Seppure anche Villacidro abbia vissuto il cambiamento prodotto dalla modernità, soprattutto a
partire dal secondo dopoguerra del novecento, ciò non ha alterato significativamente quell’assetto
urbano, tipico e caratterizzante, fatto di case “affollate e mal disposte: onde che irregolarissime
sono le strade nell’andamento e nella larghezza”. [1]
1 V. Angius, Città e villaggi della Sardegna dell’Ottocento. Vol I Abbasanta – Guspini, a cura di L.
Carta, Illisso Edizioni, Nuoro 2006, pp. 356-361
planovolumetrico
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E anche l’immagine colta da Dessì nei primi anni sessanta del novecento, pur constatando che
quello che un tempo era un “borgo di casupole e legnaie” fosse divenuto una città dove il passo
del bue e del cavallo è sostituito da quello delle auto e dove lo svilupparsi del ceto medio ha
prodotto quel divario generazionale che segnerà il passaggio dalla società contadina ad una
struttura più complessa, pur sempre legata alla terra, ma pronta ad accogliere i cambiamenti del
secolo nuovo, avverte il permanere di quel carattere peculiare della cultura e del vivere locale che
connota l’aspetto di Villacidro quale “civile e selvaggio”. Dove il selvaggio esprime positivamente la
simbiosi fra paesaggio e città, fra ambiente e popolazione, frutto dell’attenzione rispettosa
dell’opera dell’uomo verso la natura, simbolicamente incarnata dal bosco d’invenzione dei monti
che incorniciano la città, prodotto della volontà di coloro (amministratori, educatori e giovani
cittadini) che hanno dato vita ad una struttura pesaggistica che ancora oggi rende inconfondibile lo
skyline urbano, la cui virtù principale risiede nell’aver anticipato, con illuminata intuizione, concetti essenziali: che il paesaggio ha valore quando costituisce l’esito di un partecipato processo politico
e culturale, quando diviene il luogo in cui l’opera dell’uomo e i dati naturali trovano una loro forma,
quando diventa risorsa attiva per il futuro.
E’ dunque il costante perseguimento dell’equilibrio tra tradizione e innovazione, come pure fra
natura e artificio, che la città ci racconta, obiettivi resi oggi ancor più complessi da raggiungere per
la rapidità ed entità dei cambiamenti sociali, economici e culturali in atto.
schema analisi
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Di tali evidenze il concorso promosso dal Comune di Villacidro appare consapevole, proponendo
un programma di city branding attraverso il quale integrare e aggiornare la narrazione della città e
delle sue molteplici peculiarità e opportunità, affiancando alla riaffermazione dei valori consolidati
di cui la cultura è portatrice anche il convincimento delle sue capacità di rivitalizzazione economica
e declinando tale finalità attraverso processi di rigenerazione urbana e sostenibilità ambientale
verso una maggiore qualità della vita e degli spazi urbani.
infogramma di progetto
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E’ evidente dunque che il concorso postula l’esistenza di una Villacidro che non è più (o non è più
solo), la piccola cittadina di Dessì, e che ne segna invece la definitiva evoluzione.
Ciò che oggi colpisce di Villacidro può riassumersi nei punti che seguono.
1. Assenza di uno spazio centripeto di livello urbano. Il concetto di piazza (piazza rinascimentale),
sembra essere avulso, estraneo, o almeno molto marginalizzato. Lo spazio urbanizzato è segnato
da una fitta trama di strade di varia importanza che si incontrano e si confrontano in uno spazio
isotropo. Le suggestioni isopotenziali di Baromini sono importanti, anche se qui sembrano ormai
essere diluite in un continuum dalla qualità edilizia ordinaria. Dalle foto e dai video presenti sul
web, si percepisce tuttavia che Piazza Zampillo è al momento l’unico luogo dove sostare in
maniera gradevole, con un po’ di ombra e dove poter fare qualche incontro e socializzare.
2. Villacidro è una città nata per avere un dominio territoriale sulla pianura che si estende a oriente.
Le strade che portano dalla pianura alla parte più alta della città aggrediscono il terreno in maniera
molto cruda, quasi lungo le linee di massima pendenza. Il tema della salita è insomma ancora un
elemento connotativo nella percezione della città e nella costruzione dell’idea della stessa.
3. L’area di progetto è un grande vuoto urbano, colmato in parte dalla vegetazione rigogliosa,
adagiata su alcuni terrazzamenti artificiali, che consentono di regolarizzare un dislivello di circa 15
m. Le pendenze stradali sono infatti al limite della sostenibilità. E’ particolare infine che ci sia un
campo di calcio, che pare frequentato. La sua esistenza dimostra che forse vi è una popolazione
giovane o giovanile che ancora esprime questa domanda.
4. L’incombenza del massiccio de Linas, con i Monti Omo e Cuccureddu, che sovrasta ancora la
città per chi arriva da est, con la sua vegetazione, sia quella naturale che quella d’invenzione.
5. L’inaccessibilità dell’area di progetto, che si presenta quasi come una “insula” nel tessuto
continuo della città.
6. L’assenza di elementi significativi di percezione del paesaggio urbano, di chiari limiti, di nodi, di
frontiere, di punti di riferimento, di porte.
7. L’assenza di una gerarchia e di una struttura dei percorsi siano essi veicolari che pedonali, fatta
esclusione per le parti più recenti.
modello progetto: inserimento urbano
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Facendo propri gli obiettivi impliciti e dall’ascolto del luogo, il progetto assume dunque come vincoli
ispiratori della proposta:
- la forte acclività del luogo, elemento che caratterizza l’intera Villacidro primigenia, rendendola
matrice del progetto;
- la salvaguardia delle principali emergenze architettoniche locali rispetto alle vedute di valle,
costituite dal campanile della chiesa di Santa Barbara, dal palazzo vescovile e del Municipio
- la caratterizzazione ambientale dell’area d’intervento, nonostante l’elevata occupazione di suolo
prevista dal programma edilizio/funzionale.
- la nuova rotatoria prevista in Piazza Rondò e i relativi flussi veicolari definiti dal progetto.
modello progetto: articolazione
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Di conseguenza il progetto individua gli obiettivi e le relative strategie che seguono.
Obiettivo 1: Definire un sistema insediativo dell’edificato che risulti armonicamente disposto
rispetto all’orografia locale.
planimetria piano terra
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Strategie
● Proposta di un disegno che si fonda sulla composizione urbana, come disciplina che tenta di
collimare, ancora prima dei requisiti funzionali, un senso complessivo e intellegibile della città.
Anche il motto scelto “This must be the place”, vuole significare, oltre all’ovvia allusione ad un
recente film italiano, la risposta alla beethoveniana “Muß es sein?” rispetto ai dubbi che sempre
assalgono quando si compone.
Il disegno parte appunto dalla scelta e dalla composizione di alcuni luoghi o “Figure di progetto”,
come Il Teatro, La risalita, Le piazze, I giardini, Le porte. Il legame tra il luogo e l’edificato è ribadito
dalla restituzione grafica del progetto che, sopratutto in sezione, evidenzia la continuità e l’affinità
tra il suolo e l’edificio. Il cielo è programmaticamente verde, perché verde è il colore dominante del paesaggio alla scala territoriale di Villacidro, verde è l’orizzonte.
planimetria piano primo
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● Articolazione dei corpi edilizi del centro civico in due volumi prevalenti disposti lungo le linee di
massima pendenza così che:
- la torre scenica dello spazio polifunzionale del teatro-auditorium sia posta sull’estremità di valle
dell’area, mitigandone la percettività in modo da non incidere sulla visibilità delle emergenze
storico-architettoniche poste a monte, consentendo al contempo l’agevole accesso dalla via
pubblica degli automezzi diretti alle aree di carico/scarico, magazzino e palcoscenico;
- l’organizzazione a gradoni della sala per il pubblico risulti adagiata coerentemente rispetto
all’andamento planoaltimetrico dei suoli, minimizzandone le alterazioni per scavo;
- gli spazi edificati e aperti di progetto risultino, ciascuno, armonicamente interrelati al tessuto
urbano cui si relazionano direttamente;
planimetria piano secondo
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● Possibilità di costruire l’autorimessa con tecniche di prefabbricazione edilizia. I posti auto richiesti
dal bando vengono reperiti su due livelli scavando il minimo necessario, avendo la parete ovest
controterra. Il parcheggio ha un ingresso a quota 264 slm ed un’uscita a quota 261 slm. Il
parcheggio a quota 261 è fruibile in tutta sicurezza da pedoni e anche da persone con disabilità
motorie. Per evitare costi di gestione eccessivi sono stati evitati ascensori pubblici aperti h 24.
Anche se i posti auto sono pochi, in numero assoluto, i due livelli vengono connotati con colori
nettamente diversi, in modo da evitare il consueto impasse nel ritrovare la propria auto, all’uscita
di un evento. In relazione all’attività del teatro/auditorium, gli stessi posti auto (o una parte di
essi), potrebbero essere convenzionati ex L. 122/1989 con i residenti del luogo.
prospetto via delle carceri
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Obiettivo 2: Caratterizzare Piazza Rondò, come ipotizzata dal progetto della nuova rotatoria, quale
nuova porta urbana.
sezione longitudinale
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Strategie:
● Il sistema architettonico composto dal portale che conclude il corpo dei servizi del teatro e la
torre scenica del teatro stesso denotano in maniera chiara questa intenzionalità. Il trattamento
differente di Via delle Carceri e di Via Giovanni XXIII indicano immediatamente il ruolo diverso
delle due strade: una più pedonale, l’altra più carrabile. Via delle Carceri consente anche uno
sbarco sulla destra, sia ad eventuali navette che taxi, ad una quota molto agevole per portatori di
handicap. Insieme ad una “spina” verde costituisce la dorsale dei percorsi pedonali di risalita al
centro città.
sezione trasversale
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● Localizzare in Piazza Rondò il punto di partenza del principale percorso pedonale protetto di
collegamento con gli approdi significativi del nuovo Centro Civico e di risalita verso le aree aperte
di monte ed il Centro Storico urbano. La rotatoria e gli spazi immediatamente contigui della stessa
funzionano anche come “cerniera” funzionale e simbolica verso il parco comunale nell’area sudovest.
Lo stesso luogo potrebbe diventare l’info-point turistico citato nel comunicato stampa del
Comune di Villacidro del 27/03/2012 in relazione al progetto di e-bike, prevedendo una rastrelliera
per bici all’angolo tra Via Giovanni XXIII e Via delle Carceri. E’ evidente che la stessa rastrelliera
potrebbe essere posta inoltre nello slargo di Via delle Carceri a quota 260,30. Slargo contiguo
all’autorimessa pubblica e che segna tra l’altro, a livello urbano, l’ingresso al Teatro. Il progetto
integra insomma in maniera fluida questa forma di mobilità alternativa.
sezione sul percorso trasversale via giovanni XXIII - via delle carceri
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Obiettivo 3: Individuare una rete di percorsi pedonali protetti così da massimizzare la permeabilità
pedonale locale e integrare al meglio gli interventi di progetto al tessuto urbano circostante.
vista da piazza rondò
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Strategie:
● Definire nuovi percorsi pedonali, interrelati agli esistenti anche nella loro scala dimensionale e
variabilità percettiva degli scorci, capaci di: a) individuare nuove direttrici di collegamento; b)
interconnettere fra loro gli spazi edificati ed aperti di progetto con il contesto urbano di monte e di
valle; c) costituirsi come occasione di riqualificazione della viabilità locale.
Nonostante le altimetrie presenti, il progetto riesce a rendere i propri luoghi raggiungibili anche da
persone con deficit deambulatori. Il taglio diagonale tangente l’aranceto esistente a quota 267
vuole infatti istituire una nuova direttrice di collegamento tra il settore nord della città e il settore sud-est. La spina dorsale pedonale costituita dal sistema scale-verde collega funzionalmente e
percettivamente la parte sud a quella del Palazzo Vescovile. E’ sufficiente immaginare la
differenza di vedute che si ha ora da Piazza Rondò guardando Via delle Carceri con la veduta
che si avrà dopo che il progetto avrà aperto questa nuova direttrice. A livello urbano, la “spina”
verde pedonale suggerisce anche la possibilità di ricollegare, nel verde esistente, l’area del
cimitero al centro città e attraverso la cerniera del rondò il percorso verde al parco esistente in
Via Giuseppe Dessì– Via Repubblica. Il progetto infine implica una riprofilatura delle sedi stradali
di Via delle carceri e di Via Giovanni XXIII.
vista da via delle carceri: ingresso centro civico
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● Realizzare il corpo teatrale, per le parti significative, con tecnologie e materiali che consentano
un elevato isolamento acustico. Le stratigrafie dei muri sono pensate per godere al meglio delle
rappresentazioni teatrali o delle audizioni. Al di là delle soluzioni di finitura interne (soluzioni che
pure ci sono), per il miglior controllo dell’acustica, occorre isolare la sala da rumori che
provengono dall’esterno, e soprattutto da Via Giovanni XXIII.
vista dal parco verso la torre scenica
© Maria Rosaria Vitiello . Published on December 22, 2014.
● Integrazione delle aree al contorno, individuate con linea blu nel bando. Pur non oggetto di
intervento, le aree a ridosso dell’area di progetto costituiscono un elemento molto importante per
meglio contestualizzare il progetto e renderlo funzionale. L’aranceto, fuori dall’area di progetto,
viene salvaguardato e valorizzato. Nel limite ovest dell’area blu viene sistemato un parcheggio a
raso, che ha ingresso e uscita da Via Giovanni XXIII alla quota di 270,70 slm, e che ospita 25
posti auto + 1 per portatori di handicap. Il parcheggio è collegato, tramite un sistema di rampe,
agli altri luoghi del progetto. L’area attualmente occupata da un campo da calcio viene trattata
con prato rustico, intervento del tutto “trasparente” e reversibile rispetto all’uso attuale. Le vecchie
carceri vengono re-interpretate come giardini chiusi, il cui tema dominante è la memoria della
carcerazione. Si tratta di giardini che hanno la particolarità di prosperare all’interno di piccoli spazi
confinati ed ombrosi. Il progetto del verde ha individuato le specie possibili. L’ombra e l’acqua
consentono anche la sosta dei cittadini in piccoli luoghi con microclima sicuramente vario. Le
vecchie carceri divengono cerniera pedonale tra l’area di via delle Carceri, e nello slargo a fianco
del Palazzo Vescovile, e la direttrice principale che scende fino al rondò. Il Citrus Sinensis, in
vaso, che sopravanza le mura, diventa un landmark urbano. Le costruzioni attuali vengono
mantenute nelle sole murature, fino ad un’altezza di circa 250 cm. Il disegno delle carceri, pur
consentendo la più ampia permeabilità pedonale, fonda le proprie matrici sul senso dei passi
perduti che si consumano in carcere, sull’andirivieni che va da un muro ad un altro muro. In uno
dei muri è presente una meridiana stilizzata, che ricorda un altro elemento simbolo del carcere: il
tempo.
vista del parco dalla terrazza del cinema all'aperto
© Maria Rosaria Vitiello . Published on December 22, 2014.
Obiettivo 4: Instaurare il migliore rapporto fra natura e artificio
vista interna sala teatro
© Maria Rosaria Vitiello . Published on December 22, 2014.
Strategie:
● Assoggettare la maggior quantità degli spazi aperti di progetto ad interventi di riambientamento e
valorizzazione paesaggistica. Il verde era un tema del bando, che il progetto ha cercato di
interpretare al meglio. L’aranceto di quota 267 dialoga con un verde posto in copertura dei
parcheggi, disposto secondo un disegno che ri-ordina l’area. L’area sembra tagliata da una
diagonale estranea ai luoghi. Invece questa diagonale percorre praticamente in piano l’area a
quota 267 (una isoipsa) e ridefinisce un sistema ortogonale su cui si fonda il verde. L’area è
fiancheggiata da un doppio muro (che ospita il cavedio di aerazione del parcheggio alla quota più
bassa) ed è segnata da una fontana importante, che con la sua forma vuole richiamare i nuraghi.
Nel settore nord il progetto ripropone un campo da destinare ad attività sportive (basket,
pallamano) e ludiche. Le scale che risalgono da quota 254 (rotatoria) a quota 271 (carceri), sono
accompagnate da una fascia di verde che costituisce anche un filtro-raccordo all’area più
densamente costruita.
vista cinema all'aperto
© Maria Rosaria Vitiello . Published on December 22, 2014.
● Individuare soluzioni finalizzate al recupero di suolo altrimenti perso per l’alta densità edilizia
prevista dal programma. Vengono reperiti ca. 1600 mq di verde su una superficie fondiaria a
disposizione di ca. 4800 mq. Si tratta certamente di una naturalità“mediata”, sicuramente meno
“selvaggia”, ma altrettanto sicuramente molto più fruibile. Il verde viene tematizzato in funzione del
ruolo che gioca nel progetto. Anche se meglio illustrato nel Quaderno Tecnico, è opportuno
anticipare che nel chiostro “degli artisti” vengono previste essenze che vivono nella mezz’ombra.
Tuttavia il progetto postula la necessità di avere in quel luogo dei cipressi, che segnino con la
propria verticalità, il vuoto che li ospita. La “spina verde” di risalita sarà invece composta dalla
consociazione tra arbusti e alberi di alto fusto, in modo da avere fioriture e profumi per un periodo
molto lungo nel corso dell’anno. Le vecchie carceri prevedono essenze arbustive e un solo
esemplare di arancio in vaso. Il parco a quota 267 è organizzato secondo una matrice geometrica
derivata da due ortogonali, che delimitano “vasche” o “bacini” rettangolari, che potranno ospitare
composizioni con rocce e piante. Infine il verde sopra la sala del teatro prevede degli alberi di
agrumi in vaso e un prato rustico praticabile. Gli alberi in vaso, illuminati dal basso, daranno di
notte un effetto di grande tranquillità.
tavola 01
© Maria Rosaria Vitiello . Published on December 22, 2014.
● Reintrodurre il tema dell’acqua, al momento molto marginalizzato. La fontana prevista nel
giardino pensile in copertura dell’autorimessa intende richiamare, nelle sue proporzioni,
l’architettura nuragica da una parte, e con l’acqua, uno degli elementi fondanti della città di
Villacidro. L’acqua ha un ruolo importante, in questa regione ed in questa città. Anche se oggi è
quasi scomparsa alla vista, alcuni toponimi (Zampillo, Fluminera), fanno pensare che l’acqua,
come era prevedibile, sia stata elemento generativo. Nelle carceri il tema dell’acqua viene
riproposto, come figura enigmatica e misteriosa: non si comprende da dove arrivi, ricomparendo in
alcuni tratti e poi scomparendo di nuovo alla vista.
tavola 02
© Maria Rosaria Vitiello . Published on December 22, 2014.
● Realizzazione di pannelli fotovoltaici disposti sulla copertura della torre scenica. Il progetto è ben
consapevole di situarsi in un contesto paesaggistico di pregio, sottolineato e ribadito anche dalle
normative vigenti, che impedirebbero l’inserimento dei pannelli. A giustificazione delle scelte
compiute in tal senso, si fa notare che i pannelli sono tutti contenuti nel “catino” di copertura,
integrati nel disegno anche con il sistema di evacuazione fumi della torre scenica. In effetti, tutta la torre scenica non è altro che un corpo edilizio destinato ed esigenze molto tecniche. I pannelli posti
in copertura, forniranno, anche in relazione alle modalità di gestione del centro civico nel suo
complesso, un significativo contributo energetico).
tavola 03
© Maria Rosaria Vitiello . Published on December 22, 2014.
● Realizzazione di vasche di recupero di acqua piovana dimensionate per un significativo
contributo alle modeste necessità di irrigazione del verde di progetto. Sebbene il grande punto
interrogativo di queste vasche stia nella loro incapacità di fornire un contributo nel momento di
maggior necessità, dall’analisi dei dati pluviometrici emerge un periodo estremamente critico di soli
due mesi.
● Realizzazione di edifici molto performanti sotto il profilo energetico, con un’alta flessibilità ed
integrazione con gli aspetti impiantistici. Pur rimanendo nei limiti economici forniti dal bando, i muri
sono costituiti da un cappotto esterno e dalle soluzioni di tamponatura interne che fanno ricorso a
tecnologie “a secco”. Ciò consente sia una maggiore flessibilità distributiva, sia delle facilitazioni
per la parte impiantistica.
Obiettivo 5: Rafforzare la funzione ludica e sociale degli spazi aperti di progetto.
Strategie:
● Prevedere la permanenza e valorizzazione dello spazio dedicato allo sport ed ai giochi di
quartiere. Il fatto (il fatto urbano), che il terrazzamento ad ovest ospiti ancora un campo di calcio è significativo. Infatti non è stato fagocitato da logiche di densificazione della città (ha resistito
dunque ai valori immobiliari) e non è in stato di completo abbandono. Il progetto muove da questa
realtà e la ripropone, cercando di intensificare le possibilità di gioco. Lo stesso disegno a terra dei
vari giochi possibili (basket, pallamano, ecc.), diventa motivo di identificazione. Nulla esclude poi
che lo stesso disegno sia ulteriormente stratificato con la giustapposizione di giochi ancora più
semplici (campana, quattro cantoni, scacchi). La visione della vitalità indotta da questi giochi è
garantita sia da delle piccole gradonate nel lato ovest che (poiché incidono nell’area blu del bando,
possono essere considerate come una possibilità), sia dalla possibilità di affaccio creato dal
prolungamento della copertura del teatro. Quest’affaccio si configura di fatto come un vero e
proprio “belvedere”, sia verso la parte alta della città e verso il massiccio del Linas ad ovest, sia
verso la pianura nel quadrante est.
● Creare una mixité funzionale e tipologica così da poter godere del complesso lungo tutto l’arco
della giornata. E’ opportuno forse riassumere le funzioni che il progetto prevede: teatro, auditorium,
bar, sala stampa, parcheggio, spazio per giochi superficie (pallamano, basket), sala per la
promozione e vendita di prodotti enogastronomici tipici della filiera locale, giardino di quartiere,
centro di coordinamento dell’associazionismo (casa delle associazioni). Nello studio di fattibilità
messo a disposizione dall’amministrazione è prevista un entrata finanziaria legata all’affitto di una
sala di registrazione. Pur non essendo presente nel programma funzionale del bando, il progetto
ritiene che tale attività potrebbe essere contemplata, laddove ritenuta opportuna, negli spazi ora
destinati alla Casa delle Associazioni, ovvero rimodulando alcuni spazi del livello più basso
dell’edificio. La copertura del teatro ospita un pavimento leggermente in pendenza dove potersi
sedere e guardare un film, proiettato sul fianco della torre scenica. La cabina di proiezione del
teatro (in una versione più modesta), è infatti replicata anche in copertura. Il complesso così
composto sarà vissuto tutto l’arco della giornata.
● Prevedere la possibilità di avere nel giardino di quota 267 l’esposizione en plein air di opere
d’arte. Il disegno geometrico del parco consente infatti di ospitare senza particolari difficoltà
sculture pensate per luoghi all’aperto, sia nelle parti pavimentate sia nelle parti lasciate a prato
rustico.