Il motto scelto Ri-vidât: Rigenerazione + Cividât. Esprime le nostre intenzioni: è una fusione di rigenerazione con il nome friulano di Cividale. Il motto richiama l’idea di far rivivere, recuperare, rendere vivibile un luogo ricordando la memoria del suo passato. Vidât non significa vitale ma è l’assonanza della parola a richiamarne il concetto. Il motto vuole descrivere soprattutto l’atmosfera emotiva del progetto costituita da materia, tempo e vita.l progetto si propone di rispondere alle esigenze dell’Amministrazione poste in luce dal bando, in particolare, la riqualificazione urbanistica e architettonica dell’intera area posta tra il Centro storico di Cividale e la nuova area di espansione a nord. L’idea si concretizza nella riorganizzazione del sistema del traffico e nella riqualificazione degli spazi dismessi della ex stazione ferroviaria e delle aree adiacenti.
© navarrini architetti e associati . Published on June 20, 2013.
Dalla prima analisi su Cividale si può osservare la stratificazione storica e nel contempo geologica. Le pietre sulle quali è costruita la città sono anche le pietre che compongono le mura di difesa, i palazzi, le piazze e le opere d’arte contenute nei musei.Posta nel pregevole contesto architettonico e ambientale tra le montagne friulane e il fiume Natisone, l’area progetto è oggi in parte soffocata da un notevole traffico veicolare, prevalentemente di attraversamento, che produce una frammentazione degli spazi e genera un impatto ambientale negativo visivo-acustico e di inquinamento da gas di scarico e polveri sottili, che contribuisce ad abbassare il livello di vivibilità complessivo. L’amministrazione ha avviato una serie di interventi atti a spostare il traffico di attraversamento e le aree parcheggio più a nord, verso la nuova zona di espansione, liberando viale Libertà e allontanando il carico dal centro storico. Appare infatti oggi irrealistico continuare ad avere un tipo di traffico a velocità sostenuta e automobili parcheggiate ovunque, anche a ridosso degli edifici.
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1. Contesto: E’ interessante notare nella cartografia storica come Cividale, per la sua strategica posizione, sia sempre stato un baluardo fortificato di difficile accesso chiuso fra mura di difesa, che lo ha posto come un importante centro politico e commerciale in Friuli rivale di Udine. Ad un primo sguardo si può notare come il centro storico risenta ancora della conformazione ereditata dal “castrum” romano che lascia intravvedere una maglia abbastanza regolare che si sviluppa dalla piazza del duomo. Questo fatto ci ha convinto a proporre un disegno semplice e chiaro desunto dai segni del contesto. La linea emotiva del progetto tiene conto del tema del museo della grande guerra, posto dal bando, che determina una serie di riflessioni sugli avvenimenti tragici avvenuti a Caporetto e nella stessa Cividale. Le immagini dei campi inariditi dalla battaglia sui quali poi rinasce comunque l’erba rigeneratrice è diventata una delle idee guida della nostra proposta. Passeggiando nell’area della vecchia stazione ci si imbatte in una sensazione di smarrimento, come dopo un conflitto, causata dallo spianamento del terreno, dall’eliminazione dei binari e dalla solitudine muta dell’edificio stazione dove la vita è assente e dove mancano punti di riferimento. Ai lati di viale Libertà vi sono auto parcheggiate in più file e in modo caotico fino a ridosso del piccolo parco di via Marconi e agli edifici. L’area progetto appare disconnessa sia dal centro che dall’area di nuova espansione a nord. Esistono dei percorsi pedonali ma sono residui della carreggiata da percorrere velocemente respirando il gas di scarico delle auto e rischiando pericolosi attraversamenti.
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La riflessione introduttiva non può ritenersi compiuta senza interessare le prospettive economiche future, non risultando semplice prevedere oggi l’evoluzione delle economie basate sull’uso di prodotti derivati dal petrolio. A distanza di alcuni anni, causa gli esponenziali aumenti dei costi di trasporto e di produzione e la crisi economica, progetti che non utilizzino risorse naturali, a chilometro-zero, potrebbero rivelarsi inattuabili. Pertanto il progetto prende in esame l’uso di materiali locali in modo da contenere i costi dei trasporti e permette nel tempo una agevole manutenzione.
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2. Filosofia progettuale: L’area di progetto, di grandi potenzialità, appare però composta da molteplici “pezzi” non aggregati fra loro. La nostra ipotesi è quella di conferire unitarietà alla pluralità di spazi pubblici dell’area, di trasformare il loro attraversamento in una narrazione. L’aggregazione delle parti avviene quindi mediante un disegno unitario che, connettendo le varie funzioni, dona un’immagine omogenea. Il tema del nostro progetto è la rigenerazione proposto con una doppia chiave di lettura: come riqualificazione dei luoghi dismessi della ex stazione e delle aree adiacenti destinati a nuovi usi; simbolica, come capacità della natura di guarire le ferite provocate dalle battaglie donando nuova vita. Così l’erba ricopre le strade, ormai in disuso, creando nuovi spazi per lo svago e, nel contempo, copre lo spazio museale, dedicato alla prima guerra mondiale, rigenerando simbolicamente la memoria delle devastazioni. Il nuovo volume espositivo non comporta ulteriore consumo di suolo e lascia intatte le potenziale intrinseche dell’area.
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Il progetto, accogliendo quanto fatto dall’Amministrazione con la creazione delle due rotonde e la nuova bretella posta a nord, che senz’altro risolvono alcuni problemi viabilistici, si pone come obiettivo primario quello di dare all’area della ex stazione un’immagine accogliente, creando spazi ricettivi in cui anche anziani e bambini possano muoversi o sostare in sicurezza, realizzando aree verdi che si configurino come l’estensione del parco esistente.
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Il progetto vuole enfatizzare le percorrenze pedonali e gli spostamenti ciclabili. Le strade carrabili uniscono luoghi lontani ma separano ciò che è vicino e negano l’accesso ai luoghi a chi non è motorizzato. Le percorrenze nell’area progetto sono pensate per essere compiute a varie velocità e con modalità diverse: velocemente in bicicletta per dirigersi in altre direzioni, camminando lentamente sotto agli alberi, sostando sulle panchine, visitando il museo, correndo sul prato col pallone o sedendosi al caffè. Gli usi plurimi rendono l’area vitale tutto il giorno scongiurando il rischio che si instaurino pericolose situazioni di degrado e abbandono.
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3. Concetto Il progetto si pone quindi i seguenti obiettivi: 1) eliminare la separazione in viale Libertà tra lato ex stazione e area del parco di viale Marconi, risolvere i collegamenti con il nuovo terminal ferroviario e permettere una percezione unitaria degli spazi;
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2) determinare un limite fisico tra l’area della stazione e del futuro museo e la bretella che corre a nord. Il limite del progetto è un muro/recinto che, evocando le mura di difesa ancora visibili a Cividale, connota e diventa il contenitore del nuovo intervento. Il muro rivestito in acciaio cor-ten ha anche un significato simbolico: il ferro come memoria della ferrovia dismessa, coerente con la funzione che conteneva, richiamando anche l’idea del filo spinato, degli obici, dei mitragliatori rugginosi che si conserveranno nel museo. L’idea che un fiume di auto corra adiacente ad un luogo di svago e cultura dove bambini e adulti possono muoversi in libertà rendeva molto debole la nostra proposta. In realtà il limite esiste già ed è quello rigidissimo, invalicabile della nuova strada;
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3) estendere gli spazi pedonali e ampliare il verde esistente. Viale Libertà diventa la nuova porta d’ingresso alla città: una “piazza” allungata prevalentemente pedonale (viene lasciato comunque un tratto di accesso carrabile da vle Marconi ridotta parzialmente a Z.T.L.) collegata al nuovo sistema intermodale. Le superfici pavimentate, creano spazi che inglobano la vecchia stazione, il nuovo museo e raccolgono i flussi provenienti da e per il terminal ferroviario e l’area a nord. A est si diradano scomponendosi progressivamente verso il parco, lasciando spazio al verde. Parco Italia viene liberato dalle recinzioni e collegato al nuovo sistema. Il verde contamina la piazza che verso est diviene un parco pubblico dotato di alberature e aree a prato;
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4) risolvere i punti di conflitto auto-pedoni, restringendo i passaggi alle auto, allargando gli attraversamenti pedonali, e usando pavimentazioni dalla superficie rilevata (ciottolato) che genera un automatico rallentamento da parte del conducente;
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5) prevedere uno spazio per il nuovo museo da dedicare alla prima Guerra Mondiale che comunichi e crei atmosfere che avvicinino il visitatore allo stato d’animo del soldato in battaglia.
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4. Il nuovo Museo: La destinazione di un museo alla Grande Guerra, che il Bando richiede all’art.3, è certo un’iniziativa che Cividale merita a pieno titolo, essendo stata teatro di operazioni, praticamente in modo permanente, per tutto il relativo periodo bellico. Ma nasce contemporaneamente un dubbio che si trasforma in suggerimento, nonché motivo di meditazione per le future scelte dell’Amministrazione Comunale. Di musei dedicati alla grande guerra, all’aperto, utilizzando luoghi storici e trincee ancora leggibili, oppure ospiti di strutture più o meno prestigiose, nei teatri delle battaglie ve ne sono molti, alcuni peraltro molto suggestivi da visitare. Riproporre il tema a Cividale, negli stessi termini, ci è sembrata allora un’occasione persa o comunque una forma molto standardizzata di affrontare i contenuti espositivi, ove invece questa potrebbe essere l’occasione di costruire qualcosa di esclusivo che solo a Cividale trovi luogo.
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Spazio espositivo Lo spazio espositivo interrato a -1m rispetto alla quota 0 attuale, coperto di verde come una collina (quasi una “Quota Cividale” della memoria) che sale verso il muro “di difesa”, è affiancato da una sala proiezioni che all’occorrenza si trasforma in spazio espositivo, un blocco servizi, centrali termiche e il magazzino/deposito. L’accesso allo spazio museale avviene attraverso la forte suggestione di due lunghe fessure con pavimento e pareti in cor-ten (una d’ingresso e una d’uscita) incise nel terreno, che volutamente evocano trincee e camminamenti. All’interno lo spazio interrato, che richiama l’ipogeo celtico di Cividale, appare essenziale. Le pareti sono in cemento a vista; il solaio leggermente convesso e rampante verso il muro curvo è tagliato da aperture rettangolari che convogliano la luce dall’alto; il pavimento è in resina grigia. Nulla deve distogliere il percorso emozionale del visitatore.
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Allestimento E’ noto che la storia contemporanea di Cividale è profondamente, indissolubilmente legata alle truppe alpine, alla “Julia”, all’8° Reggimento, e di questo la città va fiera. L’idea dunque è quella di raccontare nel loro complesso “le truppe alpine” attraverso i punti salienti della loro esistenza, perché proprio il Friuli non può dimenticare cos’hanno rappresentato gli alpini nel post-terremoto del 1976, né si può lasciare nella dimenticanza la scuola costruita con amore, e tuttora mantenuta in esercizio, a Rossosch in Russia, sede del Comando delle nostre truppe dal 1941 al 1943. La nostra proposta è quindi l’istituzione di un “Museo delle Truppe Alpine” che ancora non esiste.