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Marchio del Pecorino Toscano DOP - Salvatore Consolazione

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Marchio del Pecorino Toscano D.O.P.

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Marchio

Il progetto nasce dal Claim “..è genuino; è gustoso.” naturale evocazione della caratteristica del Pecorino Toscano D.O.P. Il Claim in questione, in sintesi èg , posto al centro del nome Pecorino Toscano impaginato in forma cilindrica, per ricordare il prodotto caseario, amplifica e caratterizza il valore simbolico del marchio stesso. La semplice ed incisiva affermazione .. è genuino; è gustoso. definisce le peculiarità del prodotto alimentare.

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Decorazione furgone

La connessione concettuale tra grafica e Claim della presente proposta, con il fine di rendere il logotipo originale/unico nel vasto panorama dei marchi commerciali esistenti, è stata realizzata nella forma di timbro/sigillo in maniera tale da poterlo esplicitare nel miglior modo possibile in ogni attività di comunicazione e promozione del “Consorzio tutela Pecorino Toscano D.O.P.”

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Timbro sigillo

Il font adottato è, l’originale The X Files True Type, impaginato alto-basso, mentre i colori sono due Arancio e Giallo oltre al Grigio e Nero

Il marchio proposto, e’ illustrato nelle varie versioni (colore, scala di grigio, bianco-nero, positivo e negativo) ed esplicitato su diversi supporti e dimensioni, senza perdere espressione comunicativa.


Calitri Supernova - Dario Notarfrancesco

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La piazza formata dall’intersezione tra Via Fontana e Via Quaranta è uno spazio denotato da alcune caratteristiche formali particolari: asimmetrie, dissonanze, cambi di quota, affacci pluridirezionali; non ha una forma geometrica elementare, bensì complessa, derivata da intersezioni varie e da uno sviluppo su più livelli. Proprio questa complessità geometrica e formale richiede progettualmente un elemento riconoscibile ed unitario, che dialoghi e metta a sistema le varie parti ed elementi che compongono la piazza, ponendosi come riferimento visivo e funzionale.

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Da ciò scaturisce l’idea di una struttura in acciaio cor-ten caratterizzata da una lunga trave scatolare centrale che taglia longitudinalmente la piazza su entrambi i livelli, sostenuta da quattro pilastri “complessi” posti a differenti quote, che fungono da postazioni multimediali.

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2019 Assisi / Perugia capitale europea della cultura - Salvatore Consolazione

Marchio territoriale della città di Pisa - Salvatore Consolazione

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Marchio territoriale della citta’ di Pisa.

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Marchio

Il progetto in questione nasce dal Pay-off: ama la sapienza / loves wisdom intesa come sapere, conoscenza, scienza, cultura, dottrina.

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Busta

La citta’ di Pisa e’ nota per aver dato i natali ad illustri uomini di scienza e di cultura (Leonardo Fibonacci, Galileo Galilei, Antonio Pacinotti, ecc.). Non a caso la Scuola Normale Superiore, universita’ dei superdotati, ha sede a Pisa,ed è requentata, con una concentrazione senza eguali, da scienziati, scrittori, politici, economisti, uomini di cultura, premi Nobel che hanno fatto la storia del nostro Paese, (Giosue’ Carducci, Enrico Fermi, Giovanni Gronchi, Carlo Azeglio Ciampi, Carlo Rubbia).

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Distintivo

Per evocare la citta’ si e’ scelto di utilizzare semplicemente il suo nome: Pisa. Inoltre, per richiamare il contenuto del Pay off (ama la sapienza) è stato ricavato un cuore (simbolo universale del sentimento) nella sillaba finale di PISA.

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Olio extravergine

Per realizzare la connessione concettuale tra la grafica e il pay off della presente proposta e rendere il logotipo originale/unico nel vasto panorama dei marchi commerciali esistenti, il nome PISAè collocato al centro di orbitedi ideali particelle subatomiche. Il font scelto e’ l’originale Vendetta (True Type medium), utilizzato alto e basso, mentre i colori adottati sono in quadricromia ( CMYK ).

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Decorazione Bus

Il marchio proposto,è illustrato nelle varie versioni (colore, scala di grigio, bianco e nero, positivo e negativo) ed esplicitato su diversi supporti e dimensioni, senza perdere espressione comunicativa.

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T-shirt e cappellino

Pisa, 17 Aprile 2012

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Decorazione scuolabus

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Shopper

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Chiudilettera

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Penne

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Portachiavi

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Biglietti da visita

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Marchio colore e BN

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Cartolina illustrata

Un logo per Stappo - Salvatore Consolazione

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L’approccio formale al progetto, come richiesto dal bando, è stato sviluppato intorno all’immagine sintetica e simbolica della Q maiuscola, emblema della qualità, il cui corpo di carattere, evidenzia una piccola botte di vino, con la connessione USB, porta di accesso «alla distribuzione di vini di nicchia ed, alla trasmissione, con spirito giovane e contemporaneo, di un qualificato servizio di consulenza ».

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Marchio

La grazia tricolore della stessa Q, accentua il «Made in Italy nella produzione vinicola»

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Carta da lettere

La dicitura «Stappo», composta alto-basso con la font Computerfont (True Type), è impaginata in orizzontale per realizzare un ideale sostegno grafico del logo Botte-Q ad integrazione dell’equilibrio generale dell’elaborato e, di conseguenza, ad incremento del suo potenziale comunicativo.

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Caratteristiche del marchio

Il marchio proposto è illustrato nelle varie versioni cromatiche (colore, scala di grigio, bianco e nero, positivo e negativo) e, campionato su diversi supporti e dimensioni, a dimostrazione della sua costanza di espressione comunicativa.

Parco delle Arti / Bitonto - Salvatore Consolazione

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Nel tessuto urbano di Bitonto, nasce il Parco delle Arti; questo si vuole rappresentare con una spirale composta da sei (cinque più uno) Settori-Beni Culturali: 1. Teatro Tommaso Traetta 2. Biblioteca E. Rogadeo 3. Torrione Angioino / Museo Civico 4. Officine Culturali 5. Centro Giovanile del Cenacolo di San Nicola 6. “Attività e beni privati del Territorio” I Settori appena descritti disegnano la chiocciola che accoglie, come modello di gestione integrata, le attività culturali ed artistiche del Centro Antico, divenendo anche, per l’estrema sintesi dell’elaborato, Marchio di marketing territoriale e di prodotto.

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Marchio

La declinazione del marchio così ralizzato, bene si applica in ogni versione di forma e di colore, nei materiali e, sui supporti di comunicazione.

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Segnaletica

La connessione concettuale tra grafica e dicitura della presente proposta, con il fine di rendere il logotipo unico ed originale nel vasto panorama dei marchi commerciali esistenti, è stata realizzata nella forma quadrata in maniera tale da poterlo esplicitare nel miglior modo possibile in ogni attività di comunicazione e promozione del PARCO delle ARTI.

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Tessuto

Il font adottato Nueva Std Cond Open Type, è impaginato alto-basso, mentre i colori sono in formato CMYK (quadricromia di alta qualità) oltre al Grigio e Nero.

Il marchio proposto, è illustrato in varie versioni (colore, scala di grigio, bianco-nero, positivo e negativo) ed esplicitato su diversi supporti e dimensioni, senza perdere espressione comunicativa.

CONVERSIONE OBBLIGATA reloaded - Mme Duplok, VARI ANONIMI

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Dopo l’intervento site-specific realizzato nel 2011 per il 47° Premio Suzzara, Mme Duplok ha rimontato rendendola più scultorea ed essenziale la parte centrale di Conversione Obbligata che è ora esposta in modo permanente presso la Galleria d’Arte Moderna del Premio Suzzara. Sulla parete antistante si trovano una serie di immagini come documentazione fotografica del lavoro nella sua forma urbana.

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Mobius House - Girish Dariyav Karnawat

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Concept Note Mobius house is a resultant of the pursuit of the archetypal image of a pavilion in the landscape through processes that strive to accommodate contemporary building and living conditions, while in simultaneous dialogue with rich traditional and vernacular references. The intentions of re-placing lost ground and achieving forthrightness in construct for this single storey building called for a configuration of flat slabs spanning between load-bearing laterite masonry walls. Corresponding to the plot geometry, the building is configured in an ‘L’. The intensity of references from the Portuguese building forms – great churches with their bell-towers and buttresses, imposing forts and their bastions, massive houses with large volumes and big windows – offered the opportunity of adapting institutional architectonics reinterpreted/redefined to a domestic scale. The language which thus evolved is neither welcoming nor intimidating; instead, it merely frames spaces. The type – each arm of the ‘L’– is a generous living bay open on both ends and flanked on one side by servant spaces. The few formal indulgences in a rather dormant built-form have to do with the obtuse edges of the ‘L’. While one edge forms the entrance passage to the house, the other is the right of way for the visitors moving to and from the beach. The entrance passage is flanked by the building on one side and by a compound wall on the other, which rises as one proceeds up the passage and doubles up as a bracing to the OHWT tower. While the bracing on the left hits a tower as the passage culminates at the vertex, the terrace line acting as the edifice on the right climbs down a flight of steps to reveal the arrival court – the prelude to the experience, located at the node anchoring the two arms of the ‘L’. It’s precisely between this zone that the Mobius nature of house is born, the birth of delusion between outside-inside…the illusion of threshold between landscape and the house comes alive. The edifice towards the right of way is an undulating surface, expressing a release analogous to the recoil of a stretched piece of elastic when snapped. Subsequently, the structure is un-self-conscious yet present; a presence which may appear alien at the initial glance. However, space is a greater concern here than form, which, perhaps when the ivy shrouds the edifice, one may see better. The course of action has been one of minimality in process rather than in appearance. Just as the plan has been reduced of elementality, so do the finishes employ reduction in layers/ materials. For instance, to drain the terrace valleys, sufficient measures were created within the slab while casting the RCC with required waterproofing ingredients, thus avoiding any additional layers for either waterproofing or slopes. The slab soffit has been left exposed; and the waterproof plywood sheets used as form-work were recycled to make the required furniture for the house. Paint – both from the wall and the plywood surfaces – has been done away with since the base layer of putty itself provides adequate protection. Similarly, the bedding mortar itself – when reconstituted and laid appropriately – gives the IPS floor-finish, thus avoiding the need for any further layer of stone or tile finishes. Each of these processes gives rise to its own appropriate aesthetic, just as rethinking the plan allows for a richer, if not new, spatiality. Nevertheless, both demand a shift from conventions (personal or collective), not only in the designer’s approach but also in the inhabitant’s ways of seeing. This adaptable built form attempts to accommodate the contemporary nomadic urban existence, which finds urban abrade repulsive and yet cannot survive without urban affluence. The context that this house desires to address is the Goan landscape: of consuming it and getting consumed. Oscillating between the inside and outside, between the familiarity and unfamiliarity of scales, views and textures, inhabiting this beach house is akin to movement on and about a Mobius strip. Text : Siddhartha Singh

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Birds eye view

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Entrance

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Transition

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From North east

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Over head water tank

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Overhead water tank from Inside the house

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West view, From landscape towards living room

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Garden on West

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Entrance court

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Prelude to the house

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Through the living room

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View from dinning towards west

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From dinning towards courtyard

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Dinning

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View of bedroom

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Towards study

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Kitchen

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Open to sky shower

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Site plan

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Birds open plan view

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Birds view from East

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Birds view from North

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Ground floor Plan

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Terrace Plan

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Section BB

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Section DD

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Section EE

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Section FF

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Section GG

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Section HH

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Section II

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Section JJ


Concorso di idee per la valorizzazione del centro storico della città di Catanzaro con la realizzazione di un'isola pedonale - Andrea Lonetti, Massimo Scalzo, Alfonso Sanfile, Federica Silipo, Chiara Saraceno, Giuseppe Anania, Raimondo DeRaffele

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Quello da noi utilizzato è stato un approccio alla progettazione dello spazio pubblico molto comune nel resto dei paesi europei (meno in Italia e nel Mezzogiorno) ovvero la preparazione di un questionario a risposta multipla/aperta, rivolto a tutte le fasce di età e tutte le categorie sociali che è stato distribuito (cartaceo o digitale) ad un campione di persone. Lo scopo è stato quello di ascoltare il territorio per poter valutare al meglio i bisogni e le aspettative condivise dalla popolazione in modo da accelerare il processo di appropriazione di un nuovo spazio rispondendo a necessità immediate e reali. Il fine ultimo è quello di rendere i cittadini partecipi alla formazione di un nuovo concetto di spazio pubblico come risultato estetico di un programma funzionale partecipato in cui i futuri fruitori sono la vera committenza. Integrando le prescrizioni di bando con le richieste espresse dalla popolazione tramite sondaggio si sono individuati alcuni obbiettivi strategici e quindi gli interventi per perseguirli. • Interpretare Corso Mazzini come un’ infrastruttura sociale e di relazione che entri in sinergia con attività presenti e future. • Intervenire sull’assetto globale del trasporto pubblico privilegiando l’istituzione di una ZTL per i soli mezzi pubblici • Creare spazi di aggregazione e sosta di qualità in prossimità di punti sensibili • Recuperare la memoria storica del vecchio tram • Semplificare l’arredo urbano aumentando la superficie libera • Collocare il verde su un piano elevato rispetto a quello stradale con uso di pergole e giardini pensili • Individuare porzioni di percorsi protetti dalle intemperie. L’obiettivo del progetto è quello di espandere lo spazio urbano, rivitalizzandolo, mediante la creazione di un luogo d’incontro, di sosta e socializzazione. Non più uno spazio anonimo ma un “luogo” vivente che abbia una sua identità e che possa contribuire a migliorare la qualità dell’ambiente urbano e di conseguenza la qualità della vita del cittadino. L’antica tranvia è un elemento fortemente caratterizzante la storia del Corso Mazzini, la sua memoria storica tuttavia è rappresentata da un solo brevissimo tratto di binari affiorante in Piazza Prefettura. La nostra proposta prevede di riposizionare i binari li dove giacevano una volta e di trasfigurarli in un elemento di aggregazione sociale con l’inserimento di un sistema di sedute conviviali scorrevoli. In generale l’obiettivo del progetto è dare un’identità sociale e culturale al tratto di Corso Mazzini oggetto del concorso , recuperando la memoria storica attraverso un linguaggio contemporaneo e innovativo. Per risollevare l’aspetto economico, culturale e sociale è necessario prevedere la progettazione di un’isola pedonale con aree di sosta, verde attrezzato e percorsi coperti tale da proteggersi dagli agenti atmosferici e garantire zone di sosta e aggregazione.

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Aqua House - Girish Dariyav Karnawat

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CONCEPT NOTE Aqua house deals with contemporary urban nomadic living conditions and the overwhelming landscape of Goa. The processes are further influenced by the predominant Portuguese house-form with its intriguing intricacies of lives beneath a single roof, and the location. The site forms a threshold: between the village and the beach and between social mooring and vagrancy – Anjuna being the cradle of the Hippy culture. The key-word here is in-between-ness: of site – it’s physical and cultural position; of the principle participants – neither the architect nor the clients being residents but frequent visitors to Goa, and habitual travellers in their own right; and of the program – a home away from home, not complete yet adequate. Vacations and pilgrimage attend to the need for a break from the binding matrix of society. By moving away from familiarity, or enduring hardships, one exposes the body and mind to all elements and opens out to receive more. In essence, one seeks a state of trance to rearrange; and this state is, necessarily, impermanent; so one may not break away but return replenished – to offer. The uncomplicated plan is rationally nestled in the linear site with its short west-end facing the sea. The breakthrough, however, is in the language. Recessing the plinth to allow a substantial projection of the masonry surface above imparted buoyancy to the structure; and this discovery led to a severe reworking of the scheme, informing the distribution of volumes through the house and the necessary articulation and configuration of elements for the purpose. All services – kitchen, bath and toilets, servant’s quarter and store – are accommodated in the low arms of single storey masonry massing along the east and north edges of the plot, so as to buffer the inner living spaces from the traffic outside – a parking lot on the east and the right of way along the north edge for the visitors to the beach. Adding to the intrigue of this opaque massing is a glazed slit opening, a little below the slab, running full lengths on both the arms. The slit climbs down to mark a comma on the long north face, growing into an enticing louvered window. A tower – containing the overhead water tank, air conditioning compressors and other utility – anchors the north-east vertex. An RCC lintel slab with thick inverted beams runs all along the building’s edge. It floats on RCC columns punctuating the south side of the living space, affording a large opening to the west. The fenestration renders further weightlessness to the building by reflecting the sky and the trees during day and imparting a filtered glow at night. A sweeping Mangalore-tiled hip roof, with a dramatic structure constructed purely out of wood, forms one large mass encompassing the inner living spaces; its rafters are braced with plywood to avoid obtrusive ties that would otherwise run across the spaces below. The large roof does not sit directly on the mass. Instead, it forms a sliver through a glazed wooden girder running all around its perimeter. Thus, in seeking a built form in trance, the earnest plan became intensely animated – offering varied scales and textures, light and vistas, and spaces. The movement into the house, through a large entry door adjacent to the tower, gradually spirals through a passage, into a small arrival court, then through a porch, into a large one-and-half volume living/ dining space, then through one end of the kitchen bar, into the master bed-room, culminating in to an little introvert courtyard. At the threshold between the dining and kitchen a flight of stairs branches up, above the master bedroom, to another sleeping space overlooking the living/ dining space. The sliver frames a spectacular panorama of the sea and the horizon from this intimate space above. The movement branches out of the west end of the living into a courtyard, and exits the site – at the head of a small infinity pool – from the north-west corner to meet the path going down to the beach. This beach house is made up of myriad fragments and yet does not break away; its shifting base, torso and head, strive to express a leap of joy, aware of but unperturbed by gravity.

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East Facade

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North Facade

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Path to Anjuna beach along North facade

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Western facade at night

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View from Beach

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Forecourt, night view

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View towards Arabian sea from fore court

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Western Facade

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View inside the living pavilion from forecourt

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Sea view through living room

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Living/Dinning

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Master bedroom

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View towards Kitchen

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Kitchen view 2

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Loft

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View of roof from loft

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View of the roof 2

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Site plan

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Ground Floor Plan

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Loft level Plan

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Roof Plan

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Section aa

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Section gg

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North Elevation

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East and West Elevation

Case binate a Formello, Roma - Lina Malfona, fabio petrini, Simone Petrini

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Il progetto mette in scena un dialogo tra architettura e paesaggio. L’architettura racconta il paesaggio senza parole, lo fa attraverso linee che segnano confini e incorniciano figure. Essa narra il paesaggio quasi ponendosi in contrasto con esso, non tende a una sintesi organica, configurandosi invece come un filtro attraverso cui traguardare. L’architettura dunque non oppone violenza al paesaggio, non lo modifica, resta immobile offrendone così una più sincera lettura.

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particolare prospetto ovest

Poste sulla collina, le case sono solcate da grandi bucature, così che lo sguardo possa attraversarle, inquadrando all’interno del loro prospetto-sezione sagome e orizzonti di campagna veientana. Le case binate in cemento armato si innalzano per tre piani e hanno un impianto planimetrico a L allungabile, memore delle sperimentazioni sull’abitazione di Libera e Diotallevi-Marescotti-Pagano. Se il piano interrato esistente ospita locali di servizio, il piano terra è il fulcro della casa, accogliendo la zona giorno col portico, lo studio dell’artista e i servizi; al secondo piano si colloca la zona notte con il balcone e il solarium. Sul lato est la casa si affaccia su uno spazio esterno pavimentato, interrotto da una piscina la cui figura irregolare si staglia sulla sagoma planimetrica quadrata. Tale piazza che diventa uno spazio per concerti nella casa del musicistaè un luogo visivamente connesso alla residenza, dominato dalla presenza metafisica della cappa del camino. L’idea di costruire spazi contenuti nella piegatura di setti e solai deriva dalla duplice necessità di schermare l’abitazione dalla luce solare e di accrescerne la superficie attraverso l’uso di portici (lo sbalzo esterno di tali solai è infatti di 2.40 m). La copertura della casa è rivestita in lastre di travertino ed è solcata dalla grande bucatura del solarium. Essa reca l’alloggiamento dei pannelli fotovoltaici e del solare termico.LM

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vista notturna delle due case

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particolare del prospetto nord

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Lina Malfona. Frames 02

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vista ovest delle due case

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vista frontale casa del violinista

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casa del violinista. vista dello spazio per concerti

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Dettaglio del pilastro a base trapezoidale

Allestimento nuovo spazio mostre presso 'Museo della Montagna' - Macugnaga (VB) - studio mzj

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L’allestimento temporaneo della sala mostre dedicata all’illustratore Mazza presso il Museo della Montagna del Comune di Macugnaga, in occasione della mostra ‘Macugnaga ricorda il pittore Ernesto Treccani’ (testi critici di Deianira Amico, responsabile spazio mostre: Alberto Pala), ha avuto come principale vincolo il mantenimento delle opere preesistenti degli anni trenta che ricoprono quasi interamente le pareti. Dove possibile, è stata riportata la luce naturale all’interno della piccola sala riaprendo le finestre, prima oscurate da pannellature mobili, in modo da rendere visibile l’esposizione anche dall’esterno. Immaginando una sorta di ‘struttura continua a nastro’ che rivesta le pareti senza intaccarle, si sono costituiti tre nuclei espositivi principali. Si è cosi modificata la morfologia della sala con un disegno teso al movimento degli spettatori, alla creazione di ‘rapporti variabili’ tra le opere esposte, infine mantenendo un sensibile distacco con le opere preesistenti attraverso un effetto di semitrasparenza. Il progetto è costituito da pannelli metallici microforati, studiati per posizionare le opere liberamente su attaccaglie in ottone senza ulteriori manutenzioni o riverniciature. A partire da fogli di lamiera microforata di produzione industriale ed evitando completamente gli sfridi, sono stati previsti due moduli espositivi (93/136×200 cm) per un totale di circa 34 mq di nuova superficie espositiva. I pannelli sono incernierati tra loro in modo da comporre dei “separé”, ripiegabili in poco spazio quando non si utilizzano. L’ allestimento, nato su misura e dopo un accurato rilievo, è progettato per essere riutilizzabile, in occasioni particolari, anche all’esterno, ad esempio nella piazza del paese. La finitura del metallo è‘canna di fucile’, per legare con il legno delle pareti e con il cotto del pavimento. A corredo delle pannellature sono previste: una seduta/ espositore in lamiera microforata con piedi a pattino (realizzabile in un secondo tempo), delle attaccaglie e delle placche in ottone, riutilizzabili, su cui collocare le didascalie, stampate su acetato adesivo trasparente. Pannelli grafici, locandine e catalogo cartaceo sono stati elaborati e realizzati internamente dallo studio di architettura per garantirne il corretto controllo e coordinamento. L’installazione dei pannelli in carpenteria metallica si è svolta in soli trenta minuti, regalando per il futuro un nuovo spazio espositivo temporaneo al Comune di Macugnaga attraverso la sola riqualificazione dell’esistente: uno spazio effimero dove temporaneità e permanenza si confrontano senza annullarsi.

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Doors of Carso - Stefano D'Acri, Lucia Baratella, Simona Cropelli

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Urban planning project in a complex territory, characterized of various testimonies of the 1° World War; infact it was a battlefield between Italy and Austria. Mountains and plains, artificial channels and agricultural fields are the principal characteristics of this complex region. The large-scale project wants to re-connect the entire territory, acting on landscape, through three individual elements, linked to each other.

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Masterplan - strategy - lectures

Market hall – Theatre Project of a multifunctional building, commercial and cultural, a project that digs the soil, and at the same time it develops itself under the same ground. The project also consists in a belvedere, that characterizes the project and allow a view over the whole territory.

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Market Hall - Theatre

Hostel Second project, receptive building, it rises from the ground, with a series of single elements, (rooms and common spaces), connected by walkways. The big walkway, placed at the highest elevation, characterized by the truss, binds the whole project as well as possess a functional value.

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Hostel

Museum Public building, placed in proximity of the Sacrario di Redipuglia, an integrated system, with a railway station and a bus with a single cover that binds the individual projects. Linear and minimal elements, that integrate perfectly into the landscape, while not losing their individuality.

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Museum

Volksschule Kirchenfeld Bern - Leidescher Architekten, Eloisa Avila, Gianluca Costa, Hans Leidescher

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Competition

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Modell 1:500

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Hotel 011 - Giacinto Manfredi

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Proposta di restyling della zona giorno di un Hotel Business/Turistico situato nel centro di Bologna. Progetto realizzato in team con Toto Arredo Contract.

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Vista Reception Hall

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Vista Bar


HOTEL GARDENIA - Giacinto Manfredi, Toto Arredo Contract

RESTYLING - Giacinto Manfredi, Toto Arredo Contract

Twiggy - architecten de vylder vinck taillieu

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A clothing store wants to take up its residence in an exceptionally beautiful nineteenth-century town house. Its site 290 m2. The building 775 m2. The soul and the detail are still there; hardly anything is further needed to let the building keep its beauty.

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It is the ambition of the store that requires more, a store from top to bottom. This is a desire as well as a matter of practical objections. The beautiful old staircase is not sufficient; too narrow, too old, too steep, not meeting the fire regulations.

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The old staircase connects the floors but also separates them. No single floor is visible from the other. It is desired that the house feels as a unity with a better visibility.

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A staircase that connects the bottom with the top. A staircase that stretches long and straight to make a swerve in between floors. Captured in the thickness of the back façade that allows the courtyard to reach the back façade underneath and allows the line of the cornice to stay. The projection of the back façade is its projection. The drawing its drawing. The material the material. The white the white.

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One floor in the house disappears; less is sufficient to keep the feeling of the house. From the entrance hall through the doors the beautiful old staircase comes into view and the new rigid staircase becomes visible; a stair that is mirrored in its outside façade and because of this includes that beautiful old façade again.

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To take along history today; that is what has to be expected of sustainability. Not only can a technical dimension be added to achieve this.

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A critical sharpness makes what is sustainable already to become sustainable in a different way; that is what architecture is or can be.
Not more or less. Not more just less.

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House Belgrade - architecten de vylder vinck taillieu

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Another factory premises, with a difference. Stacked.
Degraded structure. In concrete, steel, vaulting. Has been altered again and again. Traces of lots. That we don’t know. Will never know.

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Lived and worked with. Drawn. Painted.
We bring peace and quiet. Canvas. Background. Scene. Sets. Silent sets. Plane.
And behind those sets. Structure again. And wood too now.

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Centro Fieristico - Alteriano Renzi

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“… un contenitore di eventi…” Un’architettura nuova, contemporanea che offre al territorio uno spazio di divulgazione della tecnica e della conoscenza. L’ampio ingresso su più livelli è una grande piazza coperta dalla quale si diramano i collegamenti verticali fra i vari livelli del polo fieristico.La struttura di copertura di questo spazio è realizzata con una capriata tridimensionale in acciaio, pannelli di lamiera microforata e un adeguato pacchetto coibente e impermeabilizzante garantisce un ottimale comfort interno.

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Il nuovo spazio espositivo è sorto su un’area di circa 23.000 mq ed è composto da tre padiglioni per un totale di 13.000 mq coperti e da un’area scoperta adiacente di 5.000 mq, adatta a ospitare esposizioni all’aperto e grandi tensostrutture. Ampia superficie esterna, di cui 3.000 mq destinati a parcheggio in copertura. Le sale conferenze interne (da 150 a 500 posti) sono suddivisibili attraverso il posizionamento di pareti manovrabili ad alto isolamento acustico, che garantiscono un’elevata qualità acustica delle due sale in caso di utilizzo contemporaneo.

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