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WOOD AND THE DOG - StudioErranteArchitetture, Paolo Borghino, Sarah Becchio

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Finalmente si è deciso di far fuori le vecchie baracche. Nonostante fossero ormai ridotte a cadavere, permaneva una certa ritrosia celata dietro a un “comunque ci servono”, o a un “e poi la legna dove la mettiamo”.

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Adesso che c’è la nuova baracca, alla sera, Roberto ne suona una seduto nella nicchia. E’ di un timido, Roberto, ma quel sedile, seppur guardi alla strada, lo avvolge e lo protegge. Gli fa muovere le dita più agili e i bambini in bicicletta passano cento volte per sentirlo. Non che sia un concerto da professionista, ma quel suono un poco riverbera, la nicchia fa da cassa armonica e rimbalza nella strada. Alla sera, la gente in passeggiata lo trova simpatico e si ferma a fare quattro chiacchiere. Lui smette di suonare ma poi ricomincia.

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Adesso che c’è, Ivana esce in canotta, i pantaloni arrotolati a scoprire i polpacci. I capelli raccolti da una parte, afferra il cuscino al volo mentre oltrepassa la soglia e si mette in posizione, faccia a faccia. Sole . Sole in fronte e sulla pelle. Che scalda fin nelle ossa. Lì in nicchia, dopo pranzo, si addormenta 10 minuti prima di ripartire.

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Adesso che c’è, Chicca ha un posto di controllo niente male. Dal suo sedile vede tutto. Al sole se fa freddo, all’ombra a mezzogiorno, al riparo quando piove. Sdraiata, zampe a penzoloni, è attenta. I gatti scivolano via di soppiatto o passano a saetta, si consumano le unghie in passaggi difficili. Questo è ormai il regno di Chicca.

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Adesso che c’è, si può usare il lavandino per quando si torna dal lavoro con le mani nere o per lavare le verdure quando si mangerà in cortile la sera. Che l’acqua fuori serve sempre. Ora che è primavera, dietro al vetro, dei piccoli vasetti neri crescono piantine di zucchini, pomodori e meloni.

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Adesso che c’è, finalmente, d’inverno la legna per il caminetto sarà a due passi. Bisognerà pur sempre uscir di casa, ma non traversare oltre il cortile, mettere sù la scala, equilibrarsi sui pioli malsani per raggiungere la catasta sul fienile. No. E’ una conquista. Poi seccherà bene con l’aria che passa attraverso e ce ne starà sicuro per almeno due mesi. Sempre che non faccia come quest’inverno che non finiva più.

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Adesso che c’è, da quando ha smesso di essere nuova, l’ordinario torna a definire lo spazio, strato su strato. Adesso che c’è ci hanno chiesto di ripensare anche al fienile. Ma questa è un’altra storia.

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La baracca, nonostante le sue dimensioni irrisorie include in sé una serie di funzioni che si esplicitano in altrettanti soluzioni formali. E’ legnaia per lo stoccaggio della legna da ardere nel caminetto della abitazione dei committenti. Le fessure che caratterizzano l’involucro di legno garantiscono l’aerazione necessaria all’essicazione del legname. E’ una zona di riparo e di interazione tra interno ed esterno del cortile, un baricentro che prende vita: la nicchia del lato sud è una seduta speciale per uomini e animali. E’ una zona di lavoro e servizio all’area esterna della casa. Il setto di cemento armato che definisce parte del prospetto est, si ripiega all’interno a formare un piano di incasso per un lavandino capiente. E’ un dispositivo di delimitazione spaziale, una cortina di definizione tra qui e lì. Il muro della costruzione precedente, con la sua tessitura irregolare e combattuta è stato mantenuto, consolidato e lasciato a vista, a sostegno della nuova costruzione. Un nuovo livello aggiunto al vecchio piano di posa.

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I dettagli sono al minimo. Le definizioni letterali. Cemento armato per basamento, murature e cordoli. Legno per quasi tutto. Lamellare per la struttura. Di castagno carbonizzato per il rivestimento e copertura. Di castagno naturale per gli infissi. Compensato per gli inserti e la nicchia. Di bosco antico per il gradino. Ferraccio nel telaio del portoncino. Alla fine sono un muro, una scatola con nicchia, una porta con finestra, due pivot, un gradino e una maniglia. Quasi nient’altro.

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Uffici Azienda Agricola M.N. & Terenzuola - Francesco Mottini

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Il progetto degli uffici direzionali di “Azienda Agricola Marco Nicolini” e “Terenzuola” si trova a Caniparola (MS). L’idea è quella di irrompere violentemente con un progetto moderno dalle forme dinamiche e taglienti. Si è cercata da subito una netta contrapposizione con la realtà industriale e quella dell’interior design, il progetto appare come una “navicella spaziale” atterrata in questo luogo austero, privo di personalità. Internamente troviamo 3 ambienti principali: ufficio direzionale, ufficio amministrativo e laboratorio chimico.

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MACKEEN HOLDING - Doriana Pirino, Giancarlo Regnicoli , Manuel Montaresi

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Project of renovation and interior design of two floors offices_

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Mackeen logo

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Main Entrance

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MAIN ENTRANCE

loft_vtt - marco ferretto, Paolo Ceccon

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L’intervento si colloca all’interno di un’operazione di riconversione di un complesso industriale (ex magazzini frigoriferi) in residenze. Il progetto prevede, all’interno di una porzione dell’originario manufatto terziario, la realizzazione di una residenza tipo “loft”, articolata su due livelli per una superficie complessiva di circa 220 mq.

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iron house - filippo bombace

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iron house! è il progetto che ho dovuto sviluppare per una coppia di giovani tosti e decisi, che mi hanno scelto tra una selezione di possibili architetti da coinvolgere nella ristrutturazione della loro nuova casa, consapevoli del mio approccio di progetto abituale, da allineare alle loro specifiche esigenze ed agli eventuali input trasmessi dal contesto.

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L’appartamento, pregevole per ubicazione, piano, vedute, esposizione, dimensione, ecc., permetteva un intervento contemporaneo, grazie alla struttura portante puntiforme ed all’assenza di particolari riferimenti storici.

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Al momento delle richieste, la Committenza, oltre ad esporre la quantità e la varietà dei locali necessari e ad illustrare mediante foto e riviste del settore, ecc., i riferimenti stilistici desiderati, espresse con estrema determinazione la volontà di spostare la cucina in prossimità del grande terrazzo. La richiesta, corretta dal punto di vista distributivo, si scontrava però con le possibilità impiantistiche offerte dall’appartamento: realizzare la cucina dove richiesto, avrebbe comportato l’inevitabile realizzazione di una pedana necessaria a contenere la corretta pendenza delle tubazioni di scarico.

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Prospettai con chiarezza i difetti di questa soluzione che può generare ad esempio scomodità nella disposizione degli arredi e talvolta anche situazione di pericolo al transito delle persone, ma fu scelta comunque questa soluzione.

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Da un difetto poi, come spesso succede, è nato l’input forse più stimolante di tutto il progetto; la necessità di mettere a tavola 14 persone (!!!), mi ha costretto a progettare un tavolo allungabile, in grado di scavalcare il salto di quota dettato dal gradino. Si è definita così la realizzazione di un tavolo ribaltabile, che all’occorrenza e mediante una serie di facili operazioni in sequenza, permette al tavolo stesso, una volta sganciato dal mobile contenitore che in posizione standard lo accoglie, di ruotare e ribaltarsi, generando così un piano lungo 320 cm, la cui ulteriore base di appoggio è costituita da un contenitore, solitamente un comodo porta riviste a servizio del salotto. Insomma, una soluzione straordinaria che mette a tavola un gran numero di persone, generando un inaspettato effetto ‘sgradonato’ della tavolata.

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Per il resto la casa è estremamente pulita e tirata, e tutta giocata sul bianco-nero, che disegna elementi di arredo, controsoffitti, contenitori, porzioni di parete e rivestimenti ceramici, esclusa la bellissima pavimentazione in parquet di noce nazionale, che in maniera elegante connota tutti gli ambienti.

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Dal punto di vista distributivo, l’intervento ritrae una spazialità giorno (ingresso-pranzo-salotto) aperta e continua, escluse le delimitazioni d’arredo disegnate dalla composizione pranzo, e dalle grandi partizioni scorrevoli ed a bilico in legno e vetro.

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Dal corridoio si accede alle tre camere da letto ed al bagno ospiti, allestito secondo geometrie essenziali con un lavabo a semisfera in corian, una grande doccia ed i sanitari.

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Dalla camera matrimoniale invece, allestita con armadio ad ante scorrevoli ed uno schematico letto a baldacchino con struttura metallica in laccato rosso, si accede al bagno padronale, caratterizzato ancora dai sanitari sospesi, da un comodo vano doccia, ma soprattutto dal grande lavabo in corian di realizzazione artigianale su disegno; il rito di lavarsi i capelli mediante apposita doccetta, direttamente nel grande lavandino, tradisce le origini meridionali di questa caparbia ed al contempo delicata Committente, che con gusto e rispetto è riuscita a miscelare il rigore e le geometrie di tanta progettualità del nord Europa, con il calore e le tradizioni tipicamente italiane.

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Casa P - RP studio - Calzolari, Filippucci, Fiorini

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Il progetto prevede una rivisitazione completa degli spazi che costituiscono l’unità immobiliare aggiornandoli e rendendoli maggiormente funzionali.

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L’appartamento originario è costituito da un ingresso, soggiorno con piccolo angolo cottura, camera multiuso, camera e bagno il cui accesso è disimpegnato dalla camera da letto. L’unità immobiliare ha gli affacci ad ovest e verso il giardino condominiale. La facciata attinente all’appartamento in oggetto è costituita da 2 finestre e 2 porte finestre e una terza portafinestra sul lato corto del terrazzo.

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Il progetto amplia lo spazio a giorno eliminndo l’angolo cottura dalla sala in modo da ricavare maggiore agio per le attività di soggiorno. Attraverso l’introduzione di controsoffittature viene delegato all’intradosso del solaio il compito di definire la distribuzione orizzontale senza dovere introdurre ulteriori partizioni in un ambiente già costretto entro spazi limitati. In tal modo si crea la distribuzione che attrverso la camera conduce ai servizi igienici e si individua la zona di ingresso.

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Myia Cafè - Giuseppe Nappi

CHENGJU ART HOUSE - PWFERRETTO

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Expose the Structural DNA

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Existing Tobacco Complex converted into a New Art Warehouse

An Art Storage institution is different from a museum. The experience has to engage and relate to the visitor in a more raw and immediate way. This project amplifies the power of the existing structure by revealing its bare structural logic.

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The original factory has a beautiful sense of rationality and authenticity; where the structure of the building is honestly manifested in its elevations. Our projects main concept is to expose the original structural logic of the building and in the process create a new landmark project that retains the DNA of the original building.

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By removing the nonstructural walls and exposing the column and grid matrix a shelf system is revealed, that recalls the elegant Korean screen painting of the Josong Dynasty. The infill walls are replaced with articulated slanted screens which weave through the façade creating a progressive movement.

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The Façade of the main building is articulated through a series of openings, with three distinct types of movement: Fixed/Slanted-In/Slanted-Out. Through this movement the façade becomes layered and sense of depth is added to the once static elevation. The material of the openings is metallic and glazed to produce a contrast with the existing, and further create a clear sign that the original building has been majorly transformed yet its soul is kept intact.

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Riqualificazione urbanistica dell’area di Piazza Marconi e Piazza Fermi - Città di Spinea - Paolo Canesso, Anita Brotto, Davide Scapin, Anna Favaro, mirco brion, Giovanni Ballotto

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·ANALISI DELL’AREA E DEL CONTESTO URBANO L’area di progetto costituisce un ambito centrale strategico della Città di Spinea. Costeggiata a nord dalla ex Strada Provinciale Miranese, arteria di collegamento tra questa zona della terraferma veneziana ed il capoluogo, l’area si caratterizza per essere attualmente suddivisa in due porzioni ben distinte: - l’Area Est, individuabile nel Comparto A e comprendente anche l’edificio denominato Barchessa, racchiusa tra le vie Roma, Matteotti e I° Maggio; - l’Area Ovest, costituita dai Comparti B e C e comprendente la Villa del Majno, collocata tra le vie Roma, I° Maggio e Fermi.

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Entrambe le Aree si caratterizzano per una forte componente “storica”, dalla quale il progetto non può prescindere. Villa del Majno e la relativa Barchessa posta ad est costituiscono infatti delle permanenze che, seppur ridotte e ampiamente rimaneggiate, danno la “misura” del luogo, sia in senso fisico che temporale: elementi minimi residuali di un’epoca in cui probabilmente la città stessa ancora non era tale e l’ambito della Villa, quella che oggi è la strada provinciale che la costeggia a nord e poche altre emergenze rappresentavano i soli elementi di definizione e riconoscimento del luogo. Oggi, le componenti geometriche e dimensionali, i rapporti di scala ed il “grado di permanenza” degli elementi del luogo sono poco riconoscibili, assorbiti in un sistema urbano evolutosi evidentemente in fretta nel dopoguerra, poco razionale e poco rispettoso dei criteri generatori del sistema urbano. L’edificato recente circostante l’area, nonché quello presente al suo interno, è costituito da fabbricati di vari gradienti dimensionali sia planimetrici che altimetrici, di scarso valore architettonico; manca completamente ogni riferimento gerarchico e di posizione con la viabilità e con le permanenze storiche.

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Gli spazi aperti costituiti dalle piazze Marconi e Fermi, un tempo ricadenti all’interno dell’ambito di pertinenza di Villa del Majno, hanno perso ogni rapporto virtuoso con gli elementi dell’intorno, strade ed edifici. Nella tradizione storico-insediativa, culturale e sociale italiana la piazza è infatti un elemento che, seppur realizzato per “sottrazione”, trova nell’edificato stesso quel rapporto dimensionale, d’uso e di appartenenza comunitaria che lo distingue da un semplice spazio aperto. E’ un “vuoto” che viene “costruito” dall’utilizzo che la comunità ne fa, dai rapporti che vi si instaurano,dall’insieme delle connessioni fisiche ed emozionali, dal senso di appartenenza che rappresenta e riesce a tenere vivo.

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·CRITERI E CARATTERI DEL PROGETTO A partire dalla breve analisi formulata, il progetto si sviluppa secondo alcuni criteri così elencabili: 1. riqualificare l’area oggetto di intervento restituendo il necessario riconoscimento alle emergenze storiche e realizzando degli spazi aperti che possano fornire realmente occasioni di connessione ed incontro; 2. riconfigurare l’assetto viabilistico prevedendo sistemi che favoriscano il corretto, razionale e funzionale utilizzo delle vie di traffico; 3. fornire una serie di ipotesi progettuali sviluppate tutte a partire da una “base comune”.

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Così facendo, le quattro soluzioni richieste dal bando possono essere intese sia come evoluzioni temporali successive, di tipo incrementativo, che come alternative basate semplicemente sulla densità edilizia scelta. In ogni caso, l’assetto generale dell’area e la disposizione degli spazi aperti di connessione ed incontro non cambiano nella sostanza. Riteniamo infatti che i criteri generali del progetto debbano svilupparsi a partire dallo stato esistente dell’area così come pervenutaci, dallo studio delle sue peculiarità storiche, fisiche e funzionali, e che pertanto non possa sostanzialmente variare al mutare della quantità edificatoria prevista nelle quattro soluzioni richieste. Inoltre, solo in questo modo è possibile fornire una serie di possibilità che possano costituire un valido strumento di lettura della realtà, prima ancora che essere proposta di intervento; uno strumento che permetta in futuro una reale ed approfondita valutazione preliminare alla scelta da adottare, che non precluda la possibilità di “aggiustamenti” in corso d’opera o la valutazione di nuove opportunità che dovessero prospettarsi, considerando oltre che le istanze progettuali anche aspetti economico-finanziari, costruttivi, d’uso, socio-demografici, etc.

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·CONTENUTI DEL PROGETTO Il progetto, come già accennato, prevede una serie di interventi qualificativi che prescindono dalle diverse soluzioni proposte, basate sul grado di densità edilizia. Tali interventi costituiscono l’”ossatura” del progetto, fisica e concettuale; essi permettono la scelta della soluzione edificatoria più opportuna senza perdere il “senso” della proposta, consentendo anche la scelta di livelli di intervento intermedi a quelli ipotizzati, o differiti nel tempo, o gestiti secondo rapporti finanziari che prevedano un intervento pubblico-privato di tipo misto e variabile. Tali interventi generali sono così riassumibili: - sistemazione della viabilità, proponendo un sistema a rotatoria per l’incrocio tra via Roma, via Matteotti e via Cattaneo, realizzato allargando la sede stradale in corrispondenza dell’attuale incrocio semaforico, rinunciando ad una piccola porzione dell’angolo nord-est del Comparto A che verrà ceduta alla sede stradale; realizzazione di un sistema razionale di attraversamento dell’incrocio, integrato con l’edificato e con i percorsi esistenti al di fuori dell’area di intervento; - fusione, fisica e percettiva, delle due porzioni dell’area di intervento, attualmente separate da via I° Maggio, garantendo comunque il necessario accesso limitato agli edifici presenti nell’area; - riqualificazione delle piazze e dei percorsi pedonali interni all’area, proponendo un sistema di edificato lungo via Matteotti e via Roma, organizzato in modo da configurare più chiaramente il sistema degli spazi aperti. L’insieme degli elementi urbani composto da piazze, spazi aperti, edifici pubblici, edifici privati ed aree verdi, sarà legato internamente e con il contesto circostante tramite una successione continua di percorsi coperti misti a portico o pensilina, in modo da ricreare le condizioni d’uso e percettive tipiche del sistema urbano delle città storiche italiane.

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Il sistema di percorsi coperti trova il suo fulcro in uno spazio coperto pubblico, posto alle spalle della scuola materna, dedicato alla sosta, all’incontro e più in generale alla socialità, nel quale una copertura leggera è sostenuta da un sistema di setti variamente disposti che contribuiscono a fornire al luogo anche una certa componente di “intimità”. All’interno degli spazi aperti possono svolgersi alternativamente le funzioni di parcheggio, di mercato settimanale e quelle più propriamente legate alla piazza intesa come spazio libero di incontro e socialità. Benché il livello di approfondimento progettuale richiesto non richieda di specificarlo, si precisa che le soluzioni proposte non precludono la possibilità che sotto la superficie delle piazze possano essere edificati dei parcheggi, preferibilmente ad uso misto pubblico-privato, in modo da liberare le piazze dalle automobili.

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A partire da questi elementi di base si sviluppano le quattro soluzioni progettuali: bassa densità, media densità, alta densità con edificato basso, alta densità con edificato alto. Di queste, riteniamo che le ipotesi sviluppate per l’alta densità edilizia siano quelle che riescono ad interpretare nel modo migliore le istanze del progetto, a valorizzare appieno le peculiarità del sito. Infatti, le due soluzioni ad alta densità, che prevedono la demolizione e ricollocazione di tutti gli edifici non di pregio e che permettono di liberare il fronte strada su via Roma, garantiscono un corretto ed armonico rapporto tra viabilità, edificato storico, edificato contemporaneo, spazi aperti e luoghi di connessione ed aggregazione. Le due soluzioni differiscono tra loro per il fatto che quella con edifici alti prevede che venga elevata una torre di altezza pari a quella massima consentita, abbassando al contempo gli edifici in linea attigui; tale torre è collocata nella zona sud del Comparto A e permette di utilizzare in modo intensivo le superfici previste offrendo una emergenza architettonica che caratterizza l’intervento garantendo al contempo il necessario “rispetto” degli elementi storici del sito (Villa, Barchessa, Scuola e Chiesa).

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La soluzione a media densità prevede invece, come richiesto dal bando, che vengano mantenuti e riqualificati gli edifici prospicienti su via Roma posti a nord di Villa del Majno. La proposta progettuale propone quindi, rispetto a quelle ad alta densità, che non venga costruito l’edificio proposto sul limite sud di piazza Fermi, ma che vengano riqualificati dal punto di vista prospettico e volumetrico i fabbricati esistenti su via Roma. Tale riqualificazione verrà attuata attraverso l’installazione di un sistema di facciata che possa fornire unitarietà volumetrica all’insieme architettonico e la necessaria “differenziazione linguistica” rispetto all’edificato storico, con costi limitati e basso impatto per le attività che vengono svolte all’interno degli edifici. Infine, la soluzione bassa densità si distingue dalla precedente per la conservazione riqualificazione dell’edificio 1 situato all’interno del Comparto A.

Casa P1 - RP studio - Calzolari, Filippucci, Fiorini

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Nella generale ottica di ripensamento dell’arredo dello spazio e della rifunzionalizzazione dei servizi il progetto si pone come trait-d’union tra gli ambienti. Nel soggiorno il tentativo è quello di dare uniformità alla visione di insieme che raccoglie una serie notevole di quadri e pitture di notevole fattura, componenti di arredo preesistenti e l’esigenza di avere un ampio spazio da dedicare a libreria.

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L’idea di fondo è quella di trattare il perimetro della sala con un’unica soluzione di arredo a coronare lo spazio creando nella parte inferiore una fascia continua all’interno della quale gli elementi anche differenti fra loro annullano la loro gerarchia di oggetti individuali diventando parte di un unico tema che si rifà alle quadrerie di altre epoche. A rinforzare la percezione di tale fascia il soffitto è trattato con un colore scuro che esalta la linea orizzaontale continua data dal nuovo arredo.

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Non c’è più il mobile, il sofà, il televisore. Il progetto svolge lo spazio come un percorso continuo che tende a dilatare il tempo della fruizione facendosi supporto e oggetto contemporaneamente.

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Centro de Interpretación en Sabayes - Sixto Marin Gavin

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Nueno es un municipio de la provincia de Huesca, situado a 16 km al norte de la capital, que presenta una notable complejidad: el término municipal incluye 7 núcleos; su superficie es de 14.724 hectáreas con una altitud que varía de los 600mts a los 1600mts; se extiende desde la Hoya de Huesca hasta las primeras estribaciones de la sierra de Guara; e incluye accidentes geográficos tan relevantes como el Salto de Roldan o el embalse de Santa María de Belsué.

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El reciente desarrollo del nuevo Plan General y los trabajos preparatorios del libro de próxima publicación “La senda entre los bojes”, sobre su variado territorio, han llevado al Ayuntamiento a decidirse a mostrar todo este conocimiento a los numerosos visitantes que se acercan a Nueno para recorrer sus sendas o visitar sus Bienes de Interés Cultural. Se trata, en resumidas cuentas, de plantear una mirada global sobre el paisaje natural y cultural del conjunto del municipio. El solar elegido para la intervención se sitúa junto a la pedanía de Sabayés, por su situación elevada y su céntrica posición entre la mayoría de núcleos del municipio. El campo sobre el que se ha trabajado se encuentra junto a la ermita de la Virgen del Patrocinio a los pies del Salto de Roldan.

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Presenta una ligera pendiente hacia el sur y, desde el mismo se avistan no sólo los núcleos de Sabayés , Arascués y Santa Eulalia, sino también el pico de Guara, el de Gratal, la Hoya de Huesca y, por supuesto, el Salto de Roldán.

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Por tanto, no sólo las vistas directas sobre el entorno hacen de este emplazamiento el enclave idóneo sino, principalmente la sensación de estar en el centro vital del municipio, vinculado al llano pero también a la sierra. Pese a la dimensión del territorio del que estamos hablando nadie tuvo ninguna duda de lo acertado del solar elegido.

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El programa de la intervención se articula en dos partes: por un lado el edificio, que ha de albergar los contenidos expositivos y, por otro, un jardín, vinculado al primero, en el que se prevé recrear los distintos ecosistemas del municipio. En una primera fase se ha construido el edificio, y para finales del año 2012 estará terminado el jardín. La voluntad del Ayuntamiento es hacer de este entorno algo más que un Centro de interpretación: algo dinámico, vinculado a la pedagogía, al trabajo intelectual, a la investigación y al pensamiento. Por tanto, los contenidos del edificio irán cambiando, al igual que la vegetación del jardín, con el paso de las estaciones. Un territorio tan complejo y rico merece no sólo ser observado y paseado, sino también trabajado e investigado.

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Aunque la escala del proyecto es reducida, trabajar en un entorno tan complejo exige prestar atención a muchos matices para intentar entablar un diálogo con el territorio en su conjunto, con todos sus elementos. En un primer momento, recordé las palabras de Rafael Moneo cuando acababa de recibir el encargo del CDAN. Fundación Beulas, en Huesca: “Las obras de arquitectura se resisten a la soledad, y el asumirla, cuando no hay otro remedio, es una de las más arduas tareas profesionales con las que un arquitecto puede encontrarse. Cuando esto ocurre, como es el caso de CDAN, la alusión al medio, a la geografía en la que se instalan, da siempre un cierto respiro”.

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La ermita situada en el linde norte del emplazamiento estuvo presente en el proyecto desde los primeros croquis pero fue la obligada alusión al medio la que acabo forjando su personalidad. Nuestro centro de interpretación se plantea como un volumen similar al de la ermita mientras, el tamaño de los huecos y el gunitado con hormigón tintado de todas las caras lo convierten, frente a esta, en un volumen abstracto, una roca desprendida del Salto del Roldan a la que el paso del tiempo y la acción del hombre han dado forma. De este modo, el diálogo volumétrico con la ermita y matérico con el territorio le permiten relacionarse a todos los niveles con su entorno.

Los materiales elegidos, como el hormigón tintado gunitado o el acero cortén, establecen un segundo nivel de relación con el paisaje, en tanto en cuanto su cambio con el paso del tiempo será muy pronto evidente. Las diferentes orientaciones o exposición a los fenómenos meteorológicos dibujarán un edificio cambiante y lleno de matices. El interior se presenta como un espacio único en el que la geometría de los planos de techo se ajusta para componer un gran lucernario, en el que los planos no llegan a tocar las paredes. El encuentro del mismo con los planos verticales se articula a través de líneas de iluminación artificial. En la parte baja, en un paño de pared vertical continua hasta la cota 2,40, se reserva la superficie para los contenidos expositivos, las aperturas al exterior o las cajas de madera encargadas de alojar el aseo, armarios o instalaciones. Así, al desmaterializar el conjunto de los planos del techo y concentrar los espacios expositivos en la base de las paredes, se pretende concentrar la atención sobre los contenidos, ensalzando la iluminación natural y, sobre todo, enriqueciendo la experiencia espacial del visitante.

Las cuatro aperturas que perforan y emergen de la piel rocosa de hormigón se conciben como cajas de corten a modo de umbrales, balcón o lucernario, en función de la orientación que les corresponda. El diálogo del interior del edificio con su entorno se producirá por tanto de maneras muy distintas, a través de la luz, las vistas o los recorridos activos.

ABSTRACT REPRESENTATIONS - PWFERRETTO

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CU-Space Gallery, 798-Beijing, China

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“STOP”Architecture needs a break. Rarely do architects have time to contemplate what they are designing or pursuing. Whilst developing projects we fall victim of endless discussions about formalistic, political, practical and other tactical arguments while the bigger picture of what does it all add up to is left lingering as a blurred intangible plan.

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Rather than represent the first 20 projects completed since we opened the architectural studio PWFERRETTO in 2009, we have chosen to “STOP” and look back to reassess what it could all mean. This exhibition is a mental cleaning act, a process of cleaning thoughts,hard drives, concepts, models which un-equivocally does not wish to become sentimental and nostalgic but install the same sense of vigour one feels when disposing waste, emancipation.

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“STOP” is a standalone project, a project which uses architectural projects as elements to compose a piece. Images stop being representations of spaces and buildings to transform into individual experiences. Architects have become accustomed and dexterous in communicating via virtual mediums; from rendering to animations virtual tools have made reality an artificial and fabricated condition. “STOP” seeks to change this paradigm and produce mirages that make see what we could have never seen, hidden spaces.

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In viaggio con Calvino - Giuseppe Vultaggio, giuliana sibilia

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Processo morfologico: Genesi di un giardino espositivo

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01_Corone concentriche Il giardino della casa dell’architettura sarà ripartito in due aree: un percorso espositivo ed un’area destinata a proiezioni ed eventi. La suddivisione degli spazi sarà evidenziata da un diverso uso di luci e materiali che contribuiranno alla realizzazione di due ambientazioni completamente diverse: un percorso molto caldo, in cui si alterneranno piante e materiali, a cui si contrapporrà uno spazio centrale candido e surreale.

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02_Percorsi Il percorso espositivo avrà un carattere bivalente: Un racconto cronologico delle opere e della vita dell’autore, ed una sua narrazione mediante le essenze vegetali caratteristiche dei luoghi che hanno maggiormente inciso sulla sua formazione. Le due anime si materializzeranno sui due margini dell’ area espositiva formando un cretto, le cui sponde racconteranno Italo Calvino secondo i due punti vista: la botanica e la poesia

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03_ Margini I margini sono frammentati dalla presenza delle alberature esistenti e dai flussi pedonali; infatti le barriere non rappresentano dei limiti invalicabili ma sono interrotti da passaggi pedonali per consentire sia una fruizione più libera dello spazio da parte dei visitatori che la manutenzione ordinaria del giardino.

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04_Deformazioni Gli agenti esterni, costituiti da flussi pedonali, alberature e percorsi esistenti, e le esigenze funzionali, rappresentate dalla necessità di inserire spazi destinati alla ricettività, producono delle deformazioni dei margini: Questi ultimi da elementi rigidi diventano profili articolati formati dalla sequenza di elementi modulari.

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05_Una commedia in tre atti La rappresentazione della vita di Italo Calvino, attraverso le essenze vegetali peculiari dei luoghi in cui ha vissuto, può essere definita una commedia in tre atti: ognuno di essi descrive luoghi e paesi lontani mediante le piante, i materiali, le pietre e le terre, con lo scopo di richiamare nella mente del visitatore le atmosfere che facevano da sfondo alla vita ed alle opere di Italo Calvino

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Il primo atto è naturalmente dedicato al suo paese natale: Cuba. E’ qui che comincia la narrazione riportando nei vasi in terracotta…... , piante dai colori accesi, rigogliose che strabordano dagli stessi vasi, al centro uno palma….....Ad interrompere la sequenza di piante i contenitori pieni di argilla rossa, anch’essa tipica di cuba, e dei punti di sosta; infatti il visitatore lungo il percorso potrà sedersi tra le piante per avere l’impressione di vivere tra i profumi, i colori ed i sapori dell’isola.

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Il secondo atto è dedicato a alla costa ligure: Questa volta i contenitori sono rivestiti in pietra a richiamare la geometria dei terrazzamenti tipici delle colture della costa ligure.

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La terza parte è dedicata al Giappone, una terra con cui l’autore ha un rapporto particolare, infatti il mondo figurativo orientale è centrale nella sua poetica.

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Escuela Infantil - abalo alonso arquitectos

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Es posible que las cabañas entre los árboles hayan estado en el origen del proyecto. Puede que nuestros hórreos también. Añoramos esos momentos de juegos infantiles. La propia configuración del terreno nos acompaña; en medio del parque, aislados, entre árboles, terreno en pendiente…

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La guardería se plantea en una sola planta por razones de uso y accesibilidad. El acceso en el encuentro con el punto más alto del terreno, a modo de puente levadizo, pero fijo. Zaguán habilitado para dejar los carritos y cortavientos nos introducen en el edificio, que se organiza en cinco franjas funcionales paralelas. Una sala de usos varios reparte juego; hacia el norte, los espacios servidores, con acceso independiente; despacho, vestuario de personal, cocina y sala de instalaciones. Un primer filtro con roperos y aseos, aulas, y balcón-zona de juegos hacia el sur, dominando el campus universitario. Los cerramientos flexibles entre las aulas permiten diferentes posiciones, desde la total independencia entre ellas a la posibilidad de una sala conjunta. Los quiebros en planta, añadidos a los reflejos de algunos espejos y vidrios, y la utilización de materiales similares en el interior y exterior favorecen la sensación de amplitud, a pesar del ajustado tamaño del inmueble.

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TVM termoventilmec - Marco Marchesi, architetto

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Sede di una ditta che progetta e produce impianti per l’aspirazione industriale. Il contesto, ai margini tra campagna ed aree produttive di nuova espansione, presenta come uniche emergenze la strada di scorrimento ed un filare di pioppi a confine tra i lotti. Si è scelta la prefabbricazione in c.a. per ragioni di economicità e di facile gestione ma soprattutto per la rapida esecuzione. I tempi di progetto esecutivo e realizzazione (12 mesi) sono stati davvero stretti. Analisi dei flussi delle attività e strategia delle funzioni organizzano la planimetria. La volumetria elementare e compatta è articolata dalla leggera vibrazione della “seconda pelle” che riveste il blocco amministrativo. Una serie di pale frangisole in Tecu patina, rame patinato verde, disegnano i prospetti sud ed est, interrompendosi in corrispondenza dell’ingresso principale dove, ripiegandosi in alto, vanno a formare una pensilina che invita all’interno. La semplicità costruttiva caratterizza la facciata dove leggerezza e trasparenza ne ingentiliscono e nobilitano la compatta superficie in c.a.. L’ingresso è il luogo di maggior libertà compositiva e spaziale. Al suo interno l’edificio, che esternamente appare monolitico, si smaterializza formando un patio in tripla altezza dove un grande albero fa da custode ed accoglie chi entra. Tutte le componenti diventano trasparenti allo sguardo che si orienta verso il giardino esterno, gli uffici, la zona produttiva e verso il cielo attraverso un grande lucernario

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TVM termoventilmec spa

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TVM. Interni: il lucernario rovescio

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TVM.Produzione


CUADRO HOUSE - Manuel Montaresi, Laura Cardoce

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2011

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Sede espositiva e sala conferenze di Parma Urban Center - MC2 _Dario Costi e Simona Melli architetti, Simona Melli, Dario Costi

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L’intervento sull’ex oratorio di San Quirino mantiene quella condizione di luogo della storia in cui il tempo ha lasciato segni importanti. La chiesa non è stata restaurata ma è stata ripristinata e ripulita.

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Uno spazio in alcuni punti interrotto e attraversato da crepe che, anche grazie agli affreschi in buone condizioni ed alle statue ancora presenti nelle nicchie, assume uno straordinario fascino di “rovina” che consideriamo assolutamente contemporaneo.

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L’allestimento dello spazio espositivo prende atto di questa qualità dell’architettura abbandonata e si limita a prendere una distanza dal perimetro con la disposizione di un diaframma di vetri.

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Questo schermo ha molteplici funzioni tra loro intrecciate: le lastre trasparenti proteggono l’architettura storica senza nasconderla, anzi, mettendola in primo piano; la rendono oggetto dell’esposizione essa stessa, in un qualche modo ne sottolineano l’eccezionalità. Sugli stessi vetri sperimenteremo un modo nuovo di esporre attraverso pellicole applicate che appariranno quasi sospese in aria e coinvolgeranno il fondale architettonico nel percorso espositivo. Un atteggiamento che, per differenza, arricchisce sia l’architettura storica che l’allestimento contemporaneo, un aspetto che da architetti ci interessa sottolineare.

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L’ex Oratorio di San Quirino (1719 – 1734), progettato da Edelberto dalla Nave, autore anche della chiesa di San Tiburzio (1720-23), del campanile della Certosa e del coro dei Cavalieri della Steccata, presenta caratteri ricorrenti nell’opera di questo architetto molto capace, anche se poco conosciuto dalla città: la pianta a ottagono schiacciato con cupola ovale, le aperture mistilinee e le deformazioni in curva delle trabeazioni interne. Gli affreschi sono opera di Giovanni Bolla (molto restaurati nell’Ottocento) mentre gli stucchi sono di Pietro Reti, così come le quattro statue delle Virtù sotto i pennacchi.

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La struttura à stata impiegata per gli usi più svariati: nei primi decenni del Novecento è autorimessa, successivamente rivendita di generi alimentari e magazzino, fino a diventare la sede di un teatro e infine danneggiata dall’incuria e dai sismi ma strutturalmente consolidata.

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SABBENEDICA | cucineria siciliana - Salvatore Nigrelli

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“si benedica” (che nella parlata gergale diventa s’abbenedica o s’abbanidica o più erroneamente unito sabbanadica o ancora sabbanarica) vuol dire “sia benedetto”, e anche se non deriva dal saluto arabo ha la stessa valenza. Se unito a “vossia”, che deriva dallo spagnolo uzìa ed è l’abbreviazione di “vossignuria”, diventa “vossia si benedica” e significa “sua signoria sia benedetto”, come “si benedica a vossia” significa “la benedizione sia su sua signoria”.

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logo | design salvatore nigrelli architetto

Una delle parole più rappresentative della cultura popolare siciliana ha nutrito l’humus creativo che ha generato la composizione dell’opera. Pensato come locale in cui assaggiare le tipiche specialità siciliane, il “SABBENEDICA” si conforma e identifica attraverso segni e gesti che alludono alla Trinacria come terra d’origine. il telo centrale è stato conformato come una planimetria, con quote altimetriche tridimensionali, che rappresenta l’isola siciliana, dove le città sono state rappresentate da sfere luminose.

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Bosco a dondole - Patrizia Di Monte - gravalosdimonte arquitectos, Ignacio Gravalos Lacambra

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Workshop de autoconstrucción “PICS” en Roma para restituir el uso público del Parchetto Feronia en el barrio de Pietralata, en el marco del proyecto de investigación LUS Living Urban Scape y en colaboración con el Master “Arti Architettura Città” del Departamento de Arquitectura de la “Università degli Studi Roma Tre”, coordinado por Maria Livia Olivetti, Anna Lambertini, Annalisa Metta y Francesco Careri. Tres equipos internacionales: Gravalosdimonte arquitectos de estonoesunsolar; François Vadepied e Mathieu Gontier de Wagon Landscaping – Paris; German Vanzuela, Universidad De Talca (Cile) y François Guynot de Boismenu de la L’école nationale supérieure d’architecture de Paris La Villette. Cada grupo trabajó en una zona concreta del “Parchetto Feronia” y realizó una intervención en función del material (tablas de 20.5.400 , 15.2.400 y 5.5.400) y del tiempo disponible: 6 días. Se trataba de un ejercicio de reflexión sobre las intervenciones mínimas, sobre la relación del material con el paisaje y con la temporalidad, sobre la autoconstrucción. Una de las 3 intervenciones a cargo de Gravalosdimonte arquitectos vió la realización del “bosco a dóndole” situado en una de las zonas más hermosas del parque, al final de un recorrido en pendiente, que disponía de grandes chopos en los laterales y un tapiz de hiedra que invadía el terreno. La idea fue no alterar el plano del suelo, (no luchar contra un elemento invasivo), por lo que se crearon unos bancos con una geometría irregular que iba adaptándose a la disposición de los troncos, casi materializando su sombra, y que irían suspendidos de los árboles mediante cuerdas, flotando, ingrávidos, permitiendo a los vecinos “flotar” en el aire. Se trataba de una zona especial, que al anochecer se inundaba de luciérnagas que mostraban unos bancos voladores a través de un cielo punteado.

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Bosco a dondole. Altalena sociale

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bosco a dondole. altalena - sombra

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bosco a dondole. parchetto feronia

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bosco a dondole. altalena sociale

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montaje altalena sociale bosco a dondole

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montaje altalena social bosco a dondole

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montaje altalena sociale bosco a dondole

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Altalena social. Parchetto Feronia

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Altalena sociale bosco a dondole

The Plan - Volvo Contest "Switch to Pure Volvo" - ozdan, Paolo Petaccia, Cecilia De Donnantonio, Gianfranco Marongiu

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L’intenzione è di interpretare la vettura come un oggetto di uso quotidiano e associarlo a un «elettrodomestico» ecologico, ecosostenibile e ricaricabile attraverso una normale presa, come un computer o una lampadina. L’archetipo della struttura espositiva è il profilo “casa”, come parte della vita di tutti i giorni, affrontato come concetto architettonico e dinamico; lo stand avvolge interamente l’oggetto e gli utenti, tramite le grandi aperture, e offre una scenografia in cui la vettura è protagonista. La sagoma si evolve in una progressiva apertura, generando una forma ibrida che rimanda ad elementi meccanici, all’interno della quale la vettura costituisce l’elemento protagonista.

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