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Around Arundo - Barbara Cucuzzo, laura carosi

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around arundoè un progetto che nasce dall’analisi dello spazio balcone, uno spazio spesso limitato, di dimensioni ridotte, addossato alla facciata in maniera posticcia, con l’intento del costruttore forse di dare un valore aggiunto all’appartamento di cui è pertinenza, producendo nella realtà l’effetto contrario. Il balcone, specialmente se di piccole dimensioni non viene affatto vissuto, anzi spesso e volentieri diventa una sorta di ripostiglio all’esterno, ricettacolo di tutti quegli oggetti, in genere anche ingombranti, che raramente vengono utilizzati, insieme a numerosi vasi, di diverse forme e colori, i quali più che abbellire il balcone creano un effetto ancor più disordinato. Il motivo di tale noncuranza è da ricercarsi nella difficoltà di immaginare uno spazio così ristretto accogliente e piacevole da vivere; chi vi sosta, specie se il balcone presenta una ringhiera, si sente esposto agli sguardi esterni, senza difese. Bisogna però restituire al balcone la sua dignità di spazio appartenente alla propria casa, uno spazio interno-esterno: l’affaccio dell’intimità della vita privata sulla vita cittadina, il proprio spazio esterno privato. Senza dimenticarsi che il balcone viene visto dalla strada da qualsiasi passante ed è pertanto lo spazio più esposto della propria casa, il più rappresentativo del proprio modo di abitare. around arundo si pone quindi l’obiettivo di organizzare uno spazio di dimensioni ridotte, assegnando precise funzioni , ricreando quell’atmosfera di intimità che permette al fruitore di non sentirsi più esposto alla vista di chiunque ma di sentirsi a proprio agio in uno spazio accogliente. Nasce così l’idea di creare nella realtà un elemento che funzioni da filtro tra lo spazio esterno (ma interno all’abitazione) del balcone e lo spazio esterno della città, un filtro tra l’intimità domestica e la freneticità della vita cittadina come ad esempio quella romana. Tale elemento intermedio, per non risultare eccessivamente artificiale e non appesantire ancor di più uno spazio così contenuto, deve rimandare alla naturalità che spesso manca nelle nostre città. È così che ha origine il riferimento al canneto, un luogo di pace, tranquillità, dove luci e suoni vengono filtrati dalle lunghe canne.

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Tavola di concorso

La nostra idea è quindi quella di riproporre questo angolo di tranquillità sul balcone con un occhio alla sostenibilità utilizzando un materiale facilmente reperibile, ecosostenibile e di scarto e che visivamente richiamasse la verticalità delle canne. La scelta del materiale non poteva che ricadere su tubi di cartone, provenienti dallo scarto di rotoli di carta (nel nostro caso carta da plotter per la stampa), impermeabilizzati per poter resistere all’umidità e alla pioggia. I tubi di cartone utilizzati in maniera compatta riempiono e organizzano lo spazio con due principali livelli: il livello del canneto vero e proprio che avvolge e circonda il balcone, filtrandolo rispetto l’esterno cittadino, e il livello dei piani di appoggio. I due livelli progettuali principali, canneto e piani, si articolano poi in diversi elementi tra loro complementari e contrastanti. Il canneto si caratterizza per le differenti altezze dei tubi da cui è composto, al fine di richiamare la spontaneità del canneto e della natura stessa. I tubi del canneto vengono dipinti in colore verde come richiamo alla natura ma tra questi tubi verdi sono inseriti, in modo del tutto casuale, come casuale è la crescita delle piante, dei tubi non dipinti e quindi di color marrone, che assolveranno alla funzione di contenitori per le piante. Le sedute, di forma trapezoidale e altezza 40 cm, vengono accolte all’interno del canneto, come a creare delle alcove pronte a ricevere gli ospiti; sono state disposte in contrapposizione l’una con l’altra per formare un salotto all’aperto, dove due persone possono conversare in piena tranquillità e comodità. Al centro tra le due sedute è stato inserito un piano d’appoggio, ad altezza 30 cm, utile per posare ad esempio un libro o semplicemente un vassoio con l’aperitivo o il caffè da condividere con il proprio ospite. Spostato più a sinistra, tra la seduta e il piano di appoggio, spicca un piccolo piedistallo di altezza 65 cm, formato dall’accostamento a triangolo di dieci tubi, su di esso verrà collocato un vaso esterno, in contrasto con i tubi contenitori inseriti nel canneto. La disposizione di questi elementi e le loro differenti altezze sono state studiate in modo da avere un’armonia tra i contrasti presenti: la verticalità dei tubi contro l’orizzontalità dei piani, le differenti altezze del canneto contro le altezze uniformi dei piani, il colore del tubo-contenitore contro il verde degli altri tubi del canneto e delle piante che in esse verranno collocate, il vaso esterno contro i tubi contenitori, l’alto piedistallo contro il basso ripiano d’appoggio… I vari elementi del progetto poggiano al di sopra di una pavimentazione di colore azzurro e leggermente lucida, in grado di riflettere e moltiplicare i tubi, rafforzando in questo modo l’idea di un canneto immerso in acqua. Poche sono le essenze utilizzate nell’allestimento del balcone e tutte (o quasi) richiamano la vegetazione tipica di zone umide e di un canneto, ad iniziare dalla “non essenza”, ovvero l’arundo donax , una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Poaceae, conosciuta anche come canna comune. In around arundo l’elemento della canna viene astratto e tradotto con l’utilizzo di tubi di cartone, tagliati a differenti altezze, che simulano un canneto urbano. All’interno dei tubi – contenitori posizionati in modo casuale all’interno del canneto vengono collocate le essenze di phormium tenax e di carex oshimensis. Il primo è una pianta sempreverde della famiglia della Agavaceae, originaria della Nuova Zelanda, caratterizzata dal fogliame verde o variegato dal portamento eretto; il secondo, il carice, è una pianta ornamentale caratterizzata dal fogliame stretto della famiglia delle Graminacae. Entrambe le essenze con le loro foglie strette e lunghe richiamano il fogliame dell’arundo donax, pertanto si configurano come perfetto completamento del canneto di tubi di cartone. In contrasto con le essenze “palustri” finora citate è l’inserimento sul balcone dell’orchidea, la cymbidium solana, che viene posizionata in un vaso poggiato al di sopra del piedistallo. L’orchidea pertanto diventa l’elemento focale del balcone, l’elemento di forte contrasto tra l’eleganza del fiore e la spontaneità del canneto e delle essenze in esso presente, seppur richiamando essa stessa agli elementi di “contorno” quale la verticalità delle canne e la forma delle foglie, lunghe, strette e ricurve simile al carex ed al phormium. Da un punto di vista tecnico l’assemblaggio dei tubi di cartone avviene collegando gli stessi con del fil di ferro fatto passare in appositi fori, consentendo così di creare una struttura solidale e pertanto resistente. Il progetto si cala nel contesto del balcone di piccole dimensioni e vuole dimostrare la versatilità di un materiale di recupero quale il tubo di cartone sia come singolo contenitore per delle piante, sia come piano d’appoggio per vasi o come seduta se utilizzato in maniera massiva e solidale. Around arundo pertanto richiama uno spazio naturale in un contesto antropicourbano, ridonando però al balcone la dignità di spazio vissuto nella quotidianità della vita domestica perché crediamo che, parafrasando una frase di Perec, “si dovrebbe imparare a vivere di più nei balconi” (G. Perec, Specie di Spazi, Paris 1974)

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Tavola di concorso

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