea di progetto parte dalla necessità, manifestata dal cliente, di avere anzitutto più posti a sedere per gli amici; ho quindi concentrato la mia attenzione sull’area Living sostituendo i due divani esistenti con uno componibile. Ho anche introdotto librerie all’interno del soggiorno e madie/contenitori per rispondere all’esigenza di spazio del cliente. Mi sono orientato verso arredi in legno con uno stile classico-moderno, in grado di creare distinzione tra la zona pranzo e di svago ma, a mio avviso capaci di relazionarsi perfettamente. Ho sostituito anche le sedie (prima diverse tra loro), cercando di attenermi al gusto del cliente e scegliendo un modello in grado di dare un tocco di calore (vedi colore sedute) che richiamasse anche le pareti del locale.

Cristian Sporzon — Living Area Renewal in Milan Downtown

Living Area Renewal in Milan Downtown

Cristian Sporzon — Living Area Renewal in Milan Downtown

Living Area Renewal in Milan Downtown

Cristian Sporzon — Living Area Renewal in Milan Downtown

Living Area Renewal in Milan Downtown

Cristian Sporzon — Living Area Renewal in Milan Downtown

Living Area Renewal in Milan Downtown

Chiosco-bar sulle rive del Nera - Spsk*, Emiliano Auriemma, Carola Clemente, Matteo Giannini, Carlo Peiser, Ulderico Sisinni, Giuliana Briulotta

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Il bar è stato concepito come una serie di spazi con una permeabilità che va diminuendo dalla piazza al blocco servizi e impianti della struttura. Infatti sulla piazza, a ricalcarne la parte curva, una grande quinta di legno fa da filtro tra lo spazio pubblico e quelli di pertinenza del bar. All’interno di questa, nella zona più larga si trova un piccolo palco per musica e rappresentazioni ma anche la zona dove su un grande schermo si può pensare di proiettare immagini durante le manifestazioni. Tale spazio, pur rimanendo di pertinenza pubblica, ha un uso promiscuo, quindi, anche a sevizio della zona lounge del caffè. Subito dietro troviamo lo spazio dei tavolini all’aperto, coperta da tende ombreggianti e nella zona verso il fiume la parte per il servizio all’aperto della struttura.

Spsk*, Emiliano Auriemma, Carola Clemente, Matteo Giannini, Carlo Peiser, Ulderico Sisinni, Giuliana Briulotta — Chiosco-bar sulle rive del Nera

Il chiosco vero e proprio è immaginato come una scatola di vetro coperta da vetri fotovoltaici. I moduli inseriti tra i due vetri servono, oltre che alla produzione di energia elettrica, all’ombreggiamento dell’interno. Giustapposta alla scatola di vetro vi è un blocco opaco che contiene i servizi igienici, un piccolo magazzino e, sulla copertura, nascosti dalle pareti verticali, gli impianti d’aria a servizio della piccola struttura. Tutto è realizzato con una struttura lignea e anche le tamponature sono dello stesso materiale. Tale struttura rappresenta la trama che cuce tutte le varie parti del progetto.

Spsk*, Emiliano Auriemma, Carola Clemente, Matteo Giannini, Carlo Peiser, Ulderico Sisinni, Giuliana Briulotta — Chiosco-bar sulle rive del Nera

Come accennato, verso il Nera si trova lo spazio di pertinenza all’aperto del bar, pensato come un salotto sul fiume, dove rilassarsi guardando e ascoltando il fiume. Crediamo che l’affaccio sul torrente e la possibilità di utilizzarne gli spazi limitrofi rappresenti una grande opportunità per trasformare un brandello della città di Terni.

Spsk*, Emiliano Auriemma, Carola Clemente, Matteo Giannini, Carlo Peiser, Ulderico Sisinni, Giuliana Briulotta — Chiosco-bar sulle rive del Nera

L’intervento combina scelte progettuali diversificate per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità energetica, realizzativa ed economica. La struttura portante in elementi in legno lamellare va incontro a due ordini di esigenze diverse: la scelta di una materiale che comprende in sé caratteristiche di eco-sostenibilità sia nei processi produttivi che in quelli di riciclo e la possibilità di ridurre i tempi di realizzazione dell’opera agendo con la tecnologia a secco.

Spsk*, Emiliano Auriemma, Carola Clemente, Matteo Giannini, Carlo Peiser, Ulderico Sisinni, Giuliana Briulotta — Chiosco-bar sulle rive del Nera

Il blocco servizi, anche se realizzato con una tipologia costruttiva differente (pannelli autoportanti XLAM), soddisfa i medesimi requisiti. A meno di una piccola quota di pannelli tamburati isolati in legno, i tamponamenti verticali del chiosco sono realizzati con infissi in legno a taglio termico con doppio vetro basso emissivo e vetri stratificati di sicurezza, con valori di trasmittanza a norma di legge che, in combinazione con una serie di sistemi oscuranti, permettono una corretta illuminazione degli spazi interni, in ogni stagione dell’anno.

Spsk*, Emiliano Auriemma, Carola Clemente, Matteo Giannini, Carlo Peiser, Ulderico Sisinni, Giuliana Briulotta — Chiosco-bar sulle rive del Nera

La tamponatura orizzontale, posta tra le travi in legno lamellare, è costituita da vetri fotovoltaici, ovvero celle fotovoltaiche policristalline poste al centro di due lastre in vetro stratificate accoppiate ad uno strato in PVB. Questa scelta, vista l’inclinazione di 10° della copertura e la totale assenza di elementi che vanno ad ostruire l’irraggiamento ottimale, coniuga lo sfruttamento massimo dell’energia incidente e il grado di oscuramento necessario, soprattutto nella stagione estiva. Le aperture posizionate secondo le quattro direzioni principali favoriscono la possibilità di sfruttamento della ventilazione naturale, soprattutto quelle sull’asse N-S, che combacia con la direzione prevalente dei venti durante le stagioni calde.

Spsk*, Emiliano Auriemma, Carola Clemente, Matteo Giannini, Carlo Peiser, Ulderico Sisinni, Giuliana Briulotta — Chiosco-bar sulle rive del Nera

Anche nella scelta dei materiali di arredo e di rivestimento ci si è orientati verso requisiti di sostenibilità, dalle sedie e i tavoli dall’LCA certificato al materiale di recupero utilizzato per i vasi e il rivestimento del bancone, tutto nell’idea della massima durabilità delle soluzioni e della minore richiesta di manutenzione.

Spsk*, Emiliano Auriemma, Carola Clemente, Matteo Giannini, Carlo Peiser, Ulderico Sisinni, Giuliana Briulotta — Chiosco-bar sulle rive del Nera

Spsk*, Emiliano Auriemma, Carola Clemente, Matteo Giannini, Carlo Peiser, Ulderico Sisinni, Giuliana Briulotta — Chiosco-bar sulle rive del Nera

Spsk*, Emiliano Auriemma, Carola Clemente, Matteo Giannini, Carlo Peiser, Ulderico Sisinni, Giuliana Briulotta — Chiosco-bar sulle rive del Nera

Nuovo Parco Urbano Area Ex Boschetti - Antonella Gallo, Ian Scabia, Laura Scala, Mirco Sparacino

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La strategia generale del progetto distingue una terra alberata, che si distende lungo le rive del Piovego cancellando la via del Vecchio Gasometro, da un’area interna più grande, a più diretto contatto con la viabilità urbana, in parte pavimentata e con un trattamento del verde più artificioso. Una sinuosa linea di sedute attrezza i due territori per due possibili soste all’aperto, diverse per l’orientamento in funzione del variare delle stagioni. E’ una sorta di siepe leopardiana che media i due orizzonti interni al parco, quello naturalistico verso il Piovego, l’altro destinato all’azione e al movimento all’interno di un teatro di oggetti, essenzialmente delle folies, secondo una tradizione dell’architettura dei giardini oggi più che mai attuale. La linea delle sedute, un muro di mattoni alto 120 centimetri provvisto di varchi, funge da “anima” e da schienale per dei muretti più bassi, le sedute, che gli si agganciano e lo fiancheggiano per ampi tratti su ambo i lati.

Antonella Gallo, Ian Scabia, Laura Scala, Mirco Sparacino — Nuovo Parco Urbano Area Ex Boschetti

In prossimità di Via Trieste la siepe-muro si piega per definire un piccolo recinto di forma trapezoidale, un giardino alberato che dà risalto alla facciata corta della palazzina Liberty esistente, risolvendo l’innesto tra il nuovo parco e la strada. Nel suo percorso sinuoso in direzione del ponte degli Eremitani, il basso muro aggancia altri due piccoli recinti aperti (destinati ad accogliere vasche di sabbia e altri giochi per i bambini), per poi infilarsi al di sotto della tenda pluriuso che si apre su Via Gozzi. E’ una esile piastra sorretta da pilastri, una sorta di moderno propileo al di sotto del quale trovano collocazione due dei volumi che contengono i servizi (bagni e depositi per le attrezzature necessarie alla manutenzione del parco e un info point).

Antonella Gallo, Ian Scabia, Laura Scala, Mirco Sparacino — Nuovo Parco Urbano Area Ex Boschetti

La tenda non è il solo elemento che si fa carico su questo lato di animare la scena urbana e risolvere il momento di soglia tra parco e strada. Una trave sorretta da tre enormi pilastri – tre volumi cavi in c.a. di 2 metri di lato, anch’essi usabili come depositi – disegna un portale. La linea di soglia descritta da trave e pilastri non coincide con il bordo curvilineo impresso al verde alberato che si protende verso la strada oltrepassando il portale. A terra, intarsiato nell’asfalto del marciapiede esistente, un sinuoso percorso lastricato segue le anse disegnate dalle masse alberate. Il percorso – che parte dal ponte degli Eremitani e arriva sino all’incrocio di Via Gozzi con Via Trieste – in corrispondenza dei punti di inizio e fine si dilata sino a disegnare due tappeti o momenti di soglia. Oltre il limite costituito dal muro delle sedute, dalla riva della terra alberata che costeggia il Piovego, si stacca il ponte ciclo-pedonale (reticolare e shed) che collega il nuovo parco con i Giardini dell’Arena. Il principio di una fertile dissonanza tra preesistenze ambientali e nuovi segni, già incluso nella stessa proposta del bando che indica nelle Palazzine Liberty un vincolo da osservare, trova espressione nell’innesto tra i due edifici di un “portale scenografico” che funge da ingresso per chi entra da Via Trieste. Il portale è formato da una doppia fila di tre pilastri in c.a. sagomati come alberi. Questi alberi pietrificati provvisti di mensole sostengono un ballatoio che al primo piano permette di passare da un edificio all’altro. Il ballatoio è protetto dall’orditura di un semplice tetto a due falde. A questa naturalità paradossale, che nasce da un principio di assemblaggio, ma che comunque segnala un Parco, si riconnette una torre belvedere in c.a. a cui si affianca la struttura reticolare che contiene il corpo ascensore. E’ un frammento paleoindustriale che traguarda oltre le chiome degli alberi e segnala il luogo nello “sky-line” della città di Padova.

Antonella Gallo, Ian Scabia, Laura Scala, Mirco Sparacino — Nuovo Parco Urbano Area Ex Boschetti

Antonella Gallo, Ian Scabia, Laura Scala, Mirco Sparacino — Nuovo Parco Urbano Area Ex Boschetti

Asilo nido per 60 bambini e attrezzatura a parco pubblico e gioco bambini. Roma - Spsk*, Emiliano Auriemma, Carola Clemente, Matteo Giannini, Carlo Peiser, Ulderico Sisinni, Claudia Calice, Giuliana Briulotta, Dario Pompili

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Il modo in cui è organizzato un edificio per bambini è l’interpretazione delle scelte pedagogiche cui fa riferimento. Questo asilo nido ha quindi un preciso progetto educativo, proponendo un bambino ricco di abilità sociali e di curiosità nel conoscere. I piccoli hanno un legame emotivo ed esperienziale con lo spazio più intenso rispetto agli adulti, vivono gli oggetti e i luoghi con tutto il corpo, attribuiscono un significato a tutti i sensi della percezione. Il contesto che li accoglie deve sviluppare e testimoniare queste competenze. Così gli ambienti sono concepiti per aderire al metodo pedagogico in modo flessibile e per adattarsi, di volta in volta, alle scelte didattiche. Il nido si sviluppa su un livello per una superficie complessiva netta di 968 mq di cui 796 per le attività dei bambini e 172 destinati ai servizi per gli educatori e per il personale, alla cucina completa e alla lavanderia.

Spsk*, Emiliano Auriemma, Carola Clemente, Matteo Giannini, Carlo Peiser, Ulderico Sisinni, Claudia Calice, Giuliana Briulotta, Dario Pompili — Asilo nido per 60 bambini e attrezzatura a parco pubblico e gioco bambini. Roma

Il nido rappresenta il primo momento di socializzazione per i bambini e come tale il progetto vuole raccontare in modo chiaro la molteplicità delle attività che si svolgono all’interno della struttura. Ecco quindi un grande spazio di relazione centrale, fluido, per lo svolgimento delle attività non organizzate, coperto da un tetto il legno e circondato da facciate vetrate; su questo si affacciano le tre sezioni, il corpo dei laboratori e i due dei servizi a formare una quinta urbana su una piccola piazza.

Spsk*, Emiliano Auriemma, Carola Clemente, Matteo Giannini, Carlo Peiser, Ulderico Sisinni, Claudia Calice, Giuliana Briulotta, Dario Pompili — Asilo nido per 60 bambini e attrezzatura a parco pubblico e gioco bambini. Roma

Le tre sezioni sono immaginate come tre volumi, tre case distinte, riconoscibili per colore (giallo, rosso, blu) nel cui interno si svolge l’attività didattica e di relazione individuando anche dal punto di vista didattico un dentro e un fuori. Quindi una casa a tutti gli effetti di cui appropriarsi, in contrasto con lo spazio pubblico di tutti in cui accogliere le attività di un gruppo sociale più ampio. Le sezioni sono gli ambienti di riferimento e di relazione dei gruppi di bambini. In questa scuola, gli spazi delle sezioni hanno la caratteristica di accogliere il gioco, le attività educative, il pranzo e le attività fisiologiche, proponendo diverse soluzioni compositive tra gli ambiti.

Spsk*, Emiliano Auriemma, Carola Clemente, Matteo Giannini, Carlo Peiser, Ulderico Sisinni, Claudia Calice, Giuliana Briulotta, Dario Pompili — Asilo nido per 60 bambini e attrezzatura a parco pubblico e gioco bambini. Roma

Le sezioni sono pensate come un’unità appartenente a un mondo domestico. Tutte sono in continuità con il giardino, in relazione con ciò che accade fuori, dal cambiamento delle stagioni al variare della luce nelle diverse ore della giornata. Ogni sezione ha un suo spazio esterno di pertinenza, a tutti gli effetti una porzione all’aperto dove svolgere attività di gioco e di apprendimento durante la bella stagione.

Spsk*, Emiliano Auriemma, Carola Clemente, Matteo Giannini, Carlo Peiser, Ulderico Sisinni, Claudia Calice, Giuliana Briulotta, Dario Pompili — Asilo nido per 60 bambini e attrezzatura a parco pubblico e gioco bambini. Roma

Ombreggiato parzialmente da un pergolato e coperto in parte da un portico è recintato rispetto al resto del giardino della scuola. Le zone del portico e il marciapiede intorno alle sezioni sono pavimentate in cotto; un materiale naturale caldo e sensibile al variare delle stagioni, in base alle quali cambia colore, come cambia la natura circostante, trasmettendo sensazioni molteplici, pur rimanendo comunque inalterato nel tempo nella sue qualità e prestazioni d’uso.

Spsk*, Emiliano Auriemma, Carola Clemente, Matteo Giannini, Carlo Peiser, Ulderico Sisinni, Claudia Calice, Giuliana Briulotta, Dario Pompili — Asilo nido per 60 bambini e attrezzatura a parco pubblico e gioco bambini. Roma

Di fronte alle sezioni, dall’altro lato della piazza, si affaccia il blocco dei laboratori per la psicomotricità e l’attività di manipolazione, oltre al laboratorio all’aperto per l’attività di orto e le prime osservazioni botaniche e scientifiche. I laboratori sono componenti speciali, complementari alle sezioni, in cui possono essere proposte con continuità attività specifiche. Devono generare curiosità e consentire nuove esperienze per un progressivo arricchimento delle capacità di apprendimento. I laboratori sono i luoghi del fare che ampliano le esperienze del bambino.

Spsk*, Emiliano Auriemma, Carola Clemente, Matteo Giannini, Carlo Peiser, Ulderico Sisinni, Claudia Calice, Giuliana Briulotta, Dario Pompili — Asilo nido per 60 bambini e attrezzatura a parco pubblico e gioco bambini. Roma

I laboratori “chiusi” possono essere accorpati in un unico grande spazio “aperto” per accogliere attività sporadiche che necessitino di una grande sala. Anche l’uso della luce ricalca la volontà di rendere riconoscibili e diversi gli spazi dedicati ai diversi momenti d’uso della scuola. Facciate vetrate in cui la luce entra liberamente negli spazi di relazione comuni e invece delle bucature misurate nello spazio delle case, appunto a ricordare quegli spazi più domestici nei quali i bambini sono abituati a crescere.

Spsk*, Emiliano Auriemma, Carola Clemente, Matteo Giannini, Carlo Peiser, Ulderico Sisinni, Claudia Calice, Giuliana Briulotta, Dario Pompili — Asilo nido per 60 bambini e attrezzatura a parco pubblico e gioco bambini. Roma

Spsk*, Emiliano Auriemma, Carola Clemente, Matteo Giannini, Carlo Peiser, Ulderico Sisinni, Claudia Calice, Giuliana Briulotta, Dario Pompili — Asilo nido per 60 bambini e attrezzatura a parco pubblico e gioco bambini. Roma

Social housing in Athis-Mons (Immobilière 3F) - Julie Howard, Vong DC

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ATHIS MONS– Avenue du 18 avril 1944, The challenge was how to respond to two very different environments on opposing sides of the site.

Julie Howard, Vong DC — Social housing in Athis-Mons (Immobilière 3F)

Detail Facade Jardin

STREET-side – this high-density apartment building is treated as a group of townhouses, their scale and rhythm inspired by NY brownstones, fitting harmoniously into the neighborhood of low density houses.

GARDEN-side – it appears as a continuous block with small “attic houses”- responding the environment of postwar slabs. Between front and back, within the thickness of the building, colorful canyons of light carve out the building opening it up to light, air and nature.

Underneath, the collective areas are generously dimensioned, opened to air and gardens as a positive response to the river overflow regulations.

This project received an EAE#3 prize for “Housing and Urban Forms” as well as a BATEX (BATiment EXemplaire) for Accessibility by the Ministry of Ecology and Sustainable Development in France.

Museo regionale delle Scienze Naturali di Torino - Roberto Raffaelli, Mara Chiarcosso, Alessandra Vatri, Chiara Prodorutti, Nello Pellizzari

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II progetto é frutto di una sinergia dinamica tra lo studio dell’immagine grafica e dell’elaborazione progettuale architettonica che parte dalla creazione del nuovo logo e dalla risoluzione delle questioni funzionali ed organizzative.

Roberto Raffaelli, Mara Chiarcosso, Alessandra Vatri, Chiara Prodorutti, Nello Pellizzari — Museo regionale delle Scienze Naturali di Torino

Pianta, sezione dei cortili interni e prospetto della facciata principaale

II nuovo logo e l’immagine coordinata Le lettere del Museo Regionale di Scienze Naturali diventano sigla composta dalla sovrapposizione geometrica delle stesse, trasformata secondo forme organiche. I cinque elementi formatisi diventano simbolo delle cinque sezioni scientifiche del museo caratterizzate cromaticamente e iconicamente: botanica: verde pisello / icona fiore; entomologia: verde oliva / icona farfalla; mineralogia: verde acqua / icona prisma; paleontologia: marrone / icona strati sedimentali; zoologia: giallo senape / icona uccello.

Roberto Raffaelli, Mara Chiarcosso, Alessandra Vatri, Chiara Prodorutti, Nello Pellizzari — Museo regionale delle Scienze Naturali di Torino

logo e immagine coordinata

Accoglienza del visitatore e fruizione degli spazi L’interfaccia tra esterno ed interno é segnata da elementi focali, formati dallo sviluppo tridimensionale del logo, posti agli snodi tra via Giolitti con via san Massimo e via Accademia Albertina ed all’accesso principale al museo visibile dalle due strade laterali. Pannelli grafici sono applicati in corrispondenza dei fori di facciata, comunicazione di eventi ed iniziative promosse dal museo. Realizzati in materiale traslucido, nelle ore notturne, essendo retro-illuminati, diventano elementi di comunicazione dinamici mediante la progettazione di scenari illuminotecnici.

Roberto Raffaelli, Mara Chiarcosso, Alessandra Vatri, Chiara Prodorutti, Nello Pellizzari — Museo regionale delle Scienze Naturali di Torino

Il progetto vuole rendere gli spazi dell’accoglienza estremamente permeabili aprendo l’accesso al n. 38 ed al n. 34 di via Giolitti che portano ai due cortili interni differenziati formalmente e funzionalmente. Dal n. 38 si accede direttamente alla caffetteria e quindi al cortile coperto, ridisegnato per accogliere tutte le funzioni di relax, di ristoro ed il book shop. Dal n. 34 si accede alla mediateca, pensata connessa alla biblioteca specialistica del museo, alla nuova aula didattica ed al cortile scoperto dove si trova il giardino delle betulle, l’area adibita a proiezioni serali o conferenze e la didattica all’aperto.

Roberto Raffaelli, Mara Chiarcosso, Alessandra Vatri, Chiara Prodorutti, Nello Pellizzari — Museo regionale delle Scienze Naturali di Torino

Il cortile coperto

L’accesso baricentrico al Museo rimane comunque lo snodo principale di distribuzione ai diversi ambiti. Lo spazio centrico dell’atrio viene enfatizzato dalla presenza di un totem dotato di raccoglitori informativi, di orientamento e dalla presenza dei totem direzionali blu.

Roberto Raffaelli, Mara Chiarcosso, Alessandra Vatri, Chiara Prodorutti, Nello Pellizzari — Museo regionale delle Scienze Naturali di Torino

Il cortile coperto

La scelta progettuale di riservare l’ala est ai servizi strettamente connessi alla prima accoglienza ed alla fase finale della visita al museo è stata piuttosto naturale data la localizzazione di quest’ultima. Aprire un ampio varco verso il cortile ha permesso di risolvere il dislivello tra l’ultima parte del percorso e quello del corpo principale di ingresso; il cortile diventa spazio integrante del museo, collocandovi tutte le aree di ristoro, di relax e di acquisto in uno spazio arioso, dinamico ed emozionale caratterizzato dalla presenza di una grande struttura in acciaio nero che racconta le cinque sezioni e comunica, attraverso uno schermo a led, gli eventi, le iniziative didattiche svolte dal Museo. La base della struttura in acciaio contiene tutti i servizi per la ristorazione.

Roberto Raffaelli, Mara Chiarcosso, Alessandra Vatri, Chiara Prodorutti, Nello Pellizzari — Museo regionale delle Scienze Naturali di Torino

Il giardino delle betulle

“La stanza sensoriale”è stata pensata come ultima tappa del percorso dal carattere ludico, sintesi del vissuto durante la visita prima dell’ingresso nel cortile. L’ala est del corpo principale di accesso è diventata sede dei servizi per il visitatore: la biglietteria trova la sua logica collocazione nell’antica farmacia, adiacente all’atrio principale. Il vano guardaroba è adiacente al blocco di servizi igienici aggiunti a quelli esistenti per servire in maniera efficace chi inizia o finisce la visita, chi utilizza la caffetteria o il ristorante, anche in orari diversi da quelli di apertura del Museo.

Roberto Raffaelli, Mara Chiarcosso, Alessandra Vatri, Chiara Prodorutti, Nello Pellizzari — Museo regionale delle Scienze Naturali di Torino

La stanza sensoriale

L’ala ovest assume, negli intenti progettuali, un carattere più prettamente didattico, formativo e di silenzio. Il corridoio viene dotato di una rampa che risolve il dislivello con gli spazi museali dell’ala est permettendo di raggiungere la nuova aula didattica. I servizi igienici esistenti vengono ridisegnati.

Nella fase iniziale, dall’analisi dell’edificio storico sede del Museo, è apparso quanto mai evidente la contrapposizione tra la rigorosità dell’impianto planimetrico, dei fori di facciata e dell’uso del mattone ed il carattere arioso del loggiato in pietra. Il loggiato rappresentava quindi l’elemento di discontinuità. Il ritmo asintomatico del loggiato è diventato tema progettuale a cui sottendere tutti i suoi elementi ed il disegno della nuova pavimentazione interna ed esterna ne esplicita la scelta.

L’illuminazione degli spazi progettati si differenzia per tipologia in relazione alla funzione, agli effetti luminosi di progetto. Il controllo dell’intensità luminosa sarà gestita da sistemi domotici che gestiscono la dimerabilità delle fonti luminosi in funzione della luce naturale esistente ed in funzione dello scenario illuminotecnico impostato, garantendo una gestione dei costi ottimale.

MOSCOW SHOWROOM - LABORATORIO PERMANENTE, Ekaterina Golovatyuk

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On the west side of Moscow, along the Moskva river, old villages and new settlements are dipped in a beautiful landscape where dark forests come in succession with wide clearings. Fences are the only continuous element in this fragmented landscape where traditional houses alternate with new luxury villas and commercial buildings. Wood and steel fences create an horizontal landscape partially interrupted by white and dark logs and by sloping roofs emerging behind it.

LABORATORIO PERMANENTE, Ekaterina Golovatyuk — MOSCOW SHOWROOM

View from the street

In this unlimited, territory boundaries become one of the most distinctive part of the architecture. The project for a new 700sqm furniture showroom uses fences to create an architecture in itself. Wooden walls rise from the horizon framing generic glass façades and surrounding private open spaces. Inside the building a huge wooden staircase substitutes the ordinary stairs ramps and becomes a flexible and usable space.

LABORATORIO PERMANENTE, Ekaterina Golovatyuk — MOSCOW SHOWROOM

Site

These large stands can be used to display furnitures, to host events, be occupied by cafè tables or simply a place to sit and relax. The cafè counter is under the stairs and it is oriented to the street side and the parking. The staircase has been turned to the garden side towards Moskva river. The steel building structure is visible and becomes a fundamental element of the architecture philosphy.

LABORATORIO PERMANENTE, Ekaterina Golovatyuk — MOSCOW SHOWROOM

Programme

LABORATORIO PERMANENTE, Ekaterina Golovatyuk — MOSCOW SHOWROOM

Concept

LABORATORIO PERMANENTE, Ekaterina Golovatyuk — MOSCOW SHOWROOM

Masterplan

LABORATORIO PERMANENTE, Ekaterina Golovatyuk — MOSCOW SHOWROOM

Plans

LABORATORIO PERMANENTE, Ekaterina Golovatyuk — MOSCOW SHOWROOM

Axonometry

LABORATORIO PERMANENTE, Ekaterina Golovatyuk — MOSCOW SHOWROOM

Street front

LABORATORIO PERMANENTE, Ekaterina Golovatyuk — MOSCOW SHOWROOM

Garden Front


THE CLIFF - LABORATORIO PERMANENTE, Ekaterina Golovatyuk

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Set within Gorky Park’s Shigeru Ban building, winner of the Pritzker Price 2014, the Garage Centre for Contemporary Culture commissions Laboratorio Permanente and Ekaterina Golovatyuk the temporary set up of a conference room and bar.

LABORATORIO PERMANENTE, Ekaterina Golovatyuk — THE CLIFF

The main concept of the design is to create an artificial landscape that generates two different spaces: the stage in front and the bar in the back. The upper balcony is the in-betweener that joins the two areas below. The goal is to create a flexible space for performance artists that were the real clients of the space.

LABORATORIO PERMANENTE, Ekaterina Golovatyuk — THE CLIFF

Plan

LABORATORIO PERMANENTE, Ekaterina Golovatyuk — THE CLIFF

LABORATORIO PERMANENTE, Ekaterina Golovatyuk — THE CLIFF

Section

LABORATORIO PERMANENTE, Ekaterina Golovatyuk — THE CLIFF

LABORATORIO PERMANENTE, Ekaterina Golovatyuk — THE CLIFF

LABORATORIO PERMANENTE, Ekaterina Golovatyuk — THE CLIFF

LABORATORIO PERMANENTE, Ekaterina Golovatyuk — THE CLIFF

RISTRUTTURAZIONE SV_15 - Carlo Stalteri, Beatrice Bruzzì, STUDIO PRO.ARCH.

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L’idea progettuale nasce dal dialogo tra le diverse direzioni dei muri perimetrali dell’edificio, che, risultando non ortogonali tra di loro, generano una serie di direttrici che determinano la rotazione degli elementi all’interno dello spazio. La specificità dell’intervento, che ha come tema “la casa dello psicologo”, è pertinente all’idea progettuale in quanto ha come obbiettivo l’analisi della complessità all’interno di un sistema articolato con lo scopo di “interpretare” la complessità stessa per comprenderne la regola. Gli spazi che vengono generati scaturiscono dal confronto tra le direttrici peculiari della pianta del fabbricato esistente. Le intersezioni creano delle tensioni spaziali che danno vita ai nuovi ambienti. La nuova distribuzione si compone di tante ambientazioni strutturate su un sistema di ampio respiro, che garantisce la privacy nella zona notte mantenedo lo spazio living fluido ed in stretta relazione con l’ambiente esterno. La zona living articola le sue diverse funzioni ed utilità (cucina, soggiorno/pranzo, salotto, studio) in modo da delineare ogni spazio senza la necessità della perimetrazione fisica. Lo spazio esterno viene arredato soprattutto dal verde in modo da creare un ambientazione naturale e semplice, per richiamare le sensazioni di serenità e comfort dando la possibilità di utilizzare la terrazza come zona living all’aperto.

Carlo Stalteri, Beatrice Bruzzì, STUDIO PRO.ARCH. — RISTRUTTURAZIONE SV_15

Carlo Stalteri, Beatrice Bruzzì, STUDIO PRO.ARCH. — RISTRUTTURAZIONE SV_15

Carlo Stalteri, Beatrice Bruzzì, STUDIO PRO.ARCH. — RISTRUTTURAZIONE SV_15

Carlo Stalteri, Beatrice Bruzzì, STUDIO PRO.ARCH. — RISTRUTTURAZIONE SV_15

Carlo Stalteri, Beatrice Bruzzì, STUDIO PRO.ARCH. — RISTRUTTURAZIONE SV_15

Carlo Stalteri, Beatrice Bruzzì, STUDIO PRO.ARCH. — RISTRUTTURAZIONE SV_15

Carlo Stalteri, Beatrice Bruzzì, STUDIO PRO.ARCH. — RISTRUTTURAZIONE SV_15

Carlo Stalteri, Beatrice Bruzzì, STUDIO PRO.ARCH. — RISTRUTTURAZIONE SV_15

Carlo Stalteri, Beatrice Bruzzì, STUDIO PRO.ARCH. — RISTRUTTURAZIONE SV_15

Carlo Stalteri, Beatrice Bruzzì, STUDIO PRO.ARCH. — RISTRUTTURAZIONE SV_15

Carlo Stalteri, Beatrice Bruzzì, STUDIO PRO.ARCH. — RISTRUTTURAZIONE SV_15

Carlo Stalteri, Beatrice Bruzzì, STUDIO PRO.ARCH. — RISTRUTTURAZIONE SV_15

RECINTI APERTI - LABORATORIO PERMANENTE

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Un baricentro per la città e per il quartiere. L’area ex Enel gode di una posizione privilegiata nella metropoli milanese, in quanto baricentrica nel nuovo sistema territoriale innervato dal metro M5, di prossima apertura. Al tempo stesso, alla scala locale il progetto si offre come l’occasione per ridefinire la testata settentrionale del quartiere di via Paolo Sarpi e contemporaneamente per dotarlo di un sistema di spazi aperti, facilmente raggiungibili e utilizzabili dai cittadini del quartiere.

LABORATORIO PERMANENTE — RECINTI APERTI

Cinque ambienti milanesi che Milano non possiede ancora. Gli spazi pubblici nell’area ex Enel non sono progettati come due semplici piazze ma condensano una varietà di dispositivi urbani con caratteristiche inedite per Milano: spazi pubblici in quota, in pendenza, protetti dall’ombra, gestiti dai cittadini, soffici. Nel caso dell’isolato 1, che è già una spazio definito e distinto dai vuoti circostanti, il progetto si sviluppa accentuando i caratteri di domesticità e comfort propri di una corte aperta, come quelli ad esempio dei cortili dell’Università Statale o del Castello Sforzesco. Nel caso dell’isolato 2, tra via Niccolini e via Bramante, la delimitazione di una superficie dalla forma perfetta è utile per definire l’autonomia dello spazio di progetto e per proteggerlo anche a mezzo di schermi di vetro e verde dal caos e dal traffico della città circostante. La piazza verde, il bosco dei rampicanti e l’altana panoramica (nell’isolato 1), la piazza di pietra e il giardino comunitario (nell’isolato 2 e in via Fioravanti) sono cinque ambienti squisitamente milanesi ma che la città non possiede ancora.

LABORATORIO PERMANENTE — RECINTI APERTI

Isolato 1. La piazza verde, il bosco dei rampicanti e l’altana panoramica. Il progetto preserva il carattere intimo e racchiuso dell’isolato 1 conservando il muro che lo separa dall’emiciclo del cimitero. Dal nuovo accesso previsto sul lato del camposanto, verso la nuova stazione del metrò, si accede ad una dimensione “altra” rispetto al frastuono ed alla velocità della città in trasformazione. Protetti da una copertura aerea e accompagnati dal ritmo dei pilastri metallici che possono in parte essere recuperati dall’antica struttura e rimontati in loco ci si inoltra in un bosco di rampicanti punteggiato di radure da cui è possibile traguardare il cielo. Un’area gioco per bambini con apposita pavimentazione ammortizzante è qui predisposta. Le fughe prospettiche inquadrate dalle campate strutturali si affacciano su di un morbido tappeto erboso che si compone con eleganza con l’antistante edificio liberty, sede dell’A.D.I.. La chiusura notturna dell’isolato preserva questa superficie delicata dal vandalismo e permette di prevedere l’utilizzo di sedie metalliche mobili che i visitatori possano disporre a loro piacimento. Gli altoparlanti incastonati lungo i margini del prato diffondono una musica che ciascuno può selezionare attraverso un’apposita application per smartphones. Un filare di ciliegi segnala la presenza del passaggio, in pietra di Luserna, di connessione con via Bramante, percorso di collegamento privilegiato tra il cimitero Monumentale, la M5 e il quartiere Sarpi. Alle differenti atmosfere che si affiancano al livello del suolo si aggiunge un altro luogo d’eccezione: al di sopra della selva di pilastri metallici si estende una piattaforma, aperta al pubblico, che si proietta verso il piazzale del Monumentale superando sottilmente il confine concettuale dell’emiciclo e rendendo accessibile a tutti lo skyline cittadino, troppo spesso privatizzato. Collocata in corrispondenza dell’ingresso al giardino, questa altana sospesa è un nuovo simbolo urbano che richiamerà i frettolosi turisti del cimitero ad inoltrarsi nella corte segreta al di là del muro.

LABORATORIO PERMANENTE — RECINTI APERTI

Isolato 2. La piazza di pietra. In un isolato dalla forma irregolare, il progetto si costruisce un nuovo confine, un quadrato perfetto dotato di una riconoscibilità propria. All’interno di tale perimetro, il suolo s’incurva morbidamente in due rampe di pietra di Luserna contrapposte e in lieve pendenza. Questa doppia inclinazione suggerisce una duplice direzionalità nella fruizione dell’isolato durante le varie ore della giornata a seconda dello spostamento del sole. La prima piazza inclinata in città definisce due spalti contrapposti, un palcoscenico dell’altro ed entrambi rivolti verso angoli differenti, quinte sceniche di un paesaggio urbano di straordinaria varietà: il Monumentale, il filare di pioppi tra via Niccolini e via Bramante, il viale illuminiato dalle luci del traffico, il lungo muro metafisico che costeggia via Bramante. La forma autonoma è l’elemento ordinatore di un contesto urbano ricco e contraddittorio, che riverbera lungo i suoi confini. Su ciascun lato del quadrato si predispone un filtro che definisca con sensibilità il rapporto tra esterno ed interno virtuale del recinto, in modo da segnalarne le soglie come spessori critici. Verso il Monumentale e su via Bramante un’intelaiatura modulare in acciaio è parzialmente schermata da una fitta rete a maglie metalliche e da vetri leggermente saturati di colore. La caratteristica texture a griglia risulta del tutto opaca se intercettata da uno sguardo inclinato, ma semi-trasparente se osservata frontalmente. Si determina così un’inattesa variazione nella percezione della realtà circostante, che accentua la sensazione di trovarsi in un punto d’osservazione privilegiato. I telai sono disposti verticalmente in direzione del piazzale del cimitero e orizzontalmente lungo via Bramante, dove integrano la pensilina della fermata del tram: in questo caso alla griglia metallica si alternano pannelli vetrati di schermatura dagli agenti atmosferici. A sud, una rampa piantumata ad Abelia grandiflora accompagna il digradare dello spazio pubblico verso il fronte dell’hotel, schermando al contempo le strutture di servizio al parcheggio (ascensore, rampa di accesso automobilistico) e le griglie di aerazione. Lungo via Niccolini, infine, un boschetto di aceri della Pennsylvania invita il visitatore ad inoltrarsi verso l’interno dell’isolato. Il suolo asfaltato come un tradizionale marciapiede urbano si allarga e si solleva verso la piazza di pietra, aprendo via Niccolini al cono ottico sul cimitero. Come da richiesta del bando di concorso, la targa commemorativa di Umberto Ceva è stata ricollocata nell’ambito della progettazione dello spazio pubblico dell’isolato 2. Affissa verticalmente in prossimità dell’intelaiatura metallica lungo via Bramante, gode anche di un’efficiente illuminazione notturna.

LABORATORIO PERMANENTE — RECINTI APERTI

LABORATORIO PERMANENTE — RECINTI APERTI

LABORATORIO PERMANENTE — RECINTI APERTI

LABORATORIO PERMANENTE — RECINTI APERTI

LABORATORIO PERMANENTE — RECINTI APERTI

LABORATORIO PERMANENTE — RECINTI APERTI

LABORATORIO PERMANENTE — RECINTI APERTI

restyling x I & Gna - giovanni lombardo

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Una giovanissima nuova coppia di futuri sposi ha chiesto un total restyling di un vecchio appartamento nella immediata periferia della citta’- Ogni intervento,dalle demolizioni all’ impiantistica interamente domotizzata nonchè alla scelta dei materiali e’ stato curato nei dettagli,con semplicita’ ed eleganza per creare un vestito su misura diverso dalla monotona contemporaneità che oggi solitamente tra le giovani coppie ,ahime’, e’ di uso .La scelta per la zona living e la cucina di un pavimento in onice total white su cui si specchiano gli arredi e preziosi oggetti ha creato una luminosita’ quasi abbagliante e la stessa si legge negli occhi dei nuovi soddisfatti abitanti. Un po di romanticismo nel piccolo disimpegno che continua nella grande camera-suite padronale .

giovanni lombardo — restyling  x   I & Gna

giovanni lombardo — restyling  x   I & Gna

giovanni lombardo — restyling  x   I & Gna

giovanni lombardo — restyling  x   I & Gna

giovanni lombardo — restyling  x   I & Gna

giovanni lombardo — restyling  x   I & Gna

giovanni lombardo — restyling  x   I & Gna

Maison des Érables - Atelier Barda

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The proprietors of this typical duplex, located in the Rosemont neighbourhood of Montreal, wished to expand and refurbish their living areas without however increasing the existing building volume.

Atelier Barda — Maison des Érables

Our proposed initial reflex was to repossess the upper floor of the duplex so as to convert it into a single-family house. (Cabin, cottage, shack, lodge)

Atelier Barda — Maison des Érables

Consequently, the clients were losing a portion of their revenue permitting them to reimburse the cost of the work. We therefore revised the initial concept and proposed to repossess only a portion of the upper floor – the double living room – that would house a bedroom, walk-in closet and bathroom for the paired owners. This made possible the refurbishment of a rentable 3 ½ (one bedroom) apartment on the upper floor.

Atelier Barda — Maison des Érables

As for the ground floor, it has been completely renovated so as to maximize the open and unobstructed space. The space was thus longitudinally divided into two subspaces permitting, on the one side, the conception of an open and vastly lit space (living, kitchen and dining areas) and, on the other, the erection of three precious wooden boxes which would house two bedrooms for the children and a service block (bathroom, laundry room, pantry and stairs).

Atelier Barda — Maison des Érables

Accesses to the bathroom and laundry room, as well as to the staircases leading to the upper floor bedroom and basement, are located at the interstices separating the three volumes.

Atelier Barda — Maison des Érables

The interior space thusly creates varying “plateaux of privacy”, also shaping proximity and distance; opening and closure; sharing and retreat.

Atelier Barda — Maison des Érables

At the ground floor, the new layout is ergo traversed by a visual axis which, longitudinally oriented with the living area, guides the inhabitants throughout their movements, from the entrance to the terrace, from the bedrooms to the bathroom and vice versa. Vistas allow interior spaces to be projected outward so as to connect living spaces with the yard and street’s landscape.

Atelier Barda — Maison des Érables

Atelier Barda — Maison des Érables

Atelier Barda — Maison des Érables

Atelier Barda — Maison des Érables

LOFT A - Tomas Ghisellini Architetti

Levering Trade - ATELIER ARSº

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For us, it is very important to design attending to the character of the building through its physical presence and to communicate clearly the use of the building working with its image. Looking at the work of German photographers Bernrd and Hilla Becher, we can appreciate the beauty of the industrial structures that in part is because its forms and the relations of its elements are the result of the pertinence in use. In other words, they are beautiful because of the sincerity of its forms and none of its elements were added for aesthetical or decorative purpose.

ATELIER ARSº— Levering Trade

Facade

We wanted to propose a building that was able to communicate its industrial condition through the architectural elements. So we recalled a couple of forms that is possible to recognize as classics in industrial architecture: the saw tooth roof and the vierendeel beam. The work of Albert Kahn is a very relevant example of the particular beauty of industrial architecture through a tectonic expression.

ATELIER ARSº— Levering Trade

Facade 2

Our project sets up a tectonic system of saw tooth roofs and vierendeel beams whose repetition along the facade make possible the character of the building itself and establishes a formal relation with a set of silos located a few meters from the plot. Variations in that system allow manifesting in the façade, the different conditions and requirements of the inner space of the building, such as warehouse, private offices, meeting rooms and other spaces. It is very important to understand that this building was constructed with a very low budget and that is the reason for the materials used in it.

ATELIER ARSº— Levering Trade

Roof

In the corner of the building we can observe a major variation in the tectonic system; the direction of the roof has changed to manifest the new relation with the side street where the entrance is located. Otherwise the slope of the roof could be seen from the street.

ATELIER ARSº— Levering Trade

Corner

A steel lattice work was proposed to reduce solar radiation and also to protect the windows from possible vandalism due the marginal conditions of the zone at night.

ATELIER ARSº— Levering Trade

Facade detail

The inner work space is described as a double height ward, limited by OSB panel walls that add a friendly atmosphere at low cost, and also maintaining the industrial character. It is possible to find craft workers on the streets of Guadalajara, weaving objects on request with different materials like plastic threads and many natural fibers. We wanted to add to the building a craftwork sample, so we decided to hire a team of weavers to work with the handrails, weaving its gaps with palm leaves.

ATELIER ARSº— Levering Trade

Interior

We verified the effectiveness of the saw tooth roof observing the quality of natural lighting in the warehouse space, just by using a conventional translucent plastic sheet as a lid on the Vierendeel beams.

ATELIER ARSº— Levering Trade

Office

ATELIER ARSº— Levering Trade

Office 2

ATELIER ARSº— Levering Trade

Office 3

ATELIER ARSº— Levering Trade

Office 4

ATELIER ARSº— Levering Trade

Office 5

ATELIER ARSº— Levering Trade

Plan 1

ATELIER ARSº— Levering Trade

Plan 2

ATELIER ARSº— Levering Trade

Section 1

ATELIER ARSº— Levering Trade

Section 2

ATELIER ARSº— Levering Trade

Section 3


Bauhaus museum Dessau - Studio 06

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The Bauhaus was an all-encompassing experience. It involved art, theatre, craft and cooking. It was linked to functionalism and rationalism, but also to more expressive elements. Among the numerous events, the kite festival (Drachenfest) was one of the most memorable: Schlemmer, Klee and Kandinskij had created extraordinarily colourful and original flying objects. This event is a perfect example of how the Bauhaus had nothing to do with stiff academic instruction, but was an innovative organisation which aimed to provide an alternative form of education. Imagining all those kites in the sky, fluttering towards the sun almost as though to salute it with a “see you at the next equinox”, we developed the project with the idea that the kite, as a coverage for the museum structure, could become the architectural symbol. The desire was to create a museum which would be capable of communicating a glimpse of the Bauhaus also from the outside. Anyone who walks past the museum or sees it from the outside cannot possibly fail to notice the fluttering kites which break up the stiff architectural composition, in the same way that passers-by couldn’t help but notice the professors and students of the Bauhaus walking along the streets in their very creative clothing. Creating thoughts, arousing curiosity, signalling discontinuity: the Bauhaus was all this too, and this project has the very same aim. The Bauhaus philosophy, which is still very current today, cannot be shut away inside a museum. It has to irradiate the new generations and advise the older ones. To do so, it has to be visible and present on the outside.

Studio 06 — Bauhaus museum Dessau

Facade

Studio 06 — Bauhaus museum Dessau

Exterior

Studio 06 — Bauhaus museum Dessau

drachenfest 1921 poster

Studio 06 — Bauhaus museum Dessau

site plan

Studio 06 — Bauhaus museum Dessau

Plan 0-1

Studio 06 — Bauhaus museum Dessau

plan 2-3

Studio 06 — Bauhaus museum Dessau

entrance

Studio 06 — Bauhaus museum Dessau

Elevations and Sections

MONTE SPECIE 2305m.a.s.l. LOOKOUT - MESSNER Architects

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The project starts in 2012 when MESSNER Architects and sculptor Franz Messner were commissioned by the Fondazione Dolomiti-Dolomiten-Dolomites-Dolomitis to create architectonic, landscaping and graphic standards for look-outs/info-structures in hot spot areas of the World Hertitages Site Dolomiti UNESCO in order to enhance the value and popularity of the territory. After the development of a prototype, the Department of Natural Reserves (Ripartizione natura, paesaggio e sviluppo del territorio) of the Provincia di Bolzano in Northern Italy, commissions the construction of a first Look Out on Monte Specie at 2,305m.a.s.l. in County of Dobbiacco. Construction is completed in mid-July 2015.

MESSNER Architects — MONTE SPECIE 2305m.a.s.l. LOOKOUT

The main idea is to create a info-structure with a very strong connection to its context. Considering the highly sensible surroundings of this alpine region, we rather transform the landscape, instead of adding discrete pieces to it. By „raising” the soil we obtain the top of the platform, which partly floats above the ground. The outer perimeter is made of steel, filled with rubble/material from the site. The constraints between building and context blur. A small canyon leeds to a circular opening in the center of the platform, where informations is stored. A circular index made of stainless steel shows the visible summits. Further information about the landscape and the geology of the Dolomites is found on the outer skirt of the index.

MESSNER Architects — MONTE SPECIE 2305m.a.s.l. LOOKOUT

MESSNER Architects — MONTE SPECIE 2305m.a.s.l. LOOKOUT

MESSNER Architects — MONTE SPECIE 2305m.a.s.l. LOOKOUT

MESSNER Architects — MONTE SPECIE 2305m.a.s.l. LOOKOUT

MESSNER Architects — MONTE SPECIE 2305m.a.s.l. LOOKOUT

MESSNER Architects — MONTE SPECIE 2305m.a.s.l. LOOKOUT

MESSNER Architects — MONTE SPECIE 2305m.a.s.l. LOOKOUT

MESSNER Architects — MONTE SPECIE 2305m.a.s.l. LOOKOUT

MESSNER Architects — MONTE SPECIE 2305m.a.s.l. LOOKOUT

MESSNER Architects — MONTE SPECIE 2305m.a.s.l. LOOKOUT

MESSNER Architects — MONTE SPECIE 2305m.a.s.l. LOOKOUT

Musa - davide varotto

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Struttura in legno e seduta in multistrati curvato, disponibile anche con cuscino imbottito e rollo poggiatesta. Una forma organica che esprime dinamismo; i dettagli di giunzione degli elementi strutturali sono stati studiati con cura, in modo tale che il decoro sia parte integrante della costruzione stessa dell’oggetto. Il dettaglio diviene un segno grammaticale, e ricorda nel disegno gli incastri delle strutture lignee tradizionali.

davide varotto — Musa

davide varotto — Musa

davide varotto — Musa

Riqualificazione di Via Livornese Est - Lorenzo Papanti, Carlo Papanti

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Il percorso in oggetto si presenta oggi come un’anonima strada di collegamento tra i centri abitati di Perignano e Ponsacco. I mobilifici si susseguono l’un l’altro senza trasmettere una continuità, una semplice addizione di punti singolari, non omogenei. Prima del degrado propriamente “funzionale”, cioè del disagio nel poter fruire del singolo esercizio commerciale, appare un degrado “di identità”, dove chi si trova ad attraversare il percorso non si accorge di trovarsi in una realtà particolare, non attribuisce una personalità allo spazio che sta vivendo. Questo porta inevitabilmente anche ad un degrado “economico”. Mostrare invece, fortemente, una continuità, permetterebbe al visitatore di sentirsi all’interno di un’idea, di una proposta, incentivandolo a farne parte, cioè a vivere gli spazi per più tempo, ad acquistare.

Lorenzo Papanti, Carlo Papanti — Riqualificazione di Via Livornese Est

Il “turista del mobile”, spostandosi lungo il percorso, incontrerà qualcosa che lo stupirà, che lo attrarrà, che gli ricorderà di essere all’interno di una realtà ben definita, quella dell’artigianato del mobile. Fondamentale è allora spingerlo a trattenersi per il maggior tempo possibile. Si riposerà e godrà degli spazi pubblici. Dovrà poter trascorrere il pomeriggio con la famiglia, far giocare i propri figli. La qualità della visita sarà arricchita da molti spazi verdi, orizzontali o lineari. Sorgeranno in questi, come nascendo dalla terra, dalle radici storiche dell’area, degli oggetti di letterale arredo urbano. Indicheranno, dialogando visivamente l’uno dall’altro, i vari punti del percorso, ricordando al visitatore di essere immerso in una particolare cultura locale e tradizionale. Lo spingeranno oltre, verso il prossimo elemento, immergendolo in uno spazio metafisico tutto da esplorare e conferendo agli spazi pubblici una forte identità. Sono ricavate, dove gli spazi lo permettono, piste ciclabili a doppia corsia (1,5 + 1,5 m), collegando i vari punti di bike sharing. Tutto il percorso è servito da spazi pedonali, in certi tratti promiscui al transito delle bici.

Lorenzo Papanti, Carlo Papanti — Riqualificazione di Via Livornese Est

L’intervento più importante, dal punto di vista del transito di veicoli, è l’introduzione di una nuova rotatoria all’inizio del percorso (lato Perignano). Razionalizzando il traffico e diminuendo la pericolosità dello svincolo, sarà parte integrante del percorso e teatro del primo gruppo di arredo urbano (Tavola_2, dettaglio A). Altre modifiche della circolazione sono introdotte nel breve senso unico per la circolazione verso il piccolo parcheggio riportato in Tavola_4, da 12 posti auto (in alto a destra).

Lorenzo Papanti, Carlo Papanti — Riqualificazione di Via Livornese Est

dettagli

Gli spazi pubblici sono concentrati nei nodi indicati nello schema di Figura_2, ma anche diffusi lungo il percorso, dove di fronte al mobilificio si apre uno spazio verde a prato. Qui lo spazio si fa permeabile, interessando le aree (spesso oggi recintate) delle unità commerciali, invogliando ad avvicinarsi, a comunicare con l’installazione che sorge dal terreno, giocando con essa fino a guardare la vetrina, entrare. Spesso, come vediamo nelle tavole, sono presenti anche elementi di seduta proprio di fronte al mobilificio: non sono più presenti confini e muretti, ostacoli alla fruizione e alla vivibilità del percorso; lo spazio privato diviene pubblico, aprendosi alla piena fruizione (spazi indicati con le lettere B, E, G, H, L, M). Negli elaborati sono evidenziate poi le aree dove è concentrata maggiormente la possibilità di incontrarsi, di rilassarsi, di pranzare al sacco. Quelle più estese sono indicate con le lettere C, F, N, dove lo spazio pubblico è proposto anche al coperto grazie a elementi di arredo urbano, o in maggior portata negli spazi D, F e I. In particolare, in quest’ultimo è prevista la realizzazione di un piccolo bar e di uno spazio giochi, lontano dalla strada, oltre che da spazi a verde e sedute. Tutto il percorso è accompagnato da alberature, costituite da essenze dal portamento fastigiato all’interno delle piccole aiuole ricavate nelle attuali aree asfaltate (si prevede l’inserimento di cerchiature in acciaio onde prevenire fuoriuscita di radici, Tavola_3, in sezione aa’); negli spazi di maggior respiro sarà possibile inserire latifoglie più ingombranti come ad esempio del genere Fraxinus, Quercus, Acer.

Lorenzo Papanti, Carlo Papanti — Riqualificazione di Via Livornese Est

Richiamo visivo, funzione pubblica, invito al gioco. Queste le caratteristiche dell’arredo urbano lungo il percorso, capace di annullare la distanza tra l’utente e l’attività commerciale. Tutto disegnato intorno al tema del mobilio, è caratterizzato da elementi “monumentali,” capaci di svolgere anche le funzioni pubbliche di pensilina per gli autobus (sedie), copertura per spazi pubblici (tavolini, sgabelli), sistemi di seduta con luci e illuminazione pubblica con cestini (rispettivamente spalliera di sedia e attaccapanni, vedi Tavola_4, dettaglio). Quest’ultima è garantita dai lampioni, più bassi per le aree pedonali e ciclabili, fino ai lampioncini, utilizzati per illuminare le installazioni e in alternanza con i punti luce più alti durante il percorso ( Tavola_4, dettaglio). Nelle tavole sono indicate le posizioni dei punti luce, preservando dove possibile quelli esistenti, sostituendo solamente il palo fuori terra e riducendo le ingombranti cerchiature alla base. Il chiosco del bar è ricavato all’interno del grande tavolino (Tavola_5, dettaglio I1 ), mentre l’alta sedia Mackintosh segnala l’inizio del percorso al paese di Ponsacco. Come vediamo nei dettagli D e F (rispettivamente Tavola_2 e Tavola_3) maxischermi ricavati nelle spalliere proiettano filmati pubblicitari, visite virtuali nei mobilifici, video sulla storia dell’artigianato del mobile. Infine, lungo il percorso verde in Tavola_5, pannelli informativi potranno riportare ancora notizie storiche e tecniche sull’antica tradizione artigianale locale.

Lorenzo Papanti, Carlo Papanti — Riqualificazione di Via Livornese Est

Lorenzo Papanti, Carlo Papanti — Riqualificazione di Via Livornese Est

Lorenzo Papanti, Carlo Papanti — Riqualificazione di Via Livornese Est

Gaia - davide varotto

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Vetrinetta con struttura in legno e vetro dalla forma lineare ed essenziale. Molto curata nei dettagli della, con faro dicroico, piccola guarnizione nella porta e chiave di chiusura.

davide varotto — Gaia

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