Nei primissimi anni sessanta del novecento, demolita una preesistenza dell’inizio del secolo, l’architetto Amedeo Alberini costruì appena più in basso, in luogo meno esposto alle viste dall’esterno, un padiglione in linea con le migliori realizzazioni di tipo californiano, completamente vetrato, tetto compreso. In seguito l’edificio subì integrazioni e modifiche che ne snaturarono in modo irreparabile la forma, lasciandolo in condizioni di abbandono che lo resero simile ad un rudere inabitabile.
© TORPEGO Architetti . Published on January 17, 2014.
Ai progettisti fu chiesto di trasformare l’edificio rendendolo idoneo ad ospitare una comunità alloggio per circa 14 bambini in difficoltà, assistenti e personale. Quando si trattò di por mano alla ristrutturazione si dovette fare i conti con i regolamenti che imponevano di mantenere la forma del tetto e le altezze che l’edificio aveva assunto con le modifiche precedenti. Le condizioni di deterioramento erano talmente gravi da richiedere la quasi totale demolizione. Vennero conservati i maschi murari in pietra e le murature a monte contro terra. Fu rifatta la parte interrata. Il piano terreno venne coperto con solaio modulare in abete a cassettoni collaborante con la soprastante soletta in cemento armato. Il solaio fu sostenuto sul perimetro da pilastri cilindrici in cemento armato ed all’interno dai maschi di muratura della precedente costruzione e da pilastrini in acciaio esili il più possibile. Sul solaio fu costruito il tetto con solai in legno a cassettoni mantenendo all’esterno la forma prescritta.
© TORPEGO Architetti . Published on January 17, 2014.
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