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Nuova biblioteca comunale. Briosco - Antonio Felicetti - ZoOu_design

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Si è pensato ad un’architettura che sia il “manifesto” della città, un riferimento per la popolazione, di cui andarne fieri e orgogliosi, uno spazio da vivere, che sia luogo d’incontro e di socializzazione, l’idea di uno spazio vissuto anche nel caso non si è interessati a leggere a navigare o altro, creare uno spazio per lo sviluppo di Briosco, è necessario per la qualità della vita degli abitanti. Uno spazio dove organizzare feste, sagre, manifestazioni che attirano anche gli abitanti dei comuni limitrofi, un pezzo di città dove la gente possa creare, stare, incontrarsi, divertissi e informarsi, un pezzo di servizi nel verde, dove il corpo “biblioteca”è il generatore di tutto. Per questo si è pensato a un’architettura che sia non solo un edificio, ma anche piazza, parco, spazio d’incontro, luogo dove fare manifestazioni, concerti, area gioco bimbi, con parcheggi e tutti i servizi necessari. Nel progetto si è cercato soprattutto di approfondire gli aspetti legati al risparmio energetico creando soluzioni che impiegano materiali e tecnologie che permettano significativi risparmi economici sia in fase realizzativa che gestionale, inoltre oltre l’edificio biblioteca si è cercato di creare anche dei servizi annessi a questa in modo da contribuire a costituire un polo culturale – ricreativo di riferimento per l’intero paese.

Antonio Felicetti - ZoOu_design — Nuova biblioteca comunale. Briosco

Inserimento Ambientale in Relazione al Contesto ed alle altre Zone Pubbliche Circostanti.

Antonio Felicetti - ZoOu_design — Nuova biblioteca comunale. Briosco

Alla scala urbana l’architettura è seminascosta dal verde, non c’è, c’è un parco, unica emergenza i camini di ventilazione naturale, ossia forme dalle semplici deformazioni. La biblioteca è un simbolo già di per se: simbolo della conoscenza, dell’ampiezza di vedute, di fruizione intelligente delle risorse, una sorta di monumento alla sostenibilità ed alla cultura del rispetto dell’ambiente, che qui si realizza attraverso delle scatole che si incagliano tra la vegetazione esistente, nel pieno rispetto dell’esistente assume forme dettate dall’orientamento del sole: la sala lettura con un ampia vetrata in modo da avere una maggiore luce diffusa proveniente da nord ed ottimale per la lettura, il corpo centrale circondato dalla vegetazione in modo da avere calore in inverno quando gli alberi sono spogli e protezione in estate quando il sole è forte e quindi gli alberi proteggono naturalmente perché sempre verdi.


Centro Civico Isola-Garibaldi - Andrea Braga

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Il nuovo Centro Civico Isola-Garibaldi sarà un luogo dedicato al cittadino, all’incontro e allo scambio intergenerazionale e interculturale. Esso offrirà: informazione, ascolto, formazione culturale, socializzazione, gioco e svago. L’Architettura sarà a misura d’uomo, di carattere civico e domestico insieme, cordiale e attraente, di stimolo per i sensi e l’intelletto. Sarà un luogo che esprimerà un senso di vitalità e di appartenenza alla Comunità in un edificio unitario e organico. Il Centro Civico sarà frequentato da un’utenza molto varia per età, interessi, esigenze e provenienza geografica. L’edificio occupa solo in parte l’area di intervento, collocandosi sul perimetro dei lati nord e ovest, allo scopo di creare verso sud-est uno spazio all’aperto (14×14 metri) che rappresenta il luogo pubblico di mediazione fra il Parco e il Centro Civico. Le funzioni principali a maggiore permanenza e finalizzate ad attrarre pubblico, sia al piano terreno che al primo piano, sono rivolte a sud e ad est, gli orientamenti più pregiati dal punto di vista bioclimatico. Le funzioni secondarie, di servizio, tecniche sono rivolte a nord e ovest. Sia il tema che il luogo suggeriscono un intervento dalla scala contenuta, di dimensione “domestica”, in cui il rapporto visivo e fisico fra dentro e fuori diviene costante e ricercato. Saranno impiegati materiali ecologici naturali di prevalente origine vegetale. Sarà una costruzione prefabbricata in legno assemblata a secco. L’edificio userà esclusivamente fonti di energia rinnovabile senza emissioni di CO2 in atmosfera. Applicazione di criteri bioclimatici. Involucro edilizio molto isolato, traspirante ed efficiente nel conservare il calore in inverno e il fresco in estate. Sistema in pompa di calore acqua-acqua con prelievo di acqua di falda, con riscaldamento e raffrescamento radiante a pavimento. Impianto di deumidificazione estiva. Impianto solare fotovoltaico che alimenta la pompa di calore elettrica. Impianto di ventilazione meccanica controllata con recupero di calore.

Andrea Braga — Centro Civico Isola-Garibaldi

L'ingresso al Centro Civico

Andrea Braga — Centro Civico Isola-Garibaldi

Vista sud

Andrea Braga — Centro Civico Isola-Garibaldi

Vista sud-est

Andrea Braga — Centro Civico Isola-Garibaldi

La piazza pubblica

Andrea Braga — Centro Civico Isola-Garibaldi

Vista sud-ovest

Andrea Braga — Centro Civico Isola-Garibaldi

Vista ovest

Andrea Braga — Centro Civico Isola-Garibaldi

La terrazza pubblica

Andrea Braga — Centro Civico Isola-Garibaldi

La facciata sud verso la terrazza pubblica

Andrea Braga — Centro Civico Isola-Garibaldi

L'atrio del primo piano

Andrea Braga — Centro Civico Isola-Garibaldi

Tavola 1

Andrea Braga — Centro Civico Isola-Garibaldi

Tavola 2

LAVORO^3 - R3Architetti

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La struttura espositiva è stata realizzata in occasione del Festival Architettura in Città 2014 per investigare il tema del Lavoro nella società contemporanea e come la sua evoluzione influenzi il progetto architettonico. La consequenzialità del breve percorso prevede una parte introduttiva all’esterno del modulo, che conduce verso la prima area espositiva interna dedicata alla presentazione dello spazio principale immaginato per accogliere l’attività lavorativa del futuro: Il cubo polifunzionale (STRAW3). La seconda area insiste sulla metafora del lavoro dinamico, attraverso la presentazione di una serie di architetture realizzate da R3 in contesti in cui il tema del lavoro è stato reinterpretato secondo canoni differenti rispetto a quelli tradizionali. Nella parte conclusiva dell’esposizione, la sezione intitolata INDUSTRIA(-3) illustra un video realizzato da Twin Pixel per mostrare i vecchi luoghi della produzione ormai dismessi.

R3Architetti — LAVORO^3

R3Architetti — LAVORO^3

R3Architetti — LAVORO^3

R3Architetti — LAVORO^3

R3Architetti — LAVORO^3

R3Architetti — LAVORO^3

R3Architetti — LAVORO^3

Roquebrune-Cap-Martin - Elena Resconi

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Villa

Elena Resconi — Roquebrune-Cap-Martin

Elena Resconi — Roquebrune-Cap-Martin

Dettaglio giardino

Elena Resconi — Roquebrune-Cap-Martin

Bagno

Elena Resconi — Roquebrune-Cap-Martin

Bagno

Elena Resconi — Roquebrune-Cap-Martin

Interni

Elena Resconi — Roquebrune-Cap-Martin

Esterni

Elena Resconi — Roquebrune-Cap-Martin

Interni

Elena Resconi — Roquebrune-Cap-Martin

Scala

Elena Resconi — Roquebrune-Cap-Martin

Sauna

Elena Resconi — Roquebrune-Cap-Martin

Ingresso

Elena Resconi — Roquebrune-Cap-Martin

Esterni

Elena Resconi — Roquebrune-Cap-Martin

Giardino

Elena Resconi — Roquebrune-Cap-Martin

Esterni - Ingresso pedonale

Elena Resconi — Roquebrune-Cap-Martin

Esterni Ingresso Carrabile

Elena Resconi — Roquebrune-Cap-Martin

Infresso Pedonale

Elena Resconi — Roquebrune-Cap-Martin

Terrazza

Elena Resconi — Roquebrune-Cap-Martin

Esterni - Giardino

Elena Resconi — Roquebrune-Cap-Martin

Esterni

Elena Resconi — Roquebrune-Cap-Martin

Interni

Elena Resconi — Roquebrune-Cap-Martin

Camera da letto

Elena Resconi — Roquebrune-Cap-Martin

Cucina

Elena Resconi — Roquebrune-Cap-Martin

Interno

Space to Culture - Mauro Ciotoli, Tiziano Cellitti, Elena Papetti, Carlo Cellitti

Bologna Center for Accessible Arts - officeMEH, Victoria McGovern, Peter Dumbadze

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The Bologna Center for Accessible Arts is designed with universal accessibility in mind. With the varying slopes of the surface that wraps through the former factory, a myriad of cultural programs inhabit this performative surface. Beginning with exhibition space at the start of the surface, people of all circulatory abilities can make their way to a theatre at the end with both indoor and outdoor seating. Along the way, people can stop and view artwork or pause to enjoy one another’s company in the park-like topopgraphy.

officeMEH, Victoria McGovern, Peter Dumbadze — Bologna Center for Accessible Arts

Plan | Bologna Center for Accessible Arts officeMEH, 2014

officeMEH, Victoria McGovern, Peter Dumbadze — Bologna Center for Accessible Arts

Demographics Research | Bologna Center for Accessible Arts officeMEH, 2014

officeMEH, Victoria McGovern, Peter Dumbadze — Bologna Center for Accessible Arts

Rendering of Interior | Bologna Center for Accessible Arts officeMEH, 2014

officeMEH, Victoria McGovern, Peter Dumbadze — Bologna Center for Accessible Arts

Section | Bologna Center for Accessible Arts officeMEH, 2014

Piazza Cadorna - NOMADE ARCHITETTURA

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A stunning interior in the heart of Milan, a mix of classic taste and hidden high tech solution, the tv inserted in the mirror, Privalite glass in bedroom. All the chandeliers are custom made Venice glass.

NOMADE ARCHITETTURA — Piazza Cadorna

NOMADE ARCHITETTURA — Piazza Cadorna

NOMADE ARCHITETTURA — Piazza Cadorna

NOMADE ARCHITETTURA — Piazza Cadorna

NOMADE ARCHITETTURA — Piazza Cadorna

NOMADE ARCHITETTURA — Piazza Cadorna

NOMADE ARCHITETTURA — Piazza Cadorna

NOMADE ARCHITETTURA — Piazza Cadorna

NOMADE ARCHITETTURA — Piazza Cadorna

NOMADE ARCHITETTURA — Piazza Cadorna

NOMADE ARCHITETTURA — Piazza Cadorna

NOMADE ARCHITETTURA — Piazza Cadorna

NOMADE ARCHITETTURA — Piazza Cadorna

NOMADE ARCHITETTURA — Piazza Cadorna

NOMADE ARCHITETTURA — Piazza Cadorna

NOMADE ARCHITETTURA — Piazza Cadorna

La Glassa delle Fate - NOMADE ARCHITETTURA


Concorso riqualificazione lato sud di piazza Sordello - Lisa Montanari, marco rovina architetto - laboratorio d'architettura

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Dallo studio storico dello sviluppo urbano di piazza Sordello si comprende come la sua attuale forma sia il risultato di un progressivo processo di demolizione di edifici. Piazza Sordello nasce attraverso il gesto di eliminare o meglio “togliere”. Il gesto del togliere per far uscire una forma è un’azione più scultorea che architettonica e anche la poetica che l’accompagna è differente rispetto a quella del costruire, dell’aggiungere. Lo scultore mette in luce un qualcosa che è già presente nella pietra grezza, il suo gesto serve per liberare questo qualcosa. Anche con questo progetto di “museizzazione” della domus romana avviene la medesima cosa: la domus esiste già, va liberata attraverso il gesto del “togliere”

Lisa Montanari, marco rovina architetto - laboratorio d'architettura — Concorso riqualificazione lato sud di piazza Sordello

Lisa Montanari, marco rovina architetto - laboratorio d'architettura — Concorso riqualificazione lato sud di piazza Sordello

Lisa Montanari, marco rovina architetto - laboratorio d'architettura — Concorso riqualificazione lato sud di piazza Sordello

Lisa Montanari, marco rovina architetto - laboratorio d'architettura — Concorso riqualificazione lato sud di piazza Sordello

Lisa Montanari, marco rovina architetto - laboratorio d'architettura — Concorso riqualificazione lato sud di piazza Sordello

Lisa Montanari, marco rovina architetto - laboratorio d'architettura — Concorso riqualificazione lato sud di piazza Sordello

Liten - Wingårdh Arkitektkontor

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Expansion of Liljevalchs art gallery. Stockholm

Wingårdh Arkitektkontor — Liten

Wingårdh Arkitektkontor — Liten

Wingårdh Arkitektkontor — Liten

Wingårdh Arkitektkontor — Liten

Wingårdh Arkitektkontor — Liten

Wingårdh Arkitektkontor — Liten

Wingårdh Arkitektkontor — Liten

Wingårdh Arkitektkontor — Liten

Wingårdh Arkitektkontor — Liten

Wingårdh Arkitektkontor — Liten

Wingårdh Arkitektkontor — Liten

Wingårdh Arkitektkontor — Liten

Wingårdh Arkitektkontor — Liten

(IN)FORMAL Rio de Janeiro - Fabrizio Furiassi, Paolo Venturella

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Favelas had been considered the evil of society for long time, but they are what inhabitants of the city self-generated along time because of their real needs. This reveals Favelas are the real soul of the city of Rio indeed. People living in the slums are a big percentage of inhabitants and they are increasing more and more due to demographic expansion. So far they have been let into indifference without taking into consideration their strength. In the future of Rio the Favela will comes out from their actual sick and dark position going through the coolest places of the city and merging with the old historical context. The self-made boxes will spread with a new rational and ordered shape creating a continuous linear urban-scape that connect the most actractive points of the city: Christ the Redeemer, Sugarloaf Mountain, Copacabana beach, Maracana stadium… This new linear object is accessible to all as a long self-made public space. The role of the architects is almost over, they will only help people providing them a correct way for self-construction leaving to them the choice of where to place and how to build, generating an informal into the formal. The new favela is iconic and informal at the same time. It is a shape with no shape, a space for all where housing and services are mixed together. Favela is not a criminal and uncontrolled area anymore but a clean, safe and self-sufficient space where people have everything they need. Their houses, their gardens, their energy systems, their life, etc. This generates a big community where everybody feels to live together in the same conditions and on the same levels, and the huge dyscrasia between the richest and the poorest does not exist anymore. The Favela is not removed from the city, the way of solving the problem is to make their positive aspects coming out and respecting the local constructive methods. Because of its self-realization it includes everything people need and it extends with no limits everywhere it wants. The city will not be divided, there will not be huge buildings in the center and isolated slums in the outskirts but it will be a unique single identity able to grow with its own proper order.

Fabrizio Furiassi, Paolo Venturella — (IN)FORMAL Rio de Janeiro

Credits Architect: Paolo Venturella & Fabrizio Furiassi Team Design: Paolo Venturella & Fabrizio Furiassi City: Rio de Janeiro Year: 2013 Type: competion

Grace - Snøhetta

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Expansion of Liljevalchs art gallery. Stockholm

Snøhetta — Grace

Snøhetta — Grace

Snøhetta — Grace

Snøhetta — Grace

Snøhetta — Grace

Snøhetta — Grace

Snøhetta — Grace

Snøhetta — Grace

Snøhetta — Grace

Snøhetta — Grace

Snøhetta — Grace

Avtryck - petra gipp arkitektur

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Expansion of Liljevalchs art gallery. Stockholm

petra gipp arkitektur — Avtryck

petra gipp arkitektur — Avtryck

petra gipp arkitektur — Avtryck

petra gipp arkitektur — Avtryck

petra gipp arkitektur — Avtryck

petra gipp arkitektur — Avtryck

petra gipp arkitektur — Avtryck

petra gipp arkitektur — Avtryck

petra gipp arkitektur — Avtryck

petra gipp arkitektur — Avtryck

petra gipp arkitektur — Avtryck

petra gipp arkitektur — Avtryck

petra gipp arkitektur — Avtryck

petra gipp arkitektur — Avtryck

petra gipp arkitektur — Avtryck

petra gipp arkitektur — Avtryck

petra gipp arkitektur — Avtryck

petra gipp arkitektur — Avtryck

Memorial to Victims of Violence in Mexico - Gaeta Springall Arquitectos

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National Competiton, First Prize

“For a long time this place was a place of impossibility. The unfathomable was to be fathomed; the unimaginable, imagined.”
Peter Eisenman about the Holocaust Memorial in Berlin

Gaeta Springall Arquitectos — Memorial to Victims of Violence in Mexico

The site is in Chapultepec, the most important park of Mexico City. This part of the forest belongs to the Federal Government and was under the custody of the Ministery of Defense of Mexico for many decades; so first of all, the Memorial´s Project means the recuperation of 15,000 sqm in terms of public space.

Gaeta Springall Arquitectos — Memorial to Victims of Violence in Mexico

A memorial is the architectural piece in which we can find the remembrance and the memory of the culture and history; in the particular case of the Memorial of the Victims of the Violence in Mexico, we materialize, in terms of architecture, one of the most important and current issues of Mexican society: violence. This is the big and open wound; in response to this, we propose an open project in the site, open to the city and open to the apropiation by the citizens; a project with a strong relationship with the city and her actors. The recuperation of the public space as well as the remembrance of the victims of violence are the essence of the project.

Gaeta Springall Arquitectos — Memorial to Victims of Violence in Mexico

Our project plays the double condition of public space and memorial.
The first premise was to recognize the vocation of the site as a forest; with a very strong presence of nature; the trees are there and they characterize the site.

Gaeta Springall Arquitectos — Memorial to Victims of Violence in Mexico

The violence is suggested in two dimensions: the void and the built. The void proposed in the project is the space created between the steel walls and the trees. This void or empty space could remind us the concept of the no–presences and absences of the people to remember, and the surfaces of the steel walls, rusty or mirroring, show that we can lose ourselves, add ourselves, or multiply ourselves.

Gaeta Springall Arquitectos — Memorial to Victims of Violence in Mexico

Besides that, if we think of violence as destruction, the construction of seventy steel walls plays as the great antidote against the violence.

Gaeta Springall Arquitectos — Memorial to Victims of Violence in Mexico

The big projectual action consists on building seventy metallic walls in corten steel rising between the trees; it is a dual play between nature and architecture: the forest of trees and the forest of walls. The society of the trees and the visitors play the living beings; the society of the walls play the unmateriality of the memories of the victims. The list of materials is reduced: steel and concrete, added to the natural elements of the forest. We are using the corten steel in three ways: natural, rusty or stainless mirroring, each of them with different meanings. The rusty steel means the marks and scars that time makes in our lifetime. The stainless mirroring steel is used to reflect and multiply the living: persons, trees, and the water of the central space; and the natural steel is used as an unperturbed element that remind us the main and essential values that societies must keep to live in peace. Concrete is used for the lanes and the benches; for walking and reflection.

Gaeta Springall Arquitectos — Memorial to Victims of Violence in Mexico

In the central space, which is the main space of the Memorial, there is a 1,200 spm fountain with an undetermined form and open geometry, to remind us that the violence issue is still opened. The fountain is covered with a grid so that the visitor can walk over the water. Water means life; water cleans, and water heals. In this area the steel walls rise stronger and taller, creating the strongest drama in the whole place. The reflection in the water of trees and walls make our eyes go up and down. When they go up, they see the sky, the light, the sun…the hope. Finally, one of the most important parts of the project is the humanization and appropriation of the steel walls. Society is responsible for making the Memorial. The seventy metallic walls are spaces for people to write the name of their victim, and express their pain, anger, and longings. These steel walls play as mirrors and blackboards, and by the writings, being transformed into witnesses of the pain and destruction provoked by the violence of the organized crime.

Gaeta Springall Arquitectos — Memorial to Victims of Violence in Mexico

Location: Avenida Reforma, Bosque de Chapultepec, Ciudad de México
Area: 15,000 m2
Budget: U$S 2,550,000
Design Date: July 2012
Building Dates: September 9 – November 23, 2012
Opening Date: April 2013

Gaeta Springall Arquitectos — Memorial to Victims of Violence in Mexico

Gaeta Springall Arquitectos — Memorial to Victims of Violence in Mexico

Gaeta Springall Arquitectos — Memorial to Victims of Violence in Mexico

Gaeta Springall Arquitectos — Memorial to Victims of Violence in Mexico

Gaeta Springall Arquitectos — Memorial to Victims of Violence in Mexico

Gaeta Springall Arquitectos — Memorial to Victims of Violence in Mexico

Gaeta Springall Arquitectos — Memorial to Victims of Violence in Mexico

Convitto per alunni con una mensa a Malles - Massimiliano Cuccarano, Alberto Barone (SA) - studioAlfa, Maurizio Fabbricatore, Alfonso Coppola architetto, Antonio Coppola (SA)


ESTERNO URBANO - ARCHIPLAN STUDIO // Diego Cisi e Stefano Gorni Silvestrini Architetti

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Lo spazio esterno è organizzato in ambiti che enfatizzano i luoghi rituali del vivere all’aperto,lo spazio per il pranzo, lo spazio per la conversazione e lo spazio per il riposo, che si susseguono dipanandosi lungo un percorso assiale governato dell’elemento ordinatore della panca.

ARCHIPLAN STUDIO // Diego Cisi e Stefano Gorni Silvestrini Architetti — ESTERNO URBANO

Photo by Martina Mambrin

ARCHIPLAN STUDIO // Diego Cisi e Stefano Gorni Silvestrini Architetti — ESTERNO URBANO

Photo by Martina Mambrin

ARCHIPLAN STUDIO // Diego Cisi e Stefano Gorni Silvestrini Architetti — ESTERNO URBANO

Photo by Martina Mambrin

ARCHIPLAN STUDIO // Diego Cisi e Stefano Gorni Silvestrini Architetti — ESTERNO URBANO

Photo by Martina Mambrin

ARCHIPLAN STUDIO // Diego Cisi e Stefano Gorni Silvestrini Architetti — ESTERNO URBANO

Photo by Martina Mambrin

ARCHIPLAN STUDIO // Diego Cisi e Stefano Gorni Silvestrini Architetti — ESTERNO URBANO

Photo by Martina Mambrin

ARCHIPLAN STUDIO // Diego Cisi e Stefano Gorni Silvestrini Architetti — ESTERNO URBANO

Photo by Martina Mambrin

ARCHIPLAN STUDIO // Diego Cisi e Stefano Gorni Silvestrini Architetti — ESTERNO URBANO

Photo by Martina Mambrin

ARCHIPLAN STUDIO // Diego Cisi e Stefano Gorni Silvestrini Architetti — ESTERNO URBANO

Photo by Martina Mambrin

ARCHIPLAN STUDIO // Diego Cisi e Stefano Gorni Silvestrini Architetti — ESTERNO URBANO

Photo by Martina Mambrin

ARCHIPLAN STUDIO // Diego Cisi e Stefano Gorni Silvestrini Architetti — ESTERNO URBANO

Photo by Martina Mambrin

ARCHIPLAN STUDIO // Diego Cisi e Stefano Gorni Silvestrini Architetti — ESTERNO URBANO

Photo by Martina Mambrin

Asilo nido Villa Troili - moramarco+ventrella architetti, Pierpaolo Moramarco, Stella Marina Ventrella, ANTONELLA BERARDI, Francesco Garofoli

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L’area oggetto di concorso è inserita in un programma di trasformazione urbanistica più esteso che prevede un mix funzionale integrato di edilizia residenziale,uffici,commercio e servizi pubblici e più precisamente un parco pubblico con area gioco per bambini ed un asilo nido per sessanta bambini. L’obiettivo è generare qualità negli spazi urbani. Il dato rilevante dell’intorno è la preesistenza boscata all’interno dell’area che si estende per circa 12250 mq, con cui gli spazi pubblici di aggregazione del quartiere dovranno relazionarsi costruendo relazioni privilegiate secondo una graduale naturalizzazione dallo spazio antropico costruito intorno agli spazi verdi del giardino, soglia di attraversamento verso il verde naturale dell’area boschiva interna al parco. La posizione dell’asilo rispetto al lotto lo colloca in modo da essere completamente avvolto dalla cintura verde, un giardino che muta girando intorno all’edificio così come mutano le stagioni e le varietà di piante e fiori collocate, permettendo di osservare i colori e le forme diverse in cui la natura si offre. Il progetto dell’edificio si pone come cerniera tra l’area edificata limitrofa dei blocchi per lo più residenziali ed il verde pubblico. L’orientamento scelto, compatibilmente con le necessità di organizzazione funzionale e con gli accessi all’area indicati dal bando favorisce l’esposizione migliore per le aule rivolgendole verso sud- ovest garantendo buone condizioni di luce anche nel periodo invernale. A tal proposito si è pensato di realizzare delle vetrate ampie e dei patii interni di differenti dimensioni, che si affacciano sul corpo centrale sia per migliorarne le condizione di illuminazione che per fornire degli spazi aperti molto protetti che i bambini più piccoli possono utilizzare in totale sicurezza. La forma base, che per aggregazione dei corpi di fabbrica ha generato il progetto, trae spunto dall’immagine descritta dal bambino quando sintetizza la sua idea dell’abitare costituita da un elemento coperto con tetto a doppia falda. L’impianto ha una forma chiara e comprensibile, sia per un intento didattico, per ciò cui è destinata ad ospitare,che per le modalità compositive attraverso le quali prende forma. Alla forma sintetica dell’edificio caratterizzata da tre blocchi paralleli di dimensioni diverse tra di loro si associa una piccola piazza alberata, attraversamento dal percorso che arriva dall’area attrezzata nel parco e dal parcheggio, verso l’asilo, nonché spazio di attesa e filtro tra interno ed esterno per i genitori. La piccola piazza alberata è lo spazio soglia succitato per passare dalla strada al parco. L’intervento si dispone al suolo occupando la parte del lotto S più a ridosso della strada pubblica, assecondando il suo sviluppo longitudinale in direzione nord-ovest, sud-est. I tre elementi collocati parallelamente uno all’altro articolano la successione spaziale delle parti funzionali dell’asilo. La chiarezza dell’organizzazione planimetrica dell’edificio si traduce con uguale ordine nei prospetti e nelle sezioni che rilevano la successione quasi ritmica degli spazi, descrivendo le varie destinazioni d’uso degli ambienti. Arrivando dal parcheggio si attraversa la piazzetta antistante l’ingresso dell’edificio che conduce all’atrio interno. Di qua ci si collega in modo autonomo con due dei tre volumi e con la scala di accesso ai vani tecnici e di deposito collocati al piano interrato. La prima delle tre parti nella composizione dell’asilo è rappresentata da un corpo che delimita il parco verso nord est. Al suo interno si trovano principalmente servizi, aree amministrative e sul fondo la cucina con gli elementi ad essa annessi. Superato l’atrio si accede allo spazio centrale dell’edificio: l’aula polifunzionale destinata alle attività collettive, al movimento, quando non all’aperto. Esso è riconosciuto dal bambino come spazio di passaggio dall’individualità dell’io alla socializzazione e all’incontro con l’altro e con l’esterno, soprattutto quando questo spazio viene allestito per teatrino, mostre o altri eventi a cui partecipano anche le famiglie. Potremmo descrivere quest’aula come una navata centrale di un impianto le cui estremità sono totalmente vetrate per illuminare e per stabilire quella continuità reciproca tra interno ed esterno. In particolare dall’interno si privilegiano le viste nelle direzioni del bosco, dell’ingresso,dell’area attrezzata per il gioco e del giardino in generale. In questo modo si ottiene una continuità visiva, attraverso operazioni semplici si costruisce un complesso sistema di rapporti e di punti di osservazione da più parti che andranno a stimolare l’interesse e la curiosità del bambino. Attraverso l’aula polifunzionale, luogo d’incontro collettivo ma anche asse distributivo, si accede ai differenti nuclei funzionali dell’asilo: le sezioni e l’aula per il laboratorio che si affaccia con la sua chiusura trasparente sull’aula polifunzionale centrale creando il rapporto di continuità visiva richiesta da e verso l’aula. Le sezioni per le aule infantili si distribuiscono nell’ultimo dei tre corpi rispetto alla successione parallela. Le sezioni sono suddivise nei tre moduli previsti dalla normativa vigente a seconda dell’età dei bambini, in piccoli medi e grandi; una piccola corte illuminata dall’alto separa e protegge i più piccoli dagli altri. Ogni modulo contiene al proprio interno aule, laboratori, zona per il pranzo, la cura e l’igiene della persona, e l’area per il riposo. Le aule per medi e grandi si suddividono ulteriormente per accogliere le diversificate funzioni dei sottogruppi. Tale possibilità di contrazione e dilatazione degli spazi è possibile grazie all’utilizzo di pannelli scorrevoli in legno che conferisce flessibilità e dinamicità d’uso degli spazi per le varie attività. L’uso del colore gioca un ruolo importante: esso è associato agli spazi destinati al bambino attribuendo un’evidente riconoscibilità e possibilità di immediata distinzione e differenziazione. Le cromie più calde e avvolgenti come il giallo ed il rosso sono state attribuite alle aule con funzione stimolante per il gioco; mentre, verde ed azzurro individuano gli spazi dove meglio si sviluppa la creatività , come nel laboratorio delle attività manuali e nell’aula polifunzionale. La successione dei tre blocchi di fabbrica si conclude con una copertura di circa tre metri di aggetto che protegge le aule esposte a sud-est dal sole estivo e dalle intemperie invernali. Il giardino prospiciente le aule, così orientato, permette un adeguato soleggiamento, la sua quota che si imposta ad ottanta centimetri più in basso rispetto alla strada allontanando da quest’ultima , garantisce la necessaria riservatezza e protezione al gioco dei bambini. L’immagine esterna dell’edificio è affidata al rivestimento in mattoni alternati a pannelli in doghe di legno che conferiscono solidità ai blocchi monolitici della composizione. Il tetto, anch’esso rivestito in laterizio realizza una continuità tra copertura e murature. I tre corpi sono così unificati oltre che dalla forma, anche dall’uso dei materiali; la forma tradizionale della copertura dei blocchi è stemperata dalla modernità del trattamento architettonico che unifica base e copertura descrivendo una superficie continua.

moramarco+ventrella architetti, Pierpaolo Moramarco, Stella Marina Ventrella, ANTONELLA BERARDI, Francesco Garofoli — Asilo nido Villa Troili

moramarco+ventrella architetti, Pierpaolo Moramarco, Stella Marina Ventrella, ANTONELLA BERARDI, Francesco Garofoli — Asilo nido Villa Troili

moramarco+ventrella architetti, Pierpaolo Moramarco, Stella Marina Ventrella, ANTONELLA BERARDI, Francesco Garofoli — Asilo nido Villa Troili

moramarco+ventrella architetti, Pierpaolo Moramarco, Stella Marina Ventrella, ANTONELLA BERARDI, Francesco Garofoli — Asilo nido Villa Troili

moramarco+ventrella architetti, Pierpaolo Moramarco, Stella Marina Ventrella, ANTONELLA BERARDI, Francesco Garofoli — Asilo nido Villa Troili

moramarco+ventrella architetti, Pierpaolo Moramarco, Stella Marina Ventrella, ANTONELLA BERARDI, Francesco Garofoli — Asilo nido Villa Troili

moramarco+ventrella architetti, Pierpaolo Moramarco, Stella Marina Ventrella, ANTONELLA BERARDI, Francesco Garofoli — Asilo nido Villa Troili

moramarco+ventrella architetti, Pierpaolo Moramarco, Stella Marina Ventrella, ANTONELLA BERARDI, Francesco Garofoli — Asilo nido Villa Troili

moramarco+ventrella architetti, Pierpaolo Moramarco, Stella Marina Ventrella, ANTONELLA BERARDI, Francesco Garofoli — Asilo nido Villa Troili

Promenade of light - Kengo Kuma & Associates

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Expansion of Liljevalchs art gallery. Stockholm

Kengo Kuma & Associates — Promenade of light

Kengo Kuma & Associates — Promenade of light

Kengo Kuma & Associates — Promenade of light

Kengo Kuma & Associates — Promenade of light

Kengo Kuma & Associates — Promenade of light

Kengo Kuma & Associates — Promenade of light

Kengo Kuma & Associates — Promenade of light

Kengo Kuma & Associates — Promenade of light

Kengo Kuma & Associates — Promenade of light

Kengo Kuma & Associates — Promenade of light

Nya Liljevalchs - Lundgaard & Tranberg Arkitekter

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Expansion of Liljevalchs art gallery. Stockholm

Lundgaard & Tranberg Arkitekter — Nya Liljevalchs

Lundgaard & Tranberg Arkitekter — Nya Liljevalchs

Lundgaard & Tranberg Arkitekter — Nya Liljevalchs

Lundgaard & Tranberg Arkitekter — Nya Liljevalchs

Lundgaard & Tranberg Arkitekter — Nya Liljevalchs

Lundgaard & Tranberg Arkitekter — Nya Liljevalchs

Lundgaard & Tranberg Arkitekter — Nya Liljevalchs

Lundgaard & Tranberg Arkitekter — Nya Liljevalchs

Lundgaard & Tranberg Arkitekter — Nya Liljevalchs

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HANG#J - eleonora crucianelli | MARGARETE, Sara Anselmi | Margarete

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L’ispirazione fornita dal paesaggio circostante, in cui la proprietàè immersa, fa da protagonista attraverso le grandi vetrate concesse dalla campata della preesistente struttura in cemento armato e contaminano gli interni dominati da materiali naturali ed arredi essenziali. Il bianco delle pareti e dei grandi portelloni del sistema cucina fa da sfondo ad episodi improvvisi in cui emerge quà e là una pelle di cortecce recuperate. La parete conenitore che chiude il volume della zona giorno verso Nord accoglie un camino ardesiato col quale risponde al punto di fuga dell’orizzonte naturale che lo affianca ambo i lati.

eleonora crucianelli | MARGARETE, Sara Anselmi | Margarete — HANG#J

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la cucina nascosta, anch'essa rivestita con legno di recupero, si rivela aprendo i grandi portelloni bianchi a scomparsa.

eleonora crucianelli | MARGARETE, Sara Anselmi | Margarete — HANG#J

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