Obiettivo del progetto è creare un marchio che sia in grado di rappresentare la città di Pisa in modalità innovativa. Si vogliono “condensare” i simboli e i valori storici che la città possiede e che la rendono identificabile in modo univoco e sintetizzarli secondo lo “sguardo” e le “forme” appartenenti al nostro tempo, il XXI secolo. È questo il concetto che si deve esprimere attraverso un logo che sia anche in grado di elevarsi a simbolo, quindi avente una funzione culturale ed allusiva molto forte. Considerando l’utilizzo finale del risultato grafico, si è presupposta la necessità di ottenere un marchio caratterizzato da una “forma perimetrale” semplice, versatile e non soggetta a interpretazioni di carattere posizionale e di verso. Il pensiero progettuale nasce dal monumento più celebre della città: la “torre pendente”; essa costituisce un simbolo largamente “sfruttato”, sempre proposto nel modo più immediato e semplice, cioè da un punto di vista laterale. L’idea è stata quella di cambiare punto d’osservazione ed effettuare una rielaborazione contemporanea: la torre come se fosse un timbro che segna e distingue il territorio pisano, un timbro appoggiato sul tessuto urbano e inclinatosi a causa dei secoli. La vista zenitale della torre svela una forma globale (torre e basamento) molto interessante, caratterizzata da una serie di cerchi concentrici e di cerchi in traslazione tra loro dovuti all’inclinazione della torre, il tutto compreso in un unico cerchio perimetrale. Il suddetto gioco geometrico di cerchi vuole inoltre essere un tributo ad uno dei personaggi pisani più illustri, Galileo Galilei, alludendo ad un sistema di orbite. Lo studio e la semplificazione dell’architettura e delle decorazioni del monumento visto dall’alto ha portato ad un disegno schematico, essenziale e geometrico, tuttavia la direzione di inclinazione della torre rispetta la realtà in relazione alla posizione dell’ingresso; quest’ultimo determina anche la disposizione della figura generale, ponendosi nella parte inferiore del cerchio, come fosse l’inizio (in quanto accesso), il “punto zero” della storia della città, che si identifica come un percorso dall’origine fino ai nostri giorni. Tale concetto temporale sembra come testimoniato dal lento movimento della torre. Anche le decorazioni a settori del basamento rimandano all’idea di tempo, come fosse il quadrante di un orologio. Per collocare il marchio in modo esplicito nel nostro secolo come risultato di un processo storico, si è scritto il nome della città in corrispondenza del “punto zero”, cioè l’origine, quando nacque Pisa, e il numero del corrente secolo (“XXI”) all’esatto opposto, in sommità del cerchio, al “top dei giorni” raggiunti, non la fine ma il punto più avanzato. La successione del tempo è resa palese ricorrendo alla celebre serie di Fibonacci, riferimento culturale essenziale ad un altro illustre personaggio di Pisa, che collega attraverso i numeri scritti in romano (dovendo alludere ai secoli) il “punto zero” (“PISA”) con il settore “XXI”, lasciando liberi i successivi settori che rappresentano il futuro. Infine, per rendere più incisivo e impattante il marchio, si è deciso di attribuirgli un colore caratterizzante simbolico e significativo: si è optato per il colore storico delle bandiere e degli stemmi di Pisa, cioè il rosso. Esso non riguarda l’intero logo, ma solo alcune parti, il resto è in tonalità di grigio, in sintonia con lo stile semplificato del disegno grafico. Nella versione bianco-nero il colore viene sostituito dal bianco. Questa concezione rappresentativa permette eventuali rielaborazioni future, per esempio si può definire un colore differente per ogni diversa tematica di utilizzo; esso risulta flessibile, riproducibile, moltiplicabile ed applicabile a qualsiasi supporto, come se fosse un timbro. Inoltre è monodirezionale, quindi non presenta problemi di orizzontalità o verticalità, e può essere riprodotto in piccolo così come in grande senza problemi di risoluzione.
© D R A G O S T I L E
© Francesco Drago . Published on July 11, 2013.
© D R A G O S T I L E
© Francesco Drago . Published on July 11, 2013.