Il mondo dell’uomo innalza i fenomeni naturali e i loro rapporti introducendoli in un’altra sfera, quella del pensato, del voluto, dello stabilito, del costruito, che in un modo o nell’altro sono sempre lontani dalla natura: la sfera delle realtà culturali. In questo mondo della cultura vive l’uomo. Romano Guardini teologo, scrittore
© Cintolo Alessandro . Published on August 31, 2013.
“Il paesaggio non nasce come un opera d’arte. Lo può divenire solo a posteriori. Esso in prima istanza è l’esito di una serie di modificazioni indotte nel corso del tempo dalle comunità insediate in un certo intorno della superficie terrestre. […] Per questo motivo il paesaggio è quindi un’opera d’arte a posteriori nel momento stesso in cui è anche un’opera d’arte indiretta, vale a dire non prodotta da una vera e propria intenzionalità artistica. Quanto detto consegna il paesaggio a una dimensione ibrida, per la quale esso è interpretabile sia come un sistema di interventi di natura funzionale, legati da relazioni necessarie ma in se stesse discontinue, nonché relativamente casuali, sia come un testo coerente, caratterizzato da una sua finitezza e da una sua organicità.” Franco Purini, Tokyo, 6/6/2007 Intenti progettuali
© Cintolo Alessandro . Published on August 31, 2013.
L’intenzione alla base della proposta progettuale è quella di concepire un progetto che non sia percepito come estraneo al contesto naturale ed antropico, ma piuttosto come un pezzo di paesaggio, congiunto allo spazio che lo circonda e contaminato da questo. Tale intento prende forma compiuta attraverso la definizione di due semplici e compatti volumi, che segnano in modo netto e deciso l’orizzonte, e le cui sagome sensibilmente distorte si relazionano con il paesaggio, trovando eco nell’articolato profilo orografico delle Dolomiti Ampezzane. Due possenti e laconici blocchi di pietra, che sembrano alludere a massicce concrezioni geologiche, si inseriscono all’interno del paesaggio, disponendosi in maniera indipendente l’uno dall’altro, ma dialogando tra loro e con il contesto, di cui interpretano in forma contemporanea alcuni caratteri salienti: accomunati dalla fitta tessitura del rivestimento lapideo, le loro forme sfaccettate rappresentano infatti un astratto riferimento formale ai tradizionali tetti a falde, mentre l’inserimento di superfici in legno evoca elementi ricorrenti nell’architettura anonima ampezzana. Pur presentando un’immagine potente e rappresentativa, l’intervento riesce a non violentare l’intorno, sia costruito che naturale, ma anzi si dimostra attento alla piccola scala del contesto, di cui recupera anche la tradizionale organizzazione dell’edificato in piccoli nuclei, e riesce al contempo a relazionarsi con l’orizzonte e la monumentalità del paesaggio circostante. I due edifici, stagliandosi contro il profilo dei vicini massicci montuosi, diventano anzi chiave di lettura del paesaggio, suggerendo con la loro disposizione reciproca gli scorci panoramici verso l’abitato, la valle, i monti, e formando essi stesso paesaggio. Dunque un’architettura fortemente legata al contesto e dettata dalle particolarità dei luoghi, che si propone come elemento di transizione tra il paesaggio antropico, in cui si inserisce, ed il paesaggio naturale verso il quale si affaccia, dando forma ad un nuovo elemento identitario del luogo, immediatamente riconoscibile quale nuovo fulcro di riferimento per l’intera comunità locale.
© Cintolo Alessandro . Published on August 31, 2013.
Caratteristiche architettoniche
© Cintolo Alessandro . Published on August 31, 2013.
L’archetipo del volume a pianta rettangolare con copertura a falde viene qui sottoposto a un controllato procedimento di sottrazione e deformazione, per ottenere sagome sghembe e spigolose, segmentate da piani di facciata obliqui, che moltiplicano le sfaccettature e introducono scorci inaspettati fra un edificio e l’altro, proponendo ombre e luminosità, visuali panoramiche e relazioni architettoniche tra le parti. L’immagine unitaria dei due edifici è determinata dalla analoga geometria dei volumi e dai materiali dell’involucro esterno: un rivestimento in pietra grigia la cui continuitàè rotta solo da una serie di cavità lignee che sottolineano accessi, logge, aperture finestrate, spazi cioè in cui si realizza e intensifica l’intima relazione che il progetto ricerca con l’intorno. La ricerca della completa integrazione nel paesaggio, contaminata da elementi in diametrale contrapposizione (naturale/antropico), conduce alle principali scelte formali che coincidono con la riconoscibilità dell’edificio e che contrappongono il dentro al fuori, reinterpretando in chiave contemporanea il rapporto conflittuale tra esterno ed interno. I volumi appaiono come corpi compatti, spigolosi, solidi geometrici dagli angoli netti, coronati da coperture a falde di pendenze differenti. Nei prospetti prevale la densa opacità, tendente ai toni scuri, del rivestimento in lastre di pietra locale dalla fitta orditura, senza soluzione di continuità tra pareti e copertura, su cui vuoti e aperture di dimensione varia, apparentemente casuali, disegnano trame compositive libere e differenti tra loro. Tali cavità rivelano una pelle lignea costituita da tavolati in legno di cedro che ne foderano tutta la superficie, rimandando ad ambienti intimi e raccolti, propri della dimensione familiare e domestica, intesa come luogo accogliente e protetto, simbolo della famiglia e dei rapporti con essa. La tridimensionalità di questi spazi concepiti come “sottrazione di materia” dalla massa volumetrica è rafforzata dalla trasparenza e dalla posizione arretrata delle porzioni vetrate che modulano l’afflusso di luce naturale e che proiettano lo spazio interno verso il paesaggio, facendolo idealmente continuare oltre le delimitazioni costruite. Questa fodera in legno definisce di fatto gli spazi dell’abitare all’interno e all’esterno, affrancandone la geometria interna dalla fedele corrispondenza rispetto ai confini murari esterni. Definito l’ermetico, scultoreo, irregolare involucro esteriore, le funzioni abitative sono infatti ricavate in stanze regolari, dalla forma primaria, disposte e suddivise secondo giaciture perpendicolari, appena ruotate rispetto alle pareti esterne. La compatta, uniforme cortina esterna in pietra non lascia intuire la precisa configurazione degli spazi e dei percorsi all’interno, la cui articolazione prevede la compresenza delle funzioni comuni e dei servizi principali al piano terra, secondo uno schema piuttosto libero e conforme all’involucro che li contiene, mentre ai piani superiori gli alloggi si dispongono intorno al collegamento verticale principale secondo uno schema regolare, semplice e ordinato per ottenere la massima razionalizzazione dello spazi. La predominanza dei pieni sui vuoti, il dualismo tra interno ed esterno sono espressione di una ricercata interiorità: l’interno è colmo di persone, avvenimenti, attività; le profonde logge che si aprono sul panorama suggeriscono che il nucleo d’attenzione sia l’edificio stesso, e quanto vi avviene dentro. Tra i due edifici, che dal punto di vista morfologico possono essere considerati una variazione sul tema, limitata alla mera distorsione di un analogo archetipo, uno spazio semipubblico esterno funge da “fermentatore di attività sociali”, una nuova piazza in grado di creare occasioni di ritrovo e di scambio, aprendosi alla vista panoramica verso il paesaggio e l’abitato circostante. Gli accessi principali, scavati specularmente nella sagoma dei due edifici e resi facilmente percepibili dal rivestimento in legno che rompe l’uniformità della cortina muraria, fungono da guida, da invito per il visitatore verso il cuore dell’edificio, configurandosi come ingressi-foyer e fungendo anche da filtri divisori tra le varie funzioni al piano terra. Essi si connettono ai corpi scala di collegamento verticale e di distribuzione alle unità abitative, definendo gli spazi della circolazione principale come una sorta di “vuoto cuneiforme” all’interno del volume dell’edificio. Sia gli spazi abitativi che quelli comuni godono di ampie superfici vetrate che permettono alla luce naturale, anche zenitale, di entrare e illuminare gli interni, e si rivolgono sia verso l’abitato e la valle che verso i monti, offrendo suggestive viste sull’esterno. Ogni unità abitativa è stata concepita in modo da preservare il massimo grado di comfort ed intimità: grazie alle aperture arretrate delle logge è garantita la privacy, senza per questo dover rinunciare ad una sorta di estensione dello spazio domestico in ampie terrazze panoramiche riparate dal sole e concepiti come piccoli giardini privati. Negli interni, sia degli alloggi che delle zone comuni, prevalgono le superfici bianche di pareti e controsoffitti, porte e arredi, per favorire la luminosità degli ambienti e una percezione unitaria dello spazio. I singoli locali sono inoltre caratterizzati dalla posizione variata delle aperture e quindi da diverse prospettive verso l’esterno, nonché dall’andamento piegato del soffitto in corrispondenza delle falde. Gli edifici, sono costituiti da un sistema strutturale in calcestruzzo la cui continuità strutturale permette la realizzazione degli sbalzi e delle pareti inclinate, mentre dal punto di vista energetico l’edificio è concepito come un organismo passivo in grado di sfruttare fenomeni climatici naturali, limitando l’uso di tecnologie invasive: geotermia aria-acqua, riscaldamento a pavimento, pompe di calore, facciate ventilate con sistemi a cappotto,ne determinano l’efficienza dal punto di vista del consumo energetico. Le ampie vetrate a tutta altezza permettono la massima veduta panoramica e il massimo ricavo energetico mentre il profondo aggetto delle logge consente di minimizzare il surriscaldamento estivo, garantendo il comfort abitativo. Dunque pietra, legno e vetro: pochi materiali, semplici, solidi che contribuiscono a creare con originalità e rigore, un’immagine coraggiosa, durevole, alternativa ma sensibile al contesto e agli equilibri presenti.
© Cintolo Alessandro . Published on August 31, 2013.
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