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Passerella "Piras" - Arch. Francesco Saba


Concorso di idee per una scuola materna a Dolzago - Silvano Molinari, Giampaolo Rinaldi, Giuseppe Sgrò

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Il progetto segue il programma indicato nel bando e le prescrizioni contenute nelle norme di riferimento e propone la realizzazione di una scuola di tipo passivo secondo il protocollo standard passivhaus così come riferito più avanti.

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Planimetria progetto

L’ingresso alla scuola avviene da una sorta di piazza che si allunga e si addentra fino al centro del Parco creando gerarchie di percorsi e dando così la possibilità all’area a verde di essere viva e percorsa in tutto il periodo dell’anno. Una corte d’ ingresso (simile alla corte della vicina villa Annoni), posta all’angolo con la via Montecuccoli, accoglie genitori e bambini con la pensilina che offre riparo (come il portico), con lo specchio d’acqua, con il grande albero esistente, i giochi e il mito con il labirinto di bosso a ricordo di Arianna che riuscì a non perdersi.

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vista interna

L’edificio si articola in tre parti distinte: una parte centrale comune, un corpo con le quattro sezioni e uno con gli spazi di servizio. Una bussola d’ingresso conduce al salone centrale e smista i percorsi verso la sezione dei servizi o verso le aule. Queste ultime sono distribuite da una serra-corridoio larga quattro metri, che in quanto efficace captatore solare, è un ampio luogo ideale per il gioco, per il giardino d’inverno, per esposizioni dei lavori di classe e in generale per supportare una diversificata proposta didattica. Le quattro sezioni sono organizzate con una doppia esposizione e veduta verso l’esterno in quanto sono separate dal corridoio-serra tramite una vetrata continua.

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sezione aule

L’aula è organizzata con spazi per le sue attività a tavolino e per attività più libere, ci sono i servizi e un ripostiglio dove riporre le cose che al momento non usa; una doppia parete mobile a pannelli impachettabili del tipo insonorizzato permette un uso flessibile dell’aula con diverse combinazioni spaziali anche in abbinamento con l’aula vicina: le maestre organizzano lo spazio sonno per una classe o comune a due classi; organizzano ambienti separati o l’unione di due sezioni per attività comuni a stesse fasce di età. Da ogni sezione si esce in un proprio spazio esterno di pertinenza, che guarda verso il Parco pubblico e che nella giornata rimane fresco e ombreggiato; una vera aula all’aperto con uno spazio centrale con pavimento antiurto, un punto ombra coperto, una sabbiera e una lunga panca in legno. L’affaccio verso il parco è delimitato da un lungo manufatto in legno a lame verticali profonde quanto il muro esistente in pietra sul quale si appoggiano.

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sezione corpo centrale

Il corpo centrale, ad altezze variabili e con pluralità di affacci, comprende il salone, uno spazio separabile con parete mobile, dedicato ad attività psicomotorie e la mensa, pensata sul doppio turno; in occasioni di manifestazioni collettive i tre spazi possono essere riuniti e unificati in uno di circa 160 mq.

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prospetto

Il corpo dei servizi comprende la cucina (pensata come frazionamento delle porzioni), gli spogliatoi, il servizio disabili, la lavanderia, locali tecnici e il locale insegnanti, quest’ultimo anche con ingresso indipendente. Un ingresso carrabile di servizio dalla via Montecuccoli dà l’accesso ai locali tecnici, alla cucina e allo spazio esterno collettivo. L’arrivo delle utenze tecniche è concentrato in questo ingresso con contatori e attacco VVF posti sul muro adiacente a quello cieco della Bonomelli.

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vista aerea

Il grande spazio esterno collettivo sarà finito a prato, con alberature (a foglia caduca per l’ombreggiamento estivo e la trasparenza invernale per la serra-corridoio) disposte lungo la parete insonorizzata, e attrezzato con giochi di movimento.

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edificio zero energy

Il sistema costruttivo è costituito da pareti perimetrali e solai in legno multistrato con tecnologia X-lam, da setti in cemento armato di irrigidimento con funzione antisismica e da una platea in cls termoisolata continua. La copertura piana è finita con un verde di tipo estensivo e ghiaietto con capacità di drenaggio delle acque piovane che favorisce la ritenzione idrica (minor fabbisogno di acque d’irrigazione in copertura) e quindi il comportamento estivo dell’edificio.

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Tecniche e materiali La nuova scuola sarà un fabbricato Zero Energy – direttiva della Commissione Europea EPBD-2 (rescart) del 15/05/2010- la cui progettazione ed esecuzione segue i seguenti punti fondamentali:

- intervento sull’involucro in modo scientifico che soddisfi i requisiti di edificio passivo secondo il protocollo standard passivhaus, sia per la prestazione invernale che per quella estiva; - ricerca di comfort abitativo estremamente elevato; - costi ammortizzabili in tempi rapidi; - ottimizzazione del sistema impiantistico secondo lo standard richiamato, copertura del fabbisogno energetico residuo utilizzando energie rinnovabili; - bassi costi d’esercizio e di manutenzione dell’intera opera; - ridotti tempi di cantiere; - positiva valutazione finale costi-benefici per l’Amministrazione

Bando di concorso per la riqualificazione degli edifici e delle aree pubbliche nel centro di Lanzada - Giampaolo Rinaldi, Silvano Molinari, Giuseppe Sgrò

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Il bando di concorso indetto dalla Amministrazione Comunale di Lanzada richiede una generale sistemazione dell’area compresa fra la via Palù e la via San Giovanni, con particolare attenzione alla nuova sede della scuola elementare, chiede quindi di individuare due possibili alternative dimensionali in riferimento a due diversi bacini di utenza: sei classi per il solo Comune di Lanzada o quindici classi per un comprensorio più ampio che comprende i comuni di Lanzada, Chiesa Valmalenco e Caspoggio. LA SCUOLA CON QUINDICI AULE– Soluzione A Il luogo risulta occupato dalla vecchia scuola, della quale si richiede la demolizione, da un parcheggio all’aperto e da ritagli di aree verdi. E’ attraversato da percorsi pedonali che collegano anche la strada alta di via San Giovanni e quella bassa di via Palù.

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vista

La scuola ha l’ingresso pedonale in alto e l’arrivo dello scuolabus in basso con difficoltà evidenti di connessioni. Il dislivello fra le due strade, di circa dieci metri, è subito apparso l’elemento importante dal quale la progettazione dovesse partire, ovvero individuare una corretta sezione edilizia fra le due strade. La nuova costruzione occupa per intero il lotto a disposizione e si dispone, con il porticato, sul filo della via San Giovanni e, con il fronte sud delle aule, sul filo del muro che attualmente delimita il parcheggio sulla via Palù.

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Pianta quota +973.50 mt

La scuola necessariamente si sviluppa su più livelli ed è per questo che si è scelto di concentrare le funzioni quotidiane (aule, laboratori, uffici, mensa e palestra) su tre piani e quelle di frequentazione saltuaria (auditorium, depositi, archivi) o ad uso esclusivo degli adulti (parcheggio) negli altri due piani. Un totale di cinque livelli che ben si confrontano con il contesto edilizio in quanto a nord la nuova scuola risulta più bassa del profilo di gronda della vecchia, mentre a sud la facciata delle aule risulta poco più alta della bella casa in raso-pietra situata poco più a ovest e comunque in linea con i fabbricati affacciati sulla via Palù. La vecchia scuola, benchè arretrata dalla strada, appare più imponente se vista dalla via Palù.

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Prospetto

Il progetto si costruisce quindi dalla sezione longitudinale, dall’accostamento di tre grossi volumi parallelepipedi che contengono le funzioni richieste e dalla ricchezza dello spazio interstiziale che questo accostamento genera. Uno spazio interstiziale che si configura come una sorta di grossa T rovesciata alla quale la leggera rotazione del blocco ovest fornisce tensione e variabilità; un grande spazio di connessione e di relazione; un abbandono del lungo corridoio scolastico illuminato lateralmente (che tanto ci ha accompagnato nelle nostre vecchie scuole) a favore di uno spazio in tensione con le grandi vetrate di fondo aperte alla luce e al paesaggio circostante, grandi aperture verso l’esterno e verso la variabilità del tempo; un’analogia con la complessità urbana che si ritrova nei tessuti storici, ed anche in quello vicino di Lanzada, dove i percorsi, gli anditi, le corti, cioè tutti gli spazi interstiziali ritagliati fra i volumi edilizi, sono la vera ricchezza.Grosse asole a pavimento permettono, in tutta sicurezza, la connessione fra i tre livelli di frequentazione giornaliera, in modo da arricchire lo spazio di relazione fuori dalle classi. L’accessibilità L’ingresso principale della scuola dà sulla via Palù in quanto qui arriveranno gli scuolabus e quindi la maggior parte degli studenti. I ragazzi, prima di varcare la soglia e immettersi nell’atrio, saranno accolti in uno spazio aperto e coperto collocato ad una quota più alta dalla strada (+973,50m) e accessibile da una scalinata e da una rampa.

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L’attuale parcheggio sarà eliminato a favore di uno spazio pedonale riservato all’arrivo e partenza dei ragazzi con i bus. Nello spazio coperto confluiscono i percorsi pedonali che attraversano l’area. Un secondo ingresso è previsto anche dalla via San Giovanni (+981,00m) attraverso un porticato disegnato da grossi pilastri in pietra che protegge l’accesso e la scalinata esterna.

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Pianta quota 977.25

I parcheggi sono previsti nel piano seminterrato (+970,50m) accessibile in rampa dalla parte più bassa della via Palù per un totale di 26 posti auto e tre moto. L’accessibilità pedonale è prevista da una rampa protetta verso la strada e tramite ascensore. L’orientamento e la dislocazione degli spazi Il progetto ha ricercato la miglior luce per le aule orientandole verso est e verso sud: luce e apporto solare mediante le due serre bioclimatiche di facciata. Luce e caldo che saranno filtrati/canalizzati per evitare gli eccessi come sarà illustrato nei punti successivi. La mensa, l’auditorium e la palestra, meno bisognosi di luce naturale, sono collocati invece nel blocco ovest.

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Quindi al livello +970,50 ci saranno i parcheggi, al livello +973,50 troveranno posto il porticato, l’atrio di ingresso, l’auditorium, con la possibilità di ingresso autonomo rispetto alla scuola, il deposito, l’archivio morto e i locali tecnici. A quota + 977,25 le quattro aule a sud, gli uffici di segreteria e l’aula insegnanti, a livello +981,00 le quattro aule a sud, le tre aule a est, la mensa e l’ingresso protetto dalla via San Giovanni. Al livello +984,75 si trovano le quattro aule a sud, i tre laboratori a est e la palestra con spogliatoi nel blocco ovest.

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interrato

I materiali La scuola si costruisce con il materiale della valle: la pietra e il legno. Con il legno si rivestiranno gli interni, saranno realizzate le grandi vetrate e tutti i serramenti e le facciate interne delle serre bioclimatiche. Con la pietra si realizzeranno le lame frangisole delle serre bioclimatiche e i rivestimenti esterni della facciata ventilata nelle possibili ipotesi di utilizzo di “smolleri” posati in opera o pre-assemblati in pannelli prefabbricati, o di utilizzo di inerte di serpentino macinato in diversa granulometria in cemento faccia a vista e poi lavato con getto in pressione, o in pannelli prefabbricati. In tutti i casi l’utilizzo della pietra della Valmalenco darà il giusto carattere ad un edificio pubblico.

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pianta quota 984.75mt

LA SCUOLA CON SEI AULE– Soluzione B Il progetto di scuola con sei aule si concretizza a partire dal progetto per quindici aule con un lavoro di sottrazione di spazi e di livelli. Ai piani bassi si confermano le funzioni già presenti per il progetto a quindici e cioè: il parcheggio, l’auditorium, l’atrio di accesso i depositi e i locali tecnici; al piano +977,25 le quattro aule a sud e gli spazi amministrativi. Alla quota +981,00 invece il piano viene ripensato prevedendo le due aule e due laboratori nel blocco sud e la palestra e uno spazio giochi aperto e protetto negli altri due blocchi. A questo piano l’accesso diretto dalla via San Giovanni dà la possibilità di un uso più flessibile della palestra e dello spazio giochi; questi spazi possono essere aperti all’uso da parte di esterni e lo spazio giochi può diventare luogo per mostre ed allestimenti temporanei o per altri usi tutti da inventare. GLI ASPETTI ENERGETICI PER UNA SCUOLA PASSIVA

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La costruzione ‘’passiva’’ della scuola tiene in considerazione i punti fondamentali di una progettazione ed esecuzione di edifici Zero Energy come peraltro previsto nella direttiva della commissione europea EPBD-2 (rescart) del 15/05/2010 : •I nuovi edifici pubblici dal 2019 dovranno essere “a energia quasi zero” utilizzando esclusivamente energie rinnovabili per la copertura di tutta l’energia primaria. •intervenire in modo essenziale sull’involucro, in modo scientifico, al fine di soddisfare a livello energetico i requisiti di case passive secondo protocollo standard passive house, sia per quanto riguarda la prestazione invernale, che quella estiva; •comfort abitativo estremamente elevato •costi ammortizzabili in tempi rapidi; •ottimizzazione della parte impiantistica secondo tale standard, copertura del fabbisogno energetico restante utilizzando energie rinnovabili limitati all’effettivo fabbisogno, rapportato anche all’impegno di spesa a disposizione dell’ente appaltante; •livello di risparmio di costi d’esercizio e di manutenzione dell’intera opera; •valutazione finale costi-benefici per l’Amministrazione •rispetto delle tematiche in termini di ‘’ARCHITETTURA BIOCLIMATICA’’ Modalità di intervento L’ articolazione spaziale della scuola dipende anche da valutazioni di natura bioclimatica che valorizzano il contributo solare e lo sfruttamento di ventilazioni interne con recupero del calore stesso. Tale impostazione si riconosce nella forma, nella scelta delle aperture, nei rapporti di illuminazione e soleggiamento. Il calore accumulato nelle zone adibite a cavedio o potenziale ‘’serra solare’’ sarà recuperato e, tramite scambiatore, l’aria depurata dalla CO2 verrà rimessa nei locali a nord ovest dove è più forte il bisogno di riscaldamento. Un sistema di sensori regolerà le aperture dei bypass al fine di avere una temperatura costante in tutti i locali. Nella stagione estiva, semplici aperture azionabili dal basso e dall’alto, favoriranno l’espulsione dell’aria calda e ricca di CO2. Nel periodo invernale invece la chiusura ermetica delle aperture attiverà l’impianto VCM che garantirà il necessario ricambio d’aria interno. Questo sarà un vero e proprio sistema passivo di riscaldamento che, attraverso l’accumulo e la dissipazione-recupero del calore nei cavedi a est e sud e attraverso le facciate pressoché interamente vetrate, consentirà nel periodo invernale la captazione solare e la conservazione del calore e un notevole accumulo termico per l’intero edificio.

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Le vetrate saranno schermate da un sistema di ombreggiamento orizzontale a sud e a est di tipo regolabile così da evitare la radiazione solare diretta all’interno delle aule. Il risparmio energetico permette quindi la possibilità di non realizzare un impianto di riscaldamento tradizionale ma solo di sfruttare l’impianto VMC. Esempi di edifici similari pubblici sono già stati realizzati in Valtellina (scuole e asili a Valdisotto), oltre che in Germania, Austria, Francia, e sono ampiamente soddisfacenti sia in termini di comfort, che in termini di risparmio globale energetico. Il progetto prevede una simulazione di tipo dinamico e non statico proprio per la complessità relativa all’uso di alcune sale rispetto ad altre, al fine di ottenere temperature d’esercizio realmente uniformi in tutti i locali dell’edificio, standard base obbligatorio per realizzare edifici passivi.

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Concorso di idee per la riqualificazione dell'area posta in corrispondenza dell'ingresso del centro abitato di Monno - Massimo Foti

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RELAZIONE DI PROGETTO.

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Obiettivo. La finalità dell’idea progettuale risiede nel proporre una nuova porta d’ingresso per Monno capace di stimolare al primo impatto “curiosità per il luogo”, trasmettendo un senso di “calorosa accoglienza”.

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Forma. Questi concetti vengono declinati, sotto l’aspetto formale, in azioni progettuali tendenti a superare il rigore stereometrico degli spazi, in cui si rischia di scoprire tutto alla prima occhiata, per introdurre una maggiore plasticità dei luoghi che ne determini una visione episodica, garantendo un costante piacere del fruire dovuto contemporaneamente, all’armonia dell’insieme ed alla cura del dettaglio. Pertanto, si è scelto di ricorre all’ausilio di più spazi, posti all’interno di elementi architettonici caratterizzanti che fanno uso della morbidezza delle forme ardite, che risultano ben delineati e facilmente identificabili in cui sono organizzate le varie funzioni. In questo senso, il corpo grigio, dalle caratteristiche innovative, poggia su un corpo bianco, di più tradizionale fattura. La composizione vuole rispettare il naturale declivio del versante montano su cui si erge il paese. Così il corpo grigio risulta più arretrato e digradante rispetto al massimo ingombro sfruttabile; scelta che comunque non penalizza di molto la massima capienza di stalli per il parcheggio. Ciò consente di organizzare degli spazi verdi che rendono l’ inserimento dell’opera architettonica più consona ad un contesto ambientale di elevato pregio paesaggistico. A tale scopo e in considerazione del transito annuale dell’importante gara ciclistica, il manufatto presenta numerosi punti dai quali affacciarsi.

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Funzione. Il corpo di fabbrica, strutturato su tre livelli, presenta un piano interrato, posto alla quota di progetto (+ 0,00) corrispondente a quota (+ 1054,90 s.l.m.), che ospita 20 box auto ad uso privato, serviti da una corsia interna di m 5,50 alla quale si accede mediante una lieve rampa da via Roma. L’autorimessa viene pensata provvista di cancello automatico scorrevole al fine di creare una maggiore sicurezza e per evitare il verificarsi di soste “selvagge” da parte di soggetti non autorizzati. Il piano terra si attesta a quota (+ 2,70) e presenta una parte a verde a quota (+ 3,50) posta allo stesso livello ed in corrispondenza dell’incrocio tra via Roma e via Valtellina. In questo livello è possibile realizzare 17 stalli di parcheggio di cui uno per disabili, posto in adiacenza alla rampa con pendenza dell’ 8% che consente di raggiungere l’incrocio. Il piano primo, posto a quota (+ 5,40), rappresenta il livello di accesso al parcheggio pubblico. L’ingresso è localizzato su via Valtellina e consente di raggiungere 13 stalli per parcheggio, di cui uno per disabili. In prossimità dell’ingresso è localizzata la rampa con pendenza non superiore al 20%, percorribile a senso unico in discesa, che porta al piano inferiore dove insiste il varco di uscita su via Roma. Il flusso di marcia consente quindi di poter circolare in entrambe i piani, nell’ attesa di rintracciare lo stallo di parcheggio libero. Al piano primo trova posto anche un centro civico con angolo bar e servizi igienici che vuole rappresentare una nuova centralità in cui i cittadini possano incontrarsi tra loro e con i forestieri. Il sistema di pedaggio per la sosta, non viene in questa fase approfondito ma risultano attuabili più soluzioni come, ad esempio, l’installazione di sbarre elettriche azionabili con l’acquisto di ticket da apposita colonnina, oppure, molto più semplicemente, si consiglia ingresso e circolazione libera con pedaggio a pagamento tramite l’acquisto in punti autorizzati, come il bar, dell’apposito contrassegno. Si vuole inoltre suggerire l’installazione di un’ opera artistica da assegnare possibilmente anche ad un giovane del comprensorio, nell’area a verde racchiusa nel tornante stradale. Anche la pensilina installata nella fermata del bus viene pensata per caratterizzare con una forma fluida, lo sfondo regolare costituito dal graticciato metallico che vuole riqualificare il muro di sostegno in cemento armato.

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Materiali e Soluzioni Tecnologiche. Muovendo da quanto già descritto nell’obiettivo del presente lavoro, si vuole conciliare armoniosamente l’esistente col “nuovo” per valorizzare la tradizione, non disdegnando il maggiore richiamo che l’innovazione può fornire. La struttura di base viene prevista in cemento armato collaborante con profili d’acciaio, ciò allo scopo di realizzare un opera consistente dove le necessità lo impongono e flessibile e fruibile negli spazi. Le stesse sono rifinite con intonaco tradizionale su cui apporre soluzioni ignifughe necessarie per garantire una buona sicurezza contro gli incendi. La struttura grigia di copertura è pensata in pannelli metallici dello stesso materiale dei brise soleil/frangivento che caratterizzano le chiusure verticali. Le pavimentazioni carrabili vengono realizzate in battuto di cemento con rete elettrosaldata allo scopo di conferire resistenza e durabilità al materiale. Gli elementi murari in pietra locale vengono mantenuti ed integrati al nuovo, garantendo, così la valorizzazione di materiali e tecniche locali. Il muro in cemento armato che cinge il tornante, rappresentando un elemento di degrado, viene riqualificato con l’ausilio di una trama composta fa fasce orizzontali in lamierino bianco e da fasce oblique in lamierino grigio assicurato mediante bullonatura.

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Sistemazioni Esterne. Si è ritenuto, pur non conoscendo le dinamiche che hanno portato all’attuale configurazione dell’incrocio stradale, di operare una rimodulazione che appare più semplice ed ordinata e garantisce le medesime funzioni della precedente. Il ridisegno complessivo dello stesso ha consentito di aumentare l’area a verde da sistemare con la posa di prato su cui impiantare perimetralmente una siepe. Gli spazi verdi che lo consentano, potranno essere caratterizzati da specie arboree coerenti con l’ambiente circostante. Il marciapiede che lambisce la struttura viene allargato fino a 1,20 m perché, data la lieve pendenza, verrà utilizzato per il collegamento pedonale tra i due livelli di parcheggi pubblici.

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Area per lo sport e il tempo libero a Bellusco -MB- - Davide Maggioni , Claudio Pollazzon, Sara Garofalo, Andrea Valli, Annalisa Borgognoni, ANNITA GALLO, paolo de marco, Francesca Zucchella

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IL CONCEPT DEL PROGETTO Il territorio di Bellusco è complesso e stratificato, e vi si fondono elementi storici (dimore nobiliari, borghi di antica formazione, cascine), tessuti della recente urbanizzazione e ambiti produttivi che si sono sovrapposti alla maglia dei tracciati agricoli tradizionali. La sfida progettuale si è rivelata essere la definizione dei caratteri di un “oggetto” specifico ma composito: un parco urbano dove attività sportiva e di svago, socialità e rapporto con la natura si relazionano con il sistema agricolo di matrice storica, che ancora lambisce il centro. Il tema è quello della progettazione sostenibile del paesaggio, inteso come deposito di segni che sono espressione della storia e della cultura della città e – come tali – si sono rivelati riferimenti importanti. L’AREA PER LO SPORT E IL TEMPO LIBERO Gli edifici del complesso sportivo sono stati disposti secondo i tracciati della maglia agricola tradizionale, emersi dallo studio delle mappe catastali. Ciò ha comportato la definizione di un recinto che organizza in modo razionale i diversi ambiti, pur senza compromettere la permeabilità dei luoghi. L’accesso al centro sportivo si ha da via Tonale e via Adamello, in diretta connessione con il centro cittadino, nonché da via Dolomiti, più prossima alla Provinciale SP2. All’interno del comparto è stato previsto un tracciato stradale di nuova realizzazione: un anello che consente di organizzare la circolazione interna al sistema. Ampi parcheggi sono localizzati a servizio diretto delle diverse funzioni. La proposta progettuale comprende: un Centro Tennis dotato di una Club House e di quattro campi gioco ( eventualmente coperti con coperture pressostatiche) per un totale di circa 6000 mq e un Centro Benessere. I rispettivi edifici sono organizzati su due livelli, e localizzati a nord-ovest dei campi da calcio esistenti. Il ridotto impatto paesaggistico degli edifici è stato garantito sia dal posizionamento degli stessi in prossimità dell’area boschiva che dalla scelta di realizzare volumi razionali e sobri, con finiture in legno naturale, che non compromettono la visuale verso le aree boscate a nord dell’area demaniale. Completano il sistema dei servizi sportivi e ricreativi un’area dedicata all’atletica e al basket, con spogliatoi, locale attrezzi dedicati, gli uffici del centro sportivo e spazi all’aperto coperti. Gli edifici che si sviluppano in direzione nord-sud, disposti lungo il lato est dell’area, a diretto contatto con l’ambito denominato AC 14, sono caratterizzati da porticati perimetrali continui in grado di garantire un’adeguata protezione dall’irraggiamento solare; tali edifici comprendono: un bar, un ristorante bio, spazi ad uso commerciale, un farmer market per la promozione di prodotti locali, l’info point del parco e un’area per il noleggio bici. La disposizione degli spazi adibiti ad ospitare tali funzioni prevede una totale permeabilità degli edifici tramite la formazione di patii coperti, utili anche per collocare tavolini all’aperto di bar e ristorante nel periodo estivo. A sud dei campi da calcio è stata proposta un’ampia piazza pavimentata, deputata ad accogliere il mercato dei prodotti locali. Le aree verdi interne all’area demaniale sono state trattate a orto e frutteto, sia per attività didattiche che per la diretta fruizione da parte dei cittadini. Tale scelta consente di mantenere permeabile l’area sportiva rispetto alle aree ad alta naturalità a est. Particolare attenzione è stata data alle strategie che favoriscono la mobilità lenta e sicura. L’area sportiva è collegata al parco urbano attraverso un sistema di viali e percorsi ciclopedonali. Nello specifico la connessione e la permeabilità rispetto all’Area di Compensazione AC14è stata garantita pur nel rispetto della naturalità dei luoghi.

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L’IDEA DI UN PARCO AGRICOLO URBANO Il progetto del parco è stato impostato partendo dalle considerazioni ed indicazioni presenti del PTCP di Monza e Brianza in quanto strumento primario di gestione del territorio in ambito paesaggistico-ambientale. Queste in sintesi le indicazioni di progetto suddivise per temi : Tema ecologico : Il parco in progetto, posto al margine est dell’abitato di Bellusco costituisce una cerniera tra il corridoio ecologico primario costituito dal Parco Rio Vallone e le Linee di continuità ecologica costituite dagli ambiti agricoli non ancora compromessi dall’urbanizzazione presenti nell’ambito di progetto. Questo intervento di ricucitura della connettività ecologica viene perseguito attraverso un incremento del valore di naturalità degli ecosistemi esistenti all’interno dell’ambito di progettazione. Viene proposto un potenziamento dei sistemi ripariali presenti quali elementi di connessione ecologica interna all’area (interventi: valorizzazione e incremento della fascia spondale vegetata), dei sistemi dell’area agricola attraverso l’inserimento di siepi campestri e alberate lungo i sentieri (reintroduzione del sistema a campi chiusi, tipico della pianura padana, perso con la meccanizzazione delle pratiche agricole), viene proposto l’incremento della fascia boscata presente nelle aree marginali. La valorizzazione della biodiversità in campo agrario viene attuata attraverso l’introduzione di aree a prato fiorito ( prati con specie spontanee locali – minore manutenzione e maggiore interesse ecologico per biodiversità) e attraverso l’ introduzione di alberi da frutto in varietà antiche come elementi non solo di interesse estetico e gastronomico ma anche ecologico. Tema paesaggistico : a livello paesaggistico il parco proposto viene interpretato come un intervento volto a riqualificare un’area posta ai margini dell’abitato e ormai abbastanza compromessa. Lo sviluppo urbano degli ultimi decenni, piuttosto aggressivo nei confronti delle aree agricole unito alla sempre maggiore meccanizzazione dell’agricoltura hanno provocato una progressiva cancellazione dei segni che caratterizzavano il paesaggio agrario della Brianza. La proposta di un nuovo parco è stata interpretata come occasione di riqualificazione e ricucitura tra un’area di frangia urbana ed il paesaggio agrario circostante. Il disegno del parco si struttura quindi attraverso un’interpretazione di segni in parte già presenti sull’area di progetto: la struttura dei campi che in ogni area corrisponde a particolari giaciture dovute ad antiche trame di appoderamento; le linee d’acqua, ovvero i canali naturali od artificiali presenti nell’area, di alcuni di propone la riapertura; le linee dei percorsi interpoderali di cui si propone l’infittimento, funzionale alla fruibilità del parco. L’elemento vegetale viene utilizzato attraverso i filari monospecifici per sottolineare gli assi principali del progetto. Il parco assume caratteri più‘urbani’ e quindi più costruiti e disegnati nelle aree a ridosso delle nuove edificazioni e lungo l’affaccio sulla SP 2, mentre diventa più naturalistico ed estensivo nell’area centrale con i grandi spazi a prato desinati alle manifestazioni ed assume i caratteri di una ruralità controllata nelle aree più esterne, quelle del parco agricolo, a diretto contatto con il paesaggio circostante.

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LA “PORTA”DEL PARCO Si è scelto di considerare come “porta” simbolica del parco l’area a nord della SP2, a ridosso del tracciato viario, in stretta connessione con il Parco del Rio Vallone. Al fine di meglio garantire il collegamento tra i due sistemi verdi si propone la riqualificazione del sottopasso, che viene dotato di adeguata illuminazione e dell’introduzione dell’elemento acqua (vasca d’acqua) che evochi la natura irrigua dei luoghi. Elementi visivi (totem luminosi) catalizzano l’attenzione di chi transita lungo la via. A completamento del sistema dei servizi ricreativi si è scelto di localizzare uno skate park, luogo di aggregazione per la comunità giovanile e landmark territoriale. Ulteriore riferimento quale “porta” di connessione è l’area a ridosso dell’info point, posta a cerniera tra la piazza del mercato e il parco. ASPETTI COSTRUTTIVI ED IMPIANTISTICI L’impiego di materiali rinnovabili e un elevato grado di prefabbricazione sono i principi fondamentali che hanno portato alla scelta degli elementi costruttivi della proposta progettuale. Si è quindi pensato al legno, che è l’unico materiale grezzo che cresce in natura e quindi è a disposizione in quantità illimitata. Il legno ha, inoltre, una buona capacità d’isolamento termico, una piacevole temperatura superficiale e una capacità doppia di immagazzinare il calore in confronto ai materiali minerali. Tale scelta risponde ad istanze di sostenibilità ambientale che paiono oggi più che mai valori irrinunciabili per la progettazione sia di strutture pubbliche sia private. Non da ultimo sarà possibile contenere notevolmente i tempi di realizzazione dell’opera mediante una progettazione esecutiva integrata che permetterà di impiegare in larga misura elementi pre-assemblati in stabilimento. Strutturalmente infatti si ottiene un fabbricato che abbina leggerezza (minor peso proprio) ed elasticità, il legno infatti è naturalmente elastico e sopporta più facilmente le deformazioni che si presentano durante un terremoto assorbendo meglio l’energia dell’onda sismica. Tali caratteristiche, unitamente all’inerzia dei setti portanti nel piano, sono i requisiti sostanziali per poter considerare l’edificio “strategico” ai sensi delle NORME TECNICHE PER LE COSTRUZIONI di cui al D.M. 14.01.2008. Non meno importante è poi la resistenza antincendio, il legno infatti è un isolante naturale e mentre la parte esterna brucia la parte interna mantiene inalterate le proprie caratteristiche meccaniche evitando improvvisi collassi strutturali. Gli edifici saranno poi dotati di un impianto di produzione di energia elettrica di tipo fotovoltaico. L’impianto sarà installato con elevata integrazione architettonica beneficiando quindi della tariffa incentivante più alta oggi concessa. Infine verrà posta particolare attenzione al tema del recupero dell’acqua piovana; gli edifici saranno predisposti per il recupero, per usi compatibili, delle acque meteoriche provenienti dalle coperture: si pensa al tetto verde sia per ragioni tecniche che ecologiche, ma anche economiche. Il verde pensile apporta numerosi vantaggi, quali: assorbe temporaneamente l’acqua piovana e la rilascia lentamente, filtra l’inquinamento urbano e riduce l’anidride carbonica, filtra l’acqua piovana inquinata, raffredda l’aria per evapotraspirazione di vapore acqueo, riduce la trasmissione dei rumori all’interno dell’edificio, aumenta il volano termico della copertura, aumenta la resistenza termica della copertura, protegge il manto impermeabile e ne prolunga la durata.

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FASI DI REALIZZAZIONE DELL’INTERVENTO Con l’intento di minimizzare l’impatto economico dell’intervento si è ipotizzato di procedere per fasi. Nello specifico: 1) In primo luogo si prevede la realizzazione del Centro tennis con i 4 campi da gioco, la Club house, il Centro benessere ed i relativi parcheggi, compresa la strada di accesso da via Adamello. 2) Nella seconda fase si prevede la realizzazione dei collegamenti e della viabilità, con il completamento dell’anello stradale interno, la realizzazione dei parcheggi a ovest dei campi da calcio, la realizzazione dei percorsi ciclopedonali del parco e la riqualificazione del sottopasso.  3) Nella terza fase si prevede la realizzazione degli edifici a est dell’area demaniale (Info point, market e bar ristorante), la realizzazioni del verde intorno al centro sportivo e degli orti, la realizzazione dei parcheggi in linea a est dell’area e la realizzazione della piazza. 4) Infine, con la quarta fase, si attuerà la realizzazione dello skate park e si opererà al completamento del parco e alla realizzazione del percorso vita.

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PROPOSTA PER LA SOSTENIBILITA’ ECONOMICA DEL PROGETTO L’esigenza di rispondere alla domanda di servizi pubblici e i vincoli di bilancio sempre più stringenti, comportano il maggiore coinvolgimento di soggetti privati nel finanziamento e nella gestione di opere pubbliche. Si propone quindi l’attivazione di un partenariato pubblico-privato, mediante locazione finanziaria di opera pubblica, ai sensi dell’art. 153 comma 20 del D.Lgs. n. 163/2006. Il Comune, contestualmente alla locazione finanziaria per la realizzazione del progetto, potrà concedere a un soggetto privato il diritto di superficie, per una congrua durata, delle strutture ricreative e sportive. In sostanza il soggetto privato, pagando al Comune un canone annuo per lo sfruttamento del centro sportivo, contribuirà ad ammortizzarne le spese di realizzazione, che il Comune versa sotto forma di canoni di leasing. In sintesi, il partenariato pubblico-privato comporta che il soggetto privato sia responsabile per il finanziamento (tramite Istituto di credito), la costruzione, il funzionamento e la manutenzione del progetto, la cui proprietà rimane pur sempre in capo all’Ente pubblico.

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allestimento festival paniculture 2012 - Andrea Franceschi, Simone Cremona, quadrilobo

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PANICULTURE 2012

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Partire da oggetti di recupero per realizzare oggetti di design a basso costo, ecco l’idea semplice e concreta per il festival Paniculture 2012. Pallett in legno usati come elemento base per la realizzazione di sedute, chaise longue e tavolini.Tutto a costo zero!

Parcheggio in località Longea. Moena - Francesca Scomparin, Criveller Paolo, Bernardi Alessandra

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La proposta progettuale per il “Concorso d’idee per la realizzazione di un parcheggio di testata in località Longea” prevede l’inserimento, nell’area individuata dal bando, di un parcheggio multipiano, di un ponte–tunnel carrabile e ciclopedonale e di un nuovo percorso pedonale che unisce l’edificio di progetto con il centro di Moena e, attraverso il nuovo ponte, con l’altro versante della valle. Fin dall’inizio dello sviluppo della proposta progettuale ci si è prefissi di pensare al nuovo volume/parcheggio non solo come ad un contenitore di mezzi di trasporto (automobili e biciclette), ma anche come luogo di sosta e aggregazione delle persone. Quando si è più di uno in una macchina, è frequente il caso di doversi/volersi aspettare: qual miglior punto di ritrovo del garage, qualora esso sia accogliente? Da queste riflessioni è nata l’esigenza di inserire alcune funzioni aggiunte a quelle richieste dal bando di concorso: il tetto giardino, grande terrazza – solarium con giochi per i bambini, che permette di osservare dell’alto la valle e la natura circostante, una caffetteria-ristorante, luogo di ristoro per i fruitori di passaggio del parcheggio, ma anche per chi, dopo una passeggiata lungo l’Avisio, si conceda una sosta, ed infine una sala conferenze, aperta al territorio.

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SOTTO IL SEGNO DEI TEMPI - federigo luzzi, Andrea Porelli, Andrea Cucinotta

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Il principale obbiettivo del nostro porgetto è stato quello di creare una articolazione complessa tra spazi interni ed esterni in maniera tale da creare un flusso ininterotto di attività e situazioni che permettessero di avere un costante afflusso di persone nell’area a tutte le ore del giorno. Le sistemazioni esterne si caratterizzano per uno sbancamento che ci permette di modellare, con i detriti asportati, un rilievo sul fronte nord del lotto in modo da separare la zona centrale adibitata a luogo espositivo dai rumori del traffico veicolare. La parte sud del lotto mantiene una quota pari a quella del piano di campagna e su questo piano insistono le tracce dei binari del treno che formano percorsi misti di alberature e sedute e nelle quali abbiano mantenuto le piante esistenti sul lato ovest della stazione centrale e su via della libertà marcata da bellisimi platani. Alla scala urbana il principale obiettivo del nostro intervento è quello di recuperare e migliorare gli elemti di pregio che abbiamo individuato con l’unica discrezionalità dovuta ai fattori di prossimità con la pista ciclabile di progetto e con gli accessi principali al centro storico. Questa scelta è dovuta per cercare di contrastare la tendenza alla conservazione di “tutto” preferendogli la conservazione di “ciò che ci serve”. Per queste ragioni saranno oggetto di recupero le mura storiche e gli edifici solo se prossimi alla pista ciclabile (o agli accessi storici previsti dal progetto). I motivi che ci spingono a puntare sull’idea di rinforzare un nuovo asse di sviluppo che integri vecchio e nuovo e sia il più possibile libero dalle automobili secondo noi può generare un impennata nella qualità della vita. La mobilità a piedi o in bicicletta possono riattivare le nostre relazione con l’ambiente e farci uscire dalle automobili. In altri luoghi le infrastrutture dolci, cioè caratterizzate da una bassa velocità e vicinanza che beni ad elevato pregio ambientale sono conosciute come Green Way. Sul piano della mobilità veicolare le migliorie che proponiamo sono volte a ridurre le carreggiate in modo da rendere meno pericoloso l’attraversamento pedonale così da avvicinare aree a nostro avviso troppo distanti. Non sono stati apportati cambiamenti nei sensi di marcia fatta eccezione per il tratto di Viale Libertà tra Via delle scuole elementari e Via Monsignore Liva dove pensiamo sia meglio circolare a senso unico. Altri restringimenti di carreggiata saranno fatti in corrispondenza delle strade che accedono al centro storico. Facendo ciò si usano gli spazi sottratti al traffico veicolare a giovamento di quello pedonale. La pista ciclabile di progetto funzionerà da connettore tra le maggiori polarità che proponiamo nell’area da riqualificare, cercando d’integrare i diversi servizi che su questa insistono. Inoltre è stato previsto un servizio navetta per i giorni in cui si prevede una maggiore affluenza in città che prevede lo spostamento dal parcheggio degli autobus nella nuova stazione ferroviaria a Piazza Diaz. La pista ciclopedonale che partendo dalla nuova stazione ferroviaria arriva fino al centro di Cividale qui scende sotto il piano di campagna per raggiungere l’accesso della struttura ipogea che ospita le funzioni museali permanenti e temporanee nonchè una sala congressi e servizi accessori come bagni, caffetteria e libreria. Questo vano sotto il piano di campagna è un addizione all’edificio originale della stazione ferroviaria con il quale e connesso tramite l’ala est della stazione. Tra gli elementi che caratterizzano una continuità del nostro progetto con i fattori identirari del luogo sono, per le sistemazioni esterne i binari, mentre è stata una nostra prerogativa quella di mantere tutto il corpo centrale della ex-stazione per fare una operazione di conservazione delle architetture del passato che a nostro avviso possono essere valide ancora oggi. Le migliorie che la riqualificazione si propone di apportare all’arredo urbano sono improntate alla scelta di materiali durevoli. La scelta di una continuità di materiali con quelli già utilizzati in passato è da noi vivamente auspicata. La manutenzione prevista per il progetto che vi presentiamo è quella ordinaria e straordinaria di un qualsiasi manufatto architettonico, per quel che riguarda la sistemazione del verde saranno fatte da parte delle aziende o cooperative che si stabiliranno all’interno dello stabile, stesso discorso vale per l’allestimento degli spazi temporanei interni ed esterni.

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Vista Spazio Pubblico

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Recupero della Torre Tintoretto. Brescia - Laura Pagani, Federica Bertoldi

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Il progetto prevede la riqualificazione della torre con l’obiettivo di creare un nuovo complesso residenziale altamente sostenibile, non solo dal punto di vista ambientale, ma anche da quelli sociale ed economico. Si è scelto di non procedere con la demolizione dell’edificio poiché, oltre al gravoso costo economico ed ambientale che essa comporterebbe, si andrebbe ad eliminare un elemento che dialoga in maniera forte con il contesto in cui è inserito. La Torre Tintoretto, infatti, fa parte di un sistema di torri che delineano lo skyline della città di Brescia evidenziando un periodo importante della crescita della città: la realizzazione del quartiere di S. Polo ad opera dell’architetto Leonardo Benevolo. La Torre si trova in un luogo strategico rispetto alle principali infrastrutture: l’uscita Brescia Centro dell’autostrada A1, la Tangenziale Est e la fermata della nuova Metropolitana che conduce al centro storico, nonché ai principali servizi della città. Proprio per questo motivo si è scelto di inserire nell’edificio, oltre alle residenze, anche nuove tipologie dell’abitare temporaneo:
  • alloggi per studenti, i quali possono facilmente raggiungere le università tramite il servizio metropolitano;
  • alloggi SoHo (Small office Home office), ovvero residenze che, avendo una stanza con funzione di ufficio, rispondono alla duplice istanza casa-lavoro;
  • Hotel, posizionato negli ultimi piani e quindi caratterizzato da una visuale di pregio sul parco adiacente e sulla città.

All’interno dell’edificio vengono, inoltre, collocati innumerevoli servizi alla residenza. In questo modo il grande edificio multipiano non rischia di diventare un ghetto dormitorio, ma brulica di vita interiore, con asili nido, doposcuola per ragazzi, aree wi-fi, aree comuni di sosta, mensa, sale studio per gli studenti e locali lavanderia, situate in maniera omogenea su tutti i piani fino al piano primo, il cui uso è fortemente relazionato a quello degli spazi aperti. La riqualificazione non si limita alla torre, ma ha previsto anche una riorganizzazione degli spazi della piastra al piede della stessa: al suo interno sono stati inseriti una palestra, dei negozi e i parcheggi, con un’area dedicata al servizio di car-sharing con veicoli a bassa emissione o a carburante alternativo. Mentre la copertura è stata ripensata, come da idea iniziale dell’architetto L. Benevolo, come un prolungamento degli spazi verdi retrostanti. Per mitigare l’effetto isola di calore sono state inserite nuove aree verdi e anche gli spazi pavimentati sono stati realizzati con materiali di colore chiaro a basso indice di riflessione solare SRI. Sulla piastra sono state, inoltre, realizzate nuove rampe pedonali che agevolano il passaggio dalla quota della strada alla quota di accesso all’edificio.

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Vista della nuova facciata sud/est

La riqualificazione si pone l’obiettivo di dotare di doppio affaccio il maggior numero di alloggi in maniera tale da permettere una ventilazione naturale ed una maggiore qualità ambientale interna. Per raggiungere questo obiettivo il corridoio di distribuzione centrale è stato sostituito da una distribuzione a ballatoio su alcuni piani e da una distribuzione centrale puntuale su altri. La suddivisione interna degli ambienti è studiata per sfruttare al meglio la radiazione solare. Negli ambienti che si affacciano a sud/est sono stati collocati le cucine e i soggiorni, con affaccio e accesso diretto ai balconi, mentre gli spazi rivolti a nord/ovest sono collocate le camere da letto. Sovrapposta alla facciata sud/est dell’edificio esistente è stata, quindi, realizzata una nuova struttura in acciaio, profonda dai 1,50 ai 3,00 metri, che svolge la duplice funzione di ballatoio e balcone a seconda dei diversi piani. Il concept architettonico della facciata sud/est si sviluppa sull’idea di mantenere l’orizzontalità accentuata dalle diverse fasce cromatiche del progetto dell’architetto L. Benevolo. L’idea si traspone in una serie di layers sovrapposti, slittati e ruotati gli uni rispetto agli altri che cercano il proprio orientamento in base alle condizioni ottimali di luce ed esposizione. Inoltre il sistema di ballatoi e di logge trasforma l’involucro esterno in una texture di linee orizzontali che rende il prospetto movimentato. I balconi diventano degli spazi serviti metamorfici, cioè degli spazi esterni su cui si espande l’alloggio godibili nelle stagioni favorevoli e schermati da pannelli in lamiera forata che garantiscono privacy e protezione dagli agenti atmosferici. Nella facciata nord/ovest sono state, invece, mantenute le logge pre-esistenti, e l’intervento si è limitato alla realizzazione di una facciata ventilata piana.

RECUPERO E RESTAURO STAZIONE COOK - Franco Zaccaro

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Il progetto inserito come detto nel più ampio programma di sviluppo territoriale e di promozione di un sistema di risalita al Vesuvio su ferro assume una valenza ed un interesse di carattere nazionale e regionale con ricadute e sinergie che interessano sicuramente tutto il territorio del Parco Nazionale del Vesuvio. L’iniziativa è ritenuta strategica, a regime comporterà un profondo cambiamento del sistema di mobilità e di accesso all’area naturale protetta e segnatamente all’area del gran cono. 5 – IL MANUFATTO EX ANTE Le attuali condizioni strutturali e lo stato di conservazione della struttura Ex Cook risalgono agli accadimenti naturali riconducibili all’ultima eruzione del Vesuvio, avvenuta nel 1944, ed all’incuria dei periodi successivi. 6 – LA STORIA L’ascesa al Vesuvio ha rappresentato da sempre qualcosa di magico; essa non poteva essere trascurata nel programma del viaggiatore che decidesse di affrontare anche eventuali disagi pur di trovarsi, almeno una volta nella propria vita, immerso in una realtà naturale di grande fascino. All’epoca dei “Grand Tour”, Napoli rappresentava una meta obbligata; visitare le splendide città romane di Ercolano e Pompei che in quegli anni si stavano portando alla luce, grazie agli sforzi spesso ancora pionieristici ed a professionalità di studiosi ed archeologi di chiara fama, rappresentava una altrettanto meta obbligata; ascendere al Vesuvio, che era stato, con la sua epocale eruzione del 79 d.c., artefice di tanto disastro umano ed urbano, significava spesso, per il viaggiatore più attento e sensibile, rivivere quei momenti. Molti viaggiatori erano poi attratti dall’aspetto più squisitamente scientifico; potersi avvicinare al “gigante dormiente”, pur mettendo a repentaglio la propria vita, per studiarne da vicino il lento ribollire, era una esperienza altrettanto affascinante. Già nel 1844 sul Vesuvio, “(…) a quota 609 metri, in località Eremo (…)” era stato costruito un Osservatorio, il più antico del mondo nel suo genere, con la finalità specifica di tenere sotto controllo il vulcano ed essere in grado di avvisare sull’eventuale rischio di eruzione. Altri non potevano, giungendo a Napoli per visitare la città ed i suoi dintorni, tralasciare una meta tanto difficile da raggiungere, da rappresentare essa stessa un viaggio nel viaggio. L’ascesa al Vesuvio-Monte Somma avveniva inizialmente con l’ausilio di lettighe; i portantini conducevano i visitatori sull’orlo della caldera, servendosi di lettighe o seggiole portatili che si issavano in spalla; l’alternativa era salire a piedi seguendo le guide del luogo. Nel 1879 viene progettata una prima ferrovia trainata da funi-una “funicolare”- che permetteva di superare l’ultimo dislivello pari a 388 metri, prima di giungere in vetta, sull’orlo del cratere. Il progetto viene elaborato da un ingegnere ungherese, Obleight, e la sua realizzazione viene affidata ad una Società di Milano, la Compagnia Olivieri; la realizzazione del progetto consiste in due monorotaie parallele, “ciascuna con il suo vagoncino trainato da un cavo metallico continuo che era azionato da una turbina a vapore situata nella stazione inferiore”. L’inaugurazione della Funicolare avviene il 6 giugno del 1880. Ogni vagoncino, i cui affascinanti, seppur prevedibili, nomi sono “Vesuvio” ed “Etna”, può portare sull’orlo del cratere 10 passeggeri ed il macchinista. In quegli anni viene anche commissionata la famosa canzone “Funiculì Funiculà”, sorta di messaggio pubblicitario ante litteram, con cui si cerca di incentivare l’utilizzo del nuovissimo mezzo di trasporto che avrebbe ridotto di molto i tempi di ascesa al cratere del Vesuvio. L’utilizzo della funicolare è elevato, basti pensare che, nelle giornate di punta sui vagoncini, siedono anche 300 passeggeri, ma i costi di gestione si rivelano ben presto proibitivi, soprattutto perché tutti i materiali, ed anche il carbone necessario a far andare la turbina, devono essere trasportati fino alla stazione da cui parte la Funicolare, a dorso di mulo; inoltre vanno considerati i costi aggiuntivi relativi alle concessioni dovute alle autorità locali ed i pagamenti alle guide locali che accompagnano in vetta i viaggiatori. GLI OBIETTIVI La definizione degli obbiettivi progettuali è stata perseguita con la partecipazione dell’Ente Parco seguendo un percorso segnato da riunioni ed incontri tesi ad individuare una pluralità di ipotesi di intervento possibili.Sono stati identificati due livelli di obiettivi, obiettivi di carattere generale ed obiettivi specifici, i primi attinenti ad un livello territoriale ed i secondi a livello di zona e di manufatto. Il flusso turistico attuale che interessa l’area Parco è in prevalenza di tipo giornaliero ed ha un indotto economico di scarso rilievo a fronte di un elevato costo ambientale. Pertanto la realizzazione di un nodo di interscambio tra modi di trasporto diversi a basso impatto ambientale soddisferà l’esigenza di razionalizzare le connessioni e la mobilità riducendone il notevole carico ambientale, in quanto promuove nell’area protetta, un sistema di trasporti ecocompatibile per raggiungere il Gran Cono. Il bacino di utenza si estende dall’intera popolazione cittadina ai turisti a scala metropolitana, regionale nazionale ed internazionale. La domanda turistica attuale è data dalla somma di differenti tipologie di fruitori. Attualmente il Parco ha un tipo di fruizione legata soprattutto all’escursionismo, caratterizzata dal breve periodo di permanenza (prevalentemente giornaliera) e da una provenienza che varia dalle aree limitrofe a quelle internazionali. Il flusso turistico è nell’area del Parco Nazionale del Vesuvio si attesta su circa 600.000 visitatori l’anno che si recano al cratere, 4.000 all’Osservatorio vesuviano, 2.300 alla Riserva forestale dello Stato “Tirone- Alto –Vesuvio”. Le presenze di turisti italiani (75%) e stranieri (25%) nelle strutture alberghiere dei comuni vesuviani sono state nell’anno 2000 pari a circa 150.000. e motivazioni culturali (Pompei, Ercolano) l’interesse di tipo naturalistico, gastronomico ed enologico.

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Ristrutturazione Residenza all'Isola - A.I.Co. ingegneria pbrivio pfcasapieri acampagnoli

LBCM - Luigi Longhitano, Giuseppe Longhitano

Stonesourcing Space - AAU ANASTAS

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One of the many gifts that the city of Bethlehem has been blessed with is that of stone. A resource used since time immemorial to build homes that could weather any storm, stone is a fundamental part of the Palestinian way of life. The Stone Pavillion we want to build aims to reveal innovative building technologies, mixing traditionnal material use and tecnological sophistications. As such, it has no better setting than the Nativity Square, the space where both private and public meet and where traditional Palestine comes to exhibit its contemporary face.

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The stone pavilion in a typical Palestinian landscape

The pavilion is a contemporary interpretation of the traditional Palestinian manateer, countryside shelters found throughout the land. While avoiding to spoil the landscape and condemn the city’s development on a long term basis, its goal is to provide an answer to the need of land consumption in times of war and mark property as an act of resistance to the wall’s path.

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The stone pavilion on the Nativity Square in Bethlehem | Palestine

Help us build the Stone Pavillion in the heart of Bethlehem!

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The stone pavilion on the Nativity square, Bethlehem | Palestine

Not convinced? Here’s some more info to sink your teeth into!

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Elevations of the Stone Pavilion

Displaying Innovative Building Techniques

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Transversal Section

The use of stone is inherent to the history of Palestinian cities. Stone is an abundant material. It is found in easily in the landscape, it is widely available and it benefits from an advanced local know -how. Historically, palestinian cities were built around a dense nucleus in a self-managed manner. Buildings were built with thick bearing walls using the thermal inertia property of stone to regulate inside temperatures. With the arrival of the heavily administrated Ottoman Empire in Palestine, an urban authority was put in place and the use of stone turned from a natural choice to an imposed building material for all constructions. This law is today still applied even though in the meantime reinforced concrete was largely spread into the construction world: the structural skeleton is built in reinforced concrete and stone is pushed into the background as a facade cladding acting to satisfy a law that is de facto obsolete. Thus, today’s stone factories only produce standardized blocks of 2, 3 or 5 cm. The sophisticated know-how regarding the use of stone as structural and thermal performant material is progressively disappearing. Construction is limited to a single unique building technique and many embellishments. The pavilion has the ambition of reinvestigating this exclusive building technology, by presenting stone as an economical, innovative alternative, using its physical properties at best.

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Axonometry of the Stone Pavilion

Public space as the binder

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Displacement Stress

Palestinian public space is in crisis. It has become meaningless: the stalemate of political power and the occupation of the territories led to a total loss of trust in the public space. Politics have gone beyond the public space and the local authorities are no longer able to guarantee the right of the people on the public scene. Public space is, as it were, public property: everyone must have access to it. With the increasing land annexations the only solution left is building upon empty lands, in order to provide a fait accompli which defies the constant threat of expropriation. Private property became the only guarantee of protecting one’s land, even though it is at the risk of spoiling the landscape and the city’s urbanism. Today, it is obviously a price that the Palestinians are willing to pay. Nevertheless, public space has recently demonstrated, during the Arab spring revolutions, that it is never to be forgotten. It is and it will always be the crux of progress and innovation. It belongs to nobody and everything that emerges from it is accessible to all. It is a transcription within he cityscape of what is called in computer science Open Source. As a place where expression, debate, innovation are possible, public space is both the locus of counter-powers and the necessary binder of the state. Under such circumstances, the pavilion invests the public square as an installation and aims to reinvigorate the use of the Nativity Square.

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Von Mises Stress Diagram

The Pavillion as Land Consumer

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The Stone Pavilion to be exhibited on Manger Square

Going from urban tissues set-ups to social systems and housing typologies, the history of cities has been built on the relationship to nature. The nucleus, managed by its inhabitants, is very dense, leaving vast expanses of countryside landscape surrounding it. The latter ispunctuated with round or square shaped manateer made of stone. Those manateers are built as countryside shelters, property of the land’s owner. Manateers have nearly no open parts, they are plain, functional buildings with thick walls. Thermal inertia allows the inside of the building to remain cool. The manateer are also used to mark the territory and to signal its property. Unfortunately, the layout of cities is today much more muddled. The Separation Wall imposes a physical limit. These complex territorial devices transform Palestinian cities into territories whose urban spread has a visual horizon, drawn by the Wall’s path. In addition, in order to protect one’s land, one must prove that t is inhabited. The temptation of urban filling of the enclave is thus a natural reaction. Palestinian cities adopted a new scale, less defined, less dense, less concentrated and spreading its construction without a real masterplan. A more abstract scale makes the domestic scale disappear : more specifically, constructions are isolated from each other, programmatic distributions are more or less random and the public/private limits erased.

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The Stonce pavilion to be exhibited on the Manger Square

Flying carpet - Salvatore Spataro, Giacomo Magi

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The project originates from the identification and interpretation of some typical elements of Moroccan culture. The tent, the carpet and the zellij merge into a single element. The carpet becomes the main element of the market and plays in the original way the Moroccan culture.

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Riqualificazione della vecchia stazione ferroviaria. Cividale del Friuli - UrbanStudio.dario vanetti

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Il progetto muove dal riconoscimento di alcuni elementi significativi anche alla scala territoriale come la traccia invariante del sedime ferroviario, il nuovo quartiere a servizi e residenza posto a nord dell’area di progetto, il giardino storico esistente, quali strutture della forma urbana. L’interpretazione di tali elementi come sistema urbano complesso comporta la necessaria ridefinizione del ruolo dell’area di progetto che diviene, in tale lettura urbana, elemento di cerniera tra città consolidata e nuove edificazioni, mantenendo la capacità di far penetrare il segno antropogeografico della ferrovia sin dentro la città.

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La presenza della stazione storica ha indirizzato la giacitura dei nuovi manufatti in modo da aderire al precedente sedime dei binari ferroviari. La formazione di un museo della Grande Guerra, obiettivo cardine del concorso, ha portato a configurare uno spazio museale ibrido, oltre a quello disposto entro i volumi edificati, costituito come sorta di trincea capace di condurre dalla quota naturale del suolo ad un piano interrato più basso, istituendo una dinamica dell’esperienza spaziale capace di richiamare un accesso “in profondità” ai contenuti museali. La trincea, la quale da spazio difensivo e offensivo, da luogo di nascondimento, evolve mutevolmente caratterizzando uno spazio, un percorso conoscitivo, esplorativo, che anziché escludere e differenziare interno ed esterno, conduce l’esterno verso l’interno gradatamente, tramite alcuni piani inclinati, assottigliando e infine annullando il confine tra una condizione e l’altra.

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Al sistema costituito dalla stazione storica viene giustapposto il nuovo volume destinato a museo, entrambi connessi alla trincea longitudinale tramite le porzioni interrate del nuovo edificio, si configura morfologicamente come segno urbano capace di stratificarsi alla città determinando, in questa porzione, la nuova identità di uno spazio altrimenti residuale. Tale sistema determina una infrazione del suolo naturale, operata con lo scavo della trincea, dalla quale consegue un proporzionato movimento del terreno, che si condensa secondo faglie irregolari, mosse ad innalzare campi erbosi a ridosso della trincea aventi giaciture vagamente ortogonali a questa. Pur sedimentandosi come ulteriore parco urbano, in qualche modo prolungamento di quello esistente, il nuovo spazio verde cerca di relazionarsi all’attuale senza dissimularsi in esso, bensì stratificandosi a questo rendendo chiaramente leggibile l’immissione dei nuovi settori verdi entro il disegno del giardino storico.

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THE WAVE - giorgio scarchilli

WIALE DELLA CULTURA - giorgio scarchilli

Scuola Materna Villanova di San Daniele - Paolo Bon

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La principale scelta progettuale è quella di garantire alle zone più frequentemente utilizzate dai bambini la migliore insolazione e ventilazione possibili. Le aule sono esposte a sud ed hanno accesso diretto all’ampia area verde. La mensa ed i locali per le attività libere sono dotate di doppio affaccio est-ovest. La copertura è a doppia falda, in pannelli xlam a vista. Questa tecnica costruttiva consente interessanti sporti di gronde e non richiede l’utilizzo di travi secondarie. Gli elementi colorati sono costituiti da lastre di metacrilato trasparente. Le lastre utilizzate nella coperturta della pergola d’ingresso filtrano la luce sulla panca per i genitori e sul lastrico in battuto di cemento.

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panca ingresso

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Aule

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Mensa

Parrucchieria - Giuseppe Di Vita

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Il lavoro è consistito nella completa ristrutturazione dei locali della parrucchieria. Si è scelto di utilizzare materiali dai colori chiari per dare luminosità all’ambiente. La parete di fondo è stata rivestita con carta da parati il cui motivo è stato ripreso nelle vetrate e nel logo.

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vista dall'ingresso

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riflesso

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Interno

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interno

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interno

Riqualificazione della piazza parrocchiale e le aree limitrofe. Ranco - Massimiliano Cuccarano, Vincenzo Gambetta

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