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lo spirito della casa - Michele Filippi, Viviana Puecher

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LA FORMA Lo spirito della casa trova il suo spiazzante equilibrio tra generi contrapposti. Le forme immediate provengono dalla sub-cultura pop, dai canoni deformati dell’estetica superflat. Il principale materiale impiegato, il legno naturale, appartiene invece alle radici della scultura classica. Tuttavia la tecnica di lavorazione è tutt’altro che tradizionale: l’ausilio di strumenti meccanici ha un ruolo preponderante, attribuendo alle forme una precisione altrimenti ineguagliabile. Ma le origini sono ben più lontane, ataviche. E’ legno, etereo e naturale. E’ la più infantile forma antropomorfa. E’ un tripode, basa la stabilità sul numero tre, il concetto più antico di equilibrio. L’inserimento in un ambiente istituzionale infine ne esalta il principio innovatore e la capacità comunicativa ad ampio raggio.

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IL SIGNIFICATO Lo spirito della casa è la metafora dell’uomo e del suo rapporto con la natura attraverso il filtro che li unisce e li separa, la casa. Ad ogni casa appartiene uno spirito diverso. Se essa è in armonia con la natura e con l’uomo, anche lo spirito sarà in armonia. Se lo farà in modo moderno, altrettanto farà lo spirito. La natura è grande, è il legno. L’uomo è piccolo ma forte, un corno d’acciaio. Assieme costruiscono la casa. E’ un processo di vita, morte e rinascita che solo con coscienza diventa sostenibile. Per questo edificio e scultura usano stesse tecniche, stessi materiali, stessi principi: sono una cosa sola.

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photo by Carlo Busetti

LA CREAZIONE Lo spirito della casa è per prima cosa un’opera letteraria, una cosmogonia che intreccia il mondo reale, cui appartengono l’edificio e le sue forme, con uno fantastico fatto di spiriti elementari. Solo ora, come in una trasposizione cinematografica, l’idea diventa materia, mentre la narrazione annichilisce in un unico pensiero posto sulla soglia tra i due mondi: basterà entrare da quella porta e vedere che ti sta osservando. E non potrai fare a meno di osservarlo. Allora ti domanderai a cosa stia pensando. Ma non sarà lui a darti le risposte, sarai tu stesso a dartele. Esprimere questa vocazione concettuale in un concorso d’arte per un’opera pubblica è una sfida, un’ulteriore incognita sull’anonimato, sui possibili giudizi e pregiudizi della commissione e del committente ultimo, la gente. Allora bozzetto e tavole non sono più rappresentazioni formali, bensì emotive dell’opera. Un prototipo di stracci ne individua il lato maturo: le venature del legno sono cicatrici nel tessuto, le forme sono grezze, i lineamenti disarmonici. I disegni parlano invece dell’aspetto evanescente e spirituale, di naturalezza e armonia. La relazione infine tratta dei materiali, della tecnica, della simbiosi tra edificio e scultura. Una volta approvata, l’idea evolve in entità digitale e si trasforma in legno con processo CAD/CAM e qui finisce la favola. Sbagliato. Numerose false piste portano a perfette macchine robotizzate che nessuno è in grado di comandare. Ma solo in un contesto mozzafiato, in un paesino ai piedi delle Pale di S.Martino, un tornio enorme e la mano di Celestino (l’unica in grado di manovrarlo) riescono ad estrarre dal legno la forma unica dello spirito della casa.

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