La vecchia canonica della chiesa di “Santa Maria presentata al tempio” di Prova di San Bonifacio(VR) non presenta particolare interesse artistico/monumentale; essa è, tuttavia, considerata un bene vincolato dal Codice dei Beni Culturali in quanto antecedente al 1954 e, proprio per questo motivo, è sicuramente ormai entrata nella memoria visiva degli abitanti di Prova. Queste considerazioni hanno determinato la scelta di preservare la facciata rivolta sulla strada, ricostituendo in maniera puntuale la disposizione originaria della sua forometria mediante la riapertura delle tre finestre, ora tamponate, che un tempo si aprivano sul prospetto a sud. Essa diventa così una sorta di scenografia, una quinta teatrale rispetto a quello che accade ai suoi lati e sul retro. Si intende, innanzitutto, liberare l’involucro esistente da tutte le superfetazioni estranee al nucleo originario, ossia i volumi del box auto e del bagno, uniformare l’attuale sovrapposizione di interventi che hanno generato quote di solaio e altezze diverse e, infine, riprogettare completamente la parete a nord. È proprio su questa parete, così come sulle nuove aperture sul lato ad est verso la chiesa che si concentra uno degli aspetti chiave di questa proposta di intervento: la contrapposizione fra la staticità della preesistenza e il movimento che intende trasmettere il progetto: ordine e accidentalità, memoria e innovazione. Il nuovo ingresso principale al complesso è previsto lungo il lato ovest dell’edificio, dove viene in parte modificato il muretto di recinzione, così da costituire una zona di parcheggio esterno più ampia e agevole. Il viale d’ingresso, abbastanza ampio da permetterne la carrabilità, invita ad accedere sia alla sala parrocchiale sulla sinistra che all’edificio della canonica, oggetto del progetto, sulla destra. Sotto un alto portico, sono disposti sei moduli di vetrata perfettamente uguali nelle dimensioni e nella suddivisione, ma con il loro posizionamento, ora aggettante, ora arretrato rispetto a quelli adiacenti, si intende creare un vivace gioco di luci ed ombre; dietro le vetrate si trovano tutti gli ambienti ad uso collettivo della canonica. Al piano terra, oltrepassato l’ingresso a doppia altezza, illuminato da due ampie vetrate, si arriva ad un ambiente distributivo dove lo spazio è stato volutamente allargato, conferendo concavità per mezzo di una parete curva in vetromattone, che permette alla luce dell’aula adiacente di diffondersi anche nella hall. Da qui è possibile raggiungere i restanti piani mediante un ascensore o una comoda scala, o accedere alla zona amministrativa o ai servizi igienici, tutti accessibili da portatori di handicap. Dalla hall, inoltre, un corridoio permette di accedere ad uno spazio multifunzionale, progettato in modo da essere il più flessibile possibile, mediante un sistema di pareti mobili scorrevoli, che permettono di suddividere l’ambiente in più aule di dimensioni di volta in volta diverse in base alle esigenze. Al piano primo si trovano spazi analoghi al livello inferiore in quanto a distribuzione e servizi igienici e tre ampie aule di diverse dimensioni. La parte ad uso collettivo della canonica è completata infine da un ambiente open space, pensato come sala comune o sala giochi, che trova collocazione nella porzione centrale, più alta, dell’edificio, dotato di un ampio terrazzo al piano secondo, mentre un vano di pari dimensioni, da adibire ad archivio e magazzino, è ricavato nel nuovo e più ampio piano interrato. La linea guida di questa idea di progetto è, dunque, il movimento che si esprime anche nella parte ad uso amministrativo e privato della canonica, sebbene attraverso un differente linguaggio stilistico. In questa zona, infatti, la disposizione delle aperture di forma e grandezza diversa è solo apparentemente casuale; alcune di queste sono sottolineate da un contorno volutamente accentuato che le pone in aggetto e rimanda all’archetipo del bovindo, marcando la differenza degli ambienti che racchiudono: i due uffici parrocchiali, l’ufficio del parroco, la sala d’aspetto, il bagno e il box auto al piano terra, l’appartamento del parroco e un’ulteriore appartamento da adibire a foresteria, al piano primo. Qui gli ambienti privati godono di affacci e scorci verso la chiesa e tutto il complesso, pur mantenendo un necessario senso di domesticità e riservatezza. Le scelte progettuali sono state determinate anche da una seconda esigenza, non meno importante: mettere in relazione la canonica con la sala parrocchiale esistente che si affaccia sullo stesso cortile. Per questo si è pensato di proporre un intervento di arredo urbano atto a valorizzare il giardino sul lato ovest, mediante l’eliminazione dell’attuale rampa disabili, sostituendola con un sistema di brevi, comode e larghe rampe di risalita che non superino la pendenza del 5%, alternate ad aree di sosta e aiuole piantumate. Si crea così un gioco, come l’accostamento delle tessere di un domino, dove poter immaginare attività all’aperto: il superamento della barriera architettonica assume in questo modo un aspetto piacevole e fruibile allo stesso tempo, che intende andare oltre la semplice applicazione della normativa, attraverso uno studio più attento del dettaglio formale.
© Federico Motta . Published on January 03, 2014.
© Federico Motta . Published on January 03, 2014.
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