Il progetto della passerella ciclopedonale sul Naviglio della Martesana si origina dall’accostamento di due reticoli di travi identici che generano un passaggio a sezione variabile. La passerella si raccorda con i percorsi ciclopedonali esistenti, mantenendone la loro integrità e creando un armonioso raccordo tra le due sponde del naviglio. Il ponte reinterpreta in chiave contemporanea il materiale utilizzato per la grande maggioranza dei punti sui navigli anche nel centro di Milano: l’acciaio. L’attraversamento è composto da due reticoli di travi in acciaio identici, dove la trave principale di ogni telaio ha una lunghezza di 16 metri.
© Filippo Dragoni . Published on December 01, 2013.
Le due strutture sono entrambe a sbalzo e tra loro indipendenti. Si accostano per garantire il passaggio dei ciclopedoni, e, all’occorrenza, possono ruotare grazie a una puleggia meccanica al fine di permettere il passaggio di piccole imbarcazioni. In quest’ ultimo caso, ruotando, vanno a collocarsi sul fianco dell’alzaia in uno scavo.
© Filippo Dragoni . Published on December 01, 2013.
Questa condizione di apparente ostacolo ,la mobilità del ponte, viene controbilanciata dalla intenzione progettuale di mantenere e rafforzare un continuum nell’ attraversamento tra le alzaie esistenti e di non interrompere con rampe e sistemi di superamento verticali il regolare deflusso negli spostamenti. Anzi, la passerella trae la sua genesi proprio nella possibilità si essere un elemento mobile, e che in maniera quanto più razionale possibile, possa aprirsi e chiudersi. Un concetto bene espresso dal verbo inglese TO SWING, dal quale il ponte, uniformandosi alla moda odierna, ha tratto il nome. TO SWING appunto , muovendosi verso l’avanti e verso l’ indietro appunto, facendo perno su qualcosa che ne mantenga la stabilità. E difficilmente un riferimento pare esser cosi calzante.
© Filippo Dragoni . Published on December 01, 2013.
© Filippo Dragoni . Published on December 01, 2013.