SCELTE PROGETTUALI E RICONOSCIBILITA DELL’EDIFICIO SACRO La Concattedrale è stata pensata per rivestire un valore qualificante rispetto al contesto. Il pensiero che ha guidato lo studio di tutto il progetto è stato quello di realizzare un fulcro della spiritualità per la regione Calabria, come lo erano i santuari, i monasteri e le abbazie del passato e contemporaneamente un segno nel paesaggio riconoscibile come luogo del messaggio divino tra gli uomini. In merito agli edifici sacri, non esistono modelli di riferimento per la progettazione di edifici religiosi contemporanei; gli unici vincoli sono il rispetto delle indicazioni contenute nella “Sacrosanctum Concilium”, nei libri liturgici rinnovati e riformati dopo il Vaticano II” e poi trasferite nella nota pastorale “La progettazione di nuove chiese”; di conseguenza la Chiesa lascia libera scelta al progettista e agli artisti, di sperimentare forme, tipologie e materiali nuovi. Il nostro progetto non cerca la stravaganza o lo stupore, ma si appoggia alla tradizione locale per reinterpretarla in chiave contemporanea; l’obiettivo è quello di dare forza e carisma a forme e volumi semplici che si sono tramandati nei tempi partendo dal concetto di interpretare la memoria e le consuetudini trasmesse da una generazione all’altra, attraverso gli esempi, e le testimonianze, che ancora oggi possiamo leggere sul territorio. Noi pensiamo che le forme e gli ambienti, i colori, la luce, i materiali, facciano parte di un insieme di condizioni culturali, sociali e psicologiche che sono state inconsciamente ed epidermicamente assorbite dalle persone che vivono in quei luoghi. La nostra Concattedrale vuole essere un edificio integrato nel paesaggio, ma allo stesso tempo riconoscibile dalla gente, dove si sente nel volume il sapore della terra di origine per intuire il profumo del cielo. L’ottagono è la forma che da sempre richiama il battistero (vedi i grandi battisteri italiani di Pisa e Firenze). Il battistero identifica l’inizio del percorso del cristiano all’interno della comunità, e quindi come tale richiede un edificio denso di significato e spiritualità. Questa forma ha il pregio di non poter essere confusa con quella degli edifici pubblici o privati, e rimanda quindi a un edificio riconoscibile da lontano, un’emergenza architettonica nel paesaggio edilizio circostante. La scomposizione dei volumi, operata nel progetto, ha lo scopo non solo di differenziare la Concattedrale dalla chiesa feriale, dalla sacrestia, dalla casa canonica, dal campanile oltre che dai locali per il ministero pastorale e altri a uso interparrocchiale, ma anche quella di ricercare in ognuno di loro una specifica identità e uno spazio proprio. Apparentemente, infatti, il nostro progetto potrebbe essere letto come un complesso religioso nato per singole parti, o realizzabile per parti che armoniosamente si aggregano e convivono (caratteristica tipica delle Cattedrali che venivano realizzate nel tempo in base alle necessità e alle esigenze del momento).
© Liliana Canavesio . Published on February 07, 2014.
PROFILO ESTETICO FORMALE Quando si parla di profilo estetico formale non possiamo dimenticare la messa per gli artisti, celebrata dal Papa nel 1965, nella cappella Sistina, quando disse: ”Noi abbiamo bisogno di voi” e ancora: “gli artisti sono i guardiani della bellezza del mondo”; si tratta di un appello traboccane di sentimento. Questo messaggio impone una ricerca formale impegnativa all’interno del Mistero che avvolge l’impalpabile, l’invisibile, il Soprannaturale per dare forma armonia e bellezza all’edificio che lo rappresenta e incarna il luogo dell’appuntamento del popolo di Dio. Il viaggio attraverso lo studio formale di un edificio religioso non è una ricerca puramente architettonica perché non si limita a un semplice accostamento di volumi o a uno studio di facciata, ma è un pellegrinaggio per il progettista che dopo la ricerca si lascia guidare dal cuore. Quando ci si addentra all’interno dell’aula Liturgica e di tutti gli elementi simbolici che ne fanno parte e più ancora del presbiterio ci si accorge che il progetto di un edificio per il culto è un percorso di fede. Gli aspetti tecnici del progetto, che pure sono necessari per la sua realizzazione, diventano secondari se non sono vissuti nella profondità dell’animo e solo in questo caso si riesce pienamente a dare forma, armonia e bellezza all’opera che sta nascendo. Il profilo estetico e formale è stato maturato con il liturgista e con l’artista, con cui ci siamo intrattenuti in lunghi colloqui, che sono serviti, in base alle singole sensibilità e competenze, a dare forma e dimensione al complesso religioso che si articola in una serie di volumi ottagonali. Il volume più grande rappresenta la Concattedrale affiancato dalla chiesa feriale, che mantiene la stessa forma ma con dimensioni minori. La casa parrocchiale è collocata in un volume più alto, nel quale trova posto la biblioteca, il refettorio e gli alloggi del parroco e dei collaboratori. La torre campanaria percorsa da una lunga sequenza di scale, è servita da un ascensore, e consente uno sguardo sulla città, stendendo la sua ombra protettiva sull’intero abitato. Il complesso degli uffici del ministero pastorale infine, ricorda il concetto del monastero, dell’abbazia, per il suo volume massiccio traforato da piccole finestre, che consentono, gli affacci esterni sull’abitato ed interni sul chiostro. Il salone interparrocchiale destinato alle conferenze è collocato al di sotto degli uffici e del chiostro, in posizione in parte seminterrata con accesso dall’esterno tramite dei grandi portoni arcuati. All’interno della Concattedrale gli spazi, le proporzioni, i materiali, le luci, i suoni e i colori, sono previsti con sobria eleganza e sono stati pensati per dare una sensazione di accoglienza, che genera benessere nel credente che entra nella chiesa e si appresta alla celebrazione di un rito. Varcato il portone d’ingresso e oltrepassata la bussola che isola l’interno dai rumori esterni, dove ai lati sono presenti i locali della Riconciliazione, si apre, un vasto spazio ad anfiteatro in leggera discesa verso il Presbiterio, dove lo sguardo, è catturato dalla centralità dell’altare sul quale si celebra il principale dei misteri, ossia il Mistero Pasquale. La centralità dell’Eucarestia è stata voluta e curata come impegno primario con l’obiettivo di esprimere la gioia e la festa dell’incontro della comunità cristiana con il suo Signore. Per questo motivo nel progetto si è pensato a un ampio presbiterio, leggermente sopraelevato rispetto all’aula, con al centro l’altare e la grande croce, che s’innalza dal postergale per essere ben visibile in tutti i punti della Chiesa. La Cattedra del Vescovo, in posizione centrale, rialzata rispetto al Presbiterio, con ai lati i presbiteri su sedute mobili, consente la visione dell’assemblea. La sede del Celebrante, qualora non presieda il Vescovo, è stata individuata come una seduta mobile in legno, nella prima fila delle sedute dei presbiteri, sulla destra dell’altare, eventualmente orientabile verso i fedeli presenti. L’ambone avanzato e sopraelevato rispetto al presbiterio favorisce una più diretta relazione con l’assemblea e consente una più facile predisposizione all’ascolto della Parola di Dio. La disposizione dell’Assemblea tende a ottimizzare le condizioni di visibilità, ricercando la migliore fruibilità con la struttura architettonica, non trascurando l’esigenza di accogliere il maggior numero possibile di fedeli e allo stesso tempo consentendo anche la processione del Vescovo con i presbiteri in caso di cerimonie solenni. Sullo spazio dell’altare aleggia sospesa una grande struttura simbolica che assolve una triplice funzione; infatti, segnala la centralità della mensa eucaristica, allude alla discesa dello Spirito Santo al momento della consacrazione, e infine convoglia lo sguardo del fedele verso la prospettiva del Crocefisso. La stessa distribuzione è stata riproposta, in misura ridotta, anche nella chiesa feriale, collegata con quella festiva; la chiesa feriale può essere utilizzata in modo congiunto o disgiunto con quella festiva. Il Tabernacolo è collocato a fianco dell’altare nella Chiesa feriale, ancorato a un solido muro con la luce rossa, sempre accesa, da intendersi come presenza eucaristica permanente, stabile punto d’incontro per la comunità e motivo di forte richiamo dei singoli per la preghiera personale nell’adorazione, nella supplica e nella confidenza a Tu per Tu con il Signore.
IL RAPPORTO CON L’AMBIENTE URBANO Il progetto si pone come obiettivo di dialogare con il resto del territorio lamentino, per completarlo e arricchirlo creando una ricucitura del tessuto urbano dei comuni di Nicasto e Sambiase che sono confluiti nel comune di Lamezia Terme. Il complesso inter-parrocchiale è stato pensato per rivestire un valore qualificante rispetto al contesto in cui si va a collocare, organizzando gli edifici e gli spazi esterni che dovrebbero entrare in sintonia con l’edificio sacro, facendolo emergere rispetto all’edificato e agli spazi verdi, con lo scopo di renderlo riconoscibile, e di orientare con la sua presenza il popolo di Dio. L’idea di cerniera ma anche di fulcro della spiritualità, segno nel paesaggio ci hanno portato a pensare ai luoghi di culto che la storia ci ha trasmesso: le chiese, le abbazie, i conventi, i monasteri di cui l’Italia è costellata. Lo scopo di dare all’edificio sacro un valore qualificante, rispetto al contesto in cui si va a collocare, è stato ricercato nei principali riferimenti dei luoghi di culto della storia della spiritualità; detti riferimenti attraverso una rilettura critica si sono trasferiti nel progetto. Questi riferimenti spirituali di culto non sono altro che luoghi, dove il credente respira e avverte inconsciamente un desiderio di misticismo e di spiritualità, che legano la sua vita sulla terra alla presenza del divino. L’edificio religioso rinuncia a qualsiasi ridondanza estetica formale, e cerca coerenza nel fare architettura attraverso un’aderenza al contesto, con lo smembramento dei vari volumi e il ricorso all’utilizzo di materiali locali. Pensare a uno spazio per una celebrazione con 10.000 persone è difficile, si può solo immaginare una piazza, dove la Concattedrale funga da sfondo ideale per i riti religiosi. La piazza abbraccia idealmente il complesso religioso mantenendo una sua autonomia; infatti, è circondata da una quinta di alberi che la isola dal traffico automobilistico, e crea una giusta intimità, consentendo il riparo dal caldo estivo permettendo ai fruitori di assaporare l’ombra dei pini marittimi e degli ulivi. Lo scopo è di realizzare un vasto spazio pubblico per la gente e per i ragazzi, che consenta ai bambini di giocare insieme senza esporsi ai rischi della strada. Per questo motivo è stata prevista anche una piazzetta adiacente agli uffici parrocchiali nel caso la realizzazione dello spazio pubblico fosse da prevedere con tempi più lunghi.